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Fattori sociali
Eziopatogenesi dei disturbi mentali (2)
Classe socio-economica
Urbanizzazione
Supporto sociale
Emigrazione
Convinzioni sulla malattia
mentale
Fattori sociali
Esame di realtà (insight)
Domande aperte
• Quali sono i problemi che l’hanno fatto venire in ospedale?
• Potrebbe dirmi qualcosa di più a riguardo?
• E...?
• C’è qualcos’altro di cui avrebbe piacere di parlarne (qualcosa
che la preoccupa)?
• Mi parli della sua routine quotidiana (della sua famiglia, della
sua storia personale e del contesto familiare nel quale è
cresciuto)
• Ci sono delle domande che vorrebbe pormi?
• Vantaggi:
– dà al pz la possibilità di scegliere gli argomenti e di
esprimersi secondo il proprio punto di vista
– risposte spontanee, più emotive
• Svantaggi:
– risposte lunghe, vaghe, inattendibili, incomplete
– argomenti selezionati dal pz
Esempio di un colloquio a domande aperte
• " che cosa l'ha condotta qui, signora? "
• " mi sento sempre stanca."
• " stanca?"
• " perché non riesco dormire bene."
• " che cosa c'è che non va nel suo sonno? "
• " E’ sempre è leggero, agitato e non riposante.”
• “Bene, in che senso sonno non riposante? "
• " io credo... non so...
• " intende che si rigira nel letto? "
• " no, non mi sembra... “
• " perché non mi descrive il suo sonno, a partire dal momento in
cui è andata letto? "
• " sono andata a letto alle 22.30, poi mi sono alzata poco dopo la
mezzanotte "
Domande chiuse
• Che effetto hanno su di lei (la sua vita, la sua famiglia, il suo
lavoro)?
• Vantaggi:
– focus ristretto, scelto dal medico, precisione
– risposte veloci, chiare
• Svantaggi:
– Guidano il pz (risposte vero-falso), meno autentiche
– il pz può non riferire cose perché non gli vengono chieste
Esempio di un colloquio “troppo” chiuso
CHIARIFICAZIONE:
– SPECIFICARE (“in che senso non riposante?”)
CONDUZIONE
• Classificazione categoriale
– Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorder (APA)
– International Classification of Disease (OMS)
• Aspetti di base
• Utilità e limitazioni
DSM V
Il DSM è una classificazione categoriale che suddivide i disturbi mentali sulla base di una serie di
criteri comprendenti specifiche caratteristiche cliniche.
Il DSM presenta un approccio descrittivo: vengono descritte cioè le manifestazioni dei disturbi
mentali ma non vengono fornite né le teorie eziopatogenetiche né i principi di trattamento. Le
definizioni dei disturbi corrispondono alla descrizione delle loro caratteristiche cliniche.
Per ciascun disturbo vengono forniti specifici criteri diagnostici, costituiti da un elenco di
caratteristiche cliniche che devono essere presenti per poter porre una determinata diagnosi.
Un approccio categorico alla classificazione dà buoni risultati quando tutti i disturbi appartenenti a
una classe diagnostica sono omogenei, quando i confini tra le classi sono chiari e quando le diverse
classi si escludono a vicenda. Occorre riconoscere i limiti di tale approccio. Innanzitutto nel DSM
non si presuppone che ciascuna categoria di disturbi mentali sia un’entità del tutto distinta dagli
altri disturbi e non si presuppone che tutti i soggetti che hanno lo stesso disturbo mentale siano
simili per tutti gli aspetti importanti. Due soggetti potranno infatti presentare caratteristiche
cliniche molto differenti pur soddisfacendo i criteri diagnostici utili per una stessa determinata
diagnosi. Pertanto è fondamentale raccogliere anche altre informazioni cliniche che non si limitino
ai meri criteri diagnostici, così da conferire flessibilità allo strumento DSM.
La comorbilità tra disturbi psichiatrici e disturbi da uso di sostanze viene comunemente indicata
come Doppia Diagnosi (1992, First e Gladis) : – Pazienti con disturbo psichiatrico primario ed
abuso/dipendenza secondari; – Pazienti con disturbo da abuso/dipendenza primario e disturbi
psichiatrici secondari; – Pazienti con disturbi psichiatrici e disturbi da abuso/dipendenza entrambi
primari.
Personalità “Insieme relativamente stabile delle caratteristiche psicologiche di una persona, ossia
un modello duraturo di caratteristiche che definiscono l’unicità di una persona e che influenzano il
modo con cui essa interagisce con gli altri e con l’ambiente” . È un sistema organizzato dinamico e
complesso che dà coerenza e continuità nel tempo alla persona
Tratto di personalità
Particolare tendenza individuale, relativamente stabile e duratura, a
reagire a livello comportamentale in un determinato modo.
dell’individuo.
ENERGIA
APERTURA AMICALITÀ
MENTALE
COSCIENZIOSITÀ’
STABILITÀ
EMOTIVA
Il BFQ-2: dimensioni e sottodimensioni
ENERGIA AMICALITA’
Dinamismo Cordialità
Dominanza
Cooperatività
COSCIENZIOSITA’
Scrupolosità
Perseveranza
STABILITA’ APERTURA
EMOTIVA MENTALE
Controllo Apertura
Controllo impulsi cultura Apertura
emozioni
all’esperienza
Dai tratti alle competenze: La BFCmap
Big Five Macroaree
Amicalità Socialità
Utilizzare i test come strumenti diagnostici rappresenta una buona prassi per lo psicologo
professionista. Quando ho pensato al titolo di questa relazione ho ritenuto che in realtà valutare le
competenze genitoriali equivalesse a fare una diagnosi del comportamento e pertanto l’uso dei
test in questo senso fosse fondamentale come in tutti i processi di diagnosi psicologica L’utilizzo di
test psicologici come strumenti conoscitivi standardizzati atti all’individuazione delle diagnosi è
ormai largamente diffuso, a dire il vero, in diverse professionalità che seppure lavorano nell’ambito
“dell’umano” non hanno una formazione particolarmente adatta per utilizzare gli strumenti
psicometrici. I test attualmente sono piuttosto affidabili poiché la metodologia utilizzata per la loro
standardizzazione è diventata specialistica, cioè capace di misurare le risposte dei soggetti che,
messe a confronto con parametri di riferimento, possono valutare se le risposte siano
statisticamente normali, cioè tipiche della popolazione generale, oppure no, cioè presentino delle
caratteristiche che vanno al di fuori della norma statistica ed ipoteticamente appartenenti ad una
popolazione clinica. Mentre usualmente si tende sempre più ad utilizzare test per dare significato e
prevedere i comportamenti anche nella vita comune, talvolta fino a farne un abuso, gli psicologi al
contrario sembrano aver sviluppato una certa resistenza al loro uso. Il metodo psicometrico viene
ritenuto a volte superficiale e noioso per svolgere la professione e utile solo per inserire gli
individui entro categorie rigide, come ad esempio quelle dicotomiche della normalità e anormalità,
salute e malattia mentre la vita psichica del soggetto è talmente ricca e variegata per cui tramite i
test si darebbe una visione approssimativa e forse falsa della persona indagata. Non si può negare
tuttavia che il suddetto punto di vista da parte dei colleghi psicologi sia molto realistico e centri un
problema importante: l’uso improprio del testing psicologico e conseguentemente l’abuso. Ritengo
per questo che bisognerebbe riportare la discussione nei contesti scientifici appropriati (CNOP e
Ordini Regionali) su un piano concettuale, teorico e metodologico affinchè si ridia al metodo
testistico la sua naturale collocazione, che è appunto quella psicologica e caratteristica esclusiva
oltre che tipica del lavoro dello psicologo.
Il test psicologico non può essere considerato, di per sé, uno strumento capace di fare diagnosi Ad
esempio i test di auto descrizione, i così detti self- report, appartengono alla categoria dei test di
performance che si utilizzano per descriversi soggettivamente. L’esito del test quindi non sarà la
definizione del soggetto dal punto di vista psicologico, ma solo la descrizione di come il soggetto
riferisce di essere, per cui un punteggio fuori norma ad una scala dell’ansia o della depressione non
dirà che il soggetto in questione è ansioso o depresso, ma solo che ha affermato di provare più
ansia o sentimenti depressivi rispetto a quanto affermano i suoi simili. Lo psicologo per la
formazione tipica e caratteristica che ha, che è quella degli studi universitari in psicologia, con tutto
ciò che ne consegue burocraticamente, può verificare clinicamente l’informazione e affermare se il
soggetto effettivamente soddisfa i criteri per quel problema utilizzando nei tempi e nei modi dovuti
altri strumenti tipici ed esclusivi della sua professione come il colloquio psicologico e l’osservazione
clinica. Si può affermare allora che proprio l’uso che si fa del test nella pratica psicologica clinica
può renderlo appropriato oppure no e, soprattutto, valido ad uno scopo diagnostico e valutativo.
La figura professionale dello psicologo, come recita l’articolo 5 del Codice Deontologico degli
Psicologi Italiani, “è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione e aggiornamento
professionale, con particolare riguardo ai settori nei quali opera. La violazione dell’obbligo di
formazione continua, determina un illecito disciplinare che è sanzionato sulla base di quanto
stabilito dall’ordinamento professionale. Riconosce i limiti della propria competenza e usa,
pertanto solo strumenti teorico-pratici per i quali si è acquisito adeguata competenza e, ove
necessario, formale autorizzazione. Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di
indicare le fonti e riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente,
aspettative infondate.” Una definizione, possiamo dire generale, di test psicologico potrebbe
essere la seguente: un test è una situazione standardizzata in cui il comportamento di una
persona viene campionato, osservato e descritto, producendo una misura oggettiva e
standardizzata di un campione di comportamento.
La conoscenza non è fine a se stessa ma ha anche un valore emotivo, poichè ciò che
non conosciamo ci procura ansia, la conoscenza stessa offre una strategia efficacia per la
soluzione di un determinato problema.
I test psicologici sono un tipo di strumento creato per facilitare la conoscenza di se
stessi, la conoscenza interpersonale, evidenziare un determinato problema che può
essere individuale o può presentarsi nelle relazioni con altri esseri umani.
La diagnosi in psicologia attraverso l’utilizzo dei test permette di avere dati oggettivi sulle
caratteristiche della persona, escludendo quella componente soggettiva che è presente in
ogni relazione interpersonale come può essere un colloquio clinico.
L’uso dei test psicologici comporta il riferimento a teorie, l’utilizzo di tecniche sofisticate, il
rispetto delle regole di somministrazione, la siglatura delle risposte fornite dal soggetto
esaminato, l’analisi dei risultati e infine la stesura della relazione.
Diagnosi o assessment
L’utilizzo di questo termine al posto di “diagnosi” è giustificato dalla valenza medica di quest’ultimo
In ambito psicoterapeutico quando parliamo di assessment intendiamo una operazione di
valutazione con finalità esplicative che inizia al momento del primo incontro e prosegue per tutto il
corso della terapia producendo ipotesi sempre più precise e dettagliate
E’ consigliato l’utilizzo di un test clinico generale di personalità (per es. MMPI-1/2, CBA, ecc.
Accanto al test principale si possono somministrare strumenti specifici mirati all’approfondimento
della problematica portata in terapia (per es., STAI-X1, EDI2, ecc.) e strumenti di valutazione
cognitiva (QMI,IDQ,ecc.) A volte possono essere necessarie altre indagini con altri test (per es.
Millon, SCID, ecc.) E’ fondamentale condurre l’indagine che porterà alla diagnosi funzionale
(concettualizzazione) utilizzando lo strumento dell’analisi funzionale (scheda A-B-C) E’ consigliabile
iniziare con l’ultimo episodio problematico fino a risalire, se possibile al/ai primo/i episodio/i in cui
si è manifestato il problema/disturbo In questa fase di valutazione basta sottoporre ad analisi
funzionale 3-4 situazioni iniziando dalla più recente
Esame psicodiagnostico:
complesso processo di raccolta, analisi ed elaborazione delle
informazioni volto a rispondere a uno dei tanti quesiti di
pertinenza della psicologia clinica; successione sistematica e
intelligentemente organizzata di approfondimenti successivi.
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Sanavio, Cornoldi, Psicologia clinica, Il Mulino, 2017
Capitolo II. L’esame psicodiagnostico
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Sanavio, Cornoldi, Psicologia clinica, Il Mulino, 2017
Capitolo II. L’esame psicodiagnostico