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C ne coltivata

Negli ultimi anni è esploso il fenomeno della carne coltivata in laboratorio - nota anche come
“clean meat” o carne pulita-: vera e propria carne, ma prodotta arti cialmente in vitro, le cui
potenzialità emergono prepotenti mentre crescono la consapevolezza sulla crisi climatica e le
questioni etiche legate agli allevamenti intensivi.

Già, perché la carne creata in laboratorio sembra essere la soluzione ideale per gli onnivori che
desiderano continuare a mangiare carne – pur non essendo necessario – con un impatto, almeno
a livello ambientale, ridotto rispetto a quello della carne “vera”, prodotta in allevamento.
Ma di cosa si tratta esattamente e perché la carne coltivata viene vista come il futuro del cibo?
E soprattutto: lo è davvero?

Cos’è la carne coltivata?


Era il 2013 quando fu presentato a Londra, durante una conferenza stampa, il primo hamburger
creato arti cialmente in vitro: vera e propria carne ottenuta dalle cellule staminali prelevate da un
animale, in quel caso un bovino.

Attraverso una tecnologia all’avanguardia, le cellule vengono nutrite in modo che possano
crescere e sviluppare il tessuto muscolare – ovvero la carne – in un procedimento che, una volta
avviato, può teoricamente continuare all’in nito.

Nasceva dunque in quel periodo, dopo anni di studio e ricerca, il prototipo di quella che di lì a
pochissimo sarebbe stata presentata come una soluzione concreta al consumo di carne globale,
ormai insostenibile: da allora numerose start up hanno lavorato al perfezionamento di questa
tecnologia, tanto che oggi la carne coltivata è una realtà.

A ne 2020, Singapore è stato il primo Paese al mondo a dare il via libera alla vendita di carne
coltivata, e oggi è anche il primo Paese al mondo in cui la si può ordinare a domicilio.
Ma non è tutto: lo scorso anno la start-up israeliana Future Meat Technologies (FMT), ha
inaugurato nella città di Rehovot il primo stabilimento al mondo dedicato interamente alla
produzione della “clean meat” su larga scala. L’azienda, che per adesso è in grado di produrre in
vitro e senza modi cazioni genetiche carne di pollo, agnello e maiale, ha l’obiettivo di lanciare i
primi prodotti sul mercato entro il 2023.

Ma quali sono i vantaggi della carne coltivata?


In questi anni, l’opinione pubblica si è divisa sulla possibilità di dare ducia a questa tecnologia:
tra chi la considera una rivoluzione in grado di salvare il Pianeta e i detrattori, che la vedono come
un prodotto arti ciale da condannare in toto, noi ci a diamo alla saggezza degli antichi. “In medio
stat virtus”, dicevano i Romani, e pensiamo che non questo valga anche per la clean meat e le
sue potenzialità.

E quali sono invece i contro?


Da un lato non possiamo ignorare quella che, dal nostro punto di vista, è la vera grande pecca di
questa tecnologia: per quanto consenta di produrre carne senza macellazione, implica in ogni
caso lo sfruttamento animale. Per pochi che siano, gli animali “starter” da cui prelevare le cellule
necessarie per la produzione sono imprescindibili, e per questo continuiamo a credere che la
soluzione più etica, semplice e immediata sia il passaggio a un’alimentazione plant-based al
100%.

D’altro canto, vivere con il paraocchi non serve e credere che tutta la popolazione mondiale, nel
giro di poco, possa diventare vegan è utopistico, oltre che di cilmente realizzabile. E a chi obietta
che la fake meat - ovvero la carne vegetale - è la soluzione, non possiamo non ricordare che, ci
piaccia o no, esisterà sempre qualcuno che non vorrà rinunciare alla carne, per quante deliziose
alternative vegetali possano esistere.

Ecco quindi perché la carne coltivata è fondamentale, almeno in questo periodo storico:
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È senza macellazione: anche se la produzione di carne in laboratorio non è animal free, è
innegabile che sia un enorme passo avanti anche dal punto di vista etico. L’eliminazione della
macellazione di oltre 80 miliardi di animali ogni anno - e delle so erenze legate alla vita in
allevamento-, a fronte di una biopsia, necessaria per prelevare le cellule e praticata con anestesia,
è qualcosa di assolutamente auspicabile.

È meno inquinante: creare carne in laboratorio darebbe la possibilità di dire addio agli allevamenti
intensivi, ormai noti per essere una delle maggiori cause della crisi climatica che stiamo vivendo.
Secondo la FAO, l’agricoltura animale genera da sola il 18% di tutte le emissioni di gas inquinanti;
il passaggio alla produzione in vitro abbatterebbe questo dato: non solo si risparmierebbe sulle
emissioni dirette (per esempio di metano), ma i reattori in cui viene prodotta la carne potrebbero
facilmente essere alimentati con energia rinnovabile.

Richiede meno acqua e suolo: così come per le emissioni, la scelta di produrre carne lontano
dagli allevamenti intensivi consentirebbe di risparmiare sugli spazi dedicati alla produzione, così
come sulle risorse idriche richieste per l’impresa. Secondo gli esperti, il passaggio alla produzione
su larga scala consentirebbe di risparmiare addirittura il 99% del suolo e dell’acqua richiesti per la
produzione attuale.

È più sana: per quanto per molti possa sembrare un controsenso, dal momento che si tratta di un
alimento “arti ciale”, la carne creata in laboratorio ha la possibilità di essere più sana di quella
“vera”. Non solo si tratta di una carne libera dagli ormoni e dagli antibiotici normalmente
somministrati agli animali negli allevamenti, ma questa tecnologia consente anche di scegliere gli
“ingredienti” della carne prodotta. Durante la produzione è possibile aggiustare i livelli di grasso e
colesterolo, ottenendo un prodotto più salutare.

È più sicura: com’è noto, la produzione di carne è strettamente legata alla di usione di malattie
zoonotiche, con potenziale pandemico. La produzione di carne in vitro non solo azzera il rischio di
di usione di virus negli allevamenti, ma consente di evitare potenziali contaminazioni successive,
che possono diventare un rischio per la salute dei consumatori.

La questione sulla clean meat è complessa: anche se siamo d’accordo con chi a erma che
mangiare carne non è necessario, pensiamo che questa tecnologia possa davvero rappresentare
la svolta per il sistema alimentare globale. Sono ancora la maggioranza coloro che “vogliono”
mangiare carne, ed è da questo dato di fatto che bisogna partire per trovare soluzioni quanto più
possibile etiche e sostenibili. Per questo, sosteniamo la di usione su larga scala della carne
coltivata in laboratorio, che rappresenta un importante passo verso la liberazione animale:
sicuramente non un traguardo, ma un inizio.
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