Sei sulla pagina 1di 2

VERONICA FRANCO

(1546 - 1591)

Veronica Franco nasce a Venezia, probabilmente nel 1546, da una famiglia cittadinesca, ovvero di
condizione mezzana e con un proprio stemma.I genitori erano Francesco Franco e Paola Fracassa e aveva tre
fratelli. Non si sa praticamente nulla dell'infanzia e dell'adolescenza della nostra Veronica, poich nei suoi
scritti non ne parl mai in alcun modo. Si ritiene anche che sia stata educata con lo scopo di far di lei una
cortigiana completa. Sua madre Paola compare nel Catalogo di tutte le principal et pi honorate Cortigiane
di Venetia, compilato non solo accanto al nome di Veronica come pieza, ovvero garante della propria figlia (2
Scudi), ma anche come cortigiana.
La Franco si spos alla giovane et di diciotto anni con un medico di nome Paolo Panizza, ma i rapporti
furono difficili.
Dai numerosi scritti e testimonianze che ci sono pervenuti, sappiamo che la sua bellezza, la sua grazia, la sua
cultura (conosceva pi lingue oltre la sua) e le sue numerose virt la portarono a essere all'interno dell'lite
delle cortigiane pi ammirate e colte di Venezia, se non addirittura a surclassarle tutte.
Ci furono persone che tentarono di far cadere Veronica nelle mani del Santo Uffizio; venne anche accusata di
non aver mai presenziato a una messa, di aver chiesto aiuto al diavolo per fare innamorare certi gentiluomini
tedeschi e di aver simulato un matrimonio per poter portare orpelli d'oro non consentiti alle meretrici. A
Veronica non manc il modo di difendersi e gli accusatori non ottennero nulla, poich il processo fu sospeso
grazie alla prontezza d'animo della Franco.
Nel 1574 la sua fama di cortigiana di alto rango raggiunse il suo apice quando Enrico III di Valois, facendo
una tappa a Venezia durante il viaggio che lo riportava dalla Polonia in Francia, la prescelse per trascorrere
con lei una notte nella sua casa; l'episodio la elev agli occhi dei suoi concittadini e le diede grande notoriet.
A ricordo dell'incontro la Franco don all'illustre ospite un suo ritratto (forse un piccolo smalto colorato) con
una lettera accompagnata da due sonetti.
La poetessa fu legata all'aristocrazia intellettuale veneziana: sembra avere stretto amicizia con celebri artisti e
letterati e frequentato assiduamente la nobile famiglia bresciana dei Martinengo ma soprattutto il famoso
circolo letterario "Ca' Venier" che ruotava intorno a Domenico Venier, poeta ingegnoso, animatore e illustre
patrono di quel sodalizio, nonch protettore e fidato consigliere a cui Veronica sottoponeva i suoi scritti. di
Veronica., fidato consigliere, e forse revisore dei suoi scritti.
Nel 1580 Veronica decise di voler fondare un ricovero per le donne traviate che volessero lasciare la vita
meretricia. La Franco voleva una casa, dove le donne potessero essere accolte assieme ai loro figli, qualora li
avessero; venne istituita la Casa del Soccorso, governata da alcune fra le principali gentildonne di Venezia,
nella quale si accoglievano donne pentite le quali, una uscite dall'istituzione, si facevano monache o si
sposavano. Della morte di Veronica, avvenuta nel 1591, quando aveva solo quarantacinque anni, non si
conoscono le modalit e le cause; ci nonostante rimane una delle poche notizie certe che abbiamo sul conto
di una delle cortigiane pi famose ed apprezzate del Rinascimento veneziano.
Nei suoi testi ritroviamo la potenza e la forza di una donna che si fatta largo in un contesto sociale in cui
una donna che rendeva pubblico il suo corpo non aveva la possibilit di rendere pubbliche anche le sue
idee, meno che mai le sue poesie.
Nelle sue poesie Veronica non racconta dell'amore in maniera casta, tramite vaghi sospiri e desideri
inconfessabili; parla della completezza dell'amore e delle pulsioni psicologiche e fisiche che fanno parte di
esso, vivendole appieno come donna, poetessa e cortigiana. Ma non solo; conferma la sua reputazione di
poetessa e difende a spada tratta l'equit per tutte le donne, usando la penna come arma di difesa.

In questo testo che abbiamo scelto Veronica porta all'attenzione del pubblico la reale situazione dei rapporti
di potere fra uomo e donna nella societ del suo tempo, riportando la vicenda di una donna aggredita
verbalmente e fisicamente dal suo amante. La poetessa fa leva su questo delicato fatto di cronaca per portare
avanti una tesi estremamente interessante: quest'ultima perfettamente consapevole cosa volesse dire
nascere donna nel suo secolo ma attraverso la sua abilit poetica la Franco sostiene che l'uguaglianza tra i
sessi sia il prezzo che il genere maschile debba pagare perch le donne rinuncino alla loro superiorit:

Da LE TERZE RIME (CAPITOLO XXIV)


[...]
Se per impeto d'ira il fallo occorso,
non durate nel mal, ma conoscete
quanto fuor del dever siate trascorso.
Gli occhi del vostro senno rivolgete,
e quanto ingiuriar donne vi sia
disdicevole, voi stesso vedete.
Povero sesso, con fortuna ria
sempre prodotto, perch'ognor soggetto
e senza libert sempre si stia!
N per di noi fu certo il diffetto,
che se ben come l'uom non sem forzute,
come l'uom mente avemo ed intelletto.
N in forza corporal sta la virtute,
ma nel vigor de l'alma e de l'ingegno,
da cui tutte le cose son sapute;
e certa son che in ci loco men degno
non han le donne, ma d'esser maggiori
degli uomini dato hanno pi d'un segno.
Ma se di voi si reputiam minori,
fors' perch in modestia ed in sapere
di voi siamo pi facili e migliori. [...]

Potrebbero piacerti anche