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SCHEDA PAESE
CILE
Dicembre 2015
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CILE
1. Perché il Cile? 2
2. Inquadramento economico 2
3. Il Cile nella Regione dell’America Latina 3
4. Commercio estero ed investimenti 4
5. Relazioni tra Italia e Cile 7
6. Opportunità commerciali 9
PERCHÉ IL CILE?
Crescita economica sostenuta: negli ultimi 4 anni il PIL è cresciuto in media del 4,4%;
Paese tra i più stabili e prosperi dell’America latina: guida la classifica dell’area in termini di
competitività, reddito pro capite e basso livello di corruzione;
Rapporto consolidato sia dal punto dell’interscambio che degli investimenti e forte
complementarietà delle nostre economie: scambiamo tecnologia in cambio di materie prime;
Apertura al commercio estero e agli investimenti: è il primo Paese per numero di Trattati di libero
commercio conclusi a livello mondiale (in vigore anche l’accordo di libero scambio con l’UE dal 2003) e
assicura un trattamento agli investitori stranieri equiparato a quelli locali;
Paese piattaforma: nonostante le limitate dimensioni del mercato interno, la rete di accordi commerciali
conclusi gli garantisce accesso ai mercati dell'AsiaPacifico ed ad un bacino potenziale di 3,5 miliardi di
consumatori;
Nuove opportunità di collaborazione: necessità di diversificare l’economia e di rendere più efficienti
quelli tradizionali attraverso l’acquisizione di tecnologia e knowhow.
INQUADRAMENTO ECONOMICO
Quadro economico
L'attività economica cilena in un panorama di decelerazione ha chiuso il 2015 con 2,1% mostrando i primi
segnali di un lento recupero rispetto all'1,9% dello stesso periodo del 2014 . Si osserva un andamento
positivo del settore dei servizi personali, imprenditoriali e comunicazioni. Segno negativo invece per i settori
ittico, ristoranti, alberghi e soprattutto minerario. La domanda interna con +1,8%, ha mostrato una ripresa
rispetto al 0,3% del 2014, a cui ha positivamente contribuito il consumo (+2,2%) sia privato (+1,5%) in
particolare di servizi e beni non durevoli, sia del Governo (+5,8%) in linea con l'esecuzione del bilancio,
flessione invece degli Investimenti fissi lordi (1,5%) per la diminuzione degli investimenti in macchinari (
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8,2%) compensata in parte dall'item costruzione e altre opere (+1,9%). La Bilancia Commerciale ha
registrato un surplus, sebbene inferiore a quello del 2014, di US$3.494 milioni, flessione dovuta
principalmente alla diminuzione del prezzo del rame che ha inciso sul calo del 16,9% dell'export del paese.
Anche le importazioni ha mostrato una diminuzione del 14,4% dovuta in particolare al minor prezzo dei
combustibili. Viceversa la bilancia dei servizi con un deficit di 3,8 milioni di dollari continua a registrare il
trend decrescente mostrato il precedente anno. Il saldo negativo è da attribuire alla diminuzione dell'export
dell'item servizi di trasporto. Il debito estero ha raggiunto US$ 155,6 milioni pari al 70,1% del PIL con un
aumento del 4% rispetto al 2014 di cui US$ 125.080 milioni (56,8% del PIB) corrispondono a debito privato e
US$30.576 milioni (13,9% del PIB) a quello pubblico in particolare per l'emissione di buoni del tesoro. Il
tasso medio di disoccupazione nel trimestre ottobredicembre 2015 è stato di 5,8% con una lieve
diminuzione rispetto sia al trimestre precedente sia allo stesso periodo del precedente anno. L'inflazione
chiude l'anno con 4,4% leggermente inferiore a quello del 2014 (4,6%). Il tasso di sconto rimasto invariato
per oltre un anno e mezzo, ha subito, a partire da settembre 2013 una serie di diminuzioni dovute sia al
panorama internazionale sia ai primi segni di debolezza mostrati da alcuni indici interni e si è attestato
all'attuale 3,5%. Il tasso medio di disoccupazione nel trimestre settembredicembre 2015 è stato di 6,5% con
una lieve diminuzione (0,1) rispetto al trimestre precedente e praticamente senza variazioni nei 12 mesi.
Le riserve internazionali hanno raggiunto US$38.643 milioni (17,4% del PIB), con una lieve flessione rispetto
al 2014.
Il Cile è classificato come economia ad alto reddito dalla Banca Mondiale. Tuttavia, l'economia cilena
mostra una struttura poco diversificata e dipende principalmente da quello che accade nel mercato
internazionale del rame, il prezzo del quale secondo le previsioni per il 2016 si manterrà al di sotto del
previsto, soprattutto per la minor crescita prevista dell'economia cinese.
Il settore minerario è ancora il pilastro fondamentale della crescita economica cilena. Il Cile è il primo
produttore mondiale di rame, con la Cina come primo mercato di sbocco 40%. Il Paese detiene anche
il 25% delle riserve mondiali di litio, oltre ad esserne produttore per oltre il 40% del totale venduto a livello
globale. Permangono peraltro significative incognite sulla sostenibilità a lungo periodo di uno sviluppo
economico trainato quasi esclusivamente da un export non diversificato (90% commodities). Vi sono
segnali secondo cui il settore minerario cuprifero cileno sta perdendo competitività nei confronti di altri Paesi
del Nord America, quali Stati Uniti e Canada, che presentano attualmente tassi di produttività maggiori e
minori costi dei fattori produttivi. Nel 2015 la produzione di rame ha registrato una flessione dello 0,1% sulla
mentre quella di altri minerali dell'1,4%.
Il settore agroindustriale, secondo in termini di esportazioni per l'economia cilena, dopo quello minerario,
ha registrato una crescita del 5,6%. In costante aumento la produzione vinicola, che negli ultimi anni si
colloca tra i primi dieci produttori mondiali e ha guadagnato anche in termini di prestigio e di rapporto
qualità/prezzo.
Con una contrazione del 3,2% , il 2015 è stato un anno complesso per il settore ittico, in particolare per
l'allevamento dei salmoni e per la pesca industriale per la diminuzione dei volumi catturati.
Positivo l'andamento dell'industria manifatturiera (+2%) da attribuire principalmente alla produzione di
vino,bevande e chimici per fertilizzanti, mentre mantiene il trend negativo l'industria tessile e calzaturiera.
La crescita dell'1,4% del settore Energia, Gas e Acqua (EGA) è da attribuire al maggior valore aggiunto del
comparto elettrico per l'aumento della produzione di energie rinnovabili in particolare eolica e solare.
Il settore della costruzione ha chiuso il 2015 con una crescita del 2,3% per il positivo comportamento del
comparto dell' edilizia viceversa la contrazione mostrata da quello delle opere di ingegneria è in linea con la
diminuzione degli investimenti legati al settore minerario.
Di rilievo la crescita (+7,8%) registrata dal settore delle Comunicazioni da attribuire principalmente alla
telefonia cellular e in minor misura alla televisione via cavo e ad internet.
Un rilevante dato di novità nel panorama economico cileno è costituito dall’enfasi a partire dal primo
Esecutivo Bachelet sulla diffusione e sul potenziamento delle Piccole e Medie Imprese (PMI). A tale
proposito, forte è l’interesse delle Autorità di Governo cilene verso l’esperienza italiana nel settore
(strumenti legislativi di appoggio alle PMI, consorzi all’esportazione, distretti industriali, società di garanzia
reciproca) e in particolare per quelle politiche che hanno stimolato gli investimenti in settori innovativi. Nel
marzo 2011, Italia e Cile hanno firmato un Memorandum di Intesa in materia di piccole e medie
imprese e cooperative (firmatari, il MISE ed il Ministero dell’Economia cileno).
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IL CILE NELLA REGIONE DELL’AMERICA LATINA
Dal 2011 al 2014, l’economia cilena si è posizionata al 6° posto per PIL nella regione latino americana,
con una crescita media del 4,4%, superiore a quella della regione (3%). Nel periodo 2013/2015 e le
previsioni per i prossimi anni ( 2015/2018), pur mostrando una perdita di posizione rispetto al periodo
precedente, la media del PIL continua a mantenersi superiore a quella prevista per l'insieme dei paesi
dell'America del Sud ed in particolare a quella brasiliana, argentina e venezuelana.
COMMERCIO ESTERO ED INVESTIMENTI
Politica commerciale del Cile con il resto del mondo
Il Cile si presenta come un'economia fortemente orientata verso l'estero. E' lo Stato che ha concluso il
maggior numero di Accordi Commerciali a livello mondiale (il 75% di exportimport avviene attraverso
tariffe preferenziali). Nonostante le limitate dimensioni del mercato interno, tale rete di apertura al commercio
mondiale consente al Cile di avere un bacino potenziale di oltre 3,5 miliardi di persone. Per tale motivo un
crescente numero di aziende straniere sceglie il Cile come piattaforma per espandere la propria attività
verso altri mercati dell'America Latina. L’Alleanza del Pacífico, un progetto di integrazione che include Cile,
Perù, Colombia, Messico e Costa Rica, si è consolidata dopo la firma nel febbraio 2014 di un accordo
quadro di commercio e altre questioni. Il Cile ha allargato i rapporti con alcune economie asiatiche, tra cui la
Cina, attraverso un accordo di associazione strategica firmata nel 2012). Si espande la rete di accordi di
libero scambio (ALS) anche attraverso nuovi accordi con Malaysia, Vietnam, India e Thailandia. Nell’ottobre
2014 il Cile ha intrapreso colloqui con il Giappone per estendere un ALS ai beni esclusi dall’accordo
originale. Il Cile è un membro del TransPacific Partnership, che comprende anche gli Stati Uniti. Il Cile è
membro OMC, APEC, WIPO; è membro associato del MERCOSUR e della Comunità Andina. É diventato
il primo membro sudamericano dell'OCSE (7 maggio del 2010).
Regionali notificati al WTO (CILE)
Anno
Titolo / Descrizione
CILE – THAILANDIA
2015
Accordo di Libero Commercio
CILE HONG KONG SAR
2014
Accordo di Libero Commercio
CILE – VIETNAM
2014
Accordo di Libero Commercio
CILENICARAGUA (CILEAMERICA CENTRALE)
2012
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
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2012 CILEMalaysia
Accordo di Libero Commercio riguardante lo scambio di merci
Turchia Cile
2011
Accordo di Libero Commercio riguardante lo scambio di merci.
Cile Guatemala (Cile America Centrale)
2010
Accordo i Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Peru Cile
2009
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Australia Cile
2009
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Cile Colombia
2009
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Panama Cile
2008
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Cile Honduras (Cile America Centrale)
2008
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Cile India
2007
Intesa Commerciale Parziale riguardante lo scambio di merci.
Cile Giappone
2007
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Cile Cina
2006
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di beni e servizi.
Stati Uniti Cile
2004
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
EFTA Cile
2004
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi.
Corea del Sud Cile
2004
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
UE Cile
2003
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi.
Cile Costa Rica (Cile America Centrale)
2002
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Cile El Salvador (Cile America Centrale)
2002
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Cile Messico
1999
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
Canada Cile
1997
Accordo di Libero Commercio e Integrazione Economica riguardante lo scambio di merci e servizi
SISTEMA GLOBALE DI PREFERENZE COMMERCIALI TRA PAESI IN VIA DI SVILUPPO (SGPC)
Intesa Commerciale Parziale riguardante lo scambio di merci
Paesi firmatari: Algeria, Argentina, Bangladesh, Benin, Bolivia, Brasile, Camerun, Cile, Colombia, Corea del Sud, Corea del Nord,
1989
Cuba, Ecuador, Egitto, Macedonia, Filippine, Ghana, Guinea, Guyana, India, Indonesia, Iran, Iraq, Libia, Malesia, Marocco,
Messico, Mozambico, Myanmar, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Perù, Singapore, Sri Lanka, Sudan, Tailandia, Tanzania, Trinidad e
Tobago, Tunisi, Venezuela, Vietnam, Zimbabwe.
ASSOCIAZIONE LATINOAMERICANA DI INTEGRAZIONE (ALADI)
1981 Intesa Commerciale Parziale riguardante lo scambio di merci.
Paesi firmatari: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Ecuador, Messico, Paraguay, Perú, Uruguay, Venezuela.
PROTOCOLLO RELATIVO ALLE NEGOZIAZIONI COMMERCIALI TRA PAESI IN VIA DI SVILUPPO (PTN)
Intesa Commerciale Parziale riguardante lo scambio di merci
1973
Paesi firmatari: Bangladesh, Brasile, Cile, Corea del Sud, Egitto, Filippine, Israele, Messico, Pakistan, Paraguay, Perù, Serbia,
Tunisia, Turchia, Uruguay.
Fonte: Direcon – Dirección General de Relaciones Económicas Internacionales
Interscambio del Cile con il resto del mondo
Nel periodo considerato 2010 – 2015 l’interscambio commerciale a livello mondiale del Cile è stato
caratterizzato da un avanzo costante della bilancia commerciale fino al 2011. Nel biennio 20122013, la
bilancia mercantile cilena ha registrato una diminuzione degli attivi, passando da 11 miliardi di dollari nel
2011 a 1,8 miliardi di dollari nel 2013. Nel 2014 è aumentata a 5,9 miliardi di dollari per poi attestarsi nel
2015 a 3,4 miliardi di USD. Il settore minerario detiene il 52,5% dell'export cileno di cui il 48,6% corrisponde
a rame e derivati, mentre ha un import molto più diversificato (per maggiori dettagli, cfr. Tabella “Principali
prodotti scambiati dal Cile con il resto del mondo”).
Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla Banca Centrale cilena, nel 2015 anche il commercio con l'estero in
linea con il rallentamento di altre variabili ha mostrato una contrazione dell'export del 16,9%, determinata
principalmente dalla diminuzione del prezzo del rame e dell'import del 14,4% per il minor prezzo dei
combustibili.
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Interscambio commerciale del Cile con il resto del Mondo (valori in mln di dollari)
Fonte: Banca Centrale del Cile
CILE 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Export (fob) 71.109 81.438 77.791 76.386 74.924 62.232
Variazione % 14,5 4,5 1,8 1,9 16,9
Import (Fob) 55.167 70.398 75.458 74.678 68.580 58.738
Variazione % 27,6 7,2 1,0 8,2 14,4
Saldo 15.941 11.040 2.333 1.708 6.344 3.494
Variazione assoluta 4.901 8.707 625 4.636 2.850
Principali Paesi clienti e fornitori del Cile
GENNAIO – DICEMBRE 2015
Fonte: Banca Centrale del Cile
Principali paesi di destinazione dell'export
milioni di US dollari FOBpeso % su tot. Export Principali paesi di prov enienza dell'import milioni di US dollari CIF peso % su tot. Import
MONDO 62.232 100,0 MONDO 62.517 100,0
1 Cina 16.340 26,3 Cina 14.604 23,4
2 Stati Uniti 8.155 13,1 Stati Uniti 11.757 18,8
3 Giappone 5.308 8,5 Brasile 4.859 7,8
4 Corea del Sud 4.047 6,5 Argentina 2.519 4,0
5 Brasile 3.076 4,9 Germania 2.379 3,8
6 India 1.941 3,1 Messico 2.141 3,4
7 Paesi Bassi 1.635 2,6 Giappone 2.085 3,3
8 Perú 1.594 2,6 Corea del Sud 2.005 3,2
9 Taiwán 1.451 2,3 Spagna 1.557 2,5
10 Messico 1.339 2,2 Francia 1.536 2,5
11 Spagna 1.313 2,1 Ecuador 1.199 1,9
12 Canadá 1.243 2,0 Italia 1.162 1,9
13 Bolivia 1.187 1,9 Perú 1.099 1,8
14 Italia 1.091 1,8 Colombia 879 1,4
15 Argentina 896 1,4 Canadá 745 1,2
Principali prodotti scambiati dal Cile con il resto del mondo
Investimenti Esteri Diretti in Cile
Nel 2015, gli IDE in entrata hanno raggiunto US$ 20.457 milioni con una flessione dell'8,43% rispetto al 2014
(US$ 22.342 milioni). Del totale registrato nel 2015, il 49,1% corrisponde a prestiti fra imprese collegate, il
31,5% a nuovi investimenti e il 19,4% a reinvestimento di utili. I principali settori destinatari degli IDE sono
stati il minerario, elettricitá, acqua e gas e l'industria manifatturiera. Nella tabella sottostante sono riportate
le previsioni elaborate dall'agenzia Internazionale Consesus Forecast che posiziona nel 2015/2016, il Cile al
3° posto come paese destinatario di IDE in America Latina dopo Brasile e Messico.
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Flusso degli IDE in entrata
Il Cile ha siglato accordi per la protezione degli investimenti con 20 Paesi europei, tra cui l'Italia (BIT Italia
Cile: firmato l'8 marzo 1993, entrato in vigore l'8 febbraio 1995) e, in ambito regionale con Argentina,
Bolivia, Costarica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù,
Uruguay e Venezuela. Medesimi accordi sono in corso di ratifica con Brasile, Colombia, e Repubblica
Dominicana.
Vi è una notevole apertura anche verso gli investimenti esteri; il trattamento degli investitori stranieri è
equiparato a quello degli operatori nazionali e l'operatività è consentita in quasi tutti i settori. Esiste un
"Comité de Inversiones Extranjeras" (Comitato per gli Investimenti Esteri) autorizzato ad approvare i
progetti di investimento presentati da persone fisiche o società straniere nel Paese. Una volta autorizzato
l'investimento, il relativo contratto viene firmato, da un lato, dall'investitore straniero, e dall'altro, dal Governo
cileno, rappresentato dal Ministero dell'Economia. La garanzia del contratto risiede, quindi, nel fatto che esso
viene redatto in modo che lo Stato, essendo una delle parti contraenti, non potrà modificarlo unilateralmente
(ad esempio emanando leggi successive che ne inficino i contenuti) senza l'approvazione della controparte.
Una nuova legge (pubblicata il 29 settembre 2014), relativa alla riforma tributaria, uno dei punti di forza della
campagna dell'attuale governo, prevede la deroga, a partire dal 1° di gennaio 2016, del DSL 600 e proibisce
dall'entrata in vigore, che il “ Comité de Inversiones Extranjeras” sottoscriva nuovi contratti con investitori
esteri, mantenendo comunque la validità dei contratti sottoscritti in precedenza. La modifica della normativa
è stata realizzata con l'impegno di inviare al Parlamento un progetto di legge contenente proposte
alternative.
RELAZIONI TRA ITALIA E CILE
I dati ISTAT del nostro interscambio con il Cile relativi al decennio 20052014, evidenziano un disavanzo
costante della bilancia commerciale. Nel 2015 il disavanzo è ancora diminuito, passando dai 351 milioni di
€ del 2014 ai 150 milioni nel 2015.
In generale l’interscambio complessivo di beni dell’Italia con il Cile nel 2015, è stato di 2,07 miliardi di
€, con una riduzione dello 0,6% rispetto al 2014 . Il picco storico si è toccato nel 2007 (3,1 mld €) dovuto
soprattutto all’elevato volume delle nostre esportazioni (circa 2.6 mld € ).
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Nel 2015 l’export italiano in Cile si è attestato a 963 milioni di € , con un aumento del 10,8%, rispetto al
2014. Fra i principali prodotti esportati in Cile ca. il 40% corrisponde al comparto della meccanica
strumentale. (cfr. tabella a seguire).
Le importazioni dal Cile, durante il 2015, sono state di 1,1 miliardi di €; esse hanno registrato, su base
tendenziale, un decremento (8,8%), dovuta alla diminuzione sia in quantitá sia in valore del prezzo del
rame.
Posizionamento
Il Cile per l’Italia a livello regionale 2015 (America Latina)
Il Cile è il 3° partner commerciale (2,2 mld di euro) dell’Italia nella Regione, preceduto da Brasile (7,1
mld di euro), Messico (4,8 mld di euro);
Il Cile è il 4° mercato di destinazione delle merci Italiane (962 mln di euro), preceduto da Brasile (3,9
mln di euro), Messico (3,5 mln di euro), Argentina (1 mln di euro);
Il Cile è il 3° fornitore dell’Italia nella Regione (1,1 mld), preceduto dal Brasile (3,9 mld) e Messico
(1,2 mln di euro)
L’Italia è per il Cile a livello mondiale (2015)
13°partner commerciale
12° fornitore;
14° cliente;
L’Italia è per il Cile a livello europeo (2015)
4° partner commerciale con una quota del 12.56%, dietro Germania (,17,7%) Spagna (15,9%) e
Francia (13,1%).
4° fornitore, con una quota dell'11,95%, dietro Germania (24,5%) Francia (16% )e Spagna (15,8%).
3° cliente con una quota del 14%, dopo Paesi Bassi ( 19,9%) e Spagna (16%).
Composizione merceologica dell’interscambio
Dal punto di vista merceologico, circa un terzo del nostro export si basa sulla meccanica strumentale, in
particolare altre macchine di impiego generale (12,2%) e macchine di impiego generale(10,6%) e altre
macchine per impieghi speciale (9,9%). Seguono, con il 7,3%, le macchine per l'agricoltura e silivicoltura, e
con il 6,8% i motori, generatori e trasformatori elettrici. Per quanto riguarda le importazioni esse si
concentrano, per il 63,9%, nel comparto dei metalli di base preziosi (rame e derivati) Significativo anche il
comparto dei prodotti di colture permanenti che rappresenta circa il 12% dei nostri acquisti dal mercato
cileno.
Principali prodotti esportati dall'Italia in Cile (valori in milioni di € )
Fonte: Elaborazione ICE su dati ISTAT
Principali prodotti esportati dall'Italia gennaio – dicembre 2013 2015
2013 % su export totale in Cile 2014% su export totale in Cile 2015 % su export totale in Cile
Altre m acchine di im piego generale 134 15,1 124 14,3 117 12,2
Macchine di im piego generale 57 6,4 81 9,3 102 10,6
Altre m acchine per im pieghi speciali 108 12,1 111 12,7 96 9,9
m acchie per l'agricoltura e la silvicoltura 68 7,6 62 7,1 70 7,3
Motori, generatori e trasform atori elettrici; apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell'elettricità
27 3,0 51 5,8 65 6,8
Autoveicoli 40 4,4 25 2,9 29 3,1
Articoli in m aterie plastiche 23 2,6 24 2,7 29 3,1
Pastacarta, carta e cartone 22 2,5 18 2,1 23 2,3
Apparecchiature di cablaggio 17 1,9 16 1,8 21 2,1
Strum enti e forniture m ediche e dentistiche 20 2,2 19 2,2 19 2,0
Altri 375 42 338 39 391 40,6
export totale 890 100 869 100 963 100
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Principali prodotti del Cile importati dall’Italia (milioni di € )
Fonte: Elaborazione ICE su dati ISTAT
Principali prodotti del Cile im portati dall’Italia (milioni di € )
2013 % su import totale dal Cile 2014% su import totale dal Cile 2015 % su import totale dal Cile
Metalli di base preziosi e altri m etalli non ferrosi; com bustibili nucleari791 64,3 828 67,9 711 63,9
Prodotti di colture perm anenti 108 8,7 88 7,2 132 11,9
Pastacarta, carta e cartone 183 14,9 139 11,4 106 9,5
Pesce, crostacei e m olluschi lavorati e conservati 42 3,4 50 4,1 46 4,1
Frutta e ortaggi lavorati e conservati 18 1,5 26 2,1 34 3,1
Minerali m etalliferi non ferrosi 18 1,5 23 1,9 17 1,5
Prodotti in legno, sughero, paglia e m ateriali da intreccio 8 0,7 12 0,9 15 1,3
Prodotti chim ici di base, fertilizzanti e com posti azotati, m aterie plastiche e gom
15 m a sintetica in form
1,2 11
e prim arie 0,9 15 1,3
Filati di fibre tessili 10 0,8 8 0,7 9 0,8
Cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria; pellicce preparate e tinte
4 0,3 7 0,6 7 0,6
Altri 32 3,1 29 2,4 21 1,9
im port totale 1.230 100 1.220 100 1.113 100,0
Investimenti italiani in Cile e cileni in Italia
Infine, per quel che riguarda gli investimenti diretti esteri, si evidenzia che a fine 2013 in Cile erano
presenti 169 imprese: a tale data esse impiegavano 6.436 persone e avevano realizzato un fatturato pari a
14,3 miliardi di €. I settori significativi in termini di penetrazione commerciale italiana nel mercato cileno
continuano a essere quelli dell’energia, delle costruzioni, dell’automazione e dei trasporti.
Gli investimenti cileni in Italia, pari a 36 milioni di dollari, sono al momento limitati ad operazioni dei Fondi
Pensione (AFP) che possono investire sui mercati internazionali sino al 65% del loro portafoglio azionario e
obbligazionario.
CILE
Numero Addetti Fatturato (mln €)
Imprese del Paese partecipate da italiane al 31/12/2013
169 6.436 14.298
Anno 2014 * (mln €) Stock 1992 ‐ 2014 * (mln €)
IDE netti italiani nel Paese
72 1.559
OPPORTUNITÀ COMMERCIALI
La chiave delle relazioni bilaterali è lo scambio tra materie prime cilene e macchinari e tecnologia
italiani. Tuttavia, il Cile ha più volte manifestato il proprio interesse a studiare e, con gli opportuni
aggiustamenti, “riprodurre” in loco il sistema italiano delle PMI (legislazione di appoggio alle PMI, sistema
di credito, distretti industriali, consorzi all’esportazione). L’incentivo di un sistema di PMI e di distretti
industriali apre un grande spazio d’inserimento agli imprenditori italiani interessati ad investire in Cile e alla
internazionalizzazione delle nostre PMI.
Settori di opportunità
Ciò premesso, esistono grandi opportunità per le nostre aziende nei seguenti settori: nell’agroindustria
vi sono notevoli potenzialità di rafforzare ulteriormente la cooperazione con l’industria italiana (macchine
per la lavorazione e l’impacchettamento), per dotare l’agricoltura cilena degli strumenti per la creazione di
valore aggiunto. Inoltre, il nostro sistema di produzione agro alimentare incentrato sulla qualità, i prodotti
tipici locali e il ruolo delle piccole e medie imprese, è oggetto di particolare attenzione per le autorità
cilene.
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Nel comparto infrastrutturale, Il Cile necessita di rafforzare la propria rete per dare impulso allo
sviluppo economico (il Paese figura al 45° posto nella classifica di Infrastruttura Globale 2015 elaborata
dal “World Economic Forum”). Le imprese italiane hanno già acquisito nel corso degli ultimi anni una
rilevante esperienza e visibilità nel mercato locale grazie alla realizzazione di importanti opere.
Lo scorso anno il Governo Bachelet ha presentato la propria “Agenda per le infrastrutture, sviluppo ed
inclusione”, il portafoglio di lavori pubblici più ambizioso degli ultimi 10 anni, per un valore totale di 27
miliardi di US$. Essa prevede investimenti diretti e concessioni, con l’obiettivo di portare la spesa per
infrastrutture e la produzione di “beni pubblici” dall’attuale 2,5% del PIL al 3,5% nei prossimi otto anni. Per
il periodo 20142020 è previsto un portafoglio di progetti in concessione per oltre 9,9 miliardi di US$, che
comprendono aeroporti, autostrade, dighe, etc., tra cui:
oAutostrada Costanera Central di Santiago (1,819 miliardi di US$)
oTunnel “Agua Negra” tra Cile e Argentina (1,414 miliardi di US$)
oAutostrada sotterranea Vespucio Oriente di Santiago (726 milioni di US$)
oAutostrada metropolitana di Puerto Montt (273 milioni di US$)
Durante il periodo 20142020 è previsto inoltre un forte investimento in progetti regionali nel settore
infrastrutturale per un ammontare totale di 18 miliardi di US$. Nel settore ferroviario è in fase di
elaborazione da parte della “Empresa de Ferrocarriles del Estado” un piano di modernizzazione ed
ampliamento della rete, che prevede la realizzazione entro il 2020 di 18 progetti per un totale di circa 8
miliardi di US$. Le prime gare dovrebbero essere bandite a partire dal secondo semestre 2016.
Nel comparto delle telecomunicazioni è stato annunciato un Piano Nazionale di Infrastrutture con
investimenti pari a US$ 1,5 miliardi per i prossimi cinque anni, con l’obiettivo di migliorare ed estendere,
anche nelle zone più remote, la connettività digitale per raggiungere i livelli medi degli altri Paesi OCSE.
Per quanto riguarda il settore energetico, tenuto conto della forte opposizione dell’opinione pubblica alla
realizzazione di grandi progetti di tipo convenzionale, l’esecutivo sta mettendo in campo una serie di
politiche di sostegno alle energie rinnovabili non convenzionali (ERNC), che rappresentano oggi il settore
in maggiore espansione. Al riguardo, lo scorso anno è stata introdotta “l’Agenda per l’Energia”, che
promuove soprattutto lo sviluppo delle ERNC. La capacità installata si è infatti più che raddoppiata negli
ultimi due anni con investimenti nel 2014 pari a circa 1,4 miliardi di US$, cifra superata solo da Messico e
Brasile. Attualmente la percentuale di energie rinnovabili non convenzionali in Cile rappresenta l’11,7% di
cui il 40% è costituito dall’eolico, il 23% dal solare, il 19% da biomassa, il 16% da miniidro, ed il 2% da
biogas. I programmati investimenti potrebbero dunque trovare negli operatori italiani interlocutori ideali
per la controparte cilena in virtù sia del nostro “know how” tecnico sia della capacità di realizzare progetti
compatibili con la realtà sociale, che i cileni ci riconoscono.
In ambito sanitario, vi sono ottime potenzialità in un comparto in cui dominano le cliniche private (la
spesa pubblica ammonta solamente al 3.8% del PIL contro una media OCSE di circa il 10%). Il Governo
Bachelet ha inoltre annunciato nel 2014 la volontà di effettuare un investimento di oltre 4 miliardi di dollari
per la realizzazione di numerosi ospedali (20 costruiti, 20 in fase di realizzazione e 20 in fase di studio
entro il 2018) nonché molti centri di salute. Esistono dunque interessanti opportunità per le nostre
aziende, dal momento che l’Italia vanta un livello di assoluta eccellenza nella produzione e distribuzione
di attrezzature biomedicali e di medicinali, disponendo quindi delle potenzialità per diventare un partner di
primo piano in questo settore.
Il settore del lusso è in forte espansione, con Santiago che è divenuta in pochi anni il secondo polo in
America Latina dopo San Paolo. Prova ne è il graduale e costante aumento della presenza diretta dei
principali marchi del settore, che ha portato alla costruzione di due mall dedicati esclusivamente a
prestigiose firme internazionali. Secondo l' Associazione cilena del Lusso, le vendite di abbigliamento del
lusso nel 2015 hanno raggiunto 15 milioni di dollari con una crescita del 14%, mentre il giro di affari ha
superato i 500 milioni di dollari, con proiezioni di mantenimento di tale dinamismo nel prossimo biennio.
Buona parte della clientela è costituita dai turisti brasiliani che, considerato l'elevato livello dei dazi e costi
di importazione esistenti nel proprio Paese, acquistano le grandi marche in Cile ad un prezzo più
vantaggioso (soprattutto oreficeria, bigiotteria, cosmetica e abbigliamento). Al secondo posto si collocano
i visitatori argentini.
Per quanto concerne il turismo, con la riapertura del volo diretto RomaSantiago dal 1/5/2016 da parte di
Alitalia, il nostro paese costituisce una importante piattaforma per il turismo cileno in Europa, concorrendo
con Madrid e Parigi, gli unici paesi europei che dispongono di un collegamento diretto. Roma potrebbe
inoltre rappresentare lo scalo ideale per l’intera aerea mediterranea, che ha visto un sensibile incremento
di visitatori cileni negli ultimi anni. Infine, la ripresa di un collegamento diretto con l’Italia potrebbe
contribuire ulteriormente allo sviluppo delle nostre relazioni economiche, “avvicinando” sensibilmente i
nostri due paesi.
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