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SEMINATORI DI PACE

«Dove sono i cristiani? Come riconoscerli? La presenza dei cristiani nel mondo non assomiglia per
nulla all'incalzare violento di una fiumana straripata; è piuttosto come una pioggia che penetra
delicata e tenace sotto ogni terreno. Nella fitta e misteriosa trama degli incontri quotidiani, quasi
senza accorgersene, i cristiani sono chiamati a diventare seminatori di pace e di speranza. Anch'essi
sono immersi nei problemi del mondo: ricercano, lavorano, soffrono come tutti gli uomini. Li
accompagna però la certezza delI'amore di Dio, che supera tutti i limiti e vince ogni durezza del
cuore. Chi può resistere all'amore? Chi può misurare la forza e la soavità dell'amore dei cristiani che
donano comprensione e accoglienza e vivono in un atteggiamento di solidarietà con gli altri per tutto
ciò che è nobile, giusto e buono?
La testimonianza dei cristiani, anche se silenziosa, è già per se stessa una proclamazione forte ed
efficace del Vangelo di Gesù. La carità attenta e delicata è come un coro sommesso a bocca chiusa;
non si pronunziano parole, ma resta per tutti il fascino della musica e del canto. Se vivono così, i
cristiani fanno già salire nel cuore di coloro che li circondano domande irresistibili: perché sono
così? perché vivono in tal modo? chi li ispira? perché sono in mezzo a noi? Sono domande provocate
dall'amore concreto ed operoso verso i fratelli. Chi ne fa l'esperienza, vede un segno dell'amore di
Cristo» (Vi ho chiamato amici, p. 196)
Questa pagina del Catechismo dei ragazzi è molto bella e significativa. I cristiani sono
effettivamente chiamati ad essere seminatori di pace e speranza nel loro agire quotidiano: nei gesti e
nelle azioni più semplici e ordinari, nei confronti di creature grandi e piccole. Con un atteggiamento
pieno di bontà e di generosità nei confronti di tutto ciò che è vivo, perché è sentito sempre come gran-
de e unico dono di Dio. Questo argomento può essere affrontato anche prendendo come punto di
partenza I'antica favola che presentiamo.

126. LA REGINA DELLE API

C'erano una volta tre figli di re. Un giorno, i due principi maggiori se ne andarono in cerca di
avventure e di fortuna, ma combinarono tante di quelle stupidaggini e spropositi così madornali, che
non osarono più tornare a casa.
Il fratello minore, che era chiamato Sempliciotto, per la sua ingenuità, partì alla loro ricerca.
Quando finalmente li trovò, i due principi cominciarono a burlarsi di lui, perché, sciocco com'era,
voleva farsi strada nel mondo, mentre loro due non ne venivano a capo, pur essendo molto più accorti.
«Noi siamo più furbi di te e non siamo riusciti a combinare niente di buono. E tu, povero grullo,
credi di cavartela in un mondo così difficile! ».
Comunque partirono tutti e tre insieme.
Sul loro cammino, si imbatterono in un formicaio. « Distruggiamolo! » propose il fratello maggiore.
« Oh sì! » gli fece eco il secondo. « Sarà divertente vedere le formiche correre di qua e di là per
nascondere le uova! ».
« No » esclamò Sempliciotto. « Lasciate in pace queste bestiole. Non voglio che facciate loro del
male! ».

II lago e l’alveare

Brontolando e ridacchiando, di fronte alla decisione del fratello minore, i due principi lasciarono
perdere e, tutti insieme, ripresero il cammino.
Giunsero a un lago dove nuotavano tante anitre.
«Aiutatemi ad acchiapparle! » disse il maggiore, scendendo sulla spiaggia.
« Oh sì! » gli fece eco il secondo. « Le faremo arrosto! ».
« No » disse Sempliciotto.« Lasciate in pace quelle bestie. Non voglio che facciate loro del male! ».
Scrollando il capo, ancora una volta i due principi lasciarono perdere e proseguirono il cammino.
Dopo un po', nel cavo di un albero, trovarono un alveare. II miele era così abbondante che colava
lungo il tronco.
« Avanti, fratelli » disse il maggiore. « Facciamoci una bella scorpacciata di miele ».
« Accendiamo un fuoco ai piedi dell'albero » replicò il secondo. « Le api soffocheranno e noi
potremo prendere il miele ».
Ma anche questa volta il fratello più piccolo glielo impedì.
« Lasciate in pace queste bestiole. Non abbiamo affatto bisogno di far loro del male! ».
I due principi non osarono insistere davanti alla risolutezza del fratello e ripresero il cammino.

I cavalli di pietra e l’omino grigio

Arrivarono infine a un castello. Ma quello che trovarono li lasciò a bocca aperta. Nelle scuderie tutti
i cavalli erano di pietra. I1 castello era prigioniero di un terribile incantesimo.
Attraversarono tutte le sale senza incontrare nessuno. Proprio in fondo, trovarono il cammino
sbarrato da una grande e robusta porta che aveva tre serrature. In mezzo alla porta c'era una finestrella
da cui si poteva vedere nella stanza che c'era al di là della porta. Sbirciarono e videro un omino grigio,
seduto a un tavolo. Lo chiamarono una, due volte; ma egli non udì. La terza volta urlarono con tutto il
fiato che avevano. L'omino allora si alzò, aprì la porta, uscì senza dire una parola.
Sempre in silenzio li condusse in un salone dove troneggiava una tavola riccamente imbandita.
Quando ebbero mangiato e bevuto, diede a ogni fratello una camera separata.

Le tre prove

Il mattino dopo l’omino grigio andò dal fratello maggiore, lo chiamò e lo guidò a una tavola di
pietra. Là erano incise tre prove. Colui che le avesse superate, avrebbe liberato il castello e i suoi
abitanti dall'incantesimo che li aveva imprigionati.
La prima prova consisteva nel ritrovare le mille perle che la principessa aveva perso nel bosco. Se il
cercatore non le avesse trovate tutte prima del tramonto, sarebbe stato trasformato in pietra.
Per tutta la giornata, il fratello maggiore cercò le perle. Alla sera non ne aveva trovate neanche un
centinaio e fu mutato in pietra, com'era scritto sulla grande lapide di pietra. Il giorno dopo tentò
l’avventura il secondo fratello. Non fu più fortunato del maggiore; trovò soltanto due cento perle e,
alla sera, divenne una statua di pietra.
Alla fine toccò al fratello più piccolo. Anche lui si alzò all'alba e cominciò a cercare perle nel
muschio del bosco e tra le foglie secche. Ma era così difficile trovar le perle e ci voleva tanto tempo!
Allora il povero giovane si sedette su una pietra e scoppiò in pianto.

La più giovane e gentile

Ma ecco che, mentre se ne stava lì a singhiozzare, la regina delle formiche, che egli aveva salvato,
arrivò con cinquemila dei suoi sudditi. Le brave formiche ci misero un attimo a trovare tutte le perle e
a farne un bel mucchio ai piedi del giovane. Non ne mancava neppure una!
La seconda prova consisteva nel ritrovare la chiave della camera della principessa che era finita in
fondo al lago. Quando il giovane principe arrivò sulla riva del lago, le anitre, che aveva salvato, gli
vennero incontro e ascoltarono il suo problema. Poi si tuffarono fino in fondo al lago e, in men che
non si dica, ripescarono la chiave della camera della principessa. Figuratevi la gioia del bravo gio -
vane!
Ma ora doveva affrontare la terza prova, la più difficile. Nella camera dormivano tre principesse che
si assomigliavano come gocce d'acqua. Il giovane principe doveva, al primo colpo, riconoscere la più
giovane e più genti le delle tre. Le tre principesse erano perfettamente uguali, dalla punta dei capelli
alle unghie dei piedi, e nulla le distingueva se non un piccolissimo particolare: prima di addormentarsi
avevano mangiato dolci differenti. La maggiore aveva mangiato un pezzo di zucchero, la seconda
aveva bevuto uno sciroppo d'acero, la minore un cucchiaino di miele.
Il giovane non sapeva assolutamente come fare, quando da un buchino quasi invisibile
nell'intelaiatura della finestra, entrò la regina delle api, che egli aveva protetto dal fuoco.
Silenziosa e rapida, l’ape volò sulle principesse e si posò sulle labbra di quella che aveva mangiato
il miele. Così il giovane la riconobbe in modo sicuro. Si avvicinò e la svegliò.
In quell'istante, l’incantesimo si ruppe e il castello uscì dal suo magico torpore: chi era diventato
pietra riprese vita, e dappertutto tornarono colore e gioia.
Colui che era chiamato Sempliciotto sposò la più giovane e gentile delle principesse e, quando il
padre di lei morì, divenne re.
I suoi due fratelli sposarono le altre due principesse, che erano un po' bisbetiche e capricciose.
Ma, tutto sommato, a loro andò bene così.

L'esperienza nascosta nel racconto

Nel racconto i due fratelli cercano di « sfondare » nella vita, badano soltanto ai propri interessi;
vogliono soprattutto soddisfare i propri piaceri, sfruttando e distruggendo quello che incontrano. Si
agitano tanto, ma non riescono a combinare nulla. Insensibili a tutto, vengono tramutati in pietra.
Come in molte altre fiabe, questo non simboleggia la morte; rappresenta piuttosto una mancanza di
vera umanità, l’incapacità di ubbidire ai valori superiori, così che la persona, essendo morta a tutto
quello che la vita nel suo senso migliore comporta, potrebbe anche essere fatta di pietra.
Sempliciotto invece dà retta alla sua intima bontà, fa appello alle forze migliori che si porta dentro e
riesce nell'impresa. II rispetto per le creature e per il Creato nella sua totalità (i tre animali
rappresentano elementi diversi: le formiche la terra, le anitre I'acqua, le api l’aria), lo aiuta a diventare
« re ».
I cristiani sono probabilmente portatori di un'utopia pacifica; per molti nostri contemporanei l'ideale
cristiano è da « sempliciotti ». Ma è I'unico modo per divenire veramente i « re » del Creato, secondo
la promessa del Signore.

Per il dialogo

Il catechista deve aiutare i ragazzi a scoprire il senso nascosto della storia.


· Perché i due fratelli maggiori chiamano il minore « Sempliciotto »?
· Vi è mai capitato che, in tanti campi, il modo di pensare «cristiano » sia considerato ingenuo?
· Perché alla fine è proprio Sempliciotto a riuscire a diventare re? Che cos'è che lo aiuta?
· Secondo voi, gli uomini di oggi vi ricordano più Sempliciotto o i due fratelli maggiori? Perché?
· Da dove nasce un vero sentimento di pace? Come si manifesta? ·
Pensate davvero che chi si presenta solo con le armi del rispetto e della pace possa cavarsela
in un mondo come l’attuale?
Per I'attività

La storia ha cadenze facilmente dialogabili che si prestano a una rappresentazione scenica.


Il catechista può anche invitare a trovare tutti i « fratelli minori » della Bibbia e raccontare la loro storia,
cercando di rispondere alla domanda: « Perché tante volte è proprio il minore a conseguire la vittoria finale?
».
È possibile anche far progettare dai ragazzi un cartellone che illustri lo slogan: «Cristiani = seminatori di
pace».

Anche la Bibbia racconta...

II catechista può raccontare alcuni brani del Libro di Daniele. Consigliamo soprattutto quelli che
riguardano la vicenda dei quattro giovani alla corte del re Nabucodonosor e il sogno della grande
statua distrutta dal sassolino.

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