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Maggio 2023
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Indice
1 Introduzione all’analisi del sistema di trasporto 5
3 Il sistema di offerta 6
3.1 Il modello di offerta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
3.2 I grafi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
3.3 La matrice origine-destinazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
3.4 La matrice di adiacenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3.5 La matrice di incidenza nodi-archi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3.6 La matrice di incidenza archi-percorsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3.7 Il costo generalizzato del trasporto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
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6 L’analisi costi benefici 30
6.1 Individuazione dei costi e dei benefici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
6.2 Gli indicatori impiegati nell’ACB . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
6.2.1 VAN . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
6.2.2 TIR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
6.2.3 EAA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
6.2.4 VAM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
6.3 Il surplus dell’utente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
6.4 Il tasso di attualizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
3
12 Definizioni generali a seguito dei seminari 58
12.1 Definizione di macro, micro e meso simulazione . . . . . . . . . . . . . . . 58
12.2 Raccolta dati tramite Big Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
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1 Introduzione all’analisi del sistema di trasporto
L’ingegneria dei trasporti è una branca dell’ingegneria che si occupa della progetta-
zione, dell’analisi, dell’ottimizzazione e della gestione dei sistemi di trasporto.
La tecnica dei trasporti è una branca dell’ingegneria dei trasporti che analizza per
ciascun modo di trasporto le interazioni tra veicolo e via, utilizzando i risultati della
meccanica della locomozione.
L’economia dei trasporti studia le principali interazioni tra un sistema di trasporto e
il sistema socioeconomico, con riferimento agli effetti sui gestori delle infrastrutture, sui
produttori dei servizi di trasporto (aziende di trasporto) e sui fruitori, gli utenti.
Si definisce domanda di trasporto il numero di spostamenti che si realizzano con
determinate caratteristiche in un prefissato intervallo temporale di riferimento in una
determinata area geografica.
L’offerta di trasporto comprende tutti gli elementi e le infrastrutture necessari per
garantire la fruizione del servizio di trasporto.
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3 Il sistema di offerta
3.1 Il modello di offerta
Un modello di offerta nel contesto del sistema di trasporto si riferisce a un insieme di
equazioni e relazioni matematiche che descrivono il servizio di trasporto che un operatore
di trasporto, come ad esempio una compagnia di autobus o una società di navigazione,
offre sul mercato a un determinato prezzo. Il modello di offerta tiene conto di variabili
come la capacità del servizio, i costi operativi, la concorrenza, la domanda dei passeggeri,
i fattori di congestione e i tempi di percorrenza. L’obiettivo principale di un modello di
offerta nel sistema di trasporto è quello di determinare il livello di servizio di traspor-
to ottimale che massimizza il profitto dell’operatore o minimizza i costi, tenendo conto
delle condizioni di mercato e delle regolamentazioni governative. Il modello di offerta
è spesso utilizzato in combinazione con un modello di domanda per valutare l’equili-
brio del mercato e per progettare politiche di gestione del sistema di trasporto. Nella
modellazione matematica di un sistema è possibile distinguere aspetti topologici (i quali
tengono conto di relazioni spaziali quali forma, struttura geometrica, dimensioni ecc.),
aspetti funzionali, aspetti prestazionali (performance). I modelli matematici dei sistemi
di offerta di trasporto utilizzano da un lato la teoria dei grafi e delle reti per rappre-
sentare la struttura topologica e funzionale del sistema e dall’altro i risultati di diverse
discipline dell’ingegneria, (come la meccanica della locomozione) per descrivere le
“prestazioni” e le interazioni degli elementi che lo compongono.
3.2 I grafi
Un grafo (G) è una struttura astratta che rappresenta un insieme di oggetti, chiamati
nodi (N), e le connessioni tra di essi, chiamate archi (L). I grafi sono spesso rappresentati
graficamente come disegni o schemi, dove i nodi sono rappresentati da cerchi o punti, e
gli archi sono rappresentati da linee che collegano i nodi. I nodi costituenti l’insieme N
possono individuare i punti fisici di un territorio, i diversi componenti fisici di un sistema
o diverse attività di quest’ultimo. Un arco sta a indicare l’esistenza di una relazione
di qualsiasi tipo fra la coppia di nodi che lo definisce; per esempio, se due nodi sono
i punti di un territorio, un arco che li congiunge può rappresentare una strada che li
collega. Le coppie di nodi possono essere ordinate, per cui la coppia (i,j) è diversa dalla
coppia (j,i), in tal caso l’arco (i,j) si dice orientato o direzionale, oppure le coppie possono
essere non ordinate e quindi gli archi non orientati. Si possono avere diversi tipi di nodi:
centroide (punto singolare in cui si suppone abbia inizio e/o termine uno spostamento),
pedonali, di fermata e di linea. Un grafo nel quale tutti gli archi sono orientati si dice a
sua volta orientato o direzionale. Ad ogni singolo arco viene attribuito un valore definito
come costo unitario c il quale viene espresso in tre modi: costo monetario (euro), costo
temporale (ore o secondi), di lunghezza (metri o km). Un elemento per rappresentare i
costi associati alle diverse combinazioni di decisioni o scelte in un sistema è la matrice
di costo globale data dalla seguente formula:
C = AT · c (1)
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ciascuna coppia di zone. Il generico elemento dod della matrice è il numero di spostamen-
ti che, nell’unità di tempo considerata, hanno origine nella zona o e destinazione nella
zona d. La somma degli elementi della riga i-esima è il totale dei flussi emessi della zona
i-esima e si chiama flusso emesso o generato dalla zona:
X
do = dod (2)
d
La somma degli elementi della colonna j-esima è il totale dei flussi attratti dalla zona
i-esima e si chiama flusso attratto dalla zona:
X
dd = dod (3)
o
Il numero totale degli spostamenti che interessano l’area di studio nell’unità di tempo
considerato è la somma di tutti gli elementi della matrice e si chiama flusso totale:
XX
d= dod (4)
o d
La riga Tj si compone della somma di tutti i valori delle corrispettive colonne. La colonna
Ti si compone della somma di tutti i valori delle corrispettive righe. Per cui l’elemento
(n,n) della matrice OD sarà il sopracitato flusso totale. Di seguito un esempio tipico:
Figura 1: Matrice OD
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3.4 La matrice di adiacenza
La matrice di adiacenza è una rappresentazione matematica di un grafo. In particolare,
è una matrice quadrata che rappresenta le connessioni tra i nodi del grafo. Nella matrice
di adiacenza, le righe e le colonne rappresentano i nodi del grafo e i valori nella matrice
indicano se esiste un arco (connessione) tra i nodi corrispondenti. Ad esempio, se la riga
i e la colonna j della matrice di adiacenza hanno un valore di 1, significa che esiste un
arco diretto dal nodo i al nodo j. Se il valore è 0, significa che non c’è un arco diretto
tra i nodi corrispondenti.
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3.7 Il costo generalizzato del trasporto
Ad ogni arco di un grafo che rappresenta un sistema di trasporto è attribuita una caratte-
ristica quantitativa. Tale caratteristica può rappresentare il costo generalizzato sostenuto
dall’utente per percorrere quell’arco, o una aliquota dello stesso costo (ad esempio il solo
tempo di percorrenza). Il costo generalizzato medio di trasporto, o più sinteticamente il
costo di trasporto di un arco, è una variabile che sintetizza il valore medio delle diverse
voci di costo sopportate dagli utenti cosı̀ come da loro percepite nella effettuazione delle
scelte di trasporto e, più in particolare, nella scelta del percorso. La funzione di costo
globale è una funzione matematica che fornisce una misura del costo totale del trasporto
tra tutte le origini e destinazioni di un sistema di trasporto. La funzione di costo globale
tiene conto dei costi diretti di trasporto, come il costo del carburante e del personale, ma
anche dei costi indiretti, come i costi di congestione e il valore del tempo delle persone.
C = Cdiretti + Cindiretti
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4 Rete di trasporto stradale urbano
Quando parliamo di grafi parliamo anche di network, il network più facile da studiare
è quello stradale. Nelle reti di trasporto privato, si assume che il costo associato ad un
arco sia pari solo al tempo impiegato per percorrerlo, si trascura cioè il costo monetario,
soprattutto in ambito urbano.
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di tracciato, in condizioni di flusso libero.
Dal punto di vista matematico le strade sono caratterizzate da tempo di running
(utilizzato per valutare la funzione convenienza dall’infrastruttura stradale) e tempo di
attraversamento. Il tempo di running si riferisce al tempo di richiesto per percorrere
una determinata distanza da un punto di partenza a un punto di destinazione. Il tempo
di running è funzione dei diversi tratti di strada percorsi a velocità diverse, rapportati
a due concetti: il flusso e la capacità. Il flusso è la quantità di macchine che si muo-
vono nell’arco temporale, mentre la capacità è il numero massimo di macchine che si
possono muovere all’interno di quel tratto. Se il flusso blocca la capacità di verifica il
fenomeno della congestione. Il tempo di attraversamento si riferisce al tempo richie-
sto per attraversare una determinata area o una determinata sezione di una strada o di
un’intersezione.
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• vc è la velocità critica sull’arco (km/h)
• fa è il flusso sull’arco (veic/h)
• Capa è la capacità sull’arco (veic/h)
• α e β sono coefficienti adimensionali da calibrare
Possibili valori: α = 0.7-1.0 e β = 2-4.
4.2.4 Arco di rete stradale extraurbana con due corsie per senso di marcia
β
La La La fa
ta (fa ) = +α − (10)
vo vc vo Capa
con
vo (km/h) = 56.6 + 3.2Lu + 4.5L0 − 2.4P − 9.6T − 5.4D (11)
• Lu larghezza utile sull’arco (m);
• L0 distanza degli ostacoli dal bordo della strada (m);
• P pendenza (%);
• T grado di tortuosità dell’arco (elevato=1, medio=0.66, nullo=0);
• D coefficiente di disturbo (se vi è un disturbo laterale=1, 0 altrimenti);
4.2.5 Arco di rete stradale extraurbana con una corsia per senso di marcia
β
fa + fa∗
∗ La La La
ta (fa , fa ) = +α − (12)
vo vc vo Cap∗a
• fa∗ flusso sull’arco di verso opposto (veic/h)
• Cap∗a capacità globale in entrambi i versi (veich/h)
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4.3 Domanda di mobilità
La mobilità misura la capacità di muoversi da un punto all’altro del territorio. La
domanda di mobilità è invece la quantità di utenti con determinate caratteristiche
che utilizzano un sistema di trasporto in un determinato periodo di tempo, espresso in
utenti/tempo. Le unità di misura standard per quantificare la domanda di trasporto
variano a seconda del mezzo di trasporto considerato: veicoli all’ora per il trasporto su
strada individuale, passeggeri all’ora per il trasporto ferroviario o su strada collettivo,
tonnellate all’ora per il trasporto merci. In generale, la maggior parte delle variabili
utilizzate nello studio dei trasporti è espressa attraverso unità di misura prefissate, poiché
i flussi di spostamento avvengono a velocità diverse. Il periodo temporale di riferimento
per la quantificazione della domanda di mobilità può variare a seconda della scala di
studio: ad esempio, 15 minuti per la progettazione dei sistemi di regolazione semaforica,
diverse ore per gli studi su scala metropolitana o giornaliera per la pianificazione su scala
regionale, fino all’anno per le valutazioni economiche degli interventi infrastrutturali,
come la costruzione di un aeroporto. In ogni caso, la mobilità è sempre considerata
come un flusso di spostamenti che deve essere gestito in modo efficiente per garantire un
trasporto sostenibile e sicuro.
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4.4.1 Individuazione dell’area studio
Si definisce area di studio l’area geografica all’interno della quale si trova il sistema di
trasporto (che si intende progettare o sul quale si intende intervenire) e nella quale si
ritiene si esauriscano la maggior parte degli effetti degli interventi progettati. Il confine
dell’area studio è detto cordone: tutto ciò che si trova al di fuori del cordone è detto
ambiente esterno, del quale interessano solo le interconnessioni con l’area di studio: tali
interconnessioni sono rappresentate con dei nodi, detti centroidi esterni, posti in corri-
spondenza dei punti in cui il cordone ”taglia” le infrastrutture di trasporto per l’ingresso
e l’uscita dall’area di studio.
Esempio:
Si voglia progettare la rete di trasporto collettivo su gomma di una città di medie
dimensioni: l’area di studio coincide con il territorio comunale.
4.4.2 Zonizzazione
Uno spostamento che interessa l’area di studio può avere, in generale, un qualunque
punto di origine e un qualunque punto di destinazione. I possibili punti di origine e
destinazione sono, pertanto, teoricamente infiniti. Per poter descrivere il fenomeno della
mobilità è necessario ricondurre ad un numero finito le origini e le destinazioni degli
spostamenti. Ciò si può ottenere attraverso la zonizzazione. La zonizzazione consiste
nel partizionare l’area di studio in zone di traffico (di numero finito): in questo modo è
possibile stimare il numero di spostamenti che si hanno tra una zona di origine o ed una
zona di destinazione d. Ad ogni zona si associa un punto (detto nodo centroide) in cui
si ipotizza siano concentrati tutti i punti di origine degli spostamenti che hanno origine
dalla zona e tutti i punti di destinazione di tutti gli spostamenti che hanno destinazione
in quella zona. In questo modo si commette una approssimazione, che sarà tanto migliore
quanto maggiore è il numero delle zone.
Figura 6: Esempio
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• i separatori fisici del territorio (fiumi, ferrovie, ecc.) di solito vengono utilizzati
come confini di zona, in quanto impediscono un collegamento ”diffuso” tra zone
adiacenti, ma solo in punti limitati (ponti, sottopassaggi, ecc.);
• le zone di traffico si ottengono, in generale, aggregando le particelle censuarie
dell’ISTAT, in modo da poter utilizzare i dati del censimento;
• si può adottare un diverso dettaglio di zonizzazione in funzione della diversa
precisione che si vuole ottenere: ad esempio zone più piccole nel centro storico e
più grandi in periferia;
• in generale si tende ad aggregare zone omogenee dal punto di vista insediativo
(residenziale, industriale, ecc.).
Ad ogni zona di traffico individuata si attribuisce un numero progressivo ed un nodo
centroide, che assume lo stesso numero della zona. Anche i centroidi esterni sono numerati
e ad essi si danno i numeri progressivi a partire da quello successivo all’ultimo numero
di zona.
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4.4.4 Dinamica temporale della domanda
La dinamicità della domanda, cioè la sua variabilità nel tempo, costituisce uno degli
elementi di maggiore difficoltà nelle analisi di stima e previsione. Lo studio della dinami-
cità viene effettuato tramite istogrammi in cui è possibile individuare tre tipi variazione
temporale:
• variazioni di lungo periodo
• variazioni intraperiodali
• variazioni interperiodali
Per ogni variazione si analizzano le pendenze degli istogrammi di riferimento (tramite
modelli matematici considerati a flusso costante) individuando la fase di picco (orario
di maggiore afflusso) e la fase di morbida (orario di minore afflusso).
Le variazioni di lungo periodo, dette anche trend, determinano una modifica del livello e
della struttura della domanda di mobilità. Possono essere determinate da diversi fattori
quali cambiamenti socioeconomici e territoriali.
Le variazioni intraperiodali sono quelle che si verificano durante un determinato periodo
di tempo, come ad esempio in un giorno, una settimana o un mese. Esse possono essere
influenzate da fattori come: eventi eccezionali, fluttuazioni della domanda, problemi di
congestione ecc.
Le variazioni interperiodali sono quelle che si verificano tra due o più periodi di tempo,
come ad esempio tra due fasce orarie e tra due stagioni. Tendenzialemente le variazio-
ni intraperiodali e interperiodali possono essere confuse poichè dipendono da fenomeni
aleatori e non da eventi di natura sistematica.
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telecamere oppure conta traffico magnetico a piastre. Quest’ultimo è un dispositivo che
rileva, tramite un piccolo sensore, le variazioni del campo magnetico terrestre, e quindi
è in grado di rilevare la variazione del campo magnetico ad esso circostante quando un
veicolo transita sul sensore o nei paraggi.
Le indagini su aree ristrette sono indagini limitate ad un singolo elemento della rete
stradale o dell’area di studio (es. università, centro commerciale, aeroporto, ecc.).
Le indagini al cordone: servono per rilevare i flussi di scambio e di attraversamento
dell’area di studio. Il cordone è scelto in modo da minimizzare il numero di intersezioni
con le infrastrutture di ingresso ed uscita all’area. I metodi di conteggio sono gli stessi
delle indagini sui flussi. È necessaria l’assistenza delle forze dell’ordine e il numero di
domande è limitato.
Le indagini su aree vaste (indagini OD) servono per conoscere la mobilità di un terri-
torio esteso (comune, area metropolitana, ecc.) e consentono di costruire la matrice OD
degli spostamenti interni. Di solito si accoppia un’indagine al cordone per stimare gli
spostamenti di scambio.
Per quanto riguarda i modelli matematici, un modello matematico è un insieme di
equazioni che descrivono in modo semplificato le relazioni ipotizzate tra una serie di fe-
nomeni, allo scopo di spiegarne o prevederne lo svolgimento. La domanda di trasporto
dovrà essere funzione di una serie di parametri. I parametri possono essere caratterizzati
da alcune lettere A (distribuzione e tipologia di attività sul territorio), SE (caratteristi-
che socio-economiche dei residenti), T (caratteristiche dell’offerta di trasporto). Per un
modello di domanda generico si scrive:
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di Braess dimostra che la soluzione migliore per alleviare la congestione del traffico non è
necessariamente l’aggiunta di nuove infrastrutture, ma piuttosto la gestione intelligente
della rete stradale esistente, tramite l’utilizzo di sistemi di trasporto pubblico efficienti,
la promozione dell’utilizzo di biciclette o mezzi di trasporto a basso impatto ambientale
e l’implementazione di politiche di mobilità sostenibile.
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5 La meccanica della locomozione
La meccanica della locomozione studia il moto dei veicoli sotto l’azione delle forze attive
(forze di trazione o frenatura) e forze passive (resistenze al moto). Solitamente si parla
in meccanica della locomozione di veicolo + sede. Il veicolo è quell’elemento mobile o
corpo che effettua il trasporto (es: automobile, nave, treno ecc.) sul quale agiscono un
insieme di forze dipendenti dalla massa quali forza peso, forza d’inerzia, forza centrifuga,
forza attive e passive. La sede è l’elemento fisso nel quale si muove il veicolo (es: strada,
rotaia ecc.). La trattazione che segue sarà incentrata su veicoli che poggiano sul suolo
mediante ruote e sono dotati di motori in grado di trasmettere alle ruote coppie motrici e
di provocare forze di aderenza, che al contatto ruota-superficie spingono il veicolo stesso.
Lo studio riferito al solo elemento mobile avviene favorendo le condizioni di sicurezza e
regolarità, inoltre le forze che agiscono sul veicolo costituiscono un sistema equilibrato che
soddisfi determinate condizioni meccaniche necessarie al moto. Tale studio può effettuarsi
ritenendo valido il principio di sovrapposizione degli effetti.
Le condizioni di equilibrio si riferiscono alla condizione generale di sicurezza, se
queste condizioni non sono soddisfatte non è possibile realizzare il trasporto. Esse com-
prendono: la sostentazione e la stabilità. La sostentazione è la condizione per la quale il
veicolo, sottoposto ad un sistema di forze, si mantiene alla quota dovuta, ovvero quando
la reazione verticale della superficie di rotolamento riesce ad equilibrare l’insieme delle
altre forze applicate. La stabilità è la condizione per la quale il veicolo può mantene-
re l’assetto necessario per effettuare il trasporto, e cioè quando il sistema di forze e di
momenti è verificato. X X
x=0 Mx = 0
X X
y=0 My = 0
X
X
z=0 Mz = 0
Se sono verificate queste condizioni di equilibrio, il veicolo è in grado di muoversi se
dispone della potenza necessaria a produrre il movimento nel modo richiesto. Definiamo
tre aspetti fondamentali: potenza motrice, spinta motrice e guida. La potenza
motrice esprime l’attitudine del veicolo a muoversi secondo le modalità richieste dal
sistema e viene espressa dalla relazione:
N =F ·v =η·C ·ω (17)
• η è il rendimento globale;
• C è la coppia motrice;
• ω è la velocità di rotazione.
La spinta motrice F si riferisce alla forza che viene generata per spingere un oggetto
in avanti. La guida esprime la capacità di far seguire al veicolo la traiettoria voluta,
mantenendone stabilmente il percorso rettilineo o deviandolo in curva secondo la direzione
richiesta. Spinta, guida e potenza motrice hanno a che fare con le condizioni di moto e
non con la sicurezza.
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5.1 Forze esterne dovute alla massa del velivolo
Le forze legate alla massa del veicolo sono la forza peso, la forza d’inerzia e la forza
centrifuga.
La forza peso è una forza che si somma alle resistenze solo per veicoli su di un piano
inclinato; ha lo stesso segno delle resistenze per moto in salita; ha segno opposto per
moto in discesa. La forza peso è diretta verso il centro della terra, applicata al baricentro
del veicolo ed è pari a:
W =m·g (18)
Un veicolo, sottoposto ad una accelerazione (positiva o negativa) dv dt , per il secondo
principio della dinamica, è sottoposto anche ad una forza (forza d’inerzia) applicata nel
suo baricentro di direzione coincidente con quella del vettore velocità e di verso opposto o
concorde a quella della velocità a seconda che l’accelerazione sia rispettivamente positiva
o negativa.
dv
|I| = Me (19)
dt
con Me definita massa equivalente.
La forza centrifuga è una forza che porta un corpo verso l’esterno della traiettoria in
moto curvilineo.
mv 2
Fc = (20)
R
dv
F − R = Me (21)
dt
Definiamo Me la massa equivalente del veicolo o complesso di veicoli. Tale massa, supe-
riore alla massa semplice, tiene conto delle masse rotanti (ruote, motori, ecc.) connesse
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con il moto traslatorio, ovvero fenomeni che determinano aumenti di effetti energetici
nelle fasi del moto vario. Essa è data dalla seguente espressione:
P
Me = (1 + µ) (22)
g
dove Pg è la massa statica (con P peso del veicolo), µ è il fattore di inerzia che considera
le variazioni del moto dovute alle masse rotanti. I valori di µ sono trascurabili per i
veicoli stradali leggeri, mentre sono rilevanti in relazioni ai grossi veicoli, ad esempio per
le locomotive a vapore circa 0.1-0.2, per i filobus circa 0.8-0.12.
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5.4 Resistenza al moto
Quando un veicolo si muove spinto dalla forza motrice F si generano delle forze R, per lo
più contrarie ad F ed al moto, che prendono il nome di resistenze. Le resistenze sono
funzione della tipologia di veicolo, dell’ambiente, delle condizioni di moto e del percorso.
La resistenza complessiva R, pertanto, si divide in vari termini:
R = R0 + Re (23)
dove
• R0 è la somma delle resistenze ordinarie proprie del moto orizzontale;
• Re è la somma delle resistenze accidentali dovute alle accidentalità del tracciato
(curve, pendenze, gallerie ecc.).
La resistenza ordinaria è data da:
R0 = R1 + R2 (24)
dove
• R1 è la resistenza al rotolamento inerente alle coppie cinematiche interne al
veicolo e all’interazione con la via;
• R2 è la resistenza del mezzo in cui si muove il veicolo.
A sua volta la resistenza del mezzo è data da:
R1 = R1′ + R1′′ (25)
dove
• R1′ è la resistenza dovuta alla coppia perno-cuscinetto;
• R1′′ è la resistenza dovuta alla coppia ruota-terreno.
Infine per le resistenze accidentali avremo che:
Re = Ri + Rc (26)
dove
• Ri è la resistenza dovuta alla pendenze delle livellette;
• Rc è la resistenza dovuta alla curva.
La formulazione esplicita della resistenza totale sarà pari a
R = R0 + Re = (R1 + R2 ) + (Ri + Rc ) = (R1′ + R1′′ + R2 ) + (Ri + Rc ) (27)
Infine con r si indica la resistenza unitaria o specifica, calcolata come il rapporto tra
resistenza totale e peso P del veicolo.
R
r= (28)
P
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5.5.1 Errori nella valutazione del coefficiente di forma
F −R=0 (32)
dv
−R = Me (33)
dt
Nella fase di frenatura la forza motrice F sarà minore di zero, con accelerazione
dv/dt < 0. L’equazione del moto è
dv
−F − R = Me (34)
dt
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il quale inizierà la fase di regime; durante la fase di regime il ciclo avrà un andamento
costante con v = cost fino a raggiungere la fase di lancio (area 3), in corrispondenza al
quale il ciclo avrà un andamento decrescente fino a raggiungere la fase di frenatura (area
4). Da qui in poi la curva avrà un andamento decrescente con pendenza diversa rispetto
all’area 3 e terminerà quando raggiungerà la fase di stallo con v = 0.
Le aree comprese nel diagramma di trazione corrispondono agli spazi percorsi nei rispet-
tivi intervalli di tempo, mentre la tangente alla curva esprime la variazione istantanea di
velocità dv/dt che, nel riferimento cartesiano scelto è:
∆v
F − R = Me (35)
∆t
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esempio in una caldaia o in un forno (es: motori a vapore). Nella combustione interna,
il combustibile viene bruciato all’interno di una camera di combustione all’interno del
motore (es: motori Diesel).
I sistemi di trazione elettrica, invece, utilizzano uno o più motori elettrici per generare
la forza necessaria per far muovere il veicolo. L’energia necessaria per alimentare i motori
elettrici viene fornita da una o più batterie elettriche. I più diffusi sono gli accumulatori
e i sistemi a linea di contatto.
Infine, i sistemi di trazione termoelettrica combinano un motore termico con un gene-
ratore elettrico per produrre energia elettrica. Il motore termico brucia il combustibile,
generando calore, che viene poi utilizzato per far funzionare il generatore elettrico. L’e-
nergia elettrica prodotta viene utilizzata per alimentare uno o più motori elettrici per far
muovere il veicolo.
Il volano è una pesante ruota o disco utilizzata per conservare momento angolare. Il
volano si oppone ad ogni tentativo di variazione della sua velocità angolare, stabilizzando
la rotazione di un albero quando viene applicato un momento torcente periodico, come
nei motori a pistoni, oppure quando il carico applicato è intermittente, come per esempio
nelle pompe a pistoni. Il volano può anche essere utilizzato per accumulare l’energia
meccanica prodotta da un motore di bassa potenza su un lungo periodo per rilasciarla
ad alta potenza in un breve istante.
Funzionamento di un motore (ciclo a 4 tempi):
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all’interno del cilindro, preparando il combustibile per la fase successiva.
Durante la fase di combustione, il combustibile viene infiammato dalla scintilla (in un
motore a benzina) o dall’aumento di temperatura generato dalla compressione (in un
motore diesel). La combustione produce una grande quantità di calore ed energia, che
spinge il pistone all’interno del cilindro, generando la potenza necessaria per far muovere
il veicolo.
Infine, durante la fase di scarico, il pistone si muove verso il basso all’interno del cilindro,
espellendo i gas di scarico attraverso la valvola di scarico.
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5.8.2 Elasticità di un motore
Si definisce elasticità del motore il rapporto rappresentativo, in termini differenziali, della
variazione della coppia motrice con il numero di giri del motore.
dCm
Cm
ε = − dnm
(36)
nm
Il segno meno è valido nella zona stabile della caratteristica meccanica. Dalla relazione
precedente si ha:
log(C) = log(k) − log(nε ) → Cnε = k (37)
Figura 17: sx: motore perfettamente elastico, dx: motore perfettamente rigido
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5.9 La frenatura
La frenatura è una della 4 fasi del moto, la quale permette di rallentare o fermare un vei-
colo in movimento, utilizzando un sistema di attrito tra le parti in movimento. Esistono
due tipi di frenatura, dipendenti dal tipo di arresto che si deve effettuare
• di rallentamento: serve per contrastare una accelerazione quando si è in presenza
di una resistenza negativa o semplicemente per diminuire la velocità;
• di arresto: serve per produrre una decelerazione γ per portare il veicolo a velocità
nulla.
F ′ = 2f ′ · H
Ft · d 2F ′ · rm 2f ′ · H · rm · 2
F ′ · rm = → Ft = = (39)
2 d d
2rm
η=
d
Ft = f ′ · 2H · η (40)
28
5.9.2 Lo spazio di frenatura
Nella pratica automobilistica lo spazio di arresto è dato dalla somma dello spazio di
frentura e spazio morto.
Sa = Sf + S0 (41)
S0 è lo spazio che il veicolo percorre fra il momento in cui il conducente percepisce
l’ostacolo ed il momento in cui il freno entra in azione, S0 = v0 · t0 .
v02
Sa = Sf + S0 = + v0 · t 0 (42)
2γ
Inoltre, t0 = tr + tm , dove tr è il tempo di reazione dovuto alle caratteristiche psico-
fisiche del guidatore; tm è il tempo meccanico dovuto alle caratteristiche dell’impianto
frenante.
29
6 L’analisi costi benefici
L’Analisi Costi Benefici (ACB) è lo strumento principale utilizzato per valutare gli inve-
stimenti pubblici. I costi e i benefici vengono definiti in relazione al soddisfacimento dei
desideri o delle preferenze delle persone. L’obiettivo dell’analisi costi-benefici è indivi-
duare i progetti che massimizzano il benessere collettivo, considerando come costi tutto
ciò che viene sottratto ai desideri degli utenti. Tra diversi progetti alternativi, si sceglie
quello che massimizza il beneficio netto complessivo, che rappresenta la differenza tra i
benefici e i costi, inclusi quelli sociali. Tutti i benefici e i costi devono essere espressi in
termini monetari (n.b. i benefici possono anche essere non monetari).
Si possono distinguere costi e benefici diretti ed indiretti. I costi diretti sono quelli che
competono al soggetto che realizza e gestisce l’opera. I costi indiretti sono quei costi
sopportati da soggetti diversi dal soggetto che realizza e gestisce l’opera.
I benefici diretti sono i benefici di cui godono solo gli utenti del sistema di trasporto. I
benefici indiretti sono i benefici di cui godono anche i non utenti del sistema (ad esempio
la riduzione dell’inquinamento atmosferico). In molti casi, non si utilizzano i prezzi di
mercato per la valutazione dei costi delle risorse impiegate ma dei prezzi ombra, che
meglio rispecchiano l’interesse della collettività per quelle risorse.
6.2.1 VAN
Il Valore Attuale Netto (VAN) è un concetto finanziario utilizzato per valutare la redditi-
vità di un investimento. Indica se un investimento genererà o meno un ritorno finanziario
positivo. Definito come:
n
X Ci
V AN = (43)
i=0
(1 + k)i
dove
• Ci , è il flusso di cassa (cash flow) o flusso finanziario, dato dalla differenza tra
benefici e costi di un relativo arco temporale di riferimento;
• k, è il tasso di attualizzazione derivante dal PIL di un paese;
• n, è il numero di anni tra l’inizio della realizzazione del progetto sino al termine
della vita utile dello stesso,
30
Un progetto è economicamente conveniente se il VAN è maggiore di zero; tra due progetti
alternativi è preferibile quello con un VAN maggiore. Un confronto diretto tra VAN è
possibile solo se il periodo di attualizzazione è lo stesso per tutti gli investimenti conside-
rati. Un VAN negativo viene scartato poichè comporta esclusivamente costi per il gestore.
Nel caso in cui si verifichi VAN = 0 è fondamentale valutare attentamente i rischi e i
potenziali benefici, tenendo conto delle eventuali necessità future di finanziamenti. Nei
casi studio di nostro riferimento scriveremo:
C1 C2 C3
V AN = −C0 + + + + ... (44)
(1 + k)1 (1 + k)2 (1 + k)3
6.2.2 TIR
Il Tasso di Rendimento Interno (TIR) rappresenta il tasso di rendimento che rende il
valore attuale netto (VAN) di un investimento pari a zero.
n n
X 1 X 1
V A(Bi ) − V A(Ci ) = i
B i − Ci = 0 (45)
i=0
(1 + T IR) i=0
(1 + T IR)i
6.2.3 EAA
L’Equivalent Annual Annuity (EAA) viene utilizzato quando si confrontano progetti o
investimenti con durate diverse o quando si valutano opzioni alternative che generano
flussi di cassa annui diversi nel tempo. Per calcolare l’EAA, vengono utilizzate le stesse
formule e i medesimi dati del calcolo del VAN o del TIR. Il calcolo dell’EAA restituisce
il flusso di cassa annuale costante che rappresenta l’equivalente dell’investimento.
V AN
EAA = 1− 1 (46)
(1+k)i
k
6.2.4 VAM
Il Valore Attuale Modificato (VAM) è un parametro che tiene conto dei vantaggi o degli
svantaggi finanziari derivanti dalle decisioni di finanziamento associate a un investimento.
Espresso come:
31
6.3 Il surplus dell’utente
Il surplus dell’utente rappresenta la differenza tra il valore massimo che un consumatore
è disposto a pagare per un bene o servizio e il prezzo effettivamente pagato per ottenerlo.
Il surplus dell’utente può essere rappresentato graficamente mediante il concetto di curva
di domanda e curva di offerta in cui sull’asse ordinate vi è il prezzo del bene (o servizio)
e in ascisse la quantità del bene.
• Pe , prezzo di equilibrio;
32
7 Gli strumenti di pianificazione dei trasporti
La pianificazione dei trasporti è un processo volto a definire strategie, obiettivi e azioni
per garantire un movimento efficiente, sicuro e sostenibile di persone e merci. Coinvolge
politiche, programmi e progetti per la mobilità, la gestione del traffico, la manutenzione
delle infrastrutture e dei mezzi di trasporto, la promozione di soluzioni sostenibili. Si basa
sull’analisi dei dati sulle esigenze di trasporto, la valutazione dei costi e dei benefici delle
opzioni di trasporto e la consultazione dei soggetti interessati. Richiede una visione a
lungo termine e la collaborazione tra amministrazioni, imprese, organizzazioni e comunità
locali.
La pendenza della curva è il costo unitario. I costi fissi comprendono i costi dell’in-
frastruttura, dei veicoli e del terminal, e di alcuni costi amministrativi. I costi fissi non
dipendono dalla quantità di servizio utilizzato, cioè dalla distanza, dal numero di passeg-
geri e dalla quantità delle merci trasportate. I costi variabili variano con l’utilizzazione
del servizio. Comprendono l’energia per la trazione, la manodopera e la manutenzione.
Altri costi da tenere in considerazione sono i costi di uso del servizio, sostenuti da-
gli utenti del sistema di trasporto (acquisto veicoli privati, manutenzione veicoli privati,
carburante, pedaggi autostradali ecc.), e i costi esterni, che pur essendo prodotti dal-
l’esercizio e dall’uso dei sistemi di trasporto ricadono nella collettività nel suo complesso.
I costi esterni possono essere suddivisi in:
• Costi esterni principali, sono quelli che sono direttamente causati dal trasporto
e includono: inquinamento atmosferico, congestione del traffico, incidenti stradali,
rumore;
• Costi esterni secondari, sono quelli che si verificano a causa dei costi princi-
pali e includono: impatto sul paesaggio, consumo di terreni, effetti sulla salute,
cambiamento climatico.
33
La pianificazione strategica guarda al futuro a lungo termine dell’organizzazione e
definisce la direzione generale (si articola in piano, direttore, piani attuativi e studi di
fattibilità dei sistemi di trasporto), la pianificazione tattica traduce la strategia in
piani concreti a medio termine (PUT e Piani del Traffico Extraurbani), la pianifica-
zione operativa si concentra sulle azioni dettagliate a breve termine per realizzare i
piani tattici. Il Piano Direttore è un piano di lungo termine che fornisce una guida
strategica e organizzativa per lo sviluppo e la gestione di una determinata area, come
una città, una regione o un’organizzazione.
A livello internazionale è di notevole importanza definire il piano Agenda 2030. L’Agenda
2030 è un piano d’azione globale per lo sviluppo sostenibile adottato dalle Nazioni Uni-
te nel settembre 2015. L’obiettivo dell’Agenda è di porre fine alla povertà, proteggere
il pianeta e garantire la prosperità per tutti entro il 2030. L’Agenda 2030 prevede 17
Obiettivi (Goals) per lo sviluppo sostenibile. Ciascuno di essi è caratterizzato da speci-
ficazioni in termini di target e strumenti di attuazione. I target sono obiettivi specifici
e misurabili che mirano a realizzare i Goals. Gli strumenti di attuazione includono una
serie di azioni concrete che i paesi, le organizzazioni internazionali e le parti interessate
devono intraprendere per realizzare i Goals.
In ambito dei trasporti gli obiettivi fondamentali sono rappresentati dai Goals 9.
34
3. Corridoio Atlantico: collega le principali città portuali dell’Europa occidentale, dal
nord della Scozia al Portogallo, attraverso strade, ferrovie e vie navigabili;
4. Corridoio Mediterraneo: collega i porti del Mediterraneo con il nord Europa, at-
traverso una serie di porti e città importanti, tra cui Barcellona, Marsiglia, Lione,
Torino e Basilea;
5. Corridoio Reno-Alpi: collega il nord Europa con le regioni alpine, attraverso le prin-
cipali città e porti fluviali della regione, tra cui Rotterdam, Anversa, Strasburgo,
Zurigo, Milano e Venezia;
6. Corridoio Rodano: collega il porto di Marsiglia con i paesi dell’Europa centrale,
attraverso le principali città della Francia e della Svizzera;
7. Corridoio Baltico-Adriatico: collega i porti del Baltico con quelli dell’Adriatico,
attraverso le principali città della Polonia, della Repubblica Ceca, dell’Austria e
della Slovenia;
8. Corridoio Orientale: collega l’Europa centrale e orientale con la Turchia e il Medio
Oriente, attraverso le principali città della regione, tra cui Varsavia, Bratislava,
Budapest, Belgrado, Sofia e Istanbul;
9. Corridoio del Mare del Nord-Mediterraneo: collega il Mare del Nord con il Medi-
terraneo, attraverso le principali città della Francia, della Svizzera e dell’Italia.
Il Libro Bianco è stato pubblicato dalla Commissione europea nel 2011. Esso rap-
presenta un importante documento strategico per la politica europea dei trasporti, in
cui vengono esposti gli obiettivi e le priorità della politica dei trasporti per i prossimi 10
anni, in modo da guidare lo sviluppo del sistema dei trasporti dell’Unione europea. Gli
obiettivi del Libro Bianco 2011 nascono dalla constatazione che gli obiettivi del 2001 sono
stati raggiunti solo parzialmente ,che le condizioni del contesto internazionale sono pro-
fondamente cambiate e che il sistema dei trasporti deve fornire un maggiore contributo
alla competitività dell’economia europea.
35
Il Piano Urbano della Mobilità (PUM) rappresenta una visione a medio-lungo ter-
mine per gestire in modo integrato la mobilità all’interno del territorio urbano, tenendo
conto delle specifiche esigenze della città e dei suoi abitanti. In particolare, il PUM si
occupa di definire le priorità per gli investimenti in infrastrutture e servizi di mobilità,
nonché di individuare le strategie più efficaci per promuovere e incentivare l’utilizzo di
mezzi di trasporto sostenibili, come il trasporto pubblico, la bicicletta e la mobilità pedo-
nale. Il PUM è previsto dalla normativa italiana e deve essere redatto da tutti i Comuni
con una popolazione superiore a 100.000 abitanti, ma anche i Comuni più piccoli possono
adottarlo volontariamente. Il Piano Urbano della Mobilità deve essere aggiornato ogni
cinque anni e deve essere coordinato con gli altri strumenti di pianificazione territoriale
e di sviluppo urbano, come il Piano Regolatore Generale (PRG) e il Piano di Gestione
del Traffico Urbano (PGTU).
Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) è uno strumento di pianificazio-
ne urbana che ha l’obiettivo di promuovere la mobilità sostenibile all’interno delle città.
Il PUMS si concentra su una serie di obiettivi, tra cui la riduzione del traffico veicola-
re, l’aumento dell’uso dei mezzi pubblici e delle biciclette, la promozione della sicurezza
stradale, la riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico, e la miglioramento della
qualità della vita dei cittadini.
36
8 I modelli di domanda in ambito urbano
8.1 Le indagini dirette e indirette
Le indagini dirette e indirette sono due approcci distinti utilizzati per raccogliere dati e
informazioni utili per la pianificazione dei sistemi di trasporto. Le indagini dirette coin-
volgono il raccoglimento diretto dei dati attraverso interviste, questionari, osservazioni
sul campo o registrazioni. Le indagini indirette, invece, si basano su dati preesistenti
o raccolti da fonti terze, che non richiedono un coinvolgimento diretto degli utenti o degli
operatori dei trasporti. Si basano su: dati GPS, dati di sensori del traffico, Big Data
(vedi 12.2) dati amministrativi ecc.
Per analizzare e prevedere i dati relativi ai trasporti si possono seguire due strade: stima
da indagini dirette e stima da modelli matematici. Il primo metodo consiste nell’effet-
tuare indagini campionarie (sondaggi) sugli spostamenti degli utenti nell’area oggetto
di studio e dai cui risultati viene ricavata la matrice degli spostamenti zonali (matrice
OD). Stime di questo genere non sono trasferibili nello spazio (aree di studio diverse da
quella in oggetto) e nel tempo (intervalli di riferimento diversi da quello considerato per
le indagini). Le stime ottenute dai modelli matematici si basano su algoritmi e metodi
analitici per prevedere e simulare i flussi di traffico. Il secondo metodo riesce in parte
a superare i limiti del primo attraverso l’utilizzazione di modelli di validità generale op-
portunamente calibrati. Il fenomeno della calibrazione rappresenta la caratterizzazione
spaziale e temporale di un modello.
d = F (X, β) (49)
• d è il vettore di domanda;
• X è il vettore di attributi del sistema socioeconomico o del sistema di trasporto;
• β è il vettore dei parametri da regolare.
37
8.4 Fasi della messa a punto di un modello di domanda
Per adattare un modello di domanda alla realtà, di solito è necessario seguire tre fasi di
analisi e messa a punto. Le tre fasi sono:
• Specificazione: Nella fase iniziale, è essenziale identificare le variabili del modello.
Inoltre, è necessario stabilire le relazioni funzionali tra queste variabili. Durante
questa fase, si analizzano attentamente le variabili coinvolte e si studiano le inter-
dipendenze tra di loro al fine di comprendere appieno il sistema e le dinamiche che
lo caratterizzano;
• calibrazione: conclusa la fase di specificazione, successivamente vengono stimati
i coefficienti incogniti (parametri) che in esso compaiono;
• corroborazione: infine, si deve valutare la capacità del modello di replicare le
scelte effettivamente fatte dagli utenti, assicurando che il modello matematico se-
lezionato rifletta accuratamente la realtà. In generale, questo ciclo di analisi e
messa a punto deve essere iterato più volte fino a raggiungere una determinazione
soddisfacente del modello.
Possiamo effettuare scelte di modelli considerando due concetti principali: il contesto e
il viaggio. Il contesto si riferisce alla visione generale di un’area di studio a scala ampia,
mentre il modello di viaggio è un modello specifico di un’area più piccola. Questi modelli
simulati vengono iterati utilizzando software di fogli di calcolo fino a ottenere un risultato
soddisfacente. Le scelte di modelli di viaggio riguardano le dimensioni del viaggio, come
la frequenza degli spostamenti, la destinazione, la modalità di trasporto e il percorso.
Inoltre, tali scelte sono influenzate dalle ipotesi fatte sul concatenamento delle decisioni.
Questi modelli si possono dividere in tre settori:
• Modelli trip-based: stimano la domanda di spostamento e le scelte di viaggio
in modo indipendente per ogni spostamento all’interno di un viaggio. Sono adatti
quando la maggior parte dei viaggi è composta da viaggi ad anello, come casa-
destinazione-casa;
• modelli trip-chaining: considerano le scelte di viaggio come un insieme coordi-
nato di spostamenti all’interno di un viaggio. Questi modelli stimano le sequenze
di spostamenti e tengono conto delle scelte di destinazione e modalità di trasporto
successive e precedenti all’interno del viaggio;
• modelli activity-based: si concentrano sulla domanda di partecipazione alle atti-
vità e considerano le scelte di viaggio come influenzate dalle attività che le persone
desiderano o devono svolgere in luoghi diversi.
ln(dij ) = ln K + α ln Pi + β ln Aj + γ ln(tij )
yc = β1 xc1 + β2 xc2 + β3 xc3
Ricorda, nella pratica calibrare un modello significa fornite le variabili yi e xi ricavare i
coefficienti βi .
38
8.6 I macromodelli
Esempi di modelli di domanda descrittivi sono i macromodelli:
dvp α β
t = K · IP It · Tt (51)
• dvp
t : veic-km (veicoli pesanti) sulla rete autostradale italiana nell’anno t (è una
misura di traffico, molto utilizzata: è data dalla somma dei km sui biglietti venduti
nell’anno t);
• IP It : è un attributo del sistema socioeconomico che rappresenta l’indice di produ-
zione industriale italiana nell’anno t;
• Tt : tariffa media nell’anno t in euro/km (incasso totale in un anno)/(veic-km in un
anno);
39
8.7 I modelli comportamentali
I modelli di domanda comportamentali si basano sulla teoria dell’utilità aleatoria, la
quale sostiene che le persone effettuino scelte che massimizzano una funzione di utilità
soggettiva, ma che questa scelta sia anche influenzata da fattori casuali o incertezza. Le
ipotesi alla base sono:
• l’utente abbia a disposizione un numero finito di alternative (si chiamano infatti
anche modelli di scelta discreta);
• l’utente sia un decisore razionale, cioè sceglie tra diverse alternative a sua dispo-
sizione con l’obiettivo di massimizzare un valore di utilità che egli stesso associa ad
ogni alternativa.
Quando si deve applicare la scelta di un modello è importante considerare elementi
fondamentali come: il decisore e le sue caratteristiche socioeconomiche, le alternative
disponibili con i relativi attributi.
Ipotesi di base per la scelta modale: si ipotizza che il decisore scelga l’opzione (bus o
auto) che massimizza la sua utilità. Ad esempio, se l’utilità del bus (U(bus)) è maggiore
dell’utilità dell’auto (U(auto)), il decisore sceglierà il bus. Al contrario, se U(bus) è
inferiore a U(auto), il decisore sceglierà l’auto.
Rifacendoci all’esempio, supponendo che l’utilità sia una funzione lineare degli attributi
U (bus) = β1 x(tempo a piedi) + β2 x(tempo a bordo) + ... (54)
Se U(bus)-U(auto)>0 → Prob(bus) = 1.
Se U(bus)-U(auto)<0 → Prob(bus) = 0.
Figura 23:
L’utilità percepita Uji può essere indicata come somma di una utilità sistematica
Vji , che rappresenta la media delle utilità percepite da tutti gli utenti in relazione a quella
alternativa j, e da un residuo aleatorio εij che rappresenta lo scostamento dal valor
medio dell’ utilità percepito dall’ utente i:
Uji = Vji + εij ∀j ∈ I i (56)
Quindi la variabile di utilità di scegliere il bus (riferito all’esempio precendente) sarà:
U (bus) = β1 x(tempo a piedi) + β2 x(tempo a bordo) + ... + εbus
40
8.8.1 Modello logit
Il modello di utilità aleatoria più usato nella pratica professionale e il “Logit multino-
miale”; questo perché è il più semplice. Questo modello si basa sull’ ipotesi che i residui
aleatori εj delle diverse alternative siano indipendentemente e identicamente distribuiti
secondo una variabile aleatoria di Gumbel a media nulla e di parametro θ (da calibrare).
La probabilità di scelta di una determinata alternativa può essere espressa in forma chiusa
come:
eVj /θ
p[j] = Pm
eVk /θ
k=1
eαVj
p[j] = P
m (57)
eαVk
k=1
41
La sequenza di sottomodelli più usata, che simula le scelta nell’ordine riportata, è
pertanto la seguente:
Essendo l’utilità sistematica associata alla destinazione d, solitamente assunta come una
combinazione lineare dei parametri e degli attributi propri della zona:
X
Vji = βk xikj (61)
k
Gli attributi xkd utilizzati per specificare l’utilità sistematica associata alla destinazione d
sono attributi di attrattività Ad e attributi di costo Cod . Gli attributi di attrattività
tengono conto delle capacità attrattive della zona; hanno segnato positivo in quanto al
crescere del loro valore aumenta in genere l’attrattività della zona. Gli attributi di costo,
42
invece tengono conto del costo generalizzato connesso allo spostamento dall’origine o alla
destinazione d; i parametri ad essi relativi hanno segno negativo. Considerando questi
attributi il modello di distribuzione assume la forma di un modello gravitazionale:
Aβ1 C ±β2
p(d/os) = P d β1 od±β2 (62)
Ad Cod
Durante la scelta del percorso, la scelta modale viene effettuata confrontando in modo
probabilistico le diverse modalità di trasporto per determinare quella più conveniente.
Ogni modalità di trasporto ha una caratterizzazione più complessa, che viene rappre-
sentata all’interno di un attributo U come un modello del tipo β1 x1 + β2 x2 + ...βn xn .
Questo significa che all’interno di ciascuna modalità di trasporto, che può essere misurata
in qualche modo, sono presenti una serie di parametri che ne caratterizzano le prestazio-
ni.
Esistono tabelle che specificano i valori da attribuire alle diverse caratteristiche β e qua-
li valori bisogna utilizzare caso per caso per ciascuna componente. In questo modo, è
possibile valutare e confrontare le diverse modalità di trasporto in base ai loro attributi
specifici, tenendo conto dei parametri e delle caratteristiche rilevanti.
Figura 25: Ad , βn
Gli attributi che compaiono nelle funzioni di utilità sono, in massima parte, attributi
di livello di servizio e attributi socioeconomici. Gli attributi di livello di servizio si
riferiscono alle caratteristiche del servizio offerto dal sistema di trasporto in esame. Il
livello di servizio viene classificato dall’Highway capacity manual (HCM) in una scala
alfabetica da A a F.
43
8.12.1 I livelli di servizio dell’HCM
44
• F: il flusso è forzato: tale condizione si verifica allorché la domanda di traffico su-
pera la capacità di smaltimento della sezione stradale utile (ad es. per temporanei
restringimenti dovuti ad incidenti o manutenzioni) per cui si hanno code di lun-
ghezza crescente, bassissime velocità di deflusso, frequenti arresti del moto, in un
processo ciclico di stop-and-go caratteristico della marcia in colonna in condizioni
di instabilità; non esiste comfort.
C k = Ck (64)
In questo caso tutti gli utenti scelgono il percorso di costo minimo e tutti gli altri percorsi
hanno probabilità nulla di essere utilizzati. Questo modello è noto anche come modello di
scelta ”tutto o niente” ed è accettabile per reti poco congestionate. Nel caso probabilistico
la probabilità di scelta del percorso può calcolarsi con un modello Logit:
e(−αCk )
p(k/mods) = P (−αC ) (65)
e h
h∈Ik
45
9 La pianificazione aeroportuale e la capacità
9.1 Il Master Plan
Negli ultimi anni, anche in campo aeroportuale si è sentita la necessità di dotarsi di idonei
strumenti di pianificazione, con i quali rispondere adeguatamente alla rapida crescita del
trasporto aereo. In tale contesto si ha avuto la nascita di uno strumento estremamente
importante che va sotto il nome di Master Plan. Nel Master Plan viene determinata la
concezione di piano dello sviluppo a lungo termine, cioè dello sviluppo definitivo di uno
specifico aeroporto. La redazione di un Master Plan può riguardare sia l’ammodernamen-
to e l’ampliamento di un aeroporto esistente, sia la realizzazione di un nuovo aeroporto,
a prescindere dalla sua grandezza, dalla sua complessità e dal suo ruolo funzionale. Il
Master Plan deve assicurare la necessaria capacità di movimentazione di aeromobili, pas-
seggeri, merci e mezzi di trasporto di superficie con il massimo vantaggio e la massima
comodità per l’utenza e gli operatori e con i minori costi di investimento e operativi.
• caratteristiche dell’aeroporto;
• procedure operative;
• aiuti visivi;
46
• i servizi di soccorso e antincendio;
Y = a + b1 x1 + b2 x2 + ... (66)
47
9.5 La capacità di un aeroporto
Secondo la FAA, la capacità di un aeroporto è definita come la massima quantità di
traffico aereo (decolli e atterraggi) e terrestre che l’aeroporto può gestire in modo sicuro
ed efficiente in un determinato periodo di tempo. Considerando il solo elemento runway
si definiscono:
• Capacità di saturazione, Csat , il numero medio di operazioni (atterraggi e de-
colli) che possono essere realizzate in un’ora ad una data pista di volo senza violare
le regole di separazione ATC;
• capacità oraria pratica, Cpx , pari al numero di operazioni che possono essere
realizzate in un’ora ad una data pista, con un ritardo medio per operazione non
superiore a 4 minuti durante due ore consecutive di punta in una settimana;
48
9.5.1 Procedure per determinare le capacità oraria delle runway
La procedura per il calcolo della capacità oraria della pista di volo è basata sull’utilizzo
di grafici e tabelle frutto di modelli matematici che richiedono come dati di input quelli
riportati nella seguente tabella:
C = C∗ · T · E (69)
49
I nomogrammi tengono conto del traffico misto in arrivo, del numero di arrivi e delle
capacità di base stimate dalle tabelle specifiche per le taxiway, a seconda che siano pa-
rallele alla pista, si estendano per metà della sua lunghezza o abbiano connessioni lente
o veloci. Utilizzando i grafici di riferimento appropriati, è possibile stimare la capacità
oraria delle taxiway.
50
svolte, inclusa l’operatività dei gate.
Capacità oraria dei gates di una compagnia:
HCi = G∗ · S · N (71)
51
10 Il costo del trasporto aereo - Il sistema Hub and
Spoke
Per poter valutare il concetto di costo del trasporto aereo dobbiamo valutare due aspetti,
un costo di trasporto aereo diretto e un costo di trasporto aereo indiretto. I DOC (Direct
Operating Cost) sono i costi legati alla movimentazione dell’aeromobile, varia a seconda
della tipologia della flotta che una compagnia ha a disposizione. Gli IOC (Indirect
Operating Cost) sono i costi legati ai passeggeri. Entrambi i costi sono legati ad un
andamento economico mondiale.
52
• 2: carico pagante massimo a serbatoi del combustibile pieni;
(DOC)L + (IOC)pass×km · n · L = n · F
(DOC)L + (IOC)pass×km · n · L
F = (74)
n
• (DOC)L , costo diretto sulla tratta L;
• (IOC)pass×km , costo indiretto per passeggero-km;
• n, numero di passeggeri.
L’analisi del costo del trasporto aereo si può condurre anche in termini di calcolo della
capacità dell’aereo stesso. A questo proposito, si può definire un coefficiente di riempi-
mento, che indica la percentuale di posti venduti rispetto al totale dei posti disponibili
sull’aereo. Ciò a cui una compagnia aerea auspica è avere un coefficiente di riempimento
pari al 100%, il che indica che tutti i biglietti sono stati venduti. Un altro parametro
fondamentale è il break–even load factor λb . Il break–even load factor indica il livello
di occupazione dei posti sugli aerei necessario per coprire i costi operativi, ovvero quando
i ricavi generati sono sufficienti a coprire i costi totali.
n (DOC)L
λb = = × 100 (75)
Q Q[F − (IOC)pass×km L]
La convenienza si ha quando il break–even load factor è pari a 0.8, cioè per coprire i costi
è necessario che l’aereo sia carico per almeno l’80% della sua capacità.
53
Per scegliere un aeroporto come hub, devono essere soddisfatte alcune condizioni.
L’aeroporto deve essere geograficamente centrale rispetto al mercato che si intende ser-
vire, con una domanda significativa in origine e destinazione da e verso l’hub. Inoltre,
l’hub dovrebbe essere collocato in una zona strategica dal punto di vista delle infrastrut-
ture di trasporto e delle attività commerciali. La capacità elevata e l’assenza di vincoli
ambientali sono requisiti per realizzare un sistema hub-and-spoke efficiente.
I motivi che spingono le compagnie aeree a ”fare hubbing” possono essere: diminui-
re i costi, migliorare il soddisfacimento della domanda di trasporto o acquisire potere
monopolistico per difendersi dalle nuove compagnie.
54
• Tc : tempo massimo di connessione accettabile fra voli continentali (120 minuti);
Nonostante l’obiettivo sia creare un’onda ideale in cui ogni passeggero in arrivo possa
sfruttare qualsiasi volo in partenza, nella pratica è difficile realizzare un’onda ideale
completa.
55
11 Il trasporto aereo Low Cost - Il trasporto cargo
11.1 Nascita delle compagnie Low Cost
Le compagnie aeree low-cost sono emerse negli anni ’70 e ’80, ma hanno raggiunto il
loro sviluppo più significativo negli anni ’90. Southwest Airlines, fondata nel 1967, è
considerata una delle pioniere di questo modello di business. Le compagnie low-cost si
distinguono per l’adozione di politiche di prezzi bassi, offrendo tariffe aeree convenienti
rispetto alle compagnie tradizionali. Alcune di esse riducono i costi fornendo solo servizi
di base a bordo e applicando costi extra per servizi aggiuntivi come pasti o bagagli extra.
Inoltre, utilizzano flotte di aeromobili standardizzate per ridurre i costi di manutenzione
e formazione del personale. Questo modello ha reso i viaggi aerei più accessibili a un
pubblico più ampio, ma le politiche e la qualità dell’esperienza di viaggio possono variare
tra le diverse compagnie low-cost.
56
La fase di open markets si riferisce all’apertura dei mercati aerei internazionali alla con-
correnza e alla liberalizzazione. La fase di open skies va un passo oltre rispetto alla fase
di open markets. Si riferisce, infatti, ad accordi bilaterali o multilaterali tra i governi che
consentono alle compagnie aeree dei paesi partecipanti di operare voli senza restrizioni
sulle rotte. Si parla di accordi bilaterali predeterminati sotto 4 punti di vista:
• Market access: i voli consentiti sono limitati alle III e IV libertà e sono ope-
rati da punti specifici, generalmente le due capitali. La V libertà di solito non è
contemplata;
• Designation: solo le compagnie designate, comunemente note come compagnie di
bandiera, possono operare il servizio, specificamente per le III e IV libertà. Inoltre,
queste compagnie devono essere controllate da cittadini dello stato che ha stipulato
l’accordo;
57
Gli all cargo carrier sono compagnie aeree che si concentrano esclusivamente sul tra-
sporto merci e offrono sia voli programmati che voli charter.
Gli integrators, noti anche come courier, rappresentano il settore più dinamico e in-
novativo nel trasporto aereo delle merci. A differenza delle altre categorie, offrono un
servizio “porta a porta” e gestiscono l’intera catena logistica, inclusa la raccolta delle
merci e la distribuzione al cliente finale. FedEx e UPS sono esempi famosi di integrators,
mentre in Europa ci sono soggetti come TNT e DHL.
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