Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
MANUALE COMPLETO
Realizzazione editoriale a cura di EDIMEDIA SAS, via Orcagna 66, Firenze.
I testi sono tratti dai seguenti volumi, editi da Giunti: Calendario lunare delle semine
e dei lavori, 2009; L’orto. Coltivarlo in modo sano e naturale, 2009; L’orto sul
balcone, 2009; Giuseppe Rama, Orto Manuale Pratico, 2002; Renata Rogo,
Compostaggio e concimazione organica, 2006; Adriano Del Fabro, Difesa biologica,
2006; Il giardino delle piante aromatiche e medicinali, 2004; Il grande libro. Orto,
frutteto e giardino, 2005; Orto e frutteto Biologico, 2005.
www.giunti.it
ISBN: 9788844040260
L’ORTO IN TERRA
LA VALUTAZIONE DEL TERRENO
Il terreno ideale
Caratteristiche fisiche
Riconoscerela tipologia
Migliorare la qualità
Le proprietà chimiche
Come sceglierli
Gli strumenti indispensabili
Gli altri attrezzi utili
Gli attrezzi a motore
Gli accessori
L’ORTO IN 7 STEP
Progettazione
Dall’incolto al letto di semina
Quando l’orto è avviato
LA CONCIMAZIONE
Concimare la terra
Letame: il re dei concimi
La fertilità del terreno
Il sovescio
La concimazione minerale
LE TECNICHE DI COMPOSTAGGIO
Il compost
Il processo biologico
Diradamento
Ripicchettatura
La piantagione definitiva
L’ORTO SUL BALCONE
ORGANIZZARE IL BALCONE
L’esposizione
Lo spazio
Quali piante coltivare
Gli accostamenti consigliati
CONTENITORI E ATTREZZI
I materiali
Forme e dimensioni
L’attrezzatura di base
TERRICCI E CONCIMI
LA COLTIVAZIONE
La semina
Il trapianto
L’annaffiatura
La raccolta
I pericoli del freddo
IL CALENDARIO DEI LAVORI
Calendario delle semine in semenzaio
Calendario delle semine a dimora
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
PARASSITI E MALATTIE
Afidi
Agrotidi o nottue
Alternariosi
Altica
Antracnosi
Batteriosi
Botrite
Cavolaia
Cladosporiosi
Cocciniglie
Criocere
Dorifora
Elateridi
Ernia del cavolo
Grillotalpa
Lumache e limacce
Maggiolino
Mosca bianca
Mosca del cavolo
Le parole dell’orto
L’orto in terra
La valutazione del terreno
IL TERRENO IDEALE
Si definisce “terreno agrario” quella piccola parte della superficie terrestre in
grado di accogliere una coltivazione. Deserti, ghiacciai, nude rocce, come
chiunque può comprendere, non sono vocati alla crescita delle piante, e men
che meno di quelle di interesse alimentare.
Esistono terreni apparentemente adatti alle colture, che in realtà celano
carenze non valutabili a occhio nudo: rientrano in questa categoria i suoli
eccessivamente acidi, calcarei oppure argillosi che, alla prova dei fatti, danno
sempre risultati negativi.
La sezione di un terreno agrario evidenzia come lo strato superficiale sia più scuro
per la presenza di humus (prodotto dall’attività di microrganismi e insetti). È questo
lo strato più fertile, e l’orticoltore deve adoperarsi per mantenerlo tale.
CARATTERISTICHE FISICHE
Confrontando campioni di terreno prelevati in zone diverse si notano
sostanziali differenze nella composizione fisica del terreno. Schematizzando
al massimo, si distinguono quattro principali tipologie.
TERRENO SASSOSO Prevalgono ciottoli, ghiaia e materiali inerti in genere
oppure le particelle di terra hanno diametro superiore a 2 mm. Questi terreni
lasciano filtrare e sgrondare subito l’acqua. La granulometria eccessiva e
l’incoerenza del suolo (poiché contiene poca terra, ha scarso “legante”) vanno
quindi a scapito delle radici delle piante, che non trovano acqua e nutrimento
sufficiente. Inoltre, questo tipo di terreno è un ostacolo alla germinazione dei
semi.
RICONOSCERE LA TIPOLOGIA
Un metodo semplicissimo per riconoscere la tessitura di un terreno, cioè il
grado di coesione e la dimensione delle sue particelle, consiste nello
stringerne in pugno una manciata. Se aprendo la mano rimane plasmata in
modo ben definito la forma delle dita, il terreno è certamente argilloso e si
dice che è compatto e pesante. Se al contrario la manciata di terra si sbriciola
nel palmo, si tratta di un terreno sabbioso: si dice che è sciolto e leggero.
Anche un terreno ghiaioso e grossolano è sciolto, ma le particelle si
sgretolano in porzioni più voluminose. Se infine stringendo il pugno si
avverte che la piccola quantità di terra è elastica, né troppo compatta né
troppo incoerente, è senza alcun dubbio un giusto mix di componenti e si dice
che è di medio impasto.
La prova non è definitiva, perché per poter stabilire che si tratta di un buon
terreno per le colture dovranno ancora essere valutati altri fattori, tuttavia con
discreta approssimazione si può stabilire con quale terra si ha a che fare, e
agire in conseguenza.
Un’altra prova alla portata di tutti consiste nel prelevare alcune cucchiaiate
di terra dallo strato superficiale del suolo e con queste riempire, per circa un
quarto, un vaso di vetro possibilmente alto e stretto. Dopo aver colmato con
acqua si agita energicamente il contenuto e poi lo si lascia depositare. Sul
fondo cadranno quasi subito, nell’ordine, la sabbia grossolana, poi la sabbia
media, quindi quella fine e per ultime le particelle di terra, mentre rimarranno
a lungo in sospensione le sostanze organiche ancora in decomposizione, che
in parte potranno anche galleggiare. Durante lo scuotimento l’acqua si
intorbida perché i materiali più fini (quali argilla, polvere di roccia, sabbia
impalpabile) rimangono sospesi nel liquido prima di ricadere sul fondo.
MIGLIORARE LA QUALITÀ
Per coltivare l’orto con successo è necessario che il terreno sia di medio
impasto. Il bravo orticoltore deve adoperarsi perché la tessitura del terreno
raggiunga queste condizioni ideali.
Per un orto presso il mare, con terreno molto sciolto, si consiglia la piantagione un
po’ incassata degli ortaggi per impedire l’immediata dispersione dell’acqua.
in breve
LE PROPRIETÀ CHIMICHE
La reazione chimica dei terreni si chiama pH (potenziale idrogeno) e viene
misurata con uno strumento, detto piaccametro, su una scala da 0 (massima
acidità) a 14 (massima alcalinità).
D’inverno lo spinacio assorbe l’azoto che verrebbe dilavato dalla pioggia; per questo
è considerato una pianta utile per la conservazione nel terreno dei minerali
fertilizzanti.
Gli attrezzi dell’orticoltore
COME SCEGLIERLI
Un buon orticoltore deve preferire pochi attrezzi essenziali ma di ottima
fattura: avrà così a disposizione un numero limitato di utensili, magari più
costosi della media, ma destinati, se ben curati, a durare a lungo.
Dopo la robustezza, il secondo aspetto da prendere in esame nella scelta
degli attrezzi da lavoro deve essere la funzionalità: la conformazione
dell’attrezzo (dell’impugnatura o del manico in particolare), il peso e quindi
lo sforzo necessario al suo impiego debbono essere adeguati alle capacità di
chi lo utilizza.
Un discorso particolare merita il manico, oggi forgiato con i materiali più
diversi: legno, metallo, plastica. Il primo resta sicuramente il migliore, e non
solamente per motivi ecologici, ma perché più maneggevole e duraturo. Il
legno migliore a questo scopo è il frassino, caratterizzato da venature molto
marcate; meno indicato anche se più impiegato è invece il faggio,
riconoscibile per le striature puntiformi.
I rebbi del forcone devono essere curvi e forti, meglio se in acciaio temprato.
GLI ACCESSORI
Dal contenitore di compostaggio al serbatoio per l’acqua, dal bidone
inceneritore per distruggere la vegetazione malata sino ad accessori assai
poco ingombranti ma altrettanto utili… Anche l’orticoltore fa shopping di
tanto in tanto, con l’intento di ottimizzare il lavoro e provare soddisfazione
sia nei momenti di produzione sia in quelli di raccolto. Alcuni accessori sono
effettivamente molto utili, tra questi il cuscino-inginocchiatoio in poliuretano
per evitare di spezzarsi la schiena lavorando curvi sulla terra.
Tra cesti per raccogliere gli ortaggi, tutori metallici a spirale che non
richiedono la legatura degli ortaggi, scatole per conservare le sementi,
rastrelliere per attrezzi e abbigliamento, guanti, grembiuli con tante tasche,
teli di tessuto non tessuto e tunnel per proteggere le colture dal freddo
notturno, ognuno troverà ciò che gli è più utile per diventare un orticoltore
provetto e soddisfatto.
PROGETTAZIONE
Fare un orto partendo da un terreno incolto è ogni volta un’esperienza
diversa. Forma, divisione e contenuto dipendono infatti dal territorio, dalla
conformazione dell’appezzamento, dai desideri e dalle esigenze di chi si
appresta a coltivare ortaggi.
Diverso poi è l’impegno a strutturare e poi lavorare 100 mq (le dimensioni
medio-grandi di un orto in grado di fornire raccolti tutto l’anno a una famiglia
di 5-6 persone) oppure solo un angolo di giardino non più grande di 5 mq
(sufficiente comunque per 5 parcelle di un metro quadrato ognuna che danno
tutto l’anno verdura fresca da insalata per 2 persone). Una volta decisa la
superficie da destinare a orto, non resta che strutturare lo spazio sulla carta,
prevedendo anche i servizi accessori per facilitare il lavoro e moltiplicare le
soddisfazioni.
STEP 1
DISEGNARE IL PROGETTO
Si riportano sulla carta millimetrata, in scala, le misure dell’appezzamento,
non tralasciando di segnalare sul perimetro la posizione del cancellino di
accesso. Questo consente di stabilire, partendo proprio da quello principale, il
percorso dei vialetti tra le parcelle. I vialetti devono avere almeno 50 cm di
larghezza per essere percorribili con la carriola, molto utile per tutti i trasporti
pesanti (letame, compost, raccolto di patate ecc.). Se pavimentati con ciottoli,
lastre di pietra, assi di legno impregnato, piastrelle di graniglia o altro
materiale compatibile, i vialetti daranno poco lavoro, dal momento che non si
riempiranno di erbacce.
In quanto alle parcelle, possono essere di misure variabili secondo
necessità e conformazione del terreno, tenendo conto tuttavia che lo standard
è di 2 m di lunghezza e 1 m di larghezza.
La progettazione prevede anche come strutturare il perimetro dell’orto. È
auspicabile ci sia spazio per una siepe mista lasciata crescere libera
(larghezza di almeno 1 m, lunghezza da definire), ma in mancanza di spazio
si potrà optare per una più modesta siepe formale da mantenere bassa e
squadrata, realizzata per esempio con Berberis, Cotoneaster, ligustro e altre
specie che, nonostante la potatura, fioriscono e regalano le loro bacche agli
uccelli. La siepe gioca un ruolo importante nell’ecosistema dell’orto: filtra
l’inquinamento atmosferico nel caso il terreno si trovi presso una strada o
accanto al viale carrabile di accesso alla casa; è una barriera utilissima contro
i venti dominanti, a maggior ragione contro quelli freddi che provengono da
nord; può sostituire il frutteto, sebbene in forma ridotta, se non si dispone di
spazio per realizzarne uno. Più di tutto, la siepe è richiamo e rifugio per gli
uccelli, gli insetti e i piccoli mammiferi che collaborano all’equilibrio
ambientale.
STEP 2
L’ATTUAZIONE DEL PROGETTO
Una volta completato il disegno sulla carta millimetrata, se lo si ritiene
soddisfacente dal punto di vista tecnico ed estetico, si può finalmente
diventare operativi e riportare le misure sul terreno. In questa fase servono un
metro a nastro e corde da muratore da tendere tra picchetti in legno infissi in
terra: prima si delimita il perimetro dell’area da adibire a orto, quindi si
riquadrano le parcelle interne.
Se il terreno ha già avuto una prima vangatura grossolana, è consigliabile
non camminarci sopra, ma creare camminamenti con vecchie assi. Si lavora
procedendo dalla periferia, cioè dalla zona di confine, verso l’interno,
completando a mano a mano le opere lungo queste direttrici.
Così i primi lavori a essere conclusi saranno la posa della recinzione e la
piantagione della siepe, l’ultimo una eventuale aiuola che segna il centro
dell’appezzamento. A questo punto non resta che occuparsi della terra perché,
resa soffice con le lavorazioni profonde e fertile con l’uso di concimi, possa
accogliere semi e piantine di ortaggi.
Durante la fase di progettazione bisogna tenere conto dei servizi
indispensabili per la gestione ottimale dell’orto. È già presente una presa
d’acqua o è necessario eseguire scavi per portare le tubazioni dalla casa? Si
può disporre di un magazzino non lontano dall’orto o è preferibile prevedere
un capanno degli attrezzi sul posto? È il caso di proteggere l’orto, oltre che
con la siepe, anche con una recinzione che impedisca le incursioni del cane di
casa e serva da supporto per gli ortaggi rampicanti? Si intende costruire una
serra vera e propria con la base in muratura o si pensa di lasciare un tunnel
sul posto tutto l’anno? In quale posizione? Rispondere a tutti questi quesiti
aiuta a mettere a fuoco un’idea personale di orto e ad affrontare da subito
l’attività di orticoltore amatoriale nel migliore dei modi. Infine, si possono
prevedere accessori come il cassone freddo e il contenitore di compostaggio.
Nel disegnare la posizione precisa in cui collocarli, si terrà conto che il
cassone, proprio per il suo ruolo di protezione delle colture, va previsto
nell’angolo più soleggiato e riparato, mentre il contenitore di compostaggio
andrà in ombra nella zona dell’orto meno in vista, eventualmente schermato
da un arbusto e accessibile con facilità da un vialetto. Nel tempo, saranno
infatti numerose le occasioni in cui si dovranno trasportare dall’orto rifiuti da
compostare o prelevare compost da aggiungere alle parcelle dell’orto.
STEP 4
LA CONCIMAZIONE
Gli ammendanti possono migliorare la struttura della terra, ma non la sua
fertilità. Ecco allora che si deve aggiungere sostanza organica, quale letame
maturo o compost di ottima qualità, subito assorbibile dalle radici per il
nutrimento delle piante e benefico per lo sviluppo di una ricca flora batterica
negli strati profondi. È quella che viene chiamata concimazione di fondo. Sia
il primo apporto dopo il dissodamento del terreno sia le integrazioni
successive, una volta all’anno, hanno il fine di formare l’humus
indispensabile alla vita delle piante.
I lombrichi hanno la funzione di arricchire naturalmente il terreno con i propri
escrementi, aerandolo e rivoltandolo con le loro gallerie.
Il letame ha però una percentuale bassa di sali minerali, in ogni caso sono
più consistenti le tracce di azoto (proveniente dall’urea delle deiezioni
animali), mentre per l’equilibrio minerale del terreno sono necessari anche
fosforo e potassio. Ecco allora la necessità di aggiungere alla terra queste
sostanze sotto forma di fertilizzante granulare o in polvere, preferibilmente in
una formula equilibrata, cioè con la stessa percentuale di azoto, fosforo e
potassio, per esempio NPK 10-10-10. Seguendo le indicazioni riportate sulla
confezione, si pesa una quantità di prodotto adeguata all’estensione del
terreno e si distribuisce in modo quanto più possibile uniforme. Molti
concimi minerali di nuova generazione contengono anche piccole percentuali
di microelementi, utili soprattutto se, dopo l’analisi del terreno, si sono
rilevate carenze che potrebbero rallentare lo sviluppo degli ortaggi o limitarne
la produzione.
• Il rispetto dell’ambiente Quando si pratica una lavorazione del terreno, si
agisce su un complesso ecosistema e non su una superficie inerte della quale
disporre a piacere. Qualsiasi intervento altera l’habitat nel quale miliardi di
organismi svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle piante e, in
ultima analisi, per la vita sulla terra. Tuttavia, ciò che può essere devastante
per l’integrità del terreno se mal gestito, può nella stessa misura rivelarsi utile
per migliorare le condizioni dell’ecosistema misterioso e importantissimo
nelle profondità del suolo.
Un esempio riguarda la vangatura. Ogni intervento di questo genere
distrugge aggregati vitali, ma può rivelarsi molto utile nei terreni
particolarmente compatti, freddi e poveri, dove l’ossigeno penetra con
difficoltà. Vangando quando il terreno è “in tempra”, cioé alla giusta umidità,
aggiungendo letame ben maturo ed evitando di agire troppo in profondità,
l’orticoltore collabora attivamente ad arieggiare la terra e favorisce la
penetrazione dell’ossigeno. Se ne avvantaggiano i batteri del terreno aerobici,
che cioè hanno bisogno di aria per vivere e moltiplicarsi. Diventati più
numerosi, “digeriscono” una maggiore quantità di terra demolendo le
sostanze organiche apportate durante la vangatura, con la conseguenza che
quel terreno si rivelerà presto molto più fertile e accogliente per le radici delle
piante e il raccolto di ortaggi sarà in poco tempo più abbondante e di qualità
migliore.
LA VANGATURA
STEP 5
PREPARARE LE PARCELLE
Dopo aver rastrellato con cura, si procede alla formazione delle parcelle o
letti di semina. Tenendo sott’occhio il disegno disposto in precedenza, con
corde tese tra paletti si traccia il perimetro di tutte le parcelle. Nei terreni
pesanti e sempre umidi si baderà ad ammonticchiare in ogni parcella una
quantità maggiore di terra, in modo che le colture risultino sopraelevate
rispetto al piano di campagna. Al contrario, nei terreni sabbiosi, che
asciugano con eccessiva velocità, le parcelle saranno un po’ infossate, in
modo da impedire la repentina evaporazione dell’acqua piovana e di
annaffiatura. Un ultimo colpo di rastrello per livellare le parcelle e rifinire gli
stradelli sui quali l’orticoltore si muoverà durante i lavori di coltivazione, ed
ecco l’orto pronto a cominciare la sua carriera con le prime semine e i primi
trapianti a dimora.
Trucioli di legna, paglia, tutoli di mais sgranati e sminuzzati, foglie secche, segatura
rappresentano ottimi materiali per pacciamature da distribuire alla base delle piante
al fine di preservarne le radici da eccessi di caldo o dal gelo.
STEP 6
LA PACCIAMATURA
Questa pratica consiste nel proteggere il terreno attorno alle piante coltivate
in vario modo, con lo scopo principale di impedire perdite di umidità. Ma non
solo: la pacciamatura soffoca le erbe infestanti ed evita che, sviluppandosi,
entrino in competizione con gli ortaggi per il nutrimento. Inoltre, in caso di
forti piogge, ostacola il dilavamento dei sali minerali disciolti nel terreno,
soprattutto dell’azoto nitrico. Infine, se la pacciamatura viene effettuata con
materiale organico collabora nel tempo ad arricchire il terreno di sostanza
organica.
Il materiale organico consigliato per la pacciamatura – paglia, foglie
secche, avanzi appassiti di tosatura del prato, compost – va distribuito sul
terreno in uno strato sufficientemente spesso (15-25 cm) perché svolga il suo
ruolo con efficienza.
Pratici per alcune applicazioni, ma poco ecologici e ingiustificati in un
piccolo orto familiare, sono i teli in polietilene (plastica) o in tessuto non
tessuto, entrambi neri. Una valida alternativa a questi prodotti pacciamanti è
rappresentata dai fogli di carta di mais neri, che al termine della stagione
possono essere vangati nella terra. Purtroppo, però, sono difficili da reperire
sul mercato.
STEP 7
LA VANGATURA ANNUALE
Due sono gli strati del suolo che interessano l’attività dell’orticoltore: lo
strato attivo, il più superficiale, dal quale le radici traggono il nutrimento per
la pianta, e lo strato inerte, momentaneamente inutilizzato, ma che è possibile
far affiorare con la vangatura. Solo lo strato attivo viene regolarmente
vangato e concimato a fondo una volta all’anno, a fine inverno; per contro, lo
strato inerte sottostante giace in attesa di un rimescolamento. Le scuole di
pensiero sullo sfruttamento di questo strato profondo sono due, contrastanti
tra loro.
• Il letto profondo La prima scuola dice che all’occorrenza lo strato inerte
può sostituire lo strato attivo allorché questo risultasse troppo sfruttato. Una
particolare tecnica di coltivazione chiamata “del letto profondo”, prevede una
vangatura doppia per giungere fino allo strato inerte e una leggera
lavorazione del fondo con una forca o con una vanga a rebbi per renderlo più
soffice e arieggiato e favorire la penetrazione delle radici, dell’aria e
dell’acqua. Secondo alcuni un orto impostato con questa tecnica può fornire
produzioni triple rispetto a un orto tradizionale, oltre a mantenere la terra
soffice, fertile e ben drenata per parecchi anni.
• Lasciar fare alla natura La seconda scuola di pensiero, che ha come
capostipite internazionale l’agronomo giapponese Masanobu Fukuoka,
prevede invece la filosofia e la tecnica della non azione. “Il terreno lavora e si
ara da solo”, insegna Fukuoka, “e non c’è bisogno di arare o migliorare un
terreno perché la natura sta lavorando per esso con i propri metodi da
migliaia di anni”. In termini pratici vuol dire che non bisogna intervenire
sulla terra: saranno la flora batterica del terreno, le radici profonde e le
pratiche agricole minime e rispettose a rendere accogliente il terreno per gli
ortaggi.
La concimazione
CONCIMARE LA TERRA
La concimazione chimica si basa sulla teoria della restituzione quantitativa
degli elementi nutritivi – principalmente azoto (N), fosforo (P) e potassio (K)
– sottratti al terreno dalla coltura.
Questo modo di pensare e agire, che considera il suolo come un substrato
inerte, un supporto puro e semplice per le radici delle piante, ha avuto
successo fino a quando nei campi è stata presente la fertilità chiamata forza
vecchia, cioè l’humus accumulato in tanti decenni di letamazioni.
Con il passare degli anni, però, senza più apporti organici, l’humus si è
consumato, e spesso il suo contenuto nei terreni agrari è sceso al di sotto
dell’1%.
Quando ci si è accorti che, nonostante l’uso sempre più massiccio di
prodotti chimici, il tasso di fertilità del suolo non aumentava, ma anzi
diminuiva, allora si è dovuto ammettere che la concimazione di sintesi senza
il tramite della sostanza organica umificata non può migliorare la fertilità del
terreno.
Insomma: restituire sali minerali serve solo finché l’attività microbica del
terreno è vivace, cioè fino a quando l’humus è sufficiente per “digerire”
questi sali nutritivi per poi fornirli alle piante in forme ben più complesse.
È quindi consigliabile usare i concimi chimici solo nei casi di vero
bisogno. Infatti, se al nostro orto non faremo mancare il letame, difficilmente
avremo la necessità di ricorrere a questi integratori di sintesi.
1. La sostanza organica si deposita sulla superficie del suolo (foglie, rametti ecc.) e
penetra gradualmente in profondità con le piogge, dopo che è stata decomposta e
trasformata in humus dagli organismi utili del terreno.
2. Le radici delle piante attingono dalla riserva fertile (humus) le sostanze necessarie
per crescere e fruttificare.
3. L’humus inutilizzato costituisce una riserva ferile nel suolo. Legandosi con delle
particelle di argilla forma un complesso che conferisce al terreno una struttura
soffice, ottimale per la vita radicale.
Altri tipi di letame sono forniti da ovini, conigli, polli e suini. Nell’orto si
rivela molto utile il letame dei polli o pollina, mentre è scadente, perché
acquoso e di scarsa qualità, quello suino.
Una buona concimazione letamica deve aggirarsi mediamente attorno ai 3-
4 q di letame maturo per ogni 100 mq di superficie orticola. La massa andrà
distribuita sulla superficie del terreno in maniera regolare e subito interrata
con un accurato lavoro di vangatura. Tale operazione verrà effettuata con
anticipo di qualche mese sulla semina degli ortaggi, in modo che il concime
possa subire i necessari processi di decomposizione e integrazione al terreno.
Nel caso il letame venga acquistato, deve essere consegnato al massimo un
giorno prima dell’uso. Infatti, rimanendo esposto all’aria per troppo tempo,
potrebbe perdere una parte dell’azoto ammoniacale, che è molto volatile.
Resti di paglia e legno triturato vengono aggiunti agli altri residui organici:
nell’insieme daranno vita a un terriccio fertile, utile ad arricchire il suolo sia
chimicamente che fisicamente.
Fermentazione del letame di cavallo. L’aggiunta di letame è una delle più efficaci
pratiche di concimazione organica.
IL SOVESCIO
Il sovescio è un’antica tecnica di concimazione organica tornata d’attualità
per gli effettivi e molteplici vantaggi che offre. In pratica consiste nel
coltivare determinate piante che andranno interrate al momento del loro
massimo sviluppo allo scopo di arricchire il terreno di sostanza organica e
aumentare le riserve idriche nei terreni siccitosi. Il sovescio migliora anche la
struttura fisica del terreno e protegge dal dilavamento e dall’erosione gli strati
superficiali del suolo grazie alla copertura vegetale tra una coltura e l’altra. In
ogni caso l’effetto più rilevante è il miglioramento della fertilità.
Il cavolfiore, della famiglia delle crocifere, è una pianta largamente utilizzata per il
sovescio.
LA CONCIMAZIONE MINERALE
I fertilizzanti minerali adatti alla concimazione di piante commestibili sono
quelli ricavati da minerali naturali ricchi di elementi nutritivi come fosforo,
potassio, magnesio e calcio.
Si ottengono in massima parte dalla semplice macinazione, essiccazione o
calcificazione di rocce. La solubilità dei prodotti ottenuti è limitata e
dipendente dalle caratteristiche del terreno, dall’attività dei microrganismi e
dalla capacità di assorbimento delle radici dei diversi ortaggi. D’altra parte la
limitata solubilità evita che i sali minerali vengano rapidamente dilavati dalla
pioggia o dalle annaffiature frequenti.
• Farina d’ossa Ottenuta dalla calcinazione delle ossa raccolte nei mattatoi, è
una fonte di fosforo, ricca anche di calcio, e se ne consiglia l’uso in terreni
acidi oppure neutri. Fertilizzante minerale costoso, contiene il 18-22% di
fosforo, oltre a sostanza organica (30%) e a una piccola quantità di azoto (4-
5%). Se ne impiegano da 200 a 500 g per 10 mq di superficie.
IL COMPOST
Il compostaggio permette di riprodurre su piccola scala quanto avviene in
natura nelle lettiere dei boschi o negli strati più superficiali dei terreni incolti,
cioè la trasformazione dei residui organici in humus, indispensabile per
assicurare al terreno una fertilità stabile e duratura. Questo processo avviene
grazie all’attività di una fitta schiera di microscopici organismi, come batteri,
alghe, funghi, miriapodi, artropodi, che a seconda delle loro particolari
attitudini intervengono nei vari stadi della trasformazione della sostanza
organica, fino alla sua completa umificazione. La composizione quantitativa
e qualitativa di questa popolazione microbica è soggetta ad ampie variazioni
a seconda del tipo di terreno, del clima, della vegetazione e naturalmente
della composizione del substrato organico. Infatti ogni organismo animale e
vegetale che partecipa al processo di umificazione ha precise esigenze per il
proprio sviluppo (elementi nutritivi, ossigeno, umidità, temperatura), che
debbono essere soddisfatte dai materiali e dalle tecniche utilizzate per
allestire il cumulo di compostaggio, in maniera che esso sia umificato nel
modo più vantaggioso e rapido possibile. Per ottenere un buon composto non
basta quindi ammucchiare, disordinatamente e senza criterio, qualsiasi
materiale di natura organica, ma è necessario “guidare” il processo di
compostazione miscelando opportunamente i differenti materiali raccolti, in
modo che le dimensioni, il grado di umidità, la struttura e la composizione
siano tali da facilitare il lavoro di umificazione dei microrganismi.
Anche i microrganismi necessitano di una dieta bilanciata. I principali
elementi nutritivi di cui hanno bisogno batteri, attinomiceti e funghi,
protagonisti fondamentali del processo di compostazione, sono il carbonio
(C), l’azoto (N), il fosforo (P) e il potassio (K), oltre naturalmente a
piccolissime ma altrettanto indispensabili quantità di calcio, boro,
manganese, rame, zolfo, ferro, zinco e altro ancora. Per facilitare lo sviluppo
dei microrganismi responsabili del processo di compostazione è necessario
che questi elementi minerali siano non solo presenti, ma anche mescolati
nella proporzione più favorevole al loro utilizzo.
Di particolare importanza a questo proposito è il rapporto esistente
all’interno del cumulo tra i materiali ricchi di carbonio (amido, zuccheri e
cellulosa) e quelli contenenti azoto (proteine). Le condizioni ottimali per
l’attività dei microrganismi sono assicurate quando tale rapporto è compreso
tra 25-30 C/N (25-30 parti di carbonio per ogni parte di azoto).
La paglia, che contiene sostanze come amido, zuccheri e cellulosa, viene utilizzata
per formare compost.
IL PROCESSO BIOLOGICO
Una volta che si hanno a disposizione le materie organiche di partenza, il
materiale vegetale deve essere ridotto in pezzetti abbastanza piccoli, in modo
da offrire una sufficiente superficie all’aggressione dei microrganismi. La
paglia, essendo cava, si trova già nella condizione di essere facilmente
decomposta; le potature, che oltre tutto sono molto più ricche di lignina,
invece devono prima essere triturate. Esistono in commercio trinciasarmenti
di ogni dimensione e potenza, che possono essere o collegati alla rete elettrica
di casa, oppure alla presa di forza del trattore. Il materiale deve quindi essere
ben miscelato affinché i numerosissimi microrganismi già presenti, trovino
abbondante materiale per la propria nutrizione e inizino repentinamente la
propria opera di smantellamento delle molecole organiche. Da questa attività
microbica si sviluppa energia termica, ovvero calore, che è il miglior indice
della vivacità dei processi di decomposizione. Per accertarsene si può
praticare un foro con una pala, o altro arnese, nel cuore del cumulo, e
saggiare l’interno con una mano. Nei casi in cui si utilizzino materiali molto
energetici (ricchi di azoto) e molto asciutti, lo sviluppo di calore può arrivare
fino all’autocombustione. Non è insolito che cumuli di polline troppo alti e
pressati prendano fuoco.
La primissima fase di questo riscaldamento è promossa da microrganismi
mesofili che portano la temperatura fino a 40°C. Con il superamento di
questo limite si sviluppano prevalentemente batteri termofili o almeno
termotolleranti. Siccome le cellulose e le lignine vengono attaccate con
temperature abbastanza alte, è necessario fornire abbastanza energia ai batteri
attraverso le sostanze azotate.
La temperatura del compost non dovrebbe però oltrepassare i 75°C. Al di
sopra di questo limite l’attività dei microrganismi si ferma e inizia il processo
di sterilizzazione della massa, con una conseguente fuga di azoto sotto forma
di gas, e ogni ulteriore processo di sintesi dell’humus rimane inibito. La
temperatura ottimale che un compost dovrebbe conservare per uno
svolgimento rapido e completo dei processi di decomposizione oscilla tra i 40
e i 60°C. Nel cumulo di stallatico bovino, che si porta sempre come termine
di paragone, tale intervallo di temperatura viene normalmente raggiunto in 3-
7 giorni; nei compost prevalentemente vegetali in circa 2 settimane o più.
Trascorsa questa fase di decomposizione delle lunghe molecole organiche, la
temperatura tende ad abbassarsi al di sotto dei 40°C e i microrganismi
mesofili riprendono con vigore la propria attività fino alla decomposizione
totale.
Paglia 75-85
Trucioli e segatura di legno 75-90
Carta straccia 55-65
Residui vegetali di origine alimentare 45-50
Materiale verde (erba, foglie, ecc.) 50-55
Residui vegetali di orto 50-55
Misto di raccolta differenziata 55-65
Stallatici animali 55-65
MATERIALI STRUTTURANTI
Sono materiali strutturanti quelli che vanno a costituire il volume del cumulo,
che ne garantiscono l’ossigenazione e lo sviluppo dei batteri promotori del
compostaggio.
Si tratta delle sostanze organiche fondate sul carbonio, soprattutto cellulose
e lignine, che costituiscono non solo la struttura fisica del compost ma
contribuiscono, con l’apporto prevalente di carbonio, ai processi di
decomposizione e sintesi dell’humus.
Se escludiamo le forme più compatte di cellulose (i rifiuti di raccolta
differenziata, erba fresca, scarti di cucina e carta pressata) che hanno bisogno
di un preventivo allentamento della massa e di aerazione, generalmente
paglia, sarmenti e potature trinciate, torba, trucioli e segatura di legno sono i
materiali più comunemente usati quale base del compost. Per mantenere un
adeguato equilibrio del rapporto tra aria e acqua, e della temperatura durante
le fasi del compostaggio, è sempre necessaria la presenza di materiale
vegetale omogeneamente miscelato all’intera massa del compost. L’ideale
miscelazione si riscontra naturalmente nelle lettiere di stalla, dove le vacche
ci pensano da sole, con il calpestio, a impastare la paglia con le deiezioni, ma
più spesso la miscelazione deve essere fatta all’atto della preparazione del
cumulo.
La lettiera delle stalle, miscelata con il letame, è una buona base per costituire un
compost ricco e ben strutturato.
SiO2 (silicio) 60 %
Al2O3 (alluminio) 17 %
CaO (calcio) 3%
Fe2O3 (ferro) 5%
MgO (magnesio) 4%
P2O5 (fosforo) –
K2O (potassio) 2%
Ricordiamo, infine, che sul mercato esistono due tipi di bentonite, quella
industriale (molto assorbente e poco raffinata) e quella cosiddetta
“enologica”, che viene usata quale chiarificante nelle trasformazioni
agroalimentari. La prima, molto più economica, si usa nel compost, la
seconda si usa talvolta sia nei trattamenti anticrittogamici e insetticidi che
nelle concimazioni fogliari, poiché le sue minutissime particelle non
occludono gli ugelli degli irroratori.
Quando si decide di percorrere la strada della concimazione organica è
necessario predisporsi a una diversa visione del sistema terreno/pianta
coltivata, visione che possiamo definire “olistica” poiché gli interventi
dell’uomo devono essere orientati a mantenere o a ripristinare l’equilibrio
complessivo del sistema al quale appartengono, oltre ai minerali e le piante,
anche i microrganismi vegetali e animali e la macrofauna. Utilizzare la
concimazione organica con la stessa mentalità della concimazione chimica
non porta lontano, può anzi essere anche più inquinante, come nel caso della
fertirrigazione con liquami che è anche più costosa.
GLI STARTER
La funzione di questi prodotti è quella di accelerare la decomposizione della
sostanza organica nel cumulo e nelle vasche aerobiche di liquame, riducendo
le perdite gassose di elementi nutritivi. I formulati oggi in commercio sono
molti, e le dosi di impiego estremamente variabili. Talvolta si tratta di colture
di batteri azotofissatori che vengono inserite nel compost durante la seconda
fase mesofila di maturazione (le alte temperature della fase termofila li
uccidono), per migliorare l’accumulo di azoto. Più spesso però questi
preparati commerciali sono miscele di inoculi batterici selezionati, enzimi e
sostanze minerali che promuovono e stimolano la proliferazione dei
microrganismi nella sostanza organica in decomposizione. Le prove di
laboratorio in stato di purezza artificiale dimostrano l’efficacia di questi
prodotti, mentre è assai più discutibile la loro utilità in condizioni di campo.
Infatti, se è vero che in genere si tratta di ceppi selezionati molto attivi, è però
improbabile che nel compost normale di letame, dove la competitività è
altissima, essi possano davvero esplicare a pieno le proprie potenzialità. Se
poi pensiamo che le dosi consigliate di questi starter oscillano intorno ai
3kg/mq di sostanza organica quando sono composti dal 100% di
microrganismi attivi, mentre in un metro cubo di compost di letame sono già
di per sé presenti almeno 90-120 kg di massa microbica, ci si chiede quanto
in realtà l’inoculo riesca a influire sulle fermentazioni nel loro complesso.
Per ottenere un compost di buona qualità è necessario ridurre le dimensioni del
materiale e aggiungere le giuste percentuali dei vari componenti.
Due esempi di diversi metodi per il drenaggio del cumulo: con terra battuta e
canale di drenaggio in cotto (1); con blocchetti cementizi forati (2).
IL COMPOST DI ORTO Questo tipo di compost, che utilizza gli scarti e gli
stocchi delle colture orticole, risulta sempre di facile esecuzione e riuscita.
Possiede un’ottima struttura e aerazione e, se si provvede a frantumare
preventivamente i fusti più duri (quali quelli di cavolo o di pomodoro), la
decomposizione è rapida e completa. Su questo compost è possibile sostituire
la bentonite con terra argillosa (10% di peso rispetto alla massa organica).
TRINCIARAMI A MOTORE
In un orto dove vi siano siepi, viti, olivi e alberi da frutto, le potature possono
essere facilmente trinciate in piccoli pezzi grazie all’aiuto di un trinciarami a
motore. Il materiale ottenuto sarà così utilizzato per preparare un compost di
potature.
RIPRODUZIONE VEGETATIVA
La riproduzione agamica avviene per talea, pollone radicale, propaggine e
stolone. Va detto che di rado queste tecniche trovano impiego nell’orto,
tuttavia conoscerle consente all’occorrenza di servirsene a ragion veduta, per
esempio per ottenere una nuova pianta di rosmarino da un rametto di una
varietà dal profumo speciale o produrre le piantine di fragola che servono per
riempire un’intera parcella.
… e a postarella.
La talea consiste nel far radicare una parte di pianta (foglia, fusto, radice,
più spesso una porzione di ramo), perché dia origine a un nuovo esemplare.
Non tutte le piante hanno l’attitudine ad attecchire da una piccola porzione, e
infatti la maggior parte degli ortaggi, che sono piante erbacee a ciclo annuale
o biennale, non possono essere riprodotti in questo modo.
Il pollone radicale utilizza i germogli, provvisti di radici proprie, che si
formano attorno alla pianta madre, per esempio di carciofo e di cardo.
Separati al momento giusto, i polloni danno origine facilmente a nuovi
individui con le stesse caratteristiche della pianta da cui sono stati prelevati.
MODALITÀ DI SEMINA
RIPRODUZIONE DA SEME
Trasportati dal vento, dagli animali o per semplice caduta, in natura i semi si
insediano nella terra e, in condizioni adatte, schiudono il tegumento
protettivo e danno origine a nuove piante. Nell’orto non ci si può affidare ai
capricci del caso, dunque è necessario procurare i semi delle piante che ci
interessano.
Si possono produrre in proprio le sementi da un anno all’altro, purché si sia
coscienti che le piantine nuove potranno avere caratteristiche anche molto
diverse da quelle che hanno prodotto i semi. Se per esempio si coltivano due
o tre varietà di zucca (compreso lo zucchino che è una zucca da raccogliere
immatura) si possono conservare i grossi semi per l’anno successivo. Con
sorpresa, si scoprirà che le piante nate da quei semi possono dare frutti in
un’infinità di forme, colori, sapori, comunque diversi dalle aspettative e dai
“genitori”. Ecco perché quasi sempre si ricorre ai semi acquistati. Nelle
bustine ci sono sementi selezionate di varietà stabilite, sicché l’ortolano può
scegliere, per esempio, lattughe precoci e tardive per avere raccolti in epoche
diverse e con diverso clima. In commercio si trovano ormai sementi di ogni
genere; in linea di massima sono tutte di qualità garantita, in quanto per legge
devono rispondere a criteri standard di selezione varietale, germinabilità,
assenza di semi di infestanti, salubrità, buona conservazione. Tuttavia, per
scrupolo, prima dell’acquisto bisogna almeno controllare sulla bustina la data
di chiusura della campagna di imbustamento: i semi di cipolla rimangono
vitali solo per due anni e al terzo anno quelli ancora in grado di germinare
sono circa la metà. Al contrario, i semi di cicoria durano anche 8 anni se
chiusi nelle bustine termosaldate. Dunque i semi di una bustina in svendita,
perché confezionata sei o sette anni prima, con buona approssimazione
nasceranno tutti. Conviene acquistare ogni anno sementi fresche, dando la
preferenza a confezioni di pochi grammi da usare subito.
GERMINAZIONE DI UN SEME
SEMINA E GERMINAZIONE
MODALITÀ La semina è l’operazione con la quale il seme viene immesso
nel terreno per ottenere la nascita delle piante. Per le colture orticole e
floricole la semina è eseguita in semenzaio, da dove, quando ha raggiunto lo
sviluppo desiderato, la piantina viene messa a dimora nel luogo scelto tramite
il trapianto. Ci sono diverse modalità di semina: a spaglio, a file, a postarella.
• Semina a spaglio o alla volata È quella di origine più antica e può essere
eseguita a mano o meccanicamente, spargendo il seme uniformemente sulla
superficie del terreno e interrandolo con una successiva lavorazione molto
superficiale. In semenzaio la semina a spaglio è più comune che nel campo,
poiché è problematica la pulizia dalle infestanti.
• Semina a righe o a file È la più diffusa nell’orto. È una tecnica molto
razionale e favorisce l’esecuzione delle seguenti operazioni colturali:
sarchiatura, incalzatura, irrigazione, raccolta.
• La semina a buchette o a ciuffi o a postarella Consiste nella collocazione
sistematica dei semi (a gruppi di due o più) in buchette equidistanti tra loro
lungo la fila. La semina a postarella facilita anche l’emergenza dei semi.
L’esecuzione della semina richiede all’agricoltore alcune scelte importanti.
Queste riguardano il luogo, l’epoca, la profondità di interramento e la
quantità di seme da impiegare.
LUOGO Il semenzaio è il luogo dedicato alla germinazione dei semi e alla
coltivazione delle plantule nei primi stadi di crescita, sino al momento in cui
potranno essere ripichettate. Può essere realizzato con diverse modalità e in
luoghi diversi dall’orto.
• La seminiera È un semplice vassoio in plastica o terracotta, oppure una
cassetta di legno o polistirolo, che va dislocata in una posizione riparata e
lontana dalle correnti d’aria, in casa o sotto il tunnel nell’orto. Serve per far
nascere le piantine di quegli ortaggi che per germinare necessitano di
temperatura alta, e di tempi lunghi per svilupparsi e diventare produttivi.
Esempio tipico è quello del pomodoro: i suoi semi richiedono almeno 18°C
per germinare e le piantine impiegano sino a quattro mesi per portare a
maturità i primi frutti. Pertanto è ovvio che le semine vanno avviate sin da
fine gennaio, quando la temperatura all’aperto, nell’orto, è decisamente
inferiore a quella necessaria.
RACCOLTA Per questo aspetto è bene considerare che ci sono due gruppi
fondamentali di semi: un primo gruppo in cui i semi vengono raccolti già
secchi per essere però ulteriormente essiccati (per esempio ravanelli, mais,
fagioli, cavoli, lattughe ecc.); un secondo gruppo in cui i semi vengono
raccolti umidi e che, prima di essere essiccati, devono subire un processo di
fermentazione e lavaggio (per esempio cetrioli, zucche, pomodori, meloni
ecc.). I semi del secondo gruppo hanno un rivestimento di sostanza gelatinosa
che si scioglie con la fermentazione.
Il metodo della fermentazione è da preferire rispetto a quello più rapido
che prevede però l’uso di acido cloridrico o solforico. Con la fermentazione
si ottengono semi più sani perché si eliminano certe malattie del seme (per
esempio batteriosi del pomodoro).
I semi lasciati fermentare e poi sottoposti a un forte lavaggio devono essere
essiccati rapidamente, entro 12 ore, se si vuole evitare una possibile
germinazione.
Tutti gli altri semi richiedono l’essiccazione dopo la raccolta. Questa si può
fare al sole o all’ombra, facendo attenzione che il seme non si inumidisca di
nuovo durante la notte o nei giorni piovosi. Maggiore cura andrà rivolta
all’essiccazione dei semi raccolti nel periodo autunnale. Per accelerare
l’essiccazione, i semi dovrebbero essere rimescolati alcune volte al giorno.
in breve
• fate esperienza con molte varietà di ogni ortaggio per stabilire quali danno i
migliori risultati nel clima e nel terreno specifici.
• non seminate mai solo una varietà dello stesso ortaggio: questo perché in
caso di andamento stagionale sfavorevole o errori di coltivazione, ci sono più
probabilità che almeno un tipo rimanga in produzione.
• fatevi consigliare dai vecchi orticoltori del posto poiché le varietà di ortaggi
tradizionalmente coltivate in un territorio sono anche quelle che in genere danno i
risultati migliori.
La talea di rosmarino deve essere piantata subito dopo averla ricavata. Necessita di
frequenti irrigazioni.
TRATTAMENTI STIMOLANTI
• Immersione L’immersione in acqua per 12-48 ore affretta la germinazione.
L’ammollamento in acqua tiepida, che segue l’immersione per 2-3 ore in
acqua fredda, accorcia la durata del trattamento e ne aumenta sensibilmente
l’efficacia. In questi casi la semina si eseguirà dopo 1-2 giorni dall’estrazione
del seme dall’acqua.
• Inoculazione Si attua in modo particolare ai semi delle leguminose, che
vengono trattati con colture di batteri specifici dotati di una elevata capacità
di fissare l’azoto atmosferico. Questo ha come conseguenza, quasi sempre, un
aumento della produttività della coltura.
Nel processo di germinazione di un chicco di grano, la radichetta cresce verso il
basso per formare le radici, mentre l’epicotile cresce verso l’alto per formare il
giovane germoglio.
• Bagno delle sementi Nell’involucro del seme è immagazzinato tutto ciò che
serve allo sviluppo di una giovane pianta. Perciò tutte le sostanze esterne che
con esso vengono a contatto (disinfestanti, insetticidi, acqua ecc.) esercitano
influenze sulla pianta futura. Lo sanno bene gli agricoltori biologici e
biodinamici, presso i quali è diffusa la pratica del bagno delle sementi con
infusi o preparati a base di latte o di erbe. Allo scopo, i preparati più usati
sono a base di camomilla (per piselli, fagioli, rafano, ravanelli, cavoli ecc.) e
valeriana (per carote, cicoria, cetrioli, aglio, pomodori, peperoni, zucche,
cipolle, porri, sedano ecc.). Dopo il bagno, le sementi vengono stese su carta
assorbente e poste all’ombra ad asciugare. Si possono distribuire nel terreno
il giorno stesso; è bene comunque non farlo oltre il secondo giorno
successivo al bagno. Il trattamento ha un’intensa azione sui semi, ne stimola
la germinazione e rafforza sensibilmente lo sviluppo delle piantine.
TRATTAMENTI PROTETTIVI
• Concia Si attua con prodotti particolari (polveri a base di rame ecc.) per
prevenire gli attacchi degli insetti terricoli o lo sviluppo delle malattie
crittogamiche sulle piante. Si bagna il seme in una soluzione di poltiglia
bordolese all’1% per 10 minuti, seminando entro pochissimo tempo dal
trattamento. Oppure si sparge sulla semente del carbonato di rame ben secco
e polverulento. È necessario praticare una buona miscelazione, in modo che il
prodotto vada a ricoprire tutti i semi. Questa tecnica a secco permette anche
la conservazione dei semi, contrariamente alla disinfezione con prodotti
liquidi. È possibile adottare questa tecnica di concia anche al momento della
semina. Da alcuni anni è in commercio un prodotto a base di microrganismi
del genere Tricoderma, funghi antagonisti dei marciumi radicali. Il prodotto
protegge i semi dagli attacchi di Fusarium, Rhizoctonia e Cercosporella. Il
Tricoderma, distribuito sul seme, con la sua capacità adesivante consente,
con leggero mescolamento, un’omogenea distribuzione su tutti i semi. Con
10 g si trattano 5 kg di seme. Nelle zone molto popolate dagli uccelli (la loro
presenza è utile per combattere i parassiti delle piante), salvare il seme dalla
loro voracità può essere un problema.
Per tenerli lontani durante la semina si può fare il bagno delle sementi in
una miscela di bile, bentonite e acqua. Si vuota il contenuto di una bile di
bovino (o, in mancanza, di un altro animale) in 5 l di acqua e 3 kg di
bentonite (argilla). In questo liquido si fa il bagno delle sementi per 5-10
minuti. Se la semina deve essere effettuata immediatamente, il seme può
essere asciugato spolverandolo con bentonite o farina di alghe.
• Disinfezione Si può attuare con della semplice acqua calda. Poco prima
della semina si mette a bagno la semente, per 4 ore, in acqua a 25-30°C, poi
la si immerge in acqua a 50°C per 10 minuti. L’utilizzo dell’acqua calda ha
effetto anche contro le infezioni interne dei semi, ma può avere un effetto
collaterale deprimente sul potere germinativo.
• Irrigazione Un utilizzo scorretto dell’acqua per irrigare può causare molte
fitopatie. Sbagliare momento di distribuzione, quantità di acqua o metodo di
irrigazione, spesso comporta un eccessivo proliferare delle infezioni
crittogamiche sulle colture. Bisogna porre una particolare attenzione all’uso
dell’acqua irrigua, in particolare nelle colture orticole in serra.
DIRADAMENTO
Spesso, soprattutto nel caso sia stata eseguita la semina a spaglio, accade che
le nuove piantine, sviluppandosi, si infittiscano troppo. E d’altra parte quelle
germinate a postarelle, cioé nella stessa buchetta, sono in competizione per il
nutrimento disciolto nel terreno. Insomma, quando le piantine hanno emesso
due foglie vere (le prime che spuntano sono cotiledoni, cioè foglie modificate
che fungono da riserva per l’embrione) è opportuno provvedere a un primo
diradamento che consenta lo sviluppo ottimale a quelle conservate. Il lavoro
va eseguito con una pinzetta, rimuovendo gli esemplari più deboli o quelli
che non rispettano le distanze minime tra pianta e pianta. In qualche caso
questo materiale vivo può essere salvato e trapiantato altrove per aumentare
la dotazione di ortaggi. Si può fare con i semenzali di lattughe, cicorie,
prezzemolo, cavoli, pomodori e peperoni. Un secondo diradamento andrà
eseguito all’occorrenza, quando le plantule avranno quattro foglioline.
RIPICCHETTATURA
Questa operazione consente di selezionare le piantine migliori da allevare e di
irrobustirle grazie al trasferimento in un terriccio un po’ più fertile di quello
di semina. Le radici sono così stimolate a espandersi e a ramificarsi,
aumentando la loro capacità di assorbire nutrimento.
Non tutti gli ortaggi gradiscono la ripicchettatura e sanno farne tesoro. Per
esempio, non l’accettano gli ortaggi da radice (carota, rapa, scorzobianca
ecc.) ed è inutile per gli ortaggi a ciclo breve o da taglio come ravanello,
rucola, lattughino, bietole, cicorie da foglia. Invece ne traggono vantaggio più
di tutti gli ortaggi da foglia a ciclo lungo, a partire dai cavoli e dai radicchi. In
quanto agli ortaggi da bulbo (cipolla, scalogno, aglio, porro), la
ripicchettatura è molto utile solo nel caso si faccia partire la coltivazione da
seme e non dai bulbilli.
IL DIRADAMENTO
L’ESPOSIZIONE
Per svilupparsi al meglio e dare raccolti abbondanti gli ortaggi non hanno
bisogno soltanto di acqua e nutrimento, ma anche di una posizione
convenientemente soleggiata e luminosa. Contrariamente a quanto avviene
per le altre piante, infatti, non ci sono verdure che accettano di vivere
all’ombra completa, e anche quelle meno bisognose di sole – per esempio,
lattughe, spinaci, erbette e prezzemolo – devono riceverne i raggi almeno per
qualche ora al giorno. Nella realizzazione di un mini orto, quindi,
l’orientamento di balconi e terrazzi è un elemento da analizzare con grande
attenzione se non si vuole andare incontro a insuccessi e delusioni.
Le esposizioni a sud sono luminosissime, ma durante l’estate possono
rivelarsi micidiali per molte piante, colpite troppo a lungo dai raggi del sole:
soprattutto sui terrazzi ai piani alti, se non ci sono pareti o parapetti che
creino provvidenziali zone d’ombra bisognerà prevedere un riparo di qualche
tipo, per esempio una tettoia o una tenda.
Sono decisamente più adatti ad accogliere ortaggi i balconi orientati a est,
sud-est, ovest o sud-ovest: su quelli che godono dei primi due tipi di
esposizione le verdure potranno sfruttare i raggi dolci della mattina, mentre
sugli altri avranno a disposizione quelli più caldi del pomeriggio, ma in ogni
caso saranno al riparo dal sole cocente di mezzogiorno. I terrazzi, i balconi e i
davanzali esposti a nord, invece, sono troppo all’ombra, e perciò non
costituiscono il luogo ideale per coltivare verdure.
• Gli ortaggi che hanno più bisogno di sole sono melanzane, pomodori,
peperoni, cetrioli, zucchine. Amano il sole anche quasi tutte le erbe aromatiche.
• Si accontentano anche di poche ore di sole al giorno lattughe, spinaci, sedano,
erbette, ravanelli, carote, barbabietole, erba cipollina, menta e alloro,
soprattutto se coltivati nelle regioni più calde.
• Preferiscono invece le posizioni a mezz’ombra prezzemolo, cerfoglio e
crescione; sui terrazzi esposti a sud, per evitare il pericolo di un’eccessiva
insolazione, si possono coltivare queste specie all’ombra di altre che, invece,
amano il pieno sole.
LO SPAZIO
Per quanto grande possa essere il vostro terrazzo i metri quadrati a
disposizione di piante e vasi saranno sempre piuttosto limitati e perciò
andranno sfruttati nel modo più razionale possibile.
L’ORTO RAMPICANTE
ALBERELLI DA FRUTTO
Gli agrumi sono tra le piante da frutto più indicate per la coltivazione in vaso. I
contenitori più adatti sono quelli classici in terracotta.
LE FAMIGLIE BOTANICHE
FAMIGLIA ORTAGGI
Rosacee Fragola
A TUTTO SOLE!
I MATERIALI
Dalla classica terracotta alla modernissima, sofisticata fibra di vetro,
passando per la popolare plastica e l’intramontabile legno. E poi, ghisa, grès,
ceramica... Non resta che scegliere, con un occhio all’estetica, perché un orto
sul balcone deve essere anche bello, ma privilegiando la praticità.
PLASTICA I vasi in questo materiale sono ormai i più diffusi. Sono solidi,
resistono alle intemperie, durano a lungo, sono leggeri e facili da spostare,
costano poco e in estate conservano meglio l’umidità perché le loro pareti
sono impermeabili (bisogna però non eccedere nelle annaffiature per non
provocare ristagni d’acqua). Presentano comunque alcuni inconvenienti: non
consentono una buona circolazione d’aria nel terreno, non sono bellissimi
(anche se quelli di ultima generazione sono decisamente migliorati
nell’aspetto) e poi, soprattutto se di colore scuro, si scaldano molto al sole
con il pericolo di ustionare le radici.
MATERIALI E FORME
MATERIALI INSOLITI Per coloro che sono dotati di fantasia, oltre che di
abilità manuale, l’elenco dei contenitori adatti a ospitare ortaggi e piante da
frutto può allungarsi. È possibile riutilizzare latte e barattoli identici a quelli
usati negli anni poveri del dopoguerra, e magari dipingerli di colori brillanti:
poiché il metallo si scalda molto al sole, si devono scartare i colori scuri
perché assorbono la luce e comunque adottare questo tipo di contenitori
soltanto per le posizioni a mezz’ombra.
In alternativa possono essere riciclate le cassette della frutta in legno,
facilmente reperibili al mercato o presso i fruttivendoli: lasciate grezze o
dipinte all’esterno con una vernice atossica, e foderate all’interno con un
robusto telo di plastica, sono in grado di ospitare degnamente qualsiasi specie
di ortaggio. Sia i barattoli di latta che i teli di plastica devono essere forati in
uno o più punti per consentire un adeguato deflusso dell’acqua di irrigazione.
Foderati con un foglio di plastica e riempiti di terra anche molti cestini
possono trasformarsi in eccellenti vasi pensili: sono leggeri e, visto da sotto,
l’intreccio delle loro pareti sarà particolarmente decorativo.
FORME E DIMENSIONI
Esattamente come avviene con le piante da fiore, anche per gli ortaggi non
esiste il vaso ideale: ogni tipo di contenitore ha pregi e difetti da valutare con
cura prima dell’acquisto per far sì che la scelta si discosti il meno possibile
dalle esigenze delle piante. È opportuno tenere presente che:
• più il vaso è piccolo più la terra si asciuga facilmente, ma d’altra parte i
grossi contenitori sono difficili da spostare;
• le cassette squadrate, che si possono accostare l’una all’altra, occupano
senz’altro meno spazio degli orci o delle conche a tronco di cono, che però
possono formare raggruppamenti esteticamente più gradevoli;
• i vasi a cubo o cilindrici sono più stabili rispetto a quelli a tronco di cono (i
quali però facilitano le operazioni di rinvaso).
Per quanto riguarda le dimensioni dei contenitori, varieranno in rapporto
alla pianta ospitata, anche se larghezza, lunghezza e profondità non
dovrebbero mai scendere sotto i 25 cm, perché nemmeno le adattabilissime
piante aromatiche si accontentano di un vaso di dimensioni inferiori.
Per le insalate, i ravanelli e gli altri ortaggi a radice corta sono adatte le
cassette poco profonde, mentre per gli ortaggi che hanno bisogno di radicare
in profondità – pomodori, cetrioli, melanzane, zucchine – sono necessari
contenitori profondi almeno 35 cm. Nel caso si piantino ortaggi di specie
diverse in uno stesso contenitore, allora si può ricorrere alle cassette lunghe
almeno 80 cm (meglio di plastica per ridurne il peso).
Per gli alberi da frutto occorrono vasi con una profondità non inferiore a 45
cm. Se poi l’albero ha una chioma molto allargata, al fine di impedire che il
vento lo rovesci, è opportuno scegliere un modello che, avendo la base larga
quanto l’apertura in alto, assicuri maggiore stabilità.
Nei negozi specializzati si trovano anche vasi muniti di rotelle che
consentono di spostare senza sforzi i contenitori più pesanti, mentre per
sfruttare al meglio lo spazio si possono acquistare cassette a forma di L da
sistemare negli angoli dei terrazzi.
L’ATTREZZATURA DI BASE
Oltre agli indispensabili contenitori, ai terricci e ai concimi (vedere il capitolo
successivo), per realizzare e curare al meglio un orto sul balcone servono
alcuni attrezzi, indispensabili per lavorare bene e in tutta sicurezza.
ZAPPETTA Può risultare utile per interrare i concimi oppure per rimuovere e
rivoltare il terriccio più in profondità. Ci sono modelli a lama quadrata o a
cuore, talora abbinata a un tridente o a un bidente, in acciaio temprato oppure
in acciaio verniciato.
SETACCIO A maglia fine, è estremamente utile per vagliare la terra con cui
si coprono i semi, evitando in questo modo la formazione di grumi.
in breve
• terra da giardino: contiene un po’ di argilla, necessaria per dare stabilità alle
piante e trattenere l’umidità.
LA CONCIMAZIONE
Anche se in misura diversa da una specie all’altra, le piante hanno bisogno di
una serie di sostanze contenute nella terra e che assorbono attraverso le
radici. Le più importanti sono i composti di azoto (N), fosforo (P) e potassio
(K), ma in quantità minori sono indispensabili anche i cosiddetti
microelementi: calcio, magnesio, zolfo, ferro, zinco, rame, manganese.
Ciascuno di questi elementi, e in particolare i macroelementi (azoto, fosforo e
potassio), ha una sua precisa funzione.
AZOTO Favorisce la crescita degli steli e delle foglie. La sua carenza provoca
l’ingiallimento delle parti verdi (clorosi), e in più le piante non riescono a
utilizzare al meglio il fosforo e il potassio, anche se presenti in gran quantità.
POTASSIO Stimola lo sviluppo delle radici e dei tuberi. Quando una pianta
ha bisogno di potassio lo si capisce perché perde le foglioline apicali,
accartoccia le altre e lascia che i frutti cadano prima di essere giunti a
maturazione.
MACERATO DI ORTICHE
Il macerato di ortiche, che si ottiene mettendo steli e foglie a fermentare in
acqua fredda, è un buon concime naturale e anche un rimedio contro gli afidi.
Nel caso venga spruzzato sulle foglie il tempo di macerazione è di 12 ore.
LA SEMINA
È meglio seminare o acquistare piantine già pronte per il trapianto? Dipende
dal tempo a disposizione e dalla disponibilità a sperimentare una strada,
quella della semina, che richiede un po’ di fiducia e di pazienza, e il rispetto
di alcune semplici regole.
Il ricorso alla semina offre numerosi vantaggi, non ultimo quello di poter
scegliere fra un ventaglio più ampio di specie e varietà, dal momento che
molti ortaggi – insalate da taglio, spinaci, ravanelli, carote, piselli, fagioli –
non sopportano il trapianto, e quindi vanno seminati direttamente a dimora.
Ricorrere ai semi consente anche di procurarsi alcune varietà di ortaggi
appositamente selezionate per i vasi e di solito non disponibili fra le specie
pronte per il trapianto in vendita nei garden center. E poi assistere alla nascita
di una piantina è sempre uno spettacolo che emoziona e che fa parte dei
piaceri del giardinaggio. Non vale invece la pena di seminare le specie con un
tempo di germinazione molto lungo, perché obbligherebbero a protrarre per
settimane le cure assidue da riservare ai semenzai.
IL SEMENZAIO
I semi più grandi (come quelli di cetrioli, zucchini) possono anche essere
interrati in vasetti dove resteranno fino al momento del trapianto nel loro
contenitore definitivo, mentre agli ortaggi con le radici delicate può essere
evitato lo shock del trapianto seminandoli in vasetti di torba da piantare nella
sede definitiva dopo che sarà nata la piantina.
Quando le piantine nate in semenzaio presentano le prime 2 vere foglioline vanno
trasferite in vasetti singoli che però non sono ancora quelli definitivi.
LE BUONE REGOLE Per ottenere buoni risultati sia nel caso di semine in
semenzaio che direttamente a dimora, valgono alcune semplici regole.
Le semine devono essere effettuate alla profondità giusta (che è più o meno
uguale al diametro maggiore del seme) e nel periodo giusto (è sempre
indicato sulle bustine di semi).
Bisogna mantenere il terreno sempre umido e garantire ai semi una
determinata temperatura di germinazione. Ogni specie ne ha una ottimale: dai
5-7°C per gli ortaggi resistenti come le lattughe ai 10-13 delle zucchine, ai 18
per le melanzane e ai 21 per i cetrioli. Per avere queste temperature bisogna
quindi aspettare il mese adatto, oppure ricorrere all’ambiente protetto di un
semenzaio.
I semenzai vanno riempiti con un terriccio da semina (vedere capitolo
precedente) fino a circa 1 cm dal bordo. Poi si pressa leggermente il terriccio
e con uno stuzzicadenti si pratica un foro della profondità stabilita e nel quale
si colloca il seme, oppure si tracciano dei solchetti e si depositano i semi alla
distanza indicata sulla confezione. Si coprono i semi con la terra,
eventualmente mescolata a sabbia, e si bagna spruzzando acqua con un
vaporizzatore regolato al minimo per non fare affondare i semi nel terreno.
Per mantenere costante la temperatura si copre poi la seminiera con un
coperchio trasparente o con un foglio di plastica. La terra deve essere
mantenuta umida, ma non inzuppata, e bisogna controllare il semenzaio
almeno una volta al giorno per verificare che la terra non si asciughi troppo.
Per non fare confusione, corredate le semine con cartellini che indichino le
diverse specie.
Quando saranno comparsi i primi germogli (bisogna ricordare che i tempi
di germinazione variano da un ortaggio all’altro) si può cominciare a togliere
il coperchio nelle ore più calde in modo da evitare la formazione di muffe.
Successivamente lo si eliminerà del tutto, si distanzieranno un po’ le
annaffiature e, nel caso di una semina troppo fitta, si diraderanno le piantine
eliminando quelle più deboli.
Per le semine direttamente a dimora si procede nello stesso modo salvo per
quanto riguarda la terra dei vasi, che non sarà un terriccio da semina ma
quello destinato a nutrire la pianta per tutta la stagione.
Spesso per impazienza si tende ad anticipare le semine, ma se la luminosità
è scarsa e la temperatura troppo bassa i semi germinano e si sviluppano molto
lentamente, e questo li rende più suscettibili a malattie e attacchi di parassiti.
Perciò per le semine all’aperto è meglio aspettare la fine di febbraio-inizio di
marzo.
Un ultimo consiglio: sia i gatti che gli uccelli sono attratti irresistibilmente
dalla terra smossa. Per evitare danni irreparabili ai vasi appena seminati, è
consigliabile coprirli con una rete a maglie larghe fino a quando saranno
spuntate le piantine.
IL TRAPIANTO
Per rinforzare il loro apparato radicale, quando le piantine nate in semenzaio
hanno emesso le prime 2 vere foglioline vanno ripicchettate, cioè trasferite in
vasetti singoli che non sono ancora quelli definitivi. Si procede estraendo
delicatamente con un bastoncino piatto la piantina dalla terra e collocandola
nel nuovo vasetto riempito con terra da giardino alleggerita con un po’ di
sabbia. A questo punto si sistemano i vasetti in un angolo al riparo dal sole e
dalle correnti d’aria e quindi li si annaffia dolcemente, mantenendo per
qualche giorno il terriccio leggermente umido per evitare che le radici si
asciughino.
Dopo qualche tempo, quando le piantine si saranno ben irrobustite e
avranno emesso le prime 4-8 foglie, è possibile procedere al trapianto
definitivo.
Per prima cosa va preparato il vaso che ospiterà la piantina per tutta la
stagione: bisogna appoggiare sul foro di drenaggio un pezzo di coccio,
disponendolo in modo che non chiuda ermeticamente il foro ma impedisca
solo al terriccio di otturarlo. Poi, per assicurare un buon drenaggio, va
distribuito sul fondo uno strato di argilla espansa (oppure di ghiaia) dello
spessore di circa 1/6 dell’altezza del contenitore. A questo punto si riempie il
vaso con il terriccio, pressandolo leggermente con le mani: non bisogna
arrivare mai fino all’orlo del vaso, ma lasciare sempre un bordo di 2 cm per
consentire un’irrigazione adeguata. Poi si scava una buchetta
sufficientemente ampia per accogliere la piantina.
Il passo successivo è estrarre dal vasetto la piantina insieme al pane di
terra, cercando di non romperlo, e interrarla nel nuovo vaso, controllando che
il colletto, cioè la parte del fusto a contatto con le radici, sia a livello del
terreno (le piante interrate troppo a fondo rischiano di marcire).
In seguito la terra va compressa ancora un po’ e annaffiata con
moderazione per compattarla ulteriormente e offrire un provvidenziale
apporto idrico alla nuova arrivata. Le bagnature vanno ripetute ogni sera fino
a quando le giovani piantine non si saranno ambientate.
In questa fase il vaso dovrà stare al riparo dal sole diretto (si può creare
una zona d’ombra con una stuoia o un canniccio). Se si teme un ritorno di
freddo, bisognerà anche pensare a proteggere durante la notte le specie più
delicate. È possibile usare una bottiglia di plastica trasparente, per esempio
quella dell’acqua minerale: la si taglia a metà e si infila nella terra la parte
con il collo, ma senza il tappo. Quando la piantina si sarà irrobustita verrà
rimossa la bottiglia. Oppure si può ricorrere alle campane protettive in
vendita nei negozi specializzati.
Nei vasi che accoglieranno le nuove piantine ponete prima un pezzo di coccio,
con la parte concava verso il basso, sopra il foro di scolo dell’acqua, poi
dell’argilla espansa per favorire il drenaggio e quindi il terriccio.
Conviene annaffiare la sera nei mesi caldi per evitare che l’acqua evapori
prima di essere assorbita dalle radici, e la mattina nei mesi freddi per evitare
ristagni durante la notte. In primavera e in autunno bagnate a metà giornata.
Inoltre, con parsimonia, le piante in vaso vanno annaffiate anche in inverno.
LA RACCOLTA
Anche per la raccolta, uno dei momenti più graditi che riserva un orto, sarà
utile qualche accorgimento se si desiderano ortaggi di bell’aspetto e di buona
conservazione. Sono semplici regole di buon senso, che tuttavia è meglio
seguire.
AGLIO, SCALOGNO & CO.: è questo il periodo idoneo alla messa a dimora
di aglio, scalogno e varietà di cipolla a bulbo piccolo, approfittando del fatto
che le zolle sono state sbriciolate dal gelo: questi ortaggi richiedono infatti un
substrato sciolto. Dell’aglio si utilizzano gli spicchi più esterni (bulbilli) del
bulbo madre, scegliendo quelli meglio sviluppati e completi di tuniche.
Vanno interrati a una profondità di 3-5 cm con l’apice rivolto verso l’alto; la
distanza sulla fila sarà di circa 12-15 cm e tra le file di circa 20-30 cm. Dopo
l’impianto, in zone a rischio di gelate è meglio coprire l’area con una
protezione di tessuto non tessuto.
ALLESTIMENTO DELL’ASPARAGIAIA
COSA SI SEMINA: fino alla metà del mese si effettua ancora la semina in
coltura protetta di anguria, cardo (varietà precoci), melone, sedano, zucca,
zucchina. All’aperto, invece, con una distribuzione del seme su file, è la volta
di acetosa, aneto, barbabietola, carota, crescione, prezzemolo, ravanello,
rucola; dalla seconda metà del mese, anguria, cetriolo, fagiolino, fagiolo,
melone, pomodoro, zucca, zucchina. Nelle aiuole destinate alle piante da
sovescio, che arricchiscono il terreno di azoto, si seminano crescione, facelia,
senape, trifoglio.
LAVORI DA FARE: se non è già stato fatto nel mese precedente, effettuate la
rincalzatura delle piantine di fava, melanzana, patata, peperone, pisello,
pomodoro. Utilizzando preferibilmente una zappa a punta quadrata, si
addossa alla base delle piante un quantitativo più o meno rilevante di terreno
prelevato dall’interfilare. L’operazione consente una migliore protezione
delle radici e della base del fusto, favorisce il radicamento e, grazie alla
formazione di solchetti laterali, permette una più agevole irrigazione. In
questo periodo è bene eseguire periodicamente sulle piante di pomodoro la
sfemminellatura, cioè l’asportazione dei germogli che si formano all’ascella
delle foglie.
DISTRIBUIRE L’ACQUA
• L’irrigazione frequente dell’orto è una pratica fondamentale per ottenere
buone produzioni e va eseguita con opportuni accorgimenti, scegliendo
preferibilmente le ore del primo mattino o della tarda sera.
• Il miglior metodo d’irrigazione è quello per scorrimento o infiltrazione
laterale: l’acqua viene fatta scorrere nei solchi ricavati tra una fila e l’altra di
ortaggi, e arriva gradualmente alle radici delle piante. In questo modo si evita
di bagnare la vegetazione e quindi, nelle giornate calde e soleggiate, è possibile
scongiurare il dannoso “effetto lente” provocato dal sole sulle gocce d’acqua,
con la conseguente bruciatura delle foglie.
• Un altro sistema efficace prevede l’uso di tubi di plastica microforata o
porosa, che vanno distesi e fissati lungo i filari: così si mantiene una giusta
umidità del terreno evitando eccessi o squilibri idrici.
• In ogni caso è bene evitare irrigazioni a pioggia o a spruzzo.
COSA SI SEMINA: fino alla metà del mese sono ancora possibili le semine
all’aperto di ortaggi che daranno una ricca produzione estiva, come anguria,
carota, cetriolino, cetriolo, melone, pomodoro, ravanello, rucola, zucca,
zucchina.
Struttura con cerchio e paletti (1), per piante erbacee da fiore con steli alti e
sottili (Delphinium, dalie giganti, aster...). Pali e fili metallici (2), per varietà di
pomodoro a crescita indeterminata.
• I tutori, o sostegni, servono ad agevolare il portamento della pianta e quindi le
operazioni colturali ed evitano che il vento provochi inclinazione e
sradicamento del fusto.
• Per il cetriolo e il pisello è preferibile ricorrere a una rete a maglie larghe
fissata a pali ben piantati nel terreno, variando l’altezza a seconda delle
varietà.
• Per la melanzana e il peperone si usano tutori singoli, preferibilmente canne
di bambù, ma anche paletti o rami senza fogliame. I tutori vanno posti nel
terreno prima del trapianto, così da non rovinare le radici della pianta adulta.
• Per le varietà di pomodoro con portamento indeterminato si procede come
segue: alla testa delle file si infiggono 2 pali e tra questi si tendono fili zincati
distanziandoli 30-40 cm l’uno dall’altro; in prossimità delle piante si
dispongono altri tutori legati ai fili.
• Anche alcune piante perenni da giardino, come i Delphinium, hanno fusti
erbacei delicati, da sostenere con cerchi in plastica provvisti di raggi cui legare
i rami. Ogni cerchio sarà a sua volta legato a 3-4 paletti regolarmente
distanziati, sui quali può scorrere dando supporto alla pianta man mano che
questa cresce, così da restare mimetizzato tra le foglie.
• I tutori vanno infissi nel terreno a circa 20-30 cm. Assecondando con costanza
la crescita della pianta, si fissano i palchi alla struttura di sostegno utilizzando
lacci tubolari di plastica; la legatura deve essere morbida per non scalfire i
fusti e va periodicamente controllata per evitare che si allenti o che il fusto
ingrossandosi ne risulti strozzato.
• Se si riutilizzano strutture di sostegno dell’anno precedente, è opportuno
disinfettarle con solfato di rame prima dell’uso.
Luglio
DISTRIBUIRE L’ACQUA: gli ortaggi vegetano molto bene con il sole caldo e
intenso del mese di luglio. Non sarà quindi necessario predisporre protezioni
dai raggi solari, ma soltanto assicurare una frequente distribuzione d’acqua,
meglio se per scorrimento-infiltrazione laterale.
Per un impiego razionale dell’acqua e per mantenere sotto controllo lo
sviluppo delle erbe infestanti, si consiglia di pacciamare la base delle piante
(se coltivate a file) con film di polietilene nero, paglia o tessuto non tessuto.
In caso contrario devono essere effettuate frequenti zappettature superficiali.
CIMATURA E SFEMMINELLATURA
L’IMBIANCHIMENTO
• Un’operazione da eseguire in agosto è l’imbianchimento dei cespi di indivia
riccia e scarola (le varietà che lo richiedono), porro e sedano, al fine di rendere
più dolce e tenero il prodotto.
• Per scarola e indivia (1) si provvede a legare i cespi con spago o rafia, in
modo che il cuore, non prendendo più luce, diventi bianco. Un altro sistema
artigianale consiste nel coprire i cespi di indivia riccia con un piatto o un vaso
di terracotta rovesciati. In questo caso si dovrà usare l’avvertenza di oscurare
con un pezzo di mattone il foro di drenaggio.
• Per il sedano, conviene selezionare le piante più belle, estirparle e, una volta
avvicinate tutte le foglie, legare i cespi a metà del fusto e sotto la chioma; infine
si tagliano le radici di 1/3 della loro lunghezza. I cespi così preparati si
interrano in un solco già predisposto nel terreno o in cassoni, ricoprendo poi
con sabbia mista a terra (2). Sullo strato di terra deve essere disteso un telo di
plastica che preservi le piante dalle piogge.
Settembre
LAVORI DA FARE: nel mese di settembre i lavori sono ancora numerosi e le
raccolte abbondanti. Se non è stato fatto nel mese precedente è opportuno
rincalzare le piante della vecchia carciofaia, il finocchio, il porro e il sedano
per indurre l’imbianchimento. Il procedimento interessa anche le piante di
indivia riccia, scarola e radicchio di Treviso precoce, che diventano così più
saporite e croccanti.
COSA SI RACCOGLIE: molti tra gli ortaggi raccolti sono adatti alla
conservazione: in agrodolce (cipolla, cipollina), sottaceto (cipolla, cetriolo,
fagiolino, peperone), sottolio (cipolla, melanzana, peperone, zucchina). Per
garantire la buona riuscita e un lungo mantenimento delle conserve è
necessario utilizzare verdure fresche, meglio se appena raccolte in Luna
calante.
Ottobre
ARRIVA L’AUTUNNO: il fogliame inizia a mutare la colorazione assumendo
le tipiche tinte autunnali, il calo delle temperature e del numero di ore di luce
riduce notevolmente l’attività nell’orto: con l’accorciamento del giorno, il
flusso della linfa comincia gradualmente a rallentare fino a interrompersi e le
piante entrano nel sonno biologico. Le irrigazioni diventano meno frequenti e
abbondanti, fino a cessare. Ma l’autunno offre anche le ultime piacevoli
fioriture e un ricco raccolto; numerosi sono i lavori da svolgere nel corso di
questo mese al fine di assicurarsi vitalità e colore sia in inverno sia
successivamente, durante la bella stagione.
LAVORI DA FARE: come nel mese precedente, man mano che una coltura
esaurisce il suo ciclo è necessario provvedere alla rimozione della
vegetazione e alla pulizia e vangatura del terreno della proda. Se è necessario,
durante la vangatura si possono interrare letame maturo e sostanze
disinfettanti che assicurino protezione e distruzione di agenti patogeni. La
vangatura deve essere profonda, ma la zolla deve rimanere integra: saranno
gli agenti atmosferici (acqua, gelo e disgelo) a sminuzzarla e renderla friabile,
conservandone il contenuto nutritivo (humus).
È preferibile che i sentieri di camminamento tra le prode dell’orto siano ben
livellati per evitare il ristagno dell’acqua e per facilitare il passaggio sul
terreno inevitabilmente fangoso; si può stendere un po’ di paglia nei passaggi
più frequentati.
ORDINE E PULIZIA
DIFESA: la lotta diretta è diversa e articolata, oltre alla distruzione delle parti
lese si può ricorrere a esche avvelenate, trattamenti a base di infuso di
assenzio e, in casi particolarmente gravi, piretro oppure rotenone. Anche
l’impiego di Bacillus thuringiensis ha dato esiti positivi nella lotta alle
agrotidi.
DIFESA: consiste nella distruzione delle parti attaccate. Solo in caso di forti
attacchi si può ricorrere al piretro, al legno quassio e al rotenone.
PREVENZIONE: come prevenzione è consigliabile aspergere di litotamnio le
foglie quando queste sono umide di rugiada. Può essere inoltre opportuno
consociare l’asparago con il basilico, che svolge un’azione repellente. Per
quanto riguarda le liliacee, è preferibile non fare uso letame fresco e scegliere
varietà tardive; nelle ore più calde della giornata, è bene arieggiare le colture
protette, affinché non si verifichino ristagni di umidità, che favoriscono la
comparsa di marciumi.
Dorifora
DESCRIZIONE DEI DANNI: è un grazioso quanto indesiderato coleottero i
cui adulti misurano circa 1 cm di lunghezza e sono di colore giallo-aranciato
con 10 linee longitudinali sul dorso.
Sverna come adulto nel terreno e inizia la sua attività in primavera, appena la
temperatura del suolo raggiunge i 14°C. L’azione della dorifora avviene a
danno dell’apparato epigeo, utilizzato completamente, con l’eccezione delle
nervature principali, da larve e adulti. In caso di forte attacco, l’apparato
fogliare può essere totalmente distrutto e il raccolto compromesso.
DIFESA: la difesa diretta contro questa malattia si basa sulla distruzione delle
piante infette.
PREVENZIONE: l’ernia si previene soprattutto usando sementi di varietà
resistenti, evitando di coltivare crocifere sullo stesso terreno prima che siano
trascorsi almeno 7 anni e utilizzando letame ben maturo. Si rivela opportuno
anche somministrare calce al terreno, dal momento che l’acidità è uno dei
fattori che favoriscono la malattia.
Grillotalpa
DESCRIZIONE DEI DANNI: è un grosso insetto bruno scuro, lungo circa 4-5
cm e munito di ali anteriori, che attraverso gallerie e cunicoli scavati nel
terreno giunge a spezzare e rodere radici e colletto di molte piante, soprattutto
giovani, causandone appassimento e morte in tempi rapidi. Esce
preferibilmente la notte ed è molto frequente nei terreni umidi e ricchi di
sostanza organica. Predilige in modo particolare i tuberi di patata ed è un
animale incredibilmente vorace.
DIFESA: il grillotalpa si combatte versando nei fori delle sue gallerie una
miscela composta da 50 ml di olio vegetale, 20 ml di piretro, 10 l di acqua,
oppure interrando nel suolo recipienti profondi dalle pareti lisce da svuotarsi
con regolarità. Un rimedio particolarmente utile è costituito dall’impiego di
esche avvelenate, che devono essere posizionate dopo aver annaffiato il
terreno per farlo uscire dalla tana.
PREVENZIONE: non esistono molti mezzi difesa preventiva, un consiglio
utile è quello di non lasciare sul terreno residui di coltivazioni ed evitare
concimazioni troppo ricche di letame.
Lumache e limacce
DESCRIZIONE DEI DANNI: la presenza di lumache (con la conchiglia) e
limacce (senza conchiglia) è facilmente riscontrabile dalle iridescenti tracce
di bava visibili sul terreno; i germogli inoltre risultano rosicchiati o,
addirittura, completamente divorati. I danni provocati da questi animali sono
anche indiretti, in quanto le piante attaccate diventano particolarmente
esposte all’azione di funghi, batteri e virus. Lumache e limacce sono animali
costantemente presenti nell’orto, soprattutto quando il clima è umido.
DIFESA: la lotta diretta consiste nel distribuire farina di rocce o di alghe sulle
giovani piantine, distruggere oppure ben compostare le piante attaccate,
asportando con esse anche il pane di terra circostante che può contenere le
uova, annaffiare con sapone nero diluito in acqua.
Possono essere impiegati anche alcuni tipi di coleotteri e acari che si nutrono
delle uova della mosca del cavolo.
SISTEMAZIONE A PORCHE
Nei piccoli orti caratterizzati da terreni molto compatti si può dare all’aglio una
sistemazione a porche, per ridurre almeno in parte i danni provocati dal ristagno
dell’acqua.
RACCOLTA DELL’AGLIO
SUL BALCONE
Scelta della varietà Nella scelta del tipo di aglio bisogna tener conto che quello
bianco resiste meglio al freddo, si conserva più a lungo e ha un sapore più forte,
mentre quello rosa ha un gusto più delicato, si può coltivare soltanto nelle zone
con clima invernale non troppo rigido ed è più sensibile all’umidità.
Clima Preferisce un clima caldo e asciutto, preferibilmente nelle esposizioni a
mezzogiorno.
Impianto o semina Gli spicchi dell’aglio (bulbilli) si piantano in marzo
direttamente a dimora, con la punta rivolta verso l’alto e leggermente affiorante
dalla terra: in un vaso largo 30 cm se ne possono piantare nove.
Coltivazione Vuole un terriccio universale leggero, senza ristagni di umidità e
concimato con fertilizzanti ricchi di fosforo e potassio. Le irrigazioni devono
essere regolari ma non eccessive. Quando le piante cominciano a fiorire,
bisogna eliminare il fiore per favorire l’ingrossamento dei bulbi.
Attenzione: se coltivato in substrati umidi l’aglio può essere attaccato dalla
ruggine o da un altro parassita vegetale che provoca il marciume dei bulbi.
Raccolta e impiego Si estirpano i bulbi dal terreno quando le foglie cominciano
a seccare: in giugno-luglio al Sud e qualche settimana prima al Nord. Per
favorire la maturazione si possono piegare le foglie e annodarle. Una volta tolti
dal terreno, i bulbi si legano a mazzi o a trecce, si lasciano asciugare al sole per
qualche giorno e poi si appendono in un locale secco e aerato.
Questo ortaggio è più digeribile se, prima di consumarlo, si toglie il piccolo
germoglio all’interno di ogni spicchio, oppure se si usa il succo ottenuto con
l’apposito spremiaglio.
Alloro
Laurus nobilis (LAURACEE)
SUL BALCONE
Scelta della varietà Esistono esemplari maschili e femminili, e questi ultimi
producono piccole bacche lucide e nerastre. Se si vuole dunque godere anche dei
frutti, ci si deve procurare due esemplari di sesso diverso. Con le bacche si può
preparare un liquore.
Clima Se collocato in posizioni riparate sopporta freddi anche intensi, ma non
tollera i geli prolungati. Cresce bene sia al sole che a mezz’ombra.
Impianto o semina Ottenerlo da seme o da talea è lungo e complicato, quindi
conviene acquistare una pianta già pronta che, quando sarà adulta, dovrà avere
a disposizione un contenitore largo 40 cm.
Coltivazione Non è molto esigente riguardo al terreno: l’ideale però è un
terriccio di medio impasto. Va annaffiato moderatamente ma costantemente,
anche durante l’inverno, evitando i ristagni d’acqua. Si accontenta di una dose
ridotta di concime organico all’inizio della primavera. La sua crescita va tenuta
sotto controllo accorciando i rami due o tre volte all’anno. Cresce al massimo
fino a 2 m e può essere allevato ad arbusto (ed eventualmente potato a cono o a
piramide), oppure ad alberello.
Raccolta e impiego Le foglie, che si possono raccogliere in ogni mese dell’anno,
si usano fresche per aromatizzare arrosti di carne, formaggi e verdure
conservate sott’olio.
Aneto
Anethum graveolens (OMBRELLIFERE)
SUL BALCONE
Clima Ama le posizioni soleggiate e protette, e può essere coltivato in tutte le
nostre regioni.
Impianto o semina Si semina a dimora da marzo a luglio, diradando le piantine
qualora la semina sia stata troppo fitta, in modo da distanziarle fra loro di circa
20 cm.
Coltivazione Vuole un terriccio di medio impasto, ricco di humus, ben drenato e
mantenuto sempre leggermente umido ma senza ristagni d’acqua. Non sono
necessarie concimazioni aggiuntive.
Raccolta e impiego Le foglie – che si possono cominciare a raccogliere dopo 6-8
settimane dalla semina e quando la pianta ha raggiunto almeno i 20 cm di
altezza – si usano fresche o surgelate per insaporire verdure, pesci e arrosti di
carne, mentre i semi, che in realtà sono frutti e hanno un aroma di anice più
forte di quello delle foglie, si utilizzano nella preparazione di salse e verdure
sott’aceto, soprattutto cetrioli. Verso la fine dell’estate, quando i semi non sono
ancora rossicci, in una giornata asciutta si tagliano i fusti della pianta e si
lasciano al sole finché non si sono completamente seccati. Poi si staccano le
infiorescenze e si conservano in un barattolo ermeticamente chiuso.
Anguria
Citrullus lanatus (CUCURBITACEE)
CLIMA: è una pianta rustica resistente sia al freddo sia alle temperature
elevate. I migliori risultati si registrano nelle zone a clima temperato.
LA RICERCA SCIENTIFICA
Le “zampe” (rizomi), poste su un monticello di terra, si mettono a dimora a circa
40 cm di distanza.
Per la raccolta dei turioni si utilizza un apposito attrezzo con cui questi vengono
separati dal rizoma.
Barbabietola da orto
Beta vulgaris conditiva (CHENOPODIACEE)
CLIMA: non presenta esigenze particolari dal punto di vista climatico, tranne
in caso di temperature molto rigide.
TERRENO: richiede terreni sciolti o quanto meno di medio impasto, con una
buona dotazione di sostanza organica. Il pH ottimale è intorno alla neutralità.
RACCOLTA: le prime radici sono pronte dopo circa 70-150 giorni dalla
semina. Con 100 mq di superficie si ottiene una produzione di 2-3 q di radici.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Ne esistono varietà a radice allungata o rotonda, ma solo
queste ultime sono adatte ai vasi. Fra le migliori, la Tonda di Chioggia, con
polpa rosa chiaro striata di rosso, la precoce Paonazza d’Egitto e la Detroit.
Clima Predilige i climi temperati e le esposizioni soleggiate.
Impianto o semina Si semina direttamente a dimora dalla fine di febbraio a
maggio e per una pianta è necessario un vaso di circa 25 cm. Si mettono in una
buchetta 3 semi che germinano nel giro di una settimana; quando le piantine
hanno emesso la terza foglia, vanno diradate lasciando soltanto la più robusta.
Le barbabietole si possono anche seminare in vasetti di torba da trapiantare nel
contenitore definitivo dopo un mese.
Coltivazione Preferisce un terriccio leggero, fresco e fertilizzato con concimi
ricchi di potassio. Durante la crescita deve essere annaffiata spesso (se il terreno
è troppo asciutto la pianta tende a fiorire) e sostenuta con una somministrazione
di macerato d’ortica.
Raccolta e impiego Le barbabietole si raccolgono estirpandole dal terreno dopo
circa 3 mesi dalla semina, quando sono un po’ più grosse di un mandarino: se
crescono di più diventano legnose. Dopo la raccolta, per impedire alla linfa
contenuta nella radice di uscire, le foglie (che sono commestibili e si possono
cucinare come le erbette) vanno staccate non tagliandole di netto con un coltello,
ma torcendole con le mani non troppo vicino al colletto. Oltre che cotte, le
barbabietole si possono mangiare crude, grattugiate in insalata.
Basilico
Ocimum basilicum (LABIATE)
SUL BALCONE
Scelta della varietà Per la coltivazione sul balcone vanno bene il Genovese, con
foglie piccole, il Napoletano, con foglie larghe e bollose, il Red Rubin, con foglie
violacee e seghettate, e il delizioso basilico Greco, che cresce formando una
sfera perfetta e produce foglie piccolissime ma molto profumate.
Clima Il suo clima ideale è quello temperato-caldo, ma si adatta a vivere anche
in zone un po’ più fresche. Vuole stare in posizioni soleggiate al Nord e
leggermente ombreggiate per qualche ora al giorno al Sud.
Impianto o semina In marzo si può seminare in un semenzaio coperto. Si
diradano le piantine se la semina è stata troppo fitta e dopo che è spuntata la
quarta foglia, ma comunque non prima della seconda metà di aprile, si
trapiantano nei vasi da tenere all’aperto: per una pianta è sufficiente un
contenitore largo e profondo 25 cm. Il basilico si può anche seminare
direttamente a dimora in primavera inoltrata, oppure si possono acquistare le
piantine già pronte.
Coltivazione I vasi vanno riempiti con un terriccio universale ricco di sostanza
organica e le annaffiature devono essere moderate ma continue. Le infiorescenze
a spiga vanno eliminate appena si formano, mentre per stimolare l’emissione di
nuovi rametti la pianta va cimata periodicamente con l’aiuto di un paio di
forbici.
Raccolta e impiego Le foglie fresche si raccolgono da giugno a settembre
secondo la necessità. Si possono anche surgelare per consumarle durante
l’inverno.
Bietola da coste e da foglia
Beta vulgaris var. cycla (CHENOPODIACEE)
CLIMA: non presenta esigenze particolari dal punto di vista climatico, se non
in primavera quando temperature eccessivamente basse spingono con estrema
facilità la pianta a montare a seme.
RACCOLTA: inizia dopo circa 2-3 mesi dalla semina. Negli orti familiari,
invece di aspettare il massimo sviluppo e recidere le piante alla base, la
raccolta può essere scalare, raccogliendo via via le foglie esterne più grandi.
Le bietole da foglia vanno raccolte di continuo con coltello e forbici.
Bietola da costa.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Alcune varietà vengono coltivate per le loro coste larghe,
bianche e carnose, altre invece per le foglie. Per la coltivazione in vaso non sono
indicate le prime, che hanno un apparato radicale troppo ingombrante, bensì
quelle da taglio, le cosiddette “erbette”, che sono anche molto generose nella
loro produzione.
Clima Nelle regioni più calde preferisce una posizione a mezz’ombra, mentre
nelle zone caratterizzate da inverni molto rigidi deve essere protetta dal gelo per
evitare danni alle foglie.
Impianto o semina La semina, direttamente a dimora in cassette che possono
anche essere profonde solo 25 cm, comincia alla fine di febbraio, quando è
passato il pericolo delle gelate, e può protrarsi fino alla metà di agosto. Se la
semina avviene nei mesi più caldi, i vasi vanno protetti dai raggi diretti del sole.
Coltivazione Non ha esigenze particolari riguardo al terreno, che però deve
essere costantemente umido per evitare che le foglie ingialliscano. Fra una
raccolta e l’altra va fertilizzata con concimi a base di azoto e calcio.
Raccolta e impiego È pronta per la raccolta dopo circa un mese dalla semina:
quando le foglie hanno superato i 25 cm di altezza, vanno tagliate con un coltello
a due dita da terra. Si formeranno velocemente nuove foglie, e così si potrà
procedere a ulteriori tagli.
Le bietole si possono mangiare lesse, sminuzzate in un minestrone, oppure, se
raccolte un po’ in anticipo, anche crude in insalata.
Carciofo
Cynara scolymus (COMPOSITE)
CLIMA: è una pianta tipica dei climi miti, caldi e asciutti, particolarmente
sensibile alle brinate, soprattutto durante il periodo di produzione, e ai
ristagni d’acqua, che oltre a favorire l’insorgere di marciumi radicali
stimolano la pianta a un eccessivo sviluppo vegetativo a discapito della
produzione di capolini.
LA CRESCITA
Carota cresciuta tra 10 e 15°C.
Semina a spaglio.
Semina a file. La carota viene seminata a file distanti tra loro 20 cm, con una
distanza sulla fila di 5-6 cm.
SUL BALCONE
Scelta della varietà In origine le carote erano rosso-violacee, poco dolci e con il
cuore duro e legnoso. Le varietà moderne, molto più tenere e con la polpa
arancione, sono state create in Olanda nel XVII secolo. Per i vasi sono indicate
solo quelle a fittone corto: per esempio la Parigina rossa, molto precoce e con la
radice a forma di trottola, oppure la Parmex, una mini carota a fittone quasi
tondo.
Clima Le carote possono vegetare in qualunque clima, anche se preferiscono
quelli temperato-freschi e una temperatura compresa tra 16 e 20°C.
Impianto o semina Si seminano direttamente a dimora dalla fine di febbraio (le
più precoci) fino a giugno (varietà tardive). In un vaso largo e profondo almeno
30 cm si possono coltivare 8 piantine, mettendo pochi semi in ogni buchetto e
coprendoli con sabbia fine. Quando le piantine avranno raggiunto l’altezza di 3-
4 cm, più o meno dopo tre settimane, vanno eliminate quelle più deboli
lasciandone una sola per buco (per favorire l’estrazione e non rischiare di
smuovere quella superstite, il terriccio deve essere ben inumidito). Se la semina
viene fatta in giugno, i vasi vanno tenuti all’ombra fino a germinazione avvenuta,
per poi aumentare molto gradualmente il tempo di esposizione al sole.
Coltivazione Crescono meglio in un terriccio di medio impasto, arricchito con un
fertilizzante bilanciato: un eccesso di azoto provoca il rigoglio della vegetazione
a scapito della parte sotterranea. Vanno innaffiate spesso, sia subito dopo la
semina sia in seguito, perché in un terreno asciutto la radice diventa legnosa e
rimane piccola; meglio non usare acqua troppo fredda, che causa spaccature.
Durante la crescita vanno sostenute con una somministrazione di macerato
d’ortica.
Raccolta e impiego Si estraggono dal terreno leggermente umido dopo circa tre
mesi, quando le foglie cominciano a ingiallire, e comunque prima che la radice
sia completamente matura, perché in questo caso sarebbe legnosa. Se mangiate
crude, le carote sono ricche di vitamina A.
Cavolfiore
Brassica oleracea var. botrytis (CROCIFERE)
SEMINA: la facoltà germinativa dei semi del cavolfiore dura fino a 5-6 anni,
ma i risultati migliori si ottengono con semi che hanno al massimo 2 anni. Per
la germogliazione e la fuoriuscita della plantula dal terreno sono necessari da
5 a 7 giorni. La semina si protrae, a seconda delle zone e delle varietà, da
gennaio (per i cavoli estivi) a settembre (per quelli primaverili). Dopo la
semina è necessario provvedere a una leggera copertura del seme con un
sottile strato di terra distribuita manualmente o con l’aiuto di un rastrello.
Subito dopo si effettua una delicata annaffiatura. In genere si utilizzano da 2 a
4 g di semi/mq, interrati alla profondità di 1-2 cm. Si ottengono così 200-300
piantine per metro quadro di semenzaio: occorrono da 50 a 100 mq di
semenzaio per produrre le piantine necessarie a coprire un ettaro.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Esistono tante specie di cavoli – cavolo cappuccio,
cavolfiore, verza, cavolo nero – e a maturazione estiva oppure invernale. Non
sono fra gli ortaggi più adatti per una coltivazione sul balcone perché sono
ingombranti e occupano spazio, e in più crescono molto lentamente. Dal
momento che il loro ciclo vegetativo è lungo, sulle terrazze converrà coltivare
solo quelli invernali in modo da non sottrarre spazio prezioso ai tanti ortaggi
che crescono durante l’estate.
Clima I cavolfiori non sono adatti alle zone fredde (le loro infiorescenze vengono
danneggiate se la temperatura scende sotto lo zero) e temono sia l’eccessiva
umidità che il caldo e la siccità. Invece i cavoli cappucci, le verze e il cavolo
nero non sono danneggiati dalle gelate che, al contrario, ne migliorano il
sapore.
Impianto o semina è più conveniente acquistare piantine già pronte da
trapiantare singolarmente in un vaso largo e profondo almeno 40 cm in luglio-
agosto.
Coltivazione I cavoli vogliono un terreno di medio impasto, fresco e arricchito
con un fertilizzante ben dotato di azoto e potassio. Bisogna innaffiarli spesso e,
durante la crescita, vanno nutriti con una somministrazione di macerato
d’ortica.
Raccolta e impiego I cavoli cappucci vanno raccolti quando la parte centrale è
ben formata, soda e compatta, i cavolfiori invece quando l’infiorescenza si è
completamente sviluppata ma non si è ancora aperta. Del cavolo nero si possono
raccogliere solo alcune foglie alla volta a partire da quelle più esterne.
Cavolo cappuccio
Brassica oleracea var. capitata (CROCIFERE)
VARIETÀ: tra le varietà più diffuse ci sono il Cuor di bue grosso, il Rotondo
di Pisa, l’Express precocissimo e il Napoletano.
LA SEMINA
Il cavolo cappuccio si può seminare tutto l’anno in un semenzaio.
SUL BALCONE
Per la coltivazione dei cavoli sul balcone, vedi cavolfiore.
Cavolo rapa
Brassica oleracea gongyloides (CROCIFERE)
RACCOLTA: è scalare e dura più mesi a seconda delle varietà coltivate. Essa
si effettua quando il rigonfiamento del fusto ha raggiunto la misura ottimale
della varietà di appartenenza. A raccolta compiuta si monda la rapa edule da
foglie e radici.
SUL BALCONE
Per la coltivazione dei cavoli sul balcone, vedi cavolfiore.
Cece
Cicer arietinum (LEGUMINOSE)
La cimatura si effettua dopo l’emis sione della quinta foglia, recidendo lo stelo
subito prima di questa.
Nel caso del cetriolo vanno inoltre usati dei tutori alti fino a 1,5 m costituiti
da rami secchi, reti di plastica, fili sostenuti da paletti ecc.: oltre ad assicurare
uno sviluppo più regolare dei frutti, facilitano la difesa dalle infestanti,
lasciano liberi gli interfilari per l’intervento di sarchiatura e agevolano la
raccolta.
Reti di plastica
Cannette o tutori
Il cetriolo richiede costanti irrigazioni, altrimenti i frutti risultano amari.
RACCOLTA: si protrae per circa 1-2 mesi. La raccolta si effettua dopo circa
3 mesi dalla semina, quando il frutto è fisiologicamente ancora immaturo e di
un bel colore verde lucente. Per le colture da pieno campo la maturazione
commerciale viene raggiunta verso giugno-luglio. Le rese oscillano da 2-3
q/100 mq (coltura in pieno campo) fino a 8-12 q/100 mq (per quelle protette).
I frutti pronti per il consumo vanno raccolti tempestivamente per evitare di
stremare le piante.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Il cetriolo è un parente stretto del cocomero e in origine i
suoi frutti erano amari e spinosi. Alcune varietà sono a frutto grosso e si usano
crude in insalata: fra queste è possibile scegliere la White Wonder,
caratterizzata dalla buccia bianca, oppure il Lungo di Cina, che presenta frutti
sottili e lunghi fino a 40 cm.
Altre varietà invece sono a frutto piccolo e adatte alla conservazione sott’aceto:
fra queste è particolarmente indicato il Piccolo di Parigi.
Clima Il cetriolo predilige le esposizioni in pieno sole e temperature che si
mantengano sopra i 10°C.
Impianto o semina Si semina in marzo nei semenzai, per trapiantare le piantine
dopo circa un mese, oppure da aprile a giugno direttamente a dimora in vasi
larghi e profondi almeno 35 cm.
Si interrano 3-4 semi per buchetta e, quando le piantine avranno emesso le prime
2 foglie vere, si procederà al diradamento. In vendita si possono comunque
trovare anche piantine già pronte.
Coltivazione Cresce bene in un terreno fresco, ricco di sostanza organica e
concimato con un fertilizzante ad alto titolo di potassio. Ha bisogno di
irrigazioni abbondanti (ma senza ristagni d’acqua), perché altrimenti i frutti
diventano amari. È una pianta rampicante che, coltivata in piena terra, si può
lasciar correre sul terreno, mentre nei vasi bisognerà dotarla di un graticcio sul
quale si possa arrampicare. Non è invece necessario sostenere i frutti man mano
che si ingrossano.
Raccolta e impiego Si raccoglie a più riprese a partire da giugno-luglio, prima
che i frutti abbiano raggiunto il massimo del loro sviluppo e comincino a
colorarsi di giallo, ma non troppo in anticipo perché in questo caso la loro polpa
sarebbe amara.
Cicoria e Radicchio
Cichorium intybus (COMPOSITE)
A seconda delle varietà e della tecnica colturale scelta, la semina può essere
effettuata in semenzaio oppure direttamente in campo.
Cicorino.
Cicoria belga.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Fra le cicorie da taglio, le più indicate per i vasi sono la
Spadona e la Biondissima di Trieste. Fra quelle da cespo è particolarmente
croccante la varietà Pan di zucchero, una cicoria invernale con grandi foglie
verde chiaro, tenerissime, che imbiancano spontaneamente.
Clima Le cicorie resistono bene alle gelate, ma anche alle temperature elevate e
alla siccità: in questo caso però le foglie sono più coriacee e amare. Si trovano
bene anche nelle posizioni a mezz’ombra.
Impianto o semina Da marzo a settembre si possono seminare in piena terra,
dove germoglieranno in pochi giorni. Se la semina viene effettuata nei mesi
estivi, i vasi vanno tenuti all’ombra fino a quando le piantine si sono ben
irrobustite. Si possono acquistare anche piantine già pronte, offerte dai garden
center un po’ in tutti i mesi dell’anno a seconda della varietà.
Coltivazione È adatto un terriccio universale leggero e ben drenato. Le
annaffiature devono essere regolari e per le varietà che consentono diversi tagli
è utile una somministrazione di macerato d’ortica ogni 2 mesi.
Raccolta e impiego Le foglie delle cicorie da taglio si possono raccogliere
nell’arco di tutto l’anno perché, dopo il taglio quasi a livello del terreno, la
pianta rivegeta rapidamente. Invece le cicorie da cespo, che si raccolgono
tagliandole al piede, non ricacciano. Sia le une che le altre sono ottime
consumate crude in insalata.
Cipolla e Scalogno
Allium cepa, Allium ascalonicum (LILIACEE)
Cipolla bianca.
Cipolla rossa.
Cipolline borrettane.
Scalogno.
CONCIMAZIONE E CURE COLTURALI: la cipolla è particolarmente
sensibile all’apporto di sostanza organica non perfettamente decomposta, il
cui impiego favorisce l’insorgere di marcescenze e rende difficoltosa la
conservazione dei bulbi.
Cipolle invernali – Deve essere utilizzato esclusivamente letame o compost
ben maturo nella quantità di 200-300 q/ha. Meglio ancora se la concimazione
viene effettuata sulla coltura precedente. La cipolla è una grande
consumatrice di potassio, che può essere apportato al terreno mediante la
distribuzione di cenere di legna (500-600 g/10 mq), polvere di rocce (2-3
kg/100 mq) o patentkali (2-4 kg/100 mq).
La cipolla germina molto lentamente per cui, specie nei primi stadi del suo
sviluppo, risente in maniera notevole della concorrenza delle infestanti. Nella
maggior parte dei casi si rendono necessari frequenti interventi, anche ogni 8-
10 giorni, da effettuarsi in superficie per evitare di danneggiare le radici che,
com’è noto, hanno uno sviluppo estremamente superficiale.
Per quanto riguarda l’irrigazione, questa risulta necessaria solamente nei casi
in cui l’andamento della stagione metta in forse la pronta germinazione dei
semi e subito dopo il trapianto per favorire la ripresa delle piantine.
Durante il corso della vegetazione, gli adacquamenti risultano necessari solo
nelle annate particolarmente siccitose.
Cipolle primaverili – Occorre una maggiore quantità di azoto e di potassio
per aumentare la resistenza delle piantine al freddo.
CIPOLLE NOVELLE
SUL BALCONE
SEMINA: si propaga per divisione dei cespi in autunno o per seme. La semina
può avvenire all’inizio della primavera direttamente nell’orto, oppure in
semenzaio in marzo per trapiantare poi in aprile.
Le distanze da rispettare tra pianta e pianta sono di 25 cm sulla fila e di 50 cm
tra le file.
SUL BALCONE
Scelta della varietà L’erba cipollina è una bulbosa perenne alta poco più di 15
cm, che può essere usata anche come pianta decorativa per i fiori rosa e a forma
di pompon, che però, per non togliere forza alla pianta, andrebbero tagliati
appena compaiono.
Clima Vive bene sia nei climi caldi che in quelli freschi. Se in inverno la
temperatura scende sotto lo zero le sue foglie si seccano, ma poi rispuntano in
primavera. Per avere sempre a disposizione foglie fresche, si può portare la
pianta in casa e sistemarla in un angolo luminoso, per esempio davanti a una
finestra. Soprattutto al Sud preferisce le posizioni in leggera ombra.
Impianto o semina La semina può avvenire in semenzaio coperto all’inizio di
marzo, oppure in primavera direttamente a dimora in un vaso largo 20 cm. Si
possono anche acquistare le piantine già pronte.
Coltivazione Vuole un terreno di medio impasto e durante l’estate deve essere
annaffiata abbondantemente, ma, come quasi tutte le aromatiche, va concimata
con estrema moderazione. Le piante vanno rinnovate ogni 3-4 anni dividendo i
cespi a fine inverno-inizio primavera.
Raccolta e impiego Nelle zone con inverno mite la raccolta avviene lungo tutto
l’arco dell’anno tagliando le foglie rasoterra secondo la necessità e cominciando
da quelle più esterne. Si consumano fresche e crude, tritandole fini per
mescolarle alle insalate, oppure per insaporire burro e formaggi (hanno un
sapore simile a quello della cipolla). Si possono anche surgelare.
Fagiolo
Phaseolus vulgaris (LEGUMINOSE)
CLIMA: è una pianta tipica dei climi caldi o temperati, essendo sensibile alle
escursioni termiche.
La temperatura ottimale per il suo sviluppo è compresa tra i 18 e i 24°C. A 1-
2°C la pianta muore.
SISTEMI DI SOSTEGNO
Per accelerare la crescita delle piantine, si possono tenere i semi a bagno per
qualche giorno, e seminarli quando si evidenzia la radichetta.
I fagioli vanno seminati quando è lontano ogni pericolo di gelata tardiva: marzo-
aprile a Sud, maggio a Nord. In genere la semina si esegue a righe o in
postarelle di 3-4 semi.
Fagioli borlotti.
Fagiolini.
Scelta della varietà Per la coltivazione sul balcone è meglio scegliere le varietà
rampicanti come il Borlotto lingua di fuoco oppure lo Spagna bianco. Per
quanto riguarda i fagiolini, fra le varietà nane più pregiate figurano Allegria e
Burro di Rocquencourt. Fra le varietà rampicanti invece è particolarmente
decorativo il Trionfo violetto, con legumi viola scuro che diventano di un verde
lucente durante la cottura.
Clima I fagioli crescono bene nei climi temperato-caldi. Resistono al caldo ma
soffrono il freddo, il vento e l’umidità. I fagiolini richiedono una posizione
soleggiata e non sopportano né il freddo né il caldo intenso.
Impianto o semina Nelle zone più calde i fagioli si possono seminare
direttamente a dimora (in un vaso largo e profondo almeno 45 cm) all’inizio
della primavera (si mettono 2 o 3 semi in una buchetta), mentre al Nord bisogna
aspettare la primavera inoltrata. Si possono anche seminare in vasetti di torba
da tenere in casa e interrare poi nel vaso definitivo al momento opportuno. I
fagiolini si seminano direttamente a dimora dall’inizio di aprile fino a luglio,
interrando 2-3 semi in ogni buchetta, dei quali poi si conserverà solo il
germoglio migliore. Un vaso largo 45 cm può ospitare 5 piante.
Coltivazione Fagioli e fagiolini prediligono un terriccio di medio impasto,
soffice e fresco, annaffiato abbondantemente, ma senza ristagni d’acqua.
Bisogna inoltre evitare di bagnare le foglie, per non favorire l’insorgere di
malattie. Durante la crescita è utile somministrare fertilizzante ricco di fosforo e
potassio. Per le varietà rampicanti deve inoltre essere previsto un tutore o un
graticcio alto almeno 1,5 m (va bene anche la ringhiera del balcone) dove fagioli
e fagiolini si arrampicheranno spontaneamente.
Raccolta e impiego I fagioli si colgono a più riprese dopo circa 80-120 giorni
dalla semina, quando il baccello è ancora tenero ma i semi si sono
completamente ingrossati. I fagiolini si raccolgono dopo 9-12 settimane dalla
semina, staccandoli dalla pianta ogni 2 giorni prima che si ingrossino troppo e si
formi il filo. Dopo 2 o 3 raccolte la pianta smetterà di fiorire e andrà estirpata.
Fava
Vicia faba (LEGUMINOSE)
TERRENO: è una pianta molto rustica, che si adatta bene a gran parte dei
terreni anche se predilige quelli fertili, ricchi di calcio e di acqua, argillosi,
ma comunque privi di ristagni d’acqua e con una buona dotazione di sostanza
organica. Il pH ottimale è quello alcalino.
Finocchio dolce.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Non è adattissimo al terrazzo perché occupa molto spazio,
ma vale la pena di coltivarne almeno un esemplare per ammirare le sue foglie
profumate, leggere e finemente divise. Fra le varietà più diffuse, il Gigante di
Napoli e il Grosso di Sicilia.
Clima Non sopporta i freddi intensi, perciò è indicato per le zone in cui il
termometro non scende di molti gradi sotto lo zero. Predilige il pieno sole.
Impianto o semina Conviene ricorrere a una piantina già pronta, che si può
mettere a dimora da agosto fino a novembre in un vaso largo e profondo almeno
30 cm.
Coltivazione Il finocchio preferisce un terriccio di medio impasto, fresco e
concimato utilizzando un fertilizzante ricco di fosforo.
Subito dopo il trapianto sono necessarie abbondanti annaffiature, con
l’accortenza di evitare però i ristagni di acqua.
Raccolta e impiego La raccolta avviene a partire dall’autunno inoltrato. Quando
il grumolo si è sufficientemente ingrossato, si estirpa la pianta dalla terra e si
tagliano sia il fittone che le foglie.
Fragola
Fragaria vesca (ROSACEE)
SUL BALCONE
Scelta della varietà Ne esistono numerose varietà, a frutti grandi o piccoli e
capaci di offrire uno oppure più raccolti nel corso del ciclo vegetativo. Nelle
regioni caratterizzate da un clima caldo e asciutto è meglio scegliere quelle a
frutto grosso, che sono più resistenti alla siccità: per esempio la rifiorente
Anabelle, i cui frutti hanno un delizioso sapore che ricorda quello delle fragole
di bosco. Nelle zone più fresche invece si può piantare la Reine des Vallées, una
varietà che non produce stoloni, con frutti piccoli e profumatissimi. Esiste anche
una varietà i cui stoloni, lunghi fino a oltre 1 m, si possono far arrampicare su
un tutore, fissandoli, oppure si lasciano cadere a cascata da un vaso pensile con
un effetto molto decorativo.
Clima Le fragole prediligono le esposizioni riparate e soleggiate al Nord e
parzialmente ombreggiate al Sud.
Impianto o semina In commercio si trovano piantine già pronte da sistemare nei
vasi in autunno o in primavera. Si accontentano di un contenitore di piccole
dimensioni e stanno bene anche nelle “tasche” dei vasi a forma di orcio.
Coltivazione Si trovano meglio in un terriccio leggermente acido e ricco di
humus. Non sopportano i ristagni d’acqua ed esigono concimazioni con
fertilizzanti ricchi di fosforo e potassio. Ogni 3 o 4 anni le piantine di fragole
devono essere rinnovate; se ne possono acquistare di nuove, oppure in giugno si
possono far radicare in un vasetto gli stoloni più vigorosi prodotti dalle vecchie
piante: in autunno, dopo essere stati separati dalla pianta madre, potranno
essere trapiantati al loro posto.
Raccolta e impiego Le fragole maturano a partire dal mese di maggio e le
varietà rifiorenti producono a più riprese fino ai primi geli. Se raccolte nelle
prime ore della mattina sono più profumate: quelle a frutto grosso si colgono
recidendo il peduncolo con le unghie, mentre le fragole a frutto piccolo vanno
staccate senza picciolo.
Indivie
Cichorium endivia (COMPOSITE)
La semina in pieno campo delle indivie si effettua da luglio alla fine di settembre.
Le file distano fra loro 30-50 cm, e la profondità di semina è di 1-2 cm.
Scelta della varietà Le varietà ricce hanno foglie increspate e sottili, mentre la
scarola ha foglie più grandi e solo leggermente ondulate. Fra le prime è molto
pregiata la Riccia d’inverno, caratterizzata da foglie crespate e croccanti
disposte a rosetta, mentre fra le seconde si può scegliere la Full Heart, una
varietà che non ha bisogno di essere legata dal momento che i suoi cespi si
imbiancano spontaneamente.
Clima Si tratta di ortaggi che resistono bene al freddo (soprattutto la scarola),
ma non sopportano né la siccità né i luoghi umidi.
Impianto o semina Si possono comprare piantine già pronte da trapiantare nei
vasi da settembre a novembre, in modo da averle a disposizione per l’autunno e
l’inverno. Come tutte le insalate, non hanno bisogno di contenitori molto grandi
e profondi.
Coltivazione Vogliono un terriccio di medio impasto, fresco e ben fertilizzato. Le
annaffiature devono essere regolari, evitando però i ristagni d’acqua. Per
rendere più dolci e croccanti le loro foglie bisogna “imbiancarle”, cioè ripararle
dai raggi del sole legando i cespi con un filo di rafia, oppure coprendoli con un
vaso di terracotta rovesciato del quale sarà stato tappato con un coccio il foro di
drenaggio: l’imbiancamento avviene entro 10-15 giorni.
La legatura deve essere fatta quando i cespi sono perfettamente asciutti e in
seguito, per non favorire la comparsa di malattie, bisogna evitare che l’acqua
delle annaffiature finisca fra le foglie.
Raccolta e impiego Le ricce, più delicate, in genere si raccolgono entro
l’autunno, mentre la scarola, più resistente al freddo, si può raccogliere anche
durante l’inverno. I cespi vanno tagliati a fior di terra utilizzando un coltellino.
Lampone
Rubus idaeus (MALVACEE)
L’impianto viene fatto a filari, dove i rami fruttiferi sono sostenuti da robusti
pali con fili (distanza tra le file 2,5-3 m; sulla fila 70-80 cm).
Lungo la fila, inoltre, si scaverà un solco profondo circa 60-70 cm che verrà
riempito per metà con letame maturo con l’aggiunta di cenere di legna (100
g/pianta) e calce idrata nei terreni molto acidi (circa 100-200 g/pianta).
SUL BALCONE
Scelta della varietà Fra le migliori varietà rifiorenti a frutto giallo figura la Fall
Gold, mentre fra quelle a frutto rosso la September e la Heritage. La varietà
Magnific Delbard dà un solo raccolto, ma i suoi frutti rossi sono
straordinariamente grossi.
Clima Si può coltivare soltanto nelle zone con clima fresco e mediamente umido,
e in posizioni a mezz’ombra.
Impianto o semina Va messo a dimora a partire da novembre e fino a febbraio
(le piante si possono acquistare anche a radice nuda) in un vaso largo 45 cm.
Coltivazione Il terriccio deve essere di medio impasto, leggermente acido e ben
drenato. Le irrigazioni devono essere costanti, evitando i ristagni d’acqua.
Quando le piante sono in riposo vegetativo, vanno tagliate alla base: in questo
modo saranno più produttive. Hanno bisogno di un’abbondante concimazione
organica all’inizio della primavera.
Raccolta e impiego I frutti maturano in giugno e, nelle varietà rifiorenti, anche
da agosto a metà ottobre. Per coglierli, si stringe delicatamente il frutto maturo
fra le dita e si tira verso il basso.
Lattughe
Lactuca sativa (COMPOSITE)
La semina in pieno campo si effettua in solchi distanti 30-40 cm, inserendo nel
solco non più di 12 semi ogni 30 cm.
Appena le piantine emettono la quarta-quinta foglia, si esegue il diradamento a
25-30 cm.
Coltivazione di aglio consociato a lattuga. Tutte le piante liliacee (in questo esempio
l’aglio) esplicano un buon effetto repellente nei confronti degli acari.
Lattuga romana.
Lattuga brasiliana.
Lattuga a cappuccio.
Il trapianto delle lattughe deve essere effettuato dopo 30-40 giorni dalla semina,
quando le piantine misurano circa 5-7 cm d’altezza e presentano 4-6 foglie.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Fra le varietà di lattuga romana più indicate, la Bionda
degli ortolani, che si può raccogliere sia in estate che in autunno, e la Verde
d’inverno, resistente al freddo e destinata a un raccolto invernale e primaverile.
Tra le lattughe a cappuccio, invece, la Regina di maggio che ha foglie
leggermente sfumate di rosso e si raccoglie alla fine della primavera e la
Trocadero la Preferita, che si raccoglie in inverno e ha foglie sfumate di rosa.
Clima Grazie alle sue numerose varietà, la lattuga si adatta a tutti i tipi di clima,
però non sopporta il freddo troppo intenso e nelle regioni più calde preferisce le
posizioni a mezz’ombra, ma comunque luminose e ben aerate.
Impianto o semina A seconda della varietà (più o meno resistente al caldo e alla
salita a seme) si possono seminare in semenzaio già in marzo per trapiantarle
nei vasi definitivi, profondi anche solo 25 cm, quando le piantine hanno 4 o 5
foglie, oppure si possono seminare direttamente a dimora da aprile a giugno e
da agosto a settembre. Se le semine vengono effettuate nei mesi più caldi i vasi
dovranno essere protetti dai raggi del sole. Nei garden center si trovano anche
piantine già pronte per il trapianto.
Coltivazione Le lattughe preferiscono un terreno di medio impasto, fertile e ben
drenato. Le annaffiature devono essere non eccessive ma costanti, perché una
carenza d’acqua può indurre le piante a fiorire in anticipo. Per non favorire gli
attacchi di parassiti bisogna limitare le concimazioni azotate, mentre per
incoraggiare la formazione del cappuccio le lattughe invernali vanno interrate
un po’ più a fondo di quelle estive. Per imbianchire la lattuga romana e renderla
così più croccante, si può legarne il cespo con un filo di rafia poco prima della
raccolta.
Raccolta e impiego La raccolta, che a seconda della varietà può avvenire in tutte
le stagioni, va eseguita un po’ prima del pieno sviluppo del cespo, quando le
foglie sono ancora tenere: si estirpa la pianta dalla terra e si taglia il fittone in
corrispondenza del colletto.
Maggiorana
Origanum majorana (LABIATE)
SUL BALCONE
Clima È una specie abbastanza rustica, ma nelle zone più fredde in inverno va
protetta con un telo di tessuto-non tessuto o con altro materiale isolante. Si trova
bene nelle posizioni in pieno sole.
Impianto o semina Si semina in semenzaio coperto in febbraio-marzo (la
temperatura deve mantenersi costantemente sopra i 10°C), oppure direttamente
a dimora in aprile. Nei negozi specializzati è possibile anche acquistare le
piantine già pronte.
Coltivazione Preferisce un terriccio ben drenato e di medio impasto. Le
concimazioni, da eseguire in primavera con un fertilizzante completo, devono
essere scarse. In autunno i suoi fusti vanno tagliati a circa 2/3 della lunghezza.
Volendo moltiplicarla per ottenere nuove piante, si può dividere il cespo in
marzo-aprile.
Raccolta e impiego Si usano sia le foglie che i fiori, freschi o essiccati. Si
raccolgono a partire da luglio, e prima che i fiori si schiudano, tagliando la cima
dei rametti che poi si legano a mazzetti e si appendono all’ombra a testa in giù.
Serve per insaporire pesce, verdure, stufati, polpette e arrosti di carne.
Mais dolce
Zea mais saccharata, Zea mais everta (GRAMINACEE)
Il mais richiede terreni molto ricchi di sostanza organica, arricchiti con fosforo e
potassio.
Il diradamento e la sarchiatura per impedire la competizione delle erbacce
sono le cure necessarie nei primi stadi di crescita.
In piena estate è poi utile intervenire con periodiche annaffiature di soccorso
in caso di siccità, eventualmente coprendo con una pacciamatura di paglia il
terreno perché si mantenga fresco e umido.
VARIETÀ: a seconda della varietà può avere forma ovale oppure tonda
allungata. La lunga cannellina, molto precoce, è cilindrica, appuntita, con
colore viola intenso; la Race winner, precoce, ha frutti pressoché cilindrici,
color violetto intenso, quasi nero; la Violetta di Firenze, medio-precoce, è
caratterizzata da frutti ovoidali, grossi, alquanto costoluti, di color viola
pallido; la Violetta di Napoli, precoce, presenta frutto cilindrico, colore viola
intenso. Tra le altre varietà citiamo la Sicilia Ibrido F1, l’Ovale americana
Ibrido F1, l’Asmara Ibrido F1, la Bonica Ibrido F1, la Black beauty.
LA SEMINA
La semina della melanzana si effettua nelle zone meridionali a gennaio-febbraio,
in quelle settentrionali a febbraio-marzo, in letto caldo o in semenzaio riparato.
TRAPIANTO IN VIVAIO
SUL BALCONE
Scelta della varietà È un ortaggio che occupa molto spazio, ma vale comunque
la pena di coltivarne sul balcone almeno una pianta, non solo per gustare i suoi
frutti saporiti, ma anche per ammirare le foglie (verde porpora) e i fiori (lilla),
decisamente decorativi.
Se lo spazio a disposizione è limitato si può ricorrere alla minuscola Slim Jim,
che produce grappoli di frutti lunghi solo 10 cm. Se invece si può contare su un
contenitore abbastanza grande si può scegliere la tradizionale Violetta lunga,
oppure l’insolita varietà Bianca a uovo, alta al massimo 1 m e con frutti candidi.
Clima La melanzana ama i climi caldi (richiede una temperatura diurna di 22-
26°C e notturna di 15-18°C) e le esposizioni protette e soleggiate.
Impianto o semina La germinazione dei semi è lunga e laboriosa, per cui
conviene ricorrere alle piantine già pronte da sistemare nei vasi non prima della
metà di aprile, quando la temperatura esterna, compresa quella notturna, si è
intiepidita. Per ogni pianta bisogna prevedere un vaso largo e profondo almeno
40 cm.
Coltivazione Vuole un terriccio di medio impasto e ben concimato con un
fertilizzante completo. Le irrigazioni devono essere profonde e costanti ma non
sulle foglie, per non favorire lo sviluppo di malattie crittogamiche.
Per sostenere la pianta, che potrebbe essere abbattuta da un colpo di vento o dal
peso dei suoi frutti, bisogna prevedere un tutore di ferro o di legno alto almeno
50 cm, al quale andrà legato il fusto con un filo di rafia incrociato a 8. Quando
la pianta ha raggiunto i 40 cm di altezza, l’estremità del fusto va cimata e vanno
anche tolti i germogli ascellari. Durante la crescita è particolarmente utile una
somministrazione di macerato d’ortica oppure di un fertilizzante a pronto effetto.
Raccolta e impiego I frutti vanno colti prima della maturazione completa,
quando non si sono ancora formati i semi.
Melone
Cucumis melo (CUCURBITACEE)
Meloni retati.
SEMINA: da febbraio ad aprile al Centro-Nord in serra o letto caldo e al Sud
in pieno campo, oppure da aprile a giugno senza protezioni. Come è stato già
sottolineato, il melone è molto sensibile alle basse temperature, per cui la
semina all’aperto può essere eseguita solamente quando è completamente
svanito ogni pericolo di gelate tardive e la temperatura del terreno si è
stabilizzata intorno ai 12-15°C. Le radici del melone, quando vengono
spezzate, emettono sostanze cicatrizzanti che ostacolano il processo di
assorbimento. Per ridurre al minimo il rischio di danneggiarle è quindi bene
effettuare la semina in semenzaio utilizzando cubetti o vasetti di torba,
terriccio e altri substrati simili, che permettono di eseguire le operazioni di
trapianto senza danneggiare eccessivamente le radici.
RACCOLTA: in genere la raccolta dei frutti inizia nel mese di giugno, per le
varietà precoci, e dura fino a luglio-agosto. Nel Meridione alcune varietà
tardive vengono raccolte fino all’autunno.
La raccolta è a scalare quando il peduncolo comincia a screpolarsi;
contemporaneamente la scorza prende il colore tipico della varietà e cede a
una leggera pressione delle dita. A questo stadio di maturazione il frutto
emana un profumo intenso e gradevole. La raccolta avviene tagliando il
peduncolo a 4-5 cm dall’inserzione. La produzione oscilla tra i 200-250
kg/100 mq.
Quando viene emessa la quarta foglia bisogna asportare l’apice subito sopra la
seconda foglia (a).
All’ascella delle 2 foglie che sono rimaste nascono 2 nuovi rami che, non appena
emettono la quinta foglia, devono essere cimati dopo la terza foglia (b). Bisogna
fare in modo che ogni pianta sviluppi da 2 a 6 frutti, recidendo sopra la prima
foglia cresciuta dopo il frutto (c).
Menta
Mentha piperita (LABIATE)
IMPIANTO: poiché si tratta di una forma ibrida, si moltiplica per via agamica
trapiantando gli stoloni prelevati in primavera o autunno a circa 20 cm di
distanza l’uno dall’altro. Oltre ad annaffiare, soprattutto dopo l’impianto, si
debbono praticare regolari zappettature del terreno.
AVVERSITÀ: tra i nemici di questa diffusa specie, il più importante è la
ruggine della menta (Puccinia menthae), che in taluni casi si manifesta così
violentemente da compromettere la sopravvivenza della pianta.
In primavera, sui fusti e sulle nervature delle foglie, compaiono tacche
porporine e rigonfiamenti, sui quali in seguito si formano pustole giallo-
arancio dovute alle spore. Sulle lamine fogliari si notano invece, in estate e in
autunno, delle piccole pustole polverulente di colore bruno o nero. La
malattia è frequente nei luoghi molto umidi ed è favorita da eccessive
concimazioni e impianti troppo fitti.
Fra le altre crittogame si ricordano marciumi radicali (Macrophomina e
Rhizoctonia) e alcuni funghi che provocano macchie giallastre sulla
superficie delle foglie.
Tra i parassiti animali si segnalano alcuni lepidotteri, coleotteri, emitteri e
acari. Infine, vi sono numerose specie di nematodi.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Esistono diverse specie, con le foglie più o meno aromatiche.
Sono tutte erbacee perenni e sempreverdi che formano cespugli di varie altezze:
dai 10 cm della minuscola Mentha requienii (una specie prostrata, che si può
coltivare anche in un vaso pensile) alla più ingombrante M. spicata, che cresce
fino a 80 cm. La menta piperita (Mentha piperita), alta poco più di mezzo metro e
con foglie verde scuro, rugose e profumatissime, è particolarmente adatta alla
coltivazione in vaso.
Clima Tutte le specie resistono bene al freddo e al caldo. Nelle regioni
settentrionali la parte aerea si secca durante l’inverno, ma poi la pianta ricaccia
in primavera: se si vogliono avere foglie fresche anche nei mesi più freddi
conviene perciò portare il vaso in casa, sistemandolo lontano dalle fonti di
calore. Preferiscono le posizioni a mezz’ombra o, soprattutto al Sud, in ombra
completa.
Impianto o semina Conviene acquistare piante già pronte, che andranno
trapiantate all’inizio della primavera: nei garden center se ne possono trovare di
specie diverse.
Coltivazione Crescono bene in un terriccio di medio impasto e mantenuto
sempre leggermente umido. Le concimazioni, in marzo, devono essere scarse,
mentre per non esaurire la pianta le infiorescenze vanno eliminate appena
spuntano. Ogni 2 o 3 anni conviene rinnovare le piante dividendo i cespi in
marzo o in settembre-ottobre.
Raccolta e impiego Si usano le foglie – fresche o essiccate, raccolte con i
piccioli e prima della fioritura – per preparare salse, aromatizzare il tè, oppure
insaporire carni bianche, frittate, insalate e macedonie di frutta.
Mirtillo
Vaccinium corimbosum (ERICACEE)
Il mirtillo richiede un alto apporto di azoto, per questo è bene bagnare foglie e radici
con macerati vegetali.
Sia come fonte d’azoto che come fonte di tutti gli altri elementi nutritivi,
potrà senza dubbio risultare utile l’irrorazione radicale e fogliare con macerati
vegetali (ortica, equiseto, timo ecc.). Molto importante anche la
concimazione potassica e l’esclusione dell’utilizzo di tutti i concimi a
reazione alcalina e di quelli a formulazione complessa.
Il mirtillo è sensibile alla siccità prolungata e ha radici superficiali. Risulta
pertanto importante distribuire un’abbondante pacciamatura attorno alle
piante e lungo la fila (in questo caso potrà risultare ottimo l’impiego degli
aghi di pino o di altre conifere che creano condizioni molto simili a quelle di
crescita del mirtillo spontaneo nei boschi).
SUL BALCONE
Scelta della varietà I mirtilli che crescono spontanei nei boschi delle Alpi e degli
Appennini non si possono coltivare nei vasi perché non riescono ad ambientarsi
fuori dal loro habitat. Bisogna allora ricorrere al cosiddetto “mirtillo gigante
americano”, un arbusto a portamento eretto, con foglie caduche e alto al
massimo 140 cm, che produce bacche un po’ più grosse di quelle del nostro
mirtillo selvatico, ma altrettanto succose e saporite. La varietà Bluecrop resiste
fino a -8°C, mentre la varietà Duke si adatta anche alle zone con clima invernale
mite.
Clima Non teme il freddo invernale, anche se le gelate durante la fioritura, che
avviene in aprile-maggio, sono dannose. È invece inadatto alle zone
caratterizzate da estati calde e secche. Gradisce le posizioni a mezz’ombra e ha
bisogno di un’umidità ambientale piuttosto elevata.
Impianto o semina Le piante vanno acquistate alla fine dell’inverno e
trapiantate in contenitori alti almeno 45 cm (una per ogni vaso) perché il mirtillo
ha radici piuttosto profonde.
Coltivazione Vuole un terriccio sciolto, acido, senza ristagni idrici e ricco di
sostanza organica. L’acqua delle irrigazioni non deve contenere calcio; a fine
inverno va concimato con un fertilizzante completo e ricco di ferro.
Fruttifica sui rami dell’anno precedente, che poi diventano improduttivi e
possono essere eliminati.
Raccolta e impiego Le bacche del mirtillo, che maturano da metà giugno ad
agosto a seconda della zona climatica e della varietà, vanno staccate dai
grappoli soltanto quando sono di colore azzurro intenso. Si possono mangiare
crude, condite con zucchero e limone, oppure si possono usare per preparare
marmellate o gelatine.
Mora di rovo
Rubus ulmifolius (ROSACEE)
IMPIANTO: la mora si moltiplica con grande facilità sia con la talea di ramo
dell’anno, sia con la propaggine e con la margotta di punta che si preparano
interrando rami dell’anno durante il periodo estivo: il rovo è noto per la sua
facilità di radicazione.
SUL BALCONE
Scelta della varietà A differenza di quelli che crescono selvatici un po’ in tutta
Italia, i rovi coltivati sono privi di spine. La varietà Thornfree ha grossi frutti
neri e profumati, mentre Tayberry Medana è un curioso e vecchio ibrido nato
dall’incrocio fra un rovo e un lampone, e produce frutti rossi e allungati.
Clima Si adattano bene sia ai climi miti che a quelli freddi, ma perché i frutti
maturino bene sono necessari un calore estivo piuttosto elevato e una discreta
umidità atmosferica. Vogliono una posizione in pieno sole al Nord e leggermente
ombreggiata al Sud.
Impianto o semina Le piante si acquistano nei vivai in autunno e si mettono a
dimora in vasi larghi una trentina di centimetri.
Coltivazione Prediligono un terriccio di medio impasto, ricco di sostanza
organica e ben drenato. Sono piuttosto invadenti e producono tralci lunghi fino a
2 m che, per guadagnare spazio, si possono legare a tralicci o a fili metallici
fissati su una parete, coltivandoli così in verticale. Come i lamponi e i mirtilli, i
rovi producono frutti sui rami emessi nell’anno precedente: dopo la raccolta si
possono quindi tagliare quelli che hanno fruttificato. Vanno concimati con un
fertilizzante organico completo.
Raccolta e impiego I frutti, che maturano un po’ alla volta a cominciare dalla
metà di luglio e fino a settembre, vanno raccolti staccandoli delicatamente dal
ramo. Si possono mangiare crudi, conditi con zucchero e limone, oppure possono
essere usati per preparare marmellate o gelatine.
Origano
Origanum vulgare (LABIATE)
SUL BALCONE
Scelta della varietà La varietà Aureum ha foglie gialle, mentre quelle della
varietà Country Cream sono variegate di bianco.
Clima Fiorisce solo nelle zone calde e se si trova in una posizione riparata e ben
soleggiata. Nelle regioni più fredde deve essere protetto durante la cattiva
stagione, ma si adatta bene anche alla vita in casa, dove può essere coltivato per
avere foglie fresche durante i mesi invernali.
Impianto o semina In primavera si acquistano piantine già pronte da rinvasare
in contenitori larghi 20 cm.
Coltivazione L’origano vuole un terreno di medio impasto, ben drenato e
piuttosto fertile. Va annaffiato soltanto quando la terra del vaso si è asciugata e
non tollera i ristagni d’acqua. Si può moltiplicare per divisione dei cespi in
primavera.
Raccolta e impiego Si usano le foglie e i giovani getti, freschi oppure secchi, per
aromatizzare insalate, pizze, carni, salse e verdure. Per conservarlo, si tagliano i
rametti prima che i fiori si schiudano, poi si riuniscono in mazzetti e si fanno
seccare all’ombra appendendoli a testa in giù.
Patata
Solanum tuberosum (SOLANACEE)
Patata rossa.
Patata gialla.
La difesa dalle infestanti si basa sulle tecniche della sarchiatura e della
rincalzatura. Fino all’apparire dei germogli sui solchi, si erpica leggermente,
se necessario. In seguito si ricorre alla rincalzatura, che favorisce la
tuberizzazione, evita l’inverdimento dei tuberi e ne facilita la raccolta. Deve
essere sufficientemente precoce per non disturbare i tuberi e, nel contempo,
tardiva, poiché rappresenta l’ultima operazione diserbante prima della
chiusura dei solchi da parte della vegetazione. Non deve in ogni caso essere
troppo profonda per evitare danni alle radici e andrà ripetuta dopo 10-12
giorni, soprattutto in caso di annate siccitose. Oltre all’effetto diserbante, la
rincalzatura diminuisce l’evaporazione di acqua dal terreno.
La patata è decisamente sensibile anche a limitati periodi di carenza d’acqua
nel terreno; ogni rallentamento o arresto produttivo che si verifica per questo
motivo durante la fase di sviluppo della coltura, può provocare un mancato
accrescimento dei tuberi, che si traduce in una perdita stimata attorno ai 6-10
kg/100 mq di patate per ogni giorno di arresto produttivo.
Nei climi settentrionali, la massima sensibilità alla carenza d’acqua, si
verifica da fine aprile a tutto maggio, nella fase di inizio della stolonizzazione
e tuberizzazione, ma in questo periodo solo raramente si presenta la necessità
di utilizzo dell’acqua irrigua. La necessità è invece più forte in giugno-luglio-
agosto, mesi in cui, a seconda dell’andamento pluviometrico, sarà necessario
intervenire ogni 5-8-10-15 giorni.
RACCOLTA: sia la raccolta manuale, sia quella fatta con aratri o macchine
scavatuberi, dovrebbe danneggiare le patate il meno possibile. Bisognerà
raccogliere col tempo asciutto, lasciando i tuberi sul campo quanto basta
perché si asciughino completamente e si conservino meglio. Tale
conservazione è facilitata, nella coltivazione della patata tardiva, se il raccolto
viene effettuato con i cespi completamente seccati.
Il grado di maturazione delle patate si controlla strofinando energicamente la
buccia di alcuni tuberi: se non si stacca, significa che sono pronti per essere
raccolti e conservati.
Nel caso si desideri tenere conto della situazione astrale per la raccolta, la
tradizione indica come periodo migliore le ore pomeridiane dei 2-3 giorni che
seguono immediatamente la luna piena. Contemporaneamente alla raccolta,
va effettuata la prima cernita dei tuberi, eliminando quelli guasti e mettendo
da parte quelli molto danneggiati. Dopo la raccolta dei tuberi, sul terreno
rimangono circa 45 q/ha di sostanza secca (composta da fusti e foglie).
CLIMA E TERRENO:ci riferiamo alle sole varietà a bacca rossa e piccola, dal
sapore particolarmente piccante (var. acuminatum) e di cui esistono tipi
differenti. Poiché è una specie tipica dei climi caldi, molto sensibile alle basse
temperature, da noi il peperoncino perde la sua caratteristica perenne e
diviene annuale. Richiede terreni ricchi di sostanza organica.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Sono più piccoli dei peperoni e decisamente più ornamentali.
Ne esistono varietà con bacche più o meno piccanti, di diversa forma (a cornetto,
a lampioncino, rotondi) e diverso colore (rosso, giallo, viola). Fra le varietà più
decorative Big Wonder, con frutti che da viola virano al giallo e al rosso, mentre
fra quelle più piccanti figura il mitico Habanero a frutti rossi.
Clima La temperatura ideale è compresa fra i 15 e i 25°C; se la temperatura
scende sotto gli 8°C, i vasi vanno protetti o portati in casa. Preferisce stare al
sole al Nord e a mezz’ombra (ma sempre in posizioni luminose) al Sud.
Impianto o semina In vendita si trovano piantine già pronte per il rinvaso,
oppure si può seminare in semenzaio coperto alla fine dell’inverno, trapiantando
le piantine, appena si possono maneggiare, in vasetti di 8 cm di diametro da
tenere ancora al coperto, e poi invasandole nel loro contenitore definitivo non
prima di aprile-maggio: un vaso di 20-22 cm di diametro potrà ospitare una
pianta.
Coltivazione Il terriccio deve essere ricco di sostanza organica e ben drenato. Le
annaffiature devono essere regolari: la terra non deve mai asciugarsi
completamente, ma nemmeno essere troppo bagnata.
Raccolta e impiego I peperoncini si colgono quando sono completamente maturi,
lasciando una parte del picciolo. Si possono usare freschi oppure secchi: in
questo secondo caso vanno esposti al sole a mazzetti o legati a ghirlande. Si
possono anche seccare nel forno mantenendo la temperatura non oltre i 35°C
per non ridurne l’aroma. Una volta secchi, è possibile polverizzarli usando un
mortaio o un piccolo frullatore, ma prima è bene coprirsi la bocca e il naso con
una mascherina per non respirare la polvere irritante.
Peperone
Capsicum annuum (SOLANACEE)
CLIMA: il peperone è una pianta tipica dei climi caldi, molto sensibile alle
basse temperature (tra tutte le solanacee è la specie che presenta più esigenze
termiche).
Le condizioni ottimali per il suo sviluppo sono rappresentate da temperature
che oscillano tra i 16-18°C di notte e i 25-28°C di giorno. Temperature alte
(30-35°C), associate o meno ad alta ventosità, determinano cascola fiorale,
nonché deformazione e cascola dei frutti. Inoltre, possono provocare la
cosiddetta “scottatura o colpo di sole” sul frutto esposto ai raggi solari.
TERRENO: il peperone (il cui apparato radicale è di scarso sviluppo, nonché
sbilanciato rispetto alla parte epigea) richiede terreni di medio impasto, molto
fertili, profondi, con una buona dotazione di calcio e ben drenati. La pianta è
inoltre molto sensibile alla salinità del terreno. Il pH ottimale è tra 6,5 e 7.
Peperone rosso.
Peperone verde.
Il trapianto si esegue dopo circa 40-50 giorni dalla semina, quando le piantine
presentano la quinta foglia ben sviluppata.
La sarchiatura si effettua dopo circa 3 settimane dal trapianto, quando le
piantine hanno raggiunto l’altezza di 30-35 cm.
Per proteggere i semi dagli uccelli, si può utilizzare una rete metallica a maglie
fini.
I sostegni vanno fissati non appena le piante di piselli raggiungono un’altezza di
10 cm circa.
L’irrigazione della coltura poco prima della raccolta migliora la qualità del
prodotto.
Piselli da sgranare.
Taccole.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Per terrazzi e balconi sono da preferire i piselli mangiatutto
perché, rispetto ai piselli da sgranare, offrono un raccolto più soddisfacente dal
momento che anche la buccia è commestibile. Sono preferibili varietà
rampicanti, come Carouby, con baccelli piatti e senza filo.
Clima È resistente al freddo (la sua temperatura ideale è compresa fra i 10 e i
20°C) e preferisce una posizione soleggiata al Nord e a mezz’ombra al Sud.
Impianto o semina Si semina direttamente a dimora (un vaso largo 35 cm può
ospitare 4 piante) all’inizio della primavera, ma non oltre aprile perché è molto
sensibile al caldo.
Coltivazione Vuole un terriccio di medio impasto da mantenere fresco con
irrigazioni costanti, ma non troppo umido: se c’è carenza d’acqua si pregiudica
la fioritura e i semi si induriscono. Le concimazioni devono essere ricche di
potassio e di fosforo. Per le varietà rampicanti bisogna predisporre un graticcio
su cui possa arrampicarsi: va bene anche la ringhiera del balcone, se però non
si toglie sole e luce agli altri ortaggi.
Raccolta e impiego I baccelli si raccolgono dopo circa 3 mesi dalla semina,
quando sono ancora teneri e i semi poco sviluppati.
Pomodoro
Solanum lycopersicum (SOLANACEE)
Pomodoro insalataro.
Pomodoro allungato.
Pomodoro ciliegino.
SCACCHIATURA
I getti laterali che crescono tra le impalcature delle foglie vanno eliminati prima
che superino i 3 cm di lunghezza. Questa operazione prende il nome di
scacchiatura.
ROTAZIONI E SOSTEGNI
SUL BALCONE
Scelta della varietà Alcune delle varietà adatte ai vasi sono Cal-J, con frutti che
si conservano a lungo sulla pianta; Principe Borghese, una varietà semi nana
che si copre letteralmente di frutti dolcissimi; Pepe e Small Fry, con grappoli di
frutti grossi come una ciliegia; Big Rio, una varietà che regala frutti a forma di
uovo e adatta ai climi umidi.
Clima I pomodori sono molto sensibili al freddo e alla carenza d’acqua, mentre
prediligono i climi temperato-caldi e le esposizioni soleggiate.
Impianto o semina Si può seminare all’inizio della primavera in semenzaio
coperto o in vasetti di torba. Le piantine devono essere diradate al più presto, e
quando le superstiti hanno 4 o 5 foglie si trapiantano in un vasetto più grande
per stimolare lo sviluppo delle radici. Vanno messe nel vaso definitivo alla fine
di aprile, quando sono alte 15-20 cm circa e la temperatura esterna si sarà
alzata; le varietà più piccole possono essere ospitate in vasi larghi e profondi
solo 30 cm.
Coltivazione Il terriccio prediletto è di medio impasto e ben fornito di argilla e di
humus. Le annaffiature devono essere regolari per evitare che i frutti si
spacchino; in estate può essere necessario innaffiarli anche 2 volte al giorno, ma
senza bagnare le foglie. Essendo un ortaggio a ciclo lungo, il pomodoro si
avvantaggia di una concimazione supplementare con macerato d’ortica. Le
varietà “determinate” formano un cespuglio di altezza limitata e non richiedono
tutori, mentre le varietà “indeterminate” continuano a crescere in altezza per
tutto il ciclo vegetativo e vanno sostenute con supporti di vario tipo: canne di
bambù, graticci, fili metallici fissati al muro, ringhiere. Man mano che cresce, lo
stelo di queste varietà deve essere fissato ai sostegni con un nodo a forma di 8
fatto sotto una foglia. Vanno eliminati i germogli laterali (le femminelle)
all’ascella delle foglie e anche tutte le foglie sotto il più basso palco di frutti.
Raccolta e impiego La raccolta dei frutti comincia dopo circa 2 mesi dal
trapianto e prosegue per parecchie settimane. Per gustarne il sapore, coglieteli
quando sono completamente maturi e consumateli subito. A fine stagione invece
si raccolgono ancora acerbi e si mettono a maturare in un locale fresco.
Porro
Allium porro (LILIACEE)
CLIMA: ha una buona resistenza al freddo e si adatta bene alle più diverse
situazioni climatiche, anche se predilige le zone a clima temperato, con
inverno mite e di breve durata.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Alcune varietà hanno foglie lisce e frastagliate: piccole
quelle della varietà Comune, grandi quelle del Gigante d’Italia. Altre invece, per
esempio il Riccio verde scuro, le hanno increspate. Il prezzemolo a foglie lisce è
più aromatico.
Clima Resiste al freddo ma non al gelo, dal quale va difeso con un telo di
tessuto-non tessuto. Si trova bene nelle posizioni a mezz’ombra.
Impianto o semina È possibile seminarlo direttamente nei vasi da marzo ad
agosto, ma spunterà solo dopo 2 o 3 settimane. In alternativa si possono
acquistare piantine già pronte nel mese di aprile e sistemarle in vasi anche
piccoli: per una piantina basta un contenitore largo 12 cm.
Coltivazione Il prezzemolo vuole un terreno di medio impasto e ricco di sostanze
organiche.
Le annaffiature devono essere costanti e somministrate prima che la terra del
vaso si asciughi completamente. Dopo 2 anni va in seme, e perciò va sostituito.
Raccolta e impiego Può essere raccolto nel corso di tutto l’anno tagliando gli
steli più sviluppati o recidendo con una forbice tutta la parte aerea a un paio di
centimetri da terra: la pianta ricaccerà rapidamente, per cui si potranno
effettuare più tagli fino a quando andrà in seme. Si usano le foglie fresche o
surgelate e si consumano crude o aggiungendole alle pietanze solo a fine cottura
per non alterarne l’aroma.
Rapa
Brassica rapa (CRUCIFERE)
Cime di rapa.
Ravanello
Raphanus sativum parvus (CRUCIFERE)
La semina dei ravanelli può essere effettuata a spaglio o, come nel disegno, in
file distanziate di circa 15 cm l’una dall’altra.
Successivamente alla semina, quando le piantine hanno emesso la seconda-terza
foglia, si esegue il diradamento lasciando 15 cm tra le piante.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Ne esistono numerose varietà, a radice sferica o lunga, rossa
o bianca, ma per i vasi sono più adatti quelli precoci e a radice piccola e tonda,
come il Rosso tondo precocissimo o il Buonissimo d’Ingegnoli.
Clima Predilige i climi temperato-freschi e le posizioni a mezz’ombra.
Impianto o semina Si semina direttamente a dimora dalla fine dell’inverno a
maggio, diradando se la semina è stata troppo fitta per evitare che i ravanelli
crescano filiformi: una cassetta profonda 25 cm e larga altrettanto ne può
ospitare 9 piante.
Coltivazione I ravanelli sono fra gli ortaggi più facili da coltivare. Crescono
bene nei terricci di medio impasto e ricchi di sostanza organica. Le annaffiature
devono essere abbondanti e bisogna evitare che la terra si asciughi altrimenti
diventano troppo piccanti.
Raccolta e impiego La raccolta dei ravanelli avviene da 3 a 6 settimane dopo la
semina: se si vuole che la polpa resti croccante vanno tolti dalla terra quando
sono grossi all’incirca come una ciliegia. Le foglioline più tenere si possono
mangiare in insalata.
Ribes
Ribes nigrum, Ribes rubrum (GROSSULARIACEE)
IMPIANTO: sia il ribes rosso che quello nero si propagano molto facilmente
per talea radicata che si può preparare ad agosto: i più bei rami dell’anno
verranno asportati e, dopo averli tagliati in porzioni lunghe 20-25 cm,
verranno interrati per 3/4 nel fertile suolo del vivaio e tenuti costantemente
umidi fino alla radicazione che avverrà nella primavera successiva.
Ribes nero.
Ribes rosso.
SUL BALCONE
Scelta della varietà I ribes sono piante a portamento arbustivo, spoglianti, alte
circa 1,5 m e che producono grappoli di frutti di vario colore: rosso brillante
quelli della varietà Junifer, bianco rosato quelli della Gloire de Sablon, neri
quelli del Noir de Bourgogne, una varietà particolare che ha anche foglie
leggermente profumate, poco coltivata in Italia, ma molto diffusa nei paesi del
Centro Europa.
Clima Anche se amano il sole, i ribes prediligono le zone caratterizzate da freddi
invernali intensi e non sopportano le estati calde e asciutte.
Impianto o semina Le piante, che si acquistano nei vivai in piccoli contenitori, si
trapiantano alla fine dell’inverno in vasi profondi 40 cm.
Coltivazione Robusti e di poche pretese, i ribes hanno bisogno di pochissime
cure. Gradiscono un terriccio leggermente acido, che va abbondantemente
concimato all’inizio della primavera con un fertilizzante ricco di fosforo e di
potassio. Durante l’estate le annaffiature devono essere costanti.
Raccolta e impiego I frutti si raccolgono in luglio recidendo con le unghie il
peduncolo che unisce il grappolo al ramo. Quelli del ribes rosso si mangiano
crudi (sono ricchi di vitamina C), mentre le bacche del ribes nero si usano per
conserve o gelatine.
Rosmarino
Rosmarinus officinalis (LABIATE)
SUL BALCONE
Scelta della varietà Oltre alle varietà a portamento eretto (per esempio la
Tuscany Blue, con fiori azzurro scuro, oppure la varietà Alba, a fiori bianchi), ne
esiste anche una a portamento ricadente (Prostrata) che può trovare un’ottima
sistemazione nei vasi pensili.
Clima Il suo habitat ideale è quello delle zone miti e asciutte, ma si adatta a
vivere anche in regioni più fresche purché lo si sistemi in posizioni riparate e ben
soleggiate, dove in ogni caso le sue foglie saranno meno profumate. Se gli
inverni sono rigidi va protetto, magari ritirandolo in casa, lontano dai caloriferi
e in una posizione luminosa.
Impianto o semina La riproduzione per seme è molto lunga, perciò conviene
acquistare le piantine già pronte e sistemarle in vasi con un diametro di 30 cm.
Coltivazione Nel terreno in cui cresce – povero, leggero e ben drenato – non
devono assolutamente esserci ristagni d’acqua. Le irrigazioni, come le
concimazioni, vanno ridotte al minimo ma, trattandosi di una pianta in vaso, mai
sospese del tutto. Per evitare che si spogli alla base va cimato un paio di volte
all’anno, all’inizio della primavera e alla fine dell’estate.
Raccolta e impiego I rametti giovani si possono raccogliere in ogni periodo
dell’anno e si consumano freschi (seccandoli perdono gran parte del loro
aroma). Si impiegano per insaporire le zuppe di legumi oppure gli arrosti di
carne o di pesce.
Salvia
Salvia officinalis (LABIATE)
La salvia risente dei climi troppo rigidi, di conseguenza è bene proteggere la parte
basale della pianta con uno strato di paglia.
IMPIANTO: la sua moltiplicazione è facile sia per seme (ma lunga) sia per
talea o divisione dei cespi. Si consigliano queste due ultime pratiche, in
particolare le talee prelevate da giovani germogli in marzo, poste a radicare e
trapiantate poi a dimora in maggio-giugno, avendo cura di lasciare, tra una
pianta e l’altra, circa 50 cm di spazio.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Di questa bella pianta perenne, sempreverde e alta una
sessantina di centimetri, esistono, oltre alla specie tipica con foglie argentate,
anche varietà a foglie porpora (Purpurascens), oppure variegate di giallo
(Icterina), o di bianco, rosso e verde (Tricolor).
Clima La salvia è una pianta rustica (può resistere fino a -10°C), ma nelle
regioni più fredde le foglie perdono un po’ del loro aroma. Preferisce le
posizioni soleggiate.
Impianto o semina Per la salvia valgono le stesse considerazioni fatte a
proposito del rosmarino: conviene acquistare una piantina già pronta. Cresce
bene in un vaso largo una trentina di centimetri.
Coltivazione Si trova bene in un terreno leggero e ben drenato. Le annaffiature
devono essere moderate e le concimazioni primaverili scarse. Per stimolare
l’emissione di nuove foglie, le spighe di fiori vanno tagliate appena si formano, e
comunque dopo 3 o 4 anni la pianta deve essere sostituita perché tende a
diventare legnosa e a produrre meno foglie.
Raccolta e impiego Le foglie, raccolte fresche in ogni periodo dell’anno, danno
sapore ad arrosti, salse e piatti di verdura. Sono anche ottime fritte nell’olio.
Scorzobianca e Scorzonera
Tragopogon porrifolius, Scorzonera hispanica (COMPOSITE)
Scorzonera.
Sedano a costa
Apium graveolens (OMBRELLIFERE)
L’IMBIANCHIMENTO
L’imbianchimento del sedano può essere ottenuto con vari espedienti in grado di
proteggere il sedano dai raggi diretti del sole.
Rincalzatura.
Il sedano richiede apporti idrici frequenti; da evitare i ristagni d’acqua che facilitano
la comparsa di malattie.
Per avere un raccolto continuo per tutto l’anno, si può seminare lo spinacio
scalarmente ogni 15-20 giorni, da marzo fino a novembre, in solchi distanti 20-
25 cm e profondi circa 1-2 cm.
SEMINA: per avere un raccolto continuo durante tutto l’anno si può seminare
scalarmente ogni 15-20 giorni da marzo fino a novembre in solchi distanti
20-25 cm e profondi 1,5-2 cm. Nelle zone più fredde, da ottobre in poi, è
necessario proteggere le piantine con tunnel, campane di vetro o altri ripari.
Per 10 mq di coltura occorrono da 16 a 30 g di semi.
AVVERSITÀ: tra gli insetti, subisce gli attacchi della mosca dello spinacio
che si nutre dei liquidi zuccherini presenti nei fiori. Le femmine depongono
sulla pagina inferiore delle foglie le uova dalle quali fuoriescono larve
biancastre, lunghe 7 mm, che scavano gallerie nello spessore delle foglie e
risultano particolarmente dannose per le piantine giovani, con 2-4 foglie. Tra
le crittogame, specifica dello spinacio è invece la peronospora dello spinacio,
una crittogama che si manifesta sulle foglie con vaste zone clorotiche color
ocra convergenti, in corrispondenza delle quali sulla pagina inferiore si
sviluppa una muffa feltrosa grigia o violacea; il fogliame si accartoccia e
secca.
SUL BALCONE
Clima Resiste bene al freddo purché non sia troppo intenso, mentre non tollera il
caldo, al quale reagisce montando subito a seme. Soprattutto al Sud preferisce le
posizioni a mezz’ombra.
Impianto o semina Si semina direttamente a dimora dalla fine di agosto a
settembre in cassette poco profonde. Se la semina è stata troppo fitta, bisogna
diradare le piantine fino a distanziarle di 6-8 centimetri.
Coltivazione Preferisce i terreni di medio impasto, preferibilmente neutri, ricchi
di sostanza organica e ben drenati, perché richiede annaffiature costanti ma
teme i ristagni di umidità. Va concimato al momento della semina con un
fertilizzante equilibrato, mentre durante la crescita non bisogna assolutamente
intervenire con concimazioni a base di azoto perché la pianta tende ad
accumularlo nelle foglie sotto forma di nitrati.
Raccolta e impiego Si raccoglie a più riprese nel corso dell’inverno come se
fosse un’insalata da taglio: con una forbice o un coltellino affilato si recidono le
foglie stimolando così la pianta a ricacciare; il numero dei tagli può variare da
un minimo di 3 a un massimo di 5. Le foglie si consumano cotte, ma se sono
molto tenere anche crude in insalata.
Timo
Thymus vulgaris (LABIATE)
VARIETÀ: piccolo arbusto perenne che forma cespugli compatti. Il fusto (30
cm) è ricco di rami che tendono a lignificare con facilità. Le foglie sono
lineari-lanceolate, di piccole dimensioni e colore verde-argentato. I fiori,
bianco-rosati o lilla, compaiono dalla primavera all’estate raggruppati in
spighe all’ascella delle foglie; i frutti sono acheni. Specie simile è il serpillo
(T. serpyllum) che ha però foglie distese e prive, nella pagina inferiore, della
patina argentata. Il serpillo è più rustico del timo comune ed è più povero di
principi attivi, pur essendo anch’esso utilizzato in erboristeria come
antisettico.
SUL BALCONE
Scelta della varietà Il timo è un piccolo arbusto perenne e sempreverde, molto
ornamentale: oltre alla specie tipica esiste anche una cultivar con foglioline
dorate e un’altra alla fragranza di limone.
Clima Resiste bene al freddo e vuole esposizioni in pieno sole.
Impianto o semina Piuttosto che seminare il timo, conviene comprare le piantine
in un garden center e trapiantarle all’inizio della primavera in un vaso largo 18
cm circa.
Coltivazione Si trova a suo agio in un terreno di medio impasto e ben drenato.
Non tollera i ristagni d’acqua e le annaffiature, come le concimazioni, devono
essere scarse.
Per mantenere il cespuglio compatto i suoi rametti andrebbero accorciati circa
ogni 2 mesi, mentre per rinnovare la pianta si può dividere il cespo ogni 2 anni
all’inizio della primavera.
Raccolta e impiego Le foglie e i rametti teneri si colgono durante tutto l’anno e
si consumano freschi o essiccati (si legano gli steli a mazzetti e si lasciano appesi
all’ombra a testa in giù) per aromatizzare pesce, selvaggina o verdure.
Valerianella
Valerianella olitoria (VALERIANACEE)
SUL BALCONE
Scelta della varietà È un’ottima insalata a ciclo breve, rustica, poco esigente e
adatta a crescere anche ai piedi di altri ortaggi più alti. Fra le varietà più
gustose: Cirilla, con foglie rotonde verde scuro e molto resistente al freddo, e
Valgros a seme grosso, con foglie tenerissime e di un bel verde intenso.
Clima Predilige i climi temperato-freschi e le posizioni a mezz’ombra, è
resistente al freddo ma teme la siccità.
Impianto o semina I semi si interrano direttamente a dimora, in cassette anche
poco profonde, da febbraio ad aprile e da settembre a metà autunno. La
germinazione avviene dopo 2 o 3 settimane, e se la semina è stata troppo fitta le
piantine vanno diradate quando hanno 3 o 4 foglioline.
Coltivazione La valerianella non richiede cure particolari: cresce bene in un
terreno di medio impasto, fertile e ben drenato, che va annaffiato prima che si
asciughi completamente.
Raccolta e impiego Si estirpa la pianticella quando ha raggiunto l’altezza di 5 o
6 cm, e le foglie si mangiano crude in insalata.
Zucca
Cucurbita spp. (CUCURBITACEE)
Zucca rotonda.
Zucca cilindrica.
Quando le piante presentano 2-3 foglie si effettua un diradamento lasciando 1
o 2 piante per buca, a seconda della fertilità del terreno e della tecnica
colturale prescelta.
Tra le cure colturali la più utile è la cimatura del tralcio principale dopo la
seconda o quarta foglia (secondo il vigore della pianta e la fertilità del
terreno) per favorire lo sviluppo dei germogli ascellari, che poi verranno
cimati con lo stesso criterio. Per ottenere zucche di grandi dimensioni si
devono lasciare ingrossare solamente 2 o 3 frutticini per pianta. I tralci con i
frutti si cimano alla seconda foglia dopo il frutto.
Infine si può procedere alla rincalzatura dei tralci, interrandone la porzione
che striscia sul terreno, in modo da stimolare la formazione di radici che
contribuiscono a nutrire la pianta.
Gli interventi di sarchiatura sono utili solo durante i primi stadi di sviluppo
della coltura.
SEMINA: in aprile-maggio (la temperatura deve essere intorno ai 12°C) in
postarelle di 4-5 semi, collocati a 2-3 cm di profondità. La distanza tra le
postarelle è di 150-200 cm. Per 10 mq di coltura occorrono da 3 a 7 g di
semente.
IL TRAPIANTO
LA RACCOLTA
Referenze fotografiche:
tutte le immagini appartengono all’Archivio Giunti e all’Archivio Giunti/© Arcen-
ciel, Verona ad eccezione delle seguenti:
Archivio Giunti/© Capture Dreams Studio, Scandicci pp. 128, 129, 131, 135, 140;
© Matteo Carassale pp. 147, 151, 159;
© Mike Comb/Science Photo Library/Contrasto p. 163;
Corbis: © Helen King p. 12, © Kevin Fleming p. 48, © Steve Terrill p. 57, © Michael
Boys p. 73, © Joseph Sohm/Visions of America p. 74, © John Wilkinson; Ecoscene p.
76, © Lester V. Bergman p. 115, © Chuck Savage p. 156, © Erich
Kuchling/Westend61 p. 216, © Michael & Patricia Fogden p. 221, © B. Borrell
Casals; Frank Lane Picture Agency p. 232, © Herbert Spichtinger p. 234, © Visuals
Unlimited p. 250, © Darque/photocuisine p. 345;
© Granataimages.com pp. 139, 142, 165;
© Patrick Lévêque/Ami Des Jardins p. 161;
© Mimma Pallavicini pp. 20, 31, 37, 98, 434;
SIS Images: © Frederic Didillon/GPL p. 25, © Jonathan Buckley/The Garden
Collection pp. 55, 148, © Nicola Stocken Tomkins/The Garden Collection p. 122, ©
Liz Eddison/The Garden Collection p. 355;
© Bios/Tips Image p. 166.