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Marxismo ed ecologia
Origine e sviluppo di un dibattito globale
ombre corte
Prima edizione italiana: febbraio 2022
© ombre corte
Via Alessandro Poerio 9, 37124 Verona
Tel./fax: 0458301735; mail: info@ombrecorte.it
www.ombrecorte.it
ISBN: 9788869481895
Indice
7 Ringraziamenti
9 Introduzione
13 Capitolo primo. Genealogia dell’incontro tra ecologia e marxismo
1. All’origine di un concetto; 2. La prefigurazione di una prospettiva eco-
logica marxiana; 2.1 Paul Sweezy: all’origine del pensiero ecologico della
“Monthly Review”; 2.2 Herbert Marcuse e i Manoscritti del 1844; 2.3 Ri-
chard Levins, Richard Lewontin e la biologia dialettica; 3. Primo stadio
dell’ecosocialismo; 3.1 Lo snodo de Il concetto di natura in Marx; 3.2 Dal
dominio della natura alla produzione della natura: Neil Smith critico di Al-
fred Schmidt; 3.3 Ted Benton critico di Marx; 3.4 André Gorz e l’ecologia
politica; 3.5 James O’Connor e la seconda contraddizione del capitalismo;
4. Secondo stadio dell’ecosocialismo; 4.1 La contrapposizione tra le riviste
“Monthly Review” e “Capitalism Nature Socialism”
141 Capitolo quinto. Andreas Malm, l’energia fossile nella storia del
capitalismo
1. Antropocene: l’era geologica della specie umana?; 1.1 L’ Antropocene
contro la storia. La proposta di Malm; 2. Il Capitale fossile; 2.1 L’origine
del Capitale fossile; 2.2 La formula generale del Capitale fossile e il modello
dell’economia fossile; 2.3 Onde di accumulazione, innovazione tecnologica
ed energetica; 3. Crisi, leninismo ecologico e geoingegneria; 3.1 Covid-19:
una crisi endogena al capitale; 3.2 Leninismo ecologico: dalla rivoluzione
contro i sintomi alla rivoluzione contro le cause della crisi; 3.3 Socializzare i
mezzi di produzione della rimozione dell’anidride carbonica
2o5 Conclusioni
Ringraziamenti
1 Oltre a ciò cui farò cenno in seguito, va comunque segnalato il contributo del
gruppo di ricercatrici e ricercatori che si riuniscono attorno ai seminari Politics,
Ontologies, Ecologies, il laboratorio di “Ecologie politiche del presente” e la rete
dei collettivi universitari di “Ecologia politica”. Per quanto non necessariamente o
esclusivamente di ispirazione marxista, questi sono i principali laboratori dell’eco-
logia politica italiana.
10 MARXISMO ED ECOLOGIA
prima Jaca Book e poi Orthotes hanno pubblicato gli scritti di André
Gorz. Inoltre, negli ultimi anni ombre corte ha pubblicato due volumi
di Jason W. Moore, Ecosocialismo di Michel Löwy, un’antologia di
James O’Connor, la nuova edizione del libro di Paccino e altri testi
ecosocialisti2. Tuttavia continuano a non essere disponibili moltissimi
dei “classici” dell’ecomarxismo. L’interesse per quest’ambito si è riac-
ceso grazie a questi contributi, al contesto politico internazionale nel
quale i cambiamenti climatici si impongono nell’agenda politica dei
governi e dei movimenti sociali.
Una delle novità di questo volume è quindi quella di presentare
per la prima volta al lettore italiano autori fondamentali dell’ecomar-
xismo ad oggi sconosciuti in lingua italiana. La genealogia dell’incon-
tro tra ecologia e marxismo fornisce le coordinate principali di un
dibattito le cui radici affondano negli anni Sessanta-Settanta, presen-
tando in forma sintetica autori quali Paul Sweezy, Herbert Marcuse,
Richard Levins, Richard Lewontin, Ted Benton, André Gorz, James
O’Connor, Alfred Schmidt e Neil Smith. Ampio spazio è dedicato a
quattro autori la cui rilevanza nel dibattito contemporaneo è decisiva:
John Bellamy Foster, il principale artefice della Metabolic Rift, Paul
Burkett, con la sua teoria ecologica del valore, Jason W. Moore e la te-
oria post-marxista della World-Ecology e Andreas Malm ideatore della
teoria del capitale fossile. Infine ho cercato di ricostruire in forma
sintetica, ma sistematica, l’attuale dibattito contemporaneo interno e
coevo all’ecomarxismo attorno a tre nodi tematici: ontologia, econo-
mia e Antropocene.
Il volume si presenta dunque come una guida di lettura all’eco-
marxismo, attraverso la quale è possibile apprezzare il pensiero degli
autori precedentemente menzionati nel contesto storiografico e nel
dibattito contemporaneo. Questo aspetto rappresenta inoltre una no-
2 André Gorz, Ecologica, trad. it. di F. Vitale, Jaca Book, Milano 2009; André Gorz,
Ecologia e Libertà, trad. it. di E. Leonardi, Othothes, Napoli-Salerno 2016; Jason W.
Moore, Ecologia-Mondo e crisi del capitalismo. Natura, potere e ricchezza nella dissolu-
zione del mondo moderno, trad. it. e cura di Gennaro Avallone, ombre corte, Verona
2015; Jason W. Moore, Antropocene o capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella
crisi planetaria, trad. it. e cura di Alessando Barbero e Emanuele Leonardi, ombre
corte, Verona 2017; Michaël Löwy, Ecosocialismo. L’alternativa radicale alla catastro-
fe capitalista, trad. it. di G. Morosato, ombre corte, Verona 2021; Dario Paccino,
L’imbroglio ecologico. L’ideologia della natura, Introduzione di Gennaro Avallone,
Lucia Giulia Fassini, Sirio Paccino, ombre corte, Verona 2021; James O’Connor, La
seconda contraddizione del capitalismo, trad. it. di G. Roggero, Prefazione di Jacopo
Nicola Bergamo ed Emanuele Leonardi, ombre corte, Verona 2021.
INTRODUZIONE 11
vità anche nel contesto internazionale dato che un simile testo non è
ancora disponibile, fatto salvo il corposo volume The Ecological Crisis
and the Logic of Capital del professore dell’università di Fudan Xue-
ming Chen recentemente tradotto in inglese per Brill, il quale, pur
essendo un lavoro estremamente preciso e ricco di contenuti, ha un
taglio differente, non riportando una genealogia ecomarxista, i temi
del dibattito contemporaneo e decidendo diversamente per quanto
riguarda gli autori presi in esame3.
Per ragioni di spazio e per agevolare la lettura ho dovuto selezio-
nare i pensatori trattati e gli argomenti. Pertanto alcuni temi sono stati
menzionati solo in parte, come la questione del rapporto tra termo-
dinamica ed economia sollevata negli scritti di Sergej Podolinskij e
le rispettive critiche di Marx ed Engels alla sua proposta, un dibatti-
to che continua a generare non poche divergenze. Alcuni aspetti del
pensiero di certi autori sono stati omessi, o comunque trattati solo
tangenzialmente e implicitamente, sempre per le stesse ragioni. Inol-
tre segnalo l’assenza dal dibattito qui riportato di un punto di vista
femminile/femminista. Figure di spicco come Ariel Salleh, Carolin
Merchant o più recentemente Hannah Holleman, Stefania Barca –
ma anche Nancy Fraser – meriterebbero uno spazio proprio che qui
non mi era concesso. Quindi, lungi da me voler oscurare il contributo
del femminismo nel mediare in forme originali l’incontro tra ecologia
e marxismo, che credo anzi meriterebbe uno spazio adeguato in un
volume dedicato.
Nonostante queste carenze, credo che questo lavoro possa dirsi
sistematico per le ragioni già esposte e che possa essere un importante
strumento per il lettore italiano per pensare la crisi multifattoriale che
stiamo attraversando. Non pretendo di aver fornito una lettura inno-
cente dell’ecomarxismo, o la sola possibile, e il lettore attento potrà
dedurre le mie simpatie e posizioni. Tuttavia credo di aver cercato
di compiere quel necessario processo di distacco per restituire il più
possibile un quadro d’insieme di tipo scientifico.
3 Chen Xueming, The Ecological Crisis and the Logic of Capital, trad. ing. di Wu Li-
huan e Liu Baixiang, Brill, Leiden-Boston 2017.
Capitolo primo
Genealogia dell’incontro tra ecologia e marxismo
1 Emanuele Leonardi, Lavoro Natura Valore. André Gorz tra marxismo e decrescita, Or-
thotes, Napoli-Salerno 2017, pp. 92 ss.
14 MARXISMO ED ECOLOGIA
1. All’origine di un concetto
9 David Harvey, Breve storia del neoliberismo, trad. it. di P. Meneghelli, il Saggiatore,
Milano 2007, p. 23.
10 Colin N. Waters et al., The Anthropocene is functionally and stratigraphically distinct
from the Holocene, in “Science”, 6269, 2016, pp. 137-147.
11 Rachel Carson, Primavera silenziosa, trad. it. di C.A. Gastecchi, Feltrinelli, Milano
1999.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 17
12 Rosa Luxemburg, Rosa Luxemburg Speaks, trad. ing. di Mary-Alice Waters, Path-
finder press, New York 1970, p. 111.
13 Con lodevoli eccezioni tra le quali la stessa Luxemburg, Bucharin, William Morris,
Cristopher Caudwell. John Bellamy Foster, Marx’s ecology: Materialism and Nature,
Monthly Review Press, New York 2000, pp. 239-246. Paul Burkett, John Bellamy
Foster, Marx and the earth: An anti-critique, Brill, Leiden-Boston 2016, pp. 1-2. John
Bellamy Foster, The Return of Nature: Socialism and Ecology, Monthly Review Press,
New York 2020.
14 Ivi, p. 3. John Bellamy Foster Foster, Marxism in the Anthropocene: Dialectical rift on
the left, in “International Critical Thought”, vi, 3, 2016, pp. 393-421, p. 395.
18 MARXISMO ED ECOLOGIA
17 Paul Sweezy, Cars and cities [April 1973], in “Monthly Review”, li, 11, 2000, pp.
1-18. https://monthlyreview.org/2000/04/01/cars-and-cities/
18 Sigla che sta per Materialismo Dialettico. Ideologia ufficiale dell’Urss che interpreta la
dialettica come sistema chiuso, spesso caratterizzata da meccanicismo e determinismo.
19 Cfr. Maurice Merleau-Ponty, Le avventure della dialettica, trad. it. di D. Scarso, Mi-
mesis, Milano 2008, pp. 43 e ss.
20 Cfr. Miguel Vedda, La sugestión de lo concreto: estudios sobre teoría literaria marxi-
sta, Gorla, Buenos Aires 2006, pp. 60-63.
21 “Nella conoscenza della natura non sono presenti le determinazioni decisive della
dialettica: l’interazione tra soggetto e oggetto, l’unità di teoria e prassi, la modifi-
cazione storica del sostrato delle categorie come base della loro modificazione nel
pensiero” (György Lukács, Storia e coscienza di classe, trad. it. G. Piana, Sugar, Mi-
lano 1967, p. 6). Come vedremo in seguito il cosiddetto marxismo occidentale è ca-
ratterizzato da una diversa concezione della dialettica, circoscritta alla storia umana,
quando non ulteriormente contratta a metodo d’esposizione de Il Capitale. Per una
ricostruzione critica del pensiero di Lukács rispetto a questa questione si veda John
Bellamy Foster, The Return of Nature, cit.
20 MARXISMO ED ECOLOGIA
22 Cfr. Antonio Infranca e Miguel Vedda, Ontologia e lavoro nel pensiero dell’ultimo
Lukács, in “Quaderni Materialisti”, ix, 31 gennaio 2018, traduzione italiana dell’in-
troduzione a György Lukács, Ontologia del ser social. El Trabajo, Herramienta, Bue-
nos Aires 2004, http://www.quadernimaterialisti.unimib.it/ontologia-e-lavoro-nel-
pensiero-dellultimo-lukacs-2/ (ultimo accesso 25.6.2020).
23 Cfr. Herbert Marcuse, Controrivoluzione e rivolta, trad. it. di S. Giacomoni, Monda-
dori, Milano 1975, pp. 71-96.
24 Chen Xueming, The Ecological Crisis, cit., pp. 391-395.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 21
25 Su posizioni simili si attesta anche un collega di Harvard dei due scienziati, il bio-
logo neo-darwiniano co-fondatore della teoria degli equilibri punteggiati Stephen
Jay Gould. Commentando il saggio inconcluso di Engels Il ruolo svolto dal lavo-
ro nell’umanizzazione della scimmia Gould riflette sul rapporto fra prassi e teoria:
“L’importanza del saggio di Engels non risiede nel felice risultato che l’australopite-
co ha confermato una specifica teoria da lui proposta – via Haeckel – ma piuttosto
nella sua analisi percettiva del ruolo politico della scienza e dei pregiudizi sociali che
devono influenzare ogni pensiero. [...] Se prendessimo a cuore il messaggio di Engels
e riconoscessimo la nostra fede nella superiorità intrinseca della ricerca pura per
quello che è – per così dire il pregiudizio sociale – potremmo forgiare tra gli scien-
ziati l’unione tra teoria e pratica di cui un mondo pericolosamente vicino all’orlo del
baratro ha così disperatamente bisogno” (Stephen Jay Gould, Posture maketh the
man, in Ever since Darwin. Reflection in Natural History, W.W. Norton & Company
(eBook), New York-London 2007, cap. 26). Inoltre riguardo alla dialettica materiali-
sta Gould ha scritto che “Il pensiero dialettico dovrebbe essere preso più seriamente
dagli studiosi occidentali, non scartato perché alcune nazioni del secondo mondo
hanno costruito una versione di cartone come dottrina politica ufficiale. Le questioni
che essa solleva sono, in un’altra forma, le questioni cruciali del riduzionismo con-
tro l’olismo, ora così tanto in discussione in tutta la biologia [...]. Quando vengono
presentate come linee guida per una filosofia del cambiamento, non come precetti
dogmatici veri per fiat, le tre leggi classiche della dialettica incarnano una visione oli-
stica che vede il cambiamento come interazione tra componenti di sistemi completi,
e vede i componenti stessi non come entità a priori, ma come prodotti e input del
sistema. Così la legge degli “opposti compenetranti” registra l’inestricabile interdi-
pendenza dei componenti: la “trasformazione della quantità in qualità” difende una
visione sistemica del cambiamento che traduce gli input incrementali in alterazioni
di stato; e la “negazione della negazione” descrive la direzione data alla storia perché
i sistemi complessi non possono tornare esattamente agli stati precedenti” (Stephen
Jay Gould, Nurturing Nature, in Id., An Urchin in the Storm: Essays About Books and
Ideas, Penguin, London 1990, pp. 153-154).
26 Richard Levins e Richard Lewontin, The Dialectical Biologist, Harvard University
press-Aakar Books for South Asia, Delhi 2009, p. 133.
22 MARXISMO ED ECOLOGIA
27 Questa posizione dialettica è per esempio in uso anche nell’analisi della sostenibi-
lità ecologica e nell’epidemiologia evolutiva. Cfr. Antonio Bodini, The dialectics of
sustainability, In T. Awerbuchs, M.S. Clack, P.J. Taylor (a cura di), The Truth is the
Whole, The Pumping Station, Arlington (MA) 2018, pp. 10-20. Robert G. Wallace e
Rodrick G. Wallace (A cura di), Neoliberal Ebola. Modelling disease from Finance to
Forest and Farm, Spinger Nature (eBook), New York 2016.
28 Levins e Lewontin, The Dialectical Biologist, cit., pp. 273-5.
29 Ivi, pp. 269-270.
30 Ibidem.
31 Ivi, p. 271.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 23
34 Ivi, p. 280.
35 Ivi, p. 283.
36 Ivi, pp. 284 ss.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 25
ricità, è il principio per cui bisogna avere una visione dialettica della
dialettica stessa. Levins e Lewontin manifestano la propria concezione
dichiarandone la non innocenza; essa è politica e immersa in un’e-
sperienza storica, e per questo bisogna dichiarane le possibilità auto-
correttive. L’interdipendenza universale è il presupposto per il quale le
cose sono connesse, che a sua volta è congiunta all’eterogeneità inter-
na e accompagnata al sospetto per l’omogeneità. La compenetrazione
degli opposti è l’idea per cui produrre divisioni troppo spesso significa
generare reificazioni. Infine, il presupposto dei livelli integrati, per
il quale i livelli di organizzazione sono concepiti come parzialmente
autonomi e vanno appunto ‘integrati’ verticalmente in entrambe le
direzioni37.
glese nel 1971, la quale ottenne un’enorme influenza sul dibattito mar-
xista. Membro della seconda generazione della scuola di Francoforte
e allievo di Adorno e Horkheimer39, Schmidt seguì e approfondì la
dialettica negativa della dominazione della natura. Per Schmidt, Marx,
soprattutto quello maturo, avrebbe una concezione produttivista e
prometeica di esaltazione apologetica dello sviluppo delle forze pro-
duttive, conseguenza di una celebrazione acritica del dominio dell’uo-
mo sulla natura. Questo dominio è da intendersi non solo come potere
sulla natura extra-umana, ma anche rivolto contro sé stessi come do-
minio della propria natura umana, ossia dominio dell’uomo sull’uomo
ma anche dominio di sé40. Si tratta di un testo che analizza la natura in
Marx da un punto di vista epistemologico, non è pertanto un testo che
possa essere ascritto a una lettura ecologista di Marx.
Solo successivamente, per ammissione dello stesso autore, nell’in-
troduzione tedesca del 1993, Schmidt afferma che “non solo in Marx
ed Engels si ritrovano gli elementi di una sensibilità verso l’ecologia,
ma anche che la loro opera, vista nella sua globalità, non è precisa-
mente al servizio di un dominio sfrenato sulla natura”41. Schmidt ri-
conosce numerosi esempi di questa sensibilità ecologica in Marx ed
Engels da mettere in relazione con i loro studi nel campo delle scienze
naturali trovando in Carl Nikolaus Fraas un’influenza fondamentale
sia rispetto alla questione dell’evoluzione della flora in rapporto alla
produzione sia rispetto a una storicizzazione del clima (locale), ma
O’Connor, Alan Rudy, Saral Sarkar, la prima Ariel Salleh, Kate So-
per, Victor Toledo e Daniel Tanuro45. Questi sono caratterizzati da
una visione critica riguardante il marxismo e Marx nel tentativo di
stabilire una connessione con gli emergenti movimenti ecologisti. È
inoltre doveroso segnalare un altro pensatore ecologista che combina
le sue riflessioni con una prospettiva sociale, dapprima marxista e
successivamente libertaria: Muray Bookchin46. Bookchin è noto per
la sua ecologia sociale e per l’incorporazione delle sue teorie all’inter-
no del pensiero eco-femminista kurdo del confederalismo democra-
tico di Abdullah Öcalan, oggi conosciuto internazionalmente grazie
all’esperienza pratica di municipalismo e autogestione nel Rojava nel
nord della Siria47.
Dall’altro lato Il Concetto di Natura in Marx apre una prospetti-
va che è abbracciata da alcuni geografi radicali, i quali sostituiscono
il concetto di dominio della natura con la visione più positiva della
produzione della natura, i cui esponenti più considerevoli sono Neil
Smith e Noel Castree, quadro concettuale a cui si associa, in parte, il
noto geografo marxista David Harvey48. Smith e Castree assumono
una posizione di sussunzione della natura al capitale che può portarli
a rivestire posizioni di costruttivismo radicale49.
45 Paul Burkett e John Bellamy Foster, Marx and the Earth, cit., p. 2. Ho omesso dall’e-
lenco Moore in quanto in un’intervista Foster nega a Moore quest’appartenenza
ascrivendolo invece ai costruttivisti radicali, monisti. Cfr. John Bellamy Foster, In
defense of Ecological Marxism: John Bellamy Foster responds to a critic, in “Clima-
te & Capitalism”, 6 giugno 2016, https://climateandcapitalism.com/2016/06/06/
in-defense-of-ecological-marxism-john-bellamy-foster-responds-to-a-critic/ (ultimo
accesso 25.4.2021).
46 Lewis Herber, Crisis in Our Cities, Prentice Hall, Englewood Cliffs New Jersey 1965.
Bookchin si firmava con questo pseudonimo precedentemente. Murray Bookchin,
L’ecologia della libertà. Emergenza e dissoluzione della gerarchia, trad. it. di A. Berto-
lo e R. Di Leo, Elèuthera, Venezia 2017.
47 Nonostante l’accanimento e la lunga prigionia da parte dello Stato turco, il pensiero
di Öcalan continua a essere un riferimento teorico internazionali per molti movimen-
ti socialisti e libertari incentrati sull’autogestione e la democrazia diretta. Per la sua
concezione della relazione democrazia-ecologia si veda Abdullah Öcalan, Oltre lo
stato il potere e la violenza, trad. it. di S. Lavo, Punto Rosso, Milano 2016, pp. 199-
207.
48 David Harvey, Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo, trad. it. di V.B.
Sala, Feltrinelli (eBook), Milano 2014, cap. 16.
49 John Bellamy Foster, Marxism in the Anthropocene: Dialectical rift on the left, in
“International Critical Thought”, vi, 3, 2016, p. 396.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 29
54 Neil Smith, Uneven Development: Nature, Capital and the Production of Space, Uni-
versity of Georgia Press, Athens 2008, p. 36.
55 Soprattutto il giovane Marx, legato ancora all’antropologia di Feuerbach nei Mano-
scritti del 1844 al quale si contrapporrebbe lo scetticismo della maturità. Alfred Sch-
midt, Il concetto di Natura in Marx, cit., pp. 201-203. “La materia esterna agli uomini
resta l’elemento da assimilare e da assoggettare anche in una società senza classi, sia
pure in condizioni più favorevoli che non nelle precedenti società, e la natura umana
deve continuare a pagare il suo tributo” (ivi, pp. 212-213).
56 Smith, Uneven Development, cit., pp. 37-38.
57 Ivi, p. 39.
58 Ibidem.
59 Ivi, p. 40.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 31
60 Ivi, p. 44.
61 Ivi, pp. 46-47.
32 MARXISMO ED ECOLOGIA
62 Ivi, p. 50.
63 Molti di questi temi sono ripresi dal testo di Engels, Sull’origine della famiglia dello
stato e della proprietà privata, basati a loro volta sugli studi etnologici (la moderna an-
tropologia sociale o culturale) che Marx condusse fra il 1879 e il 1882 per mezzo di al-
cuni autori nord americani quali Lewis H. Morgan, John Phear, Henry S. Maine, John
Lubbock. Questo consentì a Marx e poi a Engels di sviluppare contributi e confronti
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 33
per la teoria del materialismo storico, portando anche a una revisione della teoria della
storia umana permanente attraversata dalla lotta fra le classi, esposta nella prefazio-
ne del Manifesto del 1888. In ogni caso, qui come nell’apparato sulle forme sociali
precapitalistiche dei Grundrisse è esposto l’evolvere delle relazioni tra essere umano
e natura. Cfr. Friedrich Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello
Stato, trad. it. di F. Codino, Editori riuniti, Roma, 1976 e Ferdinando Vidoni, Stefano
Bracaletti, Gli scritti etno-atropologici di Marx ed Engels: presentazione dei curatori,
https://www.marxismo-oggi.it/saggi-e-contributi/articoli/417-gli-scritti-etno-antropo-
logici-di-marx-ed-engels-presentazione-dei-curatori (ultimo accesso 10.5.2020). Vito
Bongiorno, L’antropologia marxista, marxismo-oggi, https://www.marxismo-oggi.it/
saggi-e-contributi/saggi/98-antropologia-marxista (ultimo accesso 10.5.2020).
64 Smith, Uneven Development, cit., p. 60.
65 Ivi, p. 61.
66 Aristotele ha discusso nel libro I della Politica come il commercio, basato sul valore
di scambio, abbia messo in comunicazione differenti comunità, tema ripreso poi da
Marx nella spiegazione storica della nascita prima dello scambio e poi della mone-
ta. Lo scambio si produce originariamente fra le comunità perché all’interno delle
comunità la proprietà era comune e suddivisa in base alle gerarchie sociali interne.
È altrettanto vero che secondo Aristotele questo processo di scambio genera a sua
volta una crematistica artificiale per cui l’arte di acquisire beni, propria della crema-
tistica naturale, diviene un fine in sé e principio distruttore della polis. Il valore di
scambio unifica, ma su una nuova base, la società umana che supera gli angusti limiti
34 MARXISMO ED ECOLOGIA
71 Ivi, p. 77.
72 Alfred Sohn-Rethel, Il Denaro. L’apriori in contanti, trad. it. di F. Cappellotti, Edi-
tori Riuniti, Roma 1991. Nonostante la vicinanza di Sohn-Rethel ai fondatori della
scuola di Francoforte, il concetto di prima e seconda natura, qui esposto attraverso
le categorie economiche di valore d’uso e valore di scambio, è sensibilmente diverso
dal concetto di seconda natura di Adorno. Adorno ne sviluppa una visione sfaccettata
che consente di distinguere tra usi critici e ideologici del concetto. Per una discussione
critica dei concetti di storia naturale, storia sociale, prima e seconda natura in Adorno
si veda Italo Testa, Storia naturale e seconda natura. Adorno e il problema di una conci-
liazione non fondativa, in “La società degli individui”, xxviii, 1, 2007, pp. 37-52.
36 MARXISMO ED ECOLOGIA
73 Smith, Uneven development, cit., p. 79. Su questa posizione è concorde anche il geo-
grafo marxista David Harvey che fa propria la concezione di produzione della natura
da parte del capitale. Cfr Harvey, Diciassette contraddizioni e fine del capitalismo, cit.,
cap. 16.
74 Smith, Uneven development, cit., p. 84.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 37
85 Cfr. André Gorz, Addio al proletariato, trad. it. di D. De Masi, Edizioni Lavoro,
Roma 1982.
86 Leonardi, Attualità dell’ecologia politica di André Gorz, cit., pp. 158-160.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 41
89 Gorz, Ecologia e libertà, cit., pp. 51-59. Osservazioni in comune con James O’ Con-
nor, come si vedrà in seguito.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 43
90 Tema anch’esso ripreso da Marx nella sua ‘definizione statica’ di comunismo dell’in-
dividuo non professionalizzato. “E infine la divisione del lavoro offre anche il primo
esempio del fatto che fin tanto che gli uomini si trovano nella società naturale, fin tan-
to che esiste, quindi, la scissione fra interesse particolare e interesse comune, fin tanto
che l’attività, quindi, è divisa non volontariamente ma naturalmente, l’azione propria
dell’uomo diventa una potenza a lui estranea, che lo sovrasta, che lo soggioga, invece
di essere da lui dominata. Cioè appena il lavoro comincia a essere diviso ciascuno ha
una sfera di attività determinata ed esclusiva che gli viene imposta e dalla quale non
può sfuggire: è cacciatore, pescatore, o pastore, o critico, e tale deve restare se non
vuol perdere i mezzi per vivere; laddove nella società comunista, in cui ciascuno non
ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la
società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare
oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare,
la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia; senza
diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico” (Karl Marx, Friedrich
Engels, L’ideologia tedesca, trad. it. di F. Codino, Editori Riuniti, Roma, 2018, p. 24).
91 Nello stesso periodo il marxista francese Luis Althusser darà centralità alla scuola,
assieme alla famiglia, come apparato ideologico di Stato per eccellenza per l’assog-
gettamento degli individui nella riproduzione sociale della società capitalistica. Tut-
tavia il pensiero di Gorz è debitore di quello del filosofo e pedagogo austriaco Ivan
Illich, il cui concetto di descolarizzazione faceva la comparsa nel 1971. Luis Althus-
ser, Sull’ideologia, trad. it. di M. Gallerani, Edizioni Dedalo, Bari 1976. Ivan Illich,
Descolarizzare la società. Una società senza scuola è possibile?, trad. it. di P. Perticari,
Mimesis, Milano 2010.
44 MARXISMO ED ECOLOGIA
96 “Le leggi e la persuasione morale non sono che due elementi nella soluzione del
problema dell’inquinamento. Il terzo ingrediente essenziale è il denaro governativo
[...] Nessuna grande azienda agricola può permettersi da sola di pagare le spese per
la protezione del suolo, delle acque e della vita vegetale, animale e umana. Nessuna
società automobilistica può sobbarcarsi da sola i costi della produzione di veicoli
non inquinanti. Nessuna municipalità può concedersi il lusso di costruire adeguati
impianti per il trattamento dei rifiuti. Nessuna compagnia aerea può affrontare le
spese connesse con l’inquinamento da rumore o con la modernizzazione dei servizi
e degli impianti per il controllo del traffico aereo. Anzi, industrie fortemente inqui-
nanti come le cartiere, la chimica, i metalli primari, ecc., non sono in grado di finan-
ziare impianti adeguati per trattare o eliminare gli scarichi senza un aiuto finanziario
dall’esterno in una forma o in un’altra” (James O’Connor, La crisi fiscale dello Stato
[1973], trad. it. di V. Grisoli, Einaudi, Torino 1977, p. 199).
97 Cfr. James O’ Connor, Prospectus: Capitalism, Nature, Socialism. A Journal of Social-
ist Ecology, in “Capitalism Nature Socialism”, i, 1, 1988, pp. 1-6.
98 James O’Connor, Capitalism, Nature, Socialism a Theoretical Introduction, in “Capi-
talism, Nature, Socialism”, i, 1, 1988, pp. 11-38. Tradotto in O’Connor, La seconda
contraddizione del capitalismo, cit.
99 Cfr. Karl, Per la critica dell’economia politica, cit., p. 5.
46 MARXISMO ED ECOLOGIA
A partire dalla fine degli anni Novanta sino a oggi possiamo as-
sistere a quello che viene definito da alcuni degli stessi protagonisti
la seconda fase dell’ecosocialismo, che in opposizione alla prima, si
sforza di trovare una sintesi tra marxismo classico, inclusa la dialettica
della natura, ed ecologismo attraverso le moderne scienze naturali. A
questo stadio vengono ascritti Elmar Altvater, Ian Angus, Brett Clark,
Rebecca Clausen, Peter Dickens, Martin Empson, Hannah Holleman,
Jonathan Hughes, Fred Magdoff, Andreas Malm, Philip McMichael,
il primo Jason W. Moore, Pamela Odih, l’ ultima Ariel Salleh, Kohei
Saito, Mindi Schneider, Walt Sheasby, Del Weston, Ryan Wishart,
Richard York oltre agli stessi Paul Burkett e John Bellamy Foster107.
Questi pensatori criticano quelli del primo stadio dell’ecosocialismo,
i quali accusano Marx ed Engels e l’intero marxismo di aver violato
una prospettiva ecologista o comunque di non essere stati totalmente
conseguenti. Gli ecosocialisti del secondo stadio incoraggiano invece
una rilettura di Marx ed Engels al fine di riscoprirne le profonde ra-
dici naturaliste ed ecologiche per ridefinire la concezione del comu-
nismo in questi termini. La questione non è solo centrata sulla rico-
struzione delle posizioni ecologiste di Marx ed Engels, ma soprattutto
sul metodo che governa il materialismo storico ed ecologico capace
di influenzare la prassi del presente. Questa seconda fase richiede un
“ritorno alla fondazione e una ricostruzione della dialettica materia-
lista di Marx ed Engels, reincorpondando aspetti ecologici del loro
pensiero” per sviluppare una prassi ecologico materialista108.
La scuola della Metabolic Rift è senza dubbio quella maggiormente
rappresentata in questa seconda fase. Foster sostiene che attraverso il
concetto di frattura metabolica si sia fornito un metodo per l’indagine
pratica dell’analisi degli ecosistemi che prospetta a una terza fase fo-
calizzata sulla prassi esplorativa di questo metodo e che raccoglie gli
allievi di questa scuola.
Si capisce sin da ora che la storia dell’ecosocialismo è segnata da
aspri dibattiti e violente polemiche che dipingono tutt’altro che un
omogeneo gruppo di intellettuali in armoniosa cooperazione. Prima
107 Per necessità di sintesi nella seconda fase dell’ecosocialismo sono stati inseriti anche
gli autori di quella che secondo Foster costituirebbe una eventuale terza fase come
si vedrà tra poco. Cfr. Bellamy Foster, Marxism in the Anthropocene, cit., p. 396.
Burkett, Bellamy Foster, Marx and the Earth, cit., p. 3.
108 Ivi, p. 10.
GENEALOGIA DELL’INCONTRO TRA ECOLOGIA E MARXISMO 49
112 Joel Kovel, The Enemy of Nature: The end of capitalism or the end of the world?,
ZedBooks, London-New York 2002. Per una discussione critica si veda Löwy, Eco-
socialismo, cit., cap. ottavo.
Capitolo secondo
La ricostruzione del marxismo ecologico (i):
John Bellamy Foster, dalla storia del materialismo
alla Metabolic Rift Theory
1. Il materialismo di Marx
1 John Bellamy Foster, Marx’s Ecology: Materialism and Nature, Monthly Review
Press, New York 2000, p. ix.
2 L’influenza della teoria dell’evoluzione di Darwin su Marx era così grande da portar-
lo a scrivere il 19 dicembre del 1860 a Engels riguardo al noto saggio sulla Selezione
Naturale che “[a]nche se sviluppato al rozzo modo inglese, questo è il libro che, nel
campo della storia naturale, fornisce la base per il nostro punto di vista”. Successi-
vamente il 15 gennaio del 1861 scriverà a Lasalle che “[i]l lavoro di Darwin è il più
importante e si adatta al mio scopo forn[endo] una base nelle scienze naturali per la
lotta di classe nella storia. [...] Qui non solo si dà per la prima volta il colpo mortale
alla ‘teleologia’ nelle scienze naturali, ma se ne spiega il senso razionale in modo
empirico” (Karl Marx, Lettera a Friedrich Engels 15.01.1861, Lettera a Ferdinande
Lasalle 15.01.1861, in Marx & Engels Collected Works. Letters (1860-1864), Vol 41,
Lawrence & Wishart Electric Book, 2010, pp. 232 e 247). La grande influenza che
Darwin ebbe sul socialismo e il marxismo è testimoniata dalle opere di vari autori
della fase classica del marxismo (e dell’anarchismo), come Babel, Kautsky e Kro-
potkin. Tuttavia il parallelismo tra la scoperta delle leggi della natura in Darwin e
le leggi della storia in Marx ha segnato la storia del marxismo in senso positivista.
Contro le stesse concezioni di Marx si è utilizzato questo parallelismo in senso teleo-
logico. Per una discussione critica si veda Valentino Gerratana, Marx and Darwin, in
“New Left Review”, lxxxii, 1, 1973, pp. 60-82.
LA RICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (I) 53
3 Cfr. Kohei Saito, The Emergence of Marx’s Critique of Modern Agriculture: Ecological
Insights from His Excerpt Notebooks, in “Monthly Review”, lxvi, 5, 2014, pp. 25-46.
4 Foster, Marx’s Ecology, cit., p. 2.
5 Ivi, p. 8.
6 Tuttavia presente in Hegel. Cfr. Chen, The ecological Crisis and the logic of capital,
cit., p. 75.
54 MARXISMO ED ECOLOGIA
7 John Bellamy Foster e Dennis Soron, Ecology, Capitalism, and the Socialization of
Nature, in “Monthly Review”, lvi, 6, 2004, p. 6. Va notato che seppur da un punto
di vista differente, e salvando la figura di Antonio Gramsci, anche la critica di Do-
menico Losurdo al marxismo occidentale individua nell’ostilità nei confronti delle
scienze, oltre che nella rimozione della questione nazionale e dei rapporti coloniali,
gli errori di cui si sarebbe macchiato e che ne hanno segnato il fallimento politico.
Cfr. Domenico Losurdo, Marxismo Occidentale. Come nacque, come morì, come può
rinascere, Laterza, Bari 2017.
8 Franz Mehring, Vita di Marx, trad. it. di F. Codino, Editori Riuniti, Roma 1953, p. 33.
9 Michael Heinrich sostiene invece che il dibattito riguardante la permanenza dell’ide-
alismo o il suo abbandono per un materialismo più compiuto sia privo di rilevanza
data l’impossibilità di stabilire una netta cesura tra le due posizioni, ritenendo invece
che l’unico modo certo per stabilirlo sia per ammissione dello stesso Marx. Sostiene
inoltre che il materialismo di Epicuro fosse rilevante per Marx non tanto nel suo sen-
so ontologico, ossia della priorità della materia sulla mente, quanto come argomento
contro la religione. Michael Heinrich, Karl Marx and the Birth of Modern Society:
The Life of Marx and the Development of His Work. Vol. I: 1818-1841, Monthly
Review Press (eBook), New York 2019, pp. 11.54 ss.
10 Foster, Marx and Nature, cit., p. 60.
LA RICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (I) 55
20 Cfr. Karl Marx, Lettera a Ferdinand Lasalle 31/05/1858, in Marx & Engels Collected
Works. Letters (1856-1859), vol. 40, Lawrence & Wishart Electric Book, 2010, pp.
315-316.
21 Karl Marx, Friedrich Engels, La sacra famiglia ovvero critica della critica critica contro
Bruno Bauer e soci, trad. it. e cura di A. Zanardo, Editori Riuniti, Roma 1967, p. 166.
22 Cfr. Ludwig Feuerbach, L’essenza del cristianesimo, trad. it. di C. Cometti, Feltrinel-
li, Roma 1960.
23 Foster, Marx’s ecology, cit., pp. 63-64.
58 MARXISMO ED ECOLOGIA
Tra il 1841 e il 1843 Marx scrive tre testi in cui analizza la condizio-
ne alienata dell’essere umano criticando la filosofia hegeliana e degli
idealisti tedeschi: La critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico,
La questione ebraica e Critica della filosofia del diritto. Introduzione. In
questi primi testi, l’alienazione è dovuta alla condizione umana nel-
lo Stato moderno, nel quale si verifica uno sdoppiamento dell’uomo
come cittadino e come borghese. Già dal suo primo studio della Cri-
tica della filosofia del diritto di Hegel del 1843, inedita fino al 1927,
Marx riconosce che lo stesso Hegel individua una contraddizione
nella separazione tra società civile e lo Stato politico25. Tuttavia Hegel
si limita a una risoluzione della contraddizione a livello concettuale,
di fatto naturalizzando la contraddizione come momento necessario
dello sviluppo dell’assoluto, generando un rovesciamento per il quale
in Hegel “la logica non serve a provare lo Stato, ma lo Stato serve a
provare la logica”26. Questa separazione si trova di conseguenza nel-
lo stesso essere umano27, il quale è sdoppiato come burgeois e come
citoyen, in conflitto tra interesse privato e interesse generale sociale
24 Marcello Musto pensa che il concetto di alienazione abbia nell’opera marxiana una
rilevanza che va ben oltre i testi giovanili. Per una revisione critica del concetto di
alienazione, le sue origini e l’enorme influenza che ha suscitato in differenti campi di
ricerca si veda Marcello Musto, Rivisitando il concezione dell’alienazione in Marx, in
“Studi filosofici”, xxiii, 2010, pp. 107-128.
Il concetto di alienazione ha avuto una larga fama presso il marxismo occidentale e la
scuola di Francoforte, mostrando un Marx umanista capace di cogliere le patologie
sociali tipiche della società fordista. L’uso di questo concetto ha poi subito un decli-
no a causa dell’essenzialismo metafisico ritenuto implicito allo stesso. Recentemente
è tornato a essere utilizzato nella teoria critica in forma de-essenzializzata negli scritti
di Rahel Jaeggi (Alienazione. Attualità di un problema filosofico e sociale, trad. it. di
A. Romoli, Castelvecchi, Roma 2017).
25 Karl Marx, Dalla “Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico”, in Id., Scritti
filosofici giovanili, trad. it. di A. Moravia, La Nuova Italia, Firenze 1976, p. 32.
26 Ivi, pp. 13-14.
27 “[...] come i cristiani sono uguali in cielo e diseguali in terra, così i singoli membri
LA RICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (I) 59
35 Le Note su James Mill sono parte dei Quaderni parigini e costituiscono un interes-
sante affresco di alcune riflessioni sull’alienazione attraverso il denaro e lo scambio.
Nelle riflessioni mature riguardo il feticismo possiamo cogliere qualche analogia,
dove il concetto del Denaro come Dio reale ricompare anche nella prima edizione
tedesca del 1867 del primo volume de Il Capitale. “La sua schiavitù giunge dunque
al culmine. È chiaro il fatto che questo mediatore diventi ora un Dio reale, poiché il
mediatore è il potere reale su ciò con cui esso mi media. Il suo culto diventa fine a sé
stesso. Gli oggetti, separati da questo mediatore, hanno perduto il loro valore. Dun-
que soltanto nella misura in cui lo rappresentano essi hanno valore, mentre in origine
sembrava che esso avesse valore soltanto nella misura in cui li rappresentava. Que-
sto capovolgimento del rapporto originario è necessario. Questo mediatore è quindi
l’essenza che ha perduto sé stessa, estraniata, della proprietà privata, la proprietà
privata alienata, diventata esterna a sé stessa, così come è la mediazione alienata della
produzione umana con la produzione umana, l’alienata attività specifica dell’uomo”.
(Karl Marx, [Note su James Mill], in Manoscritti economico filosofici del 1844 e altre
pagine su lavoro e alienazione, a cura di Enrico Donaggio, Peter Krammerer, trad. it.
di E. Donaggio, Feltrinelli (eBook), Milano 2018, pp. 17.1-17.62). Nel Capitale uti-
lizzando un’analogia tra il regno animale e quello delle merci, Marx spiega la natura
divina del denaro a partire dalla prassi sociale invertita: “È come se accanto e oltre
ai leoni, alle tigri, alle lepri e a tutti gli altri animali reali, che raggruppati costitui-
scono i diversi generi, le specie, le sottospecie, le famiglie ecc., del regno animale,
esistesse anche l’animale, l’incarnazione individuale di tutto il regno animale. Un
siffatto singolo che comprende in sé tutte le specie realmente presenti della stessa
cosa, è un Universale, come l’animale, Dio, ecc.” (Karl Marx, Il Capitale. Critica
dell’economia politica, I (1867), trad. it. D. Cantimori, R. Fineschi e G. Sgrò, La città
del sole, Napoli 2011, p. 1061). Questo metodo di esposizione fa parte di quello che
l’intellettuale marxista venezuelano Ludovico Silva ha definito “le grandi metafore
di Marx” e in particolare, questa, ne costituisce la metafora religiosa. Possono essere
incontrata in varie opere. Esse non hanno una funzione ornamentale ma sono parte
del metodo espositivo di Marx. Cfr. Ludovico Silva, El estilo literario de Marx, Siglo
XXI Editores, Ciudad de México 1975, pp. 82-91.
LA RICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (I) 61
36 La storia dei Manoscritti economico filosofici del 1844 è lunga e complessa. Essi sono
estrapolati dai Quaderni di parigini editandoli e trattandoli ingiustamente come un’o-
pera completa generando diversi dibatti e scontri nel marxismo fra chi vi ha trovato
una filosofia umanista superiore a quella del Capitale e chi invece ha ritenuto che
non fossero d’interesse perché antecedenti alla svolta scientifica di Marx. Per una di-
scussione critica si veda Marcello Musto, Marx in Paris: Manuscripts and Notebooks
of 1844, in “Science & Society”, lxiii, 3, 2009, pp. 386-402.
37 John Clark ha contestato questa visione ritenendo che il concetto di natura come
corpo inorganico dell’uomo sia fondamentalmente antiecologico, poiché pone l’accen-
to sull’inorganicità. Burkett e Foster hanno risposto a queste critiche evidenziando
invece la dialettica tra organico e inorganico in Marx. Cfr. Burkett, Bellamy Foster,
Marx and the earth, cit., pp. 57-88.
38 Per Althusser Marx vive una rottura doppia con Hegel e con Feuerbach superando
una sua fase prescientifica a partire dal 1845 con le Tesi su Feuerbach. Vedi Luis Louis
Althusser, Per Marx, trad. it. di F. Madonia, Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 25-67.
39 Cfr. Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, trad. it. di G. Sgrò e F.
Andolfi, Orthotes, Napoli-Salerno 2018, pp. 127-141.
40 Foster, Marx’s ecology, cit., p. 72.
62 MARXISMO ED ECOLOGIA
45 Cfr. Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Fenomenologia dello spirito, trad. it. di V. Ci-
cero, Rusconi Libri, Milano 1995, pp. 287-291. Non è dunque possibile parlare di
un riconoscimento intersoggettivo, ma solo parziale. Per una discussione critica del
tema del riconoscimento e della soggettivazione nella figura del servo-padrone si
veda Italo Testa, Vita e dominio. Servo-padrone, assoggettamento, riconoscimento, in
“La Società degli individui”, 63, 2018, pp. 123-139.
46 Il marxisa giapponese Kohei Saito ha ulteriormente sviluppato questo punto, mo-
strando come nell’aporia circolare dell’origine dell’alienazione del lavoro e la pro-
prietà privata sia risolvibile facendo derivare l’alienazione del lavoro dall’alienazione
della terra nell’età feudale. Cfr. Kohei Saito, Karl Marx’s Ecosocialism: Capitalism,
Nature, and the Unfinished Critique of Political Economy, Monthly Review, New
York, cap. 1.
47 Si veda il famoso capitolo xxiv del primo volume del Capitale, L’accumulazione origi-
naria. Karl Marx, Il Capitale, i, trad. it. A. Macchioro e B. Maffi, Utet, Novara 2013,
pp. 896 e ss.
48 Questa inversione del rapporto uomo-natura-mezzi di produzione è stata analizzata
64 MARXISMO ED ECOLOGIA
dall’economista marxista italiano Claudio Napoleoni rispetto alla fase della sussun-
zione reale nelle sue lezioni sul Capitolo VI inedito e sul cosiddetto “frammento sulle
macchine” dei Grundrisse con un rimando al concetto giovanile di alienazione. Sep-
pur questo processo di accumulazione originaria è tutt’al più un processo di sussun-
zione formale, è possibile cogliere alcune analogie interpretative. Cfr. Claudio Napo-
leoni, Lezioni sul capitolo sesto inedito di Marx, Boringhieri, Torino 1972, pp. 97-99.
49 Marx, Sulla questione ebraica, cit., p. 66.
50 Foster, Marx’s ecology, cit., p. 75.
LA RICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (I) 65
57 Pierre-Joseph Proudhon, Critica della proprietà e dello stato, trad. it. di G.N. Berti,
Elèuthera, Venezia 2001, p. 40. John Locke, Due trattati sul Governo, trad. it. di B.
Casalini, Edizioni Plus, II trattato, cap. 5 §27, p. 205.
58 Karl Marx, Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista, trad. it. di P. Togliatti,
Editori Riuniti, Roma 1968, pp. 94-96.
68 MARXISMO ED ECOLOGIA
65 John Bellamy Foster, Ecologia, in Marx Revival. Concetti essenziali e nuove letture,
a cura di Marcello Musto, trad. it. di F. Antonini, Donzelli editore (eBook), Roma
2019, cap.10, p. 19.25.
66 “Noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero
soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo a essa ma che noi le apparte-
niamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro domi-
nio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di
conoscere le sue leggi e di impiegarle nel modo più appropriato”. Senza per questo
giungere mai al suo pieno compimento. Friedrich Engels, Il lavoro nel processo di
umanizzazione della scimmia, in Id., Dialettica della natura, trad. it. di L. Lombardo
Radice, Editori Riuniti, Roma 1967, pp. 183-195, pp. 192-3
67 “La produzione basata sul capitale, dunque, come crea da una parte l’industria uni-
versale [...], così d’altra parte crea un sistema di sfruttamento generale delle qualità
naturali e umane, un sistema della utilità generale, il cui supporto è tanto la scienza
quanto tutte le qualità fisiche e spirituali, mentre nulla di più elevato in sé, di giusti-
ficato di per sé stesso, si presenta al di fuori di questo circolo di produzione e dello
scambio sociale. Soltanto il capitale dunque crea la società borghese e l’universale
appropriazione tanto della natura quanto della connessione sociale stessa da parte dei
membri della società. Di qui l’enorme influenza civilizzatrice del capitale; la sua crea-
zione di un livello sociale rispetto a cui tutti quelli precedenti si presentano semplice-
mente come sviluppi locali dell’umanità e come idolatria della natura. Soltanto col ca-
pitale la natura diventa un puro oggetto per l’uomo [...] e la stessa conoscenza teorica
delle sue leggi autonome si presenta semplicemente come astuzia capace di subordi-
narla ai bisogni umani sia come oggetto di consumo sia come mezzo di produzione. In
virtù di questa sua tendenza, il capitale spinge a superare sia le barriere e i pregiudizi
nazionali, sia l’idolatria della natura, la soddisfazione tradizionale, orgogliosamente
ristretta entro angusti limiti, dei bisogni esistenti, e la riproduzione del vecchio modo
di vivere. Nei riguardi di tutto questo il capitale opera distruttivamente, attua una
rivoluzione permanente, abbatte tutti gli ostacoli che frenano lo sviluppo delle forze
produttive, la dilatazione dei bisogni, la varietà della produzione e lo sfruttamento e
lo scambio delle forze della natura e dello spirito. Ma dal fatto che il capitale pone
ciascuno di questi limiti come un ostacolo e perciò idealmente lo ha superato, non ne
deriva affatto che esso lo abbia superato realmente, e poiché ciascuno di tali ostaco-
li contraddice alla sua destinazione, la sua produzione si muove tra contraddizioni
continuamente superate ma altrettanto continuamente poste” (Karl Marx, Lineamenti
fondamentali della critica dell’economia politica [Grundrisse], 1857-1858, 2 voll., trad.
it. di E. Grillo, La Nuova Italia, Firenze 1970, Vol. ii, pp. 11-12).
LA RICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (I) 71
68 “Altre crisi, come l’estinzione delle specie; il rapido esaurimento della ricchezza ma-
rina; la desertificazione; la deforestazione; l’ inquinamento dell’aria; la contaminazio-
ne e scarsità dell’acqua; l’imminente raggiungimento del picco di produzione mon-
diale del petrolio (che genera nuove tensioni geopolitiche), e una crisi alimentare
mondiale di carattere cronica puntano tutte quante al fatto che il pianeta, tale come
oggi lo conosciamo e i suoi ecosistemi sono in tensione fino al punto di rottura”
(John Bellamy Foster, Brett Clark, Richard York, The Ecological Rift. Capitalism’s
war on Earth, Monthly Review Press (eBook), New York 2010, cap. 6, p. 13.1).
69 “Il lavoro è un processo che si svolge prima di tutto fra uomo e natura, un processo
nel quale l’uomo regola e controlla il proprio metabolismo con la natura mediante la
propria azione. Si presenta di fronte alla materia naturale come una potenza natura-
le. Mette in moto le forze naturali della sua persona fisica, braccia e gambe, testa e
mani, per appropriarsi della materia naturale in una forma utile alla propria vita. Ma,
agendo sulla natura esterna e modificandola con questo movimento, egli modifica la
propria stessa natura. [...] Il processo lavorativo [...] è la condizione naturale eterna
della vita umana” (Marx, Il Capitale, cit., i, pp. 273-274).
72 MARXISMO ED ECOLOGIA
che dà origine al capitalismo, non solo nei termini della creazione del-
la merce forza-lavoro tramite la separazione dei lavoratori dai mezzi di
produzione e dalla terra, ma inoltre mette in risalto come attraverso il
fenomeno delle enclosures avviene quell’atto originario di alienazione
dell’uomo dalla natura75. A questo tipo di sfruttamento si accompagna
anche quello dei terreni. Tuttavia, il concetto di frattura metabolica,
che per Foster rimane un elemento centrale dell’intera opera, compa-
re all’interno del iii volume del Capitale76.
Il merito di Liebig è quello di aver colto dal punto di vista delle
scienze naturali il lato distruttivo della moderna agricoltura. Infatti,
lo sviluppo su larga scala dell’industria è il primo passo per quello su
larga scala dell’agricoltura, i quali implicano congiuntamente la degra-
dazione dell’essere umano e della terra. Quest’ultima si acutizza per
via del fatto che l’industria agricola deve importare guano e sementi
da lunghe distanze per far fronte ai problemi causati dallo sfruttamen-
to intensivo dei terreni, ricorrendo al mercato mondiale per cercare di
risolvere i problemi ecologici locali causati dal capitalismo agricolo.
Per Marx questo fenomeno di costante impoverimento dei suoli si ac-
compagna all’inquinamento: “A Londra, per esempio, del letame pro-
dotto da quattro milioni e mezzo di persone non si è trovato di meglio
da fare che usarlo per avvelenare, con un costo enorme, il Tamigi”77.
Per Foster, Marx è cosciente dell’importanza della scissione che
si produce tra due distinti metabolismi, quello sociale capitalistico e
quello universale della natura. “Non è l’unità degli uomini viventi e
attivi”, scrive Marx, “con le condizioni naturali inorganiche del loro
ricambio materiale con la natura, e per conseguenza la loro appropria-
82 Marx segnala questo aspetto nei rapporti coloniali che intercorrono tra Inghilterra e
Irlanda: “non si dimentichi che l’Inghilterra da un secolo e mezzo ha indirettamente
esportato il suolo dell’Irlanda senza concedere ai suoi coltivatori neppure i mezzi per
reintegrarne le parti componenti” (Marx, Il Capitale, cit., i, p. 884).
83 In questo senso Álvaro García Linera risponde alle accuse di estrattivismo lanciate
contro i governi del socialismo del secolo xxi in America Latina. La divisione globale
del lavoro nel mercato mondiale è dovuta ai rapporti di forza tra centro e periferia,
che obbliga di fatto i paesi in via di sviluppo alla costruzione di economie basate sul
settore primario e l’esportazione ai paesi sviluppati per avere moneta dal mercato in-
ternazionale per acquistare merci ad alto valore aggiunto. Il risultato è anche quello
di un’esternalizzazione dei processi più inquinanti nelle periferie globali, a cui spesso
seguono le critiche delle ong dei paesi del primo mondo per la preservazione della
natura incontaminata nell’interesse dell’umanità. Queste critiche rischiano di colpire
il bersaglio sbagliato nel momento in cui non colgono il rapporto di dipendenza
economica e riconoscono che gli effetti inquinanti locali sono l’effetto di contraddi-
zioni a livello globale. Cfr. Álvaro García Linera, Geopolitica de la Amazonia. Poder
hacendal-patrimonial y acumulacion capitalista, Vicepresidencia del Estado Plurina-
cional de Bolivia, La Paz Bolivia 2013.
84 Marx, Il Capitale, cit., iii, 958.
78 MARXISMO ED ECOLOGIA
88 Ivi, p. 24.19.
89 Samir Amin, Modern Imperialism, Monopoly Finance Capital, and Marx’s Law of Val-
ue, Monthly Review Press, New York 2018, pp. 110-111.
90 “Sebbene la Cina sia spesso indicata come il Paese con la maggiore impronta mate-
riale, attingendo alle risorse di tutto il mondo, l’immagine che questo trasmette è fal-
sa, dato che la Cina è di gran lunga un esportatore netto di materie prime in termini
incorporati (impronta materiale). Un tale modello di sviluppo, associato ai Paesi del
Sud del mondo in generale, lascia a questi Stati-nazione costi ecologici sovradimen-
sionati mentre, in termini di consumo, i benefici delle risorse naturali vanno princi-
palmente ai paesi ricchi in condizioni dominate da uno scambio ecologico ineguale”
(Foster, Holleman e Clark, Imperialism in the Anthropocene, cit.).
91 Ibidem. Cfr. Stefano B. Longo, Rebecca Clausen e Brett Clark, The Tragedy of the
Commodity. Oceans, Fisheries, and Aquaculture, Rutgers University Press, New
Brunswick 2015.
80 MARXISMO ED ECOLOGIA
92 “Gli Stati Uniti, il Canada, l’Europa (e l’Eurasia), il Giappone e l’Australia hanno con-
tribuito insieme a circa il 61 per cento del totale [delle emissioni di CO2], rispetto al
13 per cento di Cina e India considerate insieme. La Russia rappresenta un altro 7 per
cento, mentre il trasporto marittimo e aereo mondiale è pari al 4 per cento. L’intero
resto del mondo è responsabile del 15 per cento delle emissioni cumulative. Queste
disparità aumentano solo se si utilizzano emissioni basate sul consumo piuttosto che
sulla produzione. [...] Dal punto di vista del Sud globale, ciò significa che lo spazio
atmosferico per l’uso di combustibili fossili per il proprio sviluppo è già stato occupa-
to dai paesi imperialisti e ai paesi del Sud rimane ben poco per sviluppare le proprie
economie” (Foster, Holleman e Clark, Imperialism in the Anthropocene, cit.).
93 “L’imperialismo ecologico permette ai paesi imperiali di effettuare uno ‘sconfina-
mento ambientale’ che attinge alle risorse naturali dei paesi della periferia” (Foster,
Clark, York, The Ecological Rift, cit., p. 24.71).
94 Per esempio in difesa del concetto di Buen vivir utilizzato di Evo Morales in con-
trapposizione al concetto di benessere occidentale. Cfr. Fred Magdoff, John Bel-
lamy Foster, What every environmentalist need to know about capitalism. A citizen
guide to capitalism and environment, Monthly Review Press, New York, 2011, p. 142;
John Bellamy Foster, Chavez and the communal State. On the transition to Social-
ism in Venezuela, in “Monthly Review”, 66, 11, aprile 2015, https://monthlyreview.
org/2015/04/01/chavez-and-the-communal-state/ (ultimo accesso 7.5.2020).
95 Che il socialismo non si instauri per decreto era anche ben noto a uno dei riferimenti
LA RICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (I) 81
di Foster, l’ecologo comunista Richard Levins, di cui abbiamo già parlato, il quale ha
sostenuto attivamente l’esperienza cubana seguendone i dibattiti dall’interno. Levins
in uno scritto ripercorre i successi dell’esperienza cubana dal punto della scienza,
l’ecologia e l’agricoltura spesso segnati dai gravi limiti economici dell’embargo, dalla
caduta del blocco sovietico e da un dibattito che procede per salti per via di inges-
sature teorico-politiche ereditate dall’esperienza sovietica. È probabile che Foster
cerchi di sostenere in maniera analoga l’esperienza venezuelana. Richard Levins,
Richard Lewontin, How Cuba is going ecological?, in Biology under the influence.
Dialectical essays on ecology, agriculture, and health, Monthly Review Press, New
York 2007, pp. 343-364.
96 Samir Amin, China 2013, in “Monthly Review”, lxiv, 10, 2013, https://month-
lyreview.org/2013/03/01/china-2013/, ultima consultazione 21-09-2021; John Bel-
lamy Foster, The New Cold War on China, in “Monthly Review”, lxxiii, 3, 2021,
https://monthlyreview.org/2021/07/01/the-new-cold-war-on-china/ (ultimo accesso
21.09.2021); Wang Zhihe, He Huili e Fan Meijun, The Ecological Civilization Debate
in China, cit.; Qingzhi Huan, Socialist Eco-civilization and Social-Ecological Transfor-
mation, in “Capitalism Nature Socialism”, xxvii, 2, 2016, pp. 51-66.
97 A titolo esemplificativo Engels tramite i suoi studi sulle scienze naturali era arrivato
a conclusioni ostili a una visione antropocentrica. Scrive a Marx in una lettera del 14
luglio 1858: “Questo è certo che la fisiologia comparativa dà un sano disprezzo per
l’arroganza idealistica dell’uomo nei confronti degli altri animali. A ogni passo viene
portata con forza come la sua struttura interamente corrisponde a quella degli altri
mammiferi; egli ha caratteristiche di base comuni a tutti i vertebrati ‒ anche se meno
in particolare con insetti, crostacei, vermi solitari, ecc.” (Lettera di Engels a Marx
14.07.1858, in Marx-Engels Collected Works, vol. 40, cit., p. 327).
82 MARXISMO ED ECOLOGIA
capitalismo. Il tema del dominio della natura si crede sia una semplice
prospettiva antropocentrica a cui si contrappone una concezione eco-
centrica idealista, organicistica, vitalistica e postmoderna. Per Foster
queste due categorizzazioni unilaterali, raffigurano l’alienazione della
società capitalistica. Da un punto di vista marxista la questione non è
la contrapposizione tra antropocentrismo ed ecocentrismo, ma di co-
evoluzione. Foster trova ispirazione nel poeta inglese marxista Chri-
stopher Caudwell, per il quale il dominio della natura è un concetto
dialettico. Caudwell sostiene che per vincere la lotta con la natura
e per la libertà, l’essere umano si associa e dunque cambia sé stesso
per cambiare la natura. La radice di questo approccio co-evolutivo è
riscontrabile sia in Marx che in Darwin. Non c’è contraddizione ne-
cessaria tra il dominio della natura e la sostenibilità98.
Per Foster, Darwin e Justus von Liebig hanno segnato la fine
dell’approccio teleologico e antropocentrico nelle scienze naturali,
in uno scenario precedentemente dominato dalla natural theology
dell’arcidiacono William Paley, tramite la teoria dell’evoluzione (forte-
mente materialista) e la circolazione dei nutrienti del suolo nella loro
relazione con il metabolismo animale. Paley era l’artefice di un recu-
pero delle scienze naturali all’interno della teologia cristiana, in difesa
del creazionismo e di una visione teleologica per mezzo della conce-
zione del disegno divino. La natura, nella sua perfezione, non poteva
che essere concepita come creazione di un’intelligenza superiore, in
analogia con l’idea che la perfezione dei meccanismi di un orologio
hanno origine nel disegno dell’orologiaio. Darwin con L’origine della
specie ha mostrato l’assenza di teleologia nei processi evolutivi e l’a-
pertura a molteplici livelli della contingenza, assestando un duro col-
po anche all’essenzialismo. Le specie non sono oggetti naturali statici,
come sosteneva John Stuart Mill, ma senza divisioni precostituite, mu-
tabili e inessenziali. Questo costituirebbe un elemento di convergenza
con quanto elaborato da Marx, poiché Darwin mette in discussione
la posizione dell’essere umano e la permanenza della natura umana.
Fatale è il colpo dato alla teleologia, poiché l’argomento di Darwin si
basa sulla selezione contingente operata dalla natura99.
98 Foster, Marx’s ecology, cit., pp. 244-249. Anche fra i baconiani ci sono difensori dello
sviluppo sostenibile, come John Evelyn che difende le foreste contro l’inquinamento
aereo. John Bellamy Foster, Introduction to John Evelin’s Fumifugium, in “Organiza-
tion & Environment”, xii, 2, 1999, pp. 184-186.
99 Foster, Marx’s Ecology, cit., pp. 189-191. Cfr. Charles Darwin, L’Origine delle specie.
Selezione naturale e lotta per l’esistenza, Boringhieri, Torino 1967.
LA RICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (I) 83
100 “La creazione della terra ha ricevuto un duro colpo dalla geognosia, cioè dalla scienza
che ha presentato la formazione della terra, il suo divenire, come un processo, come
un’autogenerazione. La generatio aequivoca è la sola confutazione pratica della teoria
della creazione” (Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, cit., pp. 200-201).
Nell’interpretazione di Gerratana Marx utilizzava il concetto di generation aequivoca
come evoluzionismo: “generatio aequivoca è quindi equivalente negli scritti del giova-
ne Marx all’idea stessa di evoluzionismo” (Gerratana, Marx and Darwin, cit., p. 67).
101 Foster, Marx’s Ecology, cit., p. 120.
102 Marx, Il Capitale, cit., i, p. 503n.
103 Ivi, pp. 502-503n. A questo proposito Vittorio Morfino suggerisce un’interpretazio-
ne riguardo le note su Darwin e Lucrezio all’interno del Capitale: “È certo che Lu-
crezio e Darwin rappresentino in Marx una forma radicale di antifinalismo, di affer-
mazione di un principio di causalità libero infine dall’ipoteca millenaria del principio
84 MARXISMO ED ECOLOGIA
di ragione e dalla retorica vuota della sua domanda fondamentale. Una netta presa
di posizione filosofica per la ragione e per la scienza. Entrambi rappresentano una
totale immersione dell’umano nel naturale, un radicale rifiuto di ogni forma di an-
tropocentrismo, di ogni causalità per libertà, di ogni radicale separazione di scienze
della natura e scienze della storia” (Vittorio Morfino, Le note del Capitale su Lucrezio
e Darwin, in “Consecutio Rerum”, iii, 5, 2018, pp. 192-204, p. 201).
104 “La stessa importanza che la struttura dei reperti ossei ha per la conoscenza dell’or-
ganizzazione di specie animali estinte, hanno i reperti di mezzi di lavoro per il giudi-
zio su formazioni socio-economiche scomparse” (Marx, Il Capitale, cit., i, p. 276).
Capitolo terzo
La ricostruzione del marxismo ecologico (ii):
Paul Burkett, la lettura ecologica delle categorie
economiche del Capitale
1 “Il lavoro magistrale Marx and Nature: A Red and Green Perspective (1999) di Paul
86 MERXISMO ED ECOLOGIA
Burkett costituisce non solo parte del retroterra su cui è scritto questo lavoro, ma
anche un complemento essenziale all’analisi qui proposta” (Foster, Marx’s ecology,
cit., p. ix).
2 Paul Burkett, Marx and Nature. A Red and Green Perspective, HaymarketBooks, Chi-
cago 2014, p. xxix.
LARICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (II) 87
5 Ivi, p. 21.
6 Ivi, pp. 21-22.
7 Ivi, p. 23.
LARICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (II) 89
inverte le relazioni sociali feticizzandole. Questo tema è stato il centro delle ricerche
di Hans George Backhaus che ha dedicato i propri sforzi alla sua elaborazione. Cfr.
Hans George Backhaus, Dialettica della forma valore. Elementi critici per la ricostru-
zione della teoria marxiana del valore, a cura di Riccardo Bellofiore e Tommaso Re-
dolfi Riva, trad. it. di E. Agazzi, Editori Riuniti, Roma 2009.
18 Christopher J. Arthur, The New Dialectic and Marx’s Capital, Brill, Leiden-Boston
2004, pp. 79 e ss.
19 Burkett, Marx’s and Nature, cit., pp. 80-2.
20 Ivi, p. 82.
94 MERXISMO ED ECOLOGIA
21 Questo non significa che non vi fossero forme di sfruttamento o conflitti di classe (o
altre forme di alienazione), ma che le relazioni di dominio si presentavano in forme
personali e trasparenti, come nella relazione signori feudali e contadini, mentre ciò
che contraddistingue il capitalismo è la forma di dominio impersonale o monetaria.
Le forme di dominio personali sono sostituite da quelle impersonali o rifunzionaliz-
zate all’interno della logica del capitale.
22 Ivi, p. 84.
LARICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (II) 95
23 Ivi, p. 85.
24 Ivi, p. 86.
25 Ivi, p. 88. Sempre a questo proposito scrive Altvater: “Il processo del lavoro mostra
allo stesso tempo effetti produttivi e distruttivi; o, per interpretarlo nelle categorie
della termodinamica: data la dualità del processo produttivo nel quale non solo si
producono valori di scambio e plusvalore, ma che trasforma materia e energia, l’en-
tropia necessariamente cresce” (Elmar Altvater, Existe un Marxismo ecologico?, in
Atilio A. Boron, Javier Amadeo, Sabrina González (a cura di), La teoría marxista hoy.
Problemas y perspectivas, Clacso, Buenos Aires 2006, p. 348).
96 MERXISMO ED ECOLOGIA
26 Sulla dualità della produzione come processo di produzione immediato e come pro-
cesso di valorizzazione del capitale si veda Karl Marx, Il Capitale, Libro i, Capitolo
VI inedito. Risultati del processo di produzione immediato, La Nuova Italia, Firenze
1969.
27 Marx, Il Capitale, cit., iii, p. 788-789.
28 Claudio Napoleoni ricostruisce la questione storicamente. Per i fisiocratici “l’attività
produttiva che si svolge al di fuori dell’agricoltura appare semplicemente come una
trasformazione di certi oggetti in altri oggetti, mentre l’attività produttiva agricola
si presenta come un processo che, partendo da certi oggetti, dà luogo alla creazione
d’una massa maggiore di oggetti delle medesime specie; conseguentemente tutto il
sovrappiù di cui l’economia si trova a disporre viene imputato all’agricoltura”. Inve-
ce “Smith pur raccogliendo alcuni suggerimenti fisiocratici (in particolare, ripetiamo,
quelli insiti nei concetti di “prodotto netto” e di “anticipazione di capitale”) supera
di colpo questi limiti e queste contraddizioni dello schema fisiocratico mutando la
base stessa di partenza, cioè il concetto di produttività. Smith evidentemente non
nega che la terra abbia la capacità di una certa produzione originaria, che ha luo-
go indipendentemente dall’intervento del lavoro umano, ma, accettando proprio la
definizione fisiocratica della produttività come capacità di dar luogo a prodotto netto,
afferma che tale capacità sta nel lavoro e solo nel lavoro”. Per Marx il plusprodotto
ha origine nell’incontro tra lavoro e natura. Claudio Napoleoni, Smith Ricardo Marx,
Boringhieri, Torino 1973, pp. 25 e 54.
LARICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (II) 97
29 “Se l’operaio ha bisogno di tutto il suo tempo per produrre i mezzi di sussistenza
necessari alla conservazione di sé stesso e della sua classe, non gli rimane tempo per
lavorare gratis per conto di terzi. Senza un certo grado di produttività de lavoro,
niente tempo disponibile di quella specie per l’operaio; senza questo tempo ecceden-
te, niente pluslavoro e quindi niente capitalisti, ma anche niente padroni di schiavi,
niente baroni feudali, insomma niente classe di grandi proprietari. Così, di una base
naturale del plusvalore si può parlare, ma soltanto nel senso generalissimo che nes-
sun ostacolo naturale assoluto trattiene un uomo dal rimuovere da sé e scaricare su
altri il lavoro necessario alla propria esistenza, più che, per esempio, nessun ostaco-
lo naturale assoluto trattenga l’uno dall’usare come nutrimento la carne dell’altro”
(Marx, Il Capitale, cit., i, p. 660-661).
30 Burkett, Marx and Nature, cit., p. 37.
31 Una sussunzione che tuttavia non andrebbe oltre quella formale, in termini marxiani,
ossia sottomessa al processo produttivo capitalista, ma mantenendo una propria auto-
nomia. Col concetto di natura mi riferisco qui all’intero complesso geo-ecologico, non
tanto ai singoli elementi naturali (quali ad esempio gli animali in un allevamento).
98 MERXISMO ED ECOLOGIA
32 Ivi, p. 61.
33 Sulla natura come capitale e le resistenze da parte del marxismo a questa concezione
si veda Paul Burkett, Marxism and Ecological Economics: Toward a Red and Green
Political Economy, Brill, Leiden-Boston 2016.
34 Ivi, pp. 69-71.
35 Ivi, pp. 70-72.
LARICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (II) 99
Passiamo ora alle risposte che Burkett offre alle obiezioni di Ted
Benton nel suo articolo del 1989 pubblicato sulla “New Left Review”.
Benton critica Marx perché sussume la categoria della natura sotto gli
strumenti della produzione. L’errore secondo Benton è che le condi-
zioni di produzione naturali siano immutabili, mentre il concetto di
strumento prevede l’intenzionalità. Per Marx invece quegli elementi
che non entrano nel processo produttivo, ma che sono necessari, sono
una differente categoria universale di strumenti del lavoro40. Dunque
volutamente Marx distingue questi come conduttori di lavoro e varia
la categoria degli strumenti della produzione41. Marx assimila le condi-
zioni naturali alla categoria predeterminata degli strumenti produttivi
e consciamente varia la categoria degli strumenti così da distinguere
le condizioni naturali da quelli che servono come conduttori del lavo-
ro, cioè quei mezzi di lavoro che l’uomo interpone fra sé e la natura
per ottenere il risultato voluto. Inoltre Benton nella sua distinzione tra
oggetto del lavoro appropriato dalla natura e quello già filtrato attra-
verso il lavoro come materia prima, produce come effetto l’idea che
per Marx esistono strumenti senza base naturale. Ciò che Benton de-
finisce come condizioni contestuali non-manipolabili, in Marx sono
condizioni naturali come strumenti universali e oggetti del lavoro,
mezzi di produzione. Secondo Burkett “questa critica è basata su una
parziale dematerializzazione della concezione del processo di lavoro di
Marx”42. Eppure Marx stesso sembra inequivocabile rispetto all’inso-
stituibilità delle condizioni naturali della produzione, pur inserendole
39 Ivi, pp. 95-8. Si veda inoltre sulle rendite come falsa soluzione Harvey, Diciassette
contraddizioni e fine del capitalismo, cit., cap. 17.
40 “Il mezzo di lavoro generale di questa specie è, ancora una volta, la terra, perché dà
al lavoratore il suo locus standi e al suo processo il vero e specifico campo di azione”
(Marx, Il Capitale, cit., i, p. 277).
41 Burkett, Marx and Nature, cit., pp. 38-9.
42 Ivi, p. 39.
LARICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (II) 101
mente nel secondo volume45. Burkett chiarisce che “il tempo di pro-
duzione naturale comprende il periodo del processo di lavoro, ma
non è compreso in questo”46. Questo sarebbe l’esempio dei processi
produttivi che hanno limitazioni naturali come la stessa forza-lavoro
che si ferma durante la notte, ma anche le fermentazioni o la stagiona-
tura, o comunque tempi di attesa nel processo produttivo. Con questa
difesa Burkett afferma che la concezione del processo produttivo di
Marx si può ritenere un valido strumento anche per la concettualizza-
zione del lavoro eco-regolato47.
ne vengono prodotti sempre nuovi e più efficienti alzando così gli standard produtti-
vi e rendendoli progressivamente obsoleti. Questo fa sì che i mezzi di produzione si
svalutino rapidamente ben prima della loro usura.
50 Tuttavia la crescita dello stock è limitata con il modello just in time. Questa modalità
di produzione inverte i rapporti di priorità tra distribuzione e produzione causan-
do: 1) l’accrescimento del commercio di prodotti intermedi delle catene del valore
globale, oggi rappresentato da più del 50% del totale degli scambi; 2) una perdita di
know how e la specializzazione delle produzioni Nazionali. Si osserva come questo
fenomeno sia concausa dello shock economico pandemico dovuto all’interdipen-
denza dei settori produttivi in catene del valore sempre più estese globalmente. Gli
osservatori economici hanno evidenziato che una delle possibili ristrutturazioni a
seguito della crisi economica connessa alla pandemia tuttora in corso sia la ripresa
degli stock e l’accorciamento delle catene globali del valore. Cfr. Andrea Coveri,
Claudio Cozza, Leopoldo Nascia, Catene globali del contagio e politica industriale,
Sbilanciamoci, http://sbilanciamoci.info/catene-globali-del-contagio-e-politica-indu-
striale/ (ultimo accesso il 5.4.2020).
51 Burkett, Marx and Nature, cit., pp. 109-10.
52 “Non attribuendo alcun valore reale alle ricchezze naturali, il capitalismo massimizza
il rendimento delle materie prime e dell’energia perché maggiore è questo flusso ‒
dall’estrazione attraverso la consegna del prodotto finale al consumatore ‒ maggiore
è la possibilità di generare profitti. E concentrandosi selettivamente sulla riduzione
al minimo degli input di lavoro, il sistema promuove l’uso di energia e l’uso di Hight
Technologies a capitale intensivo. Tutto questo si traduce in un più rapido esauri-
mento di risorse non rinnovabili e più rifiuti scaricati nell’ambiente. Per esempio,
104 MERXISMO ED ECOLOGIA
dalla seconda guerra mondiale, la plastica ha sempre più sostituito il cuoio nella pro-
duzione di articoli come le borse e scarpe. Per produrre lo stesso valore di produzio-
ne, l’industria della plastica utilizza solo circa un quarto della manodopera utilizzata
dalla produzione di pelle, ma utilizza dieci volte di più capitale e trenta volte più
energia” (John Bellamy Foster, The Vulnerable Planet: A short Economic History of
the Environment, Monthly Review Press, New York, 1999, p. 123).
53 Burkett, Marx and Nature, cit., pp. 110-112
54 André Gorz, Capitalism, Socialism, Ecology, trad. ing. di C. Turner, Verso, London
2012, p. 44.
55 Xueming, The Ecological Crisis and the logic of Capital, cit., p. 292. Il tema della
temporalità del capitale è stato brillantemente discusso in uno dei saggi d’interpreta-
zione di Marx più importanti degli ultimi 30 anni. Il contributo dello storico Moishe
Postone è fondamentale ai fini della comprensione del tempo feticizzato nella società
capitalistica. Nell’opera Time, Labor and Social Domination Postone ripercorre la
genesi del tempo astratto a partire dal calcolo delle tempistiche di produzione nelle
prime officine, contrapponendolo a un tempo concreto metastorico. Riprendendo
La civiltà nell’occidente medioevale del medievista Jacque Le Goff, Postone evidenzia
come il tempo feudale fosse essenzialmente scandito dai ritmi canonici e naturali
legati alla vita rurale, ma non a causa della limitatezza scientifica e tecnologica dell’e-
LARICOSTRUZIONE DEL MARXISMO ECOLOGICO (II) 105
Come già abbiamo avuto modo di discutere, per Marx esiste una
base naturale del surplus come condizione di possibilità per la pro-
duzione, perciò il capitalismo può essere minacciato da una carenza
nelle forniture dei prodotti di sussistenza in agricoltura e delle materie
prime per l’industria56.
L’analisi formale di Marx delle carenze materiali nella crisi d’ac-
cumulazione è sviluppata su due livelli: 1) il primo livello specifica le
condizioni generali delle crisi indipendentemente dalla fluttuazione
dei prezzi e distinta dalla fluttuazione dei valori. A questo livello è
possibile trattare le condizioni generali della produzione capitalistica.
Il cambiamento dei prezzi è trattato solo in quanto cambiamento dei
valori. La crisi sorge a) nella riconversione del denaro in capitale pro-
duttivo; b) nel cambiamento dei valori delle materie prime. In pratica
se il valore delle materie prime sale perché le condizioni naturali della
loro estrazione sono mutate, allora esse possono limitare la possibilità
dei profitti una volta pagati i salari. Inoltre le carenze distruggono fi-
sicamente la produzione rendendo impossibile sviluppare il processo
alla scala richiesta. Questi disturbi nelle riserve materiali implicano
condizioni naturali incontrollabili e anche l’incapacità di controllare
l’accumulazione di capitale. Le condizioni naturali quindi appaiono
come limite ultimo nell’estensione del mercato e nella flessibile cre-
scita industriale della produzione e dell’accumulazione. La crisi è rap-
presentata a un certo livello di sviluppo dall’assenza di materie prime.
Questo suppone una contraddizione tra l’accelerazione dell’accumu-
lazione capitalistica della produzione e gli investimenti da una parte,
e, dall’altra, le leggi naturali nei termini di ritmi temporali che gover-
nano la produzione materiale57. 2) Un completo sviluppo della tensio-
ne tra tempo naturale e tempo del capitale dove incorporare il sistema
dei crediti e concorrenza nel mercato mondiale. In generale Marx an-
nuncia tre risposte per l’aumento dei prezzi delle materie prime che
ne mitiga gli effetti: a) l’aumento dei prezzi fa sì che le materie prime
poca, poiché già si disponeva di orologi ad acqua che potevano compiere tali calcoli.
La diffusione della computazione del tempo in termini assoluti e quantificabili come
attimi indistinti da misurare è introdotta dalle necessità della produzione capitalistica
e poi estesa come forma dominante del calcolo del tempo nella società capitalista.
Moishe Postone, Time, Labor and Social Domination: A Reinterpretation of Marx’s
Critical Theory, Cambridge University Press, Cambridge-New York 1993, pp. 200-
216; Jacques Le Goff, La civiltà dell’occidente medievale, trad. it. di A. Menitoni,
Einaudi, Torino 1981, pp. 181 ss.
56 Burkett, Marx and Nature, cit., p. 113.
57 Ivi, pp 113-116.
106 MERXISMO ED ECOLOGIA
vengano importate su una più vasta scala e da più lontano; b) gli alti
prezzi mobilitano i fornitori tradizionali e moltiplicano le quantità di
prodotto per l’anno successivo; c) si stimola l’utilizzazione di prodotti
di scarto e l’uso di sostituti. Marx è tuttavia scettico rispetto alla pos-
sibilità che questi elementi possano risolvere il problema. Anzitutto
la diminuzione della domanda generale provoca di nuovo un crollo
dei prezzi e convulsioni che portano al deprezzamento del capitale
nel settore della produzione di materie prime; così viene improvvisa-
mente prima allargato e poi ristretto il capitale investito nel settore.
Si formano dunque cartelli per stabilizzare i prezzi, sia da parte dei
produttori che degli acquirenti, che tuttavia hanno solo vita breve.
In generale la crescita di prezzo e di materia prima aumenta gli effetti
distruttivi del capitale sulla natura e porta a crisi di accumulazione. Il
sistema capitalista è contrario a un sistema razionale agricolo e dell’e-
strazione mineraria delle materie prime58.
1 Cfr. Giovanni Arrighi, Il lungo xx secolo. Denaro, potere e l’origine del nostro tem-
po, trad. it. di M. Di Miglio, il Saggiatore, Milano 2014. Immanuel Wallerstein, Il
capitalismo storico. Economia, politica e cultura di un sistema-mondo, trad. it. di C.
Donzelli, Einaudi, Torino 1985.
2 Alf Hornborg, Dialectical Confusion: On Jason Moore’s Posthumanist Marxism, 25
giugno 2020, blog/dialectical-confusion-jason-moores-posthumanist-marxism (ulti-
mo accesso 17.12.2020). Cfr. Bruno Latour, Non siamo mai stati moderni, Eleuthera,
Milano 2009. Donna J. Haraway, Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche
del corpo, trad. it. di L. Borghi, Feltrinelli, Milano 1995.
LA WORLD-ECOLOGY DI JASON W. MOORE 113
7 Cfr. Kyle Harper, Il destino di Roma. Clima, epidemie e la fine dell’impero, trad. it. di
L. Giacone, Einaudi, Torino 2019.
8 “Il cambiamento climatico, in questa prospettiva, diviene un vettore del cambia-
mento planetario intrecciato nel tessuto proprio della produzione e del potere della
civiltà (classe, impero, agricoltura, ecc.). Questo tessuto socio-ecologico non è un
fenomeno recente, ma si distende nei millenni addietro” (Moore, Ecologia-mondo e
crisi del capitalismo, cit., p. 128).
9 Moore, Capitalism in the Web of Life, cit. p. 1.
LA WORLD-ECOLOGY DI JASON W. MOORE 115
14 Ivi, p. 134.
15 Ivi, p. 136.
16 Ivi, p. 137.
LA WORLD-ECOLOGY DI JASON W. MOORE 117
2. Valore e natura
17 Ibidem.
18 Credo non sia superfluo qui specificare che il termine momento non è da intendersi
in senso cronologico ma dialettico; come momento della totalità dialettica dei pro-
cessi di produzione e circolazione del capitale. Come segnala Michael Heinrich, il
valore è una sostanza comune alle merci, nel senso che “i prodotti hanno solo una
partecipazione di questa sostanza in comunità”. Secondo Heinrich il valore quindi
sorge nella sfera della produzione e della circolazione sincronicamente, poiché “la
grandezza del valore non è una relazione individuale del produttore e del prodotto,
ma una relazione tra il lavoro individuale del produttore e il lavoro sociale globale.
Lo scambio non produce valore, ma fa da mediazione in questa relazione”. Conce-
pendo invece i momenti in senso cronologico, o individuando la produzione o la
circolazione come momento di genesi del valore si cade rispettivamente in posizioni
definite sostanzialiste o circuitiste. Cfr. Michael Heinrich, Cómo leer El Capital de
Marx? Indicaciones de lectura y comentario del comienzo de El Capital, trad. spag. di
C. Ruiz Sanjuán, Escolar y mayo, Madrid 2011, pp. 71-76.
19 Burkett, Marx and Nature, cit., p. 83.
118 MARXISMO ED ECOLOGIA
zio e del tempo saranno visibili secoli più tardi con lo sviluppo delle
reti ferroviarie e dei trasporti di massa, ma il movimento scatenan-
te è quello della “danza globale delle merci”, inaugurato nel lungo
xvi secolo. Le frontiere delle merci fanno pressione sulla produzione
di legname, pesce, ferro e rame, cereali e lino orchestrando il ritmo
socio-spaziale: occupando, producendo ed esaurendo le formazioni
ecologiche del nord atlantico34.
Per Moore è essenziale il movimento delle frontiere del capitale.
Ciò che è costitutivo del capitale è l’essere un sistema in continua ri-
voluzione che supera e incorpora i limiti come frontiere della propria
espansione. “Le frontiere delle merci, o frontiere di appropriazione”
portano a movimenti di “ristrutturazione ‘interna’ ed espansione ge-
ografica” al fine di ristrutturare le “Four Cheaps”. Ad esempio, nel
“lungo xix e xx secolo si sono basate su carbone e petrolio a buon
mercato, metalli a buon mercato e cibo buon mercato, accanto alla
massiccia destabilizzazione della società contadina dall’Europa orien-
tale all’Asia orientale”35.
Un ruolo importante è quello ricoperto dal denaro. Esso è fonda-
mentale per tre ragioni: 1) ritaglia una parte di attività umana dan-
dole un valore speciale; 2) sminuisce il resto della natura che lavora
gratuitamente; 3) governa l’evoluzione dei legami tra appropriazione
e capitalizzazione. In questo modo l’accumulazione monetaria impri-
me e registra la trasformazione materiale della produzione di merci.
Inoltre, riconosce l’accumulazione di capitale come processo oggetti-
vo e progetto soggettivo. Per Moore la teoria del valore di Marx, così
come lui la interpreta, offre una via promettente per comprendere la
connessione immanente tra accumulazione, cambiamenti biofisici e
modernità come un tutto36.
Come agisce la frontiera della mercificazione per Moore? Il pro-
cesso di accumulazione del capitale attua in una maniera peculiare
all’interno di questa visione. Presupposto dell’innesto di processi di
capitalizzazione sono i movimenti extra-economici di estensione delle
frontiere, di appropriazione di natura a buon mercato. Abbiamo già
avuto modo di chiarire che la Natura è co-prodotta storicamente. Nel
capitalismo l’intersezione di potere, scienza, impero e accumulazione
di capitale co-producono una forma storica della natura: la Natura
34 Ivi, p. 60.
35 Moore, The Value of Everything?, cit., p. 251.
36 Moore, Capitalism in the Web of Life, cit., p. 61.
124 MARXISMO ED ECOLOGIA
37 Ibidem.
38 “La storia del capitalismo scorre attraverso isole di produzione di merci, che si svi-
luppano all’interno degli oceani di lavoro/energia non retribuito. Questi movimenti
di appropriazione producono le condizioni necessarie per l’accumulazione illimitata
di capitale” (Moore, The Value of Everything?, cit., p. 252).
39 Moore, Capitalism in the Web of Life, cit., p. 64.
40 Il mettere a valore la vita stessa, umana e extraumana attraverso un rapporto che
LA WORLD-ECOLOGY DI JASON W. MOORE 125
45 Ivi, p. 91.
46 Ivi, p. 91-92.
47 Marx usa i concetti di capitale fisso e circolante fino ai Grundrisse senza accompa-
gnarli a quelli di capitale costante e variabile. La cosa cambia nel Capitale dove que-
sti ultimi due svolgono un ruolo centrale. Non vi è corrispondenza fra questi termini.
Cfr. Michael Heinrich, The ‘Fragment on Machines’: A Marxian Misconception in
the Grundrisse and its Overcoming in Capital, in Riccardo Bellofiore, Guido Starosta
LA WORLD-ECOLOGY DI JASON W. MOORE 127
59 Non è qui possibile trattare la concezione del denaro di Moore, per altro solo toccata
nella sua opera Capitalism in the Web of Life, pertanto si rimanda al secondo capito-
lo di Moore e Patel, Una storia del mondo a buon mercato, cit.
60 L’ipotesi del collasso si fa strada anche nel pensiero francese e si diffonde grazie a
una commistione di ragioni oggettive, ascrivibili agli allarmi del mondo scientifico
rispetto alla crisi ecologica, e perché le sirene portatrici di sventure sempre esercita-
no fascino. Per costoro, il collasso è una realtà che già stiamo vivendo, inevitabile, e
si tratta solo di attraversarla in un modo migliore e di organizzare la vita attraverso
e dopo il crollo. Come nota di colore, segnalo che esiste anche una versione “marxi-
sta” della collassologia, di provenienza cilena, capitanata da Miguel Fuentes, coordi-
natore di Marxismo y colapso, che si definisce come “ultima frontiera teorica e pro-
grammatica della rivoluzione moderna”. Si vedano Pablo Sevigne, Raphael Stevens,
132 MARXISMO ED ECOLOGIA
71 Ivi, pp. 134-135. Sembrerebbe un uso figurato quello del ruolo giocato da questi ele-
menti inorganici. Tuttavia per Moore, “Specifiche formazioni geologiche, in deter-
minate circostanze storiche, possono diventare oggetti dell’attività umana e soggetti
del cambiamento storico” (ivi, p. 180).
72 Ivi, p. 139.
73 Qui il processo di sostituzione di capitale costante con capitale variabile pare ecces-
sivamente meccanico. Vi sono delle condizioni precise perché ciò avvenga, ossia che
la quota di capitale costante c sostituisca una quota maggiore di capitale variabile v,
o aumenti la produttività fino compensarne i costi. Per questa ragione i salari bassi
disincentivano il singolo capitalista a innovare tecnologicamente, spingendolo invece
a comprimere ancora più i costi della manodopera per competere nel mercato. Cfr.
LA WORLD-ECOLOGY DI JASON W. MOORE 137
ne sul tasso di profitto. A questo punto vi sono tre modi per far rivi-
vere i profitti: 1) svalutando il capitale fisso; chiudendo le fabbriche;
2) innovando, e aumentando il tasso di sfruttamento; 3) attraverso
politiche coercitive che ridistribuiscono la ricchezza dai produttori
diretti agli accumulatori di capitale. A queste Moore ne aggiunge una
quarta basata sull’appropriazione di Cheap Nature.
La capitalizzazione su tempi medi induce un incremento dei co-
sti. La crescita della composizione del valore della produzione opera
solo parzialmente nell’industria. Il ritmo di capitalizzazione cresce più
velocemente nella produzione primaria, relativamente ai settori secon-
dari e terziari che sono già altamente capitalizzati. Tutto ciò fa salire la
pressione sulle frontiere d’appropriazione.
Moore propone uno scarto interpretativo rispetto al rapporto tra
città e campagna nella modernità, per il quale l’industrializzazione ha
il proprio motore nella campagna, ne sono esempio le piantagioni di
zucchero e le miniere, di conseguenza la capitalizzazione preme ver-
so l’esterno. I costi aumentano perché l’appropriazione impone una
logica temporale plasmata sul turnover sociale. L’appropriazione assu-
me due forme: da un lato, facendo perno su processi di riproduzione
bio-fisica (forza lavoro, foresteria, agricoltura)74, dall’altro, attraverso
l’estrazione geologica (energia, minerali). La prima comprende l’ap-
propriazione di relazioni socio-ecologiche la cui riproduzione è relati-
vamente autonoma dal circuito del capitale. La seconda è l’appropria-
zione di risorse non rinnovabili. Il fenomeno della finanziarizzazione
produce tagli dei costi di ogni genere nei processi di appropriazione
estrattiva, con una esternalizzazione dei costi verificabili tramite i di-
sastri ambientali petroliferi o nel fenomeno del hydraulic fracturing.
Gli effetti sono quelli di una “erosione qualitativa delle condizioni di
benessere umane”, e di quelle “extra-umane”75.
Il surplus rappresenta il gap tra nature appropriate e capitalizza-
te. Questo surplus garantisce un grado di accumulazione per appro-
priazione significativo nel medio periodo, per 40-60 anni, riducendo il
valore degli input. Le rivoluzioni dell’ecologia-mondo sono momenti
in cui una nuova natura storica prende forma e rappresentano regimi
dell’ecologia-mondo76. La prassi-mondo si regge sulla trinità di rivolu-
no una nuova unità di lavoro sociale astratto, natura sociale astratta e accumulazione
primitiva” (ivi, p. 150).
77 “[L]a natura non può essere totalmente capitalizzata, nemmeno ci si arriva vicino”
(ivi, p. 154). Qui un altro aspetto ambiguo e irrisolto del pensiero di Moore. Se la
natura non è totalmente capitalizzata, ma il capitalismo è un regime dell’ecologia-
mondo il rapporto tra capitale e natura non può essere quello di una doppia interna-
lità. Infatti c’è qualcosa di esterno, ciò che non è capitalizzato.
78 Ivi, pp. 156-158.
79 Ivi, p. 158.
80 Ivi, p. 163.
LA WORLD-ECOLOGY DI JASON W. MOORE 139
84 Ivi, p. 280.
85 Ivi, p. 278.
86 Ivi, p. 283.
Capitolo quinto
Andreas Malm, l’energia fossile nella storia del capitalismo
1 Paul J. Crutzen, The geology of Mankind, in “Nature”, cdxv, 6867, 3 gennaio 2002,
p. 23.
2 Ibidem.
3 Esiste persino un album metal intitolato Collapse of the Anthropocene.
4 Anthropocene Working Group, Result of Binding Vote by AWG, 2019, http://qua-
ternary.stratigraphy.org/working-groups/anthropocene/ (ultima accesso 01.6.2020).
5 Durante le prime fasi della diffusione della pandemia da Coronavirus in Europa
e Nord America nei mesi di marzo e aprile 2020, i social network erano pieni di
affermazioni quali “il virus è l’uomo”. Il concetto di ecofascismo rinvia a concezioni
malthusiane sul limite di popolazione, si veda Gorz, Ecologia politica, cit.
ANDREAS MALM, L’ENERGIA FOSSILE NELLA STORIA DEL CAPITALISMO 143
6 Jason W. Moore, Anthropocene or capitalocene? Nature, history and the crisis of capi-
talism, Kairos PM press, Oakland, 2016, p. xi.
7 Moore, Antropocene o capitalocene?, cit., p. 41. Andreas Malm, L’anthropocène
contre l’histoire. Le réchauffement climatique à l’ère du capital, trad. fr. di É. Dobe-
nesque, La fabrique, Paris,2017, pp. 7-17.
8 Ivi, p. 54. È importante segnalare che nell’articolo in cui Malm e Alf Hornborg con-
testavano originariamente la narrativa dell’Antropocene, i riferimenti al ruolo dell’e-
mergente borghesia inglese del xviii e xix secolo sono stati interpretati da Daniel
Cunha come se le trasformazioni ecologiche globali fossero una scelta soggettiva
della classe dominante, piuttosto che frutto di una logica feticizzata del capitale.
Malm e Hornborg smentiscono categoricamente questa interpretazione ribadendo
la centralità della categoria del feticismo marxiano nelle loro lettura dicendo che
sostanzialmente concordano con le tesi di Cunha. Si veda Andreas Malm, Alf Horn-
borg, The geology of Mankind? A Critique of the Anthropocene Narrative, in “The
Anthropocene Review”, i, 1, 2014, pp. 62-9; Daniel Cunha, The geology of the rul-
ling class?, in “The Anthropocene Review”, iii, 2, 2016, pp. 262-266; Daniel Cunha,
Anthropocene as Fetishism, in Brent Ryan Bellamy, Jeff Diamanti (a cura di), Mate-
144 MARXISMO ED ECOLOGIA
rialism and the Critique of Energy, MCM’ Publishing, Chicago 2018, pp. 51-72. Alf
Hornborg, Andreas Malm, Yes, it’s all about fetishism: A response to Daniel Cunha,
in “The Anthropocene Review”, iii, 3, 2016, pp. 205-7.
9 Malm, L’anthropocène contre l’histoire, cit., p. 54.
10 Vedremo nel seguente capitolo nello specifico le questioni connesse all’Antropocene
Precoce.
11 “I tentativi di attribuire il cambiamento climatico alla natura della specie umana ap-
paiono condannati a questa sorta di vacuità. In altre parole, i fattori metastorici ‒ in
particolare a livello di specie ‒ non possono essere invocati per spiegare un ordine
qualitativamente nuovo nella storia, come la produzione meccanizzata e a vapore di
materie prime per l’esportazione verso il mercato mondiale” (Malm, L’anthropocène
contre l’histoire, cit., p. 43).
12 Andreas Malm, Alf Hornborg, The geology of Mankind? A critique to the Anthropo-
cene narrative, in “The Anthropocene Review”, 1, 1, 2014, p. 64
ANDREAS MALM, L’ENERGIA FOSSILE NELLA STORIA DEL CAPITALISMO 145
generazione trova come qualche cosa di dato, è la base reale di ciò che i filosofi si
sono rappresentati come ‘sostanza’ ed ‘essenza dell’uomo’, di ciò che essi hanno
divinizzato e combattuto, una base reale che non è minimamente disturbata, nei suoi
effetti e nei suoi influssi sull’evoluzione degli uomini, dal fatto che questi filosofi, in
quanto ‘autocoscienza’ e ‘unico’, si ribellano a essa. Queste condizioni di vita pre-
esistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi decidono anche se la scossa
rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no abbastanza forte per
rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e qualora non vi siano questi elementi
materiali per un rivolgimento totale, cioè da una parte le forze produttive esistenti,
dall’altra la formazione di una massa rivoluzionaria che agisce rivoluzionariamente
non contro alcune condizioni singole della società fino allora esistente, ma contro
la stessa ‘produzione della vita’ come è stata fino a quel momento, la ‘attività tota-
le’ su cui questa si fondava, allora è del tutto indifferente, per lo sviluppo pratico,
se l’idea di questo rivolgimento sia già stata espressa mille volte: come dimostra la
storia del comunismo” (Marx e Engels, L’ideologia tedesca, cit. pp. 30-31). Marx ed
Engels non sono i soli a sostenere la contingenza storico-sociale dalla natura umana.
A tal proposito anche il filosofo nord americano John Dewey converge su posizioni
analoghe: “le attuali controversie tra coloro che affermano l’essenziale fissità della
natura umana e di coloro che credono in misura maggiore della modificabilità si con-
centrano principalmente sul futuro della guerra e il futuro di un sistema economico
competitivo motivato dal privato profitto. È giustificabile dire senza dogmatismo
che sia l’antropologia che la storia danno sostegno a coloro che desiderano cambiare
queste istituzioni. È dimostrabile che molti degli ostacoli al cambiamento che sono
stati attribuiti alla natura umana sono infatti dovuti all’inerzia delle istituzioni e al vo-
lontario desiderio delle classi potenti di mantenere lo status esistente” (John Dewey,
Human Nature, in The Encyclopedia of the Social Sciences, Vol. vii, Macmillan, New
York 1937, p. 536). Recenti studi hanno mostrato le enormi affinità, pur nelle do-
vute differenze, tra marxismo e pragmatismo e in particolare quello di Dewey. Cfr.
Emmanuel Renault, Dewey, Hook et Mao: quelques affinités entre marxisme et prag-
matisme, in “Actuel Marx”, liv, 2, 2013, pp. 138-157.
16 Malm, L’anthropocène contre l’histoire, cit., p. 14.
ANDREAS MALM, L’ENERGIA FOSSILE NELLA STORIA DEL CAPITALISMO 147
2. Il Capitale fossile
27 Ivi, p. 49.
28 Andreas Malm, The Origins of Fossil Capital: From Water to Steam in the British
Cotton Industry, in “Historical Materialism”, xxi, 1, 2013, p. 17.
29 Ivi, p. 18.
30 Moore, Antropocene o Capitalocene?, cit.
ANDREAS MALM, L’ENERGIA FOSSILE NELLA STORIA DEL CAPITALISMO 151
eccezionale, quella del conflitto di fabbrica in Italia negli anni Sessanta e Settanta
del secolo scorso, e, aggiungerei, ascrivere l’innovazione tecnologica e organizzativa
della produzione unilateralmente a fenomeno reattivo della conflittualità operaia.
Quella del conflitto fra capitale e lavoro è senza dubbio una molla fondamentale
della ristrutturazione capitalistica, ma non la sola. Rivestono anche importanza le
dinamiche oggettive di competizione inter-capitalistiche. Le due cose non vanno
prese singolarmente, ma nella loro totalità, come suggerisce la stessa interpreta-
zione sintetica Mandeliana fornita da Malm sulla diatriba tra Kondratieff e Trot-
sky riguardo le cause oggettive (interne ai cicli economici) e soggettive (rispetto ai
conflitti di classe ed extraeconomici) delle stesse onde di accumulazione e inno-
vazione del capitale. Infine, Malm recrimina al (neo)operaismo l’interazione con
“l’ultra-monismo ibridista, il postumanismo e una serie di altri punti morti teorici”.
Concludendo, Malm evidenzia anche una distanza strategica con l’operaismo, pro-
babilmente imputabile alla mancanza di riconoscimento di un’autonomia relativa
tra Stato e capitale, come vedremo in seguito. Cfr. Davide Gallo Lassere, Benvenuti
nel passato. Autonomia della natura, combustibili fossili e Capitalocene, trad. it. di
A. Moresco, in “Le parole e le cose 2”, 15 gennaio 2021, http://www.leparoleele-
cose.it/?p=40486, ultimo accesso 20.8.2021; Andreas Malm, The progress of this
Storm: Nature and Society in a warming world, Verso (ePub), New York 2018, p.
13.9; Cfr. Leonardi Emanuele, Italian theory e World-Ecology. Per una teoria della
crisi ecologica del capitalismo contemporaneo, in “Sociologia Urbana e Rurale. Italian
perspectives on World-Ecology”, xli, 120, 2019, pp. 93-107; Malm, Long Waves of
Fossil Development, cit.
41 Andreas Malm, Fossil Capital, cit., p. 18.
42 Ivi, pp. 40-42.
ANDREAS MALM, L’ENERGIA FOSSILE NELLA STORIA DEL CAPITALISMO 155
D-M (FL + MP) ... P ... M’-D’ → D’-M’’ (FL’ +MP’) ... P ... M’’’-D’’
→ e così via.
D-M (FL + MP (F)) ... P + CO2 ... M’-D’ → D’-M’’ (FL’ +MP’ (F’))
... P + CO2 ... M’’’-D’’ → e così via.
fosi dei combustibili fossili in CO2. Si tratta di una relazione, un nesso trian-
golare tra capitale, lavoro e un certo segmento di natura extra-umana, in cui
lo sfruttamento del lavoro dal capitale è spinto dalla combustione di questo
particolare accessorio. Ma anche il capitale fossile è un processo, un flusso
di valorizzazioni successive, che in ogni fase reclama una massa maggiore di
energia fossile da bruciare. Non riconosce alcun fine. Si potrebbe pensare a
questo come all’ombra biofisica della formula generale del capitale di Marx,
che viene alla ribalta solo in tempi di inattesi crepuscoli biosferici48.
48 Ivi, p. 290.
49 Ivi, pp. 290-291.
158 MARXISMO ED ECOLOGIA
50 Cfr. Brett Clark, Richard York, Carbon metabolism: Global capitalism, climate chan-
ge, and the biospheric rift, in “Theory and Society”, xxxiv, pp. 391-428.
ANDREAS MALM, L’ENERGIA FOSSILE NELLA STORIA DEL CAPITALISMO 159
55 Per Malm fa eccezione la quinta onda, con il passaggio ai computer, che non sono
motori primari, dove tuttavia le emissioni sono comunque esplose proprio perché
i computer consentono la dislocazione globale della produzione per combattere le
resistenze nel cuore dei paesi capitalisti. L’aver utilizzato la Cina come fabbrica del
mondo ha portato anche a un’esplosione delle concentrazioni d’anidride carbonica
in atmosfera. Ivi, pp. 179-181. vedi anche Malm, Fossil Capital, cit., pp. 327-366.
56 Malm, Long Waves of Fossil Development, cit., pp. 171-176.
57 Ivi, p. 182.
58 Ivi, pp. 185-186.
ANDREAS MALM, L’ENERGIA FOSSILE NELLA STORIA DEL CAPITALISMO 161
59 Per crisi endogena si intende una crisi scaturita da contraddizioni interne, che è
l’opposto di una crisi esogena, che è per l’appunto generata da uno shock esterno. A
livello epistemologico la pandemia viene spesso inquadrata come un cigno nero, ossia
un evento anomalo, estremo e che può essere esplicato solo a posteriori. Cfr. Nassim
Nicholas Taleb, Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita, trad. it. di E.
Nifosi, il Saggiatore, Milano 2010; Tatiana Antipova, Coronavirus Pandemic as Black
Swan Event, in Ead. (a cura di), “Integrated Science in Digital Age 2020”, cxxxvi,
Springer, https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-030-49264-9_32, (ulti-
mo accesso 20.12.2020).
60 World Health Organization, Urgent health challenges for the next decade, 13.01.2020,
https://www.who.int/news-room/photo-story/photo-story-detail/urgent-health-
challenges-for-the-next-decade (ultimo accesso 20.12/2020); World Health Orga-
nization, Managing Epidemics. Key facts about major deadly diseases, 2018, https://
www.who.int/emergencies/diseases/managing-epidemics-interactive.pdf. Le ragioni
di questo scarto epistemologico sono da ricercarsi in una mancata visione dialettica
della totalità socio-ecologica. A tal proposito sono state fornire importanti indicazio-
ni dagli scienziati Levins e Lewontin, discussi nel primo capitolo di questo volume,
che connettono dialetticamente sviluppo economico e trasformazioni ecologiche, in-
162 MARXISMO ED ECOLOGIA
offre invece un’ipotesi riguardo la crisi pandemica come una crisi en-
dogena al rapporto capitalistico. Nel volume Corona, Climate, Chro-
nic Emergency, Malm pone l’accento su tre aspetti: 1) le connessioni
esistenti tra crisi ecologica e crisi da Covid-19; 2) il fatto che la crisi da
Covid-19 sia una crisi endogena al modo di produzione capitalistico;
3) un suo possibile rovesciamento attraverso la trasformazione della
crisi dei sintomi in crisi dei propulsori del degrado ecologico61.
Elemento centrale della riflessione sono i cosiddetti “drivers” pan-
demici, ovvero i propulsori. Rob Wallace e il suo gruppo di ricerca
attraverso il metodo Structural One Health hanno evidenziato le cause
dell’emergere di nuove epidemie62. Malm difende questa posizione e
sottolinea come sussistano diversi elementi propulsori comuni tanto
ai cambiamenti climatici quanto all’emergere dell’epidemia. La defo-
restazione è tanto all’origine del fenomeno dello spillover quanto la
seconda causa della produzione di CO2, il trasporto aereo diffonde
gli agenti patogeni rapidamente e su scala globale e richiede ingenti
quantità di combustibile fossile. Inoltre, il fenomeno dei cambiamenti
climatici genera stress animale e porta a migrazioni di massa; oltre a
calamità di vario tipo, le migrazioni animali aumentano le possibilità
di spillover. Infine, le tre grandi epidemie moderne da Coronavirus
(Sars, Mers e Sars-Cov-2) sono emerse in periodi di forte siccità e vi
sono ipotesi che l’umidità possa indebolire il virus63.
Quanto affermato pone in evidenza le analogie esistenti tra riscal-
76 Andreas Malm, Planning the Planet: Geoengineering Our Way Out of and Back in to
a Planned Economy, in J. P. Sapinski, Holly J. Buck, Andreas Malm (a cura di), Has
it Come to This? The Promises and Perils of Geoengineering on the Brink, Rutgers
University Press, New Brunswick 2021, pp. 143-62, p. 158.
77 Burkett a tal proposito discute del possibile equilibrio tra rivoluzione e principio
di precauzione. Paul Burkett, On Eco-Revolutionary Prudence: Capitalism, Commu-
nism, and the Precautionary Principle, in “Socialism and Democracy”, xxx, 2, 2016,
pp. 73-96.
78 Malm, Planning the Planet, cit., p. 130.
79 Ivi, pp. 148-152.
80 Malm, Carton, Seize the Means of Carbon Removal, cit. pp. 5-6.
168 MARXISMO ED ECOLOGIA
81 Ivi, p. 4.
82 Per un approfondimento da una prospettiva critica dalla quale Malm contribuisce e
attinge a piene mani si veda J. P. Sapinski, Holly J. Buck, Andreas Malm (a cura di),
Has it Come to This? The Promises and Perils of Geoengineering on the Brink, Rut-
gers University Press, New Brunswick 2021. Holly Jean Buck, After Geoengineering:
Climate tragedy, Rapair, and Restoration, Verso, London-New York 2019.
83 Malm, Planning the Planet, cit., pp.148-152.
84 Ivi, pp. 152-155.
85 Ivi, p. 155. In un certo senso qui possiamo vedere una vicinanza con le supposizioni
di O’Connor sulla teoria della seconda contraddizione, per la quale le crisi ecologi-
che per essere superate portano a ristrutturazioni dell’apparato produttivo in forme
più socializzate. Cfr. O’Connor, La seconda contraddizione del capitalismo, cit.
86 Christian Parenti, A Left Defense of Carbon Dioxide Removal: The State Must Be
Forced to Deploy Civilization-Saving Technology, in Sapinski, Buck, Malm (a cura di),
Has it Come to This?, cit., pp. 130-142.
87 Ivi, p. 132.
ANDREAS MALM, L’ENERGIA FOSSILE NELLA STORIA DEL CAPITALISMO 169
88 Gli Air Miners, sono startup, ricercatori e inventori che stanno sviluppando la com-
mercializzazione di merci contenenti o a partire CO2. Ad oggi sono molteplici i pro-
dotti elaborati, tra queste materassi, carni, combustibili per jet e materiali da costru-
zione. Malm, Carton, Seize the Means of Carbon Removal, cit., p. 17 e 20.
89 Logica che attrae interessi e investimenti anche da parte di aziende direttamente
coinvolte nel capitalismo fossile. Ivi, p. 22 e ss. Per una lettura critica del concetto di
economia circolare si veda Andrea Genovese, Mario Pansera, The Circular Economy
at a Crossroads: Technocratic Eco-Modernism or Convivial Technology for Social Re-
volution?, in “Capitalism Nature Socialism”, xxxii, 2, 2021, pp. 95-113.
90 Parenti, A Left Defense of Carbon Dioxide Removal, cit., p. 132. Per maggiori infor-
mazioni si veda anche il sito dell’impresa che gestisce l’impianto Orca in Islanda di
cui si è parlato. https://climeworks.com/ (ultimo accesso 25.8.2021).
91 Malm e Carton, Seize the Means of Carbon Removal, cit., p. 26.
92 Parenti, A Left Defense of Carbon Dioxide Removal, cit., p. 134.
170 MARXISMO ED ECOLOGIA
1. Il dibattito ontologico
Nella sua critica alla Metabolic Rift, Moore applica una strategia
di scissione, contrapponendo Burkett a Foster. Foster avrebbe svi-
luppato una critica del capitalismo rispetto al carattere predatorio
che ha nei confronti della natura, mentre Burkett supera l’economia
politica dell’ambiente e ricostruisce “l’accumulazione capitalistica in
quanto modalità di organizzazione della natura-come-matrice”1. Per
Moore una lettura che non vada oltre la contrapposizione Natura/So-
cietà e che passivizza la natura è imputabile di neo-malthusianesimo2.
Secondo Moore la concezione per la quale il capitale è una realtà
sociale che agisce sulla natura degradandola ha come effetto di porre
3 “Marx ha applicato la dialettica di Hegel nella sua forma razionale all’economia po-
litica. [...] Non si può comprendere appieno Il Capitale di Marx, e in particolare il
suo primo capitolo, se non si è studiata attentamente e capita tutta la logica di Hegel.
Di conseguenza, dopo mezzo secolo, nessun marxista ha capito Marx!!” (Vladimir
Il’ič Lenin, Quaderni filosofici, trad. it. a cura di Ignazio Ambrogio, Editori Riuniti,
Roma 1971, pp. 165-167). L’accusa di non aver capito la dialettica e quindi Marx è
un grande classico nella storia del marxismo.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 173
10 Cfr. John Bellamy Foster, A Failed System. The World Crisis of Capitalist Globaliza-
tion and its Impact on China, in “Monthly Review”, lx, 10, 2009, pp. 1-23.
11 Jason W. Moore, Environmental Crisis and the Metabolic Rift in World-Historical
Perspective, in “Organization & Environment”, xiii, 2, 2000, pp. 123-57
12 Cfr. John Bellamy Foster, The Vulnerable Planet, A short Economic history of the
Environment, Monthly Review press, New York 1999, p. 37
13 John Bellamy Foster, Marx’s Theory of Metabolic Rift, in “American Journal of So-
ciology”, cv, 2, 1999, pp. 366-405.
14 Moore, Ecologia-mondo e crisi del capitalismo, cit., 147.
176 MARXISMO ED ECOLOGIA
18 Ivi, p. 154.
19 Ivi, p. 156.
20 Ivi, p. 157.
21 Ivi, p. 160.
178 MARXISMO ED ECOLOGIA
22 John Bellamy Foster, Paul Burkett, Value isn’t everything, in “Monthly Review”,
lxx,
6, novembre 2018, https://monthlyreview.org/2018/11/01/value-isnt-every-
thing. Poi raccolto in forma rivista nel nono capitolo di John Bellamy Foster e Brett
Clark, The Robbery of Nature: Capitalism and Ecological Rift, Monthly Review Press
(ePub), New York 2020.
23 Moore, Capitalism in the web of life, cit., p. 85.
24 Foster, Marxism in the Anthropocene, cit., p. 403-404.
25 Foster e Clark, The robbery of nature, cit. cap. 9.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 179
29 John Bellamy Foster intervistato da Ian Angus, In Defens of Ecological Marxism, cit.
30 Fred Murphy sorvola sulla questione ontologica non ritenendola determinante:
“Lascerò il ‘dualismo cartesiano’ ai philosophes”. Cfr. Fred Murphy, In Defense of
Capitalism in the Web of Life, in “Climate and Capitalism”, 23 giugno 2016, https://
climateandcapitalism.com/2016/06/23/two-views-on-marxist-ecology-and-jason-w-
moore/ (ultimo accesso 1.9.2021).
31 Ian Angus, Foster’s Remarks were Measured and Accurate, in “Climate and Capital-
ism”, 23 giugno 2016, https://climateandcapitalism.com/2016/06/23/two-views-on-
marxist-ecology-and-jason-w-moore/ (ultimo accesso 1.9.2021);
32 Kohei Saito, Marx in the Anthropocene: Value, Metabolic Rift, and the Non-Cartesian
Dualism, in “Zeitschrift für kritische Sozialtheorie und Philosophie“, iv, 1-2, 2017,
p. 281.
33 Ivi, p. 288.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 181
37 Ivi, p. 62.
38 Ibidem.
39 Ibidem.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 183
2. Il dibattito economico
ecologica fino all’estinzione della vita umana” (Burkett, Marx and Nature, cit., p.
192).
42 Curiosamente Foster, quando ancora non aveva maturato una piena critica del-
le posizioni di O’Connor, definiva la seconda contraddizione come l’assoluta legge
generale della degradazione dell’ambiente sotto il capitalismo, per poi comunque
riprenderla nel suo libro collettivo The Ecological Rift. John Bellamy Foster, The
absolute general law of environmental degradation under capitalism, in “Capitalism
Nature Socialism”, iii, 3, 1994, pp. 77-81. Foster, Brett Clark e York, The Ecological
Rift, cit., cap. 10.
43 Questa tendenza è all’origine di un’altra e più conosciuta Legge della caduta tenden-
ziale del saggio di profitto. Cfr. Marx, Il Capitale, cit., iii, pp. 271 ss.
44 Marx, Il Capitale, cit., i, pp. 257 e ss.; Marx, Il Capitale, cit., ii, pp. 45 ss.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 185
45 Marx, Il Capitale: Libro I, capitolo VI inedito, cit.; Engels, Il lavoro nel processo di
umanizzazione della scimmia, cit., p. 193-194. Su autonomia del lavoro e autonomia
della natura si veda anche Andreas Malm, The Progress of This Storm, cit., cap. 7.
46 David Harvey, Universal Alienation, in “Triple C”, xvi, 2, 2017, pp. 424-439.
47 Cfr. Fred Magdoff, I. Capitalism’s twin crises: Economic & Eviromental, in “Monthly
Review”, liv, 4, 2002, pp. 1-5, e Foster, II. Capitalism and Ecology, cit., pp. 6-16.
186 MARXISMO ED ECOLOGIA
48 Ivi, p. 10.
49 John Bellamy Foster, A Failed System. The World Crisis of Capitalist Globalization
and its Impact on China, in “Monthly Review”, lx, 10, 2009, pp. 1-23.
50 In un articolo, per certi versi datato, Foster avverte che “[la] mancanza di una chiara
connessione tra il danno ambientale e il danno alle condizioni economiche di produ-
zione è stata utilizzata (attraverso un’analisi standard dei costi-benefici) per giustifi-
care una politica di adattamento al riscaldamento globale così come si è sviluppata,
piuttosto che adottare misure per diminuire l’estensione del riscaldamento globale
– poiché queste aumenterebbero i costi di produzione. [...] [S]e i movimenti sociali
cercano di contenere i danni “regolando” il capitalismo, non c’è alcuna garanzia che
ciò possa comprimere seriamente i margini di profitto sul lato dei costi costringendo
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 187
il capitale a riformarsi – o che ciò non fornisca, di fatto, modi del tutto nuovi di
trarre profitto dalla distruzione ambientale” (John Bellamy Foster, II. Capitalism and
Ecology: The Nature of the Contradiction, in “Monthly Review”, 54, 4, settembre
2002, p. 11). Si veda anche Paul Burkett, Marx and nature, cit., pp. 193-7. Burkett,
Foster, Marx and the Earth, cit., pp. 5-7. Per una discussione sugli effetti del riscalda-
mento globale e dello scioglimento dei ghiacci polari artici si veda Minqi Li, Climate
Change, Limits to Growth, and the Imperative for Socialism, in “Monthly Review”,
lx, 3, 2008, pp. 51-67.
51 Cfr. Riccardo Bellofiore, L’ecomarxismo di James O’Connor, in “Marx 101”, n.s.,
1, 1990, pp. 177-180. È pur vero che, come ha detto Malm, stiamo assistendo alla
“prima crisi O’Connor”, ma è anche vero, con una battuta, che i marxisti avevano
previsto dodici delle ultime tre crisi.
52 Moore, Ecologia-mondo e crisi del capitalismo, cit., pp. 151-152.
188 MARXISMO ED ECOLOGIA
Bisogna anzitutto dire che della teoria del valore di Moore rimane
ben poco di Marx nonostante l’intenzione di derivarla direttamente
dai testi del filosofo tedesco. A causa della sua profonda ostilità a ogni
dualismo, in cui ravvede il peccato originale di Cartesio, Moore salta a
pie pari molte delle distinzioni che caratterizzano il centro dell’analisi
economica marxiana. Concetti come valore/ricchezza, valore d’uso/
valore di scambio, lavoro concreto/lavoro astratto non compaiono
nell’opera di Moore e quando lo fanno non giocano il ruolo di poli
di una contraddizione interna al movimento del capitale. Quando
53 Ivi, p. 152.
54 Ivi, p. 155.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 189
58 Ivi, p. 151.
59 Heinrich, Como leer el Capital de Marx?, cit., pp. 75-6.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 191
60 Per un approfondimento di una lettura del capitale basata sul feticismo si veda Hans
Georg Backhaus, Dialettica della forma valore, cit.; Riccardo Bellofiore, Il Capitale
come soggetto automatico, cit.; Heinrich, Crítica de la economía política, cit.
61 Isaak Rubin, Saggi sulla teoria del valore, trad. it. di S. Veca, Feltrinelli, Milano 1972,
p. 113.
62 Cfr. Arne Næss, Ecology, Community and Lifestyle. Outline of an Ecosophy, Cam-
bridge University Press, Cambridge 1989.
63 Foster e Clark, The Robbery of Nature, cit., cap. 9.
192 MARXISMO ED ECOLOGIA
La critica verde sostiene che Marx nella sua teoria del valore non
dia peso al contributo della natura. Abbiamo visto nel terzo capitolo
come la natura influenzi la produttività, ma non il contenuto del valo-
re. Attualmente alcune critiche verdi si stanno sforzando di dimostra-
re il contributo economico dei servizi ecosistemici per sostenere questa
ipotesi. Teorie da cui Moore attinge a piene mani come si è potuto
constatare in precedenza.
La torsione che Moore applica alla teoria del valore marxiana lo
getta fra le braccia dell’oggettivismo del valore più cieco. Marx non
voleva sostenere che la teoria del valore avesse un carattere natura-
le, questa non ha lo stesso statuto della legge di gravità, che esprime
(con approssimazione) un fatto naturale. La lettura oggettivista della
legge del valore corrisponde alla canonizzazione sovietica positivista
che resta intrappolata nel feticismo. La legge di gravità esprime una
legge naturale, mentre la teoria del valore è una legge sociale reale
nella misura in cui è proprio così che il mondo sociale degli esseri
umani funziona, ma in forma storica contingente. La merce come uno
specchio “rinvia agli uomini l’immagine dei caratteri sociali del loro
lavoro come caratteri oggettuali degli stessi prodotti del lavoro, pro-
prietà naturali sociali di questi oggetti”64. Il valore, lungi dall’essere
una legge ferrea metastorica, può essere modificato o abolito nella
pratica storica concreta. Altre valide interpretazioni sul cambiamen-
to del nesso lavoro-natura-valore sono state fornite senza scadere in
un’interpretazione metastorica, ma giustificando i cambiamenti alla
legge del valore a partire da trasformazioni storico concrete dei rap-
porti tra capitale, forza lavoro e natura65.
Marx anziché appellarsi a valori intrinseci della natura criticando
moralmente e idealisticamente il modo di produzione capitalistico,
procede attraverso una critica immanente e materialista svelando le
contraddizioni insite in questo modo di produzione a partire dall’a-
nalisi delle forme sociali ed economiche. Ciò non significa in nessun
modo che Marx sia d’accordo con l’idea che la natura fornisca illimi-
tatamente e senza alcun costo, sociale o naturale, i suoi “doni”. Que-
sta è una costatazione del funzionamento reale che allo stesso tempo
rivela il contenuto ideologica della società capitalistica.
L’interpretazione che Moore fornisce di Burkett è smentita dallo
64 Marx, Il Capitale, i, cit., p. 150.
65 A titolo d’esempio l’interpretazione gorziana di Leonardi fornisce più solidi argo-
menti che un semplice spostamento dell’oggetto del calcolo della produttività dalla
terra al lavoro umano. Cfr. Leonardi, Lavoro Natura Valore, cit., pp. 75 ss.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 193
3. Il dibattito sull’Antropocene
74 “La forza trainante di questo cambiamento epocale? In due parole: carbone e vapo-
re. La forza trainante dietro al carbone e al vapore? Non le classi. Non il capitale.
Non l’imperialismo. Nemmeno la cultura. Bensì... avete indovinato: l’Anthropos!
L’umanità come un tutto indifferenziato” (ivi, p. 37).
75 Ivi, p. 31 e 33.
76 Ivi, p. 123.
77 Ivi. p. 56.
198 MARXISMO ED ECOLOGIA
78 Ivi, p. 65.
79 Emanuele Leonardi, Alessandro Barbero, Introduzione. Il sintomo-Antropocene, in
Antropocene o Capitalocene?, cit., pp. 15-16.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 199
80 Ian Angus, Facing the Anthropocene. Fossil capitalism and the crisis of the earth sys-
tem, Monthly Review Press, New York 2016, p. 226.
81 Ibidem.
82 Crutzen, The geology of Mankind, cit., p. 23.
83 Angus spiega che “Stephen Pacala dell’Istituto per l’Ambiente dell’Università di
Princeton, ad esempio, calcola che ‘i 3 miliardi delle persone più povere [...] non
emettono essenzialmente nulla. [...] Lo sviluppo dei poveri disperatamente poveri
non è in conflitto con la soluzione del problema del clima, che è un problema dei
ricchi’” (Angus, Facing the Anthropocene, cit., p. 225).
84 Da Malthus in poi un evergreen dei colonialisti è il controllo della popolazione, ri-
200 MARXISMO ED ECOLOGIA
gorosamente dei poveri e dei paesi in via di sviluppo. Si veda Eduardo Galeano, Le
vene aperte dell’America Latina, trad. it. di G. Lapasini, Sperling & Kupfer, Milano
1997.
85 “Antropocene non significa età umana o epoca umana. Esso combina il kainos con
l’antropos, che significa essere umano; quindi, seguendo l’approccio di Lyell, signi-
fica un tempo in cui gli strati geologici sono dominati da resti di recente origine
umana” (Angus, Facing the Anthropocene, cit., p. 231).
86 Ivi, p. 232.
DIBATTITI, CONTROVERSIE E SCONTRI SU ONTOLOGIA... 201
87 “Piuttosto che carpire dai margini la mancanza di analisi sociale degli scienziati, gli
ecosocialisti devono approcciare il progetto Antropocene come un’opportunità per
unire un’analisi marxista ecologica con le più recenti ricerche scientifiche, in una
nuova sintesi [...]. Il cammino verso tale sintesi è parte essenziale dello sviluppo
di un programma e di una strategia per il socialismo del ventunesimo secolo” (Ian
Angus, When did the Anthropocene begin... And why does it matter?, in “Monthly
Review”, lxiv, 4, settembre 2015, https://monthlyreview.org/2015/09/01/when-did-
the-anthropocene-beginand-why-does-it-matter/ (ultimo accesso 18.5.2020).
88 Segnalo tuttavia che esistono datazioni per cui non è stato usato il metodo stratigra-
fico.
202 MARXISMO ED ECOLOGIA
su vasta scala tra i tre e gli ottomila anni fa, oppure l’inizio dell’impie-
go del fuoco da parte degli ominidi risalente a circa 1,5 milioni di anni
fa. Altri ponevano l’enfasi sullo sterminio di alcune specie di mammi-
feri da parte umana, la trasformazione dei paesaggi o lo scambio di
specie transoceanico avvenuto con la conquista delle Americhe datan-
dolo nel 1610. Tuttavia la commissione ha ritenuto opportuno scarta-
re queste ipotesi ritenendo che “nessuna delle opzioni dell’ Antropo-
cene Precoce soddisfa tale standard [stratigrafico], e nessuna di esse
ha portato a una rottura qualitativa con le condizioni dell’Olocene”89.
La discussione sulla datazione dell’Antropocene non è ovviamente
meramente tecnica, ma sottende una lettura ideologica. Ciò non signi-
fica che la discussione non sia di per sé scientifica o non ci fossero ar-
gomenti scientifici in supporto di queste ipotesi90. Ian Angus segnala
come l’argomento dell’Antropocene Precoce sia diventato attrattivo
per le destre. Quanto più viene anticipata la datazione dell’Antro-
pocene, tanto più acquisiscono forza le argomentazioni che abbina-
no il cambiamento di stato geologico con la natura umana intesa in
senso metastorico. Inoltre si diluiscono gli effetti del cambiamento
spostando il fuoco dalle responsabilità della rivoluzione industriale e
così facendo si gradualizzano i mutamenti climatici senza connetterli
direttamente con i combustibili fossili91. Ian Angus, come Foster e
Malm, avvertono il rischio che questa concettualizzazione possa rap-
presentare la testa d’ariete teorica, nient’affatto innocente, di interessi
politico-ideologici a difesa dello status quo92.
Sul versante opposto i sostenitori dell’Antropocene Recente. I loro
difensori pongono l’enfasi non tanto sulle prime tracce dell’attività
umana, quanto nella scala, il significato e la longevità dei cambiamen-
ti operanti. Per quanto ritengano che la rivoluzione industriale sia il
detonatore di questo processo di cambiamento, è possibile apprezza-
93 Will Steffen, Wendy Broadgate, Lisa Deutsch1 Owen Gaffney, Cornelia Ludwig,
The trajectory of the Anthropocene: the great acceleration, in “The Anthropocene Re-
view”, ii, 1, 2015, pp. 81-98.
94 Waters, Colin N., e altri, The Anthropocene is functionally and stratigraphically dis-
tinct from the Holocene, cit.
95 Anthropocene Working Group, Result of Binding Vote by AWG, cit.
204 MARXISMO ED ECOLOGIA
1 Malm, [guide de lecture] le marxisme écologique, cit.; Andreas Malm, For a Fallible
and Lovable Marx: Some Thoughts on the Latest Book by Foster and Burkett, in “Crit-
ical Historical Studies”, iv, 2, 2017, pp. 267-275.
206 MARXISMO ED ECOLOGIA
2 Kohei Saito intervistato da Viola Carofalo e Delio Salotto, Anthropocene and Ecoso-
cialism: a Perspective, in “Scienza & Filosofia”, 21, 2019, pp. 21-31.
Finito di stampare nel mese di febbraio 2022
per conto di ombre corte
presso Sprint Service - Città di Castello (Perugia)