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Conservatorio Giuseppe Verdi-Milano

Diploma accademico di secondo livello in


batteria e percussioni jazz
Anno accademico 2022/ 2023

Concerto finale di
Antonio Boselli

Satellite of sounds
“Per l'uomo antico i miti ed i rituali sono esperienze concrete che lo comprendono anche nel
suo esistere corporale e quotidiano;
per lui la realtà è un unità talmente perfetta
che l'emozione che egli prova, mettiamo, di fronte al silenzio di un cielo d’estate
equivale in tutto alla più interiore esperienza personale
di un uomo moderno”

Pier Paolo Pasolini, Medea,1969


Satellite of Sounds.
Il lavoro che ho scelto di presentare a conclusione del mio percorso di studi è un lavoro con cui mi sono
proposto di mettere a frutto il corpus di conoscenze e competenze acquisite in questi cinque anni.
Ho deciso quindi di far confluire il frutto di questo percorso, mescolandolo alle suggestioni ricavate dalle mie
precedenti esperienze musicali per delineare i contorni del mondo musicale in cui desidero muovermi.
E per farlo ho trovato che la maniera più coerente fosse quella di lavorare su mie composizioni originali che
ho arrangiato per un ensemble di tre fiati e ritmica.
Le composizioni che propongo nascono da idee musicali che ho avuto durante il mio corso di studi presso il
conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e alla rielaborazione più consapevole di frammenti e idee, melodie e
progressioni di accordi che tenevo in un cassetto da molto tempo alle quali non avevo ancora dato una
forma compiuta e degli arrangiamenti a più voci che esprimessero l’estetica musicale che cercavo.
Ho deciso di ragionare attorno agli elementi costitutivi di un brano musicale e al ruolo che rivestono per me.
Vedo la melodia come una memoria emotiva e ancestrale, un sogno che racconta il mio segreto canto
interno.
La poesia della musica per me è essenzialmente contenuta nei rapporti tra le note, gli intervalli che
costruiscono una melodia sono le emozioni che raccontano una storia di vita vissuta o immaginata.
Il ritmo, o per meglio dire, l’aspetto ritmico della musica, rappresenta l’azione fisica, nello spazio, un
movimento ciclico del corpo che produce ed espande energia, calore, vita.
Esso è l’elemento musicale più arcaico e naturale, nasce dal respiro e dal fluire dei battiti cardiaci, delle
emozioni e dei pensieri, delle azioni che compiamo ogni momento e rappresenta la forma in cui è contenuto
il racconto musicale.
È il principio dell’esistere, del tendere a continuare a stare nel tempo non solo tempo musicale ma “tempo di
vita”, il batterista Milford Graves afferma che il ritmo è un desiderio di andare avanti:
“ To swing is like saying :I want to live until the next day”.
Si potrebbe dire che il ritmo è per la musica ciò che è il mito per la letteratura
Infine l’armonia, a mio avviso, rappresenta la componente sociale della musica, l’ambiente, o meglio la
scenografia, che ospita e connota le relazioni tra i timbri e le altezze, getta una luce differente sulla melodia,
e sulla forma del racconto musicale, a seconda del set di colori di cui dispone e del modo in cui vengono
giustapposti per analogia o contrapposizione.
Queste riflessioni sugli elementi costituivi di un brano musicali sono in parte il prodotto delle mie esperienze
in campo visuale, elaborate attraverso la pittura e il disegno negli anni delle scuole e proseguita con la
professione di fotografo, che ho esercitato dal 1993 al 2010.
Altro elemento che ha influenzato l’estetica musicale presente nelle mie composizioni è stato l’apporto
offerto da molti differenti generi musicali, che vanno dalla classica alla musica leggera ascoltate da bambino,
il rock della mia adolescenza e il jazz, scoperto a 17 anni con i dischi di Miles Davis, John Coltrane,Thelonius
Monk, Ornette Coleman e i Weather report.
L’esperienza dell’ascolto della musica dal vivo ha fatto il resto.
L’energia e la percezione emotiva dell’atto musicale, la ritualità della presenza fisica dell’uomo che suona,
canta e balla davanti a me, durante i concerti, mi ha portato a sviluppare la spontaneità comunicativa e la
ricerca di luoghi interiori che la musica mi suggerisce.
Il titolo Satellite of Sound nasce come espressione di una dimensione astrale che crea una forte
suggestione cosmica connettendosi con la controcultura di fine anni ’60 da cui ho sempre raccolto frutti
nutrienti e costituisce un trait d’union tra titoli dei brani: le stelle, i pianeti, la luna e il cielo hanno sempre
rappresentato una forte influenza nella mia vita e il mio rapporto con la musica è simile a quello di un pianeta
con il suo satellite. Orbite e geometrie costanti, distanze e vicinanze, e uno sguardo attento e perpetuo, un
magnetismo che mi dà il brivido dell’equilibrio.
Mi sono concesso la libertà di descrivere in parole la mia musica usando un linguaggio più poetico e onirico
e non strettamente musicale sfuggendo volutamente a spiegazioni tecniche che mi suonerebbero fredde e
generiche, penso che la musica parli di se stessa con i suoni.
Le emozioni che scatena sono un universo parallelo e soggettivo nel quale molte immagini convivono, ho
cercato di descriverle.
Il repertorio che propongo è composto dai seguenti brani:
Shouting stars, un brano latin-rock in sei ottavi dedicato ai sassofonisti Gato Barbieri e Massimo Urbani le
mie stelle urlanti del sassofono. Il lirismo cantabile del tema nasce dalla nostalgia di una memoria Argentina
immaginaria e dai ricordi di miei soggiorni a Roma negli anni ’80.
La passione che mi ispira queste suggestioni deriva dal dolente spirito Iberico chiamato da Garcia Lorca il
Duende, il demone oscuro che ispira i ballerini e i chitarristi di flamenco e che obbliga chi lo incontra a
rischiare la vita per un emozione. Quando mia madre era incinta di me si trovava in vacanza in Spagna e io
sento di aver percepito molto di quel luogo.

Green light dive uno swing romantico ispirato dallo sguardo degli occhi di una donna, sguardo dolceamaro
carico di significato. Un incontro con la realtà e con la sua travolgente aspra dolcezza.
Un doloroso addio su una panchina di in un giardino d’infanzia in un pomeriggio di primavera in cui
indossavo i baffi sbagliati e grosse scarpe pesanti inadatte per correre dietro alla sua bici.
L’esperienza di comporre questo brano mi ha svelato il segreto che quegli occhi verdi celavano.
Un tema e un armonia che traggono ispirazione dalle opere di Bill Evans e Kenny Wheeler, alcuni tra i primi
musicisti di jazz che ho ascoltato e che continuano a nutrire la mia anima musicale.

Moon Landing una ballad astratta e sognante, con una melodia dilatata e pensosa, che si dipana in
un’atmosfera tra il sonno e la veglia. Una sorta di stato febbrile dal quale non si riesce a guarire.
E la luna gelida e impassibile che illumina con raggi ipnotici, assorbendo le energie.
L’evocazione di una magia che ci liberi dall’incanto.

Alien in your house, una melodia ispirata da mitologie moderne, i film polizieschi francesi degli anni ’70 e il
jazz etnico nordeuropeo dello stesso periodo.
Il tema cerca di raccontare una redenzione che cerchiamo di trovare nella natura che ci vive segretamente
accanto.Un ciuffo d’erba verdissima nel mondo arcigno e implacabile della metropoli contemporanea.
Un libro che lessi alle elementari e che mi influenzò molto era “Marcovaldo,ovvero le stagioni in città” di Italo
Calvino.
Il feel ritmico è un vamp swing di derivazione coltraniana e al jazz rock modale dei Quest di Dave Liebman
due mie grandi fonti di ispirazione giovanile.
Io sono l’alieno che viaggia nel tempo e nello spazio e assorbe ritmi e melodie dai luoghi dove passa, l’alieno
è un fiore sull asfalto che cresce anche senza che nessuno lo curi.

Blue sky boot un omaggio al blues come canto liberatorio, come la preghiera cantata durante una funzione
religiosa gospel, dove il fervore gioioso e insieme disperato scatena una festa in onore della nostra anima.
Un incoraggiamento ad andare avanti per vivere le esperienze della vita con curiosità e spirito libero.
Un pensiero musicale che si arrotola come un gatto intorno alla musica di Charles Mingus, Duke Ellington e
Ornette Coleman.
Rigraziamenti

I preziosi insegnamenti che ho avuto la fortuna di apprendere in età matura durante questi bellissimi cinque anni di
conservatorio mi hanno dato le competenze necessarie per affrontare la produzione della mia musica e credere in
me come musicista ed essere umano con più consapevolezza.
Per questo sono profondamente grato a tutto il dipartimento jazz e in modo particolare al
M° Francesco D’auria per l’amorosa pazienza che ha dimostrato nel capirmi e per la sua ostinata capacità di
guidarmi verso le mie montagne più ripide aiutandomi a scalarle
e al M° Riccardo Luppi per i suoi generosi incoraggiamenti, le necessarie tirate d’orecchi, i preziosi consigli e per
aver partecipato da musicista di grande esperienza a questo mio lavoro.
Ringrazio di cuore i musicisti Daniele Cavallanti, Alessandro Castelli, Simone Quatrana e Andrea Grossi che sono
con me sul palco per questo concerto.
Grazie a Gianni Grossi per le fotografie e per essere il papà di Andrea.
Molti maestri, amici e compagni che ho incontrato in questo percorso mi hanno incoraggiato e consigliato, alcuni a
volte hanno anche tentato di scoraggiarmi, forse perchè mi conoscono molto bene e sanno che quello è il modo
migliore per spingermi a superare le mie difficoltà,
li ringrazio tutti nel cuore: i Maestri Umberto Petrin, Antonio Zambrini, Oscar Del barba, Attilio Zanchi,
Tito Mangialajo, Lucio Terzano, Cristiano Calcagnile, Tino Tracanna, Alberto Mandarini, Luca Garlaschelli, Massimo
Greco, Luca Bragalini, Nicola Hawthorne, Pino Jodice; i compagni Alessandra Zuccaro,Toni Atrigna, Nicola
Occhipinti, Roberto Gelli, Tiziano Codoro, Filippo Loi, Rocco Traettino, Luca Algisi, Pietro Aloi, Samuele Falcone,
Davide Chioggia, Andrea Lopalo, Fabio Danusso, Andrea Brutti, Lorenzo Palermo, Emanuele Cossu, Riccardo
Sindona, Alessandro Lunedì, Nicola Dauria, Stefano Grasso, Alessandro Luppi, Chiara Bianchi, Mirko
Puglisi,Giacomo Cazzaro, Matteo Nicolin, Cecilia Barracaracciolo, Soleil Vaccarella, Alessia Mercandalli.
E i miei vecchi amici Alberto Tacchini, Stefano Risso, Luca Segala, Enrico Decarli e Gianluca Alberti.
Rigrazio infine i miei genitori per essere quì con me, mio fratello per l’ispirazione che mi dà
e mio figlio per la leggerezza saggia e la determinazione feroce con cui vive la sua vita.

Dedico questo lavoro alla memoria di un mio amico di vecchia data che è recentemente scomparso, il sassofonista
Silvio Binello, compagno di molte fantastiche avventure giovanili e splendido musicista.
Toboband

Riccardo Luppi: alto


sax,soprano sax,flauto

Daniele Cavallanti:
tenor sax,

Alessandro
Castelli:trombone

Simone Quatrana:
piano elettrico

Andrea
Grossi:contrabbasso

Toni Boselli: batteria


Partiture

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