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RAPPORTO SULLE BIBLIOTECHE ITALIANE 2015-2017

CAPITOLO 1
NUOVE FORME DI GESTIONE E DI VALORIZZAZIONE PER LE BIBLIOTECHE PUBBLICHE STATALI

La costante riduzione di risorse finanziarie e umane ha spinto in questi anni alla moltiplicazione degli
accordi di valorizzazione interistituzionali tra enti pubblici e pubblico-privati. Tale nuova modalità di
gestione prevede che più soggetti collaborino per la valorizzazione di un bene e delle sue collezioni
attraverso la condivisione di iniziative e di risorse atte a mantenerlo e a gestirlo. A tal fine viene general-
mente costituita un’unità di gestione formata da membri dei vari enti che decide sulle modalità di
attuazione e realizzazione dell’accordo stesso.
Il primo esempio per le biblioteche statali era stato l’accordo siglato nel 2011 con il Fondo italiano
ambiente (FAI) da parte dell’allora Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia e
la Biblioteca Braidense, al fine di valorizzare l’edificio denominato Cavallerizza, diventato sede del
magazzino periodici della Biblioteca e contestualmente sede degli uffici del FAI.

Un’altra tendenza recente delle biblioteche statali è stata anche quella di potenziare l’educazione al
patrimonio, attraverso l’apertura della biblioteca a pubblici non solo di studiosi e con la realizzazione di
spazi espositivi permanenti, legati ad autori di cui la biblioteca conserva materiale documentario. Un
recente caso di allestimento di museo in biblioteca è la Sala Lalla Romano realizzata nella Biblioteca
nazionale Braidense e inaugurata nel 2014, a coronamento di un lungo percorso iniziato nel 2001, alla
morte della scrittrice, dove sono stati ospitati i materiali del fondo, composto da libri, documenti di
archivio, fotografie e disegni, dipinti e mobili, alcuni disegnati dalla stessa scrittrice, per ricostruire
l’ambiente di provenienza.

CAPITOLO 2
BIBLIOTECHE DATA-DRIVEN. VERSO UN SISTEMA INFORMATIVO PER LE BIBLIOTECHE ITALIANE

DATA DRIVEN DECISION MAKING: La traduzione è “processo decisionale basato sui dati”.

L’espressione “biblioteche data driven”, sta proprio ad enfatizzare l’aspetto orientato alla
valorizzazione del patrimonio di dati.
Naturalmente la produzione di dati e la loro accessibilità, sono elementi necessari ma non sufficienti a
garantire una programmazione efficace delle politiche culturali, né risolvono da soli, per esempio, il
problema della sottovalutazione dell’impatto che le biblioteche hanno nella vita delle persone.
Un secondo tema fondamentale è legato a come i dati vengono utilizzati e alla capacità di chi li maneggia di
cogliere la loro utilità, arricchendoli, integrandoli nel tempo e comunicandoli nel modo giusto.

Poche realtà hanno una abitudine a confrontarsi con le pratiche valutative, di queste poche comunicano i
propri dati, per esempio, attraverso i propri siti internet. Di fatto manca un sistema informativo sulle
biblioteche italiane che raccolga dati sulle attività, sui servizi ecc.
Uno dei principali effetti della mancanza di dati relativi alle biblioteche italiane è la totale sottovalutazione
dell’impatto che esse hanno nella vita dei cittadini, tanto che, ad esempio, all’interno del rapporto Istat sul
Benessere equo e sostenibile (BES), le biblioteche, sono pressoché assenti. Tra i 12 domini e i 130 indicatori
del BES, c’è infatti un unico indicatore che riguarda le biblioteche: “Spesa pubblica comunale corrente pro-
capite destinata alla gestione del patrimonio culturale” nel dominio Paesaggio e patrimonio culturale. Si
tratta di un indicatore di input che offre una misura della spesa destinata alla valorizzazione dei beni
culturali. Questo accade perché non esistono rilevazioni integrate, stabili, continuative che partendo da una
solida mappa-tura dell’offerta siano capaci di monitorare l’uso e la domanda dei servizi da parte degli
utenti.

Con l’obiettivo di accelerare l’avvicinamento a questo traguardo, è stato istituito un tavolo di lavoro Istat-
Sapienza6, al fine di unire le due anime – metodologica e biblioteconomica – necessarie all’individuazione
di una serie di iniziative di ricerca, che possano realmente fornire attraverso i dati una fotografia della
complessità del fenomeno biblioteca, dal punto di vista dell’offerta ma anche della domanda, nella duplice
dimensione di fruizione (output) e impatto (out come).

Sono 13.900 le biblioteche censite dall’Anagrafe dell’Istituto centrale per il catalogo unico; in molte realtà,
specialmente del Sud, esse costituiscono l’unico punto di accesso alla lettura e alla fruizione di attività
culturali. Le biblioteche rappresentano uno dei sistemi culturali più capillari e solidi del nostro Paese, ma le
persone non lo sanno, attraverso i media passa tutt’altro tipo di informazione10. Difficilmente le
biblioteche vengono chiamate in causa quando si parla di temi oggi centrali quali inclusione e coesione
sociale, welfare, pur essendo una componente importante dell’infrastruttura sociale del Paese.

La prima indagine dell’Istat sulle biblioteche

Al fine di colmare la lacuna evidenziata rispetto all’assenza di un sistema informativo per le biblioteche e
con l’idea di aggiornare e integrare le basi informative attualmente disponibili a livello centrale e
territoriale, l’Istituto nazionale di statistica ha ritenuto opportuno inserire nel Programma statistico
nazionale (PSN) una “Indagine sulle biblioteche”. Obiettivo è condurre una rilevazione a carattere censuario
sulle biblioteche presenti sul territorio nazionale, descrivendo le loro caratteristiche strutturali, i servizi
offerti, le attività svolte e i livelli di fruizione da parte del pubblico.
La rilevazione nasce nella cornice del “Protocollo d’intesa per lo sviluppo del sistema informativo integrato
su istituti e luoghi di cultura”, siglato dall’Istat, il Mibact, le Regioni e le Province autonome di Trento e di
Bolzano a dicembre del 2017, e alla luce della nuova Convenzione stipulata tra Istat e l’Autorità di gestione
del PON “Governance e capacità istituzionale 2014-2020”.
In tal senso l’Anagrafe delle biblioteche italiane dell’ICCU costituisce senza dubbio un fondamentale punto
di partenza.
La rilevazione, a cadenza annuale, vedrà come oggetto di rilevazione tutte le biblioteche (pubbliche,
private, statali e acca-demiche) che svolgono servizio al pubblico con regolarità e continuità sul territorio.

CAPITOLO 3

ACCRESCERE LA COMPETENZA INFORMATIVA IN BIBLIOTECA: SERVIZI DI REFERENCE ED EDUCAZIONE


ALL’INFORMAZIONE

Bisogna considerare le biblioteche italiane relativamente a due importanti servizi che svolgono nel ruolo di
mediazione ed educazione all’informazione e ai documenti: la fornitura di servizi informativi individuali agli
utenti e l’offerta di apprendimento strutturate sui temi dell’informazione e dei documenti. Entrambi i
servizi contribuiscono ad accrescere la competenza informativa (information literacy) degli individui.

In Italia il Piano nazionale MIUR per la scuola digitale del 2015 ha introdotto l’information literacy
all’interno della sua progettualità, considerando le azioni di alfabetizzazione digitale e informativa come
fondamentali per la formazione dei cittadini. Nel testo si legge: «È essenziale lavorare sull’alfabetizzazione
informativa e digitale (information literacy e digital literacy), che mettono al centro il ruolo
dell’informazione e dei dati nello sviluppo di una società interconnessa basata sulle conoscenze e
l’informazione».
UNO SGUARDO AI NUMERI
Il panorama delle biblioteche italiane di pubblica lettura degli enti territoriali si caratterizza per differenti
livelli di raccolta dei dati, e da quanto emerso possiamo dire che le informazioni chieste dalle Regioni
considerate non sono omogenee riguardo ai servizi informativi.
Le biblioteche rispondenti che offrono “Servizio di reference agli utenti nella ricerca di documenti nel
proprio e in altri OPAC, in banche dati e/o in Internet” sono il 78%, mentre i “Corsi e/o incontri per
imparare a ricercare informazioni e documenti” sono il 20% (dati riferiti all’anno 2015.
Indagine statistica sulle biblioteche di pubblica lettura degli enti territoriali italiani
Cepell e AIB, con la partecipazione di ICCU e Istat.
In questa edizione il numero delle biblioteche rispondenti è sicuramente molto ampio: 4.766 biblioteche
diffuse capillarmente sul territorio nazionale, pari al 79% del totale delle 6.042 biblioteche civiche censite.
Viene chiesto alle biblioteche pubbliche italiane se offrano un servizio di reference e corsi sulla ricerca:
L’esito è interessante: ben il 91% delle biblioteche coinvolte nell’indagine dichiara di proporre ai propri
utenti un servizio di “reference nella ricerca di documenti”. Anche per l’anno precedente il dato era
incoraggiante, l’assistenza individuale era offerta dall’83% delle biblioteche.
Indagine AIB a cura del Gruppo di studio sull’information literacy 2015
Il questionario, compilato volontariamente da bibliotecari di biblioteche civiche, chiedeva la descrizione
dell’attività di information literacy realizzata, con indicazione del target di riferimento.
I risultati evidenziano di nuovo il rapporto privilegiato con le scuole, confermando quanto già emerso
nell’indagine Cepell. Il 91% dei partecipanti a iniziative di IL education è rappresentato da studenti. Tra i
destinatari la prevalenza è degli studenti delle scuole medie di primo grado, oltre il 40%, seguono quelli
delle medie superiori (34%) e da ultimo quelli delle primarie.
Le biblioteche universitarie
Le biblioteche universitarie offrono un range di servizi informativi che corrisponde a un insieme piuttosto
vario. MIUR e Anvur non chiedono alle Università di fornire dati relativi ai servizi di reference, perciò l’unico
modo per avere informazioni in materia è rappresentato da indagini condotte da soggetti non
istituzionalmente preposti al settore o alla sua valutazione.
Le indagini di GIM - Gruppo interuniversitario di monitoraggio dei sistemi bibliotecari di ateneo, nel 2012,
tra le Università aderenti alla CRUI ha ottenuto risposte da 48 atenei per un totale di 228 biblioteche. Il
primo dato rilevante emerso riguarda la presenza del servizio di assistenza individuale agli utenti nella
ricerca, che ammonta a ben il 92%. Corsi maggiormente offerti riguardano l’uso di strumenti
bibliografici (61% per gli OPAC e 63% per le banche dati).
Le biblioteche scolastiche
Le biblioteche scolastiche sono un contesto molto importante per lo sviluppo della competenza
informativa. L’AIE, in collaborazione con l’AIB, ha svolto negli anni varie indagini sulle biblioteche
scolastiche, il giudizio è “Piccole e povere”. La maggioranza delle biblioteche funziona grazie agli
insegnanti che ricevono un incarico ulteriore rispetto alla didattica (57,9% nel 2016, 63,5% nel 2011)
seguiti dai volontari. I bibliotecari con una formazione professionale sono il 5%. L’assenza della figura
di un bibliotecario scolastico stabilmente dedicato è un’anomalia tutta italiana .
Il “riposizionamento” e il futuro dei servizi di reference passa attraverso la qualità del servizio e quindi
la capacità di accrescere la competenza informativa degli utenti investendo convintamente non nella
semplice “fornitura di informazione”, ma nelle componenti di orientamento ed educazione al processo
di ricerca che caratterizzano sia i corsi che ogni momento relazionale tra bibliotecario e utente.
l’assistenza personale agli utenti nella ricerca di informazioni e i corsi di information literacy servono a
creare un cittadino non solo informato e in grado di usare bene i documenti per informarsi, ma
soprattutto capace di documentarsi, di ricercare per approfondire e portato a leggere per capire.
Investire nello sviluppo della competenza informativa significa investire nella lettura e nel pensiero
critici. Chi ha una competenza informativa sviluppata è più “esigente” rispetto ai documenti, e quindi
richiede di accedere a una maggior varietà e qualità, legge di più e meglio, contribuendo ad alimentare
un circolo virtuoso nella creazione di nuova conoscenza.

CAPITOLO 4
NORMATIVA E POLITICA BIBLIOTECARIA
nel caso delle biblioteche manca sostanzialmente una politica, un progetto, un’idea per lo sviluppo e la
crescita dei servizi e, più in generale, dell’intero sistema bibliotecario nazionale.
Con la legge 28 dicembre 2015, n. 209 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e
bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018), dopo molti anni si è potuto così finalmente assistere a
una significativa inversione di tendenza e a un incremento dei fondi destinati al funzionamento dei
nostri istituti culturali, con una particolare attenzione per quelli di maggior rilevanza. È il caso, ad
esempio, delle due Nazionali centrali di Firenze e Roma, passate, rispettivamente, da uno
stanziamento di 950.000 e 1.650.000 euro nel 2015 a circa 3 e 5 milioni di euro per il 2016.
se quello delle risorse economiche fosse stato certamente uno dei problemi del comparto, non meno
grave sarebbe risultato (e in larga misura risulta ancora) quello delle risorse umane, progressivamente
ridottesi negli anni e destinate ad assottigliarsi ancor di più nell’immediato futuro a seguito dell’ormai
prossimo pensionamento di gran parte dei funzionari in servizio.
Anche per questi motivi la legge di stabilità 2016 aveva dunque previsto, in deroga al blocco del turn
over, la possibilità per il Ministero di procedere all’assunzione di 500 nuovi funzionari tecnici, fra i quali
anche i bibliotecari. Grande era stato tuttavia lo sconcerto quando nel maggio del 2016 erano stati
pubblicati i bandi dei relativi concorsi ed era emerso che a questa figura erano stati riservati appena 25
posti dei 500 totali.
Così, ad esempio, per l’ormai annosa questione delle biblioteche provinciali: A seguito della legge n.
56/2014, che ha ridisegnato profondamente compiti e funzioni delle Provincie, questi enti infatti hanno
perso, fra le altre, qualunque competenza nel settore culturale, creando una situazione di assoluta
incertezza per gli istituti culturali da esse dipendenti, in primis le biblioteche. Così per l’infelice e
discutibile disposizione introdotta nella riforma del 2014, sono state unificate con Poli museali
regionali o Musei autonomi.
CAPITOLO 5
BIBLIOTECHE E COPYRIGHT
Le biblioteche e il “pacchetto copyright” presentato dall’UE nel 2016
Dopo numerosi tentativi, avviati dalla Commissione europea almeno dal 2008, di risolvere le criticità
evidenziate in materia di diritto d’autore mediante accordi, nel 2015 viene annunciata, nella Strategia per il
mercato unico digitale pubblicata dalla Commissione europea il 6 maggio 2015 (COM 2015/192)1, la
modernizzazione delle direttive e dei regolamenti dell’Unione in materia di diritto d’autore. A questi
obiettivi si aggiunge quello dell’implementazione del trattato OMPI di Marrakesh del 2013 per rendere
disponibili più libri e testi alle persone con disabilità visive o difficoltà di lettura.
Le proposte di maggiore interesse per le biblioteche, presentate il 14 settembre 2016, dopo un lungo lavoro
che da anni vede in prima linea le associazioni bibliotecarie nazionali ed europee, affiancate da IFLA, sono la
proposta di direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale. Si può segnalare che manca, pur
essendo stata da tempo richiesta dai nostri istituti, una norma che regoli il prestito digitale per le
stesse finalità consentite nel caso del prestito tradizionale. In questo ambito, le biblioteche resteranno
affidate al mercato delle licenze, con il rischio che i produttori o i distributori più scaltri finiscano per
decidere al loro posto le politiche di servizio e di sviluppo delle collezioni.

CAPITOLO 6
LE BIBLIOTECHE

La spesa delle famiglie italiane per la cultura e la ricreazione, nel 2015, ammonta a 67,8 miliardi, il 4%
in più rispetto al 2014 e il 6%, pari a 6 miliardi, in due anni. Il fenomeno della crescita dei consumi
culturali, sempre secondo i dati di Federculture, è in aumento in tutti i settori.
Il primo segnale più interessante che sta assumendo una propria strutturalità importante per il mondo
delle biblioteche di pubblica lettura è il consoli-darsi dell’Indagine statistica sulle biblioteche di
pubblica lettura degli enti territoriali italiani realizzata per la prima volta nell’anno 2012 dal Centro per
il libro e la lettura (Cepell) e dall’AIB in collaborazione con ANCI: costituisce oggi in Italia il quadro più
completo e aggiornato della situazione delle biblioteche pubbliche italiane; il primo elemento che
emerge è il numero di biblioteche e la loro distribuzione territoriale.
- Un primo elemento che disegna una situazione non certo florida è quello dimensionale: la
dimensione media delle biblioteche intervistate è di 231 mq.
- Un aspetto importante della rilevazione è la disponibilità di PC con connessione internet,
purtroppo anche su questo piano dobbiamo scontare una carenza strutturale. Da rilevare che il
18%, pari a 857 biblioteche, non dispongono ancora di alcuna postazione. La situazione
peggiora quando viene rilevata la disponibilità delle connessioni Wi-Fi, solo il 54% delle
biblioteche ne dispone ed è quindi assente in 2.192 biblioteche
- Dal punto di vista della vitalità, la media delle ore di apertura è di 24 alla settimana; brillano
per un orario più ampio di apertura Lazio, Sicilia, Toscana e Campania.
- Sembra essere invece più florida la situazione dal punto di vista della dotazione documentaria:
la dotazione media delle biblioteche intervistate è di 16.300 documenti. L’indicatore
direttamente connesso a quello dell’incremento del patrimonio è relativo alla spesa per
acquisti per materiale bibliografico: Il 9,2% (438) delle strutture non ha avuto a disposizione
alcun budget per gli acquisti nel corso dell’anno, mentre il 23,7% (1.129) ha avuto a
disposizione meno di 1.000 euro (50 libri a valori medi di mercato). Ancora più preoccupante è
la tendenza di acquisto rilevato dalle indagini Cepell, AIB e Istat per le biblioteche, per cui si
passa da una disponibilità di 11.110 euro nel 2012 a 6.616 nel 2015 con indicatori dei valori
futuri, ancora in calo. In tre anni le risorse per gli acquisti si sono ridotte quasi della metà
restituendo a un Paese come l’Italia, che fa parte degli otto più ricchi del mondo, una
situazione, per le biblioteche, di estrema povertà e per di più in aumento.
- Per quanto riguarda il personale uno dei dati più problematici è senza dubbio quello della
tipologia contrattuale: solo il 48% del personale dispone di un contratto a tempo
indeterminato, mentre la quota relativa al volontariato e alle altre forme contrattuali (per
esempio esternalizzazione con cooperative) raggiunge ormai il 32% degli occupati totali.
- Dal punto di vista dei servizi, un segnale positivo sembra arrivare dalla presenza ormai sempre
più affermata dei servizi digitali, il 45% delle biblioteche garantisce il prestito degli e-book. Il
catalogo in OPAC è pubblicato ormai dall’87% delle biblioteche a conferma di un processo
ormai molto consolidato di utilizzo di piattaforme presenti in internet. Le biblioteche mostrano
una specifica sensibilità per particolari categorie di utenti, come anziani, stranieri, disabili,
ipovedenti, dislessici, etc...
- è interessante rilevare quanto le biblioteche utilizzino i sistemi di comunicazione, come
TWITTER, FACEBOOK, ETC., a conferma di una vocazione di attenzione al territorio che può
portarle a essere al centro di una rete territoriale di relazioni indispensabile per basare e
progettare uno sviluppo futuro.
Uno dei segnali più significativi ci giunge da Pistoia, dove si introduce, forse per la prima volta nell’ambito
delle biblioteche, il concetto di “hub di comunità”: La Biblioteca San Giorgio di Pistoia non solo ha
contribuito a definire una nuova identità delle biblioteche con l’arricchimento e la trasformazione dei
servizi, affiancando a quelli tradizionali nuovi servizi che meglio rispondono alle esigenze dei cittadini in
continuo e rapido cambiamento. Ma il ruolo della San Giorgio è stato anche fondamentale nel consegnare
alla città una forte identità locale che le ha consentito, tra gli altri, di conseguire l’ambito ruolo di Capitale
italiana della Cultura 2017.
Sotto questo profilo, il caso della San Giorgio ha assunto una valenza e un valore per tutta la comunità
bibliotecaria italiana mostrando come una biblioteca e il suo sistema cittadino possano diventare un’icona
importante per la città configurandosi, quindi, come un segnale di futuro per le biblioteche italiane.
La Biblioteca digitale di pubblica lettura (BDPL)
Tra i servizi bibliotecari nati nell’ultimo decennio nelle biblioteche di pubblica lettura, la biblioteca digitale
merita una considerazione particolare. Possiamo considerare l’avvio dei servizi di biblioteca digitale a
partire dal 2009. Sono essenzialmente due le piattaforme distribuite nelle biblioteche per la biblioteca
digitale, MLOL presente in oltre 5.500 biblioteche, comprese quelle del Coordinamento citato in
precedenza, e ReteINDACO presente in 3.000 biblioteche.
In poco meno di dieci anni quindi abbiamo assistito alla crescita e diffusione delle BDPL sul territorio
nazionale. Secondo un’indagine AIE del 2017, il prestito digitale bibliotecario è per il 9% dei lettori
italiani di e-book una fonte per l’accesso a libri digitali. Si tratta di un numero assolutamente
significativo soprattutto se comparato con il valore del 12% nel caso dei prestiti di libri cartacei.

CAPITOLO 7
LE BIBLIOTECHE UNIVERSITARIE
Il mondo delle biblioteche universitarie sta lentamente riprendendosi dalla crisi finanziaria che ha
caratterizzato gli ultimi dieci anni.
In questo quadro, le biblioteche svolgono comunque il loro ruolo di sostegno alla ricerca e alla didattica, in
una realtà che comporta dei mutamenti non indifferenti, nell'organizzazione, nel rapporto con l’utenza, e
nella gestione delle collezioni, degli strumenti e dei servizi.
Un elemento di preoccupazione è rappresentato dall’invecchiamento del personale bibliotecario. La
riduzione del numero dei bibliotecari viene quasi sempre compensata dal reclutamento di personale
delle più varie tipologie (dagli studenti part-time ai volontari, agli studenti delle scuole superiori in
alternanza scuola/lavoro, alle cooperative), e dal personale a tempo determinato, piuttosto che da
nuove assunzioni a tempo indeterminato di personale professionalizzato.

CAPITOLO 8
LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE IN Italia
Il Portale unico dei dati della scuola, aggiornato al 1° settembre 2017, informa che sul territorio
nazionale sono presenti e attive 8.700 istituzioni scolastiche statali. Dall’indagine condotta dall’Istat,
sulle biblioteche italiane aperte al pubblico nel 1965, all’interno della quale venne effettuata anche la
rilevazione delle biblioteche scolastiche, limitatamente a quelle presenti nelle scuole medie sia
inferiori che superiori, venne indicato solo il numero, circa 8.013, e la consistenza del patrimonio, che
complessivamente ammontava a circa 12.600.000 volumi.
L’indagine del 2011 ha potuto contare sulle risposte valide di 7.856 scuole, sui circa 32.000 questionari
inviati online, presentando come primo sorprendente risultato la presenza di una biblioteca, centrale o
di classe, nell’89,4% delle scuole. Tuttavia, il panorama che si delinea è poco entusiasmante:
Il profilo generale che emerge da queste indagini sembra tratteggiare un’immagine di biblioteche
scolastiche in genere di piccole dimensioni, quando non limitate a qualche scaffale, magari chiuso a chiave
e posto nei corridoi o nella sala professori; biblioteche spesso collocate in locali di fortuna o in disuso, prive
di arredi adeguati, con raccolte, in alcuni casi anche consistenti, poco utilizzate e per la maggior parte
costituite da pubblicazioni obsolete, stratificatesi nel tempo, con pochi acquisti selezionati e molte dona-
zioni, spesso inadatte agli usi didattici e di promozione della lettura propri dell’ambiente scolastico;
biblioteche quasi totalmente prive di una figura bibliotecaria professionalmente preparata, gestite da
volontari e affidate alla buona volontà di insegnanti che operano nelle ore libere, inabili o in pensione, e dei
genitori; spesso prive di un qualsiasi strumento di ricerca bibliografica, con un limitato utilizzo della
tecnologia, anche solo per l’informatizzazione del catalogo.
La mancata istituzionalizzazione e l’assenza di un canale di finanziamento costante nel tempo sono la
causa principale del mancato sviluppo delle biblioteche scolastiche
Il Piano nazionale scuola digitale per le biblioteche scolastiche
Il Piano nazionale scuola digitale (PNSD) «è il documento di indirizzo del Ministero dell’istruzione,
dell’università e della ricerca per il lancio di una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana».
L’Azione #24 del PNSD propone un modello di biblioteca scolastica innovativa capace di integrare il lavoro
di promozione della lettura (su carta e in digitale) con attività legate all’alfabetizzazione informativa e
documentale. Il finanziamento complessivo assegnato a questa azione all’interno del PNSD era pari a 1,5
milioni di euro.

CAPITOLO 9
LE ECOBIBLIOTECHE, FONDAMENTA PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
Di sicuro il tema ambientale è oggi di rilevanza assoluta, per causa dei gravi danni inferti al nostro pianeta.
Identificare una “ecobiblioteca”, infatti, può funzionare anche come incentivo etico al riconoscimento degli
sforzi effettuati dall’istituzione di riferimento.
Un buon viatico per avvicinarsi al concetto di “ecobiblioteca”, possono essere alcune pagine del libro di
Michael Gorman, La biblioteca come valore e alla sua definizione di “comunitarismo”, vale a dire la capacità
di «trovare un equilibrio fra diritti individuali universali e il bene comune, fra l’individuo e la comunità e,
soprattutto, come un tale equilibrio possa essere raggiunto e mantenuto».
la situazione del mondo bibliotecario nel valorizzare la tematica ambientale, almeno nel nostro Paese, muta
sensibilmente proprio negli ultimissimi anni, per effetto di alcune elaborazioni o azioni degne di menzione:
la scelta di trattare il tema della “ecobiblioteca” nel contesto del tradizionale e influente convegno
promosso dalla rivista “Biblioteche oggi”.
Le “ecobiblioteche” possono essere declinate secondo tre prospettive:
- per le soluzioni architettoniche, tecnologiche e infrastrutturali, compresa la tipologia del paesaggio in cui è
inserito l’edificio (ad esempio biblioteche immerse in aree verdi o in aree rurali)
- per la specializzazione tematica delle collezioni e dei fondi bibliodocumentali posseduti
- per la promozione in qualche modo sistematica o ricorrente di progetti, iniziative, servizi che coinvolgono
il territorio su tematiche sensibili alle questioni ambientali e ai valori ecologici.
Ecobiblioteche: alcune esemplificazioni
Nei sistemi bibliotecari del nostro Paese consistenti sono i segni concreti che permettono di individuare
“ecobiblioteche” impegnate su vari versanti.
- Nel costituire little free libraries poste agli angoli delle strade
- nel presidiare aree rurali
- nel coltivare orti urbani a fini didattici
- nello sviluppare iniziative di contrasto alla diffusione delle polveri velenose di un’acciaieria
“fabbrica di morte” (come fa la Biblioteca Marco Motolese di Taranto);
- nel recuperare vecchi edifici (come accaduto per la biblioteca realizzata nell’antica vaccheria dei
fratelli Nardi a Roma o per la Medateca, biblioteca civica di Meda in provincia di Monza-Brianza,
realizzata in un vecchio edificio rimasto incompiuto nel centro urbano
- nello sviluppare impegnativi programmi di sostenibilità ambientale (come fa la Biblioteca
interuniversitaria interdipartimentale di Reggio Emilia);
- nel gestire progetti di informazione ed educazione ambientale (come fa la Biblioteca del centro
“Labter-Green Point” di Genova);
- nell’implementare il catalogo dei forti terremoti in un arco di tempo che va dall’antichità al XX
secolo (come si fa con la collabora-zione di 350 biblioteche e 500 archivi2 e il supporto dell’Istituto
nazionale di geofisica e vulcanologia che ha ospitato il materiale nelle proprie banche dati);
- nell’utilizzare le potenzialità di una ricomposizione reticolare di biblioteche ricche di patrimonio
bibliodocumentale di interesse ambientale

QUALCHE ESEMPIO DI ECOBIBLIOTECA


BIBLIOTECA COMUNALE SAN MATTEO DEGLI ARMENI DI PERUGIA
Inaugurata il 2 luglio 2012, la biblioteca sorge all’interno del complesso monumentale di San Matteo degli
Armeni, una chiesa e un monastero costruiti intorno al 1275, circondata da un parco di circa 5.000 mq.
La biblioteca fa parte del sistema bibliotecario comunale e possiede una raccolta specializzata sui temi della
pace, nonviolenza, diritti umani, dialogo interculturale e interreligioso, commercio equo e solidale,
ambiente.
A seguito di un più ampio progetto di riqualificazione dell’area verde, con il contributo di finanziamenti
europei, sono stati creati:
- un orto sinergico che, permette alla terra di non perdere energie utili alla coltivazione;
- un orto a cassoni (1 mq l’uno), un metodo di coltivazione tipico dei monasteri nel medioevo
- un orto biologico
- un orto delle perenni, dedicato alle specie ortive perenni (carciofo, fragola, asparago, melanzane
d’inverno);
- un orto etnico, destinato, invece, agli ortaggi alloctoni.
Il 6 marzo 2016 è stato inaugurato il “Giardino dei Giusti del mondo”, dedicando sei cipressi a sei persone
che hanno dedicato la vita al bene
LA BIBLIOTECA DEL CNR
A queste va aggiunta la Biblioteca centrale del CNR, con il suo patrimonio di circa 480.000 volumi, più di
10.000 periodici elettronici, 50.000 e-book e altre risorse elettroniche.
Il CNR realizza inoltre siti e banche dati per il settore della ricerca in campo ambientale

IL CORSO DI STUDI
Per quanto riguarda i corsi di studio di maggiore interesse per la professione, continua – in relazione alla
riduzione complessiva dell’offerta – la contrazione delle iscrizioni al corso di laurea (triennale) in Beni
culturali, che dopo essere stato per qualche tempo il corso di studi umanistico più affollato conta ora poco
più di 20.000 iscritti a livello nazionale (-14% negli ultimi cinque anni). Il numero degli iscritti alle lauree
magistrali o specialistiche in Archivistica e Biblioteconomia aveva toccato il massimo nel 2009/10 con 692
studenti calando poi fortemente, anche per la riduzione dell’offerta, a meno di 500 nel 2012/13 e agli
attuali 432.
Per quanto riguarda la condizione occupazionale dei laureati in Archivistica e Biblioteconomia, sempre
secondo le rilevazioni di Almalaurea, i dati appaiono relativamente positivi. A cinque anni dal
conseguimento del titolo lavora il 67% dei laureati (era il 76% tre anni fa) mentre il 22% cerca lavoro,
mentre a solo un anno dalla laurea scendono al 44%.

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