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Nel corso della storia la donna è stata rappresentata come una figura inferiore all’uomo
e subordinata a questo, screditando il suo valore effettivo. Questo maschilismo è
radicato nella nostra cultura sin dalle origini, si basti notare come veniva considerata la
matrona romana, il quale compito principale consisteva nel generare figli ed educarli ai
valori dell’epoca. Ancora prima, nell’antica Grecia, le donne nobili non potevano uscire
dalla loro dimora se non per feste di paese e funerali, come era accaduto per Fedra,
protagonista della Phaedra di Seneca e dell’Ippolito di Euripide, la quale si innamora del
figliastro proprio durante una festa, momento in cui le era concesso di uscire di casa,
come anticipato precedentemente. In una civiltà basata sul patriarcato, la donna non
poteva che sottostare alle leggi che vigevano all’epoca, per citarne alcuni esempi,
l’uomo controllava persino la sessualità della donna è la sua capacità riproduttiva,
poiché il suo scopo era proprio quello i continuare la stirpe e dare luce a nuove
generazioni. Tradire per una donna poteva essere la causa della sua morte, poiché la sua
“punizione” dipendeva esclusivamente dal marito. Inoltre anche il bere e l’ubiracarsi
simboleggiavano il preludio di un adulterio, infatti alle donne era severamente proibito
bere. Con la cultura cristiana, la condizione femminile non fa di certo passi avanti, a
causa dell’ignoranza che caratterizza il periodo del Medioevo, le donne venivano viste
sempre un passo dietro agli uomini; lo stesso Barbero dichiara di essersi trovato in
difficoltà quando, in occasione di un festival (festival della mente di Sarzana), ha
riportato le parole e le vicende accadute nella vita di una donna medioevale, Caterina da
Siena, a causa della scarsità di scritti da parte della popolazione femminile. Caterina è
forse la donna del 300 di cui abbiamo più scritti, ci sono pervenute infatti lettere che lei
scriveva a persone comuni a lei vicine, come la madre e è fratelli, o persone importanti,
come il papa, poiché questo personaggio femminile era solito scrivere epistole di
interventi politici. Il matrimonio era dunque, l’elemento cardine nella vita di una
ragazza, poiché questa veniva data in sposa giovanissima, per dare alla luce il prima
possibile nuovi eredi (preferibilmente maschi). Neanche nella divina commedia di Dante
troviamo varie figure femminili, ad esempio Beatrice, tramite il cui amore il poeta si
avvicinava a Dio. Costanza d’Altavilla, madre di Federico II, nonna di Manfredi, la quale ,
secondo una leggenda, si credeva avesse partorito il demonio poiché ebbe un figlio a
tarda età; ciò giovo molto alla sua reputazione. Nel Rinascimento la condizione della
donna va piano piano a migliorare, poiché le ragazze nobili potevano avere accesso ad
un’istruzione, considerata di grande valore e prestigio. Tra le figure più significative
troviamo Simonetta Vespucci, anche dipinta come Venere da Botticelli, che cerca di
catturare nel dipinto l’essenza della bellezza della giovane donna. Insomma una
condizione totalmente opposta a quella odierna in cui la donna si afferma non solo
come madre, ma anche come lavoratrice e persona in grado di saper svolgere qualsiasi
compito portato aventi da un uomo senza alcuna difficoltà. La sua emancipazione,
iniziata ad esempio con le suffragette per il voto, o con le donne in fabbrica durante la
prima guerra mondiale, sta prendendo sempre più forma, nella quale la donna afferma
di essere giustamente alla parità di un uomo, entrambi fragili e forti, entrambi peccatori,
entrambi esseri umani.

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