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GASTRONOMICAMENTE

UMBRIA
dizionario essenziale
Umbria, terra di poeti, santi, mistici e condottieri. Umbria, terra di
contadini e allevatori, cacciatori e pescatori, fungaioli e tartufai, vignaioli
e frantoiani, artigiani, cuochi, panettieri, pastai, norcini e cioccolatieri.
Umbria, terra di massaie e di buongustai, di ghiotte, spiedi e focolari.
Umbria, terra di storie e di leggende, scoperte e riscoperte, gesti semplici
e sapori di una volta, appetitosi sogni e gastronomiche certezze.
di Massimo Roscia

a. Anguilla
del Trasimeno

“Sulla tavola d’acqua dipinta dagli ulivi,


scendono le isole a mezzogiorno. La voce della
barca s’allunga, a svegliare le anguille tra i
b. Brustengolo

Ricco pane dei poveri. La contraddizione -


che nol consentirebbe - è soltanto apparente.
Nel Brustengolo, pane dolce tipicamente
c. coratella

Se lo fece per sfidare il demonio, per vincere


le tentazioni della gola o per semplice
penitenza, non è dato sapere. Certo è che Fra’
canneti”. È l’anguilla del Trasimeno quella perugino, l’impasto di acqua tiepida e farina Jacopone da Todi patì non poche sofferenze
delicatamente dipinta da Mario Lucrezio Reali, di mais è nei fatti impreziosito da un corredo nel baciare e lambire la coratella appesa nella
chimico prestato alla poesia. Grasse e di ingredienti che ha poco da invidiare al più sua cella, senza poterla addentare. La storia è
prelibate sono le carni di questo pesce regale dei deschi. Dopo una lunga notte di nota: la carne presto marcì “et puzava ssì
sguisciante, dal corpo allungato e riposo, l’umile composto smette i suoi abiti forte che se sentiva per tuto el dormitorio”.
serpentiforme e il ventre giallastro, che i da bifolco e viene vestito a festa con Dal pestilenziale fetore al soavissimo odore,
pescatori della zona catturano con il “tofo”. l’aggiunta di zucchero, mele tagliate a fettine, dalla carne putrescente al “giubilo del cuore”.
E se a cadere nella caratteristica rete conica uvetta, olio di oliva, succo e buccia di limone La coratella d’agnello è pietanza prelibata
sia la primaverile “boccona”, piuttosto che grattugiata, pinoli, gherigli di noci, semi di che sulla tavola umbra non può certo
l’autunnale e più rinomata “maretica”, poco anice o, in liquida alternativa, qualche goccia mancare. Rigorosa è la sequenza di polmone,
importa. L’anguilla aggrada comunque di mistrà. Il tutto è amalgamato, steso nello cuore, frattaglie e, solo da ultimo, fegato.
il palato. Affumicata, marinata all’alloro, cotta stampo ben oliato e infornato. Un solo morso Interiora lavate in acqua e aceto, rosolate
allo spiedo o alla griglia. Ma è nel tradizionale e prendono vita i ricordi dell’autunno, di nell’olio con un trito di cipolla, condite con
tegamaccio, una squisita zuppa di pesce antiche tradizioni rurali, di un’infanzia felice, sale, pepe, rosmarino e una fettina di limone,
lacustre cucinata nel tegame di terracotta, dei campi coltivati a granturco, dei tempi sfumate con il vino bianco e fatte insaporire a
a fuoco lento, per cinque ore, che gli schietti grami, quando bastava qualche manciata tegame coperto. È così che si compone la
sapori del lago si trasformano in romantici versi. di frutta secca per sentirsi un re. lauda al gusto.

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d. DAINO

Non cinghiali, cervi, caprioli o altri selvatici


ungulati, che pure popolano i boschi umbri in
gran numero, ma daini. Nel territorio di Nocera
e. erba �.
Bieta selvatica, erba bruscia, erba del becco,
porcacchia, raperonzolo, caccialepre,
borragine, pimpinella, saprusella, gobbi,
FAGIOLINA
DEL TRASIMENO

Riscoperta. Rilancio. Rivalorizzazione.


Quel “ri” avanza inesorabile, sull’onda
del recupero delle identità territoriali e delle
Umbra l’allevamento e la lavorazione delle camettole, luppoli, vitalbe, strigioli, crocette, opportunità legate ai nuovi mercati delle
carni del Dama Dama - così Linneo volle grespigni… Piante campestri dai nomi bizzarri, produzioni tipiche e di qualità, e sospinge la
appellare il rustico e frugale cervide - sono spesso dialettali, capaci di far ammattire il più Fagiolina del lago Trasimeno. Grazie ad un
tradizioni consolidate. Delizioso è il zelante dei botanici; piante che gli umbri, con manipolo di coraggiosi agricoltori, a Slow Food
bocconcino, ottenuto da finissima macinazione grande senso pratico, chiamano più e all’Università di Perugia, questo prelibato
di carne magra di daino e del grasso di maiale, semplicemente erba. È erba ribelle, infestante legume, di etrusco lignaggio, è stato sottratto
aromatizzato con sale, pepe e bacche di o rampicante, quella che nasce spontanea nei all’oblio e si ripresenta (ancora un ri) a tavola
ginepro, insaccato, legato con lo spago e fatto campi, nei boschi, nei prati, lungo i fossati, nei in tutto il suo splendore. Varietà locale di
stagionare un mese. Non meno prelibati sono i greppi dei viottoli di campagna. È erba d’antan, fagiolo dall’occhio coltivata nei terreni umidi
cacciatorini, salami di piccole dimensioni ma di che sa di vigilia e di “mangiar di magro”. del fondovalle lacustre. Piccolo, ovale e
grande gusto, o il filetto, ricavato con chirurgica È erba umile, che in cucina sa farsi grande. multicolore, dalla buccia sottile e il sapore
precisione dalla lombata. Superbo è poi il I gambi, le foglie o le radici vengono condite erbaceo, delicato, quasi burroso, si fa gustare
prosciutto ottenuto dalla coscia sgrassata, a insalata con olio, sale e aceto, o appena lessato e condito con un filo di olio
salata a secco, conciata con aromi, affumicata sbollentate in acqua salata, o ripassate in un extravergine, o in una zuppa di pane raffermo,
e lasciata maturare. Non inquieti il rosso scuro soffritto di lardo e spicchi di aglio o utilizzate o sublimato dalla suina cotenna. Ma dà il
di quella fetta priva di marezzatura, ci si affidi come agreste ripieno di un’immancabile torta meglio di sé cotto nella pignatta, lentamente,
piuttosto al palato. al testo. con aglio e pomodoro.

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umbria i dizionario gastronomico

g. GHIOTTA
La testa, il collo, le punte delle ali
e le zampette di una bella palomba (il
h. h20, acqua

Due atomi di idrogeno uniti, in legame


covalente, a un atomo di ossigeno. È l’acqua.
i. impastoiata

Nessun ostacolo. Nessuna corda, laccio o


lacciolo. Di animali legati, neanche a
colombaccio) - e, perché no, qualche uccelletto Mistica e primigenia, vivificatrice e miracolosa, parlarne. Questo piatto tradizionale,
spennato - vengono energicamente battute, sacra e purificatrice, quieta e cristallina. dall’etimo sviante, altro non è che un goloso
sminuzzate, ridotte in poltiglia e versate in un Umbria, regione dell’acqua. Buffo paradosso per incontro tra un proteico macco con i fagioli
antico tegame di forma bislunga e munito di una terra così lontana dai mari, eppure assai e quell’inesauribile concentrato di sostanza
manico. Ghiotta. “Destinata a ricevere in sé ricca di questo elemento vitale. È così. In ed energia racchiuso nella polenta. I legumi
ghiotte cose e leccarde”. Dal contenitore al Umbria l’acqua è ovunque: nei laghi, nei fiumi, (di norma cannellini o borlotti) vengono
contenuto il passo - metonimico - è breve. nelle cascate, nei canali di irrigazione, nelle tenuti in ammollo per una notte intera,
Nell’intingolo finiscono salvia, rosmarino, pepe artistiche fontane medievali, nel sottosuolo, nei quindi lessati e fatti insaporire in un
nero in grani, aglio, buccia di limone, aceto, massicci carbonatici della dorsale appenninica, soffritto con il battuto di lardo, un trito di
olio extravergine d’oliva e una dose abbondante nelle numerose sorgenti e nei complessi termali cipolla, sedano, carota, pomodori ben
di vino rosso, di buon corpo. E ancora, in un tanto apprezzati dai Romani. Salus per aquam. maturi (spellati e senza semi), sale e pepe
delirio gustativo, capperi, olive, bacche di Benefiche e curative sono le proprietà delle quanto ne basti. Poi, a cottura ultimata,
ginepro, acciuga, tozzi di pane raffermo, acque minerali umbre utilizzate per le cure incontrano la molle polenta di farina di
prosciutto tritato e fegatini di pollo. Poi è idropiniche e per l’imbottigliamento. Sangemini, mais. Si abbracciano, si “impastoiano”,
ancora la palomba, che cuoce infilzata allo Sanfaustino, Rocchetta, Flaminia, Viva, Misia, insaporendosi gli uni con l’altra. Il piatto
spiedo con struggente lentezza, a grondare Fonte Tullia sono soltanto alcune delle rinomate contadino è pronto. Una generosa
i suoi umori nel ricco tegame e a rendere la acque di una regione completamente spolverata di pecorino e potrà essere
ghiotta ancor più ghiotta. sconosciuta a Nettuno. consumato, caldo o freddo.

l. LENTICCHIA
DI CASTELLUCCIO
DI NORCIA

I fiorellini bianchi con venature violacee si


alternano alle azzurre campanule, al giallo
intenso delle olmarie peperine, al cremisi dei
m. MAZZAFEGATO

Tre quarti di carne di seconda e terza scelta


(i pregiati scarti dei banchi dell’antica
macelleria) e un quarto di fegato di maiale, un
n. norcino

Alto medioevo. Nei dintorni di Norcia, tra


erbosi pendii, ampie faggete e boschi di querce
di alto fusto è assai diffuso il pascolo dei suini.
papaveri, al blu dei fiordalisi. Sullo sfondo, il po’ di polmone e di spuntatura di polpa. Gli allevatori della zona possiedono notevoli
verde smeraldo dell’altopiano carsico e, Questa è la base dell’impasto del mazzafegato, abilità manuali e presto si specializzano nella
intorno, a rendere questo pezzo di Parco salume tipico della tradizione regionale più mattazione, castrazione e lavorazione dei
Nazionale dei Monti Sibillini ancor più ortodossa, che viene tritato finemente, salato, maiali. La loro innata attitudine si perfeziona
metafisico, la nebbiolina madreperlacea del pepato, insaporito con fiori di finocchio e pinoli grazie alle nozioni di anatomia apprese dai
primo crepuscolo estivo. È questa la casa della (nella versione dolce la carne è ulteriormente monaci benedettini della vicina abbazia di
lenticchia di Castelluccio di Norcia, prodotto conciata con lo zucchero, l’uva passa, le bucce Sant’Eutizio. E l’antico esercizio di
tradizionale insignito con una meritatissima d’arancia e un rinvigorente goccio di vinsanto), “acconciare, condire ed ammannire in mille
IGP. Seme lillipuziano, piatto, tondeggiante, insaccato in un budello naturale guise le carni dei majali” diventa una
striato. Colori che virano dal nocciola al precedentemente aromatizzato nel vino, legato professione, una qualifica, un’arte. Nasce il
verdastro. Buccia assai sottile e gusto delicato. con lo spago, appeso e lasciato stagionare in moderno norcino, nascono corporazioni e
Ottima come contorno, ideale per cantina per almeno un paio di mesi. Colore confraternite, ma nascono soprattutto quei
accompagnare un salume. I tempi di bollitura scuro, profumo aromatico, sapore rustico, capolavori di gusto e artigianalità che tutto il
contenuti, la capacità di mantenere la cottura e intenso e deciso. Salsiccia matta, insomma. mondo ci invidia. Salsicce, coppe, porchette,
di non perdere la buccia sono solo alcuni dei Gustata con un paio di fette di pane cotto al coppiette, lombetti, capocolli, ciauscoli,
numerosi pregi gastronomici di questo legume. forno a legna è autentica gioia per i cultori del soppressate, mortadelle, prosciutti, pancette,
E poi il sapore inimitabile e il nostalgico ricordo quinto quarto. guanciali, mazzafegati, budellacci, sanguinacci,
dell’aia e del vecchio contadino che fa roteare salami, coralline, fiaschette del frate, coglioni
sulla testa il suo mazzafrustu e batte di mulo e un’interminabile teoria di squisiti
ritmicamente i baccelli sulla paglia. salumi ed insaccati.

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il turismo culturale 165
umbria i dizionario gastronomico

o. oca
In Umbria il gioco dell’oca ha regole tutte sue.
Non ci sono dadi, né caselle, segnalini e
p. patata rossa
di colfiorito
Altopiano di Colfiorito, Appennino umbro-
marchigiano. I reperti paleolitici, le
q.


quadrucci
Nulla a che vedere con i rinomati
disegni d’epoca rinascimentale
tabelloni a spirale. Quanto alle palmipedi duecentocinquanta tombe ad inumazione che ornano preziosi lini. Questi quadrucci non
partecipanti, c’è davvero poco da divertirsi. In (corredate di ceramiche, armi in ferro e nascono dall’incrocio di trama e ordito, ma
passato la sorte riservava loro due sole fatali oggetti ornamentali), le capanne risalenti da un impasto di acqua
alternative: diventare soffice piuma per i all’età del ferro e una meravigliosa chiesa in e farina di grano tenero (con la moderna
materassi da lasciare in dote alle figlie in età stile proto-romanico, la Basilica variante dell’uovo), lavorato da mani
da marito o essere trasformate in succulente di Plestia, giustificano abbondantemente il altrettanto sapienti. Piccoli quadrati di sfoglia
pietanze durante i freddi mesi invernali. Oggi i viaggio. Se poi alla passione per la storia si cucinati con un corroborante brodo di gallina,
materassi vengono imbottiti con molle, lana e accompagna quella per la gastronomia, la cotenna del maiale, la cicoria selvatica,
lattice di gomma, ma il destino gastronomico l’occasione è propizia per gustare, in loco, la verza, le patate e le carote, i piselli, i ceci,
degli starnazzanti animali da cortile è, ahimè, la patata rossa di Colfiorito. Il tubero, dalla i fagioli o le lenticchie. Al pari di frascatelli e
rimasto immutato. E a divertirsi sono i caratteristica buccia ruvida, sottile e rossastra passatelli, appartengono alla grande famiglia
buongustai, quando a tavola fanno la loro e la polpa soda e croccante, è stato introdotto della pasta da minestra, pietanza conviviale
comparsa fumanti piatti di gnocchi, umbricelli dagli agricoltori della zona agli inizi degli anni per eccellenza che, dalle Alpi alla Sicilia,
o tagliatelle al sugo di oca, oche arrosto, oche Sessanta e ha saputo ambientarsi stringe l’italico stivale in un unico grande
in porchetta, oche ripiene alla contadina e perfettamente alle basse temperature e ai abbraccio. Piatti semplici e genuini, ricchi
fritto d’oca in padella. terreni sabbiosi dell’altopiano. Il sapore è e nutrienti, brodosi ma non troppo; piatti della
ottimo, i quantitativi prodotti sono esigui, memoria, piatti che scaldano corpo e anima
la commercializzazione è locale. Tre motivi e rasserenano la mente.
in più per mettersi in viaggio.

r. ROVEJA
La forma sferoidale ricorda il pisello, ma il
sapore è simile a quello della fava. La roveja,
pisum arvense, è un legume curioso, dall’elevato
s. SEDANO NERO
DI TREVI
“Sora nostra matre terra, la quale ne sustenta
et governa, et produce diversi fructi con
coloriti flori et herba”. Nel Cantico delle
t. TORCOLO
DI SAN COSTANZO
Alcuni sostengono che la forma circolare della
ciambella richiami la collana di San Costanzo
o, alternativamente, la ghirlanda di fiori usata
contenuto proteico, le origini dubbie (pare umbre creature c’è spazio anche per un per coprire i segni del feroce martirio; altri
provenire dal Medio Oriente), la grande capacità ortaggio dall’insolito colore, coltivato nelle affermano che il buco rappresenta invece il
di adattamento (resiste alle basse temperature e terre umide e argillose tra Borgo e il fiume collo decapitato del santo stesso; altri ancora
non necessita di molta acqua) e le alterne Clitunno. È il Nero di Trevi, una - più laicamente - ritengono che il foro sia
fortune. Nel passato più remoto è assoluta particolarissima cultivar di sedano, dal cuore stato concepito solo per una questione di
protagonista dell’alimentazione; a metà del tenero e polposo e il profumo irresistibile. praticità e trasportabilità. Considerando
Novecento, per la maggiore redditività di altre Tra ritualità e antiche tradizioni, le lavorazioni questi ultimi una trascurabile minoranza,
colture, rischia l’estinzione; negli ultimi anni, seguono un preciso calendario. Da sempre. possiamo affermare, senza tema di smentita,
infine, grazie alla tenacia di eroici agricoltori di Si semina ad aprile (possibilmente con luna che il Torcolo di San Costanzo è il dolce dei
Cascia e dintorni, torna a nuova vita. Oggi calante); ad ottobre, invece, si legano e si dolci della tradizione perugina, creato proprio
questo pisello dei campi, dal colore cangiante interrano le piante giunte a maturazione. in onore di uno dei tre patroni della città.
verde, grigio e marrone, è un ricercatissimo Solo così il verde scuro delle coste schiarisce, Tradizione millenaria, sapore genuino,
prodotto gourmet. Da consumarsi fresco o assumendo colorazioni più candide e ingredienti semplici e facilmente reperibili
essiccato nelle zuppe e nelle minestre. Macinato rassicuranti. E il sedano fa il suo ingresso a che, nella ricetta codificata dall’Accademia
a pietra, si trasforma in un’amarognola farina tavola. Dall’intramontabile pinzimonio alla Italiana della Cucina di Perugia, sono: farina
utilizzata per preparare la farecchiata, una sontuosa parmigiana, dall’insalata alla purea, di grano tenero, acqua, lievito acido, olio extra
polenta insaporita con olio, aglio e battuto di dalla pastasciutta al ripieno di salsiccia, dalla vergine di oliva, zucchero, uva passa, cedro
acciughe. zuppa alla frittella. candito, anice e pinoli.

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u. ulivo

Spolette volanti, macchine a vapore, ciminiere


che sbuffano. La rivoluzione industriale emette
i suoi primi vagiti. C’è bisogno di olio per
v. ventresca
Di nuovo lui, il nobile suino, del quale - e
l’antico adagio è assoluta verità - non si butta
via nulla. Nei dialetti dell’Italia centrale (umbro
z. zafferano
di cascia
“È buono ma è un po’ caro” argomenteranno
alcuni. Ma basti pensare al sapore inarrivabile,
alle specifiche necessità colturali, alla
sfamare la gente, alimentare le lampade e compreso), la ventresca è un tipo di pancetta lavorazione rigorosamente manuale, alla rigida
illuminare il progresso. Le autorità incoraggiano ottenuta dal ventre del maiale, privata della selezione e, soprattutto alle minime quantità
l’impianto di nuovi uliveti e quando nel 1829 cotenna, salata, aromatizzata con vino, aglio, prodotte, per farsi una ragione dei costi elevati.
Papa Pio VIII, con solenne notificazione, pepe ed altre spezie, arrotolata (ne esiste Per ottenere un chilo di zafferano fresco di
promette a chi metta a dimora una pianta di anche una versione “tesa”), incartata, legata, Cascia, zafferano purissimo dell’Umbria
ulivo il premio di un Paolo (equivalente al appesa a un vecchio gancio di acciaio e (quantitativo che corrisponde, grammo più,
guadagno di un’intera giornata lavorativa nei lasciata stagionare. Quintessenza di sapore grammo meno, a circa due etti di prodotto
campi), l’Umbria, come per magia, si ricopre di sotto forma cilindrica. Poi la lama di un coltello secco), occorrono circa duecentomila fiori di
ulivi. Dai frantoi sgorga un olio verde smeraldo, viola la sua integrità. Le fette cadono Crocus Sativus. I bulbi vengono espiantati ogni
intenso, fruttato, dal persistente profumo di docilmente sul tagliere. Le strie marmorizzate anno alla fine di luglio e, dopo un’attenta
oliva fresca e di erba appena tagliata, dal del grasso si alternano, in una giostra selezione, subito messi a dimora agli inizi di
retrogusto piacevolmente amarognolo. È l’olio concentrica, con quelle rosate della carne più agosto. I fiori, di un bel colore violetto, sono
di ieri. È l’olio di oggi. L’extravergine DOP magra. Al contrasto cromatico ne seguono uno raccolti tra ottobre e novembre, alle prime ore
Umbria, della regione grandissimo vanto. olfattivo (i boschi e gli aromi speziati) e uno del mattino, per evitare il contatto diretto con i
gustativo (ancora il grasso e il magro in raggi del sole. Nell’arco della giornata gli
perpetua lite, ancora l’armonia dietro la stimmi trifidi - solo quelli di colore rosso vivo -
saporita guerra dei contrari). vengono separati dal fiore e fatti essiccare
lentamente, mediante tostatura su brace di
legna. Un lavoro manuale, lungo, complesso,
che richiede una pazienza zen e giustifica il
prezzo.

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