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Blue emissive Materials suitable for Optoelectronic DEvices - BlueMODE
SOMMARIO
PRESENTAZIONE PAG. 2
INTRODUZIONE PAG. 7
STRUMENTAZIONE PAG. 29
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cui sono riportati diciassette obiettivi sociali che dovrebbero essere raggiunti entro
il 2030 per permettere uno sviluppo sostenibile in svariati ambiti, dalla lotta alla
fame e alla povertà , allo sviluppo di tecnologie atte a rendere accessibile a tutti
l’acqua potabile, all’ecosostenibilità delle città . Tra questi obiettivi in agenda, il
numero sette riguarda lo sviluppo di tecnologie che permettano l’accesso ad energia
sostenibile ed affidabile (Figura 1).
Fatte queste premesse, risulta pertanto evidente che la ricerca di nuovi materiali o
nuove tecnologie ad efficienza energetica maggiore rispetto alle precedenti sia di
vitale importanza. Basti pensare che il moderno sistema energetico, basato
principalmente su combustibili fossili, è una delle principali cause del cambiamento
climatico, responsabile per oltre il 70% dell’emissione globale di gas serra, 2 oltre che
ad un impoverimento delle risorse. In questo ambito, la scienza dovrebbe provare a
proporre alternative e soluzioni a questo grave problema, concentrandosi sulla
ricerca di nuovi dispositivi ad alta efficienza energetica o per la produzione di
“energia pulita”, come ad esempio celle solari, sensori molecolare o dispositivi di
illuminazione alternativi, tra i quali i già citati OLED. Tali dispositivi trovano, al
giorno d’oggi, vasta applicazione nel mercato dei display ultrasottili per cellulari,
televisori, computer portatili e console videoludiche, così come anche in lampade
per illuminazione più efficienti rispetto alle precedenti tecnologie (lampadine a
incandescenza, lampade alogene).
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trascorso, oltre che presso l’Università degli Studi dell’Insubria, anche presso l’ETH
di Zurigo e l’Università di Colonia) riguardante in particolare la costruzione e
caratterizzazione di dispositivi OLED, andando così ad ampliare e valorizzare il
know-how complessivo del gruppo.
unitamente alle competenze acquisite da un post-dottorando nell’ambito dello
studio delle proprietà di luminescenza e sviluppo di OLED, 8 sia presso il DiSAT che
presso prestigiose università estere (ETH Zurigo, Università di Colonia), offrono un
solido punto di partenza per il Progetto. Non meno importante è la costante
presenza di ulteriore personale non strutturato (laureandi e tirocinanti) impegnati a
tempo pieno nel Progetto, che garantisce la “forza lavoro” necessaria a portare a
compimento la ricerca proposta.
Tuttavia, sebbene il ruolo ricoperto dal personale sia fondamentale, il supporto
fornito dalle risorse strumentati risulta imprescindibile per il raggiungimento dei
massimi standard nella ricerca scientifico/tecnologica. InOrCo Group ha infatti a
disposizione una vasta gamma di strumenti scientifici, principalmente allocato
presso il Centro Grandi Attrezzature di Ateneo, anch’esso con sede nel medesimo
dipartimento. Inoltre, diverse collaborazioni con altri ricercatori, sia consolidate da
tempo che nate negli ultimi anni, permettono un approccio più completo alle diverse
problematiche incontrabili durante la ricerca. Tra queste collaborazioni, da
segnalare con particolare interesse sono quella con il Prof. Bruno Therrien
dell’Università di Neuchâ tel, per quanto riguarda l’indagine strutturale per
diffrazione di raggi X su cristallo singolo, quella con il Prof. Julien Furrer
dell’Università di Berna, per quanto riguarda una più approfondita analisi NMR, e la
Prof. Valentina Colombo dell’Università degli Studi di Milano Statale per quanto
riguarda l’indagine strutturale per diffrazione di raggi X su polveri.
Infine, il Gruppo di Ricerca può anche fare affidamento su pacchetti software e
sistemi hardware dedicati agli studi quantomeccanici, 9 più volte utilizzati per la
determinazione delle correlazioni esistenti tra struttura molecolare e proprietà
elettroniche delle specie indagate.
Considerando quanto detto finora, la richiesta di contributo a Fondazione Banca
del Monte di Lombardia si configura dunque come intervento a supporto della
linea di Ricerca del Gruppo applicata alla realizzazione di nuovi dispositivi ad
alta efficienza energetica.
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PROGETTO SCIENTIFICO
INTRODUZIONE
Come riportato nel documento “CHEMISTRY: Developing solutions in a changing
world” stilato dalla European Association for Chemical and Molecular Sciences
(EuCheMS),11 stiamo assistendo in questi anni ad enormi cambiamenti globali,
soprattutto in riferimento ad alcune tematiche cruciali quali energia, clima,
ambiente, cibo e salute, tanto da portare l’ONU a stilare “2030 agenda for
sustainable development”,1 una lista di 17 traguardi sociali da raggiungere entro il
2030. Tra di essi, il settimo riguarda la sostenibilità energetica: come già accennato,
l’attuale consumo di combustibili fossili è insostenibile sia per quel che riguarda la
diminuzione delle risorse disponibili, sia per l’eccessiva emissione di gas serra
(principalmente CO2) nell’atmosfera. Pertanto, la scienza dovrebbe cercare soluzioni
a questo problema, concentrandosi sul creare nuovi dispositivi ad alta efficienza
energetica, come ad esempio gli Organic Light Emitting Diodes (OLEDs). Tali
dispositivi, la cui struttura sarà più approfonditamente descritta in seguito (si veda
pag. 13 e seguenti), presentano al loro centro uno strato di materiale emissivo, che
in risposta ad un impulso di tipo elettrico è in grado di generare fotoni, la cui
lunghezza d’onda (e quindi il colore della luce emessa) dipende dalla natura del
materiale stesso.
Viste queste premesse, negli ultimi anni si è osservato un interesse sempre
crescente nello studio delle proprietà di luminescenza di composti di coordinazione
che potessero essere utilizzati per la realizzazione di questi strati emissivi. In
particolare, in questo ambito hanno trovato grande applicazione composti di metalli
pesanti della seconda o terza serie di transizione, come platino(II), 12 iridio(III),13
rutenio(II)14 o renio(I).15 Sebbene non si possano negare le elevate prestazioni di
dispositivi costruiti con questi elementi, il loro impiego su larga scala e
conseguentemente la loro reale applicabilità sono fortemente limitati dall’elevato
costo dei metalli stessi, così come la loro scarsa abbondanza. Conseguentemente, un
traguardo fondamentale in questo ambito è la sintesi di materiali contenenti
elementi più abbondanti ed economici, come zinco, rame o boro.
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STATO DELL’ARTE
Negli ultimi anni sono stati studiati anche composti di coordinazione di cromo(0)
utilizzando diisocianuri come leganti (Figura 2), dimostrando come l’aggiunta di
grossi gruppi aromatici porti ad un incremento della resa quantica di fluorescenza in
queste specie.16
Questa stessa classe di leganti è stata anche recentemente utilizzata nella sintesi di
composti di manganese(I),17 ottenendo l’enorme vantaggio di aumentarne la
stabilità all’ossigeno atmosferico, una proprietà fondamentale per questo tipo di
applicazioni.
Tuttavia, complessi contenenti metalli con configurazione elettronica d10 si sono
rivelati una più valida alternativa ed in letteratura sono da tempo noti numerosi
esempi di complessi luminescenti dei metalli del Gruppo 11 (Cu I, AgI, AuI)18 e del
Gruppo 12 (ZnII, CdII).19
In particolare, complessi di Zn(II) hanno mostrato interessanti proprietà di
fluorescenza a temperatura ambiente, aprendo la strada alla possibilità di essere
testati nella costruzione di dispositivi OLED. Questo perché in sistemi contenenti
metalli con una configurazione elettronica così detta “a guscio chiuso” (d10), le
transizioni d-d non sono possibili, aumentando quindi la probabilità di avere
eccitazioni elettroniche che possono sfociare in fenomeni di luminescenza. Molti
complessi di Zn(II) hanno mostrato una marcata fluorescenza a temperatura
ambiente, e di conseguenza negli ultimi anni è stata dedicata una certa attenzione
alla realizzazione di sistemi da impiegarsi in OLEDs basati proprio su zinco.
Un altro elemento molto sfruttato come centro di coordinazione, soprattutto negli
ultimi anni, è il boro, in particolare quando presente come frammento BF 2. Forse il
più famoso tra i composti che lo contengono è il 4,4-difluoro-4-bora-3a,4a-diaza-s-
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Come appena discusso, grazie alle loro importanti proprietà , come elevata stabilità
chimica e fotofisica, alti coefficienti di estinzione molare, elevate rese quantiche e
buona solubilità anche in mezzi acquosi, questi composti sono stati utilizzati anche
nella costruzione di dispositivi optoelettronici, come gli OLED. 39, 40
Sfortunatamente, allo stato solido i derivati BODIPY hanno mostrato shift di Stokes
molto piccoli (5-20 nm), portando a fenomeni di auto-quenching, così come di
autoaggregazione, limitandone dunque la loro applicazione. Per risolvere queste
problematiche, è possibile inserire dei gruppi laterali particolarmente grossi e
rigidi.41 In alcuni casi, è stato possibile costruire dei dispositivi OLED utilizzando
strati di composti BODIPY estremamente sottili, raggiungendo valori di luminanza di
6579 cd/m2 con un’efficienza di 1.17%.42
Anche altre classi di composti contenenti il frammento BF 2 sono stati indagate, come
ad esempio gli aza-BODIPY,43 pirroli (BOPHY),44 idrazoni (BODIHY)45 e dichetoni46
(Figura 5).
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Gli OLED differiscono dai LED standard, costituiti essenzialmente da giunzioni p-n,
per via della loro struttura costituita da più strati, ognuno con uno specifico scopo
(Figura 7). Brevemente, un OLED funziona grazie alla ricombinazione di buche ed
elettroni nello strato emissivo, eccitando quindi la specie emissiva che dunque si
rilassa emettendo un fotone.48
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A partire dal basso, il primo strato è costituito dal supporto, solitamente creato con
vetro, quarzo o plastica. La sua funzione principale è, ovviamente, quella di
supportare l’intero sistema e determinarne quindi gran parte delle proprietà
meccaniche: se, ad esempio, il supporto è costituito da un polimero arrotolabile,
anche l’intero dispositivo avrà la medesima proprietà .49 Lo strato di supporto deve
solitamente essere trasparente, in modo da rendere possibile il passaggio di luce.
Lo strato sovrastante è l’anodo, solitamente costituito da un ossido misto di indio e
stagno (Indium Tin Oxide, ITO), utilizzato per la sua buona conducibilità elettrica e
trasparenza ottica, così come per la facilità con cui può essere depositato sul
supporto.50
Il terzo strato è invece denominato HTL (Hole Transporting Layer) ed ha il compito
di facilitare il passaggio delle buche elettroniche dall’anodo nello strato emissivo.
Solitamente questo strato è costituito da specie organiche recanti porzioni elettron
donatrici, così da stabilizzare i radical cationi che si formano nel processo. Gruppi
fenilamminici sono spesso utilizzati a tale scopo 51 (Figura 8).
Il cuore dell’intero sistema è lo strato emissivo centrale, costituito da materiali
fluorescenti. Possono essere di svariate tipologie, a partire da complessi metallici 52
(come per il primo OLED funzionante pubblicato da Tang nel 1987), 53 polimeri, fino
a singole molecole organiche, sia fluorescenti che fosforescenti. 54 La lunghezza
d’onda del fotone emesso dipende dalla differenza di energia tra HOMO e LUMO
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Figura 9: Schema di sintesi dei composti di coordinazione di boro con imidazo[1,5-a]piridinici simili a
BODIPY.
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Figura 10: Diagramma di cromaticità CIE1931 per la serie di composti rappresentata. Nella figura
a sinistra, evidenziate con la freccia rossa, le coordinate per il blu standard.
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INDAGINI PRELIMINARI
Al fine di valutare preventivamente la fattibilità del Progetto, sono stati condotti
presso questo stesso Laboratorio di Ricerca degli studi preliminari su diversi
composti di boro con leganti imidazo[1,5-a]piridinici. La sintesi dei leganti è stata
eseguita seguendo una metodica consolidata, che prevede la reazione tra 2-
acetilpiridina, 5-R-salicilaldeide ed ammonio acetato. Dal momento che le aldeidi 5-
sostituite necessarie per questa reazione sono disponibili commercialmente, è stato
possibile sintetizzare diversi derivati (R = H, CH 3, OCH3, F, Cl, Br, I, NO2, OH). Alcuni
di questi (R = H, CH 3, OCH3, F, OH) sono poi stati idrogenati per ottenere i
corrispondenti derivati tetraidroimidazopiridinici, ed infine tutti questi composti
sono stati fatti reagire con BF3ּ Et2O in modo da ottenere i relativi composti di boro,
le cui proprietà di fluorescenza sono state ampiamente studiate in soluzione, allo
stato solido ed anche in film polimerico.9g, 9h
I composti appena descritti sono poi stati testati nella costruzione di dispositivi
OLED presso l’Università di Colonia, nel Gruppo di Ricerca gestito dal Prof. Klaus
Meerholz. I test preliminari hanno mostrato la possibilità di utilizzare tali derivati
come strati emissivi all’interno di dispositivi optoelettronici, ottenendo
un’emissione blu intensa (Figura 11).
Figura 11: Fotografia di un dispositivo OLED costruito (sinistra) ed emissione di luce durante il
suo funzionamento (destra).
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Figura 12: Schema dell’architettura dei dispositivi OLED costruiti con i composti
precedentemente descritti.
Come supporto è stato utilizzato vetro ricoperto da ITO, che ricopre la funzione di
anodo. Il secondo strato è costituito da un film di PEDOT:PSS, un polimero
conduttore necessario per preparare la superficie del supporto alla deposizione
degli strati successivi, rendendola più uniforme. A questo punto sono stati depositati
due diversi layer di hole transporting materials, denominati QUPD ed OTPD. L’anodo
infine è costituito da alluminio o argento.
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È interessante notare, come anche evidenziato nella Tabella 1, che è stato possibile
ottenere dei valori di luminanza (brightness) comparabili con i valori ottenuti per
dispositivi disponibili commercialmente, nonostante si trattasse semplicemente di
analisi preliminari atte a verificare l’effettiva possibilità di utilizzo di questi
campioni come materiali emissivi. Pertanto, questo va preso come punto di partenza
e non come punto di arrivo, dal momento che è infatti possibile migliorare le
performance di dispositivi sotto diversi punti di vista.
Infatti, lo scopo di questo Progetto di Ricerca è duplice, ovvero, operare sia sulle
proprietà elettroniche di questi sistemi, che sulla capacità dei composti di boro di
formare dei film omogenei, entrambe proprietà in grado di migliorare sensibilmente
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Figura 13: Possibili sostituzioni al centro di boro dei composti testati in precedenza.
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Figura 15: Morfologia dello strato emissivo prima (sinistra) e dopo (destra) il processo di
evaporazione del solvente.
A tale scopo, due nuovi composti di boro sono stati sintetizzati e caratterizzati e le
loro proprietà di fluorescenza in soluzione sono state indagate, ed hanno mostrato la
tipica emissione blu di questi composti (Figura 16), con una resa quantica di
fluorescenza simile a quella del derivato contenente il residuo metilico, certificando
la non influenza di catene alchiliche più lunghe sulle proprietà di luminescenza di
questi composti. Dall’altra parte invece, test preliminari hanno mostrato una
migliore capacità di formare film omogenei da parte di questi derivati.
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Il passo conclusivo sarà dunque di utilizzare questi nuovi composti per risolvere le
problematiche relative ai primi OLEDs creati con i composti di boro di partenza. È di
rilevante importanza notare che questi rappresenterebbero i primi esempi di
dispositivi costruiti utilizzando imidazo[1,5-a]piridine come materiale emissivo,
portando quindi innovazione all’interno di questo ambito.
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orbitali delle molecole negli strati ETL ed HTL. Infatti, le differenze tra le energie di
questi orbitali determinano l’efficienza dei processi di trasporto e ricombinazione
delle cariche, e conseguentemente l’efficienza degli OLEDs.
Di conseguenza, un opportuno fine tuning della struttura molecolare della specie
emittente deve avere come obiettivo l’ottenimento di una specie in cui il gap
energetico tra gli orbitali HOMO e LUMO sia tale da fittare con le energie degli
analoghi orbitali di frontiera degli strati HTL ed ETL, rispettivamente. Un simile
obiettivo può essere più facilmente raggiunto mediante l’ausilio di opportuni
strumenti computazionali, in grado di valutare a priori la geometria ottimale (e di
conseguenza, le energie degli orbitali di frontiera) di molecole complesse.
Riassumendo, il presente Progetto prevede la sintesi di nuovi leganti imidazo[1,5-
a]piridinici, in particolare contenenti lunghe catene alchiliche in posizione 1, così
come la sintesi dei rispettivi composti di boro. Questi ultimi potranno poi essere
ulteriormente funzionalizzati sostituendo gli atomi di fluoro presenti inizialmente
nella sfera di coordinazione del boro con leganti alchinici o fenilici, così da
aumentarne le proprietà di luminescenza ed avvicinarne l’energia degli orbitali di
frontiera a quella degli altri strati presenti nei dispositivi OLED, in modo da ottenere
dei dispositivi ad emissione blu che siano i più efficienti possibile.
Tutte le specie sintetizzate saranno caratterizzate tramite indagine spettroscopica
(infrarosso, 1H-NMR, 13C-NMR), anche in collaborazione con Università estere (19F-
NMR, 11
B-NMR, Prof. Julien Furrer, Università di Berna) e strutturale tramite
diffrazione di raggi X (Prof. Bruno Therrien, Università di Neuchâ tel, Prof. Valentina
Colombo, Università degli Studi di Milano Statale). Inoltre, saranno ampiamente
studiate le loro proprietà di luminescenza, soprattutto utilizzando lo
Spettrofluorimetro Edinburgh FS5, acquistato grazie ad un precedente
finanziamento, di cui questo si configura come il completamento. Analisi
computazionali tramite calcoli DFT andranno poi a completare la completa
caratterizzazione dei composti in esame, che verranno infine utilizzati nella
costruzione di dispositivi optoelettronici, in particolare OLEDs.
Le fasi del Progetto si articoleranno seguendo un ordine temporale che rispecchia
quanto appena descritto, ma in fase di sviluppo del Progetto stesso è ragionevole
pensare che tali fasi si sovrapporranno senza soluzione di continuità nell’evoluzione
della Ricerca proposta (per ulteriori dettagli in proposito si rimanda alla sezione
PROGRAMMA DI ATTUAZIONE alle pagine 34).
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STRUMENTAZIONE
n. DESCRIZIONE ALLOCAZIONE
SPETTROFLUORIMETRO PTI
1. Dipartimento di Scienza e Alta
QUANTAMASTER QM-40, equipaggiato con
Tecnologia (Insubria – Como)
sorgente in continuo (lampada allo Xenon)
GAS-CROMATOGRAFO CAPILLARE
4. Dipartimento di Scienza e Alta
SCHIMADZU GC-QP 5000,
Tecnologia (Insubria – Como)
equipaggiato con rivelatore a quadrupolo
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In breve, PAIOS è uno strumento compatto e progettato per eseguire diversi tipi di
analisi, dalla misura della luminanza, alla resa quantica esterna, fino a spettri di
elettroluminescenza con conversione in coordinate CIE nello spazio colore. Inoltre,
grazie ad un software dedicato, è possibile utilizzare PAIOS per misure
personalizzate, con la possibilità di scegliere personalmente i parametri da
analizzare.
Come detto, l’acquisto di uno strumento che sia dedicato alla caratterizzazione dei
dispositivi OLED, consentirebbe di completare le informazioni ricavate dalle misure
di luminescenza a livello molecolare (soluzione, stato solido, film), aumentando
quindi il grado di applicabilità della Ricerca condotta presso questa Unità .
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Voc
Descrizione Importo (€)a
e
A1 Materiale inventariabile (strumentazione)b 69.756,50
a
Il costo è da intendersi IVA (21%) inclusa.
b
Nel caso della strumentazione specifica per la quale è richiesto un contributo, si allega un
preventivo di spesa.
c
Il costo per il personale è stato calcolato moltiplicando per due (due annualità ) il costo annuo
di una Borsa di Dottorato (18.745,87 €, Lordo Ateneo).
d
Contributo Straordinario del Rettore (n./12 del 18/09/2012) per il Progetto “Transition-
metals based coordination compounds suitable for light emitting devices” (responsabile
scientifico: Dr. Stefano Brenna).
e
Il contributo eventualmente elargito da FBML andrà a coprire buona parte delle spese relative
all’acquisto della strumentazione utile alla realizzazione del Progetto.
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PROGRAMMA DI ATTUAZIONE
(6 mesi)
6. Analisi dei dati: individuazione dei composti più efficienti e quindi più idonei
per la realizzazione di dispositivi elettroluminescenti
(10 mesi)
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Come detto nella Presentazione (pag. 2), la presente ricerca si inserisce nel contesto
di un Progetto di Dottorato di Ricerca in Scienze Chimiche (XXXVIII Ciclo) attivato
presso il Laboratorio di Chimica Inorganica ed Organometallica del Dipartimento di
Scienza e Alta Tecnologia dell’Università degli Studi dell’Insubria (Como). Il
controllo della qualità dei risultati si compirà in linea con quanto avviene
normalmente nella comunità scientifica nazionale ed internazionale. La validità dei
risultati stessi verrà decretata in seguito alla loro pubblicazione su riviste
scientifiche internazionali con meccanismo peer‐review e mediante presentazione a
convegni tematici.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
41
1
UN General Assembly, Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development, 21 October 2015.
2
https://ourworldindata.org/emissions-by-sector#energy-electricity-heat-and-transport-73-2.
3
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A. Ardizzoia, S. Brenna, F. Castelli, S. Galli, N. Masciocchi, A. Maspero, A. Sironi, Chem. Commun. 2003, 2018-2019; c) G. A.
Ardizzoia, S. Brenna, F. Castelli, S. Galli, N. Masciocchi, A. Maspero, Inorg. Chem. Commun. 2008, 11, 502-505.
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6
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2022.
7
Programma Nazionale per la Ricerca 2021-2027, Ministero dell’Università e della Ricerca, Novembre 2020
8
G. Colombo, “Blue emissive materials for optoelectronic devices”, Tesi di dottorato, Università degli
Studi dell’Insubria (Como), Aprile 2022.
9
L’Unità di Ricerca è in possesso di pacchetti software per studi quantomeccanici quali HyperChem (Hypercube Inc.) e ADF
(Amsterdam Density Functional, Scientific Computing & Modelling NV).
10
a) S. Durini, G.A. Ardizzoia, B. Therrien, S. Brenna, New J. Chem. 2017, 41, 3006; b) G.A. Ardizzoia, S. Brenna, F. Civati, V.
Colombo, A. Sironi, CrystEngComm. 2017, 19, 6020; c) S. Durini, G.A. Ardizzoia, G. Colombo, B. Therrien, S. Brenna, Polyhedron
2018, 139, 189-195; d) S. Bassoli, G.A. Ardizzoia, B. Therrien, S. Brenna, Dalton Trans. 2019, 48, 9276; e) A. Marchesi, S. Brenna,
G.A. Ardizzoia, Dyes and Pigments 2019, 161, 457-463; f) G.A. Ardizzoia, G. Colombo, B. Therrien, S. Brenna, Eyr. J. Inorg. Chem.
2019, 13, 1825-1831; g) G. Colombo, A. Romeo, G.A. Ardizzoia, J. Furrenr, B. Therrien, S. Brenna, Dyes and Pigments, 2020, 182,
108636; h) G. Colombo, G.A. Ardizzoia, J. Furrer, B. Therrien, S. Brenna, Chem. Eur. J. 2021, 27, 12380-12387; i)
11
http://www.euchems.eu/fileadmin/user_upload/highlights/Euchems_Roadmap_gesamt_final2.pdf
12
Per esempi recenti: a) A. F. Rausch, L. Murphy, J. A. G. Williams, H. Yersin, Inorg. Chem. 2012, 51, 312-319; b) S. C. F. Kui, F-F.
Hung, S-L. Lai, M-Y. Yuen, C-C. Kwok, K-H. Low, S. S-Y. Chui, C-M. Che, Chem. Eur. J. 2012, 18, 96-109; c) J. Luo, Y. Liu, D. Shi, Y.
Wang, Z. Zhang, J. Yu, G. Lei, Q. Chen, J. Li, X. Deng, W. Zhou, Dalton Trans. 2012, 41, 1074-1081; d) E. Rossi, A. Colombo, C.
Dragonetti, D. Roberto, F. Demartin, M. Cocchi, P. Brulatti, V. Fattori, J. A. G. Williams, Chem. Commun. 2012, 48, 3182-3184; e)
L. Murphy, P. Brulatti, V. Fattori, M. Cocchi, J. A. G. Williams, Chem. Commun. 2012, 48, 5817-5819; f) V. Sicilia, J. Forniés, J. M.
Casas, A. Martín, J. A. Ló pez, C. Larraz, P. Borja, C. Ovejero, D. Tordera, H. Bolink, Inorg. Chem. 2012, 51, 3427-3435; g) J. B.
Pollock, T. R. Cook, P. J. Stang, J. Am. Chem. Soc. 2012, 134, 10607-10620; h) C. Karakus, L. H. Fischer, S. Schmeding, J. Hummel,
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Organometallics 2012, 31, 6288-6296; e) B. Wiegmann, P. G. Jones, G. Wagenblast, C. Lennartz, I. Mü nster, S. Metz, W,
Kowalsky, H-H. Johannes, Organometallics 2012, 31, 5223-5226; f) F. Kessler, B. F. E. Curchod, I. Tavernelli, U. Rothlisberger, R.
Scopelliti, D. Di Censo, M. Grä tzel, Md. K. Nazeeruddin, E. Baranoff, Angew. Chem. Int. Ed. 2012, 51, 8030-8033; g) E. Marchi, R.
Sinisi, G. Bergamini, M. Tragni, M. Monari, M. Bandini, P. Ceroni, Chem. Eur. J. 2012, 18, 8765-8773; h) G. Volpi, C. Garino, C.
Nervi, Dalton Trans. 2012, 41, 7098-7108; i) P. Brulatti, R. J. Gildea, J. A. K. Howard, V. Fattori, M. Cocchi, J. A. G. Williams,
Inorg. Chem. 2012, 51, 3813-3826; l) N. M. Shavaleev, F. Monti, R. D. Costa, R. Scopelliti, H. J. Bolink, E. Ortí, G. Accorsi, N.
Armaroli, E. Baranoff, M. Grä tzel, M. K. Nazeeruddin, Inorg. Chem. 2012, 51, 2263-2271; m) C. E. Castillo, D. L. Davies, A-K. D.
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Ohwada, Y. Hisamatsu, S. Moromizato, M. Shiro, M. Kitamura, Inorg. Chem. 2011, 50, 806-818; t) Q. Zhao, M. Yu, L. Shi, S. Liu, C.
Li, M. Shi, Z. Zhou, C. Huang, F. Li, Organometallics 2010, 29, 1085-1091; u) W. Y. Wong, C-L. Ho, Coord. Chem. Rev. 2009, 253,
1709-1758; v) Y. Chi, P.-T. Chou, Chem. Soc. Rev. 2007, 36, 1421-1431; w) B. D’Andrade, Nat. Photonics 2007, 1, 33-34; z) Y.
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Per esempi recenti: a) D. G. Brown, N. Sanguantrakun, B. Schulze, U. S. Schubert, C. P. Berlinguette, J. Am. Chem. Soc. 2012, 134,
12354-12357; b) C-S. Lee, R. R. Zhuang, J-C. Wang, W-S. Hwang, I. J. B. Lin, Organometallics 2012, 31, 4980-4987; c) J. Xiang, L.
T-L. Lo, C-F. Leung, S-M. Yiu, C-C. Ko, T-C. Lau, Organometallics 2012, 31, 7101-7108; d) B. Schulze, D. Escudero, C. Friebe, R.
Siebert, H. Gö rls, S. Sinn, M. Thomas, S. Mai, J. Popp, B. Dietzek, L. Gonzá lez, U. S. Schubert, Chem. Eur. J. 2012, 18, 4010-4025;
e) E. Lebon, S. Bastin, P. Sutra, L. Vendier, R. E. Piau, I. M. Dixon, M. Boggio-Pasqua, F. Alary, J-L. Heully, A. Igau, A. Juris, Chem.
Commun. 2012, 48, 741-743; f) Q. Zhou, W. Lei, Y. Chen, C. Li, Y. Hou, B. Zhang, X. Wang, Chem. Eur. J. 2012, 18, 8617-8621; g)
C. Bhaumik, S. Das, D. Maity, S. Baitalik,; h) C. E. Welby, S. Grkinic, A. Zahid, B. S. Uppal, E. A. Gibson, C. R. Rice, P. I. P. Elliot,
Dalton Trans. 2012, 41, 7637-7646; i) M. L. Muro-Small, J. E. Yarnell, C. E. McCusker, F. N. Castellano, Eur. J. Inorg. Chem. 2012,
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Ducharme, G. S. Hanan, G. La Ganga, S. Serroni, S. Campagna, Inorg. Chem. 2011, 50, 7-9; n) S. Ramachandra, K. C. Schuermann,
F. Edafe, P. Belser, C. A. Nijhuis, W. F. Reus, G. M. Whitesides, L. De Cola, Inorg. Chem. 2011, 50, 1581-1591; o) C. A. McCusker, J.
K. McCusker, Inorg. Chem. 2011, 50, 1656-1669; p) E. Sakuda, Y. Ando, A. Ito, N. Kitamura, Inorg. Chem. 2011, 50, 1603-1613;
q) Yi Sun, Zachary M. Hudson, Yingli Rao, and Suning Wang, Inorg. Chem. 2011, 50, 3373-3378; r) S. Ji, W. Wu, W. Wu, H. Guo, J.
Zhao, Angew. Chem. Int. Ed. 2011, 50, 1626-1629.
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Per esempi recenti: a) T. M. McLean, J. L. Moody, M. R. Waterland, S. G. Telfer, Inorg. Chem. 2012, 51, 446-455; b) T. Morimoto,
M. Ito, K. Koike, T. Kojima, T. Ozeki, O. Ishitani, Chem. Eur. J. 2012, 18, 3292-3304; c) X-W. Li, H-Y. Li, G-F. Wang, F. Chen, Y-Z. Li,
X-T. Chen, Y-X. Zheng, Z-L. Xue, Organometallics 2012, 31, 3829-3835; d) A. Raimondi, M. Panigati, D. Maggioni, L. D’Alfonso, P.
Mercandelli, P. Mussini, G. D’Alfonso, Inorg. Chem. 2012, 51, 2966-2975; e) A. Ito, Y. Kang, S. Saito, E. Sakuda, N. Kitamura,
Inorg. Chem. 2012, 51, 7722-7732; f) C-C. Ko, C-O. Ng, S-M. Yiu, Organometallics 2012, 31, 7074-7084; g) M-J. Li, X. Liu, Y-Q.
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M.-W. Louie, H.-W. Liu, M. H.-C. Lam, Y.-W. Lam, K. K.-W. Lo, Chem. Eur. J. 2011, 17, 8304-8308; l) Y.-H. Tseng, D. Bhattacharya,
S.-M. Lin, P. Thanasekaran, J.-Y. Wu, L.-W. Lee, M. Sathiyendiran, M.-L. Ho, M.-W. Chung, K.-C. Hsu, P.-T. Chou, K.-L. Lu, Inorg.
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Tang, W-Y. Yin, B. Wu, F-F. Xue, R-X. Yuan, S. Roy, Dalton Trans. 2012, 41, 2340-2345; g) Y. H. Lee, E. Kubota, A. Fuyuhiro, S.
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