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Storia di lunga durata.

Storie di uomini, e di donne, molto ENZO CICONTE Enzo Ciconte è stato consulente presso la Commissione

ENZO CICONTE
diversi tra loro. Storie di banditi, come venivano chiamati tra il parlamentare antimafia dalla XIII alla XV legislatura (1997-

Banditi e brigaNTI
Cinquecento e il Settecento quelli che erano colpiti dal bando, cioè 2008). È docente di Storia della criminalità organizzata presso
da un decreto di espulsione dalla comunità di cui facevano parte. l’Università di Roma Tre. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo:
Storie di briganti come nell’Ottocento i francesi definivano tutti ’ Ndrangheta dall’Unità a oggi, 1992; Mi riconobbe per ben due volte. Storia dello
quelli che s’opponevano alla loro dominazione. stupro e di donne ribelli, 2001; Mafie straniere in Italia. Storia ed evoluzione,
Il bandito ed il brigante non sono prodotti solo del Mezzogiorno «Che nome ha la terra in cui siete nato?» 2003 e, per Rubbettino, ’ Ndrangheta, 2008 e 2011²; Storia criminale,
perché in tempi diversi li troviamo in Calabria, Basilicata, mi domandò una vecchia signora che, nei suoi Rivolta continua dal Cinquecento all’Ottocento 2008; con Vincenzo Macrì Australian ’ndrangheta, 2009; con Nicola
Campania, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Molise, Lazio, Veneto, Ciconte Il ministro e le sue mogli. Francesco Crispi tra magistrati, domande della
Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna. giovani anni, era stata nel Mezzogiorno d’Italia. stampa, impunità, 2010; con Vincenzo Macrì e Francesco Forgione
Una lunga scia di sangue fatta di atrocità, corpi squartati, teste «Sono di Napoli», risposi. «Proprio di Napoli?». Osso, Mastrosso, Carcagnosso. Immagini, miti e misteri della ’ ndrangheta
mozzate esposte ovunque. Crudeltà da tutte le parti. «No, di una terra ancora più meridionale, della (illustrazioni di Enzo Patti), 2010; ’ Ndrangheta padana, 2010.
Una repressione cieca, crudele, selvaggia pensa di risolvere

Banditi e brigaNTI
problemi, che sono sociali e politici, facendo ricorso alle armi, al Basilicata». Mi accorsi che il nome riusciva nuovo
carcere, alle fucilazioni indiscriminate. Dalla Repubblica di Venezia e volli precisare. «È una terra»,... io dissi, «molto
allo Stato Pontificio, dal Regno di Napoli al neonato Regno d’Italia grande, grande la terza parte del Belgio, grande
tutti i regnanti si comportano allo stesso modo.
L’altra faccia della repressione è la scelta degli Stati di venire a patti, più del Montenegro: non ha città fiorenti, né
di scendere a compromessi, di fare accordi con i malviventi. industrie. La campagna è triste e gli abitanti
Sui briganti c’è un’enorme letteratura. Mancava un libro che sono poveri. È bagnata da due mari e l’uno e
raccontasse il filo che lega e che separa banditi e briganti, che
mettesse in luce le diverse componenti – politica, religiosa, sociale, l’altro hanno costiere assai malinconiche;
di classe, culturale –, che demistificasse falsi miti come quello che i dintorno ha le Puglie, i Principati e le Calabrie».
mafiosi sarebbero i figli naturali o gli eredi legittimi dei briganti, e che
I nomi di queste terre dovettero produrre
fosse illustrato con un numero rilevante di immagini che mostrano
lo sguardo con il quale la nascente borghesia italiana ed europea una certa impressione poiché la mia interlocutrice
ha osservato quelle plebi meridionali o come la propaganda dei non mi fece quasi finire. «Il vostro», mi disse,
militari italiani ha raccontato la guerra e la distruzione dei briganti.
Sfileranno le xilografie dei banditi dei secoli passati, le stampe e gli
«se è tra la Calabria e le Puglie, deve essere
acquerelli dei briganti d’inizio Ottocento di Pinelli e di altri autori il paese dei briganti»
europei impregnati di romanticismo, le prime foto dei briganti
catturati o dei cadaveri di quelli uccisi dai militari italiani.
Francesco Saverio Nitti, Eroi e Briganti, 1899

Rubbettino
Rubbettino In copertina: Ritratto di Gasbarrone e sua moglie Geltrude, acquerello di F. Raggi del 1839
e 18,00
Enzo Ciconte

Banditi e briganti
Rivolta continua
dal Cinquecento all’Ottocento

Rubbettino
Sommario

Premessa 7

Introduzione. Tra fantasia e realtà 9

1. Gli antenati dei briganti tra Cinquecento e Settecento 23

2. Le intermittenze della legislazione 41

3. Finisce il Settecento. Nascono i briganti 63

4. Nobili, borghesi, contadini sulle terre del latifondo 79

5. Il brigantaggio al tempo dei francesi 89

6. Il brigantaggio al tempo del Papa Re 103

7. L’inquieta Romagna 113

8. Il brigantaggio al tempo degli ultimi Borbone 121

9. 1848. La grande paura dei moderati 135

10. I briganti nell’agonia del Regno 147

11. Arrivano i piemontesi; anzi, no: gli italiani 159

Bibliografia 185
su questioni e nodi problematici ancora irrisolti a distan-
za di 150 anni dall’Unità d’Italia.

Pirati d’acqua e briganti di montagna


Bisogna iniziare dal fatto che a differenza dei pirati che so-
no uomini d’acqua, anzi di mare, i briganti – tutti, nessu-
no escluso – sono uomini di terra, per la precisione: di bo-
schi e di montagna; preferiscono camminare sulla terra-
ferma e poggiare i piedi su terreno solido e asciutto.
L’acqua che conoscono è quella dei torrenti, dei fiumi, del-
le fiumare, dei laghi, delle paludi, delle piogge torrenzia-
li, della rugiada portata dall’aurora che annuncia un nuo-
vo giorno ma che non promette al brigante la certezza d’un
sicuro tramonto perché può essere ucciso prima che il sole
varchi l’orizzonte e ceda il passo alla notte.
I pirati sono uomini d’altra tempra. Le loro imprese c’inse-
guono da tempi e da luoghi remoti e affascinanti, che han-
no nomi accattivanti che si fa fatica a trovare sulle carte geografiche.
Luoghi esotici che ci parlano di culture, abitudini, costumi diversi e
distanti da noi, e proprio per questo, a sentire quelle storie, si rimane
a bocca aperta.
Nomi che ti aprono un mondo sconosciuto, da favola, dal suono mi-
sterioso, dolce, che richiama sapori e trasmette voci di cose lontane,
mai udite prima.
Le strepitose imprese dei pirati
sono legate a nomi di sogno: il
Mar delle Antille, il Mar dei Ca-
raibi, l’isola di Madagascar. A
leggere quanto succede laggiù,
la fantasia si scatena e ti pare di
udire le voci dei pirati, le loro
urla selvagge e terrificanti quan-
do vanno in battaglia, ti sembra
di sentire il rumore delle armi
che cozzano tra di loro, sciabola
contro sciabola, o il tuono del
Sopra: cannone e delle pistole che spa-
5 - Capobrigante. rano; se si sta attenti, si può av-
Incisione di Marroni
A destra: vertire quasi l’odore acre della
6 - Briganti. polvere da sparo.
Disegno di Karl Gustaf
conte di Morner, litografia Sembra persino d’udire l’eco lon-
di Cuciniello e Bianchi. tana dei canti dopo l’assalto, di

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gustare l’odore del vi-
no che scorre a fiumi
assieme al rum e ad al-
tre bevande forti, adat-
te a veri uomini; e, in-
fine, la gioia della vit-
toria sui nemici. Per-
ché i pirati vincono
sempre; questo si sa,
non possono perdere.
Chi non ha sognato a
occhi aperti sentendo
pronunciare il nome
dell’isola della Tortuga
dove c’è il covo dei pi-
rati più famosi di tutti
i tempi?

Cosa accomuna briganti e pirati


Tra i briganti e i pirati non c’è alcuna parentela, neanche lontana. Solo
poche cose li accomunano; fra queste, il mito che li circonda e li segue
ovunque, e la protezione di numerosi potenti che s’intravedono dietro
gli uni e gli altri.
Fernard Braudel ha scritto che «dietro la pirateria marittima, c’erano le
città, gli stati cittadini; dietro al banditismo, pirateria terrestre, c’era egual-
mente, a sostegno dell’avventura l’aiuto dei signori. Spesso i briganti han-
no un signore autentico che li guida e dirige da vicino o da lontano».
I signori dietro gli uni e gli altri. È vero; i signori accompagnano, guida-
no, strumentalizzano prima i banditi e poi i briganti; ma non ci sono solo
i signori perché, come si vedrà, i banditi e i briganti hanno altri accanto a
loro, e sono davvero tanti, uomini e donne di varia estrazione sociale.
Briganti e pirati sono accomunati dal fatto che sono stati perseguitati
dalle autorità del tempo che hanno fatto di tutto per fermarli, in mare
aperto o sulla terraferma.
Accomunati anche dal fatto che se
le autorità hanno avuto un giudizio
pesantemente negativo, ben altro è
stato quello di gran parte della gen-
te semplice, del popolo minuto, dei Sopra:
7 - Briganti di Sonnino.
giovani e soprattutto delle giovani Bartolomeo Pinelli 1823.
donne in età da marito che spasi- Sotto:
8 - Lite di briganti.
mavano per loro, che sognavano fu- Bartolomeo Pinelli 1823.

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ghe romantiche, incontri avventurosi, amori
senza fine.
Romanzieri, poeti, scrittori, libellisti, cantasto-
rie, pittori, registi cinematografici e autori te-
levisivi hanno tramandato ben altra immagine
da quella che è rimasta impressa nelle carte giu-
diziarie o di polizia o nelle cronache del tempo
o nei ricordi di chi quelle vicende ha vissuto.

Sulle tracce dei briganti


Le pagine che seguono non s’occupano di pira-
ti, ma parlano di uomini davvero particolari e
speciali, raccontano le vicende e le tragedie dei
«filibustieri di terra» come Stendhal chiama i
briganti, già a quell’epoca molto noti.
Per trovare le loro tracce bisogna avventurarsi tra boschi e foreste, val-
late e sentieri, attraversare boscaglie e fitte selve, incamminarsi su aspri
sentieri di montagna, penetrare con loro nel profondo di alberi secola-
ri, grotte, caverne, anfratti: è lì dentro che li troveremo.
I briganti s’inerpicano per monti e sentieri che pochi conoscono, vanno
per angusti calanchi, attraversano fiumi a piedi o a cavallo, camminano ai
9 - 10
Vita di Filomena Pennacchio, bordi di burroni e precipizi, costeggiano il limitare d’immense foreste.
illustrata da cantastorie Stanno acquattati al riparo di piante secolari cresciute nel cuore di im-
popolari penetrabili selve; controllano guadi o valichi vicini alle zone di frontie-
ra – da sempre scarsamente sorvegliati, pericolosi e poco sicuri –, si ag-
girano presso località che si portano dietro una triste nomea perché da
tutti chiamate i “mali passi”: luoghi orridi, infidi, ideali per gli appo-
stamenti e per gli agguati di giorno e di notte.
L’immaginario collettivo, ma anche gli studi e
le ricerche, indicano i boschi come una delle
fonti del brigantaggio, quasi una scaturigine
primordiale e nel contempo i loro testimoni più
affidabili; boschi che sanno parlare se sollecita-
ti dal vento ma che, interrogati sui fatti dei bri-
ganti, rimangono silenziosi su quanto hanno vi-
sto e udito.

Tra boschi smisurati, incantati, misteriosi


Davanti agli occhi dei briganti ci sono boschi
smisurati, incantati, misteriosi che hanno ge-
nerato in varie epoche fiabe e racconti popolati

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di fate e di orchi, di uomini cattivi e di uomini buoni che
hanno il potere, anzi la magia, di trarti in salvo e di trovarti
un riparo, un rifugio sicuro e un tozzo di pane quando sei
morto di fame.
Non c’è possibilità d’annoiarsi a seguire i briganti attraverso
quegli alberi carichi d’anni e quelle foreste. Ci potrà essere pau-
ra semmai, ma noia no.
I briganti si alimentano dell’aiuto prezioso dei contadini, de-
gli uomini, delle donne e dei fanciulli che frequentano quelle
località; si alimentano anche di miti e di leggende, preziosi
quanto i viveri che ricevono. E si sa, senza miti e leggende i
briganti non esisterebbero,
e il loro ricordo non sareb-
be arrivato sino a noi.
Questi luoghi splendidi per
la loro bellezza, incantati,
selvaggi, incontaminati ma
anche aspri, oscuri, inospi-
tali, pericolosi, quando ca-
lano le ombre della sera
mettono paura o inquietu-
dine. È qui che agiscono e
vivono i briganti, intreccia-
no rapporti, trovano solida-
rietà, amano e sono amati;
e spesso vi muoiono.
Sono anche ferocemente
odiati e disprezzati, sono
braccati dai soldati, dai ca-
rabinieri, dagli uomini del-
la guardia nazionale, a vol-
te persino da vecchi amici
che d’un tratto, per soldi o
per gelosia o per salvare la
vita come promette l’ulti-
mo bando, o chissà per co-
s’altro – forse lo sgarbo d’un momento – si trasformano in traditori.
I briganti sono un po’ dappertutto, tra i monti e le zone di confine co-
me s’è detto, ma anche lungo le strade principali dove sono all’ordine
Sopra:
del giorno agguati, rapine, sequestri di persona seguiti dalla richiesta 11 - Brigante di Sonnino
del riscatto. e sua moglie.
C’è un’insicurezza per la propria vita e per il libero possesso dei propri Bartolomeo Pinelli 1823.
Sotto:
averi che genera paura, terrore che modifica abitudini e stili di vita, 12 - La famiglia del brigante,
che limita i commerci e gli spostamenti, che immobilizza alcuni e che tempera di Herry Lèveque.

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costringe altri a trovare vie e percorsi
alternativi, che penalizza paesi e lo-
calità perché infestati dai briganti.
Da qui bisogna partire per cercarli, per
rintracciare le loro orme, per indivi-
duare i segni del loro passaggio. Agi-
scono in questi posti e sono considera-
ti imprendibili; anzi, immortali.
I briganti non muoiono mai, altri-
menti che briganti sarebbero? Nean-
che quelli che sono uccisi e orrenda-
mente squartati muoiono veramente
perché vivono nei ricordi, nei raccon-
ti, nelle fiabe, nelle leggende che li
rendono immortali.
Molti di loro si proclamano «re» dei
boschi che li ospitano e li nascondono
a occhi esterni. Alcuni si sentono davvero dei re, molti li considerano ta-
li e li proteggono e li amano e li rispettano più dei veri regnanti.
Il brigante conosce bene i luoghi perché vi è nato, perché si è recato su
quelle terre sin da ragazzo, perché è qui che si sente sicuro, al riparo da
tutti; agisce e si muove entro un’area circoscritta che gli è familiare.
Non tutti sono rimasti fermi, alcuni di loro si sono mossi dai luoghi
d’origine, hanno valicato monti e attraversato le frontiere degli stati; ma
di solito il brigante non abbandona tanto facilmente le località che co-
nosce a menadito. Qui sta la sua vera forza, qui sta la sua vera debolezza.
Bisogna aggirarsi tra i boschi, ma non soffermarsi più del necessario per
non farsi prendere dalla malìa, dal fascino e dall’incanto di foreste e di
montagne dai paesaggi fatati, dalla voglia di non abbandonarli più.

I briganti nei palazzi, non solo in montagna


Chi vuole incamminarsi è bene che lo sappia subito: il viaggio è lun-
go, dura per più secoli. Non troveremo i briganti solo tra le inconta-
minate località montane, ma anche nei palazzi nobiliari e papalini abi-
tati, a Napoli come a Roma, da nobili e da porporati, e dagli ultimi
arrivati, i borghesi che accumulano le loro ricchezze e comprano resi-
denze da qualche nobile famiglia decaduta, oppure innalzano i loro pa-
lazzi scimmiottando lo stile di quelli dei nobili.
C’è una gara tra di loro a chi sia più bravo a costruire la dimora più
sontuosa o quella più originale in grado di affermare, in faccia a tutti,
13 - Frascatana rapita
dai briganti. il proprio prestigio da trasmettere ai posteri e il potere da esercitare
Bartolomeo Pinelli 1823. nel presente.

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