Sei sulla pagina 1di 2

Cervello, capelli, unghie...

I 10 luoghi comuni da sfatare


La giornalista scientifica Michele Collet di Environmental Graffiti ha sfatato una serie di convinzioni
diffuse sul corpo umano, da quelle sulle funzioni cerebrali utilizzate solo al 10%, a quelle sui
sonnambuli che non vanno svegliati. Abbiamo intervistato una serie di esperti per capire se ha
ragione. di SARA FICOCELLI
Da "La potatura rinforza gli alberi" a "Non esistono più le mezze stagioni", la cultura popolare è farcita di luoghi
comuni. La loro veridicità è dubbia, soprattutto se di mezzo c'è la scienza, ma ripetere frasi già sentite per
spiegare la realtà dà sicurezza. Incurante del nostro bisogno di adagiarci sui dogmi, la
giornalista scientifica Michele Collet di Environmental Graffiti ha sfatato i luoghi comuni sul corpo umano,
spiegando che non usiamo solo il 10% del cervello e che toccare un rospo non fa venire le verruche. I biologi
questo lo sapevano già e per i neurologi l'uso completo del cervello non è una novità. Ma non è bello credere
che la mente nasconda sottotracce di genio inutilizzate?
Andando con ordine, il primo mito che la Collet demolisce è quello che non bisogna svegliare i sonnambuli.
Secondo lei è più pericoloso lasciare che uno cada e si spacchi la testa che non svegliarlo. La psicologa e life
coach Clorinda De Marco non la pensa così: "Sarebbe opportuno lasciarli in pace: svegliandoli si può scatenare
una reazione aggressiva, provocare stati confusionali e momenti di dissociazione. In alcuni casi si sono verificati
attacchi epilettici". Per lo psicologo studioso del sonno Luigi De Gennaro, dell'università La Sapienza di Roma,
non c'è niente di pericoloso nello svegliare i sonnambuli: "Questo fenomeno si verifica nella fase di riposo 'ad
onde lente', la più profonda. Un sonnambulo svegliato all'improvviso si sentirà sì un po' disorientato, ma niente
di più".
L'articolo di Environmental Graffiti spiega anche che non è vero che fare un bagno nell'acqua fredda in
inverno provoca il raffreddore. Il freddo, precisa l'autrice, abbassa le difese immunitarie, ma non c'è
nessun collegamento diretto tra questo fatto e il manifestarsi dei sintomi che tutti ben conosciamo.
Altro luogo comune senza fondamento, secondo la rivista, è quello che le unghie e i capelli continuino a
crescere per sempre anche dopo la morte. Una falsità confermata dall'hairstylist di Milano Luciano
Colombo: "I capelli e le unghie crescono per qualche giorno dopo la morte, perché le cellule germinatrici, per un
fattore cheratinico, non sono ancora del tutto morte. Ma dopo poco si arrestano".
Da sfatare anche la credenza secondo cui, dopo la rasatura, i peli ricrescono più folti e robusti. "E' falso - precisa
il mago delle capigliature fashion - le radici rimangono nei follicoli più profondi della pelle e la
ricrescita rimane invariata". Anche il dermatologo Giulio Franceschini, direttore sanitario del Villa Salus
Medical Skin & Antiaging Center, conferma che si tratta di un falso mito: "Le caratteristiche del pelo
dipendono dal Dna e dal tasso di ormoni maschili e femminili di ognuno, come il testosterone, il DHEAS e
l'androstenedione: se questi aumentano oltre i valori normali possono far crescere i peli più folti e duri, ma tali
modifiche non sono provocate dall'uso della lametta".
Ce n'è anche per le doppie punte. Balsamo e shampoo aiutano o no a farle sparire?. L'autrice scrive che l'unico
modo per eliminarle è tagliare i capelli. Gli esperti sostengono invece che un buon balsamo possa risolvere la
situazione: "Esistono ottimi prodotti cosmetici, studiati per capelli danneggiati o secchi - spiega Colombo - che
aiutano a prevenire e curare le doppie punte. Alcuni, chiamati "termici", sono in grado di chiudere le squame del
capello".
Sul versante psicologico, Collett smonta il luogo comune secondo cui gli uomini pensano al sesso ogni sette
secondi: si tratta di una esagerazione. La pensa così anche lo psicologo De Gennaro: "È una sciocchezza.
Gli elementi legati al desiderio sono, nella specie umana, connessi a contingenze esterne. Ci sono sì, nel
cervello, comportamenti ritmici, ma nessuno studio ha mai annoverato tra questi il pensare
continuamente al sesso".
Non sarebbe neppure vero che ogni area della lingua corrisponde a un sapore diverso. Ciascuna è infatti capace
di percepire ogni sapore e per verificarlo basta sperimentare mangiando.
Per quanto riguarda il cervello e la percentuale che ne usiamo, Environmental Graffiti scredita la teoria
dello psicologo William James, che nella seconda metà dell'800 asserì che usiamo il 10% delle potenzialità
cerebrali. "È un luogo comune - conferma De Gennaro - tutti perdiamo neuroni invecchiando. Ma il modo in cui
questi sono connessi tra loro non cambia. Il cervello è dotato di una "plasticità neuronale" che può essere
utilizzata al massimo ogni giorno, a 20 come a 80 anni. Tutto sta a tenerlo in allenamento e utilizzarlo nel modo
giusto".
Nell'elenco dei miti da sfatare c'è anche quello dello zucchero che rende iperattivi i bambini: niente lo
dimostra secondo la Collet, opinione condivisa dalla neurologa Luciana Baroni, autrice con Emanuela
Barbero di La cucina Diet-Etica (Sonda Edizioni, 250 pag.) e specialista di nutrizione: "Credo che non ci siano
sufficienti evidenze. Altrimenti ne sarei a conoscenza!"
Il giornale ambientalista afferma infine che toccare un rospo non fa venire le verruche: "Una vera leggenda
metropolitana - conferma il dermatologo Franceschini - le verruche si trasmettono solo da
persona a persona, con il contatto diretto o utilizzando gli stessi ambienti o le stesse cose (asciugamani,
bagni, attrezzi per palestre....). Vengono trasmesse dal virus del papilloma umano, che penetra
nell'epidermide e la infetta. Non certo dai rospi". "Non ho mai sentito questa storia - rincara il podologo
Damiano Guerra - la verruca è un Papilloma Virus che si prende in ambienti umidi come piscine o zone di acqua
stagnante. Che le attacchino i rospi è un luogo comune".

Tratto da www.repubblica.it del 5 novembre 2010

Potrebbero piacerti anche