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LA SACRA INFAMIA: PROMEMORIA SUL DEPRECATO TAB DELLA GUERRA

di Gaspare De Caro e Roberto De Caro


Ed ecco, usc un altro cavallo, rosso, e a colui che stava sopra fu dato il potere di togliere la pace dalla terra e di far s che gli uomini si sgozzassero fra di loro e gli fu consegnata una grande spada. (Apocalisse, 6,4) Quando il Secondo Cavaliere, tornato a confutare la grande illusione, ebbe completato lopera, lasci dietro di s oltre 50 milioni di morti, 35 milioni di feriti, 3 milioni di dispersi. Scomparvero 20,6 milioni di sovietici, 11,8 di cinesi, 6,8 di tedeschi, 5,8 di polacchi, 3 di giapponesi, 1,5 di jugoslavi, 600.000 francesi, 455.000 italiani, 400.000 inglesi, 300.000 statunitensi e centinaia di migliaia di persone di altre nazionalit.[1] Il Secondo Cavaliere non aveva portato solo morte, aveva anche generato il frutto maturo della Modernit: la dimostrazione ostensiva del genocidio burocratico, il deserto morale della mentalit del solving problem[2] nellirresistita fascinazione medusea del Potere sul Sapere sulla scienza e sulla tecnologia. Ma Auschwitz[3] e Hiroshima, apici di strutture mostruose,[4] entrambi efferati prodotti finali di programmi di sterminio ramificati e diversificati, non esaurirono affatto possibilit ed esiti di quelle strutture e di quei programmi. Da una parte, anche se difficile prenderne coscienza, lorrenda reiterazione di Nagasaki va oltre Hiroshima e la dottrina della guerra preventiva nella specie di un delirante monito ai sovietici: essa ostenta protervamente, senza necessit di ulteriore appello, linesistenza di limiti allesercizio di un potere assoluto e criminale. Dallaltra, pressati dallavanzata dellArmata Rossa sul fronte orientale, i tedeschi evacuano i Lager e costringono i superstiti, stremati dalla inumana detenzione, a trasferirsi ad ovest, verso la Germania. Almeno un terzo dei 750.000 prigionieri sottoposti a questa ulteriore tortura furono uccisi o morirono di stenti durante le marce della morte, quando i tedeschi avevano gi perso ogni speranza di vittoria. Lossessione della Endlsung, la soluzione finale, non si attenu neanche di fronte alle difficolt logistiche della ritirata, alloggettiva convenienza strategica, cos come aveva quasi sempre finito per far premio sulle esigenze di sfruttamento schiavistico nellagricoltura e nellindustria bellica e civile del Reich. E se non si poteva pi usufruire dellefficienza del modello fordista applicato al progetto genocida,[5] si poteva per ripiegare sulle forme pi arcaiche, comunque efficaci, delle esecuzioni sommarie e delle privazioni, che avevano gi dato buona prova di s prima che la Deutsche Gesellschaft fr Schdlingsbekmpfung mbH (Societ tedesca di lotta contro i parassiti) coronasse le migliori aspettative dei gerarchi nazisti fornendo alla fabbrica dello sterminio immense dosi di Zyklon B. Le cifre della politica di annientamento nazista sono spaventose: 2.250 Testimoni di Geova, 9.000 omossessuali, 270.000 malati di mente, 500.000 zingari, 1 milione e 50.000 tra detenuti politici, asociali e internati militari nei campi di concentramento, 3,3 milioni di prigionieri di guerra sovietici, tra i 5 e i 6 milioni di ebrei,[6] di cui almeno i due quinti fucilati o lasciati morire nei ghetti. Circa 11 milioni di esseri umani furono cancellati dalla faccia della terra secondo un progetto che si and perfezionando durante il corso della

guerra, ma le cui linee erano state inesorabilmente tracciate e rese pubbliche ben prima dellinvasione della Polonia, quando Hitler veniva armato e assecondato quasi unanimemente dai governi stranieri, nonch internazionalmente omaggiato, come in occasione delle olimpiadi berlinesi del 1936, quasi un anno dopo lapprovazione delle leggi di Norimberga sulla purezza della razza che privarono gli ebrei dei diritti civili e di cittadinanza. Il Fhrer non era isolato: tutti sapevano e consentivano. Del resto, pur dotato di sufficiente creativit personale, condivideva con zelo imitativo modelli ecumenicamente apprezzati: se certamente sub la fascinazione di Mussolini e Stalin (il primo per laudacia putschista e luso dichiarato dellomicidio politico, il secondo per le grandiose visioni genocide[7]), lidea di rinchiudere gli agitatori di stirpe giudaica in campi di concentramento,[8] che cominci a coltivare fin dal 1921, gli veniva dai durissimi concentration camps in cui allinizio del Novecento i britannici rinchiusero e perseguitarono nellOrange e nel Transvaal le famiglie dei coloni boeri. Egli stesso lo ricord anni dopo in un discorso pubblico: I campi di concentramento non sono stati inventati in Germania, ma dagli Inglesi per spezzare con questi mezzi la spina dorsale di altri popoli.[9] Il Drang nach Osten, la devastante conquista di Lebensraum ad est, di spazio vitale nella terra degli Untermenschen, i sottouomini da eliminare o schiavizzare, si configurava per i nazisti, anche sotto il profilo giuridico, come un ennesimo episodio di colonizzazione dellimperialismo europeo; ma personalmente Hitler prediligeva piuttosto la conquista del West come archetipo di espansione e genocidio dei nativi: la lotta che muoviamo ai partigiani spiegava nel 1942 paragonabile a quella che veniva mossa agli Indiani dellAmerica del Nord.[10] Hitler daltronde conosceva la storia, almeno quella che poteva servirgli, e sapeva quanto facilmente si perdoni qualunque cosa ai vincitori: Chi parla ancora, oggi, del massacro degli armeni? sentenzi il 22 agosto del 1939 in un discorso rivolto ai comandanti in capo delle forze armate del Reich per incitarli al rapido sterminio dei polacchi. Quel massacro era stato rapidamente archiviato e il nuovo ordine accettato perch, aggiunse, il Mondo crede soltanto ai successi.[11] Cera poi chi si organizzava in proprio, senza camere a gas: A primeggiare per efferatezze sono soprattutto le bande ustascia dello Stato indipendente croato, il satellite pi feroce del Terzo Reich. 487.000 serbi ortodossi, 27.000 zingari, allincirca 30.000 ebrei, nonch migliaia di comunisti furono vittime del regime di Ante Pavelic, fondato sullamalgama di devozione cattolica e di fanatismo nazionalista []. Gravi le collusioni della Chiesa []. Come ormai accertato, i francescani si macchiano in quelle terre di innumerevoli delitti, uccidendo, incendiando case, saccheggiando villaggi; il clero croato invita a sgozzare non solo i serbi, ma anche gli ebrei.[12] E Pio XII, more solito, taceva.[13] Limmensa tragedia non si concluse con la cessazione delle ostilit. Venne la stagione della vendetta. Lo sterminio prosegu. abbastanza noto che a partire dal gennaio 1945, terrorizzati dallincalzare delle truppe sovietiche, i tedeschi della Polonia e della Prussia Orientale fuggirono a piedi verso la costa baltica per cercare di imbarcarcarsi. Si calcola che circa un milione di persone morirono di freddo, patimenti e sevizie. Inoltre, in osservanza dellarticolo 13 del protocollo di Potsdam, nellinverno di quello stesso anno venne effettuato il trasferimento in Germania dei tedeschi rimasti in Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria. Circa 14 milioni di persone furono spostate ad ovest in condizioni disperate e altri 2,1 milioni di tedeschi morirono. Alcune di queste comunit abitavano da secoli le regioni evacuate.[14] Molto meno noto cosa ne fu dei prigionieri. Alla fine degli anni

Ottanta, dopo oltre quattro decenni di insabbiamenti, silenzi e bugie e a seguito di una rigorosa ricerca, lo scrittore canadese James Bacque, coadiuvato da due coraggiosi colonnelli dellesercito statunitense,[15] fece luce sul destino dei militari tedeschi, ma anche di molti civili, detenuti nei campi francesi e americani nellimmediato dopoguerra: Alla fine del 1945, sulla maggior parte del fronte occidentale il tuono dellartiglieria era stato sostituito dal rumore di milioni di paia di stivali trascinati dalle colonne di tedeschi in marcia stancamente verso i campi alleati. [] Le rese in massa nellovest contrastavano fortemente con le ultime settimane sul fronte orientale dove le unit superstiti della Wehrmacht combattevano ancora contro lArmata Rossa avanzante, per permettere al maggior numero possibile di camerati di sfuggire alla cattura da parte dei russi. [] Dal punto di vista tedesco questa strategia consegnava milioni di soldati tedeschi nelle mani che essi credevano pi pietose degli Alleati occidentali, sotto il supremo comando del generale Dwight Eisenhower. Tuttavia, dato lodio feroce e ossessivo del generale Eisenhower non solo per il regime nazista ma anche per tutto quanto fosse tedesco, questo credo risultava nel migliore dei casi un azzardo disperato. Pi di cinque milioni di soldati tedeschi nelle zone americana e francese erano costretti nei campi, molti letteralmente spalla a spalla. Il terreno attorno a loro presto divenne una palude di sporcizia e malattie. Esposti alle intemperie, mancando anche delle pi primitive strutture sanitarie, sottonutriti, i prigionieri cominciarono presto a morire di fame e malattia. A partire dallaprile 1945, gli eserciti americano e francese annientarono con indifferenza circa un milione di uomini, per la maggior parte nei campi americani [circa il 75%].[16] Mai erano avvenute simili crudelt sotto il controllo della autorit militare degli Stati Uniti, sin dai tempi degli orrori della prigione di Andersonville, amministrata dai confederati, durante la guerra civile americana. Per pi di quarantanni, questa tragedia senza precedenti rimasta nascosta negli archivi alleati.[17] Anche la sorte dei 7 milioni di profughi sopravvissuti agli eccidi del nazismo in molti casi fu terribile. A cominciare da quella che tocc a 100.000 ebrei superstiti, costretti a restare in Germania sovente in caserme dellesercito tedesco, come il campo di Hohne, detto di Bergen-Belsen, e in ex KZ [Konzentrationslager], come Dachau. Gran parte di loro per tutto il 1945 e anche oltre (lultimo di questi campi di transito chiuder nel 1952) dovettero rimanere nel paese dei carnefici sia perch le comunit originarie erano state completamente distrutte e non vi era possibilit di rientro nelle nazioni di provenienza, sia perch leggi draconiane sullimmigrazione avevano chiuso le porte della Palestina, del Canada, degli Stati Uniti. Nei campi alleati gli ebrei dovettero subire lignominia di essere trattati da criminali: sottoposti a coprifuoco, sottoalimentati, spesso lasciati con la divisa del Lager, in caso di proteste venivano repressi dalla polizia tedesca, esplicitamente autorizzata, che, come facile immaginare, sovente si mostrava ostile. I rapporti tra lesercito americano e gli ebrei peggiorarono a tal punto che nellagosto del 1945 dovette intervenire il presidente Truman e incaricare di unindagine Earl G. Harrison, preside della facolt di Diritto dellUniversit della Pennsylvania e rappresentante presso il Comitato interministeriale dei rifugiati, il quale fu perentorio: Allo stato attuale delle cose, stiamo trattando gli ebrei come hanno fatto i nazisti, salvo che non li sterminiamo. Sono ammassati in gran numero in campi di concentramento sotto la sorveglianza del nostro esercito, che ha preso il posto delle truppe SS.[18]

Peggio ancora, se possibile, and ai superstiti dellArmata Rossa, i quali nella gerarchia dei Lager del Reich occupavano, tra i prigionieri di guerra, il rango pi basso.[19] Essi avevano gi dovuto subire la furia del Rassenkrieg, la guerra razziale, che come si detto ne port alla morte 3,3 milioni: un elevatissimo numero, legato alle Direttive per il comportamento delle truppe in Russia emanate dal Dipartimento dello Stato maggiore della Wermacht prima delloperazione Barbarossa. Ai militari tedeschi si ordinava un intervento energico e spietato contro agitatori bolscevichi, partigiani, sabotatori, ebrei e la totale eliminazione di ogni resistenza attiva e passiva.[20] Per gli Untermenschen sovietici non doveva esserci scampo. Nei Lager la disparit di trattamento tra le diverse nazionalit fu enorme: il tasso di mortalit tra i prigionieri sovietici arriv quasi al 60%, mentre quello dei circa 100.000 prigionieri americani nello stesso sistema di internamento e spesso persino alloggiati negli stessi campi era del 4%.[21] Nel famoso Stalag XVII, un campo di prigionia completamente normale, [] dei circa 4.000 sottufficiali americani complessivamente solo quattro persero la vita, il che corrisponde ad un tasso di mortalit di uno su 1.000, nello stesso campo tra i sovietici ne moriva uno ogni 10.[22] Ebbene, questa gente che aveva attraversato il calvario della guerra e dei campi di concentramento e di sterminio ora doveva fare i conti con linsaziabile crudelt di Stalin, il quale fin dallagosto del 1941 aveva definito quanti erano caduti in mano tedesca come traditori della patria o collaborazionisti, che al loro ritorno avrebbero subito rappresaglie non solo in prima persona, ma anche nelle loro famiglie[23] e decretato che i parenti dei soldati dellArmata Rossa che si fossero lasciati prendere prigionieri non avrebbero ricevuto alcun sostegno o aiuto da parte dello Stato.[24] Nonostante le notevoli divergenze di valutazione sulle cifre e i destini dei reduci sovietici,[25] risulta chiaramente che la met degli ex prigionieri e dei lavoratori civili ebbe a soffrire le rappresaglie pi disparate, almeno fino allamnistia del 1957, che tuttavia non comport una loro piena riabilitazione []. Il marchio di Caino [] rimase fino allepoca della perestrojka e caratterizz cos per decenni la vita di queste vittime di due dittature.[26] Poi ci furono le rappresaglie e gli eccidi a fini geopolitici, come quelli titoisti contro gli italiani nel maggio-giugno del 1945 in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, terre che tra il 1941 e il 1943 avevano conosciuto gli orrori nazifascisti, vertice di un ventennio di brutale dominio dello Stato italiano. Migliaia di persone morirono nelle foibe carsiche o nei campi di prigionia sloveni e croati e non solo esponenti fascisti e responsabili di crimini di guerra, come affermato ufficialmente da Belgrado, ma anche numerosi cittadini comuni italiani e slavi, partigiani, comunisti dissidenti, membri dei comitati di liberazione nazionale. Insomma, chiunque si opponesse alle ambizioni annessioniste della nuova Jugoslavia.[27] *** Il grande massacro non veniva dal nulla. Linutile strage del 14-18 ne aveva gettato le solide basi. E non solo perch per la prima volta speriment su scala continentale contro i corpi senza difesa di milioni di uomini, al fine esplicito della massima distruzione, la devastante sinergia di Scienza, Industria e Arte militare (inclusi i prodigi della chimica dei gas). Ma soprattutto perch in seguito lestablishment delle democrazie occidentali si guard bene dal legittimare il dibattito etico su quanto era avvenuto. La guerra ancora una volta non fu disonorata, come aveva inutilmente auspicato Maupassant dopo gli orrori del conflitto franco-prussiano. Al contrario, fu esaltata. I suoi valori il patriottismo, il

nazionalismo, il militarismo, leroismo, la virilit non furono messi in discussione dai vincitori e tantomeno dai vinti.[28] In effetti, per gli interessi degli Stati e dei ceti dominanti che ne garantivano il funzionamento e ne rivendicavano la propriet, quella strage non fu affatto inutile, liber i tesori ancora inespressi della civilt superiore, come la chiama chez nous la Bocca della Verit. I 13 milioni di individui strappati alla vita (oltre il doppio rispetto al totale dei caduti in tutti i conflitti di rilievo svoltisi tra il 1790 e il 1914 in Europa[29]) erano in larga parte contadini e operai che in nome delle rispettive patrie vennero costretti dai relativi parlamenti a massacrarsi a vicenda.[30] Un salasso terapeutico fortemente voluto dal Capitale e infatti del tutto consono ai suoi interessi: la lotta di classe era vinta, il pacifismo distrutto,[31] linternazionalismo bandito. Daltra parte la Grande Guerra fu anche la causa scatenante della rivoluzione in Russia e, come avrebbe sostenuto Simone Weil, non fu affatto una buona causa.[32] Cerano dunque, alla fine del primo conflitto mondiale molte condizioni perch la grande illusione che linutile strage fosse stata lultima si rivelasse appunto unillusione. Tra le forze che concorsero a smentirla, soffocando il tab della guerra, santificando la carneficina e preparando gli animi alla reiterazione, la trahison de clercs diede il suo peculiare, applaudito contributo mitopoietico. Anche gli intellettuali cominciarono allora a diguazzare nel fango della Schuldfrage, dove lo sterminio orribile solo se lo perpetrano gli altri. La seconda volta per si vide ancora meglio a che cosa serva una Schuldfrage: a riconoscere e datare il Peccato Originale cos da cancellare collusioni e complicit pregresse, nonch a separare lAtrocit mostruosa dei colpevoli dalla Ritorsione riparatrice degli innocenti. I magistrati fecero di conseguenza il dover loro, agli intellettuali spett di acclarare lortogenesi del Male e la Filosofia non manc allappello. Sviluppando la diagnosi intuitiva di Norimberga, lassioma che identificava il delitto contro lumanit con la peculiare inumanit del colpevole, Theodor W. Adorno e gli studiosi ispirati da lui elaborarono una teoria tesa a dimostrare che i movimenti fascisti erano costituiti da individui antidemocratici dai forti impulsi aggressivi sottostanti, attirati dalla possibilit di coniugare la propria aggressivit con la violenza autorizzata contro gruppi esterni stigmatizzati ideologicamente.[33] Coniarono pertanto il concetto di personalit autoritaria,[34] che avrebbe spiegato in chiave psicologica la veemente attitudine alla violenza di questi specifici soggetti. Tale dottrina, in realt priva di riscontri empirici ma in confortante consonanza con i desideri subconsci della platea accademica,[35] contribuiva ad accreditare laccomodante visione di episodica estraneit del fenomeno nazifascista alla cultura e alla storia delle societ europee e godette quindi sin dalla sua formulazione e per lungo tempo di molta fortuna. Fino a che il sociologo Zygmunt Bauman, a partire dagli studi di Raul Hilberg sullo sterminio degli ebrei in Europa durante il nazismo e dagli esperimenti di Stanley Milgram e Philip Zimbardo,[36] non la mand definitivamente in pezzi, mostrandone la natura grottescamente tautologica: Per Adorno e i suoi colleghi il nazismo fu crudele perch furono crudeli i nazisti, e i nazisti furono crudeli perch le persone crudeli tendevano a diventare naziste.[37] La teoria della personalit autoritaria non solo non spiegava nulla, ma era decisamente contraddetta dai risultati della ricerca storica.[38] Si trattava invece molto pi seriamente di indagare quella che Primo Levi aveva con grande severit definito zona grigia[39] larea dellambiguit, del compromesso, della collaborazione, attiva o passiva, con il Potere , di spiegarne le cause, comprenderne i meccanismi. Ne risult che il Male ha la faccia feriale della normalit, come aveva detto Hanna Arendt, che la novit pi terribile rivelata dallOlocausto e da ci che si era appreso

sui suoi esecutori non era costituita dalla probabilit che qualcosa di simile potesse essere fatto a noi, ma dallidea che fossimo noi a poterla fare.[40] Daltra parte, nella vicenda apparentemente incomprensibile della collaborazione degli ebrei al progetto del proprio annientamento, Bauman mise in rilievo la capacit del potere moderno, razionale, burocraticamente organizzato, di promuovere azioni che sono funzionalmente indispensabili ai propri scopi, sebbene si trovino in stridente contrasto con gli interessi vitali degli attori. [41] Questo un punto chiave. La capacit dello Stato di indurre gli individui ad agire contro se stessi un tratto specifico della modernit. La coercizione incessante e estremamente duttile, esprimendosi secondo evenienza e necessit, trasformandosi funzionalmente anche allinterno di uno stesso programma di persuasione. La potente macchina della propaganda interventista messa in moto dalla Prima guerra mondiale diede un esempio su larga scala dellopportunit di associare funzionalmente il consenso delle vittime alla coercizione, scatenando entusiastiche adesioni di volontari pronti a difendere i sacri seppur mobili confini della Patria, anche se la maggior parte dei persuasi, una volta giunti sulla Marna o nel mattatoio carsico, ebbero bisogno di stimoli complementari per confermarsi nella volont di uscire dalle trincee e opporre i propri corpi alle mitragliatrici. Comunque nella circostanza la zona grigia si dimostr essenziale terreno di cultura dei processi autodistruttivi: i carabinieri addetti a fucilare sul posto gli indecisi e le patriottiche esortazioni al sacrificio soprattutto da parte di chi alla fronte non ci sarebbe comunque andato erano denti del medesimo vampiro, dissetato dalla cooperazione gratuita ma non innocente di infiniti complici. In Im Westen nichts Neues di Remarque il professore di greco che un anno dopo laltro spinge i diletti allievi a farsi scannare: carnefice non meno efficiente e irrinunciabile dei cannoni francesi, senzaltra paga che lebbrezza dei propri irresponsabili miti, proprio come gli scienziati dellOlocausto si esalteranno poi alle luminose visioni delleugenetica. Nelle moderne societ democratiche, la zona grigia ha nella delega politica, nellobbedienza afasica e servile mascherata da volont sovrana, il corrispettivo generale del processo di deresponsabilizzazione individuale analizzato da Bauman a proposito del rapporto tra modernit e Olocausto: nel contesto moderno non si scorge alcun segno di superamento dellantico conflitto, delineato da Sofocle, tra legge morale e legge della societ. Esso tende, semmai, a divenire pi frequente e pi profondo, mentre la sorte sembra favorire le pressioni societarie alla soppressione della morale.[42] Di questo conflitto occorre avere piena consapevolezza, tanto pi quando i Custodi del gregge tornano ad evocare lApocalisse, ad armare il braccio della giustizia infinita perch si abbatta su milioni di uomini. Nessuno pu dichiararsi innocente per delega se il Secondo Cavaliere e il suo Blitzkrieg si reincarnano nel programma eugenico della democrazia universale e nellecatombe preventiva; nessuno pu assolversi per incompetenza da quando il XX secolo ha recitato la sua lezione feroce: Auschwitz si trova in fondo alla strada di chi accetta che siano altri a rispondere al posto suo.[43] Del resto vero che lassunzione individuale di responsabilit non gratuita: In molte occasioni comportarsi moralmente significa assumere un atteggiamento definito per decreto come antisociale o sovversivo dai poteri esistenti e dallopinione pubblica (sia essa apertamente dichiarata o semplicemente espressa dallazione o dallinazione della maggioranza). In questi casi la promozione del comportamento morale comporta la resistenza allautorit societaria e unazione mirante allindebolimento della sua presa. Il

dovere morale deve contare sulla propria fonte originaria: la fondamentale responsabilit umana verso laltro.[44] Non un dramma nuovo e non sono nuovi gli interrogativi sulladeguatezza della risposta individuale allo strapotere delle armi e alla sanguinaria determinazione di chi ne dispone. Ma chi ha vissuto il conflitto tra legge morale e legge della societ negli anni atrocemente didattici del XX secolo ha detto in proposito quanto deve bastare agli uomini di buona volont: limpotenza in cui ci si trova in un certo momento, impotenza che non deve mai essere considerata definitiva, non pu esentare dal rimanere fedeli a se stessi, n scusare la capitolazione davanti al nemico, qualunque maschera assuma. Il nemico capitale rimane lapparato amministrativo, poliziesco e militare, qualunque sia il nome di cui si fregi: fascismo, democrazia o dittatura del proletariato. E non il nemico che abbiamo di fronte, perch lo solo nella misura in cui quello dei nostri fratelli, ma il nemico che dice di essere il nostro difensore e fa di noi degli schiavi. Il peggior tradimento possibile, in qualunque circostanza, consiste sempre nellaccettare di sottostare a questo apparato e di calpestare in se stessi e negli altri, per servirlo, tutti i valori umani.[45]

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[1] Per i dati cfr. Roberto Finzi - Mariella Bartolotti, Storia, III, Verso una storia planetaria, Zanichelli, Bologna 1990, pp. 1686 s. [2] Zygmunt Bauman, Modernit e Olocausto, il Mulino, Bologna 1992, p. 53 n. [3] Auschwitz, lenorme campo in Polonia che associa lo sfruttamento del lavoro e leliminazione, diventa lemblema di un potere che utilizza e sistematicamente fagocita le razze inferiori. Simbolo della brutalit organizzata, forma estrema del potere assoluto, il Lager nazista caratterizzato da un cinismo smisurato, come attesta il riciclaggio di singole parti del corpo degli stessi cadaveri. Della sua efficienza disumanizzante si giova, in larga misura, il capitalismo tedesco: colossi come la IG Farben, dintesa con le SS, lucrano altissimi profitti (Francesco Soverina, Pluralit e unit degli olocausti: gli ebrei, e le altre vittime, in AA.VV., Olocausto/Olocausti. Lo sterminio e la memoria, a c. di Francesco Soverina, prefazione di Luigi Cortesi, Odradek, Roma 2003, p. 23: un libro di utili messe a fuoco). Ad Auschwitz morirono pi di 1 milione di persone, in massima parte ebrei. [4] Sul tema cfr. Angelo DOrsi, Se questa storia. Auschwitz e Hiroshima macerie della modernit; Cesare Pianciola, Auschwitz e Hiroshima, eredit del secolo, entrambi in AA.VV., Olocausto/Olocausti, cit., pp. 171-188 e 189-198. [5] Un modello non solo in senso tecnico-organizzativo: fu anche questione di analoga Weltanschauung. Violentissima fu infatti la campagna stampa contro gli ebrei condotta negli anni 20 da Henry Ford, antisemita dichiarato. Il Dearborn Indipendent, periodico di sua propriet, rilancia negli USA la mistificazione dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion. La campagna abbonamenti affidata alla catena dei venditori di auto Ford, la tiratura di circa 300.000 copie. Gli articoli antisemiti del settimanale vengono raccolti nel volume The International Jew (Lebreo internazionale). La sua tiratura raggiunge il mezzo milione di copie e il volume tradotto in 16 lingue fra cui tedesco, russo, spagnolo. Pi avanti nel tempo una edizione abbreviata sar sistematicamente diffusa dalla propaganda nazista []. Ford non si limita a far pubblicare testi antisemiti: assolda detectives per scoprire dove abbia sede e da chi sia formato il comitato segreto dei Savi di Sion; invia in Mongolia un emigrato russo in cerca dellimmaginario originale ebraico dei Protocolli. Il debito ideologico del nazismo nei confronti del filantropico istitutore della Ford Foundation non sar ignorato: Hitler conserver sempre una sua fotografia sul tavolo, anche dopo

che Ford avr abbandonato la militanza antisemita (Roberto Finzi, Lantisemitismo. Dal pregiudizio contro gli ebrei ai campi di sterminio, Giunti, Firenze 1997, p. 74). Del resto Hitler era pieno di ammirazione per i grandi interpreti dellAmerican Dream e sapeva alloccorrenza premiare i loro servigi. Il 28 giugno del 1937 a Berlino confer solennemente a Thomas J. Watson, presidente dellIBM senza la cui tecnologia lo Stato tedesco sarebbe andato incontro a paralisi durante la guerra e lo sterminio nei campi non avrebbe certamente potuto avere luogo con cos devastante efficacia la Croce al merito dellaquila tedesca con stella, la medaglia pi prestigiosa di cui si potesse fregiare un non tedesco. Watson, amico di Roosevelt e presidente della Camera di commercio internazionale, era stato premiato per il dono prometeico della teconologia delle schede perforate che aveva consentito al Reich di raggiungere straordinari livelli di efficienza sia nel programma di riarmo sia nella guerra contro gli ebrei. Egli andava molto fiero della medaglia e la esib un po ovunque in quegli anni, ma il 6 giugno 1940, obtorto collo, dovette riconsegnarla. In una lettera del 1937 indirizzata a Hjalmar Schacht, ministro nazista dellEconomia, Watson chiarisce bene i termini ideologici dellalleanza tra lIBM e i nazisti: il mondo avrebbe dovuto nutrire una profonda comprensione per il popolo tedesco e per gli scopi che esso si prefisso sotto il comando di Adolf Hitler (cfr. Edwin Black, LIBM e lOlocausto, Rizzoli, Milano 2001, pp. 158 e 56 e passim). Il numero che marchiava i prigionieri nei Lager tedeschi non era solo un elemento decisivo nel processo di disumanizzazione delle vittime: era innanzitutto una necessit gestionale. La lettura delle schede perforate per mezzo delle macchine IBM fu la prima applicazione della tecnologia computistica al controllo sociale di massa e si mostr straordinariamente efficiente. Lera del silicio anche figlia dei campi di sterminio, cos come i progressi della genetica. [6] Sui problemi relativi alle stime cfr. Francesco Soverina Emilia Taglialatela, Valutazioni numeriche delle vittime, in AA.VV., Olocausto/Olocausti, cit., pp. 230-234. [7] [] i nuovi dati che emergono dallaggiornamento costante della ricerca storiografica sul regime sovietico sottolineano con forza due elementi. Il primo il ruolo diretto e personale esercitato da Stalin nella formulazione dei criteri repressivi e nella verifica della loro applicazione []. Il secondo elemento quello del meccanismo delle quote. A partire dalla collettivizzazione forzata dei primi anni Trenta, il centro del regime sovietico impartisce alle amministrazioni periferiche degli obiettivi da raggiungere in termini di detenuti e giustiziati per ciascuna delle categorie da colpire: controrivoluzionari, kulaki, ma anche dal 1937 nazionalit della diaspora, cio minoranze nazionali legate a Stati stranieri. In base a queste direttive centinaia di migliaia di famiglie vengono deportate e recluse (per i bambini previsto linternamento in appositi orfanotrofi da approntare per loccasione), il capofamiglia condannato alla pena capitale. Il nemico della rivoluzione viene quindi individuato secondo meri criteri di appartenenza etnica (con unestensione automatica delle sue colpe ai familiari) e il terrorismo repressivo utilizzato esplicitamente come test di efficienza della macchina statale, allinterno di un quadro di pianificazione e di colossale ingegneria sociale (Giovanni Gozzini, Capire Auschwitz: la ricerca e linsegnamento, in AA.VV., Olocausto/Olocausti, cit., pp. 44 s.). [8] Adolf Hitler, Rathenau und Sancho Panza, in Vlkische Beobachter, 13 marzo 1921, cit. in Gozzini, op. cit., p. 43. [9] Discorso pronunciato dal Fuehrer al Palazzo dello Sport di Berlino il 30 gennaio 1941, Roma, s.i.t., 1941, p. 6, cit. in Gozzini, op. cit., p. 43 n. La filantropa inglese Emily Hobhouse pubblic nel 1901 un Report of a Visit to the Camps of Woman and Children in the Cape and Orange River Colonies, che venne prontamente tradotto in tedesco e fu in seguito ripreso dalla propaganda sia nazista che sovietica (ibid.). [10] Adolf Hitler, Conversazioni segrete ordinate e annotate da Martin Bormann durante il periodo pi drammatico della seconda guerra mondiale (5 luglio 1941 30 novembre 1944), Richter, Napoli 1954, p. 660 (8 agosto 1942), cit. in Gozzini, op. cit., p. 43. [11] Cit. in Marco Impagliazzo, Una finestra sul massacro. Documenti inediti sulla strage degli armeni (1915-1916), Guerini e associati, Milano 2000, p. 11. Lo sterminio ordinato dal governo

turco riguard soprattutto gli armeni, ma la tragedia colp tutte le comunit cristiane dellimpero, talvolta in maniera sostanziosa []. Quel che avvenuto in Turchia un tragico episodio di pulizia etnica, come successo molte volte nel tramonto dellimpero ottomano. La storia dei Balcani contrassegnata da tali episodi volti a creare Stati omogenei e su base cristiana. In Anatolia succede proprio il contrario. [] questa pagina buia della storia del Novecento [] vide la scomparsa di pi di un milione di persone e lo sconvolgimento totale del quadro politicosociale in cui quelle popolazioni erano immerse da secoli. Prima del 1915, infatti, i cristiani in Anatolia costituivano il 30% circa della popolazione; dopo la guerra solo l1%! (ivi, pp. 17 s.). [12] Soverina, op. cit., pp. 27 s. [13] Non pu essere sottovalutato il fatto che la mancata denuncia dellOlocausto si lega pure al silenzio del Vaticano sui genocidi locali in Polonia e Croazia che hanno preceduto la soluzione finale. I silenzi della Chiesa come delle Potenze alleate, le complicit e la collaborazione di parte non trascurabile delle societ europee hanno facilitato il compito dei nazisti, degli ustascia, dei miliziani slovacchi, delle Croci frecciate ungheresi, delle guardie baltiche e ucraine, dei fascisti francesi e dei repubblichini italiani (ivi, p. 29). Su Pio XII cfr. Giovanni Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII. Vaticano, Seconda guerra mondiale e Shoa, Rizzoli, Milano 2000; John Cornwell, Il papa di Hitler. La storia segreta di Pio XII, Garzanti, Milano 2000; inoltre, dopo la recentissima apertura degli archivi vaticani relativi al periodo che va dal 1922 al 1939, stanno emergendo nuovi documenti a conferma di quanto Pio XII fosse informato sulla natura e i progetti del nazismo (cfr. Marco Politi, Pacelli sapeva, in la Repubblica, 20 febbraio 2003). Sulla questione croata cfr. Marco Aurelio Rivelli, LArcivescovo del genocidio. Monsignor Stepinac, il Vaticano e la dittatura ustascia in Croazia 1941-1945, Kaos Edizioni, Milano 1999. [14] I dati in John Keegan, La Seconda guerra mondiale, Rizzoli, Milano 2002, pp. 596-598. [15] Philip S. Lauben e Ernest F. Fisher, noto storico militare, entrambi distaccati in Germania nel biennio 45-46 e testimoni diretti degli avvenimenti. [16] La percentuale di morte dei prigionieri comunicata riluttantemente dai francesi e dagli americani dagli anni 50 fino agli anni 90 ai tedeschi timidamente indaganti era cos ridicolmente bassa da risultare inferiore a quella dei civili nello stesso periodo di tempo. Questa straordinaria notizia che gente affamata che dormiva in buche di fango avesse una mortalit pi bassa di quella dei civili che mangiavano ogni giorno nelle case non colp gli osservatori tedeschi. Essi ignorarono superficialmente levidenza che stava davanti ai loro occhi (James Bacque, Gli altri Lager. I prigionieri tedeschi nei campi alleati in Europa dopo la 2a guerra mondiale, Mursia, Milano 1993, p. 183). Ma i tedeschi non volevano ricordare: Forse laneddoto pi cocente sulla volont di dimenticare dei tedeschi venne raccontato da un ex prigioniero, Johannes Heising, che ha scritto un libro sulle sue esperienze nel campo di Remagen. Dopo la pubblicazione del libro, Heising stava parlando, nel 1991, con un altro prigioniero di Remagen, Franz-Josef Plemper, che gli ricord qualcosa che egli non aveva descritto nel libro: una notte, gli americani avevano seppellito con i bulldozer uomini vivi nelle loro buche di terra. Plemper gli descrisse la scena: Una notte nellaprile del 1945, fui risvegliato di colpo dal mio sopore nella pioggia e nel fango da strazianti grida e da forti lamenti. Balzai in piedi e vidi in distanza (circa 30-50 metri) i fari di un bulldozer. Vidi poi che il bulldozer stava avanzando attraverso la folla di prigionieri stesi a terra. Aveva davanti una lama che tracciava una strada nel terreno. Non so quanti dei prigionieri finirono sepolti vivi nelle loro buche. Non fu pi possibile rendersene conto. Odo ancora chiaramente le grida di Assassino!. E allora Heising ricord. La medesima morte dei soldati iracheni nel conflitto del 1991, quando i blindati statunitensi li seppellirono vivi nelle trincee scavate nel deserto: Il furente dibattito sui soldati iracheni sepolti vivi sotto la sabbia dai carri armati americani nelle trincee e nei bunker del Kuwait ha costretto lAmerica a chiedersi quante vittime abbia fatto la guerra del Golfo Persico e se le sue truppe si siano macchiate di atrocit. Messa di fronte alla realt del conflitto esso non stato quella operazione chirurgica sperata da Bush la superpotenza ha mosso per la prima volta serie critiche ai suoi militari per il loro operato contro lIraq. A Fort Riley nel Kansas, dove di stanza la prima divisione motocorazzata che nella sua avanzata sotterr nel deserto

migliaia di nemici o feriti o intrappolati, la protesta stata particolarmente emotiva. Il Pentagono ha subito cercato di rassicurare la popolazione. Nessuna atrocit ha dichiarato il portavoce Williams. Non c modo indolore di morire in battaglia. I caduti iracheni potrebbero essere stati centomila ha aggiunto la Dia, il suo servizio segreto. [] Gli ufficiali della grande rossa [la prima divisione motocorazzata dellesercito U.S.A., soprannominata The Big Red One e divenuta famosa durante la Seconda guerra mondiale] non si sono mostrati pentiti dellaccaduto. Fu pi facile per gli iracheni nelle trincee e nei bunker arrendersi prima di venire sepolti vivi che per gli iracheni bombardati dagli aerei o colpiti dalle cannonate nelle loro postazioni o nelle citt (LAmerica sbigottita dalla strage nel deserto, in la Repubblica, 14 settembre 1991). La medesima morte di Rachel Corrie, pacifista statunitense di ventiquattro anni, assassinata a Gaza da un bulldozer dellesercito israeliano che lha sepolta sotto un cumulo di terra e detriti mentre cercava di ostacolare con il proprio corpo la distruzione di una casa palestinese: una morte tuttaltro che rara nei territori occupati, solo che gli uccisi palestinesi non hanno di norma n nome n volto (cfr. Enrico Franceschini, Schiacciata dal bulldozer, in ivi, 17 marzo 2003). [17] Ernest F. Fisher, Prefazione a Bacque, op. cit., p. 13. Lo sterminio per fame dei prigionieri tedeschi, tra i quali numerosi le donne, i vecchi e i bambini, avvenne in piena sovrapproduzione alimentare. Inoltre fu costantemente impedito alla Croce Rossa di consegnare le ingenti scorte di cibo di cui era dotata, che rimasero quindi inutilizzate. In Francia, nei 1.600 bagnes de mort lente, spesso i prigionieri sopravvissero solo grazie alla generosit dei civili, principalmente contadini e abitanti dei villaggi, anche se esercitarla non era certo facile: Sembra che sotto i francesi siano aumentate le fucilazioni a caso, sebbene entrambi gli eserciti cercassero di nascondere i fatti e i dati possano risultare distorti. In ogni modo, il rapporto del tenente colonnello Barnes in aprile, 27 morti per cause non naturali, era largamente superato in una notte dagli ufficiali francesi ubriachi, che, a Andernach, guidarono la loro jeep attraverso il campo ridendo e gridando mentre sparavano sui prigionieri con i loro mitragliatori Sten. Le perdite: 47 morti e 55 feriti. Un ufficiale francese rifiut il permesso alla Croce Rossa tedesca di dar da mangiare ai prigionieri su un treno nonostante il rifornimento fosse stato gi concordato tra la Croce Rossa e il comandante francese del campo. Le guardie francesi di un campo, sostenendo di aver notato un tentativo di fuga, uccisero a fucilate dieci prigionieri nei loro recinti. [] Nel 108 Reggimento di Fanteria la violenza raggiunse tali limiti che il comandante militare della regione, il generale Billotte, su suggerimento del comandante del reggimento, tenente colonnello de Champvallier, che aveva rinunciato a cercare di disciplinare i suoi uomini, raccomandava che il reggimento venisse sciolto. I treni che trasferivano i prigionieri dalla Germania Federale in Francia erano talmente terribili che gli ufficiali responsabili avevano ordini permanenti di evitare soste nelle stazioni francesi, per timore che i civili potessero vedere come venivano trattati i prigionieri. [] In questi campi di prigionia appare il primo accenno del futuro coinvolgimento americano nella guerra del Viet Nam. I francesi affamarono deliberatamente alcuni tra i prigionieri per costringerli a servire volontariamente nella loro Legione Straniera. Molti dei legionari che combatterono in Viet Nam erano tedeschi consegnati dagli americani ai francesi nel 1945 e 1946 (ivi, pp. 98 s., 117). Dopo questo addestramento, il generale De Gaulle avrebbe impiegato con pari ferocia lesercito francese in Indocina e in Algeria. Nei 200 campi statunitensi in Germania, semplicemente vigeva la pena di morte per i civili che intendevano aiutare i prigionieri: Fu solo un giorno dopo la fine della guerra, l8 maggio 1945, che il Governo Militare di Eisenhower dichiar che dar da mangiare ai prigionieri tedeschi era un crimine capitale per i civili tedeschi. [] Eisenhower aveva gi raccomandato ai capi di Stati Maggiori riuniti a Washington che lesercito non nutrisse i milioni di prigionieri di guerra, ma che se ne lasciasse il compito ai tedeschi, sebbene egli dubitasse che fossero in grado di farlo. Che ci fosse una chiara intenzione dietro a questi ordini apparentemente contrastanti, era chiaro a tutti i soldati in Germania a quel tempo (ivi, p. 170). Sui campi inglesi e canadesi non c ancora chiarezza, ma pare non ci siano tracce di simili atrocit. Alcune scarse prove indicherebbero che i prigionieri rimasero in buona salute, eccetto circa 400.000 trasferiti agli inglesi dagli americani nel 1945. Molti di questi erano morenti quando

vennero trasferiti. In effetti, quando lesercito canadese chiese limportante monografia di Phillimore (sui prigionieri tedeschi in mano inglese) al governo britannico, ottenne un rifiuto, perch era definita ancora in uso. Praticamente niente sul trattamento di milioni di prigionieri tedeschi in mano a canadesi e inglesi in Europa rimane negli archivi di Ottawa e di Londra. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa a Ginevra, che recentemente ha aperto i suoi archivi a due scrittori che facevano ricerche sui campi nazisti, ha rifiutato di concedermi di fare ricerche negli stessi archivi sui prigionieri di guerra nei campi inglesi e canadesi. LICRC mi ha rifiutato ripetutamente di vedere lettere sullargomento, nonostante le mie richieste fossero trasmesse dallesercito canadese e dalla Croce Rossa canadese. Sia gli inglesi che i canadesi sapevano quanto si stava facendo nei campi americani. Gli inglesi furono testimoni delle atrocit in almeno un campo. Solo il governo canadese ha protestato una volta (ivi, pp. 16 s.). Dopo luscita del volume in Canada, nel 1989, una trentina di case editrici negli USA si rifiutarono di pubblicarlo per il mercato statunitense, fino al 1991. Gli storici del Pentagono respinsero le accuse e contestarono il numero dei morti e il metodo statistico che aveva consentito a Bacque di stabilirlo. Tuttavia i dati di base non poterono essere messi in discussione e generarono un duro scontro dietro le quinte tra le diplomazie di Germania, Francia e Stati Uniti, con lavvio di uninchiesta riservata. Anche perch, come scrisse Ennio Caretto (Un milione di tedeschi mor nei Lager alleati, in la Repubblica, 23 febbraio 1992) sulla seriet del lavoro di Bacque, estremamente documentato, ci sono pochi dubbi. [18] Jol Kotek - Pierre Rigoulot, Il secolo dei campi. Detenzione, concentramento e sterminio: la tragedia del Novecento, Mondadori, Milano 2002, pp. 358 s. [19] Barbara Stelzl-Marx, Prigionieri di guerra sovietici nel Terzo Reich, in AA.VV., Olocausto/Olocausti, cit., p. 113. [20] Ivi, p. 116. [21] Ivi, p. 120. [22] Ibid. [23] Ivi, p. 126. [24] Ordine n. 270 del Comando generale dellArmata Rossa (ivi, p. 128 n.). [25] Secondo Viktor Zemskov, fino al 1 marzo 1946 due milioni di reduci sovietici passarono nei campi del Nkvd [Ministero degli interni sovietico], che vennero chiusi solo nel 1947. Di questi cittadini sovietici filtrati il 57,8% venne rilasciato e mandato a casa, il 19,1% richiamato nellesercito, il 14,5% assegnato ai battaglioni di lavoro del Commissariato del popolo per la difesa (Nko), il 6,5 messo a disposizione del Nkvd, mentre un ulteriore 2,1% si trovava ancora a quella data nei punti di raccolta. A conclusioni diverse giungono Nikolaj Tolstoj e lo storico sovietico in esilio Aleksandr Nekric. Essi fanno riferimento ad un numero complessivo pari a 5,5 milioni di displaced persons rimpatriate fino al 1947: di queste circa il 20% venne condannato a morte o a 25 anni di detenzione nei campi, dal 15 al 20% ricevette pene detentive da cinque a dieci anni, il 10% venne deportato per almeno 6 anni in Siberia, il 15% degli ex lavoratori forzati inviato in zone inospitali, dal 15 al 20% ottenne il permesso di ritornare a casa e il rimanente 1520% mor durante il viaggio verso casa o riusc a fuggire (ivi, pp. 128 s.). [26] Ivi, p. 128. [27] Cfr. Gianni Oliva, Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dellIstria, Mondadori, Milano 2002. Il problema in Italia della memoria delle foibe tra coloro che negano, coloro che giustificano e coloro che ne fanno oscena moneta di scambio specchio di un pi generale fenomeno politico internazionale che vede trattare le tragedie della storia secondo le proprie convenienze: negazionismo e riduzionismo riguardano tutti, non solo i neonazisti. Ad ogni buon conto, per i negazionisti di ogni sorta vale quanto detto da Primo Levi: Chi nega Auschwitz quello stesso che sarebbe pronto a rifarlo (la frase tratta da unintervista-testimonianza raccolta da Emanuele Ascarelli in Ritorno ad Auschwitz, documentario girato nel 1982 da Daniel Toaff per la trasmissione RAI Sorgente di vita in occasione di una visita di Levi al campo. La trascrizione integrale dellintervista, con una nota introduttiva di Ascarelli, in Il racconto della catastrofe. Il

cinema di fronte ad Auschwitz, a c. di Francesco Monicelli e Carlo Saletti, Cierre Edizioni, Verona 1988, pp. 91-101). Per i riduzionisti vale quanto scritto da James Bacques: Leufemismo il primo passo verso latrocit (op. cit., p.189). [28] George L. Mosse in Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti (Laterza, Roma-Bari 1990) ha ricostruito la genesi e lo sviluppo del Mito dellEsperienza della Guerra: Il lutto era generale. Eppure, diversamente da come ci si potrebbe attendere, questo tema non avrebbe dominato incontrastato la memoria della prima guerra mondiale. Un sentimento dorgoglio si mescolava spesso al lutto: il sentimento di aver avuto parte in una nobile causa, e di aver sofferto per essa. [] Furono i ricordi di quei reduci che nella guerra scorgevano elementi positivi e non quelli di coloro che rifiutarono la guerra che vennero generalmente adottati dalle rispettive nazioni come veridici e legittimi []. Il compito consolatorio fu adempiuto ad un livello pubblico oltrech privato; e ci in nome della rievocazione della gloria piuttosto che dellatrocit della guerra, del suo senso e della sua finalit piuttosto che della sua tragedia. Coloro che si occupavano dellimmagine e della perduta attrattiva della nazione lavorarono alla costruzione di un mito volto a cancellare lorrore della morte in guerra. [] La realt dellesperienza della guerra giunse a trasformarsi in quello che potremmo chiamare il Mito dellEsperienza della Guerra, che guardava al conflitto come ad un evento carico di senso, positivo, e anzi sacro. Questa visione della guerra si svilupp (ma non esclusivamente) nei paesi sconfitti, dove ve nera un cos pressante bisogno. [] Dopo il conflitto, il culto del soldato caduto divenne un elemento centrale della religione del nazionalismo, ed ebbe la sua maggiore influenza politica in nazioni che, come la Germania, avevano perso la guerra, e che la transizione dalla guerra alla pace aveva portato sullorlo del caos. Grazie al mito che giunse a circondarla, lesperienza della guerra fu innalzata nel regno del sacro (pp. 6-8). [29] Ivi, p. 3. [] nella campagna contro la Russia (la pi cruenta fino al 1914) Napoleone perse 400.000 uomini, ovvero una cifra inferiore di circa 600.000 unit a quella dei caduti su entrambi i lati del fronte durante la battaglia della Somme nel 1916 (una battaglia peraltro nientaffatto risolutiva). Il pi grande conflitto dellOttocento la guerra franco-prussiana (1870-71) vide 280.000 morti francesi, mentre i prussiani caduti in battaglia furono 44.780 (ivi, pp. 3 s.). [30] Naturalmente in termini assoluti il paragone delle perdite tra ufficiali e truppa improponibile. Ma in termini relativi assai significativo e di qualche ulteriore interesse per quanto riguarda lItalia: pur se ladesione alla guerra delle classi colte italiane fu probabilmente maggiore nel 1915-18 che non nel 1940-43, tuttavia anche nella grande guerra, lardore guerresco di quella parte delllite fondamentale per assicurare lefficienza militare fu straordinariamente flebile. Nel 1915-18, lassenza relativa del corpo degli ufficiali di carriera dellesercito dal campo di battaglia produsse un tasso di morti complessivo del 7,7 per cento, un sacrificio di sangue pari alla met di quello di tutti gli italiani mobilitati, e a meno di un terzo di quello degli ufficiali di carriera tedeschi, il cui tasso di mortalit nel 1914-18 raggiunse un vertiginoso 24,8 per cento. Il terrore disciplinare del regio esercito nel 1915-18 e il disastroso grado di attenzione per la condizione delle truppe erano un trattamento riservato sostanzialmente ai poveri, soprattutto ai contadini (2/3 della fanteria e 90% dei caduti): Le unit languirono per mesi nelle trincee, in mezzo al fango e agli escrementi, dato che non esisteva un adeguato sistema di rotazione. Furono le malattie a uccidere quasi il 30 per cento dei circa 500.000 morti al fronte [], rispetto a meno del 10 per cento dellesercito tedesco, nonostante le privazioni patite da questultimo a causa del blocco alleato. Per i vertici militari, gli uomini in trincea valevano meno delle bestie da soma. Un mulo morto, not un ufficiale subalterno, costava denaro e quindi richiedeva verbali su verbali, inchieste. Quando muore un soldato molto pi semplice, un frego nel ruolino e la notizia schematica nel rapportino giornaliero. Ma la ferocia delle lite italiane non aveva davvero limiti e la rassegnazione con cui i poveri contadini dovettero subire il proprio sterminio nella guerra dei signori fu anche oggetto di scherno: Il consulente di psicologia militare di Cadorna, padre Agostino Gemelli, celebr con singolare ottusit il carattere che egli ascriveva ai soldati-contadini italiani: rozzi, ignoranti, passivi, hanno subito [] linfluenza della vita militare senza ribellione, senza resistenza (le citazioni e i dati sono tratti da MacGregor Knox, Alleati di Hitler. Le regie

forze armate, il regime fascista e la guerra del 1940-1943, Garzanti, Milano 2002, pp. 173 ss.). Ma non era affatto ottusit quella dellillustre biologo, dellilluminato promotore in Italia della psicologia applicata, del fondatore e rettore (fino al 1959, anno della morte) dellUniversit Cattolica di Milano: era razzismo. Sul numero del 5 agosto 1924 della rivista Vita e pensiero, di cui era direttore, scrisse: Un ebreo, professore di scuole medie, gran filosofo, grande socialista, Felice Momigliano, morto suicida. I giornalisti senza spina dorsale hanno scritto necrologi piagnucolosi. Qualcuno ha accennato che era rettore dellUniversit Mazziniana []. Ma se insieme con il Positivismo, il Socialismo, il Libero Pensiero e con il Momigliano morissero i Giudei che continuano lopera dei Giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una liberazione ancora pi completa se, prima di morire, pentiti, domandassero lacqua del Battesimo. Il santuomo sciorin il suo dotto repertorio anche a proposit delle leggi razziali. Il 9 gennaio 1939, chiamato allUniversit di Bologna per la commemorazione di Guglielmo da Saliceto, cos parl a professori e studenti: Tragica senza dubbio, e dolorosa, la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica patria; tragica situazione in cui vediamo, una volta di pi, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di s e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le conseguenze dellorribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo (entrambi i testi in Rosetta Loy, La parola ebreo, Einaudi, Torino 2002, pp. 54 s.). Al riguardo De Felice commenta: Dopo un simile saggio della prosa di padre Gemelli non potr certo meravigliare il sapere che Farinacci, su Il regime fascista del 10 gennaio, si precipitasse a proclamare tutto compiaciuto Non siamo soli e facesse un vero panegirico del discorso bolognese del Gemelli e, neppure due mesi dopo, chiedesse addirittura a Mussolini di nominare questuomo veramente nostro allAccademia dItalia. Ma il Duce rispose No non ancora maturo (in Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, Torino 1961, p. 372 e 373 n.). La magnifica patria ebbe per modo di risarcire il francescano di tanta crudele ingratitudine e tra laltro gli intitol il Policlinico universitario della Facolt romana di Medicina, ufficialmente istituita nel 1958 grazie agli sforzi di questo strenuo difensore della vivisezione, per il quale era ovvio che gli esperimenti dovessero turbare le funzioni vitali degli animali e causare in essi sensazioni dolorose, senza del resto turbare altri, poich dove non v partecipazione della coscienza non v dolore (cfr. www.geocities.com/notarianni_gabriele/recapiti_sacro_cuore.htm). [31] Il pacifismo non riusc mai a sfondare davvero, a divenire cio parte del credo delle classi medie, e neppure delle classi inferiori. Nellintero periodo tra le due guerre, in nessun momento riusc a diventare una forza politicamente potente, n a conquistarsi ladesione di una parte considerevole della popolazione (Mosse, op. cit., p. 219). Giova ricordare che quando nel 1930 venne diffuso All Quiet on the Western Front mirabile omaggio ai vinti, monumento della cultura antimilitarista alla pietas e alla pace del regista e reduce statunitense di origine ebraica Lewis Milestone, nato nel 1895 a Chisinau, in Bessarabia, e vissuto in giovent a Odessa la Repubblica di Weimar lo mise immediatamente al bando su pressioni della destra perch tale da costituire una minaccia allordine interno e allimmagine della Germania nel mondo (ivi, p. 220). Im Westen nichts Neues, il romanzo di Erich Maria Remarque da cui era tratto il film, fu invece dato alle fiamme dai nazisti allUniversit di Berlino, il 10 maggio 1935, insieme a tutte le sue opere. Un caso di continuit delle istituzioni. anche bene ricordare che il protagonista del film, Lew Ayres, avendo preso sul serio il messaggio pacifista di Remarque e Milestone, nel 1942 rifiut di arruolarsi e la MGM patriotticamente lo licenzi. [32] Non sembra che in proposito ci sia molto da aggiungere o da togliere ai giudizi espressi da Simone Weil sin dal 1933: La Costituzione sovietica ha avuto la stessa, identica sorte della Costituzione del 1793: proprio come Robespierre, Lenin ha abbandonato le sue dottrine democratiche per costituire il dispotismo di un apparato di Stato centralizzato, ed stato di fatto il precursore di Stalin, come Robespierre lo fu di Bonaparte. La differenza sta nel fatto che Lenin, il quale aveva, del resto, gi da lungo tempo preparato questo dominio dellapparato statale

costituendo un partito fortemente centralizzato, deform successivamente le proprie dottrine per adattarle alle necessit del momento. Cos non fu ghigliottinato, e funge ora da idolo per una nuova religione di Stato. La storia della Rivoluzione russa tanto pi sconvolgente in quanto la guerra vi costituisce costantemente il problema centrale. La rivoluzione fu compiuta contro la guerra, da parte di soldati che, sentendo lapparato governativo e militare sfasciarsi sopra di loro, si affrettarono a scrollarsi di dosso un giogo intollerabile. [] I bolscevichi fecero allora appello alla lotta contro limperialismo; ma era la guerra stessa, e non limperialismo, a essere in questione, e loro per primi se ne accorsero quando, una volta al potere, si videro costretti a firmare la pace di Brest-Litovsk. Il vecchio esercito era allora a pezzi e Lenin aveva ripetuto, con Marx, che la dittatura del proletariato non poteva comportare n esercito, n polizia, n burocrazia permanenti. Ma le armate bianche e il timore di interventi stranieri non tardarono a mettere la Russia intera in stato dassedio. Lesercito fu allora ricostituito, venne soppressa lelezione degli ufficiali, e trentamila ufficiali del vecchio regime furono reintegrati nei quadri; la pena di morte, la precedente disciplina, la centralizzazione furono ristabilite. Parallelamente, la burocrazia e la polizia vennero ricostituite. Si sa ormai abbastanza bene ci che in seguito questo apparato militare, burocratico e poliziesco ha fatto del popolo russo. La guerra rivoluzionaria la tomba della rivoluzione []. Un paese avanzato, in caso di rivoluzione, non incontrerebbe le difficolt che nella Russia arretrata rappresentano la base del barbaro regime di Stalin; ma una guerra di una certa ampiezza ne susciterebbe altre perlomeno equivalenti. A maggior ragione una guerra intrapresa da uno stato borghese non pu che trasformare il potere in dispostismo, e lasservimento in assassinio. Se la guerra sembra talvolta un fattore rivoluzionario, ci avviene solo perch costituisce un autentico banco di prova del funzionamento dellapparato statale. Al suo contatto, un apparato male organizzato si sfascia. Ma se la guerra non finisce subito e senza contraccolpi, o se il disfacimento non stato troppo radicale, ne consegue solo una di quelle rivoluzioni che, secondo la formulazione di Marx, perfeziona lapparato statale anzich abbatterlo (Simone Weil, Riflessioni sulla guerra, in Sulla guerra. Scritti 1933-1943, a c. di Donatella Zazzi, Nuova Pratiche Editrice, Milano 1988, pp. 35-37). [33] Christopher R. Browning, Uomini comuni. Polizia tedesca e soluzione finale in Polonia, Einaudi, Torino 1999, p. 172. [34] Cfr. Theodor W. Adorno - Else Frenkel-Brunswik - Daniel J. Levinson - R. Nevitt Sanford, The authoritarian personality, Harper & Brothers, New York 1950; ed. it. La personalit autoritaria, Edizioni di Comunit, Milano 1973. [35] Bauman, op. cit., p. 213. [36] Nel 1974 Stanley Milgram, uno psicologo statunitense della Yale University, pubblic i risultati di una ricerca sperimentale per comprendere i meccanismi dellobbedienza (Obedience to Authority: An Experimental View, Harper & Row, New York; ed. it. Obbedienza allautorit, Bompiani, Milano 1975). Ignari volontari furono indotti dalla mera autorit di uno pseudo-medico a operare per il bene della scienza infliggendo dolore tramite elettricit a un attore-vittima, il quale reagiva coerentemente con il presunto graduale aumento dintensit delle scosse prima con lamenti, poi con urla e richieste daiuto, infine con un terrificante silenzio. I due terzi dei partecipanti allesperimento smisero solo dopo aver somministrato il massimo grado di elettricit, smentendo quanto previsto dalla quasi totalit degli individui maschi della classe media e dei competenti e rispettati professionisti della psicologia a cui Milgram chiese quali sarebbero stati i probabili risultati degli esperimenti []: essi si mostrarono sicuri che il 100 per cento dei soggetti avrebbe rifiutato di cooperare via via che cresceva la crudelt delle azioni da compiere, e che la prova sarebbe stata interrotta in una fase relativamente precoce (Bauman, op. cit., p. 215). Gli esperimenti condotti a Stanford da Philip Zimbardo (Craig Haney W. Curtis Banks Philip G. Zimbardo, Interpersonal Dynamics in a Simulated Prison, in International Journal of Criminology and Penology, I (1973), pp. 69-97) riguardavano il comportamento di un gruppo di individui normali, casualmente suddivisi in prigionieri e secondini e invitati a comportarsi come tali. Il divieto per le guardie di esercitare qualunque violenza fisica non bast ad impedire la precipitosa sospensione dellesperimento, dopo una sola settimana sulle due previste, per evitare che i

prigionieri subissero irreparabili danni psico-fisici. Limprovvisa trasformazione di amabili e gentili ragazzi americani in individui simili a mostri del tipo di quelli che presumibilmente dovrebbero trovarsi solo in luoghi come Auschwitz o Treblinka terrificante. Ma anche sconcertante. [] lorgia di crudelt da cui Zimbardo e i suoi colleghi furono colti di sorpresa scaturiva dal contesto sociale e non dalla malvagit dei partecipanti. Se i ruoli dei soggetti dellesperimento fossero stati invertiti, il risultato complessivo non sarebbe cambiato. Ci che importava era lesistenza di una polarit, e non chi ne occupava gli estremi []. A quanto sembra, il punto principale della questione sta nella facilit con cui la maggior parte delle persone scivola nel ruolo che richiede la crudelt o quantomeno la cecit morale, purch quel ruolo sia stato debitamente rafforzato e legittimato da unautorit superiore (Bauman, op. cit., pp. 230 s.). Ma in tutti questi esperimenti ci sono stati anche casi, relativamente rari, in cui gli individui hanno trovato la forza e il coraggio di resistere agli ordini dellautorit e, avendoli giudicati contrari alle proprie convinzioni, si sono rifiutati di eseguirli [], esattamente come hanno fatto quei pochi, dispersi e solitari individui che sfidarono un potere senza limiti e scrupoli, e rischiarono la morte tentando di salvare le vittime dellOlocausto (ibid.). Non importa quante persone abbiano preferito il dovere morale alla razionalit dellautoconservazione, ci che importa che qualcuno labbia fatto. Il male non onnipotente. possibile resistergli. La testimonianza di coloro che effettivamente gli hanno opposto resistenza scuote la validit della logica dellautoconservazione. Mostra ci che essa , in ultima analisi: una scelta. Ci chiediamo quante persone debbano sfidare questa logica affinch il male sia ridotto allimpotenza. Esiste una soglia magica di resistenza al di l della quale la tecnologia del male cessa di funzionare? (ivi, p. 280). Per un impressionante riscontro storico dei risultati degli esperimenti di Milgram e Zimbardo e delle analisi di Bauman cfr. Browning, op. cit., pp. 174-184. [37] Bauman, op. cit., p. 213. [38] La particolare importanza del libro non era data dalle sue specifiche affermazioni praticamente tutte furono in seguito messe in discussione e confutate , ma dalla sua individuazione del problema e dalla strategia di ricerca che ne derivava. [] Come suggerisce il titolo del libro, gli autori cercarono la spiegazione del regime nazista e delle atrocit che ne seguirono nellesistenza di un particolare tipo di individuo: una personalit incline allobbedienza con i forti e alla brutalit senza scrupoli, spesso crudele, con i deboli. Il trionfo dei nazisti doveva essere stato un esito dellinsolita accumulazione di personalit del genere. Ma gli autori non spiegano n desiderano spiegare perch ci accadde. Essi evitano accuratamente lanalisi di tutti gli eventuali fattori sovraindividuali o extraindividuali che potessero produrre la personalit autoritaria; n si preoccuparono della possibilit che tali fattori possano provocare un comportamento autoritario in individui altrimenti privi di una personalit autoritaria. [] Il modo in cui Adorno e il suo gruppo articolarono il problema era importante non tanto per come venivano distribuite le colpe, ma per lottusit grazie alla quale tutto il resto dellumanit ne usciva assolto. Il punto di vista di Adorno divideva il mondo in due parti: i protonazisti congeniti e le loro vittime. Veniva cos soppressa loscura e sgradevole idea che molte persone gentili possano diventare alloccorrenza crudeli. Il sospetto che anche le vittime possano perdere buona parte della propria umanit sulla strada verso la perdizione fu bandito con una tacita proibizione, che arriv a toccare lassurdit nel ritratto dellOlocausto fatto dalla televisione americana (ivi, pp. 213 s.). Bauman si riferisce, e non a caso, allo sceneggiato televisivo Holocaust, prodotto negli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta e trasmesso anche in Germania e in Francia. Il serial, che ottenne un colossale successo di pubblico, suscit numerose reazioni indignate soprattutto da parte dei superstiti a causa della versione edulcorata dello sterminio che ne risultava. Tuttavia lopera rispondeva alle medesime, superiori esigenze della teoria di Adorno, cos come, un quarto di secolo dopo, Schindlers List di Steven Spielberg, che con la sua crudezza avrebbe s soddisfatto le attese di molti dei superstiti, ma al quale, come indica Annette Wieviorka, si attaglia perfettamente lanalisi di Alvin H. Rosenfeld: Fa parte dellethos americano il fatto di porre laccento sulla bont, linnocenza, lottimismo, la libert, la diversit e luguaglianza. E allo stesso ethos appartiene anche il fatto di sminuire o di negare i lati

bui e crudeli della vita e di sostituirli accentuando il potere salvifico dellatteggiamento morale e dei mezzi collettivi di Redenzione. Lamericano preferisce pensare in modo positivo e affermativo. La visione tragica , dunque, antitetica alla visione americana del mondo, che vuole che gli uomini trionfino rispetto alle avversit e non continuino a rimuginare le loro pene (The Americanization of the Holocaust, in Thinking about the Holocaust after half a century, Indiana University Press, Bloomington e Indianapolis 1997, p. 123). Nel suo Lera del testimone (Raffaello Cortina, Milano 1999) testo importante per capire il fenomeno dellamericanizzazione dellOlocausto e da cui tratta la citazione di Rosenfeld Wieviorka opportunamente aggiunge: Il problema che tale visione non coincide affatto con quella che si forma lo storico allorch studia il genocidio degli ebrei (pp. 131 s.). interessante rilevare che le legittime aspettative del popolo circa la propria educazione ispirarono qualche anno dopo a Spielberg unanaloga operazione di sistemazione storico-didattica di un altro genocidio. Nel 1997, sempre sulla scorta della traiettoria aperta da un serial televisivo di grande successo Radici, diretto da Marvin Chomsky, lo stesso di Holocaust! e forte del suo ruolo dominante e autorizzato di guru hollywoodiano, il filantropico regista concepir a beneficio delle masse una nuova, assai riposante vulgata della tratta atlantica e della conseguente schiavit dei neri dAmerica. In Amistad una storia vera, a va sans dire, accaduta nel 1839 si forniranno subliminalmente alluomo della strada le nozioni necessarie per liberarsi definitivamente, e pi non dimandare, del problema dello sterminio degli afroamericani: i cattivi risulteranno essere gli europei latini (spagnoli e portoghesi), gli africani stessi, sempre in guerra tra di loro, gli schiavisti arabi e i cinici abolizionisti; i buoni gli anglosassoni: gli inglesi (campioni della lotta alla schiavit) e soprattutto il popolo degli Stati Uniti, le cui superiori virt civiche e morali cio i principi costituzionali dei padri fondatori e il corso normale della giustizia nel paese dove il Bene, nonostante tutto, non pu che trionfare riusciranno in nome della libert a prevalere e successivamente, si lascia capire, anche a sconfiggere i residui schiavisti locali (non per mezzo degli infidi abolizionisti, sintende ch magari sono pure pacifisti , ma attraverso una carneficina dura ma giusta). Spielberg naturalmente sapeva quel che faceva e nel film si conceder lammiccante vezzo di far pronunciare allex presidente degli Stati Uniti Quincy Adams (buono) lapoftegma programmatico ispiratore del progetto: in unaula di tribunale, chi racconta la storia migliore vince. Loperazione ebbe la sua efficacia nel rispondere allincessante esigenza dei ceti dominanti U.S.A di plasmare limmaginario collettivo con sempre nuovi prodotti stupefacenti, ma non fu certo paragonabile al successo ottenuto con Schindlers List, nonostante la collaborazione della critica, che offr spesso una sponda allambiguit del suo patriottismo metonimico. Da noi Irene Bignardi non afferr il concetto e giudic il film un tentativo nobile [], generoso e spettacolare di raccontare un episodio fondamentale della storia dellabolizionismo e di denunciare lipocrisia della legge bianca (la Repubblica, 13 marzo 1998. Va detto che il 4 settembre successivo per Bignardi il film era gi diventato generoso ma retorico). Spielberg complet il compito edificante e assolutorio lanno seguente, con Saving Private Ryan, trasferendo sul campo dellonore le sue mirate parabole patriottiche. [39] Al concetto di zona grigia Levi dedicher un capitolo del suo ultimo, fondamentale lavoro, I sommersi e i salvati pubblicato da Einaudi nel 1986, un anno prima della morte che egli stesso defin un libro politico [], un libro morale (Risa Sodi, Unintervista con Primo Levi [1987], in Primo Levi. Conversazioni e interviste 1963-1987, Einaudi, Torino 1997, p. 237). [40] Bauman, op. cit., p. 212. [41] Ivi, p. 173. [42] Ivi, p. 268. [43] Gozzini, op. cit., p. 56. [44] Bauman, op. cit., p. 268. [45] Weil, op. cit., p. 39.

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