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SUPPLICI A LAMPEDUSA

rumore di onde, video della canzone “Solo andata” di Erri de luca , con canzone dal
vivo

Entrano a gruppi le /i supplici dal pubblico, vestite con abiti colorati, coperte di veli
bianchi o rossi. In silenzio solo con musica. Salgono su palco creando una
coreografia. Poi si posizionano a terra assumendo la posa dei supplici in preghiera

CORO (Supplici, recitano singoli)


Se c’è un dio, protettore dei supplici, qualunque sia il tuo nome,
ovunque tu sia, volgi il tuo sguardo benigno
a questa nostra barca che levò le ancore
dalla sabbia sottile.
Siamo esuli in fuga
condannati a lasciare le nostre città
non perché condannati da pubblico voto,
ma per fame di pane, di libertà,
per fuggire da chi ci vuole schiavi,
accusiamo la follia dell’uomo
che, per odio, ci spinge lontano.

Prendono rami di ulivo

Fuggimmo sull’onda del mare


Per approdare a una terra benigna
Dove trovare pace e speranza
E paesi e strade che siano
Vive di canti e di voci di donne
E di grida gioiose di bimbi,
Senza temere il fragore di uno scoppio
E il silenzio attonito, sospeso nel tempo
Che di nuovo annuncia lo strazio del sangue
E le urla dei feriti,
E il pianto dei vivi, che levano alto il lamento
Di dolore, di rabbia, di odio.
Vi è terra più benigna
di questa a cui siamo giunti
reggendo i rami cinti di lana
dei supplici?
(Tutti insieme) O terra rigogliosa di messi e di frutti
Di cittadini, figli di un’antica civiltà
Che ad ogni uomo riconosce
Il diritto di essere libero,
Accogli questa schiera di profughi che pregano.
E mite sia il respiro di questa terra
Come fiori cogliamo lacrime
per terrore che nessun amico vegli
la nostra fuga dalla terra buia e lontana.
Per noi, esausti di guerra
c’è un’ara dove il male riposa
e si temono le potenze divine.

(Singoli) Terra, odi la nostra voce straniera?


Noi, stirpe oscura, percossa dal sole,

verremo a questa terra che a tutti è ospitale.

Verremo con le corone e con le bende,


noi che non trovammo gli dei del cielo.
Nasce la tempesta da un amaro respiro.

(TUTTI INSIEME):
O città, o terra, o limpide acque
accogliete questa schiera di profughi che pregano
e mite sia il respiro di questa terra.

MARINAIO DANAO
Ora bisogna essere saggi, usare prudenza e parole di pace.
Avranno saputo del nostro arrivo,
Presto ci verranno incontro gli uomini
Che governano su questa terra e il popolo.
Per la nostra salvezza preghiamo
Che un cuore benigno li guidi e che conoscano
La legge dell’accoglienza e della solidarietà.
Ma le vostre parole siano sempre degne di rispetto,
di pietà, come si addice a chi giunge straniero.
Ricordate che siete esuli, stranieri
La gente di qui è molto diffidente,
Parole arroganti non servono a chi è più debole.

CORO
Ragioni bene, saremo saggi e che il dio ci assista benevolo!
Lui ci mandò, ci accolga questa terra
dia il buon annuncio a chi è libero!

MARINAIO DANAO
Davvero vi guardi con occhio benevolo
CORO
O dio, abbi pietà delle nostre pene

Entra il capo del paese


PELASGO
Il mio nome è Pelasgo e governo su questa terra
Il mio paese si estende a settentrione e molti mari lo circondano
E alte montagne separano il nostro da altri paesi che ci sono amici
E con loro condividono gli stessi valori
Di pace, di giustizia e libertà.
Ma ora voi chi siete?

CORO
Breve sarà la mia risposta, Pelasgo
La nostra è la stirpe degli uomini e delle donne
Che abitano su questo mondo,
Che il sole generoso illumina ogni giorno,
senza far distinzione di razza, di lingue, di religioni o delle fogge degli abiti.
Conta davvero per te se abbiamo sembianze di donne o uomini libici,
se abbiamo abitato le coste sabbiose dell’Africa?

PELASGO
Hai parlato bene, donna,
e capisco che un antico e profondo legame vi unisce a questa terra.
Ma cosa vi ha costretto a lasciare le vostre case,
quale sciagura vi ha colpite?
CORO
Su questi lidi cerchiamo scampo
al terrore, alla guerra e alla morte
Fuggimmo alla miseria e alla fame,
alla furia di uomini assetati di sangue
accecati dal fanatismo,
al pianto disperato dei figli.
La morte è nostra sorella,
il dolore è l’unica certezza.
Se c’è un Dio nell’Olimpo dovrà ricordarsi di noi:
i nostri nemici non hanno nomi,
ma camminano sulla nostra pelle.
Gente come noi, se vuole vivere,
dovrà prima morire dentro,
perché la sofferenza è il nostro sangue.

Musica struggente con video di guerre e flagelli

PELASGO
I miei concittadini mi hanno affidato il compito
di vegliare su queste terre e di garantire pace e prosperità.
Non voglio che questa gente porti danno e disordine nella nostra vita.
Di certo, non abbiamo bisogno di questo.
Ma voi siete esuli e con atto di supplici invocate il nostro aiuto.
L’umanità ci spinge ad accogliere la vostra richiesta,
ma prima di farvi una promessa è giusto
che tutti i cittadini esprimano la loro opinione.

CORO
Sei tu che governi, tu sei il popolo e
dunque, decidi.
Salvarci è un atto di giustizia.
L’uomo è tale se nell’altro vede un fratello da aiutare
E non da abbattere: la solidarietà negata è prerogativa delle bestie.
Aprite le vostre case e fate entrare la luce dei nostri occhi
Che hanno visto solo tenebra finora.

PELASGO
Cade la colpa su chi mi è nemico, non posso tutelarvi senza danno.
Ma è triste negare le vostre preghiere e temo e sono incerto
nel mio cuore se agire o non agire, se afferrare la sorte.
Devo riflettere per trovare una via di salvezza.
Come un pescatore scenderò giù nell’abisso
Scrutando ogni cosa con occhio lucido e sobrio.
Ho bisogno di questo perché il popolo non abbia pena
e anche per me tutto termini bene
e non s’accendano lotta e razzia.
D’altra parte, non voglio consegnare voi che sedete sui sacri seggi,
attirando su di me l’ira degli dei.
Mi occorre quindi un pensiero di salvezza.

CORO
Rifletti e sii giusto,
Non tradire noi esuli
in fuga dalla violenza di uomini disumani e feroci.
Non mandarci via

Riconosci l’ingiustizia di chi


ci spinse lontano dalle nostre case.
Guardati dall’ira.
Decidi in nome dell’umanità universale

Pensaci e sii giusto e pietoso


Offri l’ospitalità della tua terra a chi te la chiede
Ascolta le nostre parole terribili:
abbiamo cinture e fasce ai nostri pepli,
sono un’arma stupenda, sappi questo.
Le nostre donne tolgono le cin ture
Per donare la loro verginità ai loro mariti:
ora non permettete che le usino
per impiccarsi ad un palo per disperazione!
Pietà!!

PELASGO dite, dite, che grido leverete?

CORO se non prometti, in fede, a questa schiera…

PELASGO quale arma vi saranno cinture e fasce?

CORO strani ex voto orneranno queste immagini

PELASGO parlate per enigmi. Dite quali.

CORO presto ci appenderemo per la gola! (il coro simula con le fasce il suicidio)

PELASGO queste parole sferzano la mente.

CORO Hai inteso, ho dato luce alla tua vista.


PELASGO
Tutto ovunque vuole lotta e dolore: la piena dei mali è come un
fiume che avanza.
Sono in mezzo al mare insondabile,
ostile della sventura e non c’è porto.
Tu, marinaio, prendi queste donne, alzino
sulle braccia i rami rituali e poneteli sulle are degli dei
perché tutti i cittadini abbiano prova della vostra venuta.
E su di me non dite niente: il popolo è accusatore del potere.
E certo nascerà pietà per voi e odio per chi vorrebbe commettere
sopruso. Il popolo vi sarà favorevole.
Si è amici di chi è più debole.

MARINAIO
Grande cosa per noi è avere trovato un potente ambasciatore che ci
onora. Ma invia con me anche una scorta che ci indichi le are
presso cui deporre i nostri doni e che ci dia sicurezza
nell’attraversare la città.
Stai attento che la nostra fierezza non
generi timore. Per non conoscerli, si uccisero amici.

PELASGO
Mettiti in cammino, sarai scortato.
Straniero dici bene: non è necessario a chi incontrerai dire molto.
vai, marinaio, al focolare degli dei.

CORO
Per lui hai parlato, ed egli vada come hai ordinato. Ma noi che
faremo? Come ci dai coraggio?

PELASGO

O accolti in fede, abbiate dunque fede.

CORO
Non stupirti se è impaziente un cuore impaurito.
Con le parole e le opere rasserenaci il cuore.

PELASGO
Tranquille, auguratevi ogni bene, perché ogni bene vi sarà augurato.
Ora è tempo che io convochi l’assemblea (popolo scout)
A ben disporre verso di voi la comunità di questo paese.
Persuasione e giustizia mi assistano (esce)

Preghiera del coro


Ascoltaci o dio dei supplici
e da noi esuli tieni lontana
la violenza degli uomini che praticano la legge dell’odio e del terrore.
Fa’ che questa nuova terra ci accolga
Fertile e ricca di fiumi perenni e di prati fioriti
E che di noi si dica:
“questa schiera di donne/uomini viene dalle sponde dell’Africa, dalle rive del Nilo.
Da questa che fu fonte della vita e delle più antiche civiltà.
L’uomo è apparso in Africa,
la culla della civiltà.
Ricorda, però, che ora è la culla dell’inciviltà
È da questa che noi fuggiamo!
Proteggi il nostro sentiero inverso
Quale dio sarebbe più giusto invocare,
per avere soccorso in questi frangenti?

Buio in scena. Parte un video che riproduce la votazione.


Luce in scena

MARINAIO corre trafelato


Coraggio donne, ho buone notizie per voi: il popolo ha dato il suo
ultimo decreto.

CORO
Racconta cosa fu deciso

MARINAIO
Con voto unanime hanno votato alzando tutti insieme la mano destra:
l’aria vibrò e fu accolta la decisione.
“Ci ospitano, vivremo liberi
E al sicuro da violenza e da terrore”
Pelasgo li persuase con questo discorso:
cominciò col ricordare i doveri dell’accoglienza e della solidarietà
quanto possa essere terribile il rifiuto
e da una duplice colpa mise in guardia i suoi concittadini, foriera di tremende
sventure:
l’oltraggio all’ospite e ai diritti comuni e l’offesa a tutta l’umanità.
Questo ascoltò il popolo, poi sollevò la mano e decretò che così fosse.

CORO
Su, donne, innalziamo preghiere di ringraziamento
per ricambiare la bontà della gente di qui,
perché hanno avuto pietà di noi,
hanno avuto rispetto di una schiera di donne
hanno ubbidito alla legge della solidarietà,
hanno reso giustizia al sangue comune a tutti gli uomini
e allora preghiamo con la voce della gratitudine,
che la guerra non insanguini questa terra,
che i suoi giovani abbino vita prospera e felice,
che, riuniti intorno al focolare, i vecchi possano avere vita lunga e serena,
che le donne abbiano parti felici,
che gli uomini siano esempio di vita onesta e civile,
che il flagello delle malattie fugga da questi lidi,
che siano sempre preservati ai cittadini i loro diritti.

MARINAIO
Approvo queste sagge preghiere.
Ma siate forti e non vi colga nuovo terrore,
può essere che arrivi gente malvagia o un araldo
che voglia portarvi via e ricacciarvi nella miseria, che vi catturi.

CORO
Li conosco quegli uomini intolleranti ed egoisti
Hanno in mente la nostra rovina.
E il loro cuore è pieno di inganni
Un empio delirio li anima contro le genti straniere
E nulla li muove a pietà

MARINAIO
Ma questo non accadrà. Non abbiate paura. Coraggio
Verrà il giorno in cui chi nega agli esuli
l’abbraccio della propria umanità
verrà punito secondo giustizia.
Aspettateci qui
e pregate gli dei.
Noi andremo a cercare soccorso.

CORO
Qualcosa di bello dicono

GUARDIA COSTIERA 1
Via! Presto, via di qua. Alla vostra terra dovete tornare, muovetevi, forza
maledetti, alle navi!
Altrimenti vi strappo i capelli
Chi invade la patria altrui è un criminale!
Noi vogliamo essere una Nazione e non uno stato!
La nostra lingua deve essere come nostra moglie: mai prostituita!

CORO Nella via tempestosa del mare, fossi tu morto!

GUARDIA 2
il marchio vi metto, femmine straniere disonorate e maledette
Nulla avete in comune con noi, le nostre leggi e la nostra cultura

CORO muoia tu di mala sorte sulla stesa del mare...

GUARDIA 1
urla, grida chiama i tuoi dei, urla, grida, canta un canto più amaro.
Salite alla nave al più presto, tornate alla terra d’Egitto e di Libia.
CORO

Il ragno striscia, mi prende, un sogno nero nero,

Madre terra, mamma terra scaccia l’orrore, l’urlo, figlio della terra!

GUARDIA 2
Non temo gli dei di questa terra, non mi hanno nutrito,
non mi hanno invecchiato.

CORO siamo perduti, non era atteso ciò che ora patiamo.

Rientra il capo del paese

PELASGO
Fermatevi, come potete pensare di oltraggiare questa gente e di offendere me e questa
terra ospitale?
Pensi di essere venuto in una terra di sole donne?
Sei troppo arrogante hai visto molto male e non hai raddrizzato i tuoi pensieri

GUARDIA 1
In che ho peccato? Contro la giustizia?
Queste donne straniere non hanno diritti, sono carne da sfruttare e non c’è nessuno
che voglia difenderle.

PELASGO
Tu qui sembri lo straniero, non sai la nostra legge, tu nomini la legge a cui non credi.
Le leggi degli uomini vanno rispettate solo se
Il cuore non è in vendita!

GUARDIA 2 credo in quelli che mi hanno comandato di riportarli in Libia

PELASGO quelli non sono di qui, tu nomini dei capi a cui non credi

GUARDIA 1 porterò questi esuli, che nessuno qui vuole

PELASGO
Noi le abbiamo accolte ed ospitate. Non le toccare o te ne pentirai

GUARDIA 2 non è molto ospitale ciò che ascolto.

PELASGO
Tornatene da dove sei venuto

GUARDIA 1
Ce ne andiamo, ma dobbiamo riferire il nome di chi ci ha accolto, chi ci
ha impedito di fare il nostro dovere.

PELASGO
Perché dovrei dirti il mio nome? Col tempo lo saprete tu e i tuoi compagni di
viaggio. Questi potresti riportarli via solo se lo volessero e ne fossero lieti, se un
onesto discorso li persuadesse.
Ti basti sapere che unanime è stato il voto del popolo che ha deciso
di non consegnare mai queste donne.
Sono parole chiare pronunciate dalla voce di un uomo libero.
E ora andate. Scomparite dalla mia vista!
GUARDIA 2
Questo che dici aprirà nuove questioni, molti la pensano come noi
A voler difendere il nostro quieto vivere dall’orda degli esuli e dei barbari

PELASGO
E noi qui troverete, uomini saggi e agguerriti che sapranno contrastare la vostra cieca
intolleranza: vi sono molte dimore della comunità, e anche a me furono date le case
da mano generosa.
Quanto a voi, donne, le vostre sofferenze volgono a termine, la città è pronta ad
accogliervi.
Laggiù sono per voi abitazioni dove potrete abitare comodamente.
Questo è il meglio che io possa offrire e che voi possiate desiderare.
Sarò io il vostro protettore insieme agli altri cittadini che così hanno deciso.
Quali protettori migliori di questi potreste trovare?

MARINAIO
Ringraziate di cuore gli abitanti di questa terra, che ci hanno accolto e salvato
Dobbiamo loro gratitudine e onore.
Ma ricordate che col tempo un popolo viene
messo sotto giudizio.
Tutti sono pronti a biasimare
chi parla una lingua diversa, tutti hanno la lingua pronta
contro gli stranieri, voci malevole che volano veloci e diventano infamie e calunnie.
Guai se procuriamo vergogna a noi stessi e soddisfazione ai nostri nemici
Andate ora e celebrate il popolo che vive in questa terra.

CORO
A voi tutti che avete prestato ascolto a questa vicenda

Considerate quanto vi dico: da questi volti che ci facevano paura

Grande vantaggio si può trarre per gli abitanti di questa città.

Gioite e godete della forza benefica che vi è stata donata dagli immigrati.

Accompagnateli in città

E guidateli verso le loro nuove case.

I cittadini siano generosi con loro.

Stacco musicale con coreografia

Disposizione del coro a triangolo..si staccano i singoli personaggi per porsi in fila
per il saluto finale

Nessuno meglio di Pitagora che ha dovuto lasciare la sua isola di Samo per cercare
fortuna in Magna Grecia ha saputo tradurre questa angoscia:

“Lasciando la tua terra, distogli lo sguardo dai confini che ti hanno visto nascere.

Dalla fine sugli anni ‘80 e dopo la caduta del muro di Berlino,

il Mediterraneo è terra di nuove e frequenti immigrazioni.

La Grecia, l’Italia, la Spagna vedono approdare sulle loro spiagge migliaia

di disperati provenienti dal vicino Mediooriente e dall’Africa.

Sono masse infinite che bussano alle porte dell’Occidente ricco

per chiedere le briciole.

Spesso provengono da paesi che sono stati dominati e sfruttati dalla colonizzazione

E che oggi sono in mano a terribili dittatori.


Il loro sogno è lo stesso di milioni e milioni di emigranti che li hanno preceduti lungo
le strade infinite della disperazione e della sofferenza.

Sperano di trovare un piccolo spazio nella società del benessere, di strappare i loro
figli alla miseria e alla fame

Di conquistare con il loro lavoro quella libertà

che non hanno mai avuto

25 secoli fa, il re Pelasgo e il popolo di Argo hanno mostrato

COMPRENSIONE e COMPASSIONE nei confronti di chi chiedeva loro salvezza ed


ospitalità.

Quanti dei nostri stati moderni adottano lo stesso atteggiamento di comprensione e di


apertura verso chi, a termine di una odissea spesso drammatica, approda alle porte
dell’Occidente?

Buio in scena.

Parte una Musica. Rientrano tutti i ragazzi in divisa e con le loro insegne

Caro pubblico, tu che hai assistito ad un dramma greco

Sappi che, nel tuo cuore, ora

C’è una certezza in più:

la sofferenza per la perdita della patria non ha età

ed il mondo greco ti ha voluto gridare in faccia

che spetta a te vincere ogni pregiudizio.

Come? Con la cultura dell’OSPITALITA’ senza ipocrisia

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