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In copertina

Buono, economico
Rachel Laudan, Jacobin Magazine, Stati Uniti
Foto di Carl Warner

La moda del cibo naturale non ha basi storiche.


Perché se oggi possiamo mangiare di più con meno
lavoro è merito dei metodi di produzione moderni.
Ma serve una nuova etica dell’industria alimentare.
L’opinione di una storica britannica fa discutere
l cibo moderno confezionato e vana speranza che “le redini della tradizio­

I consumato in fretta è un guaio.


Questo, almeno, è il messaggio
che ci trasmettono i giornali, i pro­
grammi televisivi di cucina e i libri
di ricette. Lamentarsi dei mulini a
rulli d’acciaio e del pane del supermercato
sognando la farina macinata a pietra e i for­
ni di mattoni, cercare le mele e le zucche di
un tempo e disprezzare i pomodori moder­
ne fossero abbastanza salde da frenare la
rivoluzione industriale ancora per qualche
tempo”. Poi mi sono rivolta a Paula Wolfert
per imparare qualcosa di più sulla cucina
mediterranea e sono stata rassicurata che
nel suo libro non c’era nessuna “ricetta ar­
tefatta”. Era tutto “cibo genuino per gente
genuina”. E oggi corro in edicola a compra­
re Saveur, che promette di insegnarmi ad
ni e gli ibridi, prendersela con gli agronomi “assaporare il mondo dell’autentica cucina
che creano cereali ad alto rendimento e con francese”.
gli economisti che inventano nuovi sistemi
di produzione, tutto questo oggi è segno di Una consumatrice ottusa
grande rainatezza. Quasi ci vergogniamo Il luddismo culinario non è solo una que­
nel ricordare l’entusiasmo delle nostre ma­ stione di gusto. Fin dagli anni sessanta e
dri e delle nostre nonne per gli alimenti in settanta si è sempre presentato anche come
scatola e i surgelati. Annuiamo soddisfatti una crociata morale e politica. Oggi l’Old­
quando un cameriere dichiara che il suo ri­ ways preservation and exchange trust di
storante ofre solo i prodotti locali più fre­ Boston sta cercando di dare “una base
schi. Evitiamo il pane in cassetta e le bevan­ scientiica alla conservazione e alla rinasci­
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de gassate. Ma soprattutto disprezziamo il ta delle diete tradizionali”. E il movimento


massimo simbolo del modernismo culina­ Slow food, nato nel 1986 per protesta con­
rio, la catena McDonald’s: moderna, velo­ tro l’apertura di un McDonald’s a Roma, si
ce, internazionale e uguale dappertutto. deinisce il Greenpeace dell’alimentazione.
Il mio stile alimentare, come quello di Il suo manifesto comincia così: “Questo no­
molti della mia generazione, è stato pla­ stro secolo, nato e cresciuto sotto il segno
smato dagli argomenti di quelli che disprez­ della civiltà industriale, ha prima inventato disti culinari e sono cresciuta in una fami­
zano il cibo industriale. Potremmo chia­ la macchina e poi ne ha fatto il proprio mo­ glia che, per usare le parole di Elizabeth
marli luddisti culinari, perché somigliano dello di vita. La velocità è diventata la no­ David, “produceva in casa pancetta, pro­
agli operai inglesi del primo ottocento che stra catena, tutti siamo in preda allo stesso sciutto e salsicce, faceva il burro, allevava
accusavano le macchine di distruggere il virus: la fast life, che sconvolge le nostre abi­ oche e galline, aveva i suoi alberi da frutto,
loro stile di vita. Ho imparato a cucinare sui tudini, ci assale in nelle nostre case, ci rin­ scuoiava e puliva le sue lepri” (per la verità
libri della cuoca e scrittrice Elizabeth Da­ chiude a nutrirci nei fast food. Lo Slow food non avevamo oche né facevamo salsicce),
vid, che ci invitava a “svuotare per sempre è oggi la risposta d’avanguardia”. O, come quindi dovrei essere contenta della difu­
le nostre dispense di tutta quella robaccia ha dichiarato un portavoce del movimento sione del luddismo culinario. Perché mai
commerciale come le bottiglie di salsa e gli al New York Times, “il nostro vero nemico dovrei aver voglia di passare per “una con­
aromi artiiciali”. Il passo successivo l’ho è il consumatore ottuso”. sumatrice ottusa”? O ammettere che prefe­
fatto con i libri della serie The good cook, A questo punto ho cominciato a fare risco il cibo into per gente inta? O che mi
pubblicati da Time­Life, e con Simple french marcia indietro. Vorrei gridare: “Basta!”. piace una cucina non autentica? La risposta
cooking, in cui Richard Olney esprimeva la Ma perché? Ho imparato a cucinare dai lud­ è facile: perché sono una storica.

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o e industriale
I paesaggi di Carl Warner sono costruiti in studio con veri alimenti e poi fotografati

E, come storica, non posso accettare la all’uso di suggestive dicotomie: fresco e na- zione corporea; la frutta (a parte i datteri e
visione passatista propagandata dal luddi- turale contro trattato e conservato; locale l’uva, che raramente si trovavano fuori dai
smo culinario, la separazione netta tra bene contro globale; lento contro veloce; artigia- paesi caldi) era così aspra da essere imman-
e male, tra un luminoso passato rurale e un nale e tradizionale contro urbano e indu- giabile, e le verdure fresche erano amare.
grigio presente industriale. Il mio entusia- striale; sano contro contaminato e grasso. Anche oggi, quando lo troviamo sul serio, il
smo per la saggezza culinaria dei luddisti Ma la storia dimostra che i luddisti inverto- cibo naturale a volte ci sorprende: quando il
non riguarda la loro visione della storia, co- no i termini. cuoco francese Jacques Pepin serviva ai
sì come un entusiasmante discorso politico Che il cibo debba essere fresco e natura- suoi amici dei polli davvero ruspanti, loro
non mi basta per considerare l’oratore un le è diventato un articolo di fede. Ed è abba- criticavano sempre “la carne dura e il sapo-
dotto studioso. stanza sconvolgente scoprire che si tratta di re forte”. Il cibo naturale era anche inaida-
La favola del paradiso perduto che rac- un credo piuttosto recente. In passato, non bile. Il pesce cominciava subito a puzzare. Il
contano i luddisti è più una pia illusione che tutto quello che era naturale era buono. La latte diventava acido, le uova marcivano. In
il frutto di ricerche d’archivio. Non deve la carne fresca era dura e maleodorante; il lat- tutto il mondo alle stagioni dell’abbondan-
sua credibilità a studi approfonditi, ma te era tiepido ed era chiaramente un’escre- za seguivano quelle della fame. Faceva

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troppo freddo o non pioveva abbastanza. Le riso, sale, aceto, salsa di soia, olio e tè. Quat-
galline smettevano di deporre uova, le tro di questi erano il risultato di trasforma-
mucche perdevano il latte, frutta e verdura zioni che li avevano resi irriconoscibili ri-
scarseggiavano e nei mari non era possibile spetto a come si presentano in natura. Chi
pescare. Spesso il cibo naturale era anche avrebbe mai potuto immaginare che l’aceto
indigeribile. I cereali, che nella maggior fosse riso fermentato e lasciato inacidire? O
parte delle società fornivano dal 50 al 90 che la salsa di soia fosse fatta con semi cotti
per cento delle calorie necessarie per so- e fermentati? O che l’olio fosse il prodotto
pravvivere, per essere mangiabili dovevano della spremitura dei semi di cavolo? O che
essere trebbiati, macinati e cotti. Altre pian- le mattonelle di tè fossero fatte di foglie sec-
te, comprese le radici e le ibre da cui dipen- cate al sole, ridotte in polvere e compresse?
deva la sopravvivenza delle popolazioni che Solo il sale e il riso potevano essere conside-
non mangiavano cereali, sono spesso vele- rati freschi o naturali, anche se in realtà il
nose. Se non trattate, la patata verde, la taro secondo era stato trebbiato, mondato e im-
e la manioca non sono solo indigeribili, ma magazzinato per mesi o anni.
decisamente tossiche. Gli alimenti trattati e conservati durava-
no più a lungo, erano più facili da digerire e
Salare e afumicare più buoni: il pane bianco lievitato al posto
Le teorie fisiologiche dei nostri antenati dell’insipida farinata, la birra al posto dei
non incoraggiavano un’alimentazione na- grani di orzo, l’olio d’oliva al posto di un pic-
turale. Ancora due secoli fa, dalla Cina colo frutto amarognolo, il latte di soia, la
all’Europa, ma anche in Mesoamerica, tutti salsa e il tofu al posto dei tristi semi di soia
erano convinti che il calore dello stomaco che provocavano latulenza, le tortillas al
cuocesse il cibo e lo trasformasse in sostan- posto del mais, per non parlare del vino, del
ze nutrienti. In quello consisteva la dige- formaggio fermentato, dei crauti, delle uo-
va centenarie, del prosciutto, del salmone
Gli alimenti trattati e afumicato, dello yogurt, dello zucchero,
del cioccolato e della salsa di pesce.
conservati duravano Chi mangiava cibo fresco e naturale ve-
più a lungo ed erano niva guardato con sospetto, se non addirit-
tura con orrore. Era una cosa che facevano
più facili da digerire solo i poveri, gli incivili e i morti di fame.
Quando l’autore di un classico del confucia-
stione. Cuocere gli alimenti significava nesimo, Il libro dei riti (che risale più o meno
quindi predigerirli e renderli più facili da al 200 avanti Cristo), distingueva i primi leniche. Gli stessi greci avevano imparato a
assimilare. Potendo scegliere, nessuno vo- esseri umani – quelli che non avevano alter- trasformare il cibo dai persiani, adattando
leva appesantire lo stomaco con cibo crudo nativa ai cibi crudi e selvatici – dalle persone al loro clima pesche, albicocche e agrumi, e
e non trattato. Perciò, per renderlo più gu- civili, che “avevano scoperto i vantaggi del copiando le loro ricche salse. E i romani, a
stoso, sicuro, digeribile e sano, i nostri ante- fuoco e tostavano, grigliavano, bollivano e loro volta, assumevano cuochi greci. Intor-
nati avevano imparato a creare nuove varie- arrostivano”, non faceva che ribadire no all’epoca in cui nacque Cristo, in Cina, in
tà, a macinare, iltrare, cagliare, fermentare un’idea già consolidata. Per gli antichi greci India e nell’impero romano i ricchi pagava-
e cuocere le piante e gli animali ino lette- quando la gente si riduceva a mangiare erbe no somme ingenti per le spezie che arriva-
ralmente a domarli. e tuberi era segno che le cose andavano vano da isole lontane e misteriose. A partire
Per abbassare il livello di tossine, cuoce- davvero male. E anche questo atteggiamen- dal settimo secolo i calii e i sultani islamici
vano le piante, le trattavano con l’argilla e le to era legato alla saggezza popolare. La feli- cominciarono a trapiantare zucchero, riso,
disinfettavano con acqua, frutti acidi, aceto cità non era un giardino dell’Eden pieno di agrumi e una serie di altre piante indiane e
e soluzioni alcaline. Il mais è stato modii- frutta fresca, ma un magazzino con alimen- del sudest asiatico in Persia e sulle coste del
cato al punto che non è più in grado di ripro- ti trattati e conservati. Mediterraneo, modiicando la dieta delle
dursi senza l’aiuto umano. Al posto di frutti I prodotti locali suscitavano più o meno popolazioni locali. Nel tredicesimo secolo i
e cereali più naturali ma meno gradevoli, lo stesso entusiasmo di quelli freschi e na- giapponesi avevano già naturalizzato la
sono stati creati legumi non amari, arance turali. Erano destinati ai poveri che non po- pianta cinese del tè e importavano zucche-
dolci, mele succose. tevano sfuggire alla tirannia del clima e del ro dal sudest asiatico.
I nostri antenati hanno costruito granai, terreno e alla monotona, spesso precaria, Nel seicento i ricchi europei bevevano
cominciato a seccare la carne e la frutta, a alimentazione che ofrivano. I ricchi, inve- cafè, tè e cacao zuccherati in tazze di por-
salare e afumicare il pesce, a far cagliare e ce, variavano la loro dieta comprando, ru- cellana cinese, importate o di imitazione,
fermentare il latte, e a usare tutti gli additivi bando e sperimentando piante, animali e serviti da camerieri vestiti alla turca o in al-
e i conservanti che avevano a disposizione tecniche di cottura diverse. tri abiti esotici. Per assicurarsi questi pro-
– zucchero, sale, olio, aceto, liscivia – per Nel quinto secolo avanti Cristo, i princi- dotti, i francesi, gli olandesi e gli inglesi si
rendere il cibo più mangiabile. Nel dodice- pi celti della regione francese che oggi chia- imbarcarono in grandi imprese coloniali.
simo secolo il saggio cinese Wu Tzu-mu miamo Borgogna bevevano già vino greco Gli svedesi, che non avevano un impero,
elencava i sei alimenti essenziali per la vita: in imitazioni d’argento di antiche coppe el- avevano diicoltà a procurarsi questi ali-

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menti esotici. Così, nel settecento, il bota- no mietere il grano, avevano tutti bisogno vano già da generazioni di tacos comprati al
nico Linneo cominciò a studiare come far di qualcosa da mangiare velocemente e mercato. Nel settecento i francesi potevano
attecchire la pianta del tè in Svezia. Vista la lontano da casa. I creek, una popolazione acquistare cioccolata, dolci di mele e vino
notevole diferenza di clima, oggi possiamo indigena americana, tostavano l’orzo e lo sui boulevard di Parigi, mentre per strada i
anche sorridere della sua irrealizzabile macinavano per poterlo mangiare, così giapponesi avevano a disposizione tè, spa-
idea, che però non era più assurda di tanti com’era oppure mescolato con acqua, latte ghetti e stufati di pesce.
altri progetti che ebbero maggior successo, o burro (come fanno ancora i tibetani); I fritti, in particolare, costosi e pericolosi
come quelli di trapiantare la canna da zuc- mentre gli aztechi macinavano il mais to- da fare in casa, sono sempre stati venduti in
chero, originaria del sudest asiatico, in tutti stato per scioglierlo nell’acqua e preparare strada: le ciambelle in Europa, i churros in
i paesi tropicali, o le mele in Australia, l’uva una bevanda istantanea (come fanno anco- Messico, gli andagi in Giappone e i sev in In-
in Cile, i bovini dell’Herefordshire in Colo- ra i messicani). Ma erano soprattutto gli dia. Anche il pane è uno dei cibi pronti più
rado e in Argentina e il grano del Caucaso abitanti delle città a contare sui pasti veloci. antichi del mondo. In Asia occidentale e in
nelle praterie canadesi. Senza i nostri intra- Quando il combustibile costava quanto il Europa la pagnotta appena uscita dalla bot-
prendenti antenati, saremmo ancora sog- cibo stesso e la gente viveva ammassata in tega del fornaio è stata per secoli l’unico
getti alla tirannia dei prodotti locali. stanze dove non si poteva cucinare, era nor- nutrimento di una parte della popolazione.
male comprare pane o pasta e un po’ di car- A questa nobile tradizione del fast food, gli
Le focacce dei romani ne o pesce per dargli sapore. americani hanno aggiunto semplicemente
Quanto al concetto di slow food, è facile ave- Prima della nascita di Cristo, i romani la friggitrice elettrica, la griglia di ferro im-
re nostalgia di un’epoca in cui familiari e potevano acquistare focacce al miele e sal- portata dei Paesi Bassi e il franchising. Il
amici si riunivano per assaporare piatti de- sicce già pronte al mercato. Nella Hangzhou McDonald’s di Roma, in realtà, era iglio di
liziosi. Ma così dimentichiamo che, lungi del dodicesimo secolo, i cinesi mangiavano una tradizione nata al tempo dei Cesari.
dall’essere un’invenzione della ine del no- spaghetti, panini imbottiti, zuppe e fritti già E che dire dell’idea che le cose migliori
vecento, il fast food è sempre esistito in tutte preparati. Nello stesso periodo, a Baghdad, da mangiare sono quelle di campagna pre-
le società. I cacciatori che inseguivano le la gente comprava carne cucinata, pane, parate a mano dagli artigiani? Che il cibo
loro prede, i pescatori in mare, i pastori a zuppa di ceci e pesce salato pronti da man- venga dalle campagne è ovvio. Ma il pre-
guardia del loro gregge, i soldati durante le giare. Nel cinquecento, quando gli spagnoli sunto corollario secondo cui in campagna si
campagne militari e i contadini che doveva- arrivarono in Messico, i messicani si nutri- mangia meglio che in città non lo è afatto. I

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contadini non erano quasi mai in grado di
fare il pane, il vino o la birra e conservare
con il sale la carne di maiale. Spesso erano
oppressi dalle tasse e dalle imposte da pa-
gare in natura, cioè in cose da mangiare.
Peggio ancora, potevano essere braccianti
a contratto, servi della gleba o schiavi. Non
facevano parte dell’economia del denaro e
vivevano di quello che restava della loro
produzione. “Subito dopo il raccolto”, os-
servava il grande medico romano Galeno
nel secondo secolo dopo Cristo, “i cittadini
compravano e immagazzinavano cereali
per tutto l’anno. Rastrellavano buona parte
del grano, dell’orzo, dei fagioli e delle len-
ticchie, lasciando ben poco ai contadini”. A
loro restavano solo le briciole. E troppo
spesso tiravano avanti a brodaglie e pane
non lievitato. A nord delle Alpi, i contadini
francesi pregavano che le castagne fossero
suicienti per sfamarli nel periodo tra la i-
ne dei cereali immagazzinati e il nuovo rac-
colto. A sud delle Alpi i contadini italiani
avevano eruzioni cutanee, impazzivano e,
nel peggiore dei casi, morivano di pellagra
a causa di una dieta esclusivamente a base
di polenta e acqua.

Tradizioni fasulle
I piatti che chiamiamo tradizionali, e presu-
miamo siano di origine contadina, in realtà
sono stati inventati per gli aristocratici delle
città. Questo vale per le lasagne, il pollo
konna di Delhi, il maiale mooshu della Cina
imperiale, le verdure ripiene e il baklava ot-
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tomani, e il mee krob della Bangkok dell’ot-


tocento. Le città hanno sempre avuto il cibo
migliore e sono sempre state il centro
dell’innovazione gastronomica.
La maggior parte dei “cibi tradizionali”
non è poi neanche così antica. Per ogni piat-
to che si pensa risalga a duemila anni fa, ce bevanda nazionale messicana. Il pollo tan- il prodotto di questi fenomeni. Lo smörgå-
ne sono decine che sono stati inventati ne- doori? È stato inventato dagli indù del Pun- sbord svedese esiste solo dall’inizio del no-
gli ultimi due secoli. La baguette francese? È jab che, quando sono stati costretti a fuggire vecento, cioè da quando è stato possibile
una creazione del novecento, adottata in dal Pakistan per rifugiarsi a Delhi all’epoca apparecchiare la tavola con pesce fuori sta-
tutto il paese dopo la seconda guerra mon- della partizione dell’India, sono sopravvis- gione, uova di pesce e pasta di fegato in sca-
diale. Il ish and chips inglese? Risale alla i- suti vendendo pollo cotto nei forni tandoor tola. Il gulasch ungherese era sconosciuto
ne dell’ottocento, quando gli operai londi- di stile musulmano. La salsa di soia, il riso al prima dell’ottocento, e si è difuso solo do-
nesi cominciarono a friggere il pesce come vapore, il sushi e il tempura giapponesi? So- po l’invenzione delle macchine per macina-
gli immigrati ebrei sefarditi dell’East End. no diventati comuni dopo la metà dell’otto- re la paprika nel 1859.
Nel Regno Unito va il moda il balti, il curry cento. Il lomi-lomi, il salmone sotto sale Quando si conquistavano nuove terre,
in padella inventato dai pachistani di Bir- stroinato con pomodori e scalogno che è la persone migravano, si convertivano a re-
mingham. La moussaka greca? È nata all’ini- un classico delle feste hawaiane? Nel raggio ligioni diverse o abbracciavano nuove abi-
zio del novecento nel tentativo di francesiz- di duemila miglia dalle Hawaii non si trova tudini alimentari. Certe pietanze – perino
zare la cucina locale. Il samovar russo? Fine un salmone, e sulle isole le cipolle e i pomo- intere tradizioni culinarie – venivano di-
del settecento. Il rijsttafel indonesiano? È dori erano sconosciuti ino all’ottocento. menticate e se ne inventavano di nuove.
un piatto coloniale olandese. Il padang, Questi sono fatti storici incontestabili, Dov’è oggi la cucina del rinascimento ita-
sempre indonesiano? È stato creato per i anche se quando li raccontate vi rivolgeran- liano, dell’India britannica, della Russia
turisti negli ultimi cinquant’anni. no sguardi increduli. Molti piatti “tradizio- zarista o del Giappone medievale? Al loro
E ancora, la tequila? È stata l’industria nali” non solo sono stati creati dopo l’indu- posto ci sono la cucina nonya di Singapore,
cinematograica degli anni trenta a farne la strializzazione e l’urbanizzazione, ma sono quella di Cape Malay in Sudafrica, la cucina

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creola del Mississippi e quella locale delle
Hawaii. Quanto tempo ci vuole per creare
una nuova cucina? Non molto: meno di cin-
L’opinione
quant’anni, a giudicare dalle esperienze del
passato. I piatti di un tempo erano più sani Le fragole a gennaio
dei nostri? Questa credenza si basa su pre-
supposti diversi, tra cui l’idea che in passato
il cibo fosse meno tossico e le diete più bi-
Wolf Bukowski per Internazionale
lanciate. Ma mentre ci preoccupiamo dei
pesticidi sulle mele, del mercurio nel tonno A sfamare il mondo in modo modo, non sente il frastuono delle ru-
e del morbo della mucca pazza, dimenti- sostenibile non saranno né le spe che spianano le foreste per farne
chiamo che ingerire cose da mangiare è, ed palmeti da olio per biscotti industriali.
è sempre stato, pericoloso. Molte piante
grandi multinazionali né il Non sente il fragore della battaglia che
contengono tossine e sostanze canceroge- movimento Slow food continua. Scrive: il cibo moderno ci
ne, spesso in concentrazioni più alte che in rende alti, forti e sani; la grande distri-
qualsiasi antiparassitario. E altre se ne ag- campi agricoli sono campi di bat- buzione ci porta le fragole in inverno;
giungono quando cuociamo alla griglia o
friggiamo. Alcuni storici sostengono che il
pane fatto con farina ammuita e vermino-
I taglia. A farsi la guerra sono truppe
di mercanti e mercenari, partigia-
ni contadini, caporali del lavoro nero,
la pizza consegnata a casa ci salva le
serate.

sa o adulterato con foglie e cortecce per far- iancheggiatori della resistenza, fun- Pellagra e miseria
lo durare di più o contaminato con semi di zionari di fondi sovrani che sottraggo- Ma quelle fragole costano al pianeta e
canapa e papavero ha signiicato che per no terre a chi le coltiva da sempre. E ai suoi poveri molto più di quanto le
cinquecento anni i poveri d’Europa sono poi le ong che sostengono i ribelli, ma paghiamo al supermercato, e se la piz-
stati drogati e soggetti ad allucinazioni. anche quelle che promuovono piani di za recapitata da uno sfruttato su due
sviluppo rurale che rovinano la vita (e ruote ci salva la serata è solo perché la
I ricchi e i poveri la dieta) di chi il presunto sviluppo lo dura lotta per uno stipendio ci ha così
Senza dubbio molti dei nostri antenati era- subisce. Alla ine irrompono le masse tanto rovinato la giornata da non la-
no quasi sempre ubriachi, considerato che coscritte dei braccianti-migranti e sciarci la forza di portarla a casa da so-
preferivano il vino e la birra all’acqua, ma lo quelle degli impoveriti consumatori li, quella pizza. E soprattutto: a render-
facevano per un buon motivo. Nelle città, occidentali. La posta in gioco? Conti- ci più sani e più forti non è il cibo mo-
l’acqua inquinata provocava malattie inte- nuare a sfamare i due terzi della popo- derno, ma lo sviluppo sociale che ci ha
stinali. Spesso il pane conteneva gesso, che lazione mondiale con l’agricoltura con- permesso una dieta ricca e variata. Co-
ne aumentava il volume, il pepe era adulte- tadina, oppure consegnare questo me la pellagra non era causata dal mais
rato dalla sporcizia dei pavimenti dei ma- enorme mercato alle corporation del ci- ma dalla miseria che ne era l’unico
gazzini, e le salsicce erano riempite di tutte bo e dell’agribusiness. condimento, allo stesso modo le ma-
le porcherie enumerate da Upton Sinclair Rachel Laudan, che concentra il lattie da cibo spazzatura degli statuni-
nel romanzo La giungla. Perino i libri di cu- suo sguardo sulla tovaglia a scacchi di tensi poveri dimostrano che il cibo in-
cina più famosi consigliavano di usare acido una inta osteria rurale, sembra non dustriale – se associato a un basso red-
solforico concentrato per rendere più inten- accorgersi della battaglia in corso. Ne dito e quindi a una dieta ripetitiva – in-
so il colore delle marmellate. percepisce il rumore, ma lo scambia tossica, invece di fortiicare.
Il latte, sospettato di difondere la scar- per quello di una vivace discussione i- Non è il cibo a determinare la sto-
lattina, il tifo e la difterite, oltre che la tuber- losoica sul concetto di naturale e sul ria, ci dice Gramsci, ma sono la storia
colosi, è stato saggiamente evitato ino al progresso. Certo, i ricettari patinati che e le trasformazioni sociali a modiica-
novecento avanzato, quando negli Stati si rifanno al tempo immaginario delle re l’alimentazione. E cioè, pensando al
Uniti e in Europa furono introdotte rigorose torte di Nonna Papera e le evocative (e futuro: non sarà il cibo industriale a far
norme igieniche. Mia madre trovava insetti banali) dicotomie di Slow food sono vincere la battaglia agli afamati e agli
nella farina; mia zia sosteneva che se i ver- obiettivi polemici in troppo comodi. sfruttati (anche perché spesso quel ci-
mi potevano sopravvivere mangiando il suo Laudan colpisce senza pietà, ma anche bo è prodotto dagli stessi che li espro-
prosciutto fatto in casa, poteva farlo anche senza misura. È lei, la studiosa, che do- priano), ma non sarà nemmeno il cibo
la sua famiglia. Per quanto poi riguarda il vrebbe sapere che quando si parla di slow e intamente tradizionale, che
fatto che le vecchie diete fossero ben bilan- cibo “naturale” e “tradizionale” non si spesso sconina nella monocoltura
ciate, anche qui dobbiamo distinguere tra intende crudo, selvatico, bacche-e-ra- della tipicità. Sarà, e può essere, solo la
ricchi e poveri. I ricchi, con le loro tavole im- dici, ma semplicemente un po’ meno resistenza che i più deboli opporranno
bandite e le pance prominenti, sofrivano di soisticato, standardizzato, industria- al furto di terre, di ricchezza e di auto-
molte delle malattie dovute agli eccessi. lizzato. Laudan, invece, vuole vincere determinazione. u
Nel settimo secolo l’imperatore del Mughal facile, ma ottiene una vittoria solo re-
Jahangir morì a causa del consumo smoda- torica. Sulla sostanza è elusiva più dei Wolf Bukowski è un blogger. Ha scrit-
to di cibo, oppio e alcol. Nell’Inghilterra nostalgici del bel tempo andato, e to La danza delle mozzarelle. Slow
georgiana, il famoso medico George Chey- mentre si compiace a inanellare le tap- food, Eataly, Coop e la loro narrazione
ne, che pesava più di duecento chili, doveva pe di una ricostruzione storica di co- (Alegre 2015).
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essere caricato e scaricato dalla carrozza coso lavoro di produrre e preparare da man-
dai suoi servi. E non molto dopo, un altro giare. Nel 1800, il 95 per cento dei russi e
importante medico, Erasmus Darwin, il l’80 per cento dei francesi viveva in campa-
nonno di Charles, dovette far scavare un gna: in altre parole, passava le giornate a
incavo nel tavolo della sua sala da pranzo mettere in tavola cibo per sé e per gli altri.
per farci entrare la pancia. Nell’ottocento il Un secolo dopo, l’88 per cento dei russi,
quattordicesimo shogun giapponese morì, l’85 per cento dei greci e più del 50 per cento
a ventun anni, probabilmente a causa del dei francesi vivevano ancora nelle campa-
beriberi provocato dalla dieta di riso bianco gne. Le società tradizionali erano basate sul
riservata ai privilegiati. Nei paesi islamici, lavoro di un gran numero di persone che
in India e in Europa, i benestanti prendeva- permetteva a un’élite di occuparsi d’altro.
no lo zucchero come medicina, mentre in Per dimostrare il loro potere, sovrani, ari-
India usavano il burro. E in buona parte del stocratici e ricchi mercanti usavano un sim-
mondo la gente evitava le verdure fresche bolo che tutti erano in grado di comprende-
dietro consiglio dei medici. re: l’ostentazione del cibo. Le feste erano
Ancora oggi gli storici cercano di capire occasioni per fare mostra di questo potere,
se i contadini morissero di fame, e con qua- non eventi privati in cui mangiare con pia-
le frequenza, soprattutto al di fuori dell’Eu- cere. Spesso i poveri venivano invitati a
ropa. L’unico fatto indiscutibile è che la di- guardare i ricchi che si ingozzavano.
sponibilità di cibo era sempre incerta: se Invitando la gente ad assistere ai suoi
pioveva troppo o scoppiava una guerra, bagordi, Luigi XIV proseguiva nel solco di
spesso non ce n’era abbastanza per tutti. una tradizione che risaliva ai tempi dell’im-
Alla ine dell’inverno e nella stagione arida pero romano. A volte, per ribadire il concet-
mancavano frutta e verdura fresca, e i casi to e al tempo stesso divertire la corte, per-
di scorbuto si moltiplicavano. metteva agli spettatori di gettarsi sugli
avanzi. “La distruzione di quelle belle com-
Il radioso passato posizioni serviva a ofrire un altro piacevole
svago alla corte”, osservava un commenta-
immaginato dai tore, “che consisteva nel vedere la solerzia
luddisti culinari non è e la furia con cui venivano demoliti castelli
di marzapane e montagne di frutta secca”.
mai esistito
Te, cafè e cioccolata
In base agli standard odierni, le persone Intanto, però, la maggior parte delle perso-
impegnate in attività isiche faticose non ne passava la vita lavorando nei campi, e la spinti dalla necessità o per ordine dello sta-
mangiavano abbastanza. Si calcola che in maggior parte delle donne macinava, trin- to, dovevano accontentarsi degli alimenti
Francia, alla vigilia della rivoluzione, un uo- ciava e cucinava. Un destino di servitù, co- base disponibili in abbondanza: mais e pa-
mo adulto su tre tirasse avanti con meno di me diceva mia madre, che preparava la co- tata dolce in Cina e Giappone, ancora mais
1.800 calorie al giorno. Alla ine dell’otto- lazione, il pranzo e la cena per otto o dieci in Italia, Spagna e Romania, e patate nel
cento in Giappone l’apporto giornaliero persone 365 giorni all’anno. E aveva ragio- Nordeuropa. Tiravano avanti a farinate o
medio era di 1.850 calorie. Gli storici pensa- ne. Fare il burro e scuoiare lepri, senza l’al- polente di avena o di mais, a pane di segale
no che nei periodi di carestia invernali i ternativa di poter prendere il telefono e or- o di orzo aumentato di volume con la pula,
contadini andassero praticamente in iber- dinare una pizza se qualcosa andava storto, se non con l’argilla e la corteccia tritata, e a
nazione. Non c’è da meravigliarsi, quindi, era una fatica immane. Ma forse mia madre patate bollite, e mangiavano carne solo in
se in Francia la maggior vanteria fosse af- non si rendeva conto di quanto peggiore rare occasioni. Queste privazioni erano la
fermare “in casa nostra c’è sempre pane”. avrebbe potuto essere il suo destino. Alme- norma. In Europa il 1840 fu l’anno della ca-
Sotto il proilo nutrizionale e sanitario, no lei poteva comprare il pane dal fornaio. restia delle patate irlandese in cui morirono
la situazione dei nostri antenati era molto Nello stesso periodo, in Messico, le donne un milione di persone e altrettante furono
peggiore della nostra. I problemi dipende- senza servitù dovevano passare cinque ore costrette a emigrare. Intanto i ricchi conti-
vano soprattutto dalla dieta ed erano aggra- al giorno in ginocchio davanti alla mola a nuavano a trattarsi bene, pasteggiando a
vati dalle condizioni di vita e dalle infezioni preparare la pasta per le tortillas. Solo negli pane bianco, carne, salse, dessert, ananas
che impedivano al corpo di assimilare il ci- anni cinquanta un nuovo macchinario le coltivati in serra, vino, tè, cafè e cioccolata
bo. Nessuna nostalgia per i pasti bucolici avrebbe sollevate da quel peso. bevuti in rainate tazze di porcellana.
del lontano passato può cancellare il fatto Nel settecento e nell’ottocento sembra- Fortunatamente, però, negli anni ottan-
che i nostri antenati vivevano male e poco, va che la diferenza tra chi si ingozzava e chi ta dell’ottocento – molto tempo dopo la
ed erano costantemente alitti da malattie, moriva di fame dovesse aumentare. Tra il meccanizzazione della produzione di altri
spesso legate a quello che mangiavano. 1557 e il 1825 la popolazione del mondo era generi di consumo, come i tessuti – comin-
Certi miti storici possono essere fuor- raddoppiata, passando da 500 milioni a un ciò anche l’industrializzazione del cibo. Gli
vianti sia per quello che dicono sia per quel- miliardo di persone, ed entro il 1925 sarebbe agricoltori resero produttive terre che ino a
lo che non dicono. I luddisti culinari di soli- raddoppiata di nuovo. Le terribili previsioni quel momento non era stato possibile sfrut-
to sorvolano sui problemi etici legati al fati- di Malthus si stavano avverando. I poveri, tare, usarono prima le mietitrici poi i tratto-

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ri e le mietitrebbia e sparsero fertilizzanti. calorie. Inoltre, la margarina e la marmella- preparazione del chapati al ine settimana.
Negli anni trenta cominciarono anche a ta rendevano il pane più saporito e facile da Quando in Russia e in Europa orientale so-
coltivare il mais ibrido. Le navi a vapore e i mandar giù. Lo zucchero era buono, e d’in- no apparsi i primi supermercati, le casalin-
treni trasportavano carne, frutta, verdure e verno in una casa non riscaldata un tè caldo ghe hanno molto apprezzato l’assortimento
latte alle città in espansione. Così, invece di metteva allegria. L’ananas in scatola e le e la convenienza dei cibi già pronti. Il mo-
morire di fame, i poveri del mondo indu- arance di Natale erano prelibatezze molto dernismo culinario ha dato alla gente quello
strializzato riuscirono a sopravvivere. apprezzate. Pasti del genere erano la realiz- che desiderava: alimenti trattati, conserva-
Nel Regno Unito tra il 1877 e il 1887 la zazione di un sogno, il primo passo per sfug- bili, rapidi e diversiicati, il cibo delle élite a
cifra spesa da un operaio per l’acquisto di gire a una dieta rozza e monotona e al con- un prezzo accessibile a tutti. Dove è arrivata
generi alimentari diminuì di un terzo, rima- tinuo rischio della fame. l’alimentazione moderna, le popolazioni
nendo però il 71 per cento del reddito totale. E non dobbiamo pensare che fossero sono diventate più alte, più forti, meno sog-
Nel 1898 negli Stati Uniti con un dollaro si solo i britannici, non certo famosi per la loro gette a malattie e più longeve. Gli uomini
comprava il doppio di zucchero e di farina, cucina, ad apprezzare i frutti dell’industria- hanno potuto scegliere di non lavorare nei
il 42 per cento in più di latte, il 51 per cento in lizzazione. Lo erano tutti: americani, asiati- campi e le donne hanno smesso di passare
più di cafè e un terzo di carne in più rispetto ci, africani ed europei. Nella prima metà del cinque ore al giorno a fare il pane.
al 1872. All’inizio del novecento la classe novecento gli italiani cominciarono a usare
operaia inglese beveva già tè zuccherato in la pasta industriale e i pomodori in scatola. Una dieta monotona
tazzine di porcellana e mangiava pane bian- Nella seconda metà del secolo le donne Il radioso passato immaginato dai luddisti
co spalmato di margarina e marmellata, giapponesi accolsero con gioia il pane indu- culinari non è mai esistito. La loro etica non
carne e ananas in scatola, e le arance trova- striale perché la mattina potevano dormire si basa su fatti storici ma su leggende. E
te nella calza di Natale. un po’ di più invece di mettere a cuocere il quindi? Forse abbiamo ancora bisogno di
Oggi la marmellata economica, la mar- riso. Anche i messicani cominciarono a questa ilosoia gastronomica. Nessuno può
garina e quella dieta a base di farinacei ci considerare il pane un buon alimento quan- negare che il cibo industriale ha i suoi pro-
fanno inorridire. Ma il pane bianco non pro- do non avevano tempo per preparare le tor- blemi. Probabilmente ci farebbe bene man-
vocava la stessa “debolezza, pesantezza e tillas. In India durante la settimana le donne giare più prodotti freschi, naturali, locali,
nausea” che causava il rozzo pane integrale che lavorano sono ben contente di servire artigianali. Ma perché creare un mito stori-
quando era usato come principale fonte di pane industriale e rimandare la laboriosa co a questo scopo? Il passato è passato, ma

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In copertina
le cose non sono andate come ce le raccon- chiedere più alimenti industriali di qualità.
tano i luddisti culinari. Capirlo è importan-
te. Se non capiamo che la maggior parte
Se idealizziamo il passato, dimentichia-
mo anche che è la moderna economia indu-
L’opinione
delle persone non aveva altra scelta se non
quella di dedicare la propria vita a coltivare
striale globale a permetterci di assaporare
cibi tradizionali, freschi e naturali. L’olio
Sfruttamento
la terra e cucinare, non possiamo compren-
dere che il modernismo culinario ofre, co-
extravergine di oliva, la salsa di pesce tai-
landese, gli spaghetti di riso, ci arrivano
e monocolture
me mai era successo prima, la possibilità di grazie al commercio internazionale. Attri-
scegliere non solo cosa mangiare ma anche buiamo tanta importanza a tutto quello che Tom Philpott, Mother
cosa fare della propria vita. Se incitiamo i è fresco e naturale perché diamo per scon- Jones, Stati Uniti
messicani a tornare alla macina, i contadini tati alimenti base come il sale, la farina, lo
al torchio, le casalinghe ai fornelli, per poter zucchero, il cacao, il cafè, il tè prodotti dal- a “difesa del modernismo
mangiare tortillas fatte a mano, olio spre-
muto in modo tradizionale e pasti cucinati
in casa, ci mettiamo nella posizione dei vec-
le multinazionali dell’industria agroali-
mentare, e dimentichiamo che d’inverno
gli asparagi e le fragole ci arrivano sui ca-
L culinario” di Rachel Laudan
ha diversi punti deboli. Se i
luddisti culinari che mette sotto ac-
chi aristocratici. Riduciamo le scelte degli mion dal Messico e sugli aerei dal Cile. cusa si rifanno a un passato mitico,
altri nel tentativo di imporre le nostre prefe- Mangiare nei piccoli ristoranti pieni di lei stessa inisce per idealizzare il ci-
renze elitarie al resto della popolazione. fascino e nei colorati mercati del Marocco bo industriale, dimenticando i pro-
Se non ci rendiamo conto di quanto fos- o del Vietnam sarebbe impossibile senza il blemi che comporta. Celebra la di-
sero misere e monotone le diete tradiziona- turismo internazionale. I cibi etnici che sponibilità costante di frutta e ver-
li, non capiamo neanche i piatti etnici che cerchiamo quando siamo in viaggio sono dura ma dimentica che si deve a un
troviamo nei libri di cucina, nei ristoranti o conservati, anzi spesso creati, da un’indu- esercito di lavoratori sfruttati. E non
quando siamo in viaggio. Sorvoliamo su stria dell’accoglienza e della ristorazione si chiede cosa signiichi lavorare per
dettagli dai quali potremmo capire che i li- decisa ad assecondare le nostre fantasie uno stipendio da fame in mattatoi
bri di cucina ci propongono le ricette dei sull’India, l’Indonesia, la Turchia, le Ha- grandi come fabbriche. Per non par-
ricchi italiani, indiani o cinesi, che delega- waii o il Messico. Il luddismo culinario, lare dei lavoratori dei fast food, dei
vano alla servitù il pesante compito di pre- lungi dall’essere una fuga dalla moderna supermercati e dei ristoranti. Lau-
parare piatti elaborati. economia alimentare globale, la sfrutta. dan non considera nemmeno chi ri-
I luddisti hanno però ragione su due co- mane tagliato fuori dal banchetto
Liberi di scegliere se importanti: dobbiamo sapere come pre- industriale: il miliardo di persone,
Possiamo fantasticare che i pasti della clas- parare bene il cibo e abbiamo bisogno di soprattutto nel sud del mondo, che
se media europea, asiatica o messicana di un’etica alimentare. Per quanto riguarda il lavorano nelle piantagioni per dare
oggi siano gli stessi dei contadini o dei no- buon cibo, i luddisti culinari hanno reso a ai ricchi cafè, zucchero e banane. E
stri antenati. Possiamo pensare che i popoli tutti noi un buon servizio insegnandoci co- ignora anche la questione ambien-
del Mediterraneo, del sudest asiatico, me usare i tesori che, paradossalmente, ci tale. Le grandi fattorie del Midwest
dell’India o del Messico siano pedine nelle mette a disposizione l’economia globale. che producono il grano per gli alle-
mani delle multinazionali che li riempiono Ma l’etica è un’altra questione. Se potessi- vamenti intensivi inquinano le falde
di prodotti moderni scadenti, ma questo mo spostare indietro le lancette dell’orolo- acquifere. E gli allevamenti dipen-
signiica non tener conto del fatto che oggi gio, come ci invitano a fare, torneremmo a dono sempre di più dagli antibiotici.
quei popoli, come noi, possono scegliere tra faticare tutto il giorno nei campi o in cuci- La California, che produce buona
quello che ofre il mercato, mangiare in ri- na. E in molti moriremmo di fame. parte della frutta e della verdura de-
storanti stranieri e provare nuove ricette. Quello che ci serve non è la nostalgia, gli Stati Uniti, sfrutta le risorse idri-
Un’amica messicana, seccata da uno dei ma un’etica che accetti gli alimenti indu- che in modo sconsiderato. Poi c’è la
tanti ospiti stranieri che la rimproverava striali invece di disprezzarli, che consenta salute. Laudan ha ragione quando
perché serviva piatti italiani invece che a tutti di scegliere, non che impedisca a dice che la morte per fame è un fe-
messicani, ha protestato: “E perché non molti di farlo perché pochi possano sfrutta- nomeno quasi superato nel mondo
possiamo mangiare anche gli spaghetti?”. re il loro lavoro. Un’etica che non abbia industrializzato, ma dimentica che
Se diamo per scontato che la buona cucina pregiudizi, ma decida caso per caso quan- la nostra dieta crea nuovi problemi:
sia costituita solo da piatti antichi o fatti in do è meglio preferire il naturale al trattato, diabete, disturbi cardiaci e tumori.
casa, dimentichiamo che molti prodotti in- il fresco al conservato, il vecchio al nuovo, Condivido il fastidio di Laudan per
dustriali sono migliori. Con una pietra è il lento al veloce, l’artigianale all’industria- le bugie dei foodies, l’élite dei fanati-
impossibile produrre un cioccolato meravi- le. Sarà questo tipo di etica, e non il riiuto ci del cibo. L’informazione principa-
glioso come quello lavorato in conca per 72 di ogni innovazione, a permetterci di crea- le che possiamo trarre dal suo lavoro
ore. E nessuna casalinga potrà mai prepara- re una varietà di cucine moderne e adatte è che la nostra specie non ha mai
re una salsa di soia buona come quella indu- ai nostri tempi. u bt avuto un modo sostenibile di ali-
striale. Non dimentichiamo che l’attuale mentarsi. Ma questo non signiica
popolarità dei piatti italiani deve molto alla L’AUTRICE che dovremmo smettere di cercarne
disponibilità e alla conservazione di due Rachel Laudan è una storica britannica uno o che le monocolture e l’uso di
prodotti che anche i puristi adorano: la pa- dell’alimentazione. Ha scritto Cuisine and composti chimici in agricoltura sia-
sta industriale di alta qualità e i pomodori in empire: cooking in world history (University no la risposta migliore. u as
scatola. Invece di disprezzarli, dovremmo of California Press 2013)

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