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si considera unico responsabile delle sue azioni.
L'AUTORE
Salvatore Panza
Il Dott. Salvatore Panza è psicologo clinico, psicoterapeuta, ipnoterapeuta, formatore e life & mental coach. Si è
laureato e specializzato col massimo dei voti in Psicologia Clinica e in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. Ha
ampliato la sua formazione conseguendo diversi Master in Ipnosi Clinica Ericksoniana, in Ipnosi Conversazionale e in
Ipnosi Clinica Regressiva e Progressiva, è abilitato all'esercizio dell’Ipnoterapia e della Psicoterapia con EMDR. È
autore di video-corsi per Corsi.it.
SOURCE
Il testo di questo ebook formativo è tratto dal video corso Come eliminare definitivamente la timidezza – Strategie
psicologiche evidence-based disponibile sul sito Corsi.it. Wide edizioni ringrazia Corsi.it per la collaborazione nella
pubblicazione di questo testo.
INTRODUZIONE
Voglio cominciare con il proporti un esperimento. Leggi e poi prova ciò che ti suggerisco.
Chiudi gli occhi, mettiti comodo, rallenta il tuo respiro, rilassa bene i muscoli del tuo corpo e comincia a
utilizzare quella parte della mente che ama fantasticare. E ora immagina di sentirti perfettamente sicuro e a tuo
agio in qualsiasi situazione.
Come ti muoveresti? Come parleresti? Con che tono di voce? Quale energia sentiresti di avere dentro di te? La
tua persona, come verrebbe percepita dagli altri?
Che qualità di vita avresti in tutti gli ambiti della tua vita: in famiglia, al lavoro, con gli amici?
Respira profondamente e riapri gli occhi.
Lo scopo di questo libro è di riacquistare sicurezza in te stesso e la qualità di vita che meriti.
Mi presento sono il dott. Salvatore Panza, sono uno psicologo clinico, psicoterapeuta, ipnoterapeuta, life mental
coach, formatore motivazionale.
Nel corso degli anni ho aiutato centinaia di persone a superare i disagi della vita quotidiana, i disturbi psicologici, le
patologie psichiatriche e ho deciso di condensare in questo libro, su “come superare definitivamente la timidezza”, il
meglio delle tecniche scientifiche basate sull’evidenza che utilizzo personalmente nel mio studio con i miei pazienti in
modo da darti, comodamente a casa tua, la possibilità di avere una crescita psicologica, spirituale e portarti a
dimenticare la timidezza, l’insicurezza, il disagio, la paura del giudizio degli altri e la paura di sbagliare.
Infatti, verranno trattate una serie di tematiche importantissime per superare la timidezza e riacquistare la
sicurezza in se stessi.
Innanzitutto, distingueremo cos’è la timidezza dall’ansia sociale, poi andremo a vedere quali sono le origini, le cause
che portano una persona a sentirsi timida, insicura.
Ci occuperemo, inoltre, delle credenze, delle convinzioni, di quei pensieri disturbanti che possano rallentare, frenare,
o addirittura bloccare la tua crescita, la tua evoluzione e, non solo, andremo a individuarli ma anche a trasformarli in
qualcosa di potenziante che ti permetterà di dare uno slancio al tuo cambiamento ed alla tua evoluzione.
Vedremo, inoltre, come il benessere psicologico sia influenzato dal benessere fisico ed, infine, spiegherò l’argomento
più importante che consiste nella tecnica di elezione per il superamento della fobia sociale e della timidezza. È una
tecnica molto potente presa direttamente dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale, ed è la terapia
dell’esposizione.
Illustrerò questa tecnica passo dopo passo in modo che ti basterà semplicemente mettere in pratica quello che ti
spiegherò e senza soffrire arriverai a sentirti sicuro di te stesso e non sentirti più a disagio in presenza delle persone.
LA TIMIDEZZA E L'ANSIA SOCIALE
La paura del giudizio altrui è un fenomeno universale, gli studi ci dicono che ben il 75% della popolazione ha questo
tipo di paura, addirittura, più della paura della morte con il 68%.
Per questo motivo, la paura del giudizio altrui può essere considerata la paura numero uno preinstallata di default
nella nostra mente.
A tutti, infatti, è capitato qualche volta di avere preoccupazioni su cosa possono pensare gli altri di noi, magari
mentre stiamo avendo una performance, se stiamo andando bene o se ci stanno criticando. Nella nostra mente si
presentano una serie di domande di questo genere. Sono completamente normali perché hanno a che fare con il nostro
desiderio di presentarci nel migliore dei modi possibile alle altre persone.
Nel momento in cui queste paure e preoccupazioni diventano troppo pervasive e troppo frequenti, limitando la nostra
libertà di pensiero, di espressione e di azione.
In contesti sociali, per esempio, c’è la tendenza a restare in silenzio per paura di fare brutte figure, di essere criticati,
derisi o magari appena attiriamo l’attenzione e qualcuno ci guarda, cominciamo ad arrossire, ci tremano le mani,
incominciamo a sudare. Tutto questo si chiama timidezza ed è un tratto della nostra personalità.
Se queste paure non sono trattate, tendono a cronicizzarsi nel tempo e possono trasformarsi in un vero e proprio
disturbo psicologico chiamato disturbo d’ansia sociale o più comunemente fobia sociale.
Il disturbo d’ansia sociale è caratterizzato da un’intensa sintomatologia di tipo ansioso e può arrivare addirittura a
sfociare negli attacchi di panico.
Le situazioni tipiche che scatenano quest’ansia sono: parlare e conversare con persone, soprattutto sconosciute,
rispondere a delle telefonate, fare delle obiezioni quando si è in disaccordo con qualcuno, partecipare a delle feste,
entrare in stanza dove ci sono già altre persone che stanno conversando, mangiare e bere davanti ad altri, o pagare il
conto alla cassa mentre il cassiere ci guarda e dietro di noi magari c’è la fila.
Il vero problema è che quando il soggetto sperimenta questa sintomatologia molto forte, molto intensa, inizia a mettere
in atto la trappola mentale numero uno che si chiama evitamento.
Facciamo un esempio che esula dalla situazione sociale, immaginiamo che io abbia una fobia per l’ascensore, davanti
ad esso il mio cervello comincerà a produrre tutta una serie di sintomi di tipo ansioso che mi scoraggeranno dall’entrare
e dall’affrontare la mia paura.
Appena deciderò di fare le scale e, quindi, di evitare di affrontare la mia paura, questi sintomi si abbasseranno fino a
scomparire in maniera molto veloce, questo meccanismo si chiama rinforzo, cioè stiamo rinforzando in realtà un
comportamento che è inadeguato perché non ci permetterà mai di affrontare la nostra paura.
Nel caso specifico dell’ascensore abbiamo l’alternativa di usare le scale, quindi, di fare un po’ di sport, perciò
questa paura non incide notevolmente sulla qualità della nostra vita.
Nell’ansia sociale e nella fobia sociale si tratta di problemi invalidanti perché tutto quello che facciamo, in realtà, è
svolto in compagnia di altre persone.
C’è una buona notizia oggi perché la scienza ha compiuto dei passi in avanti molto grandi. Conosciamo perfettamente
come funziona la mente, e di conseguenza, possiamo sapere le trappole che ci può presentare e, per fortuna, riusciamo a
porvi rimedio.
Nel capitolo seguente, avrai la possibilità di conoscere queste tecniche e strategie scientifiche perfettamente efficaci,
che utilizzo privatamente nei miei studi con i miei pazienti.
LE ORIGINI: COME E PERCHÉ SI DIVENTA TIMIDI
Scopriamo le origini della timidezza, il come e il perché una persona diventa timida.
Molti miei pazienti riferiscono uno specifico evento traumatico associato con l’inizio delle loro preoccupazioni
relative al giudizio degli altri, generalmente, accaduto nell’infanzia, a scuola, per esempio, con gli atti di bullismo,
violenza psicologica o fisica, oppure umiliazioni davanti tutta la classe ricevute da un insegnante.
Posso dire con certezza che la motivazione principale riguarda lo stile educativo ricevuto dai propri genitori.
Escludendo a priori l’intenzione, in questa sede, di incolpare qualcuno, è opportuno semplicemente capire l’origine del
nostro disagio e, anche, sapere con certezza che gli errori che eventualmente i genitori hanno commesso nei nostri
confronti, sono stati fatti a fin di bene ed in maniera inconsapevole.
Vediamo quali sono questi tre stili educativi-genitoriali sbagliati che favoriscono l’insorgenza della timidezza: nel
primo stile il genitore è pauroso, egli ha già nella sua mente una serie di paure, di pericoli, di preoccupazioni, ha paura
della realtà, delle altre persone e affronta le situazioni con disagio, con timidezza, con chiusura.
Questo tipo di genitore trasmette le sue paure al proprio figlio a fin di bene perché vorrebbe proteggerlo e metterlo in
guardia di fronte ai pericoli per evitarli.
Nel caso il figlio uscisse di casa, il genitore gli direbbe: «Copriti bene altrimenti ti ammali», «Non dare retta agli
sconosciuti», «Torna subito a casa», «Attento altrimenti se cadi ti fai male».
Queste elencate sono tutta una serie di paure che non ci sarebbero nella mente del proprio figlio, ma che sono
trasmesse direttamente dal genitore.
Il bambino, ovviamente, seguendo questo stile educativo, non fa altro che avere dentro di sé piuttosto che un’energia,
una forza, una voglia di esplorare, di conoscere, di creare, di visitare altri posti, di incontrare nuove persone, avrà un
sentimento basato sulla paura che si rifletterà su qualsiasi cosa, anche banale, che vorrà intraprendere.
Il secondo stile è quello del perfezionista, cioè un genitore che va sempre a sottolineare il fatto che il proprio figlio
avrebbe potuto fare meglio. È un genitore che non accetta i risultati ottenuti e crea paragoni scorretti con altri compagni,
cugini, fratelli. Anche nelle performance scolastiche o quelle sportive dei propri figli, i genitori perfezionisti pensando
di agire a fin di bene, credono di spronare a fare meglio.
In realtà, invece, dal punto di vista psicologico, non fanno altro che dirgli continuamente che non è stato capace, che
non era all’altezza e che gli altri sono stati più bravi di lui: quindi, lui è inferiore a tutti gli altri.
Il bambino, sentendosi dire queste cose quotidianamente, si convince di non essere all’altezza e in ogni situazione
proverà questa sensazione di inferiorità rispetto agli altri.
Il terzo e ultimo stile educativo-genitoriale sbagliato è quello del genitore assente sia dal punto di vista fisico sia da
quello psicologico e affettivo.
I motivi possono essere diversi, per esempio i genitori che lavorano full-time e che affidano il proprio figlio da
nonni, zii, baby-sitter, oppure, nel caso di una separazione conflittuale dove un genitore incomincia ad essere latitante.
Può essere triste avere un’infanzia in questo modo, perché nei ricordi di alcuni miei pazienti in stato di ipnosi è
impressa nella loro mente la loro immagine da bambini in una stanza a giocare da soli. C’è molto silenzio, c’è una
sensazione di vuoto, di solitudine, di abbandono, e di conseguenza, da adulti, queste persone cercano di compensare in
qualche modo con qualche surrogato, questa sensazione di vuoto, ad esempio, con il cibo, con l’alcol o con qualche
altro tipo di dipendenza.
Gli studi ci dicono che purtroppo, quando un bambino comincia a sentirsi timido e inibito scatena intorno a sé tutta
una serie di riscontri, di feedback in linea con questo suo modo di sentirsi, ad esempio, a casa i genitori lo vedono più
fragile, più vulnerabile, più in pericolo rispetto ad altri fratelli e incominciano a proteggerlo di più; ma facendo così il
bambino avrà, sicuramente, meno probabilità e possibilità di sperimentarsi e di rinforzarsi.
Al di fuori delle mura domestiche i bambini timidi, inoltre, tendono ad essere rifiutati, e ad essere presi di mira, in
giro. Il bambino rinforzerà, perciò, l’idea che degli altri è meglio non fidarsi e che lui è inferiore alle altre persone.
Il mio consiglio è che se hai dei figli, ovviamente, devi intervenire il più presto possibile e mi complimento con te
perché scegliendo di leggere questo testo, stai, intelligentemente, per mettere fine al tuo disagio, al tuo malessere, alla
tua insicurezza e riuscirai ad acquisire anche tutta una serie di tecniche e strategie che, oltre a fare bene a te, possono
aiutare i tuoi figli.
COME ELIMINARE LE CREDENZE LIMITANTI DALL’INCONSCIO
La sicurezza in se stessi, infatti, è una questione esclusivamente mentale, non c’entra null’altro, non c’entra se siamo
belli, brutti, alti, bassi, uomo, donna, non c’entra lo status sociale, non c’entra l’età che abbiamo.
Le persone sicure hanno una sensazione psicologica di certezza assoluta riguardo qualcosa.
Chi sono io? Chi sono gli altri? Come funziona il mondo? Cosa aspettarmi dal futuro? Cosa è giusto? Cosa è
sbagliato?
Come si formano queste credenze? Da quando nasciamo fino a circa 10/12 anni il nostro cervello è come un libro
nuovo con tutte le pagine bianche da scrivere.
In particolare, nella primissima infanzia da 0 a 2 anni e mezzo circa tre, il bambino è una spugna che assorbe in
maniera inconscia tutto ciò che lo circonda perché neurologicamente il cervello non ha ancora sviluppato
completamente la parte razionale critica, quindi, impara tutte le informazioni attraverso e soprattutto, i genitori.
L’ambiente familiare amorevole, risponde prontamente e soddisfa i bisogni e le richieste del bambino, agevolando la
sua crescita e il suo senso di certezze.
Se in casa, invece, si respira un’aria di tensione, tra conflitti e litigi, possibili convinzioni “negative” potrebbero
nascere nella testa del bambino.
Dai 3 anni ai 10/12 anni circa anche l’ambiente scolastico incomincerà ad avere un peso notevole, proprio perché le
insegnanti, le esperienze a scuola e il gruppo dei pari, possono scrivere qualcosa di positivo o di negativo nella mente
del bambino.
Come avrai capito le convinzioni e le credenze possono essere di due tipi: positive e potenzianti oppure negative e
limitanti.
Le convinzioni potenzianti, come dice il termine stesso, sono delle credenze che ci potenziano, che ci permettono di
tirare fuori le nostre capacità, i nostri talenti, ci fanno superare i nostri limiti, ci fanno uscire dalla zona di comfort, ci
fanno affrontare i cambiamenti, oppure, quando cadiamo o sbagliamo qualcosa ci incoraggiano a non preoccuparcene
eccessivamente.
Al contrario, le credenze limitanti sono come una persona antipatica che ci parla nella nostra testa e che ci scoraggia
dal tirare fuori la grinta, l’energia, i nostri talenti e ci scoraggia dal metterci in gioco, dal superare i nostri limiti,
dall’affrontare i cambiamenti e ci vuole far rimanere nella nostra zona di comfort. Così che, quando cadiamo o
sbagliamo, rincarano la dose dicendoci: «Te l’avevo detto che tu non eri capace», «Non farlo mai più», e cose di questo
tipo…
Nel prossimo paragrafo vedremo in che modo le credenze riescono a determinare i risultati in tutti gli ambiti della tua
vita.
Potrebbe apparirci come una magia ma è scienza: vado a farti un esempio per farti capire meglio come funziona
questo meccanismo psicologico.
Immaginiamo che io sia uno studente universitario timido e l’indomani mattina ho un esame da fare all’università
davanti alla commissione dei professori.
Il giorno precedente lo passo sui libri ed a un certo punto, mentre sto studiando, incominciano ad arrivare nella mia
testa tutta una serie di pensieri negativi e di credenze limitanti su di me, sulle mie capacità, sulle mie performance, del
tipo «Non riuscirò ad andare bene, comincerò ad andare in ansia, non ricorderò nulla, mi faranno delle domande alle
quali non sarò rispondere e via di seguito».
L’indomani mattina, quando chiameranno il mio nome, e presenterò davanti ai professori, se continuerò ad avere
questi pensieri nella testa, secondo te, quante possibilità avrò di fare una buona perfomance? Zero o pressappoco lo
stesso risultato.
Ciò accadrà perché non sarò concentrato sul discorso che starò facendo ai miei professori ma sarò preso il più
possibile dal tenere sotto controllo le mie emozioni.
Le emozioni, da un punto di vista neurologico, più sono tenute sotto controllo o più si cerca di bloccarle, più loro
si ribellano e aumentano d’intensità.
Le cose, in questo modo, andranno peggiorando nel tempo perché starò lì a dirmi: «Ok stai calmo, respira, cerca di
stare tranquillo», più faccio così, quindi, più cerco di bloccare la mia energia cominciando a portare attenzione sulle
mie sensazioni fisiche, e più avrò un po’ d’ansia e da quel momento andrà peggiorando sempre.
Mi dirò: «Ecco inizio a sentirmi male, in ansia, speriamo che finisce subito e che non mi chiedano niente di difficile»
e il mio corpo comincerà a darmi dei segnali di tipo ansioso.
In questo stato, ovviamente, le perfomance non saranno eccellenti, saranno basse, scadenti, prenderò un brutto voto, o
al massimo non lo supererò.
Mi alzerò da quella sedia e penserò: «Lo sapevo, non sono portato per questa materia, per questa facoltà, non sono
portato proprio per l’università».
Andrò, così, a rinforzare queste mie credenze limitanti, queste idee mi bloccheranno nell’accesso alle miei
potenzialità e capacità.
Cosa vuol dire? Significa che potenzialmente potevo fare bene quell’esame, ho un cervello sano, so parlare, ho
studiato più di altre persone che magari hanno studiato meno ma hanno avuto una performance migliore e, quindi, hanno
superato l’esame in maniera più brillante.
La credenza limitante, pertanto, blocca l’accesso alle mie potenzialità. E capacità e se non avrò accesso a queste,
automaticamente, i miei comportamenti e le mie azioni saranno limitate e bloccate, non riuscirò a fare un discorso
fluido, non riuscirò a creare dei collegamenti tra concetti differenti, non avrò il senso dello humor, magari, per
instaurare una buona relazione con i professori.
Se ho un’idea limitante che blocca l’accesso alle mie capacità e i miei comportamenti sono scadenti, di conseguenza i
risultati come saranno secondo te? Ovviamente, in linea con le aspettative della mia credenza. Infatti, avrò dei risultati
scarsi scadenti e ciò contribuirà a rinforzare nuovamente la credenza e si ricomincerà di nuovo.
Nel paragrafo successivo trasformeremo, come faccio io nel mio studio privato in psicoterapia con i miei pazienti,
una credenza da limitante a potenziante.
Questo esercizio consta di quattro fasi: la prima fase è quella dell’ identificazione delle tue credenze limitanti. Per
fare questo ti chiedo di ricordare quali sono le situazioni nelle quali generalmente ti senti insicuro, intimidito e a
disagio, e incomincia a chiederti cosa pensi sinceramente di te stesso in quelle situazioni.
Attraverso questo procedimento cominceranno a venire fuori le tue credenze limitanti del tipo “non sono capace”,
“non sono all’altezza”, “sono inferiore agli altri”, “sbaglio sempre”, “non ne faccio una buona”.
Prendi un foglio, dividilo a metà e incomincia a scrivere queste tue credenze limitanti sulla colonna di sinistra.
La seconda fase è quella della trasformazione delle credenze da limitanti a potenzianti. Ribaltiamo la situazione
nella colonna di destra: incomincia a fare un semplice esercizio di grammatica, cioè trasforma le frasi negative in
positive.
La credenza potenziante, generalmente, è l’opposto di quella limitante, se nella colonna di sinistra avevi scritto “non
sono capace” in quella di destra scriverai “sono capace”, “non sono all’altezza” diventerà “sono all’altezza”, cambierai
“sono inferiore agli altri” in “sono come tutti gli altri” e così via.
Nella terza fase faremo quella che si chiama in psicoterapia, l’ esposizione in immaginazione, che significa?
Il nostro cervello ha dei neuroni fantastici, si chiamano neuroni mirror o neuroni specchio che hanno il compito di
farci apprendere nuove capacità, quindi, le abilità che ancora non possediamo riusciamo ad impararle semplicemente
grazie all’osservazione delle altre persone o per immaginazione.
In pratica, se io voglio apprendere una nuova abilità, un nuovo comportamento o una nuova capacità è sufficiente che
io osservi più volte una persona che mette in atto quel comportamento che a me interessa.
Chiudo gli occhi e posso immaginare me stesso mentre già posseggo quella capacità, ed attuo già quei
comportamenti che voglio imparare.
Questo è fantastico perché ci permette di apprendere qualcosa, semplicemente, viaggiando con la fantasia, con
l’immaginazione, ed è provato scientificamente, quindi, una cosa che funziona realmente.
Nella terza fase, quindi, ti chiedo di fare questo: mettiti comodo, ritaglia il tuo tempo, chiudi gli occhi e comincia ad
affrontare, ad esporti a tutte le situazioni che prima generalmente ti facevano sentire a disagio, intimidito. Questa volta,
invece, ti sentirai assolutamente sicuro, forte e disinvolto.
Facciamo un esempio: vai a prenderti un caffè con degli amici al bar, prima magari ti sedevi in un angoletto, rimanevi
in silenzio, non parlavi, non intervenivi…
Ora immagina di sederti con una posizione più in primo piano, più sicura, incomincia a parlare con un tono di voce
più forte, più sicuro, inizia a interagire con i tuoi amici, muoviti in maniera disinvolta, forte, sicura ed intervieni nelle
discussioni e nelle conversazioni.
Fai questo gioco in immaginazione. In realtà, sei nella tua poltrona, a casa tua, sei assolutamente al sicuro, non rischi
niente, è semplicemente un gioco, fallo divertendoti.
Nella quarta fase, come sempre, tutti i cambiamenti che facciamo nella nostra testa, ovviamente, li dobbiamo
trasportare nella realtà, altrimenti resteranno semplicemente dei giochi, dei cambiamenti mentali ma non porteranno a
dei risultati concreti.
La quarta fase è quella dell’ esposizione in vivo, “agisci come se”, cosa significa? Significa che dovrai agire,
comportarti, affrontare le situazioni che generalmente ti facevano sentire a disagio, questa volta “recitando” la parte
anche di quella persona sicura che hai visto nella tua mente nella fase tre.
Vai a prendere un caffè con i tuoi amici al bar e questa volta, siediti e assumi una posizione rilassata, forte. Domina i
tuoi spazi, parla con un tono di voce più forte, muoviti in un certo modo, esattamente come hai visto nella tua mente.
Questa volta sarà nella realtà.
Ti consiglio di fare tutto questo proprio come se fosse una recita, come se tu fossi un attore e dovessi recitare questa
scena per un film.
Ti accorgerai molto presto, che in questo modo stai rispolverando e riprendendo dentro di te alcune capacità che già
possedevi, ma che non sapevi di avere e di poter utilizzare e molto presto non ti accorgerai più se stai recitando una
parte o se stai realmente diventando una persona più sicura.
Per fare questo processo, ovviamente, hai bisogno della ripetizione e della costanza, quindi, comincia da subito a
mettere in pratica tutti questi esercizi, questi consigli che ti sto dando e soprattutto inizia a credere in te stesso.
IL LINGUAGGIO DEL CORPO E LA COMUNICAZIONE EFFICACE
I 6 segnali inconsci
Il funzionamento del cervello è simile a quello di qualsiasi altro muscolo, per migliorare una capacità, un nuovo
comportamento, hai bisogno di allenarti costantemente.
Per sentirti più sicuro, quindi, e per trasmettere questa sicurezza all’esterno hai semplicemente bisogno di allenarti a
migliorare la tua comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo.
Ti consiglio di farlo davanti ad uno specchio in modo tale di avere un tuo feedback personale in tempo reale. Le aree
sulle quali ti consiglio di lavorare sono: innanzitutto la respirazione perché una persona sicura respira lentamente e
profondamente, mantenendo una calma interiore, pertanto, in qualsiasi situazione allenati a respirare in questo modo per
raggiungere questo obiettivo.
Prendi l’aria in 4 secondi e buttala fuori in altrettanti 4 secondi e cerca di respirare in questa maniera anche nelle
situazioni reali anche mentre magari stai conversando con un’altra persona.
Il secondo aspetto sul quale ti consiglio di lavorare riguarda il corpo: una persona sicura ha sempre tutti i muscoli
perfettamente rilassati, soprattutto, quelli del collo, delle spalle, delle braccia e della schiena, mentre parla gesticola a
sostegno della sua conversazione, di quello che sta dicendo.
Le gambe e i piedi sono ben piantati a terra proprio per dare una bella posizione sicura, eretta al corpo e la testa è
alta.
Il terzo aspetto sul quale ti consiglio di lavorare, riguarda la voce, lo vedremo nel prossimo capitolo quello che
riguarda la comunicazione efficace. Per ora posso anticiparti che una persona sicura ha un tono di voce alto e il ritmo
del suo eloquio è piuttosto sostenuto.
Il quarto aspetto riguarda il volto: una persona sicura ha il volto disteso, rilassato e mentre parla guarda negli occhi
l’altra persona, soprattutto quando è quest’ultima a parlare e lui è in modalità di ascolto, guarda costantemente l’altra
persona, mentre, quando è l’altro a parlare, un po’ lo guarda, poi distoglie lo sguardo e poi torna a guardare di nuovo
l’altra persona.
Il quinto aspetto riguarda la prossemica, cioè la distanza tra i due interlocutori, quello che ti consiglio è di cercare di
avvicinarti il più possibile all’altra persona e se possibile di avere un contatto fisico.
Questo ti farà percepire più amichevole, più familiare, più degno di fiducia, quindi, disarmerà le difese dell’altra
persona che ti tratterà in maniera più amichevole e ciò ti farà sentire più sicuro.
Il sesto e ultimo argomento sul quale voglio focalizzare la tua attenzione riguarda la stretta di mano, che rappresenta
un biglietto da visita, quindi, è veramente molto importante. Come deve essere? Deve essere forte e avvolgere bene la
mano dell’altra persona.
Queste sono le sei aree sulle quali ti consiglio di allenarti davanti allo specchio, fallo tantissime volte, fino a quando
vedi nel tuo specchio un’immagine di te stesso che ti piace che ti fa sentire più sicuro.
MENS SANA IN CORPORE SANO
Benessere fisico
Come tanti studi dimostrano la locuzione latina mens sana in corpore sano è assolutamente vera, è scientifica, è
dimostrata. Devi sapere che la mente e il corpo non sono dei sistemi disgiunti ma al contrario uno influenza l’altro.
Può essere facile, intuitivo, capire come la mente influenza il corpo quando l’ansia, causata da pensieri negativi nella
mente, ha un risvolto negativo sul corpo come il battito cardiaco accelerato, la sudorazione, la mancanza di respiro,
dolori fisici di origine psicologica, dolor di testa, mal di schiena. Pochi, invece, sanno che è vero anche il contrario
cioè che il benessere o malessere fisico possono influenzare il benessere o il malessere mentale o psicologico.
Per questo vado a darti subito dei consigli molto semplici per il benessere fisico. Probabilmente questi consigli li
avrai già ascoltati, già li conosci ma sappi una cosa: conoscere un’informazione e non metterla in pratica equivale a non
conoscerla affatto, quindi, promettiti soprattutto di mettere in pratica, a partire da oggi stesso, questi semplici consigli.
L’alimentazione è molto importante: i cibi da ridurre assolutamente sono i cibi grassi e quelli nocivi come le fritture.
Ho volutamente specificato ‘ridurre e non eliminare’ perché comunque hai bisogno di soddisfare i tuoi desideri
alimentari, quindi, se lo desideri qualche volta puoi concederti questi cibi ma non farli diventare un’abitudine perché
mangiarli sempre diventa nocivo per il fisico, mangiarli qualche volta, invece, non ha nessuna influenza.
Oltre ai cibi grassi e fritti è nocivo per la salute il consumo di bibite gasate o zuccherate e il consumo di superalcolici
e alcolici che deve essere necessariamente ridotto.
Va eliminato completamente il vizio del fumo. Se fumi, non fa differenza una o quaranta sigarette al giorno perché la
dipendenza dal fumo è una tossicodipendenza, cioè significa che basta anche una minima quantità della sostanza della
nicotina che entra in circolo nel sangue per portare avanti quella dipendenza, quindi, in questo caso non ti dico di
ridurre ma di eliminare completamente questo brutto vizio.
Aumenta, invece, il consumo di frutta e verdura di stagione perché questi alimenti contengono tantissimi nutrienti per
il corpo, tanta acqua che fa bene e hanno pochissime calorie, quindi, non fanno mettere chili in eccesso.
Consuma almeno 2 l di acqua al giorno per mantenere idratato bene il tuo corpo.
La cosa più importante è di fare un’attività fisica regolare, gli studi ci consigliano almeno 3 volte a settimana per 20
minuti un’attività fisica di tipo aerobico, ciò significa che deve batterti forte il cuore, quindi, deve accelerare il battito
cardiaco, devi sudare, devi avere l’affanno.
Un altro aspetto molto importante, dopo l’attività fisica è quello del periodo di riposo, quindi, il periodo
dell’inattività, perché hai bisogno di recuperare le energie, gli studi ci dicono che è importantissimo riposare la notte,
almeno 8 ore. Ovviamente, se dormi 8 ore e ti svegli la mattina ancora sonnolento, probabilmente, avrai bisogno di
qualche minuto in più per dormire, invece se dormi 7 ore e ti bastano per affrontare energicamente la giornata buon per
te, hai un’ora in più per vivere.
Un altro consiglio molto importante che ci viene dalla scienza è quello di dedicare 20/30 minuti al massimo dopo
pranzo a riposare, questo perché favorisce sia il benessere fisico e la digestione, ma ci da anche un benessere mentale,
psicologico perché al risveglio abbiamo tutte le facoltà mentali -cognitive più pronte, più sveglie, abbiamo più energia
e, quindi, quel tempo che abbiamo impiegato per riposare lo recuperiamo nelle nostre attività quotidiane.
In seguito, andrò a spiegarti una tecnica di rilassamento, che consiste in una tecnica di autoipnosi che io utilizzo
tantissimo nelle sedute con i miei pazienti in psicoterapia, ed equivale all’azione di un ansiolitico al bisogno.
Benessere mentale
Per avere e per conservare un benessere psicologico e mentale è assolutamente importante alternare al periodo di
attività, un periodo di riposo.
Questo diventa ancora più importante per le persone che sono tendenti all’ansia, quindi, le persone timide, quelle che
sviluppano dei pensieri di tipo ansioso perché è stato dimostrato che riposare ha effetti benefici anche sulla riduzione
dell’ansia, dello stress.
Ciò che voglio insegnarti è una tecnica di rilassamento molto potente. Prima di iniziare devi scegliere nella tua mente
uno scenario che può darti un forte rilassamento, può essere un’esperienza da te realmente vissuta o può essere
un’esperienza da te inventata al momento. Ad esempio, c’è chi ama rilassarsi in riva al mare, c’è chi ama la montagna,
chi ama rilassarsi a casa sua sul proprio divano, nel proprio letto.
Non è importante qual è lo scenario, la cosa importante è che riesca a suscitare in te delle forti sensazioni di
rilassamento, di relax. Questo è il primo passaggio, quindi, scegli una scena che ti dia rilassamento.
Nella fase successiva, mentre ti guido in ogni passaggio, ti consiglio di scegliere una posizione comoda: se sei sulla
sedia, sulla poltrona, meglio ancora se puoi sdraiarti. Chiudi dolcemente gli occhi, e incomincia ad agire sulla
respirazione, prendi l’aria in 4-5 secondi e buttala fuori in altrettanti in 4-5 secondi.
Questo serve per rallentare il respiro, perché la respirazione e il battito cardiaco sono strettamente correlati tra di
loro, più la respirazione è lenta e profonda più il battito cardiaco rallenta e diminuisce la pressione arteriosa, infatti,
questi sono tutti parametri che dicono al cervello che la situazione è tranquilla e può permettersi di rilassarsi.
Continua a respirare in questo modo, prendi l’aria in 4-5 secondi e buttala fuori in altrettanti 4-5 secondi, cerca di
riempire bene i polmoni completamente, senza fretta.
La fase successiva, mentre continui a respirare in questa maniera, è quella del body scanner, cioè si va a rilassare
tutti i distretti muscolari a partire dalla fronte fino ad arrivare ai piedi.
Mentre respiri in quel modo porta la tua attenzione sui muscoli della fronte, verifica se non sono distesi,
distendili, rilassali bene, rilassa anche i muscoli intorno agli occhi, le palpebre, le mascelle, il mento, il collo e le
spalle, falle scendere il più possibile, rilassa anche le braccia, le mani, le dita, il busto, l’addome, la schiena, il
bacino, le gambe, i polpacci e i piedi.
Il tuo corpo è completamente rilassato, la fase successiva è quella di concentrarti su tutti i suoni che senti intorno a te,
anche i più piccoli, e trasforma questi suoni in un sottofondo piacevole che favorisce il tuo rilassamento.
Con calma, piano, goditi questo stato di relax e lentamente incomincia a spostare la tua attenzione verso quella
visualizzazione che hai scelto, quindi, quello scenario rilassante che può essere il mare, la montagna, qualunque posto
andrà benissimo.
Il mio consiglio è di vivere questa esperienza in prima persona, perciò immagina di essere in quel posto e cerca di
sfruttare tutti i cinque sensi a tua disposizione, cercando di vedere attraverso i tuoi occhi tutto ciò che ti circonda e
ascoltando con le tue orecchie tutto ciò che riesci a sentire, annusa, senti gli odori che riesci del posto, e se puoi toccare
qualcosa, ad esempio, la sabbia, l’erba, un divano, qualsiasi cosa tu abbia a disposizione toccala e senti quelle
sensazioni piacevoli.
Infine, senti dentro di te la sensazioni di pace, di tranquillità che sperimenti mentre sei in quel posto, vai avanti così e
continua a rilassarti.
TERAPIA DELL’ESPOSIZIONE: LA TECNICA
Tutti sappiamo che per superare una paura, alla fine, la cosa veramente importante è affrontarla. Questo processo in
psicoterapia si chiama esposizione .
Gli studi clinici scientifici basati sull’evidenza sottolineano l’estrema importanza che ha l’esposizione in fase di
terapia in associazione con una tecnica di rilassamento, ed inoltre, ci dicono che non basta scoprire e investigare sul
come e sul perché è arrivata ad un certo punto una paura o una fobia.
La cosa importante è alla fine affrontare la paura a testa alta, con sicurezza, perché il cervello, generalmente, tende a
farci evitare le situazioni che ci procurano sofferenza, disagio.
Ricorda che l’evitamento è l’errore numero uno, è pericolosissimo perché fa peggiorare drasticamente la situazione,
fa peggiorare i sintomi, l’ansia, la paura e diminuisce la probabilità che la volta successiva riusciremo mai ad
affrontarla e tenderemo sempre a evitarla.
Voglio spiegarti la tecnica d’elezione per il superamento delle paure in maniera definitiva, è una tecnica
assolutamente scientifica, quindi, funziona con tutti, basta solo un po’ di impegno e l’importante è che tu segua le mie
istruzioni in maniera precisa.
Su cosa si basa questa tecnica? Si basa su un concetto neurologico, ovvero sul funzionamento normale, naturale della
nostra mente, nel senso che il cervello funziona per associazione, perciò, qualsiasi stimolo neutro in associazione con
una forte emozione diventa uno stimolo condizionato.
Un’altra persona, che non ha avuto la fortuna di associare la canzone a bellissimi momenti, non proverà nulla di
speciale ascoltandola.
Facciamo un esempio in negativo: prendiamo la classica fobia dell’ascensore. Ovviamente, l’ascensore di per sé non
è il problema, perché è uno stimolo neutro e non riesce a provocare emozioni intense né positive né negative. Le
persone ci entrano e lo utilizzano senza emozionarsi particolarmente.
Se invece capita di rimanerci bloccati dentro perché è andata via la corrente, potremmo aver generato forti e intense
emozioni negative legate all’evento. Quello stato di ansia, fino ad arrivare al panico, può essere associato all’ascensore
stesso, limitandoci in futuro.
Da quel momento in poi, di fronte all’ascensore, la persona che ha generato stati di ansia e panico, preferirà prendere
le scale.
Ecco questi sono due esempi per farti capire un po’ come qualsiasi cosa funziona per associazione.
Nel prossimo paragrafo andremo a vedere proprio come fare a disgiungere quest’associazione e riconnettere quella
situazione che prima era fobica con una sensazione, un’emozione positiva che ti permetta di affrontarla con tranquillità.
La tua gerarchia
Illustriamo il funzionamento della tecnica: prendi carta e penna, ritagliati il tempo per fare quest’esercizio con calma
e incomincia a scrivere sul foglio tutte le situazioni fobiche, quelle che ti creano disagio, paura, ansia e che,
generalmente, tendi a evitare.
Mi raccomando scrivile tutte, soprattutto quelle che ti fanno più paura. Dopo averle scritte, ordinale in maniera
gerarchica crescente, aiutati a fare questo assegnando a ciascuna situazione un punteggio da 0 a 10. Ciò ti serve per
quantificare l’intensità delle emozioni negative che ti provoca ciascuna situazione.
In questo modo, assegnando il punteggio avrai automaticamente già una gerarchia crescente.
Se, ad esempio, le situazioni fobiche che hai individuato sono 10, avrai una lista che va da 1 a 10, al punto 1 mettici
la situazione più semplice, quella che ti provoca meno disagio, meno ansia, invece, al 10 mettici la situazione che
veramente ti provoca tanta paura e che non saresti disposto mai e per nulla al mondo ad affrontare attualmente.
Il consiglio che ti do è che le situazioni che scrivi devono essere molto specifiche. Ti faccio degli esempi per farti
capire cosa intendo: se hai paura di parlare in pubblico non scrivere “paura di parlare in pubblico” ma scrivi
“affrontare una conversazione davanti a tante persone, fare un intervento durante una riunione di lavoro davanti ai
colleghi, oppure, durante una riunione di condominio”, o se sei un ragazzo e vai a scuola ad esempio, “fare una domanda
al professore davanti tutta la classe” o ancora specifica se hai paura dei luoghi affollati, perché temi di essere
osservato, giudicato, criticato.
Scrivi situazioni specifiche del tipo, “passeggiare per una strada molto affollata”, oppure “fare la spesa in un negozio
molto affollato o in un centro commerciale, in un giorno, in una fascia oraria in cui c’è tanta gente”.
Queste sono situazioni molto specifiche, dopo aver fatto questo elenco ricordati di assegnare un punteggio che va da 0
a 10 per quantificare l’intensità di ciascuna emozione negativa correlata alla situazione.
Mettila in ordine da 1 a 10, o da 1 a 15, o da 1 a 5 in base a quante situazioni fobiche hai elencato e nel paragrafo
seguente ti spiegherò precisamente cosa devi fare.
Ti avviso di prestare molta attenzione a tutti i passaggi perché questa tecnica è molto potente e ti porterà a superare
definitivamente le paure, devi, soltanto, seguire alla perfezione tutte le prescrizioni che ti darò.
Esposizione in immaginazione
Davanti a te hai il foglio con la gerarchia scritta delle situazioni fobiche e che fino a quando non riuscirai ad
affrontare con una serenità interiore continueranno a farti sentire, insicuro, timido, ansioso, pauroso.
Cosa dobbiamo fare innanzitutto?
Abbiamo detto che dobbiamo riuscire a far associare nel nostro cervello alla situazione fobica delle sensazioni
positive di rilassamento, di calma e di serenità, quindi, innanzitutto quello che dobbiamo fare è rilassarci.
Come? Utilizzando le tecniche che ti ho spiegato nel capitolo precedente, i 5 passaggi sono:
Appena riuscirai a sentire una calma profonda dentro di te, un relax molto intenso, questo sarà il segnale che ti
indicherà che sei pronto per iniziare la tua esposizione in immaginazione.
Inizialmente facciamo un’esposizione in immaginazione. Poiché gli studi hanno dimostrato che il cervello non
distingue una cosa vividamente immaginata da una cosa realmente accaduta, puoi prendere in giro, il cervello perché per
esso sarà come se la stesse facendo realmente.
Innanzitutto, crea un relax con quelle 5 fasi che ti ho spiegato, poi appena sei pronto, sei calmo ed a tuo agio, sposta
la tua visualizzazione dal posto sicuro al primo step della gerarchia delle situazioni fobiche, quindi, quello che ti crea
meno ansia, meno disagio.
Mettiamo il caso che sia passeggiare in una strada affollata, quindi, mentre sei ancora nel posto sicuro, sei tranquillo
e sereno, e ti accorgi di essere profondamente calmo, sposta dolcemente la tua attenzione e la tua visualizzazione nella
strada affollata che hai scelto come situazione fobica e cerca di mantenere, contemporaneamente, le emozioni positive
del luogo sicuro mentre stai affrontando la situazione fobica.
Se ad un certo punto senti salire un po’ d’ansia, un po’ di disagio, questo è perfettamente normale perché vivendo in
maniera intensa e vivida in prima persona la situazione fobica il cervello non distingue se è immaginata o reale, quindi,
ha una reazione emotiva come se tu stessi realmente vivendo quell’esperienza.
Quando succede questo, quindi quando aumenta un po’ l’ansia, ferma tutto e torna tranquillamente nel posto sicuro a
rilassarti, appena sentirai di nuovo la calma dentro di te potrai ritornare alla visualizzazione della situazione fobica.
Continua questo esercizio fino a quando facendo un’esposizione in immaginazione del primo step riuscirai ad
affrontarlo, sentendo una calma dentro di te senza la necessità di interrompere l’esercizio per tornare nel posto sicuro.
Quando ti accorgerai che chiudendo gli occhi e andando nelle situazioni che prima erano fobiche, ora riesci ad
affrontarle, sentendoti tranquillo e sereno, allora quello sarà il segnale che ti indicherà che sei pronto a passare
all’esposizione in vivo che ti spiegherò nel paragrafo seguente.
Esposizione in vivo
Dopo aver scollegato, in immaginazione, le emozioni negative dalla situazione fobica e aver ricollegato, quindi
ricondizionato, quella situazione con delle emozioni positive, sei pronto ad affrontare realmente il primo step della tua
gerarchia.
L’esposizione in vivo segue le stesse identiche procedure dell’esposizione in immaginazione. Quindi, organizzati per
avere del tempo giusto, sufficiente per fare quest’esposizione, ci vorrà almeno un’oretta per decondizionare e
ricondizionare un posto, una situazione.
Creati questo spazio e recati nella situazione fobica, prima di entrarci realmente, provocati uno stato di calma e di
relax.
Se, ad esempio, abbiamo scelto lo step di affrontare la strada affollata, magari ci vai in macchina e prima di scendere
ed entrare nella situazione fobica, creati uno stato di relax, calma e serenità interiore, utilizzando le tecniche di
rilassamento.
Se sei a piedi, rimani in una via secondaria, prima di entrare nella strada affollata, per attivare le tecniche di
rilassamento: rallenta il respiro, rilassa i muscoli, concentrati sui suoni, immagina un posto sicuro e tranquillo e appena
sentirai uno stato di calma interiore quello sarà il segnale che ti indicherà che sei pronto ad esporti in vivo e realmente a
quella situazione fobica.
La cosa che ti sorprenderà, molto probabilmente, sarà una diminuzione drastica delle sensazioni e delle emozioni
negative, frutto dell’esposizione in immaginazione, in quanto il cervello è stato ricondizionato positivamente per quella
situazione.
Mantieni quella calma che ti sei procurato con la tecnica di rilassamento prima di entrare nella situazione fobica,
cerca di mantenerla al più a lungo possibile e procedi per quella strada affollata.
All’inizio, appena senti l’ansia salire, non farla crescere. Se senti che stai perdendo la calma e sta arrivando un po’di
agitazione, fermati e non fare l’evitamento.
Non puoi scappare perché se scappi diventa pericoloso, dal momento che il cervello si spaventerà e non vorrà ancora
affrontare quella situazione fobica e, quindi, non riusciremo a superare la paura.
Puoi fermarti nel posto in cui sei perché se prosegui l’ansia aumenta e il cervello assocerà di nuovo a quella
situazione emozioni sgradevoli e negative e si convincerà ancora di più che non sei in grado di affrontare quella
situazione.
Invece, cammina dritto, appena senti che l’ansia sta per arrivare, fermati sul posto, anche con una scusa: fai finta di
mandare un messaggio dal telefonino, oppure se c’è una vetrina fai finta di guardarla, se c’è una panchina accomodati un
attimo e riproduci di nuovo lo stato di relax con i 5 step.
Appena avrai recuperato la calma dentro di te, sarai pronto a continuare ad esporti in quella situazione fobica, quindi,
riprendi a camminare in quella via affollata.
Se dovesse capitare nuovamente che l’ansia arriva, fermati sul posto, al massimo spostati di qualche metro ma non
continuare ad affrontare quella situazione.
Continua a esporti fino a quando riuscirai a sentirti calmo e sereno, quando questo accadrà vorrà dire che il cervello
ha scollegato le emozioni negative ed ha associato le emozioni positive, questo avviene nel giro di una mezz’ora,
un’oretta di esercizio al massimo.
Dedica questo tempo a te stesso, con calma e senza fretta: è molto importante. Ovviamente, dopo aver superato il
primo step, lo stesso procedimento in immaginazione e in vivo lo farai per il secondo step e così via per il terzo, fino ad
arrivare alla fine a superare tutte le tue paure definitivamente.
L’AIUTO PROFESSIONALE
Oggi conosciamo benissimo il funzionamento della mente, del cervello e conosciamo altrettanto bene le terapie più
efficaci per cui se ritieni di aver bisogno di un aiuto specialistico, di un sostegno psicologico, non esitare a chiederlo.
Ti consiglio di chiedere un aiuto ad uno specialista della salute mentale nel caso in cui, ad esempio, dopo aver messo
in pratica, in maniera precisa, tutte le tecniche che ti ho indicato in questo corso, senti ancora di essere piuttosto
bloccato e non riesci a fare quel cambiamento.
Quando sei consapevole di aver vissuto nel tuo passato un’esperienza traumatica molto forte, molto brutta e, dentro di
te, senti di non aver ancora superato, ti consiglio vivamente di farti aiutare da uno specialista della salute mentale.
Idem, quando l’intensità delle emozioni negative e dei sintomi è talmente forte che impedisce e intralcia il normale
svolgimento delle attività quotidiane, fai il passo di affidarti a un professionista.
Come specialista più adatto per un primo step, ti indicherei uno psicoterapeuta.
Lo psicoterapeuta è un medico, è uno psicologo che ha conseguito la laurea e successivamente, ha fatto un training
molto intenso, una specializzazione che gli ha permesso di acquisire delle capacità, delle strategie per portare l’altra
persona a fare dei cambiamenti per modificare e migliorare la propria personalità, il carattere, il modo di fare
funzionare la mente e le emozioni.
Come trovare uno psicoterapeuta? Su internet puoi consultare l’albo nazionale sia dei medici che degli psicologici,
l’elenco completo degli specialisti con i relativi contatti, quindi, puoi chiamare direttamente lo specialista, che
sceglierai in base alle tue preferenze, per prendere un appuntamento e iniziare un percorso.
Se ti è piaciuto il modo in cui lavoro puoi contattarmi seguendo le indicazioni dal mio sito www.salvatorepanza.it
L’altra alternativa, da valutare sempre e comunque insieme allo psicoterapeuta, è quello degli psicofarmaci.
Bisogna fare attenzione perché l’assunzione degli psicofarmaci nei casi veramente gravi è utilissimo, ma nei casi
meno rilevanti, dove non è estremamente necessario il ricorso a un aiuto esterno, il mio consiglio è di non ricorrere ad
essi.
Il medicinale, infatti, agisce in maniera chimica sui neurotrasmettitori, quindi, se assumessi un ansiolitico ti
calmerebbe in maniera meccanica, però non ti insegnerebbe a calmarti da solo o comunque non andrebbe a sciogliere
l’eventuale trauma che ha causato quel disagio.
Il benessere che riesce a darti il farmaco diventa una dipendenza, cioè non usciresti più di casa senza avere dietro di
te un ansiolitico, perciò avresti poi bisogno di lavorare sia sull’ansia sia sulla dipendenza del farmaco.
I farmaci possono somministrarli soltanto due specialisti: lo psichiatra e il neuropsichiatra infantile.
Lo psichiatra si occupa degli adulti, il neuropsichiatra infantile dei bambini e degli adolescenti.
Concludendo, il mio consiglio è di contattare lo psicoterapeuta e sarà lui a dirti se hai bisogno di ricorrere anche agli
psicofarmaci, oppure, puoi farcela da solo insieme al suo aiuto.
Segui in maniera estremamente precisa le sue indicazioni e, soprattutto, concentrati sulla tua crescita personale,
spirituale, cioè cerca di migliorare, di allenarti per migliorare le tue capacità di fronteggiare le situazioni fobiche,
quelle che ti davano ansia, quindi, affrontale e credi in te stesso, credi nella possibilità di poter cambiare questa
situazione.