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Modulo resistenza

Quadro storico:

la resistenza inizia nel 43 come lotta contro il nazismo e si carica di diversi dignificati politici e
morali= è un fenomeno non strettamente legato al nostro paese, e il termine fu usato per la prima
volta da De Gaulle.
La resistenza è una guerra per la liberazione, un riscatto dall’occupazione nazista. La nostra
occupazione è durata di meno e dopo l’8 settembre l’alleanza con i nazisti si è interrotta, ma in
altri paesi fu molto più cruenta e dolorosa. Per resistenza intendiamo anche la guerra partigiana,
intendendo anche una guerra con delle tecniche di combattimento particolari= una guerriglia,
tecnicamente: i partigiani agivano con dei reid: attaccavano un convoglio che poi si ritirava. Questo
metodo serviva a restaurare un nuovo regime. La guerra era anche fratricida naturalmente: anche
qui è sottolineato come fosse facile cadere da una parte o dall’altra. Compaesani fanno spesso
scelte diverse. La resistenza si sviluppa con caratteri diversi in diversi paesi. Si era creata una linea
di demarcazione che andava da rimini a la spezia dividendo l’italia in due parti= non è vero che
solo al nord si ebbe resistenza, spesso confluivano dal sud. A roma e a napoli la resistenza aveva
forme diverse. Tuttavia noi ricordiamo i plotoni d’azione del Piemonte e della Lombardia.
L’ambiente delle langhe per esempio è significativo.
In Italia è un movimento partigiano clandestino che si sviluppa dopo l’armistizio dell’8 Settembre:
scappato il Re in Portogallo, le truppe italiano furono sbandate e alcune si trasferirono a nord a
Salò sotto tutela tedesca. Al sud rimasero fedeli al re e a Badoglio. Al nord l’occupazione tedesca
portò ad una liberazione.
È importante avere presente che non si parla di un movimento omogeneo, ma di gruppi partigiani
differenti, soprattutto per le idee diverse che li caratterizzavano. C’erano i gruppi laici e
repubblicani di Badoglio da una parte: GIUSTIZIA E LIBERTA’. Poi c’erano i socialisti della brigata
MATTEOTTI, e i comunisti della brigata GARIBALDI. C’era poi un comitato di liberazione nazionale,
che metteva insieme tutte le fondazioni partigiane. Anche all’interno dei partigiani c’erano episodi
di violenza interna per ideali politici differenti.
Ricordiamo le giornate di Napoli, che era una resistenza poco civile.
Al nord era una resistenza più organizzata.

Il 25 aprile del 45 le truppe liberarono.


Alla fine della guerra rimane la fame e la divisione politica interna. Una volta vinto il nemico
comune si evidenziarono le differenze politiche. Le campagne erano distrutte e l’economia a pezzi.
Chi ha partecipato alla resistenza vuole raccontare cosa è avvenuto in questi anni di guerra. Ecco
che si spiegano le ragioni di una larga partecipazione popolare alla resistenza. La resistenza trova
un’analogia con il risorgimento: estensione delle classi sociali, molto eterogenee.

Il dibattito intellettuale= intellettuali formati sotto al fascismo che si trovano a confrontarsi con
una realtà molto diversa. Durante il 44 e il 45 chi rappresentava l’opposizione al fascismo si
manifestava tramite la pubblicistica clandestina: era in atto una riflessione critica sul fascismo
ancor prima che la guerra finisse. Molte erano le idee, ed erano difficili da realizzare. Gli autori
sentono la necessità di esprimere il loro rammarico e frustrazione in questo senso. Alcuni autori
rimangono intrappolati nell’esperienza partigiana= Fenoglio è uno di questi: dopo molti libri sulla
resistenza scrive “una questione privata” che sarebbe dovuto essere più un romanzo come un
racconto.
Vittorini faceva parte della militanza comunista, come calvino. Pavese non aderì alla resistenza e si
sente in colpa nei confronti dei compagni, spesso compagni di università: Pavese morirà poi
suicida.

Rapporto col verismo= loro propongono un modo oggettivo di rappresentare la realtà. I principi
sono gli stessi ma il contesto è diverso.
È erroneo ritenere che la letteratura si potesse etichettare come neorealismo. Significa anche
rappresentare aspetti crudi senza essere patetici.

Rapporto autore-pubblico

Il rapporto cambia a seconda della società: prima è privilegiato con un certo tipo di pubblico,
prima con i ricchi, poi dopo la stampa si allarga un po'. E poi si estende ai borghesi divenendo una
necessità di impossessarsi della cultura.

Fra naturalismo e verismo c’è un salto. Il rapporto incomincia ad essere stretto solo nel momento
in cui ci si occupa della società in cui si vive.
Dopo la seconda guerra mondiale troviamo immediatezza nel rapporto con il pubblico= autore e
pubblico hanno condiviso un pezzo di storia comune. Poi c’è grande voglia e disponibilità di
raccontare LIBERAMENTE senza censura cosa è successo= troviamo un rapporto diretto con
l’oralità: storie raccontate dai contadini, dai partigiani e da coloro che tornano dalla Russia.
Poi troviamo la rinata fiducia nel valore politico dell’arte, come strumento per educare. Troviamo
atti di sacrificio e solidarietà= un’epopea vissuta dal popolo. Queste storie si possono basare su
moltissimi documenti. Pensiamo a tutte le lettere fra componenti familiari.

Abbiamo una produzione vasta= cronache ed equivalenza fra scrittori e partigiani molto spesso=
esempio le memorie dei soldati, dei partigiani (esempio l’Unità). Primo levi ha un altissimo livello
letterario pur non essendo uno scrittore (era un chimico). Gli scrittori, partendo da un fatto reale,
elaborano dei romanzi. Poiché le formazioni erano differenti abbiamo una pluralità di esiti letterari
importanti.

Per prox volta fai una breve intro a Italo Calvino sulla sua biografia e poi tutti insieme si parla del
romanzo con interventi; antonio e giancarlo dirigono.
Guarda bene cap 9

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