Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n.
649004
L’OSSERVATORE ROMANO
Anno CLVI n. 6 (47.141)
.
Terrore sul Mar Rosso
IL CAIRO, 9. Torna il terrore sul Mar
Rosso. Un hotel di Hurghada, la
perla balneare egiziana sulla costa
continentale del Mar Rosso, è stato
colpito ieri da un attacco che il mi-
nistero dell’Interno del Cairo ha de-
finito una rapina sventata, ma che i
media considerano un fallito attenta-
to suicida.
Il bilancio finale fornito dalle au-
torità locali è di tre turisti feriti (due
anziani di nazionalità austriaca e un
giovane svedese), e due assalitori uc-
cisi. «Entrambi avevano armi bian-
che» ha riferito il ministero, preci-
sando che «sconosciuti si sono infil-
trati venerdì sera nell’hotel Bella Vi-
sta di Hurghada attraverso il risto-
rante che dà sulla strada e hanno
minacciato gli ospiti dell’hotel con
armi bianche».
Molto diversa la ricostruzione dei
media. Secondo Al Arabiya, uno de-
gli assalitori del resort aveva una
cintura esplosiva, fatta brillare dalle
forze di sicurezza. La Bbc in arabo
cita testimoni secondo i quali i terro-
risti urlavano e avevano la bandiera
nera del cosiddetto Stato islamico
(Is). Oltre ai due neutralizzati, ci sa-
rebbe anche un terzo uomo riuscito
a fuggire per mare, da dove sarebbe
venuto il commando (come nel san-
guinoso attacco al resort di Sousse,
in Tunisia). Per questo la città è sta-
ta blindata dalle forze di sicurezza.
L’hotel si trova nella centralissima
Sheraton Road ed è noto per essere
frequentato quasi esclusivamente da
turisti del nord Europa e russi.
Il ministro del Turismo egiziano,
Hisham Zaazou, si è recato oggi a
DAMASCO, 9. Non c’è pace a Mada-
ya, la città assediata da sei mesi dal-
le forze governative siriane che com-
battono i ribelli. Scarseggiano i ge-
neri di prima necessità e molte per-
sone muoiono di fame. La gravità
della situazione è confermata anche
dalla Caritas internazionale, che ieri
ha ricordato come «la situazione di
Madaya sia frutto di un terribile
conflitto che dura ormai da cinque
anni. La guerra ha distrutto tutto il
Paese, ci sono oltre otto milioni di
persone che sono sfollate e quattro
milioni che si sono rifugiate fuori il
Paese» ha detto Michel Roy, segreta-
rio dell’organizzazione.
Intanto il Governo siriano ha au-
torizzato l’ingresso di aiuti nell’area,
ma la situazione resta comunque
problematica. Secondo quanto riferi-
scono i vertici del World Food Pro-
gramme (Wfp), un’agenzia
dell’Onu, se vi saranno le necessarie
garanzie di sicurezza i primi camion
contenenti aiuti alimentari potrebbe-
ro arrivare il prossimo 11 gennaio.
Fonti delle principali agenzie umani-
tarie impegnate nella zona afferma-
no che le condizioni di Madaya so-
no «spaventose» e che sarà comun-
que difficile fornire il necessario per
un primo soccorso.
Dal luglio scorso la zona di Ma-
daya è assediata dalle forze governa-
tive. L’area è teatro di una «incredi-
bile tensione» dice un rappresentan-
te del Wfp, dato che «ci stiamo
muovendo lungo zone del fronte» e
«dobbiamo verificare che non vi sia-
no rischi». Sebbene manchino cifre
aggiornate sul numero delle vittime
a Madaya, fonti di Medici senza
frontiere (Msf) riferiscono che dal
y(7HA3J1*QSSKKM( +]!z!#!#!"!
L’incontro tra Pasolini e Madre Teresa
Un occhio dolce
che dove guarda vede
ISABELLA FARINELLI
GIORNALE QUOTIDIANO
Neutralizzato dalle forze di sicurezza l’assalto a un resort di Hurghada
Secondo i media si è trattato di un’azione di matrice jihadista
L’hotel attaccato (Reuters)
Hurghada per visitare i turisti rima-
sti feriti nell’attacco di ieri sera. Se-
condo Zaazou, l’aggressione è stato
un tentativo di rapina a mano arma-
ta e non un attacco terroristico. «In
ogni caso — ha affermato il ministro
— tali incidenti possono avere conse-
guenze estremamente negative per il
turismo egiziano e vanificare tutti gli
sforzi delle autorità per attirare i tu-
risti stranieri nel Paese». Mi pare —
Allarme di Caritas e Onu per le condizioni di vita nella città siriana assediata
Madaya senza pace
primo dicembre scorso sarebbero
morte di fame almeno 23 persone,
ricoverate per malnutrizione in
cliniche di emergenza. Funzionari
delle Nazioni Unite parlano di
testimonianze ritenute «credibili» di
persone morte di fame e di altre
uccise mentre cercavano di fuggire
dall’area. Inoltre, con l’arrivo
dell’inverno le condizioni sono peg-
giorate.
A oggi in Siria fino a 4,5 milioni
di persone vivono in aree contese e
difficili da raggiungere per le agen-
zie umanitarie; almeno 400.000 per-
sone si trovano in quindici diverse
località sotto assedio, in condizioni
di estrema necessità.
Il dialogo tra le religioni nel primo video del Papa per l’Apostolato della preghiera
di MARCELO FIGUEROA
a rete mondiale dell’Apostola-
L to della preghiera, che svolge
da tempo un vasto compito di
diffusione delle intenzioni mensili
del Pontefice, ha aggiunto una novi-
tà significativa con il video del Pa-
pa. Il primo della serie, diffuso nella
festa dell’Epifania, contiene, oltre ai
punti centrali del suo messaggio, se-
gni importanti e impronte molto
personali.
Non è un caso che la prima in-
tenzione sia a favore del dialogo tra
le religioni. Francesco lo considera
un carisma speciale del suo pontifi-
cato. Ha la certezza che siamo tutti
figli di Dio, certezza fondata sul
racconto biblico della creazione che
dice: «Dio creò l’uomo a sua imma-
gine e somiglianza» (Genesi, 1, 27).
Da lì invita tutti a diffondere, a pre-
A PAGINA 5 gare e a collaborare con questa cau-
Unicuique suum
Città del Vaticano
ha aggiunto — «che sia un po’ un la-
voro da dilettanti che qualcuno vuo-
le far passare come parte di un pia-
no terroristico. Se qualcuno volesse
davvero creare un terribile incidente,
non userebbe un coltello».
Il Governo del presidente Abd Al
Fattah Al Sisi sta cercando di tu-
telare l'immagine del settore turistico
egiziano in particolare dopo l’ab-
battimento nell'ottobre scorso del jet
I primi camion con gli aiuti cercano di dirigersi verso Madaya (Afp)
Un carisma speciale
sa che in Kenya ha definito «essen-
ziale», certo «non un lusso» né
«qualcosa di aggiuntivo o di opzio-
nale».
Su questo si fonda l’incontro tra
le religioni, non su una qualsiasi
ideologia. E per questo diviene uno
strumento invincibile dinanzi a
quello armato dei sistemi religiosi
fondamentalisti. Questi cercano di
giustificare la guerra, la morte e la
violenza utilizzando il nome di un
dio che si vuole deformare, manipo-
lare e uniformare. Francesco presen-
ta una teologia che va oltre: quella
di un Padre amorevole che, padre di
tutti, cerca e si lascia trovare, nelle
diverse forme di pensiero e nella ric-
chezza della diversità di fede. Perciò
il dialogo sincero è contrario al con-
fronto “religioso”, perché comporta
la pace e la giustizia.
Gesù portò con sé i suoi amici
galilei, e tra i sommi sacerdoti di
Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
russo partito da Sharm El Sheikh e
diretto a San Pietroburgo, abbattuto
da un missile sulle alture centrali del
Sinai. Un incidente nel quale sono
morte tutte le 224 persone a bordo.
Proprio ieri il network di propa-
ganda dell’Is aveva rivendicato gli
spari di giovedì contro un bus di
turisti israeliani nei pressi delle
Piramidi a Giza. E sempre miliziani
del cosiddetto Stato islamico ave-
vano rivendicato giovedì scorso la
paternità del sabotaggio, nel nord
del Sinai, del gasdotto verso la Gior-
dania.
Secondo molti media egiziani, tut-
tavia, uno o due degli attentatori
aveva indosso una cintura esplosiva.
La notizia non è stata però confer-
mata dalle autorità del Cairo che,
anche in occasione dell’attacco a un
bus di turisti israeliani conclusosi
per fortuna senza vittime, si sono li-
mitate a definire l’accaduto “un rea-
to” commesso da un gruppo di 15
persone che hanno lanciato fuochi
d’artificio e petardi contro agenti
della sicurezza di guardia davanti
all’hotel Tre Piramidi a Giza.
Nel frattempo, un altro episodio
di terrorismo si è verificato questa
mattina sempre in Egitto: un colon-
nello della polizia responsabile della
gestione del traffico in un quartiere
del Cairo e un altro agente sono sta-
ti uccisi da uomini armati che hanno
aperto il fuoco contro la loro vettu-
ra. Come riferisce l’agenzia ufficiale
Mena, l’attacco è stato compiuto a
Giza, circoscrizione sud-est dell’area
metropolitana della capitale, davanti
all’abitazione dell’ufficiale.
Gerusalemme li si riconosceva per il
loro modo di parlare. Il video del
Papa ha proprio questo segno. Dei
quattro rappresentanti delle diverse
confessioni che vi partecipano, tre
sono argentini e si sente da come
parlano. Questo è in sintonia con
un’altra caratteristica fondamentale
di Papa Bergoglio: la sua coerenza.
La sua instancabile e costante dedi-
zione al dialogo tra le religioni è
qualcosa che porta nel cuore e
un’azione che svolge da almeno due
decenni, quando era a Buenos
Aires.
Noi che continuiamo sulla stessa
via da queste latitudini dobbiamo ri-
conoscere che siamo figli e debitori
della sua guida. Ecco perché, guar-
dando il video, da una parte ricordo
gli incontri di preghiera interreligio-
si in Argentina, e dall’altra i racconti
evangelici di Gesù che portava con
sé a pregare sul monte della Trasfi-
Uccisi altri due palestinesi
Non si ferma la violenza
in Terra santa
Agenti delle forze di sicurezza israeliane durante un’operazione nel nord (Ansa)
TEL AVIV, 9. Non si ferma l’ondata
di violenza che da mesi insanguina
la Terra santa. Due palestinesi, se-
condo quanto comunicato
dall’esercito israeliano, sono stati
uccisi oggi mentre tentavano di at-
taccare con dei coltelli alcuni sol-
dati israeliani presso un checkpoint
a Bekaot, nelle immediate vicinan-
ze di un insediamento ebraico in
Cisgiordania. L’episodio è avvenu-
to all’alba, a nord della valle del
Giordano, ed è solo l’ultimo di una
lunga serie di aggressioni iniziata
lo scorso settembre.
Da allora sono morti ventuno
israeliani, un cittadino americano e
un eritreo. Tutti aggrediti con col-
telli, investiti da auto o coinvolti in
sparatorie. La reazione delle forze
di sicurezza e dei civili israeliani
armati ha determinato la morte di
139 palestinesi, ottanta dei quali de-
finiti dalle autorità come «aggres-
sori». Altri palestinesi sono invece
deceduti a seguito degli scontri con
l’esercito e la polizia israeliana.
L’escalation di violenza deriva so-
prattutto — secondo l’opinione di
molti analisti — dal fallimento del
negoziato di pace sponsorizzato
dagli Stati Uniti e dal concomitan-
te aumento degli insediamenti di
coloni ebrei nei Territori palestinesi
in Cisgiordania.
Nel frattempo, la polizia israelia-
na ha annunciato ieri che Nashat
Melhem, responsabile dell’attentato
di una settimana fa a Tel Aviv, è
stato ucciso nel corso di uno scon-
tro a fuoco. «Il terrorista — si legge
in un comunicato — è stato rintrac-
ciato in un edificio di Arara, nel
Nord di Israele. È uscito dall’edifi-
cio sparando verso le forze di sicu-
rezza, è stato colpito e ucciso». Il
ministro della Difesa israeliano,
Moshe Yaalon, ha riferito che
dall’analisi del computer di Me-
lhem sono risultate «simpatie per
gurazione o su quello degli Ulivi i
suoi tre migliori amici.
Francesco è un Papa che di conti-
nuo invita a pregare con lui. Questa
caratteristica del suo ministero come
successore di Pietro ha sorpreso fin
dal suo primo saluto appena eletto.
Chiedere a un popolo di pregare
per lui benedicendolo e la frase ri-
petuta da una vita «pregate per me»
sono segni chiari. Non parole o at-
teggiamenti retorici, ma richieste ge-
nuine, sentite e profonde. Nel video
ci invita a pregare «con lui». Fran-
cesco crede profondamente nel po-
tere della preghiera unita. Nella sua
ultima frase mostra la sua fiducia
sincera nel fatto che molti lo accom-
pagneranno in questa fondamentale
pratica spirituale. Lo faremo in in-
tenzione e azione a partire dalla no-
stra religiosità? Voglia il Dio dello
shalom, della pace e del salam che
così sia.
domenica 10 gennaio 2016
l’Is». Il padre, un fratello e altri
due parenti del killer sono in pri-
gione da cinque giorni.
Intanto, si registra un nuovo at-
to di vandalismo anticristiano. Co-
me riferisce il Patriarcato latino di
Gerusalemme, sconosciuti sono en-
trati nel cimitero della casa salesia-
na di Beit Gemal, distruggendo le
croci poste su diverse tombe. Al
momento non ci sono rivendicazio-
ni. La polizia ha aperto un’inchie-
sta. I fatti risalgono alla metà di
dicembre. Una profanazione simile
— stando a un comunicato dei sale-
siani — era già avvenuta il 27 set-
tembre del 1981.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha ricevuto
questa mattina in udienza
l’Eminentissimo Cardinale
Marc Ouellet, Prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha ricevuto
questa mattina in udienza
l’Eminentissimo Cardinale
Ricardo Ezzati Andrello, Ar-
civescovo di Santiago de
Chile, Presidente della Con-
ferenza Episcopale del Cile;
con le Loro Eccellenze i
Monsignori Alejandro Goić
Karmelić, Vescovo di Ranca-
gua, Vice Presidente, e Cri-
stián Contreras Villarroel, Ve-
scovo di Melipilla, Segretario
Generale.
Il Santo Padre ha ricevuto
questa mattina in udienza
Padre Adolfo Nicolás Pa-
chón, Preposito Generale
della Compagnia di Gesù
(Gesuiti), con Padre Mauro
Jöhri, Ministro Generale
dell’Ordine Francescano dei
Frati Minori Cappuccini,
Presidente dell’Unione dei
Superiori Generali (U.S.G.).
Il Santo Padre ha ricevuto
questa mattina in udienza
l’Onorevole Nicola Zingaret-
ti, Presidente della Regione
Lazio.
Nomina
di Vescovo Ausiliare
Il Santo Padre ha nomina-
to Ausiliare di Porto (Porto-
gallo) il Reverendo António
Augusto de Oliveira Azeve-
do, Rettore del Seminario
Maggiore di Porto, assegnan-
dogli la Sede titolare vescovi-
le di Cemeriniano.
pagina 2
La lunga notte di Colonia
tra indagini e polemiche
BERLINO, 9. «Ritiro anticipato».
Con questa breve formula, il capo
della polizia di Colonia, Wolfgang
Albers, 60 anni, ha pagato l’ineffi-
cienza, il caos e le polemiche. Ciò
nonostante, quanto accaduto la not-
te della fine dell’anno a Colonia e in
altre città continua a far discutere. E
lo fa su molti piani: da quello politi-
co, sul quale la vicenda si lega inevi-
tabilmente al dossier immigrazione,
a quello culturale e sociale, toccando
da vicino questioni cruciali come
l’integrazione, la libertà e il rispetto
delle donne.
Resta ancora molto da chiarire: si
è trattata di semplice criminalità lo-
cale o c’era un piano comune dietro
le azioni segnalate a Colonia, Stoc-
carda, Düsseldorf, in Svezia e in altri
Paesi? In quale misura la vicenda è
stata o rischia di essere strumentaliz-
zata per fini politici? Perché la poli-
zia non si è accorta di nulla o ha mi-
nimizzato (fino addirittura a rifiutare
l’offerta di rinforzi presentata dal
presidio di Duisburg)? I fatti, per
quanto riguarda Colonia, dicono che
nella notte di capodanno almeno
duecento persone nella zona tra la
stazione centrale e la cattedrale han-
no subito furti, lesioni e nella mag-
gior parte dei casi molestie sessuali.
Due donne sono state stuprate. Più
di duecento le denunce presentate
alla polizia. Gli agenti federali han-
no individuato 31 responsabili: 9 al-
gerini, 5 iraniani, 8 marocchini, 4 si-
riani, un iracheno, un serbo, uno
statunitense e due tedeschi. Ventidue
i richiedenti asilo. Nessuno è inda-
gato per reati a sfondo sessuale. La
polizia locale ha invece fermato 19
persone, tra le quali vi sarebbero —
stando alle prove raccolte dai cellu-
lari, di cui parla la stampa tedesca —
anche presunti responsabili di mole-
stie chiaramente sessuali. Non ci so-
no state però accuse concrete e così
molti dei fermati sono tornati ieri
pomeriggio a piede libero.
La vicenda, come accennato, ha
suscitato numerose polemiche. Il
Governo tedesco ha parlato di crimi-
nalità, e non di un problema legato
ai profughi. Il cancelliere Angela
Merkel ha parlato oggi di «azioni
criminali disgustose con donne at-
Sulla gestione dell’emergenza immigrazione
L’Ue cerca il sostegno turco
BRUXELLES, 9. Inizia domani, do-
menica, la missione del vicepresi-
dente della Commissione Ue, Frans
Timmermans, in Turchia per cerca-
re di raggiungere insieme ad Anka-
ra un piano d’azione comune sui
profughi. Una missione giudicata
dagli analisti della massima impor-
tanza per arrivare a soluzioni effica-
ci nella gestione dell’emergenza nel
Mediterraneo e nei Balcani. «Nelle
ultime due settimane gli arrivi di
profughi sono rimasti relativamente
alti» ha dichiarato di recente Tim-
mermans. «Dobbiamo fare di più. I
primi risultati sono incoraggianti
ma siamo ancora lontani».
La Turchia ha ripristinato ieri il
regime dei visti per i siriani in arri-
vo nel suo territorio per via aerea o
marittima. Restano esclusi dalla mi-
sura — dicono i media locali — i ri-
fugiati che arrivano attraverso il
confine terrestre. Finora i siriani
potevano entrare in Turchia senza
visto preventivo e restarci legalmen-
te per un massimo di novanta gior-
ni nell’arco di sei mesi. La decisio-
ne rientra tra le iniziative prese da
Ankara dopo i primi negoziati con
Bruxelles per limitare il flusso di si-
riani in arrivo.
Aumentano intanto le malattie
tra i migranti nei campi profughi
dei Balcani, dove il freddo sta rag-
giungendo picchi di meno undici
L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO
Unicuique suum Non praevalebunt
Città del Vaticano
ornet@ossrom.va
www.osservatoreromano.va
Dopo le violenze rimosso il capo della polizia
Agenti di fronte alla cattedrale di Colonia (Ansa)
Gli inquirenti temono un attentato
Alta in Belgio
l’allerta terrorismo
BRUXELLES, 9. Resta alta l'allerta
terrorismo in Belgio. Lo stato di
allerta a livello tre (su una scala di
quattro gradi) è stato prolungato
dopo il ritrovamento in un appar-
tamento di Bruxelles, nel sobbor-
go di Schaerbeek, di tracce di
esplosivo e delle impronte digitali
di Salah Abdeslam, principale lati-
tante ancora ricercato in relazione
agli attacchi terroristici del 13 no-
vembre scorso a Parigi.
Il procuratore federale Frédéric
van Leeuw aveva comunque già
gradi. L’allarme, riportato dal sito
della Bbc, è stato lanciato dalle as-
sociazioni Medici Senza Frontiere e
International Medical Corps (Imc),
secondo cui sono le patologie respi-
ratorie ad aumentare più delle altre.
Le situazioni critiche, spiegano le
ong, sono ai confini della Serbia
con la Macedonia a sud e con la
Croazia a nord.
Nel frattempo, prosegue il dibat-
tito politico in Europa sulle moda-
lità di gestione dei profughi. Ricol-
locamenti, registrazioni e rimpatri
sono i temi chiave. «Il numero dei
migranti extracomunitari nell’Unio-
ne europea è ora assolutamente
troppo alto, dobbiamo ridurne il li-
vello. E poi, la Germania e la Ue
devono essere molto chiare: chi non
osserva le nostre leggi e tradizioni
culturali» perde il diritto di restare
qui. Questa l’opinione espressa da
Manfred Weber, presidente del
gruppo del Partito popolare euro-
peo all’Europarlamento. «Dobbia-
mo cambiare le leggi tedesche ed
europee perché questo sia assicura-
to». Per l’Europa — ha aggiunto
l’esponente popolare — «è venuto il
momento di agire, e non più di
parlare, con tutte le misure per il
Mediterraneo che abbiamo delibe-
rato già nel 2015, e che ora dobbia-
mo mettere in atto».
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
L’OSSERVATORE ROMANO
indicato il 15 gennaio prossimo co-
me scadenza del periodo poten-
zialmente più critico, seppure sul
piano simbolico, coincidendo con
il primo anniversario dello sman-
tellamento della cellula jihadista di
Verviers, presso Liegi.
Secondo le ricostruzioni, il ven-
tiseienne Salah Abdeslam, che nel
frattempo avrebbe riparato in Si-
ria, aveva preso in affitto l’appar-
tamento da un individuo sospetta-
to di complicità, attualmente in
custodia. L'abitazione era una sor-
ta di covo-laboratorio, dove i
membri della cellula jihadista gui-
data da Abdelhamid Abaaoud
avevano fabbricato le cinture
esplosive poi usate nella capitale
francese.
Nel frattempo, l’Ocam, il centro
di coordinamento anti-terrorismo
che dipende dai ministeri della
Difesa e dell’Interno belgi, ha av-
vertito che il pericolo di un atten-
tato rimane «possibile e verosimi-
le» sull’intero territorio nazionale.
Per l’aumento del prezzo del biglietto di bus e metropolitana
Violente proteste a San Paolo
BRASILIA, 9. Almeno diciassette
persone sono state arrestate ieri a
San Paolo, la più grande città del
Brasile, durante le manifestazioni
di protesta contro l’aumento delle
tariffe del servizio di trasporto
pubblico. Il dipartimento della
Pubblica sicurezza della metropoli
ha riferito che gruppi di facinoro-
si, tra i circa tremila manifestanti
che sfilavano pacificamente, hanno
cominciato a tirare pietre e bastoni
contro la polizia, ferendo tre agen-
ti, spaccando vetrine di negozi e
banche e incendiando almeno tre
autobus. La polizia ha reagito con
lacrimogeni e getti d’acqua per di-
sperdere la folla di dimostranti.
Da ieri, il biglietto di bus e metro-
politana è aumentato di otto cen-
tesimi. Simili proteste, ma meno
violente, ci sono state a Rio de Ja-
neiro e a Belo Horizonte.
Servizio vaticano: vaticano@ossrom.va
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
Servizio internazionale: internazionale@ossrom.va
Servizio culturale: cultura@ossrom.va
Servizio religioso: religione@ossrom.va
Editrice L’Osservatore Romano
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
photo@ossrom.va www.photo.va
La cattura di El Chapo (Ansa)
taccate e molestate». E ha annuncia-
to che «vanno cambiate le leggi, che
siano più dure, e poi vanno effetti-
vamente applicate». I rifugiati con-
dannati «saranno espulsi». E oggi
Colonia è blindata a causa di due
manifestazioni contrapposte.
In Europa il clima è molto teso e
questo fa capire come le questioni
sul tavolo non riguardino solo e sol-
tanto la sicurezza e la fiducia nelle
forze dell’ordine, ma soprattutto l’in-
tegrazione e il rispetto. Su questo
piano, il fronte è spaccato tra coloro
che minimizzano la portata degli
eventi e la drammaticità delle violen-
ze contro le donne, e coloro che in-
vece pretendono, strumentalizzando
l’accaduto, interventi massicci e di-
scriminatori contro i rifugiati. Come
dimostra il caso del leader del parti-
to xenofobo Pvv (Partito per la li-
bertà), Geert Wilders, che in una
lettera aperta al premier olandese
Mark Rutte ha commentato i fatti
della notte di San Silvestro parlando
di «terrorismo e jihad sessuale» e ha
invitato a «chiudere subito i confi-
ni» del Paese.
Annunciata dalla Casa Bianca
Task force
contro gli estremisti
WASHINGTON, 9. La Casa Bianca
ha annunciato la costituzione di
una nuova task force per combatte-
re il crescente fenomeno degli
estremismi violenti. «Gli orrendi
attacchi terroristici di Parigi e San
Bernardino hanno sottolineato la
necessità per gli Stati Uniti, per i
nostri partner internazionali e per
il settore privato di impedire al co-
siddetto Stato islamico (Is) di tro-
vare terreno fertile sul fronte del
reclutamento», ha precisato ieri se-
ra il portavoce del Consiglio nazio-
nale per la Sicurezza statunitense,
Ned Price.
D’altra parte, dopo i due palesti-
nesi arrestati per accuse legate al
terrorismo in Texas e California,
un poliziotto è rimasto gravemente
ferito ieri a Philadelphia, in Pen-
nsylvania, dai colpi di arma da fuo-
co sparati da un aggressore che ha
rivendicato fedeltà all'Is. L’aggres-
sore, un trentenne identificato con
il nome di Edward Archer, è stato
arrestato sul posto. Prima è riuscito
Una fase degli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine (Reuters)
Segreteria di redazione Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
fax 06 698 83675 Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
segreteria@ossrom.va
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Tipografia Vaticana Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
don Sergio Pellini S.D.B. info@ossrom.va diffusione@ossrom.va
direttore generale Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
Sei mesi fa la rocambolesca evasione in Messico
El Chapo
torna in manette
CITTÀ DEL MESSICO, 9. A sei mesi
dalla fuga dal carcere, Joaquín
Guzmán Loera — meglio conosciu-
to con lo pseudonimo di El Chapo
— il boss del cartello di Sinaloa,
considerato il più ricco e potente
narcotrafficante del mondo, è stato
catturato ieri da uomini della mari-
na militare messicana a Los Mo-
chis, una cittadina sotto il controllo
della sua organizzazione criminale.
Lo ha confermato il presidente,
Enrique Peña Nieto, che sul social
a sparare 13 colpi con un’arma ru-
bata contro il veicolo su cui si tro-
vata l’agente.
Nell’interrogatorio, l’uomo «ha
dichiarato la sua fedeltà all’Is e che
questa è la ragione per cui è stato
chiamato ad agire». L’agente ferito
è Jess Hartnett, 33 anni, ricoverato
in un ospedale locale; è stato colpi-
to al braccio sinistro. Harnett era
in uniforme e dentro il veicolo del-
la polizia quando l’aggressore ha
cominciato a sparare avvicinandosi
sempre più. L’attacco è avvenuto a
poco più di un mese dalla strage
compiuta da un pakistano e sua
moglie, entrambi seguaci dell’Is,
che, a San Bernardino, in Califor-
nia, hanno ucciso 14 persone e ne
hanno ferite più di venti. Un atten-
tato — riferiscono i media statuni-
tensi — che gli inquirenti hanno le-
gato all’estremismo islamista.
L’allerta terrorismo resta alta in-
tanto anche a New York e in molte
altre città.
Concessionaria di pubblicità
Il Sole 24 Ore S.p.A.
System Comunicazione Pubblicitaria
Ivan Ranza, direttore generale
Sede legale
Via Monte Rosa 91, 20149 Milano
telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214
segreteriadirezionesystem@ilsole24ore.com
domenica 10 gennaio 2016
network Twitter ha scritto: «Mis-
sione compiuta!».
La fuga di El Chapo dal carcere
di massima sicurezza di El Altipla-
no nel luglio scorso, infatti, aveva
causato un forte imbarazzo al Go-
verno di Peña Nieto a causa delle
evidenti complicità che il boss ha
avuto nel realizzare una evasione
rocambolesca, attraverso un tunnel
sotterraneo lungo un chilometro e
mezzo. Il presidente, in un breve
intervento televisivo, ha detto che
la cattura di Guzmán Loera rap-
presenta «un orgoglio per l’intera
Nazione», nonché «un trionfo per
lo Stato di diritto», che dimostra
«come le istituzioni dispongano
delle capacità necessarie per affron-
tare chi minaccia la tranquillità dei
messicani». Ed ha rivendicato i
successi nella lotta ai leader dei
narcos: con El Chapo sono infatti
98 i criminali più ricercati assicura-
ti alla giustizia su 122.
Secondo le prime ricostruzioni
dei fatti, El Chapo è stato cattura-
to dagli agenti al termine di un
violento scontro a fuoco con gli
uomini del boss, cinque dei quali
sono morti nella sparatoria. Anche
un militare è rimasto ferito.
Nell’operazione, hanno riferito fon-
ti ufficiali, sono stati sequestrati
quattro veicoli, due dei quali blin-
dati, otto armi lunghe, un lancia-
razzi e una ingente quantità di dol-
lari in contanti.
Il dipartimento antidroga degli
Stati Uniti, la Drug Enforcement
Administration (Dea), si è dichiara-
to «estremamente soddisfatto» per
la cattura del boss. «Ci congratu-
liamo con il Governo messicano e
rendiamo omaggio al coraggio che
questa cattura ha comportato» si
legge in un post su twitter.
Anche nel 2001 El Chapo era
scappato da un altro carcere di
massima sicurezza, quello di Puen-
te Grande, nello Stato di Jalisco,
dove stava scontando una pena a
venti anni di reclusione.
Confronto politico
teso
in Venezuela
CARACAS, 9. Sta assumendo con-
torni sempre più tesi il confronto
in Venezuela tra Governo e opposi-
zione, che vincendo le legislative
del 6 dicembre controlla il Parla-
mento. Appena insediato, il nuovo
presidente dell’Assemblea, l’espo-
nente dell’opposizione Henry
Ramos, ha ordinato la rimozione
dei ritratti di Hugo Chávez e
dell’attuale capo dello Stato,
Nicolás Maduro, nonché quelli —
realizzati di recente — dell’eroe na-
zionale, Simón Bolívar. Dal canto
suo, Maduro ha denunciato che
questo «grave oltraggio fa parte di
un preciso piano per alimentare
con odio lo spirito della Nazione,
alla ricerca di uno scontro che giu-
stifichi l’intervento in Venezuela di
una coalizione di Paesi capeggiata
dagli Stati Uniti».
Aziende promotrici della diffusione
Intesa San Paolo
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Banca Carige
Società Cattolica di Assicurazione
Credito Valtellinese
domenica 10 gennaio 2016
Tra forze lealiste e ribelli huthi
Cruenti scontri
nello Yemen
SANA’A, 9. Si intensificano i combat-
timenti nello Yemen. Le truppe lea-
liste del presidente Abd Rabbo
Mansour Hadi hanno conquistato
dopo cruenti scontri una città por-
tuale nel nord-ovest del Paese, con-
trollata finora dai ribelli huthi.
Il generale Adel Al Qumairi, co-
mandante della quinta regione mili-
tare, ha affermato: «Abbiamo il
completo controllo della città e del
porto di Midi, compreso il suo sto-
Sostegno Ue
al Governo
di riconciliazione
libico
TUNISI, 9. L’alto rappresentante
per la Politica estera e di sicurez-
za comune dell’Ue, Federica Mo-
gherini, ha espresso il sostegno
unanime di Bruxelles all’accordo
firmato il 17 dicembre dalle parti
libiche — sotto l’egida dell’O nu
— per la formazione di un Gover-
no di unità nazionale. «L’Europa
è qui per mostrare che è unita
nel sostegno agli sforzi» volti ad
attuare l’accordo concluso in Ma-
rocco, ha affermato il capo della
diplomazia europea da Tunisi,
dopo aver incontrato il premier
libico designato Fayez Al Sarraj.
Mogherini ha detto che l’unica
risposta al cosiddetto Stato isla-
mico (Is) è «l’unità della Libia
nella lotta al terrorismo»,
un’azione le cui modalità «devo-
no essere decise e portate avanti
in primo luogo da libici», con il
«sostegno che l’Ue può dare in
futuro al Governo dal punto di
vista della sicurezza».
Il rappresentante europeo ha
poi incontrato i membri del dia-
logo politico, ma prima ha avuto
due colloqui separati con i vice-
presidenti dei Parlamenti di Tri-
poli (Salah Makhzoum) e To-
bruk (Emhemed Shoaib) che fir-
marono l’accordo di unità nazio-
nale in Marocco. La serie di in-
contri si è conclusa con l’inviato
speciale dell’Onu per la Libia,
Martin Kobler.
A conferma dell’insicurezza
che regna nel Paese, il premier li-
bico Al Sarraj è stato costretto ie-
ri sera, dopo la visita a Zliten
colpita dal tragico attentato di
due giorni fa, a modificare il per-
corso tra la città e l’aeroporto di
Misurata, causando un ritardo
nel programma del convoglio
presidenziale. Lo ha detto oggi
lo stesso Al Sarraj in una telefo-
nata con il ministro degli Esteri
italiano, Paolo Gentiloni, smen-
tando l’ipotesi di un attentato
terroristico avanzata in preceden-
za dall’agenzia egiziana Mena.
Missionaria
rapita
nel Mali
BAMAKO, 9. Una missionaria
svizzera, Beatrice Stockly, è stata
rapita ieri a Timbuctù, nel nord
del Mali, da un gruppo di uomi-
ni armati. Lo riferiscono i media
svizzeri, citando fonti dell’eserci-
to di Bamako. Stockly, originaria
di Basilea, era già stata rapita
nell’aprile del 2012 da fonda-
mentalisti islamici sempre a
Timbuctù. Venne liberata dieci
giorni dopo grazie alla mediazio-
ne delle autorità del Burkina Fa-
so. Nel Mali, ex colonia francese,
è in corso da anni una sanguino-
sa guerra civile. Dal 2011 sono in
ostaggio di gruppi islamisti, do-
po essere stati rapiti nel nord, un
cittadino svedese e un sudafrica-
no. Nel dicembre scorso, i rapito-
ri hanno diffuso alcuni video dei
due ostaggi.
Soldato sudcoreano nella zona smilitarizzata
al confine tra le due Coree (Afp)
rico castello» sul Mar Rosso. I ri-
belli huthi hanno in passato utiliz-
zato questo strategico porto per fare
giungere armi alle loro roccaforti
nel nord dello Yemen.
Intanto, mentre la coalizione gui-
data da Riad che sostiene le truppe
lealiste ha intensificato i raid nel
Paese, colpendo obiettivi dei ribelli
anche nella capitale Sana’a, gli hu-
thi dal canto loro hanno sparato
colpi di cannone contro il sud
dell’Arabia Saudita uccidendo tre
civili, tra cui un bambino.
Nel frattempo, lo Yemen ha in-
formato le Nazioni Unite di voler
revocare l’espulsione di un alto rap-
presentante dell’Onu per i diritti
umani, George Abu Al Zulof. Lo ha
annunciato l’ambasciatore yemenita
presso l’Onu, Khaled Alyemany, in
una lettera indirizzata al segretario
generale, Ban Ki-moon. Il Governo
yemenita — ha scritto — ha deciso di
«mantenere lo status quo» pur ci-
tando presunti «eccessi da parte
dell’ufficio del rappresentante
dell’Onu» che avrebbero condotto
alla richiesta di sostituzione.
Raid in Afghanistan e Pakistan
KABUL, 9. Si sono intensificati negli
ultimi giorni i raid contro le rocca-
forti dei fondamentalisti in Afghani-
stan e Pakistan. Almeno 20 sospetti
militanti islamisti sono stati uccisi
oggi in un attacco di un drone statu-
nitense sulla linea di confine tra i
due Paesi. Lo riferiscono fonti di in-
telligence locali. Da quanto si è ap-
preso le vittime appartengono al co-
Talebani pakistani arrestati dalla polizia di frontiera afghana (Reuters)
Appello dell’Onu alla calma
nella Repubblica Centrafricana
BANGUI, 9. Il rappresentante specia-
le delle Nazioni Unite per la Re-
pubblica Centrafricana, Parfait
Onanga-Anyanga, ha lanciato ieri
un appello per lo svolgimento paci-
fico del ballottaggio delle elezioni
presidenziali, che si terra il prossimo
31 gennaio. I due candidati che si
contenderanno la presidenza della
Repubblica sono Anicet Georges
Dologuelé e Faustin-Archange
Touadéra. In una nota, Onanga-
Anyanda ha invitato Dologuelé e
Touadéra a preparare «i loro mili-
tanti e simpatizzanti a una campa-
gna elettorale caratterizzata dalla
calma e dal senso civico». Il rappre-
sentante delle Nazioni Unite si è
augurato che anche al ballottaggio
prevalga lo «spirito di pace» che ha
caratterizzato fino a oggi la campa-
gna elettorale e il primo turno (il 31
dicembre scorso) delle presidenziali.
L’OSSERVATORE ROMANO
Dopo il quarto test atomico del regime di Pyongyang
Tensione tra le Coree
PYONGYANG, 9. La Corea del Nord torna a lanciare mi-
nacce di guerra dopo la ripresa da parte di Seoul della
campagna di propaganda contro Pyongyang in seguito
al suo quarto test nucleare. La propaganda nordcoreana
si alimenta di minacce di violenza ma — dicono gli ana-
listi — il Paese è anche molto sensibile alle critiche rife-
rite alla sua leadership che Seoul ha trasmesso ieri per
la prima volta da cinque mesi a questa parte. Secondo
Pyongyang, le trasmissioni di Seoul — diffuse con po-
Contro le roccaforti dei fondamentalisti dell’Is e dei talebani
siddetto Stato islamico (Is). Il raid è
avvenuto nel territorio della provin-
cia afghana di Nangarhar vicino alla
linea di frontiera che separa la regio-
ne pakistana di Khyber-Pakhtunkwa.
Il velivolo ha colpito un presunto
covo dei jihadisti. Altri sette insorti
sono rimasti feriti. Il distretto di
Achin, dove è avvenuto l’attacco del
velivolo, è noto per la presenza di
Il rappresentante speciale di Ban
Ki-moon, inoltre, ha invitato tutti al
«rispetto reciproco» e a usare per
ogni ricorso le vie legali nel caso si
verifichino delle irregolarità, chie-
dendo a tutti i militanti di partito di
rispettare i risultati che verranno an-
nunciati dall’Autorità nazionale del-
le elezioni (Ane). Onanga-Anyanga
ha poi ribadito che la missione delle
Nazioni Unite presente nel Paese
(Minusca) sarà al fianco delle auto-
rità di transizione e dell’Ane per ga-
rantire la sicurezza e il corretto svol-
gimento del secondo turno dell’im-
portante voto, che dovrebbe riporta-
re la pace e la stabilizzazione nel
Paese, tra i più poveri al mondo.
La Repubblica Centrafricana è
piombata nel caos politico-istituzio-
nale dopo il rovesciamento del pre-
sidente, François Bozizé, nel marzo
del 2013. Da allora ha conosciuto
una lunga guerra civile.
tenti altoparlanti nelle zone di confine — equivalgono a
un atto di guerra. In un editoriale pubblicato dall’agen-
zia di stampa ufficiale nordcoreana Kcna, il regime ha
difeso con forza il suo ultimo test nucleare. «La storia
dimostra che una forte deterrenza nucleare è l’unica
spada per contrastare l’aggressione straniera» scrive
Pyongyang, per la quale il test è stato un «grande even-
to» che ha fornito al Paese un mezzo potente per pro-
teggere i propri confini.
militanti del cosiddetto Stato islami-
co. La notizia non è tuttavia verifica-
bile in maniera indipendente in
quando l’area non è accessibile ai
media.
E almeno 30 sospetti militanti
islamisti sono stati uccisi ieri dalle
forze aeree pakistane nel distretto
tribale nord occidentale del Nord
Waziristan. Come riferiscono alle
Un economista
premier
del Burkina Faso
OUAGAD OUGOU, 9. L’economista
Paul Kaba Thieba è stato nomi-
nato primo ministro del Burkina
Faso. La nomina è avvenuta at-
traverso un decreto del presiden-
te, Roch Marc Christian Kaboré.
Thieba avrà il compito di forma-
re il nuovo Esecutivo. Con que-
sta nomina si mette fine al Go-
verno di transizione, composto
da 26 ministri, diretto dal colon-
nello Isaac Zida, che si è dimesso
il 28 dicembre scorso. Thieba è
sconosciuto al grande pubblico,
anche se ha ricoperto incarichi
importanti in vari organismi in-
ternazionali. Prima della nomina,
infatti, è stato amministratore de-
legato dell’Umeo, il Fondo di
stabilità finanziaria dell’Unione
economica e monetaria dell’Afri-
ca occidentale.
agenzie di stampa fonti militari loca-
li, i cacciabombardieri della Pakistan
Air Force (Paf) hanno bombardato
tre sospetti covi nella regione di
Datta Khel e nella valle di Shawal.
Dal giugno 2014 le forze militari
di Islamabad sono impegnate in una
campagna contro talebani e altri
gruppi ribelli islamisti nel nord-ovest
vicino al confine afghano. Nel corso
dell’operazione, battezzata Zarb e
Azb, sono stati uccisi circa 3.000 in-
sorti secondo le fonti militari. Le
aree tribali sono amministrate dal
Governo federale pakistano ma de
facto controllate dalle diverse tribù
pashtun. Le truppe pakistane hanno
ripreso il controllo del 90 per cento
del distretto dove sorgevano le roc-
caforti dei fondamentalisti.
Nel frattempo, però, non si ferma-
no le azioni terroristiche da parte dei
talebani. Almeno due poliziotti sono
stati uccisi e un altro ferito in un ag-
guato a Quetta, capoluogo della
provincia del Baluchistan, nel Paki-
stan meridionale. Lo ha reso noto ie-
ri la polizia locale.
L’attacco è avvenuto nell’area di
Multani Muhallah. Alcuni uomini
armati hanno aperto il fuoco contro
degli agenti che erano di guardia da-
vanti a una moschea durante la pre-
ghiera del venerdì. Gli assalitori so-
no scappati. Per ora non è giunta al-
cuna rivendicazione. La scorsa setti-
mana altri due poliziotti erano stati
uccisi da sempre a Quetta.
Emergenza sanitaria
africana
ABUJA, 9. Allarme sanitario in Afri-
ca. Un’epidemia di febbre lassa, en-
demica in molte Nazioni dell’Africa
occidentale, ha provocato la morte
di almeno quaranta persone in dieci
Stati confederali della Nigeria. «Ol-
tre ai deceduti, abbiamo altri 86 pa-
zienti nei nostri ospedali sospettati
di aver contratto questa malattia che
ha un tasso di mortalità del 43,2 per
cento», ha affermato il ministro del-
la Salute, Isaac Adewole, nel corso
di una conferenza stampa nella ca-
pitale, Abuja. Sette dei dieci Stati in
cui si è registrata la diffusione della
malattia si trovano nel Nord del
Paese, mentre gli altri tre sono si-
tuati nella parte meridionale. Il pri-
mo caso in assoluto è stato invece
diagnosticato, lo scorso novembre,
nello Stato settentrionale di Bauchi.
Il virus che provoca la febbre lassa
viene trasmesso all’uomo attraverso
il contatto con cibo o oggetti conta-
pagina 3
Il presidente
srilankese perdona
l’uomo che tentò
di ucciderlo
COLOMBO, 9. Ulteriore, importan-
te gesto di distensione nello Sri
Lanka. Il presidente, il riformista
Maithripala Sirisena, ha infatti
perdonato il ribelle tamil che nel
2005 tentò di ucciderlo. Attraverso
un decreto, Sirisena ha disposto il
condono della pena carceraria re-
stante nei confronti di Sivaraja Je-
niovan, un militante delle Tigri
per la liberazione dell’Eelam tamil
(Ltte), che appunto cercò di assas-
sinarlo quando era ministro dello
Sviluppo.
La misura è stata ufficializzata
in occasione del primo anniversa-
rio dell’insediamento di Sirisena
alla presidenza della Repubblica
del Paese del sudest asiatico. Nel
corso di una cerimonia svoltasi
nella capitale Colombo, il capo
dello Stato ha incontrato Jenio-
van, sostenendo che dieci anni di
carcere erano stati sufficienti ad
espiare l’errore commesso.
L’Ltte ha combattuto per oltre
trent’anni una sanguinosa lotta ar-
mata contro il Governo di Colom-
bo per rivendicare l’indipendenza
delle regioni nordorientali dell’iso-
la. Un conflitto che ha provocato
oltre centomila vittime.
Negoziati
tra Bruxelles
e New Delhi
NEW DELHI, 9. Riprenderanno il
18 gennaio prossimo a New Delhi
i negoziati commerciali tra India e
Unione europea. Come hanno re-
so noto fonti della delegazione
dell’Ue nella capitale indiana, le
trattative sull’accordo di libero
scambio (Fta), sospese lo scorso
agosto a causa di una disputa sul
divieto della vendita di circa sette-
cento medicinali indiani, possono
ora riprendere. Il divieto era stato
imposto da Bruxelles dopo che
erano state riscontrate irregolarità
nei test clinici condotti.
Lo sblocco delle trattative è sta-
to confermato dall’ambasciatore
dell’Unione europea a New Delhi,
Tomasz Kozlowski, in un’intervi-
sta al quotidiano economico «Bu-
siness Line». Il diplomatico ha
precisato che nonostante i conten-
ziosi le trattative non ricomince-
ranno da zero. Più in generale, è
dal 2012 che India e Ue non ten-
gono più i summit bilaterali a
causa di molteplici punti di attrito
su dazi doganali, liberalizzazione
dei servizi, tutela dei brevetti. Le
esportazioni indiane nell’Ue sono
scese del 4,5 per cento nel 2014-15,
mentre le importazioni sono dimi-
nuite del 2 per cento.
minati da feci o urine di animali. Si
stima che ogni anno questa grave
patologia provochi più di 5.000
morti in Africa occidentale. Nel
2002, la febbre lassa causò in Nige-
ria la morte di 112 persone. Emer-
genza sanitaria anche in Kenya, do-
ve almeno dieci persone sono morte
di colera in un campo di rifugiati
somali. Secondo quanto riferito da
Osman Yussuf Ahmed, dirigente
dell’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i
rifugiati, l’epidemia è iniziata a no-
vembre. Nel campo profughi di Da-
daab, nel nordest del Paese, vivono
circa 350.000 rifugiati e si teme che
il colera possa diffondersi molto ra-
pidamente. Altre mille persone
avrebbero infatti già manifestato i
primi sintomi. Il colera si trasmette
soprattutto a causa di precarie con-
dizioni igieniche, che nella zona so-
no state aggravate da settimane di
piogge intense.
pagina 4 L’OSSERVATORE ROMANO domenica 10 gennaio 2016

Fotografia scattata da London in Corea nel

1904 (tratta da «Jack London, le strade
dell’uomo. Fotografie, diari e reportage»,
a cura di Alessia Tagliaventi,
Editore Contrasto, 2015)

Nella definizione del cardinale Newman

essere gentiluomo significa mostrare
considerazione per gli altri
Parafrasi moderna
dell’amare il prossimo come se stessi

Ripubblicata la versione del 1918

L’evangelico galateo
di GIULIA GALEOTTI non mancano regole di stretta eti- avete una evidente difficoltà nella
chetta (come le indicazioni su come deambulazione. Nessuno si preoccu-
on è un caso se questa liberarsi di «materiali indesiderabi- pa di farvi passare per prime, se sie-

N antica versione del ga- li» finiti in bocca), ma c’è molto te una donna o una persona di una
lateo — scritta nel 1918, buon senso. E, soprattutto, molto certa età, nessuno ringrazia se fate
pubblicata inizialmen- rispetto per il prossimo. Ad esem- loro una cortesia o dopo un invito a
te in Inghilterra e ri- pio, una serie di regole concrete per cena. In pochi si preoccupano se ar- Il 12 gennaio 1876 nasceva lo scrittore statunitense Jack London
proposta ora da il Mulino (L’arte fare del matrimonio «un sodalizio rivano tardi («Siate puntuali al mi-

Non c’è più tempo

delle buone maniere, Bologna, 2015, felice, non un guinzaglio corto». nuto») o si scusano se vi hanno im-
pagine 105, euro 11) — si apre con Illuminanti sono, in particolare, pedito di muovervi (magari perché
una lunghissima citazione da uno le indicazioni in materia di educa- hanno lasciato l’auto in seconda fi-
scritto in cui il cardinale John zione dei figli, ambito ormai oggi la). Non è, solo, questione di buona

per il canto del cigno

Henry Newman dà una definizione
di gentiluomo. «Essere gentiluomo
significa mostrare considerazione
per gli altri, parafrasi moderna
dell’amare il prossimo come se stes-
si. Pressoché ogni condotta rispon-
quasi ignorato. «Molti genitori si
rendono conto solo tardi nella vita
delle enormi responsabilità che si
assumono con la procreazione», è
l’incipit del galateo in tema, che poi
si dilunga in una serie di riflessioni
creanza, né, solo, questione di gala-
teo. È questione di rispetto del-
l’altro.
D all’abbigliamento («Il buon gu-
sto, espressione delle buone manie-
re, si manifesta anche nell’abbiglia-
mento. È la considerazione per gli
altri e per i loro sentimenti, che in- di GABRIELE NICOLÒ dal chiaro sapore autobiografi- Nel successivo Zanna Bianca
duce alla conformità con certi modi co. È narrata — con una prosa l’ostilità nei riguardi del genere
sserva John Stein- insieme asciutta e avvincente — umano da parte di London ha

O
di vestire») al pettegolezzo («Un
contegno equanime vieta di dire alle beck nel romanzo la difficile vita di un marinaio un preciso riscontro anche sul
spalle di una persona ciò che non si To a God unkno- che, non lesinando sforzi, aspira piano narrativo: la maggior par-
ritiene di proferire a viso aperto. È wn: «I John sono a diventare scrittore. E così ogni te della storia, infatti, è scritta
buoni e cattivi, giorno su un foglio di carta se-
mai indifferenti. Se un bambino gna almeno cento parole nuove
indifferente ha questo nome, da imparare a memoria e sulla
Illuminanti le indicazioni non lo conserva. Diventa Jack». spalliera del letto — dove poggia A dieci anni ritagliava
in materia di educazione dei figli Tale curiosa affermazione è la la schiena intento a leggere e a articoli che denunciavano
più lontana dalla verità se si studiare — fissa piccole lance
ambito oggi quasi ignorato vuole conformarla al profilo del- acuminate perché lo tengano le disparità sociali
I bimbi sono propensi all’imitazione lo scrittore statunitense Jack sveglio gran parte della notte. E i soprusi a danno
London, di cui il 12 gennaio ri- Le ore di sonno, insomma, sono
Se vi comporterete bene corrono i 140 anni dalla nascita: ridotte al minimo indispensabi- dei più poveri
avrete piccoli educati e rispettosi sin da piccolo, infatti, si distinse le: tutto il tempo a sua disposi-
per un’acutissima sensibilità per zione deve essere consacrato alla
Se sarete maleducati, volgari ed egoisti tutto ciò che — a suo giudizio — formazione culturale. E quando
lo rivedrete fedelmente in loro era ingiusto e lesivo della digni- si innamorerà di Ruth — una ra- dal punto di vista degli animali.
tà della persona. gazza dell’alta borghesia, osses- L’autore non nasconde che an-
A dieci anni già distribuiva sionata dal «mito della rispetta- che il mondo animale è segnato
giornali per portare un po’ di bilità» — il fermo proposito di dalla violenza, spesso frutto
una regola aurea: seguitela e non vi denaro a casa: e non passava migliorare se stesso diventa in
dell’urgenza di sopravvivere. Ma
troverete a mal partito»), dall’ego- giorno in cui non ritagliasse ar- Martin ancora più ferreo. Ma la
è una violenza che impallidisce
centrismo («Evitate l’Io maiuscolo. ticoli che denunciavano le di- delusione che lo attende è quan-
se messa a confronto con quella
Scoprirete presto se siete davvero sparità sociali e i soprusi sui più to mai dolorosa: i suoi sogni di
gloria si infrangeranno contro che domina la cosiddetta «civil-
così importanti come ritenete di es- poveri. E prima di arrivare alla
sere. Se non lo siete, ma continuate un mondo ottuso e gretto, il suo tà umana».
maggiore età partecipò a mani-
a insistere in quella presunzione, la amore andrà in frantumi e quan- La sua vibrante polemica so-
festazioni in difesa dell’ambien-
vostra capitolazione sarà più peno- te: il dito accusatore era diretto do il successo arriverà, sarà trop- ciale pervade anche un’altra im-
dente alle buone maniere deriva dal incentrate di fatto attorno a un solo sa») alla comunicazione («Parlate in particolare contro alcune fab- po tardi. portante opera, The Iron Heel (Il
principio della considerazione per punto. «I bambini sono fortemente sempre pronunciando distintamente. briche di città statunitensi che Il protagonista infatti avrà tallone di ferro, 1909), in cui —
gli altri». propensi all’imitazione. Uno dei lo- Non smozzicate, barbugliate o bo- non solo sfruttavano i lavoratori già compreso la falsità dei valo- in una dimensione fantapolitica
Il valore del comportarsi bene sta ro maggiori intrattenimenti consiste fonchiate le parole, il vostro intento ma inquinavano anche l’aria ri borghesi cui aveva disperata- — viene descritta la presa di po-
tutto qui. Osservare le buone ma- nel giocare agli adulti. (…) È buona è farvi capire. Evitate di imporre a mente teso. Alla fine deciderà tere, negli Stati Uniti, da parte
niere non è infatti «ornamento a fi- norma non fare e non dire, in pre- chi vi ascolta uno sforzo inutile»), di inabissarsi in mare, ovvero di una oligarchia dittatoriale: un
ni esteriori», ma uno stile di vita senza dei figli, cose che essi non do- passando per righe preziose sull’ar- quella «casa» che lo aveva visto contesto che, come concorda
che parte dalla necessità e dal desi- vrebbero fare o dire». In altre paro- roganza, malattia del nostro tempo Amava ripetere crescere e cullare le ambizioni gran parte della critica, sembra
derio di porsi nei panni di chi ci sta le, se vi comporterete bene, avrete («Nulla è più deplorevole dell’arro- più belle. Prima
accanto. «Sensibilità e considerazio- dei figli educati, curati e rispettosi ganza. Quasi sempre indizio di cat- che un osso al cane
di lasciarsi morire,
ne per gli altri — ci dice (anche) il («Se nell’ambiente domestico i tiva educazione, essa denuncia una non è carità Martin «si do-
galateo — sono il principio che sem- bambini avranno sempre percepito scarsa stima di sé. […] L’arroganza mandò se dovesse
pre ci dovrebbe guidare». considerazione e simpatia per gli al- verso i subalterni denuncia medio- Carità è l’osso diviso con il cane
scrivere il canto
Il manuale è diviso in quattro tri, impareranno presto a compor- crità di spirito e incertezza della quando l’uomo del cigno, ma rise
parti: le buone maniere a casa e in tarsi nello stesso modo. […]. Per in- propria posizione») e sul rapporto
tavola, in società, in pubblico, nella segnare ai figli come trattare chi oc- con chi è differente («Non adulate è affamato quanto il cane a quel pensiero».
Infatti non c’era
vita quotidiana; parlare con atten- cupa una posizione diversa dovreb- chi occupa una posizione superiore
più tempo. «Era
zione; la corrispondenza ben curata; be bastare il vostro esempio»). Se dalla vostra: è un essere umano co-
amore, corteggiamento, matrimonio, sarete maleducati, arroganti, volgari, me voi. Con i subalterni siate edu- troppo impaziente
educazione dei figli. egoisti, viziati e presuntuosi, lo rive- cati e gentili: susciterete il loro ri- senza preoccuparsi di adottare di andare giù».
Ovviamente sono molti i riferi- drete fedelmente in loro. E non stu- spetto e conquisterete la loro ammi- misure preventive sul piano logi- Certamente nel-
menti a un mondo lontano — «nel pitevene. razione»), l’evangelico galateo aiute- stico e sanitario. l’immaginario col-
corso di una visita pomeridiana i Oggi nessuno si alza in metro o rà a vivere meglio voi. E chi vi sta Questa sensibilità venne a for- lettivo la fama di
guanti non vanno mai tolti» — e sul bus se siete anziani, incinte o se vicino. giarsi, progressivamente, alla London è soprat-
fiamma della lettura: si racconta tutto legata ai ro-
che in pochi anni divorò tutti i manzi The Call of
libri custoditi nella biblioteca the Wild (Il richia-
pubblica di Oakland. Insomma mo della foresta,
c’erano tutte le premesse perché 1903) e White Fang
Jack diventasse uno scrittore di (Zanna Bianca,
Nelle poesie di Alberto Toni grande spessore: e così fu. 1906), considerati
Ma prima di imporsi, con la tra i classici della
Viaggio terrestre e celeste sua penna, nel mondo della cul-
tura, London svolse vari lavori
letteratura per ra-
gazzi. Sono opere
(dal cacciatore di foche al cerca- che hanno per
«Vivo così: d’attesa, / spergiurando su cosa mai può componimento d’apertura è richiamata la «calda tore d’oro). Si cimentò, con ri- sfondo la febbre
essere: cuculo, tortora d’attesa. Oscilla il lume, / la mano degli altri», più avanti è detto «qui ci vuole la sultati brillanti, anche nella foto- dell’oro, che carat-
calda mano degli altri». Fin dal primo mano di Dio» e ancora, a partire dal primo verso di grafia, tanto che la macchina fo- terizzò i primi
componimento che dà il titolo alla recente raccolta un’altra poesia, troviamo significativamente il ritorno tografica divenne una compagna anni del Novecen-
poetica di Alberto Toni, Vivo così (Busto Arsizio, dello stesso motivo: «Perché anche la mano di Dio inseparabile nelle avventure e to. Ma tali roman-
Nomos Edizioni, 2015, pagine 104, euro 14) ne è era in soccorso». È l’Atteso, il Cristo cui si rivolge nei reportage in tante parti del zi sono anzitutto
dichiarato il carattere: una condizione di attesa, Francesco in un potente dramma di Italo Alighiero mondo (dal terremoto negli Sta- l’occasione per
un’esperienza ospedaliera. Più in generale, è Chiusano, Le notti della Verna (L’Aquila, 1980)? È il ti Uniti nel 1906 alla guerra rus- sferrare una corro-
dichiarata la natura della poesia di Toni: «parte Dio nascosto di Pascal e di Manzoni, che acceca gli so-giapponese). Pure in questo siva critica contro «l’uomo e le precorrere la nascita dei regimi
sempre da un dato reale che poi diventa percorso uni e illumina gli altri, che si nasconde e che campo la sua sensibilità per i te- sue nefande pulsioni»: a questo fascisti europei. La sempre vigile
mentale». È un diario d’alterità che ripropone quel talmente a lungo è rimasto nascosto che si è potuto mi di pressante attualità giocò scenario fa da contraltare il cane attenzione di London per i po-
problema del nome, della nominazione, con cui si presumere che fosse morto? Certamente è il Dio che un ruolo di prim’ordine, tanto Buck, simbolo di generosità e veri e per gli sfruttati non fu
apre Il viaggio terrestre e celeste di Simone Martini quanto più sfugge alla nostra conoscenza e sembra che soleva definire le sue foto, fedeltà. Sarà costretto a divenire mai inficiata dalla retorica e mai
(Milano, 1994) di Mario Luzi. E proprio a Luzi fa diventare un approdo impossibile, tanto più ci ben lungi dall’essere esornative, un cane da traino e verrà sfrut- scivolò nel paternalismo. E a te-
riferimento nella prefazione Mario Santagostini, a richiama a sé con il richiamo del suo amore: «Come «veri e propri documenti u- tato dai suoi padroni. Sarà il stimonianza di un sentire auten-
quel cammino della poesia del grande fiorentino, dirlo? Come spiegarlo senza perdere il filo, / la vita, mani». cercatore d’oro John Thornton a tico, eredità di una vita spesa
dall’assenza di certezza nel magma della realtà ai dormire un po’ tra le tue braccia in abbandono». È Successivamente fu conquista- salvarlo: e quando costui verrà lottando e soffrendo, lo scrittore
fondamenti invisibili della poesia, fino ai frammenti l’incontro con gli altri a tracciare il cammino: «Mi to dal mare e divenne marinaio ucciso dagli indiani, Buch sbra- amava ripetere: «Un osso al ca-
e al loro battesimo. E ancora, non a caso, con manca la strada/ li ricordo tutti in un giorno / in un di lungo corso. Un’esperienza nerà i suoi carnefici, vendicando ne non è carità. Carità è l’osso
singolare frequenza, qui ricorre il nome di Dio, con cunicolo di luce in piedi come fosse ieri». (sabino che nella pagina si tradusse nel così colui che era stato un pa- diviso con il cane, quando l’uo-
cui peraltro la raccolta si chiude. Se nel caronia) capolavoro Martin Eden (1909), drone di grande umanità. mo è affamato quanto il cane».
domenica 10 gennaio 2016
Pier Paolo Pasolini racconta l’incontro con madre Teresa tra il 1960 e il 1961
Un occhio dolce
che dove guarda vede
di ISABELLA FARINELLI
uor Teresa è una donna
«S anziana, bruna di pelle,
perché è albanese, alta,
asciutta, con due mascelle
quasi virili, e l’occhio dol-
ce, che, dove guarda, “vede”. Assomiglia a
una famosa sant’Anna di Michelangelo: e ha
nei tratti impressa la bontà vera, quella de-
scritta da Proust nella vecchia serva France-
sca: la bontà senza aloni sentimentali, senza
attese, tranquilla e tranquillizzante, potente-
mente pratica».
Pier Paolo Pasolini incontra e ritrae madre
Teresa di Calcutta in tempi e modi non so-
spetti, al cuore di un viaggio che, a cavallo
tra 1960 e 1961, con l’occasione di un invito a
una commemorazione dedicata a Tagore, lo
porta per sei settimane in giro per l’India. È
in compagnia di Alberto Moravia ed Elsa
Morante, ma, come si evince dalle dense pa-
gine del suo multiforme reportage L’odore
dell’India (Milano, Garzanti, 2009, recente-
mente ripubblicato da Rcs per il «Corriere
della Sera»), il suo approccio è diverso: «ine-
conomico» si autodefinisce quando, appena
giunto, preferisce inoltrarsi fra gli straccioni
del porto di Bombay mentre Moravia, «col
suo meraviglioso igienismo» e il disincanto
emotivo di chi ha già visitato gli stessi luoghi
decenni prima, preferisce ritirarsi nel lussuoso
Taj Mahal Hotel. Uno stile, quello pasolinia-
no, che vorrebbe essere e definirsi informale,
ma in realtà, quasi suo malgrado, è farcito
(con naturalezza e senza ricerca né sforzo) di
Praticità e spirito religioso autentico
È su questa strada che lo scrittore
percepisce la differenza tra quella donna
e gli esperimenti caritativi in India
Dove ogni dolore tocca l’estremo limite
riferimenti classici (come poteva esserlo quel-
lo di un Cesare Pavese).
Con pari naturalezza e altrettanto — e di-
chiaratamente — suo malgrado, il contesto è
quello di uno che proviene e prende le misure
da una cultura con coordinate ideologiche ra-
dicate e quasi scontate, e improvvisamente,
con una sorta di sradicamento, si trova cata-
pultato in un contesto e in una cultura dove
non sembrano funzionare neppure certi luo-
ghi comuni — spietatamente smascherati — se-
condo cui l’India può esser vista come terra
«naturalmente» religiosa.
Benché Pasolini, dalla sua prospettiva co-
munque europea, tenda a vedere nel subcon-
tinente indiano un’unità più che un coacervo,
cercando fattori di sintesi più che di diaspora,
quando a Nuova Delhi partecipa a un ricevi-
mento all’ambasciata di Cuba (nel secondo
anniversario della rivoluzione), vedendo tra la
folla due prelati cattolici, ha la sensazione che
il cattolicesimo non coincida con il mondo e
James Lee, «Mother Teresa with Child»
L’OSSERVATORE ROMANO
Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia ed Elsa Morante durante il viaggio in India
si chiede, «per la prima volta in maniera ur-
gente, da che cosa fosse riempito questo im-
menso mondo, questo subcontinente di quat-
trocento milioni di anime».
Nella nudità emotiva dichiaratamente disar-
mata rispetto a Moravia, «che si è documen-
tato alla perfezione», e alla colta Morante,
«che parla inglese meglio di me», stabilita
una complicità di bisogni elementari con la
gente — la fame, la fatica dei «cavalli umani»
da cui rifiuta di lasciarsi trasportare in risciò
—, Pasolini non intende celare dietro il colore
locale il grottesco di situazioni e santoni «su
cui non posso che limitarmi a delle descrizio-
ni come quelle che ho fatto». Tuttavia crede
di intravedere una caratteristica trasversale e
se ne lascia conquistare: la dolcezza, da non
confondere con la sdolcinatezza né con un ro-
mantico struggimento.
Dolce, dolcezza ricorrono più volte in
ognuna delle sue pagine, visti come qualità
suprema di religiosità e, quasi, di ecumeni-
smo, connotati condivisi e condivisibili della
gente indiana. «La non violenza è nelle sue
radici, nella ragione stessa della sua vita. Ma-
gari qualche volta difende la sua debolezza
con un po’ di istrionismo o di insincerità: ma
sono piccole ombre ai margini di tanta luce,
di tanta trasparenza».
Lo colpisce la tipica gestualità nell’annuire.
«La testa va su e giù, come leggermente stac-
cata dal collo, e le spalle ondeggiano un po’
anch’esse, con un gesto di giovinetta che vin-
ce il pudore, che si erige affettuosa. Viste a
distanza le masse indiane si fissano nella me-
moria, con quel gesto di assentimento, e il
sorriso infantile e radioso negli occhi che l’ac-
compagna. La loro religione è in quel gesto».
Vi è un paradosso, apparente solo a noi oc-
cidentali, in questa non violenza, «insomma
la mitezza, la bontà degli indù: essi hanno
forse perso contatto con le fonti dirette della
loro religione, ma continuano a esserne dei
frutti viventi. Così la loro religione, che è la
più astratta e filosofica del mondo in teoria,
è, ora, in realtà, una religione totalmente pra-
tica: un modo di vivere. Così in India, ora,
più che alla manutenzione di una religione,
l’atmosfera è propizia a qualsiasi spirito reli-
gioso pratico».
Praticità, dolcezza, spirito religioso autenti-
co: è su questa strada che Pasolini incontra
Madre Teresa e ne percepisce la differenza e
«naturalezza» rispetto ad altri esperimenti ca-
ritativi in quella Calcutta contraddittoria che
gli appare una specie di scenario di Uccellacci
e uccellini. «Calcutta, la sconfinata città dove
ogni dolore e disagio umano tocca l’estremo
limite, e la vita si svolge come un balletto fu-
nebre… Ecco i corvi, sempre presenti per tut-
ta l’India col loro grido cieco». Nella hall lu-
minosa dell’albergo, «con degli uccelletti che
vi svolazzavano liberamente», si svolge una
«tetra festa»: pure sotto nobili etichette, ribal-
tando i parametri fino all’assurdo, mostrano il
«La lebbra
— scrive l’intellettuale italiano
nel reportage sul viaggio —
vista da Calcutta ha un orizzonte
di sessantamila lebbrosi
Vista da Delhi ha un orizzonte infinito»
loro limite anche le categorie di sottoproleta-
riato e borghesia.
«Ma intanto, dal mucchio degli straccioni,
dei malati, dei ruffiani» si staccano singole
persone con cui l’autore entra sinceramente in
dialogo. «Ossimoro vivente» come lo defini-
sce Gabriella Pozzetto, «sospeso tra grazia e
distanza» («Lo cerco dappertutto». Cristo nei
film di Pasolini, Milano, Ancora, 2007), dieci
anni più tardi, nel 1971, avrebbe dichiarato a
Enzo Biagi: «Evidentemente il mio sguardo
verso le cose del mondo, verso gli oggetti, è
uno sguardo non naturale, non laico. Vedo
sempre le cose come un po’ miracolose, ogni
oggetto per me è miracoloso, cioè ho una vi-
sione, in maniera sempre informe, diciamo
così non confessionale, ma in certo qual mo-
do religiosa del mondo».
In nome di questo “confronto visionario”
con la realtà, Pasolini è pronto a una metodo-
logica autocritica anche in sede di monologo
interiore. La sua India, proprio perché refrat-
taria alla «manutenzione di una religione», è
lo scenario più propizio al rivelarsi della cari-
tà in opere. «Ho conosciuto», scrive, «dei re-
ligiosi cattolici: e devo dire che mai lo spirito
di Cristo mi è parso così vivido e dolce; un
trapianto splendidamente riuscito».
Pronto a correggere persino il proprio
“odio” verso l’atteggiamento intellettuale del-
la colta classe politica, ne spiega i meccanismi
fatalmente astratti, e indulge con una specie
di tenerezza sulla nuova classe media, imbe-
vuta di idealismo ma, almeno per qualche ge-
nerazione ancora, impotente. «La lebbra, vi-
sta da Calcutta, ha un orizzonte di sessanta-
mila lebbrosi, vista da Delhi ha un orizzonte
infinito». In altri termini, se per grandi ideali
e grandi programmi «c’è ben poco da fare in
quella situazione, Suor Teresa cerca di fare
qualcosa: come lei dice, solo le iniziative del
suo tipo possono servire, perché cominciano
dal nulla».
Parole facili?
di SILVIA GUIDI
I
l plurale del titolo non è
un dettaglio irrilevante,
spiega don Jacinto Nú-
ñez Regodón, dell’Università
pontificia di Salamanca, illu-
strando il contenuto del libro
Los lenguajes del Papa Franci-
sco (Salamanca, Universidad
Pontificia de Salamanca, Cá-
tedra Cardenal Ernesto Ruffi-
ni, 2015, pagine 124).
«Scegliendo la forma plura-
le — continua Núñez Rego-
dón, curatore del libro — si è
voluto porre in rilievo la ric-
chezza dei registri della co-
municazione del Papa, anche
a prescindere dagli aspetti pu-
ramente linguistici. Se i gesti
di Francesco sono spesso sor-
prendenti, non meno sorpren-
denti possono risultare le sue
parole; sono chiare e semplici,
ma non così facili come sem-
brano. Per questo si rende ne-
cessaria un’ermeneutica dei
linguaggi bergogliani, che
hanno una loro particolare
forza. E non potrebbe essere
altrimenti, se ci ricordiamo di
quel giovane professore di let-
teratura che riuscì a portare
dai suoi alunni un grande
scrittore come Jorge Luis Bor-
ges».
Il volume raccoglie le rela-
zioni pronunciate durante il
convegno organizzato il 16 ot-
tobre scorso dalla cattedra de-
Il piccolo giudice
di MELO FRENI
«Aprite le porte alla giusti-
zia» sono le parole che in
questo anno della misericor-
dia abbiamo ascoltato da Pa-
pa Francesco nell’atto di apri-
re le porte sante. E le abbia-
mo riconosciute, le riconoscia-
mo come un invito paterno e
necessario, rivolto a un mon-
do che ha un bisogno vitale
di essere sollecitato e risve-
gliato.
Le porte aperte alla giusti-
zia sono l’esatto contrario di
quelle aperte all’ingiustizia,
alla sopraffazione, agli abusi
di ogni tipo di potere: quello
dell’economia dominante, del-
la politica soggiacente, della
malavita dilagante. Porte, no-
nostante l’apparenza, colpe-
volmente chiuse.
Visto in una prospettiva lai-
ca, tutto questo intreccio —
sintesi comparata di ciò che è
il bene nei confronti del male
— ci ricorda il romanzo di
Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia che si inti-
tola appunto Porte aperte
(Adelphi, 1987), dove un «pic-
colo giudice», nel marasma
della corruzione che lo circon-
da, ha un’idea precisa di che
cosa sia la giustizia.
E se ne fa interprete con-
correndo direttamente affin-
ché in un processo da false
porte aperte (e quindi chiu-
se) non prevalgano la morte
pagina 5
dicata al cardinale Ruffini
nell’Istituto di pastorale
dell’Università pontificia di
Salamanca nella sede di Ma-
drid. Da Alessandro Gisotti,
di Radio Vaticana, che ha
tratteggiato un profilo umano
e pastorale di Papa Francesco,
a Francisco José Andrades Le-
do che ha approfondito
l’Evangelii gaudium, senza di-
menticare l’analisi puntuale di
frasi diventate famose come
Dios primerea (Antonio Ávila
Blanco), la piaga della mon-
danità spirituale (Gonzalo Te-
jerina Arias), l’invito ad anda-
re nelle periferie (Vicente Vi-
de Rodríguez) e la valenza
pastorale ed ecclesiale di tanti
altri temi cari al Papa, citati
frequentemente nei suoi di-
scorsi (Carlos Osoro Sierra,
arcivescovo di Madrid).
Chiude il volume un breve
testo esplicativo di Franca To-
nini, che ricorda la figura di
Ernesto Ruffini, il cardinale
italiano che firmò la bolla di
creazione dell’Università pon-
tificia di Salamanca il 25 set-
tembre 1940 e al quale dal
1997 è stata dedicata una cat-
tedra di teologia che vuole fa-
vorire l’analisi e l’approfondi-
mento degli studi biblici, an-
tropologici e pastorali. Con
particolare attenzione alla
comprensione e alla divulga-
zione della dottrina sociale
della Chiesa.
e l’abuso dell’uomo sull’uo-
mo.
«Di quelle porte chiuse si
accorgevano — scrive Sciascia
— se non quando qualcosa ac-
cadeva sotto i loro occhi,
qualcosa di grave, di tragico»,
mentre invece «dalle porte ve-
ramente aperte scioltamente si
entrava e si usciva, perché in
nome del diritto». Il diritto
dell’illuminista, espresso sulle
orme di un Manzoni profon-
damente amato, e la giustizia
invocata dal Papa: due con-
cetti che si fondono per espri-
mere il senso di parole che
«rispondono all’anima».
Durante i funerali nel duo-
mo di Racalmuto, il vescovo
di Agrigento, monsignor Car-
melo Ferraro, non mancò di
esaltare i gesti e i segni di un
esemplare, anche se taciuto,
impegno da cristiano da parte
dello scrittore siciliano. E non
lo smentisce neppure questo
Porte aperte, che rileggiamo
come una risposta anticipata
all’«Aprite le porte alla giusti-
zia» di Papa Francesco, dav-
vero parole che «rispondono
all’anima».
In questo anno della miseri-
cordia qualcuno ci invita ad
aprirle, le nostre porte. Di
santificarle all’interno del tem-
pio che è la nostra anima e di
testimoniarlo, aggiungiamo,
alla stregua del piccolo giudi-
ce del romanzo di Sciascia.
pagina 6
La sfida della comunione
LONDRA, 9. Prende il via lunedì
prossimo a Londra un meeting che
si annuncia di fondamentale impor-
tanza per il futuro della Comunione
anglicana. Vi partecipano, su invito
del suo “leader spirituale”, l’arcive-
scovo di Canterbury, Justin Welby, i
primati delle 38 province che nel
mondo compongono la Comunione
anglicana, in rappresentanza di circa
ottanta milioni di fedeli. All’ordine
del giorno una revisione delle strut-
ture ecclesiastiche e soprattutto la ri-
cerca di un approccio complessivo
alla gestione delle questioni su cui
negli ultimi tempi, come è noto, si
sono registrate frequenti divergenze
come l’omosessualità e l’episcopato
femminile. In particolare su questi
ultimi argomenti gli osservatori regi-
strano una sostanziale diversità di
vedute tra le comunità dei Paesi oc-
cidentali e quelle africane e asiati-
che.
All’incontro, che si protrarrà sino
a sabato 16, è stato invitato anche
Jean Vanier, pensatore cattolico e
fondatore dell’Arca, comunità per
l’accoglienza di persone in difficoltà
presente in oltre trenta Paesi, tra cui
anche il Regno Unito. Una scelta
che conferma la strada del dialogo
ecumenico, in particolare con il
mondo cattolico, intrapresa da Wel-
by che, come si ricorderà, nel no-
vembre scorso aveva invitato il pre-
dicatore della Casa pontificia, padre
Raniero Cantalamessa, a offrire una
Tawadros II sul terrorismo in Egitto
Una violenza
che non fa distinzioni
IL CAIRO, 9. Il terrorismo «non fa
differenze tra cristiani e musulma-
ni», e anche quando si alimenta di
ideologie religiose, colpisce indi-
stintamente tutti i credenti in Dio,
fomentando conflitti settari dove
persone si uccidono a vicenda per
«stupidità umana», per «denaro» o
per far prevalere «i propri interes-
si». Così, secondo quanto riferisce
l’agenzia Fides, si è espresso il pa-
triarca copto ortodosso Tawadros II
nel corso di alcune interviste diffuse
in questi giorni da diversi media
egiziani. In particolare, il capo spi-
rituale della comunità cristiana del
Medio oriente, ha sviluppato alcu-
ne riflessioni sul contributo positivo
che le religioni possono fornire per
aiutare gli uomini a vivere in pie-
nezza la propria umanità e a convi-
Da lunedì a Londra l’incontro dei primati anglicani
riflessione in occasione dell’apertura
dei lavori del sinodo generale della
Church of England.
L’incontro dei primati era stato
indetto dall’arcivescovo Welby lo
scorso settembre per favorire una re-
visione e un confronto tra i diversi
responsabili della Comunione angli-
cana in vista della prossima confe-
renza di Lambeth, prevista per il
2018. «Mentre ci avviciniamo all’in-
contro dei primati — ha scritto l’arci-
vescovo di Canterbury – siamo co-
scienti che affronteremo alcune que-
stioni che sono molto, molto difficili
nella vita della Comunione anglica-
na, ma anche questioni enormemen-
te complesse che stanno interessan-
do l’intera Chiesa di Cristo e il
mondo intero. Quello che vorrei
chiedere alla gente è di pregare per-
ché, più di ogni altra cosa, ci sia
saggezza e amore. Che l’amore di
Cristo per ciascuno di noi, per cia-
scuno di noi che siamo peccatori,
per ciascuno di noi che falliamo, ci
renda capaci di amarci. E che la sa-
pienza ci faccia capire la chiamata e
lo scopo di Dio e in amore e sag-
gezza possiamo servire il mondo in
modo in cui Dio ci chiama».
Nel dettaglio, l’ordine del giorno
definitivo — si legge in un comuni-
cato diffuso da Lambeth Palace —
sarà fissato di comune accordo con
tutti i primati. È probabile, però,
che includa i temi della violenza re-
ligiosamente motivata, la protezione
vere in pace. Ribadendo, in questa
prospettiva, di non temere il terrori-
smo soltanto per le sofferenze che
esso causa ai cristiani, ma soprattut-
to perché esso colpisce e insanguina
tutto il Paese.
Parole che fanno seguito a quelle
pronunciate in occasione del recen-
te Natale — che i copti come gli al-
tri cristiani, ortodossi e cattolici che
osservano il calendario giuliano
hanno festeggiato il 7 gennaio —
dal presidente egiziano Abdel Fat-
tah al-Sisi, il quale, partecipando
alla veglia nella cattedrale cairota di
San Marco si è impegnato a far ac-
celerare le procedure per la ripara-
zione delle chiese distrutte soprat-
tutto durante gli assalti fondamen-
talisti dell’agosto 2013.
L’OSSERVATORE ROMANO
dei bambini e degli adulti vulnerabi-
li, l’ambiente e la sessualità umana.
L’incontro di Londra, come ac-
cennato, è stato convocato in vista
della prossima Conferenza di Lam-
beth, l’assemblea di tutti i vescovi
della Comunione anglicana che vie-
ne indetta all’incirca ogni dieci anni.
L’ultima si è tenuta nel 2008 e do-
vette subito affrontare la situazione
di crisi che si era aperta cinque anni
prima con l’elezione a vescovo del
New Hampshire, negli Stati Uniti,
di Gene Robinson, presbitero angli-
cano legato stabilmente in una rela-
zione affettiva a un partner dello
stesso sesso. Da quel momento, la
polarizzazione tra due diverse visio-
ni ha scatenato una serie di prese di
posizioni che hanno posto in perico-
lo la stessa unità della Comunione
anglicana.
Questione assai delicata, dunque,
anche perché, come è noto, la Co-
munione anglicana non ha una or-
ganizzazione centralizzata e ciascuna
provincia gode di una forte indipen-
denza sia sul piano disciplinare e or-
ganizzativo, che teologico. Mentre
la Church of England gode solo del
prestigio di essere considerata una
“Chiesa madre”. Proprio questo
aspetto era stato sottolineato dallo
stesso Welby nella lettera di convo-
cazione del 16 settembre scorso.
«Ognuno di noi — ha scritto l’arci-
vescovo di Canterbury — vive in un
contesto diverso. La differenza tra le
Sì alla causa di canonizzazione dei martiri cristiani in Kandhamal
O rgoglio
per tutta la Chiesa
BHUBANESWAR, 9. Sarà l’arcivesco-
vo di Cuttack-Bhubaneswar, John
Barwa, a guidare il processo di ca-
nonizzazione dei quasi cento marti-
ri cristiani di Kandhamal, distretto
dello Stato indiano di Orissa, mas-
sacrati nell’agosto 2008 da estremi-
sti indù. A nominarlo è stato il car-
dinale arcivescovo di Bombay,
Oswald Gracias, presidente della
Conference of Catholic Bishops of
India, che nei giorni scorsi ha deci-
so di dare avvio alla causa. Monsi-
gnor Barwa avrà il compito di for-
mare un gruppo di esperti e di rac-
cogliere informazioni sui martiri. Le
violenze costrinsero 56.000 persone
a fuggire dalle loro case e a nascon-
dersi nella foresta, soffrendo fame e
indigenza; diecimila di esse non
hanno ancora fatto ritorno nei luo-
ghi di residenza. Allora vennero di-
strutte più di 6.500 abitazioni e
profanate quasi quattrocento chiese.
«L’apertura della causa — ha di-
chiarato Barwa all’agenzia Asia-
News — è motivo di orgoglio per i
parenti delle vittime e per tutta la
Chiesa. I nostri uomini, donne e
bambini, resi martiri a causa della
loro fede, non sono stati dimentica-
ti. Vennero uccisi in modo orribile,
ma la loro morte ha portato nuova
vita e nuova fede».
I sopravvissuti ai pogrom del
2008 hanno raccontato storie di
violenze atroci, compresi episodi di
tortura e conversioni forzate. Il car-
dinale Gracias ha deciso di dare
impulso al processo di canonizza-
zione dopo l’incontro con Kanak
Rekha Nayak, moglie di Parikhit
Nayak, uno dei martiri del Kandha-
mal, avvenuto a novembre durante
il Congresso eucaristico nazionale a
Mumbai.
Il porporato ha riferito all’agen-
zia Fides di aver parlato dell’argo-
nostre società e culture, così come la
velocità di cambiamento culturale
che si registra in gran parte dei Pae-
si del nord, ci inducono a dividerci
come cristiani». E, ciò nonostante
«il comando della Scrittura, la pre-
ghiera di Gesù, la tradizione della
Chiesa e la nostra comprensione
teologica ci esortino all’unità».
Da questa premessa, secondo
Welby, deve nascere non certamente
uno sterile uniformismo, ma una co-
munione a un livello forse più pro-
fondo, una unità che sappia nutrirsi
soprattutto del rispetto reciproco
nella gestione delle differenze. Infat-
ti, «la famiglia anglicana del ventu-
nesimo secolo deve trovare spazio
anche per una critica e un dissenso
profondo, fino a quando si resta fe-
deli alla rivelazione di Gesù Cristo».
Si tratta, allora, di arrivare a un sa-
piente equilibrio. Nella consapevo-
lezza, ha scritto ancora il primate
anglicano, che «non abbiamo nes-
sun Papa anglicano. La nostra auto-
rità come Chiesa è dispersa e si tro-
va, in ultima analisi, nella Scrittura,
correttamente interpretata. Dobbia-
mo incontrarci in quella luce, sotto
la guida dello Spirito Santo, e cerca-
re di trovare un modo che ci per-
metta di intraprendere un percorso
che favorisce il servizio e l’amore re-
ciproci in vista, soprattutto, della
proclamazione della buona novella
di Gesù Cristo».
mento con il prefetto della Congre-
gazione delle cause dei santi, cardi-
nale Angelo Amato: «La Chiesa —
ha precisato l’arcivescovo di Bom-
bay — è sensibile ai moderni martiri
di oggi. Ma per un processo di
beatificazione c’è bisogno di un la-
voro paziente e di una documenta-
zione adeguata e tempestiva».
Il leader sciita Al Sadr
Restituire
le case ai cristiani
iracheni
BAGHDAD, 9. Soddisfazione è
stata espressa dalla comunità cri-
stiana caldea, attraverso le parole
dell’ex ministro Pascale Warda,
per le dichiarazioni rilasciate di
recente dal leader sciita Muqtada
al-Sadr, che ha sostenuto la ne-
cessità di restituire le case e i be-
ni sottratti illegalmente alle fami-
glie cristiane a Baghdad, Kirkuk
e in altre città irachene. Il furto
“legalizzato” delle proprietà delle
famiglie cristiane è collegato
all’esodo di massa dei cristiani. I
truffatori si appropriano di case
rimaste vuote, contando sulla fa-
cile previsione che nessuno tor-
nerà a reclamarne la proprietà.
Parlamentari e associazioni cri-
stiane hanno da tempo fatto ap-
pello alle istituzioni chiedendo
di stroncare il fenomeno delle
false certificazioni su cui si regge
la truffa.
Padre Herman Rasschaert missionario in India
Il gesuita che diede la vita
per i musulmani
Anticipiamo dal prossimo numero di
«La Civiltà Cattolica» ampi stralci
di un articolo che ricorda l’eroica figu-
ra di padre Herman Rasschaert, mis-
sionario gesuita, che ha dato la vita
per l’armonia tra le fedi in India.
di LOUIS FRANCKEN
Il 24 marzo 2014 più di 15.000 per-
sone si sono riunite a Kutungia, nel
recinto della chiesa sul confine
Jharkhand Orissa, a 240 chilometri-
km a sud di Ranchi (India), per ce-
lebrare il cinquantesimo anniversa-
rio del martirio di padre Herman
Rasschaert. Qui questo gesuita bel-
ga, di 42 anni, era stato parroco.
Una folla inferocita composta in
prevalenza da fondamentalisti indù
lo uccise il 24 marzo 1964 nel vil-
laggio di Gerda, a circa a 8 chilo-
metri di distanza. Secondo i testi-
moni oculari, egli aveva cercato di
dissuaderli dall’uccidere i musulma-
ni riuniti in una moschea e
nell’adiacente madrasa. Un catechi-
sta di padre Rasschaert, Bernard
Jojo, di 90 anni, ha detto che il
martire li supplicava a mani giunte:
«Per favore, lasciateli. Non fate loro
del male». La celebrazione ha fatto
risaltare l’impegno pastorale di pa-
dre Rasschaert, il messaggio di pa-
ce, la ricerca di una comune armo-
nia e giustizia. Mentre forze disgre-
gatrici cercano di iniettare il veleno
del credo e dell’odio della casta,
fondato sul colore e sulla razza, il
suo sacrificio poco noto continua a
tenere accesa la speranza e l’amici-
zia. In vista del cinquantesimo an-
niversario, l’Indian Social Institute
di New Delhi e Sadbhavna Manch
(«Forum per Armonia») hanno or-
ganizzato insieme una conferenza,
tenutasi il 16 novembre 2013 nella
città di Ranchi, sul tema: «Ricerca
dell’armonia in un contesto che
cambia». Vi hanno partecipato più
di 300 personalità di varie fedi.
«Sarebbe stato fuori del suo ca-
rattere, se mio figlio non fosse mor-
to come ha fatto»: la risposta spon-
tanea di Cecilia Rasschaert alla no-
tizia della morte violenta di suo fi-
glio Herman è una testimonianza
del suo supremo sacrificio perché si
arrivi in India a una pace armonio-
sa tra le varie comunità, nel rispetto
reciproco.
La nascita di Rasschaert in esilio,
a Kampen, in Olanda, avvenuta il
13 settembre 1922, presumibilmente
lasciò in lui un segno indelebile
della guerra ingiusta. Cresciuto
secondo la tradizione fiamminga,
molto presto aveva acquisito forti
convinzioni. Dotato di un fisico
robusto, Herman amava attività
difficili e faticose. Educato dalla
madre in ambiente cattolico, aveva
anche coltivato molto la pietà
religiosa. Nell’ultimo anno trascor-
so nella scuola diretta dai gesuiti ad
Aalst, in Belgio, egli decise di farsi
gesuita, in forte contrasto con i
desideri del padre. La sua decisione
di andare missionario in India sor-
prese molti dei suoi compagni di
noviziato.
domenica 10 gennaio 2016
Giunse a Calcutta il 28 novembre
del 1947, tre mesi dopo la dichiara-
zione d’indipendenza dell’India, e
il 2 gennaio 1962 gli fu affidata la
parrocchia di Kutungia. Quando
morì, la parrocchia aveva 17 chiese
nei villaggi e 2500 cattolici. Come
pastore dedito a compiere con im-
pegno ed entusiasmo il suo lavoro,
padre Herman faceva le sue visite
pastorali in bicicletta, andando in
tutte le cappelle dei villaggi tre o
quattro volte l’anno.
All’inizio del marzo 1964, cattive
notizie di scontri violenti tra musul-
mani, indù e adivasis (popolazione
di origine tribale) misero in subbu-
glio tutte le città al confine dell’al-
lora Pakistan orientale. E nell’inces-
sante persecuzione da parte dei
fondamentalisti indù, si venne a sa-
pere che anche alcuni cristiani adi-
vasis avevano sofferto per l’ostilità
dei musulmani. Delle migliaia di
persone in cerca di un rifugio in
India, molti, con treni speciali, fu-
rono inviati da Kolkata (Calcutta)
in centri di raccolta dello Stato di
Madhya Pradesh, al centro dell’In-
dia. La vista di tanti rifugiati terro-
rizzati, alcuni dei quali presumibil-
mente mutilati, suscitò l’indignazio-
ne degli indù in India.
Gruppi di fanatici colsero l’occa-
sione per eccitare ancora di più gli
animi. Il 18 marzo 1964 scoppiaro-
no sommosse negli importanti cen-
tri industriali di Jamshedpur e
Rourkela. Tutte le istituzioni educa-
tive e le acciaierie vennero chiuse a
tempo indeterminato. La violenza
andò crescendo su entrambi i ver-
santi del confine tra gli Stati di
Bihar e di Odisha. Gruppi armati
fecero incursioni nelle campagne
spargendo terrore e false notizie:
«Il Pakistan ha dichiarato guerra! I
musulmani uccidono gli indù».
Molti contadini, inclusi gli adivasis,
furono costretti a unirsi alle bande
saccheggiatrici, che, furiose, attacca-
rono i musulmani, li uccisero e bru-
ciarono le loro case.
Indossata la tonaca, padre Her-
man corse a Gerda in bicicletta, e
in 20 minuti raggiunse la moschea.
Qui, mentre si muoveva a piedi tra
la gente, alcuni lo riconobbero e gli
dissero: «Questo non è un posto
per lei». Tuttavia, senza alcun timo-
re, egli si diresse vero la parte bassa
del muro che circonda la moschea.
E anche quando gli attaccanti lan-
ciavano pietre e mattoni alle centi-
naia di persone ammassate in un
piccolo recinto, egli disse ai musul-
mani di non aver paura. Quindi si
rivolse alla folla degli attaccanti con
queste parole: «Uccidere la gente è
un grave peccato. Basta con questa
pazzia». Una grossa pietra lo colpì
alla testa, e lui cadde in ginocchio.
Mentre tentava invano di rimettersi
in piedi, altri colpi inferti con armi
bianche da taglio lo uccisero. Ja-
waharlal Nehru, allora primo mini-
stro dell’India, durante una riunio-
ne del Partito del Congresso (il
partito al governo), annunciò: «Il
padre deve essere onorato».
domenica 10 gennaio 2016
Marc Chagall
«Exodus» (1966)
di PIERO CODA
Grazie al concetto di sinodalità s’in-
tende sottolineare oggi la dinamica
specifica della vita e del cammino
della Chiesa di Gesù Cristo nella
storia quale espressione di quel sog-
getto comunitario che viene escato-
logicamente istituito, in Cristo Gesù
crocifisso e risorto, come Popolo di
Dio votato all’annuncio, alla testi-
monianza e alla promozione dell’av-
vento del Regno tra gli uomini.
L’attenzione alla figura e alla dina-
mica della sinodalità nella Chiesa,
dunque, non intenziona, in prima
istanza, una forma istituzionale di
governo della Chiesa stessa, ma, in
forma più originaria e pervasiva,
quello specifico spirito e quello spe-
cifico metodo e stile di vita e di te-
stimonianza del Vangelo che non
possono non assumere anche una
specifica configurazione pratica.
In questo senso, il concetto di si-
nodalità copre un significato più
ampio e articolato, anche se sinora
di fatto meno preciso nella letteratu-
ra teologica, di quello di collegialità.
Esso non intende esprimere sempli-
cemente infatti — nella teologia cat-
tolica — un esercizio di discernimen-
to e di governo della Chiesa quale
Sui sentieri del concilio
Fino a che punto, dopo cinquant’anni
da quella grande assise ecumenica, la Chiesa cattolica
si è fatta plasmare dagli insegnamenti
e dal rinnovamento del Vaticano II? È questo
l’interrogativo di fondo del volume Il concilio
della Misericordia. Sui sentieri del Vaticano II
(Roma, Città Nuova, 2015, pagine 407, euro 18) a firma
del teologo preside dell’Istituto universitario Sophia
di Loppiano. Pubblichiamo ampi stralci
tratti dal capitolo intitolato «Per un risveglio della
coscienza sinodale del Popolo di Dio».
espressione del collegio episcopale e
dunque per sé distinto, anche se a
esso intrinsecamente congiunto, ri-
spetto al ministero petrino dell’uni-
tà: ma, piuttosto, quel «camminare
insieme» dell’intero Popolo di Dio
che in sé comprende e attiva l’eserci-
zio articolato dei diversi carismi e
ministeri, esercitati secondo lo spiri-
to e il metodo della comunione. E
ciò nella logica di un’ordinata ma
insieme creativa “pericoresi” eccle-
siale che plasmi la comunità cristia-
na come adeguato luogo di ascolto e
incarnazione della Parola di Dio,
nell’apertura a «ciò che lo Spirito
dice oggi alle Chiese» (Apocalisse, 2,
Sollecitata dalla Conferenza episcopale francese
Una politica europea per i profughi
PARIGI, 9. Una «politica comune»
in Europa per l’accoglienza dei
profughi: a sollecitarla — a nome
della Conferenza episcopale france-
se — sono stati nei giorni scorsi pa-
dre Lorenzo Prencipe, direttore del
Servizio nazionale per la pastorale
dei migranti e delle persone itine-
ranti, e il vescovo di Soissons,
Laon e Saint-Quentin, monsignor
Renauld de Dinechin, responsabile
della pastorale dei migranti nella
Commissione episcopale per la mis-
sione universale della Chiesa. In
una conferenza stampa convocata a
Parigi in vista della giornata mon-
diale del migrante e del rifugiato,
che si celebrerà domenica 17 gen-
naio, i due rappresentanti hanno ri-
cordato i doveri dei Governi euro-
pei e della Chiesa di fronte a que-
sto dramma che coinvolge l’intero
vecchio continente.
Nel 2015, riferisce il quotidiano
«la Croix» dando notizia della
conferenza stampa, sono sbarcati
sulle coste europee circa 1.600.000
rifugiati, dopo una traversata del
Mediterraneo che ha messo a ri-
schio le loro vite. Numerosi i nau-
fragi che, secondo dati dell’Alto
commissariato delle Nazioni Unite
per i rifugiati, hanno causato la
morte di 3.771 persone, settecento
Camminare insieme
7). Si tratta, dunque, quando si va-
lorizzi adeguatamente l’istanza della
sinodalità, non solo di ritrovare e
dar spazio a quel soffio capace di
rinnovare interiormente la vita e la
missione della Chiesa, ma anche di
riconoscere e promuovere quei luo-
ghi e quegli strumenti di esperienza
ecclesiale che, secondo lo spirito e le
direttive del concilio Vaticano II, so-
no deputati ad assicurare e promuo-
vere la comunione e la missione del-
la Chiesa.
L’istanza della sinodalità — anche
se esplicitamente il termine non vi
ricorre nell’accezione ampia e artico-
lata di cui prima —, in verità, è al
cuore della grande opera di rinnova-
mento promossa dal Vaticano II. Ma
non è riuscita sinora a tradursi deci-
samente e persuasivamente nelle for-
me storiche adeguate a esprimerla e
a veicolarla. Tanto che oggi, per
molti aspetti, la spinta verso una fi-
dei quali bambini. Per evitare nuo-
ve tragedie, padre Prencipe, a no-
me della Chiesa cattolica, ha chie-
sto la creazione nelle singole nazio-
ni di «corridoi umanitari» e di un
«diritto d’asilo europeo».
L’arrivo massiccio di profughi da
Siria e Iraq, ma anche da Sudan,
Eritrea e Afghanistan, spinge i fe-
deli a giocare un ruolo importante.
De Dinechin ha ricordato che —
dopo l’appello di Papa Francesco
alle parrocchie, alle comunità reli-
L’OSSERVATORE ROMANO
La sinodalità cuore del Vaticano
gura sinodale di Chiesa, benché au-
spicata e condivisa dai più, appare
nei fatti frustrata quando non bloc-
cata. Le conseguenze sono percepi-
bili, soprattutto, su tre fronti: l’illan-
guidimento (in particolare in Occi-
dente) della vita delle comunità cri-
stiane, con la tentazione di rispon-
dervi con il ritorno a una figura ac-
centuatamente clericale di Chiesa;
l’impasse sulla via del cammino ecu-
menico verso la piena unità, dove la
questione del rapporto tra primato e
sinodalità (nel senso ampio dei due
termini) si mostra con sempre mag-
giore chiarezza — penso, in partico-
lare, al dialogo tra Chiesa cattolica e
Chiese ortodosse — come il vero e
decisivo punctum dolens e saliens che
è assolutamente indispensabile af-
frontare e sciogliere; la difficoltà cre-
scente dell’annuncio e della testimo-
nianza di Gesù Cristo, da parte dei
cristiani, per diventare ciò che essi
sono in Cristo e hanno da mostrarsi
al mondo: sale e lievito di orienta-
mento e trasformazione degli ingenti
processi di cambiamento culturale e
sociale che investono il nostro tem-
po.
Tutto ciò denuncia la necessità di
un ulteriore scavo specificamente
teologico del significato e dei con-
notati essenziali della figura sinoda-
le della Chiesa. In effetti, il messag-
gio conciliare indirizzato a dischiu-
dere l’orizzonte, nella coscienza dei
credenti, di un’esperienza rinnovata
nell’essere e nel camminare come
Popolo di Dio condotto dal Signore
risorto nella storia, e dunque di
un’attivazione in tutte le espressioni
della vita della Chiesa della forma
dinamica della communio, ha incon-
trato non poche difficoltà e non po-
giose, ai monasteri e ai santuari di
tutta Europa a esprimere la concre-
tezza del Vangelo accogliendo una
famiglia di profughi — nelle diocesi
di Francia sono state prese molte-
plici, concrete iniziative sostenute
dalle associazioni locali. Dal mese
di novembre, tanto per fare un
esempio, i parrocchiani di Saint-
Léonard a l’Haÿ-les-Roses (nella
regione dell’Île-de-France) hanno
insegnato il francese a settantasei
rifugiati, seguiti dalla Croce rossa.
«Piccola partecipazione ma vero
cammino di umanità», ha commen-
tato padre Prencipe, sottolineando
che i gruppi parrocchiali si organiz-
zano per andare incontro ai mi-
granti già arrivati e si preparano ad
accogliere i prossimi, «poiché il
flusso non accenna ad arrestarsi»,
predisponendo alloggi, distribuzio-
ne di cibo e indumenti.
Non si tratta di un’invasione, ha
detto il direttore del Servizio nazio-
nale per la pastorale dei migranti e
delle persone itineranti: dei 30.000
profughi previsti in Francia nel
quadro di ricollocazione votato a
ottobre dall’Ue, ne sono arrivati al
momento 19.000, anche se, al di là
di questo piano di accoglienza, de-
vono ancora essere evase 69.000
domande di asilo.
II
chi ostacoli. Certo, molti passi in
avanti si sono fatti, ma non direi che
si è riusciti a voltare pagina, come
auspicava la “nuova pentecoste” in-
vocata da Giovanni XXIII. Il motivo
radicale di ciò mi pare vada ricono-
sciuto precisamente nel fatto che il
rinnovamento promosso dal Vatica-
no II, per diventare carne e sangue
del Popolo di Dio, chiedeva e chie-
de, appunto, una adeguata e deter-
minata concentrazione d’impegno
sulla formazione della coscienza si-
nodale dei credenti e della comunità
cristiana. La sinodalità, come deter-
minazione della coscienza e come
forma e stile di prassi, chiede infatti
una profonda ristrutturazione del-
l’esperienza della fede e della seque-
la di Gesù Cristo. Non si tratta solo
di un fatto operativo, ma neppure
soltanto di un fatto intellettuale,
bensì, in prima istanza, di un fatto
spirituale o, meglio detto, pneumati-
co. Si tratta, cioè, di immergere la
coscienza credente nell’esperienza
del vivere in Cristo, sotto l’azione
dello Spirito, nella concretezza di
quella communio che è il Popolo di
Dio. Molto opportunamente, con
una punta anzi di sano realismo
profetico, Yves Congar, uno dei
grandi protagonisti del rinnovamen-
to conciliare, sottolineava a suo tem-
po che come la concezione e la
struttura societaria e piramidale del-
la Chiesa, prima del concilio, trova-
vano il loro punto di forza, a livello
esistenziale, in una spiritualità del-
l'obbedienza al principio gerarchico,
così, in sintonia con la figura di
Chiesa Popolo di Dio delineata dal
Vaticano II, si mostra oggi necessa-
ria una spiritualità della comunione.
Qualcosa di simile, anni dopo, scri-
veva anche Karl Rahner. Non si
tratta di pensare alla spiritualità co-
me a un fatto decorativo e accesso-
rio, ma come a quella vita nello Spi-
rito in cui la coscienza credente è at-
tivata e plasmata secondo il “pensa-
re e agire” (phrónesis) di Cristo Ge-
sù. La coscienza credente, secondo
la sua intrinseca forma cristica, deve
cioè riguadagnare oggi il profilo ec-
centrico e concentrico che essenzial-
mente la qualifica nell’esperienza
vissuta e praticata dello Spirito: e
cioè la capacità — responsabilmente
esercitata a partire dalla grazia dello
Spirito — di attingere il suo essere in
Cristo non solo come punto di par-
tenza del suo esercizio (e, dunque,
“in sé”), ma anche, e di conseguen-
za, come punto di approdo nella
sua costitutiva relazione agli altri
nello spazio della communio e della
missio Ecclesiae (e, dunque, “fuori di
sé”). Questa esperienza di coscienza
sinodale in atto se, in passato, è sta-
ta custodita e focalizzata (non sen-
za, per il vero, derive anche pesanti)
nelle comunità di vita monastica o,
per esempio, nell’ispirazione di vita
di fraternità come quella francesca-
na, oggi — come auspica il concilio,
interpretando i “segni dei tempi” al-
la luce della Parola di Dio — chiede
di diventare patrimonio comune del
Popolo di Dio. Formazione teologi-
ca dell’intelligenza della fede e for-
mazione spirituale della coscienza
credente debbono andare di pari
passo, insieme a un più chiaro e de-
terminato orientamento strategico in
questa direzione da parte di chi, in
seno alla Chiesa, esercita il ministero
della guida e dell’unità.
La festa del Battesimo del Signore
Nelle acque
del Giordano
di MAURIZIO GRONCHI
Ciò che impedisce all’insegnamento
di Gesù di lasciarsi ridurre a sa-
pienza di vita, modello etico o
ideologia è la sua stessa esistenza,
che dice più delle sue parole. Se
Gesù non avesse compiuto il suo
cammino terreno con la morte e la
risurrezione probabilmente non sa-
rebbe stato neppure ricordato.
Dunque, a questo vertice punta tut-
ta la sua vita, che pubblicamente
s’inaugura con un gesto attestato
da tutta la tradizione evangelica: il
battesimo ricevuto da Giovanni
Battista sul fiume Giordano (Marco,
1, 9-11; Matteo, 3, 13-17; Luca, 3, 21-
22; Giovanni, 1, 31-34). Per le comu-
nità cristiane primitive non fu certo
semplice difendere questo episodio,
data l’impressione che poteva susci-
tare: Gesù ha forse avuto bisogno
di purificarsi dai peccati? In realtà,
le ragioni del gesto e del suo rac-
conto sono varie.
In primo luogo, si tratta della
prima grande decisione di Gesù,
che passa dalla stabilità all’itineran-
za, dal nascondimento di Nazaret
all’immersione nel comune destino
del suo popolo, che attende il nuo-
vo intervento di Dio. Tuttavia, l’ini-
ziale condivisione della prospettiva
penitenziale del Battista riconosciu-
to come profeta escatologico, da cui
«Il battesimo di Cristo» (icona russa, 1430-1440)
Il segretario generale della Cei su migranti e unioni civili
Risposte serie e meditate
ROMA, 9. Sull’emergenza migranti,
anche se «la realtà è complessa», le
risposte che si stanno dando in Eu-
ropa sono «confuse e spesso emoti-
ve», al pari della reazione delle per-
sone. È quanto ha affermato il se-
gretario generale della Conferenza
episcopale italiana (Cei), il vescovo
Nunzio Galantino, nel corso di
un’intervista che andrà in onda
questa sera nell’ambito del pro-
gramma «Today», condotto da An-
drea Sarubbi su Tv2000. «Abbiamo
bisogno — ha aggiunto il presule —
di gente più seria nella politica, di
gente che questi problemi non li
tratti come emergenze ma come un
fatto che caratterizza la nostra con-
vivenza e realtà non solo europea.
Ci vuole gente che ci metta la testa
e che sia meno attenta alle beghe di
cortile».
Le frontiere — ha detto ancora
monsignor Galantino — «non le
chiuderei nella misura in cui queste
venissero veramente rispettate.
Quando le persone entrano in un
Paese si deve capire chi sono real-
pagina 7
raccogliere l’annuncio (Matteo, 3,
15), sigillata dal rito battesimale, la-
scia spazio a un’inversione di ten-
denza da parte di Gesù — l’agnello
che toglie i peccati del mondo
(Giovanni, 1, 29).
Da quanto i vangeli narrano in-
torno alla predicazione e all’attività
di Gesù, risalta la differente imma-
gine di Dio rispetto a quella di
Giovanni. Appare con chiarezza
che il Dio di Gesù non sospende il
suo drastico giudizio né condiziona
il suo perdono in forza dell’osser-
vanza della torah o del culto
d’Israele. Dio è disposto a un nuo-
vo intervento di salvezza, che fin da
adesso è disponibile nella persona
stessa di Gesù — il Figlio mandato
dal Signore della vigna, dopo tutti i
suoi messaggeri (Marco, 12, 1-12).
Inoltre, per gli evangelisti è es-
senziale raccontare l’investitura
messianica che Gesù riceve dal Pa-
dre e dallo Spirito nelle acque del
Giordano. Nell’evento del Giorda-
no, infatti, vengono a intrecciarsi
tre azioni fondamentali: quella di
Gesù, che in umiltà si presenta soli-
dale con Israele; quella del Battista,
che lo accoglie, lo riconosce e lo in-
dica come colui che è più grande;
quella del Padre e dello Spirito, che
con voce ferma e leggera discesa
dall’alto, lo consacrano “messia” in-
viato a Israele.
mente, cosa vogliono fare e dove
devono andare. Non si possono
aprire le frontiere e far entrare la
gente comunque perché sarebbe un
tradimento e un’illusione anche per
loro. Quindi se è negativo ritrattare
Schengen, non è neanche positivo
far finta che non esista la comples-
sità di questa realtà».
Il segretario generale della Cei
ha affrontato anche il tema delle
proposte di legge riguardanti le
unioni civili in Italia, che, «inevita-
bilmente», «sta toccando la politica
e mi piacerebbe che venisse affron-
tato con serietà e non in maniera
ideologica». Lo Stato, ha aggiunto,
«deve fare il suo mestiere e garanti-
re ai singoli i propri diritti ma que-
sto non può andare a scapito della
famiglia composta da padre, madre
e figli. Bisogna cercare di non fare
confusione cercando di annacquare
la realtà della famiglia così come la
Costituzione la presenta. La fami-
glia non è un bene della Chiesa ma
della società. E la società, quando è
seria, i suoi beni li deve custodire».
pagina 8
Gabriele Marsili
«Cielo e terra»
di NICOLA GORI
Il prete non può fare a meno del
confessionale, il «luogo santo» in
cui la misericordia di Dio si incontra
con la fragilità umana. A maggior
ragione nell’anno giubilare, il sacer-
dote è chiamato a riscoprire questo
aspetto del suo ministero e a viverlo
con piena disponibilità. Lo sottoli-
nea in questa intervista al nostro
giornale il cardinale Beniamino Stel-
la, prefetto della Congregazione per
il clero.
«Un prete che non è misericordioso fa
tanto male nel confessionale» ha am-
monito di recente il Papa. Crede che i
sacerdoti siano sufficientemente formati
a questo ministero?
Basterebbe ricordare quanto lo
stesso Francesco ha scritto nel-
l’Evangelii gaudium: i credenti non
smettono mai di essere discepoli in
cammino e, perciò, «il sacerdote, co-
me la Chiesa, deve crescere nella co-
scienza del suo permanente bisogno
di essere evangelizzato». Nessun
prete può sentirsi esonerato dal do-
vere di una formazione permanente,
che rinnovi il suo “eccomi” e lo
riempia di nuovo slancio. E sulla mi-
sericordia, un po’ tutti abbiamo bi-
sogno di essere continuamente evan-
gelizzati. Nell’anno santo straordina-
rio, questo significa tornare a impa-
rare dal cuore di Cristo, volto della
misericordia del Padre. Noi non sia-
mo mai pronti a questo, perché nel
pastore ritorna sempre la tentazione
di dover “sistemare” le cose, di do-
ver legiferare e stabilire norme. A
volte l’ansia del controllo o della ge-
stione delle cose conduce il prete a
diventare un “uomo delle regole”,
comodamente rassicurato dai propri
schemi, invece che gioiosamente di-
sponibile allo Spirito. Così, anche
senza volerlo, egli può diventare in-
cline a giudicare, fare fatica a essere
animatore delle diverse sensibilità,
non riuscire ad ammettere la diversi-
tà di opinioni e, alla fine, agire se-
condo criteri di giustizia umana, di-
ventando così un rigido “controllore
della grazia divina”, invece che uno
strumento dell’amore di Dio. Ma la
misericordia di Dio eccede i criteri
del cuore umano e questa deve esse-
re la scuola permanente del ministe-
ro sacerdotale.
Come può un prete esprimere concreta-
mente la misericordia di Dio?
Il sacerdote, per il dono ricevuto e
non certo per i suoi meriti, è un mi-
nistro della misericordia divina. Egli
la manifesta al mondo anzitutto vi-
vendo, nella propria carne, la bellez-
za e insieme il “dramma” di questo
paradosso: è un peccatore chiamato
a dispensare la misericordia di Dio
agli altri, un uomo ferito che, una
volta risanato dall’olio della grazia
di Dio, fa scendere questa unzione
sul popolo che gli è stato affidato.
Dunque, per prima cosa, il prete de-
ve vivere nella propria esperienza
personale la grazia del perdono, al-
trimenti difficilmente riuscirà a co-
municare il desiderio di Diodi rial-
zare la nostra vita dal fango del pec-
cato. Sperimentando in prima perso-
na la tenerezza di Dio, la misericor-
dia può diventare il tratto distintivo
del suo ministero. Questo si può
esprimere in modi diversi. Ne vorrei
sottolineare tre: il confessionale, gli
effetti sociali, i rapporti personali.
Cominciamo dal primo. Oggi i sacerdo-
ti dedicano tempo adeguato al ministe-
ro del confessionale?
Direi che è necessario, per i preti,
innamorarsi nuovamente del ministe-
ro della riconciliazione, dedicando
tempo, spazi e cuore ai penitenti che
desiderano ritornare a Dio. Non sarà
mai sprecato il tempo che un sacer-
dote passa nel confessionale, metten-
dosi a disposizione per l’ascolto, se
possibile anche con orari e modalità
precise. In questo luogo santo è pos-
sibile l’incontro tra le fragilità uma-
ne e la misericordia di Dio che toc-
ca, risana e rialza. Per mediare la
bellezza di questo incontro, il prete
è chiamato ad accogliere con mitez-
za il penitente, avere delicatezza nel
tratto e nelle parole, incoraggiare e
sollevare le persone. Pur indicando
con fermezza la via da seguire, mai
deve scoraggiare o umiliare ma,
piuttosto, permettere che le persone
siano raggiunte dalla tenerezza di
Dio che risana e guarisce. Papa
Francesco, con un’immagine molto
efficace, ha affermato che «il confes-
sionale non deve essere una sala di
tortura bensì il luogo della miseri-
Preti tra cielo e terra
cordia del Signore». In questo giu-
bileo teniamo dunque le chiese aper-
te e spendiamo tempo nel confessio-
nale. Invitiamo i fedeli a riconciliarsi
con Dio, con se stessi e con i fratelli;
attendiamoli con le braccia aperte e
permettiamo loro di sperimentare la
bellezza dell’abbraccio di Dio. Ri-
cordiamoci che «ogni confessore do-
vrà accogliere i fedeli come il padre
nella parabola del figlio prodigo» ed
essere «sempre, dovunque, in ogni
situazione e nonostante tutto, il se-
gno del primato della misericordia».
Questo è il primo modo per manife-
stare la misericordia di Dio al mon-
do. Ma ce nè un altro che riguarda
gli effetti sociali di questo esercizio
della misericordia.
Come si manifestano nella vita di una
comunità?
Un prete che confessa, anche sen-
za saperlo, rigenera l’ambiente in cui
le persone vivono perché, attraverso
la grazia sacramentale, le restituisce
a un coraggio nuovo, a una disponi-
bilità più generosa verso il bene, a
un rinnovato desiderio di carità ver-
so i fratelli. Forse spesso si sottova-
luta la valenza sociale e pubblica di
questo sacramento e gli effetti reali e
concreti che può avere per l’ecologia
umana della comunità. La vita nuo-
va ricevuta nel sacramento, infatti, si
trasmette e si riflette in ogni situa-
zione della vita quotidiana. La segre-
tezza della confessione non impedi-
sce a questa realtà di essere anche
“pubblica” e “sociale”, con ricadute
che intervengono positivamente nel
risanamento dei conflitti e giungono
fino alle periferie esistenziali della
povertà, del dolore, delle preoccupa-
zioni umane e della solitudine. È
impressionante il bene che la società
può ricavare dal sacramento della ri-
conciliazione; infatti le persone ri-
conciliate portano questa pace ritro-
vata negli ambienti in cui vivono,
nelle case, nei quartieri e nei posti di
lavoro.
Qual è lo stile che deve caratterizzare
l’atteggiamento del prete verso gli altri?
Un prete manifesta la misericordia
di Dio quando assume uno stile se-
D uecentocinquant’anni fa in San Pietro i funerali di Giacomo Francesco Edoardo Stuart
Il duecentocinquantesimo anni-
versario del funerale in San
Pietro di Giacomo Francesco
Edoardo Stuart (1688-1766) è
stato ricordato venerdì pome-
riggio, 8 gennaio, con una com-
memorazione nelle Grotte vati-
cane sulla tomba di colui che,
passato alla storia come «il vec-
chio pretendente» al trono
d’Inghilterra e di Scozia, morì
in esilio a Roma a seguito della
“gloriosa rivoluzione”. Clemen-
te XIII gli concesse l’onore sen-
za precedenti delle esequie di
Stato nella basilica vaticana, ce-
lebrate dal secondogenito, il
cardinale Enrico Benedetto
Stuart, duca di York
Organizzata dall’ambasciata
di Gran Bretagna presso la
Santa Sede, «per gentile con-
cessione di sua Maestà la regi-
na» Elisabetta II, la cerimonia
religiosa è stata presieduta dal
cardinale arciprete Angelo Co-
mastri. Sono intervenuti gli ar-
civescovi Paul Richard Galla-
L’OSSERVATORE ROMANO
Intervista al cardinale Stella
reno e generoso nelle relazioni per-
sonali. Quando sa uscire da se stesso
per andare incontro alla vita reale
delle persone, sa percepire la stan-
chezza o la solitudine nel cuore
dell’altro, sa spendersi per condivi-
dere l’emarginazione e la sofferenza,
sa aiutare le persone a superare
l’odio e l’indifferenza. Allora il prete
diventa segno della vicinanza di Dio
per il suo popolo. In questo senso il
prete è chiamato a superare chiusure
ed egoismi, narcisismi e pretese di
dominio. E quando è sereno nelle
relazioni e disponibile al perdono,
ha il cuore libero da interessi perso-
nali ed è capace di mediazione tra le
differenze, diventa un esempio lumi-
noso della misericordia di Dio.
Il 2015 è stato l’anno della «Laudato
si’». Esiste una sensibilità ecologica da
parte del clero?
Dai sacerdoti si esige sempre di
più un ministero capace di abbrac-
ciare tutte le dimensioni della vita
personale, sociale e spirituale. Tante
volte Papa Francesco ci ha ricordato
che i preti “asettici” non fanno un
buon servizio al Vangelo. Se i cri-
stiani credono che Dio è creatore e
ci ha posti nel giardino per custodir-
lo, farlo crescere e fiorire per il bene
comune, allora il prete deve avere
una sensibilità ecologica. Prima an-
cora che nell’azione ministeriale,
questa deve diventare un’attitudine
vissuta in prima persona. Il prete
evangelizza assumendo uno stile di
vita radicato in una solida disciplina
e in una ferma austerità verso se
stesso; concretamente, significa im-
parare a essere sobri, ad avere un
rapporto libero con le cose, a non
sprecare, a non abusare dei beni
pubblici — anche parrocchiali oppu-
re offerti — e a non eccedere nelle
comodità personali o della propria
casa, soprattutto quando si trova in
contesti segnati dalla povertà. La
Laudato sì’ ci ricorda che bastano
piccoli gesti quotidiani. Nella vita
del prete, questo significa vigilare
perché le necessità personali non di-
ventino dei comfort esagerati o dei
lussi sproporzionati.
Esilio sovrano
gher, segretario per i Rapporti
con gli Stati, e Arthur Roche,
segretario della Congregazione
per il culto divino e la discipli-
na dei sacramenti; e i monsi-
gnori José Avelino Bettencourt,
capo del Protocollo, e Robert
Murphy, officiale della Segrete-
ria di Stato. Hanno partecipato
inoltre diplomatici in servizio
nell’Urbe, delegazioni dei pon-
tifici collegi Beda, Scozzese, Ir-
landese e Inglese, e rappresen-
tanti ecumenici.
All’inizio della commemora-
zione, accompagnato dal consi-
gliere ecclesiastico monsignor
Charles Burns, l’ambasciatore
britannico Nigel Baker ha de-
posto una corona sul sepolcro
in granito rosso degli Stuart,
contenente anche i resti di en-
trambi i figli: il principe Carlo
Edoardo — conosciuto come
Bonnie Prince Charlie o «il
giovane pretendente» — e lo
stesso cardinale Enrico Bene-
detto.
Che ruolo hanno i presbiteri nella
«conversione ecologica» invocata dal
Papa?
Un aspetto fondamentale dell’en-
ciclica riguarda l’approccio integrale
al tema dell’ecologia. Francesco par-
la di ecologia umana e della vita
quotidiana, intendendo la qualità
della vita, negli spazi in cui si svolge
l’esistenza delle persone. Anche se
vivessimo senza inquinamento atmo-
sferico — cosa certamente importante
— ma i ritmi di vita fossero inumani,
le attività segnate dal disordine e dal
caos, gli spazi pubblici privi di bel-
lezza, le scelte personali e comuni
dettate dal consumismo e, soprattut-
to, se le nostre relazioni fossero feri-
te dalla divisione, dall’egoismo e
dall’odio, allora saremmo comunque
in presenza di un “inquinamento”
non meno pericoloso per le persone
e le nostre città. Per favorire processi
di trasformazione e di risanamento
dell’ambiente vitale, il prete può fare
davvero molto. Può animare la co-
munità perché diventi seme di con-
cordia e di bellezza nello spazio in
cui vive, può educare e formare le
coscienze, può risanare le profonde
ferite dell’anima che si generano a
causa di relazioni spezzate, di ingiu-
stizie subite, di dignità violate. Pen-
so, ancora, alla possibilità che egli
ha di conoscere in profondità il terri-
torio e le sue fragilità, sapendone
portare i pesi e le fatiche. Immagino
il contributo che può offrire a tutta
la comunità, conoscendo la storia
dei singoli e delle famiglie da vicino,
e condividendone i momenti più dif-
ficili e i passaggi segnati dalla malat-
tia o da altre problematiche. Penso a
come può sostenere — educando,
esortando e ammonendo — la batta-
glia della comunità civile per supera-
re le situazioni di degrado fisico o
morale. Il prete può contribuire a
creare un clima di serenità, di frater-
nità e di speranza, aiutando le per-
sone a superare conflitti ed egoismi
che spesso generano odio e divisio-
ne, e risanando, così, tutte le ferite
che inquinano l’ambiente in cui vi-
viamo e lo rendono torbido e poco
ospitale.
Il monumento funebre degli Stuart scolpito da Antonio Canova nella basilica di San Pietro
Il segretario di Stato ai microfoni di Radio vaticana
Nel segno
della trasparenza
«Poiché Papa Francesco insiste
molto sulla dimensione missionaria
della Chiesa e sulla necessità di ri-
formarne le strutture, in primis la
Curia romana, per diventare tra-
sparenza di Gesù, il compito di se-
gretario di Stato risuona per me
come un appello particolare e ur-
gente a essere un testimone credibi-
le e a mettermi in atteggiamento di
costante e sincera conversione». Il
cardinale Pietro Parolin interpreta
così la propria missione di primo
collaboratore del Pontefice. Ne ha
parlato ai micr0foni di Radio vati-
cana in un’intervista condotta da
Vito Magno e trasmessa sabato 9
gennaio.
Nella conversazione il porporato
spiega di vivere l’alto incarico «co-
me una grazia, perché è davvero
un dono grande del Signore essere
vicino al successore di Pietro nel
compito di confermare i fratelli
nella fede e tenerli uniti nella co-
munione della Chiesa»; ma confida
anche di avvertire «una grossa re-
sponsabilità», dovendo offrire «un
contributo il più competente ed ef-
ficace possibile, nel momento così
difficile e complesso che sta viven-
do l’intera umanità». E in tal senso
esprime il desiderio di poter «esse-
re capace, sull’esempio del Papa, di
mostrare sempre, anche nelle que-
stioni più spiccatamente burocrati-
che, il volto accogliente e miseri-
cordioso della Chiesa gerarchica».
Il colloquio si apre con l’affer-
mazione che è possibile conciliare
diplomazia e sacerdozio. «Altri-
menti — commenta il segretario di
Stato — non avrei accettato di im-
pegnare la mia vita in questo ambi-
to così “particolare” della vita della
Chiesa. Negli anni della formazio-
ne avevo ben altre idee circa il mio
ministero. Pensavo che, diventato
sacerdote, avrei lavorato in parroc-
chia o in seminario. Di fatto, sono
stato per alcuni anni viceparroco;
poi improvvisamente e con mia
stessa sorpresa è stato chiesto al
mio vescovo di mettermi a disposi-
zione della Santa Sede per il servi-
zio diplomatico». Ma, aggiunge,
«mai ho trovato questo servizio in-
compatibile con il ministero sacer-
dotale. Ho sempre cercato di eser-
citare il ministero anche nei periodi
in cui il lavoro mi prendeva di più.
E poi mi sono sempre proposto di
vivere la diplomazia come sacerdo-
te e da sacerdote. In varie occasio-
ni ho notato che in questa veste
potevo dire una parola dove altri
non avevano voce per farlo; una
parola che forse non ha cambiato
le cose, ma che era importante dire
in quel momento. Naturalmente le
maniere di aiutare gli altri sono
molteplici, ma anche attraverso il
servizio diplomatico della Santa
Sede si può annunciare il Vangelo
e impregnare la società dei suoi va-
lori». Del resto, ha detto ancora, i
«rappresentanti pontifici, nei limiti
domenica 10 gennaio 2016
del possibile, coniugano le attività
legate al loro ufficio con quelle più
specificamente pastorali. Incontrare
le comunità cristiane, celebrare per
loro l’Eucaristia, amministrare i sa-
cramenti, sono stati i momenti più
belli della mia attività come nunzio
apostolico in Venezuela. Li ricordo
con gioia e un po’ li rimpiango».
Nel colloquio il cardinale Parolin
tocca diversi temi, tra i quali quello
degli scandali che coinvolgono sa-
cerdoti, spesso associati — fa notare
l’intervistatore — alla legge canoni-
ca del celibato. Dopo aver consta-
tato che «vivere il celibato nella so-
cietà attuale, per le caratteristiche
che tutti conosciamo, è meno facile
rispetto a un tempo», il segretario
di Stato ribadisce tuttavia che «il
celibato è e rimane un grande do-
no che il Signore ha fatto alla
Chiesa, di cui essere profondamen-
te grati, e non è certamente esso la
causa degli scandali. Cause ne so-
no l’immaturità e la fragilità delle
persone, la loro malizia, la scarsa
formazione, l’insufficiente discerni-
mento». Pertanto, aggiunge, «uno
dei principali sforzi da mettere in
atto è quello di una seria ed effica-
ce educazione affettiva, da comin-
ciare nella famiglia, affiancata dalla
scuola, e proseguire poi nel tempo
del seminario, che tenda alla matu-
razione dell’amore fino alla sua
maturità, che è il dono di sé e che
si può vivere in pienezza sia nella
forma del matrimonio sia nel celi-
bato».
Sollecitato dalle domande, il car-
dinale Parolin parla anche del sa-
cerdozio in generale, delle confes-
sioni e dell’anno santo straordina-
rio, soffermandosi in particolare sul
ruolo della misericordia nelle altre
religioni. «Nel corso del giubileo —
chiarisce al riguardo — si dovrà fare
attenzione anche a questo aspetto,
come sottolinea il Papa nella bolla
Misericordiae vultus. Il pensiero
corre soprattutto al terribile feno-
meno della giustificazione dell’odio
e della violenza in nome di Dio.
C’è uno spazio, dunque, e direi di
più, c’è un obbligo per i fedeli di
tutte le religioni di combattere que-
sta degenerazione della religione,
testimoniando concretamente, da
soli e soprattutto insieme, che Dio
è misericordia e amore».
Nomina episcopale
in Portogallo
La nomina di oggi riguarda la
Chiesa in Portogallo.
António Augusto
de Oliveira Azevedo
ausiliare di Porto
Nato il 14 giugno 1962 a São
Pedro de Avioso, municipio di
Maia, diocesi di Porto, ha stu-
diato nel seminario diocesano
del Bom Pastor, a Ermesinde,
poi nel seminario maggiore
Nossa Senhora da Conceição e
alla facoltà teologica dell’univer-
sità cattolica di Porto. Ordinato
sacerdote il 13 luglio 1986, nella
diocesi di Porto è stato vicario
parrocchiale di Santo Tirso (fi-
no al 1988), cappellano nella ba-
se dei paracadutisti di Tancos
(1988-1990), parroco di Vilar do
Paraíso (1990-2000). Al contem-
po è stato amministratore par-
rocchiale di Valadares (1995-
2000) e di Canelas (1996-2000)
e assistente diocesano della pa-
storale operaia (1998-2000). Do-
po tre anni di studi alla Grego-
riana, rientrato a Porto è stato
prefetto e membro dell’équipe
formativa del seminario maggio-
re (2003-2012) e cappellano
dell’università cattolica (2005-
2012). Dal 2012 è rettore del me-
desimo seminario e assistente
diocesano del centro di prepara-
zione per il matrimonio, profes-
sore nella facoltà di teologia
dell’università cattolica, giudice
del tribunale ecclesiastico, segre-
tario del consiglio presbiterale.