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Come noi – o i nostri discendenti – affronteremo la prossima pandemia che certamente, prima o dopo,

colpirà il genere umano?

Noi siamo un animale che, pur essendoci evoluti per 4-5 milioni di anni, vede prevalere una certa parte del
cervello, quella meno razionale, che ha aiutato l’uomo a valutare rischi e pericoli in pochissimi attimi di
secondo. Questa è l’area che dominerà sempre, perché quella emotiva e non critica.

Il processo per cui in questa pandemia ritrovami costumi antichi

Questo atteggiamento irrazionale permarrà sempre in noi: è un modo per esorcizzare le nostre paure dare
la colpa a qualcun altro.

È per questo fondamentale una buona educazione scientifica, così come una corretta comunicazione,
basata sulla valutazione dei dati scientifici e operata da personale specialistico.

Riguardo questa pandemia, c’è da dire che non è ancora finita. Il virus, passando dall’animale all’uomo, si è
adattato e si sta adattando, attraverso le numerose varianti, al nuovo ospite.

Ai tempi dell’influenza spagnola, morirono circa 50 milioni di persone, su poco più di un miliardo e mezzo di
abitanti nel mondo. Oggi siamo quasi 8 miliardi e non c’è territorio che sia esente o che sia in isolamento
totale, che non sia in comunicazione con il resto del mondo: ci sono stati casi anche nelle basi scientifiche in
Antartide. Si è calcolato che 5 miliardi di persone si sono spostate in aereo.

La nuova pandemia verrà sempre dagli animali o dall’ambiente, che stiamo sfruttando, sovrappopolando:
stiamo violando delle nicchie ecologiche, con la costante interazione e scambio di batteri e virus tra specie
selvatiche e specie domenistiche, quest’ultime imbottite in maniera abnorme antibiotici.

Ci dovrà essere più attenzione alla

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