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1 Silvia Sonetti

L’affaire Pontelandolfo
La storia, la memoria, il mito
(1861-2019)

l’antidoto viella
l’antidoto
1
l’antidoto

C i a cie i c
Luca Baldissara, Salvatore Botta, Fulvio Cammarano, Maddalena Carli,
Michele Cento (coordinamento redazionale), Filippo Focardi, Gian Luca
Fruci, Ilaria Pavan, Carmine Pinto.

I c i a cie i c ha di e e, a c di a e eda i ae
che organizza i lavori della collana

Nata da un’idea di Fulvio Cammarano, la collana “l’antidoto” ospita volumi


che intendono decostruire e confutare interpretazioni e narrazioni prive di
c edibi i cie i ca, a che ai fa a e de i agi a i bb ic
e i g a c . La c a a a ce d e e i de e a a da di a dif-
f a d a da di ia a a a e i d de a ice ca a i.
Agi i a ig i, i i ea i a i c c i e i cie i ci e i
a efe aggi . I bie i e di ic i e ice de a ce di
controversie interpretative, fornendo un antidoto a invenzioni, approssima-
i i, i g a e che e , i de fa c c a a , di d f e di
a e ica fake hi . M e d i a i i e bb ica e i g a a,
la collana non intende solo contestare ricostruzioni infondate, ma anche
suggerire un approccio alla conoscenza che restituisca la complessità dei
fenomeni e promuova il ruolo del metodo storico nel dibattito pubblico.
Silvia Sonetti

L a ai e P ea d f
La storia, la memoria, il mito
(1861-2019)

viella
Copyright © 2020 - Viella s.r.l.
Tutti i diritti riservati
Prima edizione: luglio 2020
ISBN 978-88-3313-458-1 FDUWD
,6%1 HERRNSGI

viella
libreria editrice
via delle Alpi, 32
I-00198 ROMA
tel. 06 84 17 758
fax 06 85 35 39 60
www.viella.it
Indice

Introduzione 7

1. La storia
1. «Avrebbe salvato un paese!! sic!» 19
2. «Un’infernale armonia di voleri» 31
3. «Un progetto vandalico ma necessario» 43

2. La memoria
1. «Una forza italiana» 57
2. M e i di ci i a di e a i 72
3. La e i [ ] e e e da a a 86

3. Il mito
1. «Era l’inno nazionale» 101
2. «Arsa viva» 116
3. «Una ferita che è aperta» 139

Epilogo. La resa dei conti 157

Indice dei nomi 169


Abbreviazioni

ACC Archivio Comunale di Casalduni, Casalduni (BN)


ACP Archivio Comunale di Pontelandolfo, Pontelandolfo (BN)
ACPo Archivio Comunale di Ponte, Ponte (BN)
ACS Archivio Centrale dello Stato, Roma
APB Archivio Privato Biondi, Benevento
APFM Archivio parrocchiale Ss. Nicola e Rocco di Fragneto
Monforte, Fragneto Monforte (BN)
APSL Archivio parrocchiale di San Lupo, San Lupo (BN)
APSSC Archivio parrocchiale della chiesa del Santissimo Salvatore
di Campolattaro, Campolattaro (BN)
ASB Archivio di Stato di Benevento, Benevento
ASCD Archivio Storico della Camera dei Deputati, Roma
ASN Archivio di Stato di Napoli, Napoli
AUSSME A chi i de U ci S ic de S a Maggi e
dell’Esercito, Roma
SNSP Società Napoletana di Storia Patria, Napoli

A.P. Alta Polizia


Dps Delegato di Pubblica sicurezza
MinInt Ministero dell’Interno
MinIntNa Ministero dell’Interno e Polizia di Napoli
Pr. Bn. Prefettura di Benevento
Introduzione

Il 7 agosto del 1861, Pontelandolfo, un piccolo paese in pro-


vincia di Benevento, fu invaso dai briganti. Si trattava di uno dei
a i e i di di i ge a b b ica egi a i e a i a e a-
e de I a ia i a. Ne S d de a e i a, a c i i de i ca i e
non si era conclusa con l’insediamento del Parlamento e continuava
i c i i ic che a e a di i i Reg ei dece i ecede i,
assorbito nello scontro tra i progetti nazionali italiano e borbonico.
Il crollo delle Due Sicilie aveva determinato anche l’implosione di
e i i cia i e e i ia i, c ea d c i a di i e a di a
e di i abi i i i i a e. Me e i e , e de Reg
delle Due Sicilie, scompariva in un declino ormai inarrestabile, un
a ce a i , e de S a - a i e e de a a c a e di-
rigente, si imponeva sulle sue macerie.
Nella transizione, progetti politici generali e sistemi di potere
locali si incrociavano e si confondevano con ambizioni private, pre-
tese individuali e opportunismi criminali. La guerra nel Mezzogior-
e f a c eg e a i e ide e. Ne e a e de 1861 a e
i i i ge i e i acci a abi i a i e de Sa .I
g e a d i ie i e i a ge e a e E ic Cia di i, che e e
i c a d de e f e chie a e a S d c i a da di e e
alla rivolta e mettere in sicurezza le ex province napoletane.
Le ice de di P e a d f i i e i c e a aggi i
da a ic di e a c i i, a che e c e i a e e d a
c i di a e i a a. I 7 ag a ba da di b iga i de Ma-
tese che operava tra il Beneventano e il Molise, dopo un attacco
8 L a ai e P ea d f

fa i a Sa L , i a ici a ae e. G ida a da e da b -
bonico Cosimo Giordano, si mise alla testa della processione di San
Donato che, nel giorno della festa patronale, era di ritorno verso la
chiesa madre. Insieme al clero e parte della popolazione, i briganti
entrarono nell’abitato acclamando Francesco II e la dinastia napo-
letana. Distrussero le insegne e i simboli italiani sostituendoli con
e i b b ici, ibe a i de e i, fece ca a e i Te Deum e
dichiararono restaurata la monarchia. Come nei tanti episodi simili,
a che i e ca , a a c i i e i c bi a e de -
te locali e violenze private. Negli scontri, tre liberali furono assassi-
nati a sangue freddo, uno fu bruciato vivo nella sua casa.
I paesi del circondario e le amministrazioni della provincia
diede a a e. La c i i i ag bi ei ici i Ca a d i e
Campolattaro minacciando di contagiare tutta la zona. Pontelandol-
fo intanto era rimasto sguarnito delle principali autorità politiche: il
i dac , i gi dice egi e i ibe a i i ie a i f ggi i i a
e e d i i e e i a i e. L e fece g i cia i de a
g a dia a i a e. Nei gi i cce i i i ae e di e i c e
logistico e operativo degli insorgenti della zona. Il governatore di
Be e e ei f i g e a Na i. I g e e e, i ge e-
rale Enrico Cialdini, chiese di avvisare il colonnello Pier Eleonoro
Neg i che, e , i eg a i a e e a i i, f ai aggi
dai corrieri. Ignorando l’intoppo, da Campobasso, l’11 agosto, un
e a a c e e i c ec i M ie e c ie
a i e dei i i a i da e a .
Il plotone, composto da 40 uomini del 36° Reggimento di fante-
ria e 4 carabinieri aggregati, era guidato dal sottotenente Cesare Au-
gusto Bracci che, per motivi ignoti anche ai suoi superiori, si spinse
eic i di c e e a de a ecchia i cia. La c a,
c a e e d i di ag i di i ice i, e a P ea d f .
I militari furono accerchiati e, vista la schiacciante inferiorità nu-
merica, si rinchiusero nella torre medievale del paese per provare a
difendersi. Circondati, decisero di tentare la ritirata ma furono stretti
in una morsa. Dopo un piccolo scontro a fuoco e un tentativo di resi-
stenza, si arresero e furono catturati. Uno di loro fu risparmiato, due
erano riusciti a fuggire. Tutti gli altri, 41, rimasero uccisi.
La i ia ci c i edia a e e e fece ca e, i -
e i a d a ea i ci i i a e a i i. I c a -
Introduzione 9

di italiani reagirono immediatamente. Cialdini ribadì gli ordini già


i a i i. I 14 ag i aggi e Ca Me ega i g id di ac-
camento su Casalduni, il colonnello Negri, invece, rientrato a Be-
e e ,a a e P e a d f . I d e ae i f da i a e
a e. A Ca a d i ci f cci i. A P e a d f , i ece,
secondo tutte le fonti morirono 13 persone.
e a a ia de a ea i e di P e a d f . U e i di
minore all’interno della grande crisi dell’estate del 1861, durato
chi gi i, che a ci ca i 58 i (41 i i a i e
17 civili).
Nel discorso pubblico e nell’immaginario comune, oggi, pre-
a e a e i e di e a, e a, di e a icc a ia.
Tag ia a, a i f a a, e e e e e e, a a id a a
momento della repressione italiana del 14 agosto, trasformata in
un’epopea della resistenza borbonica e descritta con dettagli, termi-
ni, e modalità da cronaca nera. Un paese completamente distrutto e
raso al suolo, un eccidio di centinaia o migliaia di vittime, una strage
di civili, lo sterminio di tutti gli abitanti, compresi donne e bambini,
condito da violenze indiscriminate, stupri e saccheggi. Addirittura,
un caso portato ad esempio per dimostrare l’esistenza di un presun-
to genocidio dei meridionali. Ma anche una storia scomoda e per
e ce a a dag i accade ici e cc i i e e i c ai ie
nascosta dalle stesse istituzioni che ne avrebbero secretato le prove
e ece i . S ece e e e, a e e a a a e i e dei
i g a ie a c aggi di ice ca i ibe i da d e e di e i e e
retoriche u ciali e interessati soltanto a due scopi: raccontare a tutti
la verità e restituire dignità alla storia del Mezzogiorno.
C if a a, a ea i e di P e a d f ha i e
assumere un peso politico incomparabilmente superiore al suo
a e eci c . I i de eccidi , e dei c a i ad e ega-
ti, è diventato tema per dibattiti accesi, polemiche interminabili e
contese irrisolte che hanno di gran lunga superato la disputa stori-
ca, straripando in terreni di confronto politico-istituzionale locali
e nazionali. Il suo successo ha consentito che un piccolo paese
dell’entroterra meridionale diventasse una città martire del Risor-
gimento oltre che un luogo della memoria e un sacrario delle vit-
i e de i ca i e. U e i di i e de a g e a e Me -
zogiorno si è trasformato in un clamoroso falso storico che basa la
10 L a ai e P ea d f

sua legittimazione su forzature e invenzioni che ruotano intorno a


a a g e i f da e a i.
I morti. Non esiste nessuna fonte che possa sostenere la tesi
dell’eccidio dei civili. I testimoni non parlarono mai di stragi, di
uccisioni sommarie, né di violenze gratuite o di morti bambini.
T a e i acce a i i a d ed e, a di 94 a i, Ma ia
Izzo, deceduta a causa dell’incendio, e una di 18, Concetta Biondi,
a i gi a e. Ne d c e e de c i e i de ag i a e
e l’idea che siano state prima stuprate e poi uccise dagli stessi sol-
da i aac a ggi e e f i di a chi i . A che e -
le portate a supporto della tesi genocidaria, come si dimostrerà,
sono parziali, inadeguate, oltre che inattendibili. Di contro, tutti i
dati e le testimonianze dirette convergono sul fatto che durante il
giorno dell’intervento dell’esercito italiano morirono 13 persone,
e e da e e acce a e e gi i e c fe a e da e ice -
che. Questa, inoltre, è l’unica spiegazione che chiarisce anche la
presenza antropica ininterrotta, la ripresa immediata delle attività
dell’amministrazione civile e l’andamento costante delle nascite
nel paese dopo l’estate. Tutti elementi che diversamente sarebbero
inspiegabili.
L i ce di . P e a d f e e da ce a e e a e a -
e. T a ia ibi e a i ca e i da i ea i che i f c
c , a che e ch a e a c a i e e ca e -
g a che de ag ia e de c i i i de abi a eci e e i e
a ag de 1861 e e e e aec f i ai i aei
dopo. È plausibile ritenere che l’incendio avesse toccato la mag-
gior parte delle abitazioni ma è altrettanto verosimile che in molti
ca i c i i i i . L i ce di , i, e a a i a
drastica il cui impiego era accettato in casi ritenuti estremi. Non
serve andare troppo indietro nel tempo per incontrarla, anche se il
ca i fa f e di B c di dai b b ici ei i
ibe a i-ca b a i ci e a i de 1828. Ba a a e a c i di
a i a, a a i e de 1860, a d , i eg i a a i a de a
Gancia, San Lorenzo, un piccolo paese alle porte di Palermo, i cui
abitanti si erano uniti alla ribellione antiborbonica, fu preso d’assal-
to da una colonna guidata dal maggiore Vincenzo Polizzy. Il princi-
e di Ca e cica a, che a e i a de a a a a che
li ha snidati, facendone morti feriti e prigionieri riducendo poscia in
Introduzione 11

a e e bid i aggi ,1 giorni dopo scrisse a Francesco II


con orgoglio che «S. Lorenzo ancor dà fumo!».2
Il silenzio. Non è vero che non si è mai parlato di Pontelandolfo.
Anzi, lo si è fatto, e molto, proporzionalmente alle intenzioni degli
autori, al contesto e all’utilizzo che si voleva fare della vicenda. La
propaganda legittimista ne fece uno dei simboli della sua denuncia
al movimento unitario, producendo slogan e stereotipi che sarebbero
d ai ai gi i i. L e i di , c e e e i ci a i a i i
de a g e a di b iga aggi , ebbe a a che i a a a che a
a a a i a e e i e a i a e. T ec e e diba i
i ic , a d ia i Pa a e , e a de 1861, e ch
il deputato della sinistra Giuseppe Ferrari e il legittimista Francesco
Proto duca di Maddaloni, pur su posizioni del tutto opposte, lo uti-
lizzarono come uno degli argomenti per criticare il governo. Scom-
parve poi negli anni successivi, restando nelle memorie come un
piccolo episodio del complesso processo di integrazione del Mez-
zogiorno nello Stato unitario, ogni tanto rievocato nelle ricostruzio-
ni storiche erudite del Sannio. A partire dagli anni Settanta del XX
secolo il suo ricordo fu prima aggiornato dalla nuova stagione di
studi sul brigantaggio e dagli attori locali, poi sistematicamente tra-
g a , a di e a e a ba die a i ic -ide gica di g i
e movimenti che trovavano la propria legittimazione nella critica
a i ca i e.
Le f i. P e a d f a g i e i di di b iga aggi i
documentati che ci siano. Le fonti attraverso cui è possibile risa-
lire alle dinamiche della reazione sono numerosissime, accessibili,
c ci e e a che di di e a a a. I e c ei d c e a i i
importanti sono conservati nell’Archivio di Stato di Napoli, nell’Ar-
chivio dello Stato maggiore dell’esercito a Roma e nell’Archivio di
Stato di Benevento, distribuiti in una decina di fondi. Ma ci sono
anche gli archivi parrocchiali della zona, gli archivi storici comunali
e gli archivi familiari. Inoltre, molte notizie sono disseminate nei
giornali, nelle memorie dei protagonisti e nei resoconti dell’epoca.

1. Il principe di Castelcicala a Francesco II, Palermo, 9 aprile 1860, in ASN,


Fondo Borbone (da ora F.B.), fasc. 1692, n. 36.
2. Il principe di Castelcicala a Francesco II, Palermo, 17 aprile 1860, in 1860.
Documenti riguardanti la Sicilia, s.n.t., 1860, p. 269.
12 L a ai e P ea d f

S e a di e e i e ige a e i i e e acce a
i ia i e e ac a i e. T i i d c e i ci a i i e
ib faci e e e e ibi i da chi e e e e aia f -
di e i e e i i e e. M i addi i a a i i e b-
blicati e in alcuni casi sono disponibili on line.3
U i ,d e, fa di e i, de ag i e ci c a e i c i
c i di a c addi i e, i di acc a e i di a b gia.
Una storia in cui l’accanimento per la conta dei morti, l’attrazione
per il macabro e il successo del gossip ic ha fag ci a ,
a fa c a i e, ci che i d c e i de e ca i ea acc a-
a di e e ice de e di c i c e a a i ca a e i ica e e
i i e a i. La i a a edia ica de a bb ici ica ece e e
l’esaltazione dell’eroica guerra combattuta dai briganti, combinate
con il fascino imperituro del crimine, hanno fatto degli insorgenti
delle star, chiaccia d g i a i e i i a i a i che a eci-
parono agli eventi.
Questo libro, invece, riparte proprio dalla copiosa documenta-
i e de e ca e ia i ea e i fa i a c e e ie i ib a e i
peso tra i suoi protagonisti, sul breve e lungo periodo.4 Pontelandol-
fo, a a, di e a ca di di a a ci a e i c i e e g i
di a e i a e i di a ibi e i e e a i e. U a ice -
da secondaria nella dimensione militare e politica ma utile per com-
prendere come gli unitari italiani, che erano la maggioranza a cui,
a ad a e e, e a a a a c a da a ce, i e c i

3. Cfr. Ferdinando Melchiorre Pulzella, Storia dei fatti di Pontelandolfo


dell’agosto 1861, Morcone, Edizioni Sannite, 2004; Carlo Perugini, Pontelandol-
fo, Agosto 1861, memorie di quei giorni, ilmiolibro.it, 2011; Rocco Boccaccino,
Pontelandolfo. Memorie dei giorni roventi dell’agosto 1861, in «Samnium», 1-2
(1973), pp. 57-78; Alfredo Zazo, Nuovi documenti sulla reazione di Pontelandolfo,
in «Samnium», 3 (1951), pp. 85-105; Vincenzo Mazzacane, I fatti di Pontelandolfo
(nel manoscritto di un contemporaneo), in «Rivista storica del Sannio», III (1923),
pp. 71-76; Nicolina Vallillo, L’incendio di Pontelandolfo, in «Rivista storica del
Sannio», VI (1919), pp. 213-217; Ugo Simeone, Il brigantaggio nel beneventano
dopo l’Unità d’Italia, vol. I, Benevento, Natan Edizioni, 2018; Mario de Agostini,
La reazione borbonica in provincia di Benevento, Napoli, Conte, 1987; Mario de
Agostini, Gianni Vergineo, Il Sannio Brigante nel dramma dell’Unità Italiana, Be-
nevento, Gennaro Ricolo Editore, 1991.
4. Cfr. Silvia Sonetti, Gli italiani di Pontelandolfo. Una storia dell’estate del
1861, in «Rassegna storica del Risorgimento», CV, II (2018), pp. 11-34.
Introduzione 13

di e ife ia. Ne a i i e di f i a i e a i i a i, cia i e


c a da i, i i a i e ci i i i e a i ecca i i ge e a e che
acc ag g i i iei e i i de e - a S a e a ge-
stione dell’emergenza dell’estate del 1861. E il modo in cui gli stes-
i de i i i a i e di a g i eb ae
c i ci i e ca e i c i a i e a e a e i ci a e
di risoluzione dello scontro politico e di fazione.
A Pontelandolfo, mentre i briganti operavano senza strategie
de i e, a ba e di i i i, di eg i i ici e i i c i i a-
li, gli italiani cercarono di interpretare la crisi. Chi era radicato sul
e i i e e i i i i e idi a i, di a e e egge e
i ca a e i, a e i e a che a ca a ca aci di a a-
la con determinazione, cercando di adattarsi a contesti variabili e a
rapporti di forza in continuo mutamento. Ovviamente, emersero, e
e fece a di e e a, e ca aci e a i, e a i i i di i-
duali e le decisioni dei singoli, insieme alla forza del nuovo Stato
nazionale in cui buona parte dei gruppi politici locali si riconobbe,
per convinzione o per opportunismo. Pontelandolfo mostra anche
c e, da e g a di ci ai icc i c i de Me gi , a
contesa si combatteva con le armi ma si vinceva attraverso l’azione
concreta di amministratori, funzionari e giudici locali e nella loro
capacità di tutelare la sicurezza e saper difendere i civili.
Uno sguardo che aiuta anche a ripensare concetti e categorie,
c e e di i i a e di e e i e, e ca ica i -
ei e e di ig i ca i a i ide gici che, a be ede e,
a a e e a e c e . Da e di i a, i d c e i,
diversamente dalla narrazione oggi dominante nel discorso pubbli-
co, raccontano una storia molto lontana da epopee o eroismi. Se le
a i i dei b iga i f e i de a e da a idi , i
o ebbero natura politico-criminale, sull’altro fronte le operazioni dei
i i a i e de a f a bb ica a e i e cie e e i-
a di a a che e e a e a e i i e, e e a e e i ci i i
furono la paura e l’istinto di sopravvivenza, la convinzione politica
o la scelta di campo dettata dalle circostanze.
La ic i e e f i de e ca, i e, i i a a -
eg i e e i ia a i da i, e de d a c a i i e i-
mile la loro insistente attualizzazione, continuamente abusata per
rivendicare azioni istituzionali, protagonismi personali, o spazi poli-
14 L a ai e P ea d f

tici. Tuttavia è importante anche comprendere come, perché e attra-


e a i edia i a ibi e i ec e di a ia a
lontana e ormai dimenticata.
La ec da a e di e a a a iega a e d
da e che i i i, e e di P e a d f e ee -
pio, non sono mai il frutto di pura invenzione. Sono piuttosto l’esito
di a a ie e c i e, i e c a e e, e a a da
attori diversi non necessariamente in contatto tra loro. Un’operazio-
ne diluita nel tempo, fatta di lavorii costanti, sovrapposizioni conti-
nue e spostamenti semantici progressivi. Tutti passaggi simultanei,
a e i i i e i a i edia , i g a e e a i
irrilevanti tanto da passare a volte inosservati. Un processo che su-
e a ia e e i de e a a g a de adi i e i ga -
ca italiana che ha da sempre considerato il complesso rapporto tra
Me gi e i ca i e c e dei i e i f da e a i.5
P e a d f ha a a e a c e e ca ic a che g i -
di che ne hanno ampliato l’analisi alle diverse tradizioni nazionali
degli antichi Stati,6 a e agi i de c e de a c i i a e7 e alla
loro struttura istituzionale, sociale, economica o criminale.8 Come

5. Benedetto Croce, Storia d’Europa nel secolo decimonono, Milano, Adel-


phi, 2007; Giustino Fortunato, Il Mezzogiorno e lo Stato italiano, Bari, Laterza,
1911; Michelangelo Schipa, Albori di Risorgimento nel Mezzogiorno d’Italia, Na-
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1860), Torino, UTET, 2006; Id., Storia del Regno di Napoli, IV, Il Mezzogiorno
borbonico e napoleonico, (1734-1815), Torino, UTET, 2007; Aurelio Musi, Mito e
realtà della nazione napoletana, Napoli, Guida, 2016.
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Bologna, il Mulino, 2002; Angelantonio Spagnoletti, Storia del Regno delle Due
Sicilie, Bologna, il Mulino, 1997; Renata De Lorenzo, Borbonia felix. Il Regno
delle Due Sicilie alla vigilia del crollo, Roma, Salerno, 2013.
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ultimi giorni. Stati che crollano nell’Europa del Novecento, Bologna, il Mulino,
2009; Carmine Pinto, Crisi globale e con itti civili. Nuove ricerche e prospettive
storiogra che, in «Meridiana», 78 (2013), pp. 9-30.
8. Rosario Romeo, Risorgimento e capitalismo, Bari, Laterza, 1959; Giu-
seppe Berti, I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Milano,
Introduzione 15

pure le analisi generali sul brigantaggio e sulla guerra,9 comprese le


e i e e a i e de e ice che i ece i.10
I d aef acc e a de e e c e i
e ega da c e , a g a a ba a e di e a e
acca i a e e e i ca i i ibi e e e e e c e , a
e ec a di a che a ica e e de c edibi e. C -
ca , i e, a i e di a a a i e di g a de e e che,
soprattutto negli ultimi anni, ha riscosso un successo indiscutibile
nell’opinione pubblica e nel dibattito sul Mezzogiorno. Al suo inter-
i e i if i( a gia, a c e, g g i ) che gi i -
ca a acca e a c c i i ge e a e e f a e, e i

Fe i e i, 1961; Pa a e Vi a i, Mezzogiorno tra riforme e rivoluzione, Roma-


Bari, Laterza, 1973; Aurelio Lepre, Storia del Mezzogiorno nel Risorgimento,
Roma, Editori Riuniti, 1969; Il Mezzogiorno preunitario. Economia, società, isti-
tuzioni, a cura di Angelo Massafra, Bari, Dedalo, 1988; Paolo Macry, Ottocento.
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«Archivio storico per la Calabria e la Lucania», XLII (1975), pp. 99-136; Id., La
repressione del brigantaggio post-unitario nel Mezzogiorno continentale (1860-
1870), in «Archivio storico per le province napoletane», XXII, CI, s. III (1983), pp.
33-64; Id., Il brigantaggio meridionale post-unitario, 2, La rivolta contadina del
1861, in «Studi storici», II, 2 (1961), pp. 298-362; Roberto Martucci, Emergenza
e tutela dell’ordine pubblico nell’Italia liberale, Bologna, il Mulino, 1980; Cesare
Cesari, Il brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano dal 1860-1870, Roma, Au-
sonia, 1920.
10. Salvatore Lupo, Il grande brigantaggio. Interpretazione e memoria di
una guerra civile, in Storia d’Italia, Annali 18, Guerra e pace, a cura di Walter
Barberis, Torino, Einaudi, 2002, pp. 462-502; Id., L uni ca ione italiana: me -
zogiorno, rivoluzione, guerra civile, Roma, Donzelli, 2011; Carmine Pinto, La
guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti, 1860-1870, Roma-Bari,
Laterza, 2019.
16 L a ai e P ea d f

inventate, che sono rette, e a loro volta si prestano a sostenerlo, da


i ia c ica i g a e e e cace ed e ca i .
Da di i a i g a c , e di P e a d f ,
è un caso unico, come non lo è la cornice retorica in cui è stato
i g ba , e a de e b b i . Si a a di c e di
argomentazioni comune a tutte le cause perdute che in un pas-
sato lontano e felice rintracciano gli argomenti per la critica del
presente.11 E c e e e a a i i di e i , g a ia-
roga il diritto di essere unica e speciale, per aver rivelato verità
nascoste o scomode, insieme al fatto che eleva le sue ragioni su un
ia idea e e i e a e de e ic , a e e a da chi
sostiene una tesi contraria. Pontelandolfo ne è un esempio perfet-
to: una progressione di titoli da prima pagina, una successione di
fatti coerente e priva di ostacoli, un ring diviso tra buoni e cattivi
e a e e a a e che decide c e i e i ce i a ba e
di categorie morali o etiche. Nell’impianto, poi, non mancano mai
ci a i i e di e a di d c e a i, e a i a i i i e de-
rebbe di attendibilità.
Q e e ba i e iche e cie i, a che e ch
i i i i ha ece a ia e e cce . La e e a, e c e ce-
re e aumentare la sua credibilità nel tempo, ha bisogno di trovare un
e e c i i a i, dei eic i a a e i a i di de i e
ac i di ade i che e gi i chi e i e a. Seg e d e
i a aggi, ibi e ic ce e e i fa i e e e i i ie e i
un unico processo.
L idea de eccidi ac e eg i a i Se a a de N ece
a d i ec f i a g a , a i accide a e e, da a
ca e di e a i ica. La ica di e i e e di a i -
i e de i e e, che a ecch i ae e e ie de a i
g a e c i i de g a ca de a a ia. La ice ca di ide i e a

11. Cfr. Cause perdute, . g a c di Me idia a , 88 (2017); Ca i e


Pinto, La guerra del ricordo. Nazione italiana e patria napoletana nella memo-
rialistica del 1860, in «Storica», 54 (2013), pp. 45-76; Id., La nazione mancata.
Patria, guerra civile e resistenza negli scritti dei veterani borbonici del 1860-61,
in Antirisorgimento. Appropriazioni, critiche, delegittimazioni, a cura di Maria Pia
Casalena, Bologna, Pendragon, 2013, pp. 87-125; Gian Luca Fruci, Carmine Pinto,
El regreso de los Borbones. Reelaboraciones mitogr cas perspectivas pol ticas
en el Mezzogiorno italiano, in «Ayer», 112 (2018), pp. 317-334.
Introduzione 17

i c e a de a a f ,i e e , a ea i e i faci-
le, immediata e naturale. La comunità di Pontelandolfo aderì a una
proposta accattivante che poi si estese alle diverse comunità imma-
gi a e che i e a e a ia e a ic ce i e i i
ici e a a d i e ii i di a e fece
dei suoi temi forti.
A a e deg i a i D e i a, aa eb, ca a i di
sé energie, personaggi e iniziative non sempre coerenti, a volte
maldestri, ma con il comune obiettivo di rivendicare un ruolo nel
dibattito pubblico utilizzando il Risorgimento per spiegare i proble-
mi del Mezzogiorno.12 I i e e e e i dei i ce ici
c e d e a e ica di a a de e a ci e b b ic ,
occupando un posto in tutte le argomentazioni dei suoi paladini o
appassionati. Dal 2010 in poi, traghettato sulle prime pagine da una
a ei e e de a a a e da a f e ec di a bb ici i-
ca di cce , a e i de eccidi e c e ai a e e e
discorso pubblico al punto da far ottenere al paese, nel 2011, un
riconoscimento formale del comitato per le celebrazioni del cento-
ci a e a i de i ca i e.
Da e e ,c e a e ide e a che e e i ece i
discussioni sul tema,13 e a ia a a ad e e e gge di
studio14 ancora una volta non per la sua rilevanza nel passato ma

12. Maria Teresa Milicia, Ritorno al futuro Regno delle Due Sicilie in «Politi-
ka», 4 (2018), https://www.politika.io/en/notice/ritorno-al-futuro-regno-delle-due-
sicilie. Cfr. Borbonismo, . g a c di Me idia a , 95 (2019).
13. Saverio Paletta, «Ecco perché a Pontelandolfo fu tutta un’altra storia»,
in «indygesto.com», 15 marzo 2019; Id., Aprile contro Macr . E un Desiderio nel
mezzo, in «indygesto.com», 16 giugno 2019; Aldo Cazzullo, Chi ama il Risorgi-
mento racconti anche le sue pagine nere, in «Corriere della sera», 27 giugno 2019;
Antonio Carioti, Non regge più la leggenda neoborbonica, in «Corriere della sera»,
16 maggio 2019; Francesco Perfetti, Le stragi sabaude? Nate dalla propaganda dei
loborbonici, in «il Giornale», 31 marzo 2019; Marco De Marco, Pontelandolfo
1861, in «Corriere del Mezzogiorno», 31 gennaio 2019; Gigi Di Fiore, Pontelan-
dolfo fu «punito», in «Corriere del Mezzogiorno», 4 gennaio 2019; Gennaro De
Crescenzo, I massacri di Cialdini sono una verità storica, in «Corriere del Mezzo-
giorno», 2 gennaio 2019.
14. Cfr. Giancristiano Desiderio, Pontelandolfo 1861. Tutta un’altra storia,
Soveria Mannelli, Rubbettino, I e II ed. 2019; Id., Il generale Cialdini, Pontelan-
dolfo e la storia che non nega i documenti, in «Corriere del Mezzogiorno», 3 gen-
naio 2019.
18 L a ai e P ea d f

per il peso politico, culturale e simbolico, che la sua rielaborazione


ricopre nel presente.15
Il mito di Pontelandolfo, ad oggi, ha di fatto accumulato una
tradizione propria e un fondamento storico che gli conferiscono
ulteriore solidità ma anche altre eventuali possibilità di sviluppo.
Ra e e a d g a, i a e, c a da fa e b a e a i
inutile ogni tentativo di difesa.
Questo libro, allora, vuole provare a esserne un antidoto ma
senza la pretesa di detenere il monopolio della verità. Con l’intento,
i , di gge i e c a e i ieec a a a ,e
ie i ib a e e i i e ca eg ie ab a i e diba i bb ic e -
e a i a i e di c i ic . S a , e ic ca e e a
ice da a gi ,ec e gi e di e i i, i a ia i
a ia, e a de i g e de Me gi e a a i e i a ia a.

15. Cfr. Antonio Menna, Anche i neoborbonici sedotti dalla politica, in «il
Mattino», 2 giugno 2019; Arriva il partito meridionale di Pino Aprile contro la
Lega di Salvini, in «pugliareporter.com», 18 agosto 2019; La rinascita del Sud:
ecco come aderire al Movimento 24 agosto di Pino Aprile, in «inuovivespri.it», 30
agosto 2019.

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