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Narrare ed educare sono due facce della stessa medaglia ma più che narrare si deve

parlare di raccontare, infatti, raccontare significa accedere a un deposito che la nostra


memoria. La nostra memoria e ci permette di metterci in gioco.
Che posto ha il raccontare nella nostra storia? e soprattutto nella riflessione che
facciamo di essa?
la storia, la ricapitoliamo attraverso i fatti, ma non affrontiamo con spirito critico ciò che
ascoltiamo. Come punto di riferimento abbiamo la scrittura per dividere preistoria e storia, ma nella realtà
la storia si documenta anche in maniera diversa dalla scrittura.
Prima dell'invenzione della scrittura, la storia veniva narrata siamo soliti dividere la nostra
storia in questi compartimenti stagni, ma i periodi storici non lo sono. Come facciamo a
paragonare Giotto con lo stesso metro di misura di una guerra? ed è per questo che è
così importante raccontare.
L’'identità narrativa è parte della storia perché rappresenta un modo in cui l'espressività
Umana emerge.ad esempio l’arte paleolitica non è scrittura ma ha una consistenza
storica. Noi abbiamo trovato circa 20.000 siti di pitture rupestri ma pensate quanti ne sono
stati persi, ed essi ci raccontano episodi di vita quotidiana, l'organizzazione della caccia,
delle famiglie. Il fatto che noi spesso non comprendiamo L'arte paleolitica non vuol
dire che questa ha meno valore la vicenda umana c'era già prima del termine
preistoria quindi il termine preistoria decade.
L'uomo è l'unico animale che riuscito a collegare suoni, rumori, melodie, ritmo e
comunicazione.
All'inizio, l’homo sapiens Imita la natura, ma dopo comincia ad autoprodurre la propria
melodia il proprio ritmo a formare una parola, la melodia e il ritmo sono i genitori della
parola.
Gli umani comunicano con la parola che da quando è stata costruita prende il sopravvento
sui genitori (melodia e ritmo) da qui si evidenzia che la cultura orale si afferma perché,
immediata ed uditiva che si basa su costrutti paratattici(semplici).
È interessante pensare agli studi di Walter Ong (testo: oralità e scrittura) sull'oralità
che viene lentamente integrata con una nuova tecnologia straordinaria che è la
scrittura.
La scrittura è sostanziale e la civiltà chirografica nasce grazie al pensiero che cambia
e si evolve l'oralità si basa su costrutti uditivi mentre i chirografi si basa su un
collegamento neurale visivo che adesso, con l’avvento delle tecnologie informatiche, è
ulteriormente avanzato: la multimedialità quindi inizia a integrare diversi strumenti che
coinvolgono sensi diversi.
la tecnologia di oggi è uno strumento potentissimo nel quale siamo in anticipo
tecnologico, ma, purtroppo, abbiamo un ritardo concettuale: tendiamo ad arrancare di
fronte ad essa.
È bello pensare che, l’homo Sapiens, si sia evoluto rispetto alle altre specie, grazie alla
sua intelligenza che domina le altre, senza fare guerre.
L'homo Sapiens ha iniziato un processo di ibridazione che gli ha permesso di sopravvivere,
ma questa ibridazione ha fatto sì che la sua intelligenza, la sua creatività, la sua arte e il suo bisogno di
essere più intelligenti, più umani e più integrati col tutto gli dessero
un vantaggio competitivo.
Nei dialetti si usa la parola ricontare; ricontare, rifare i conti, raccontare, costruire una storia. Una storia che
mi racconta. Si è perso il filos (termine usato in associazione con le donne
che filavano nelle stanze davanti al focolare? mentre avveniva la pratica descritta), le
chiacchiere che venivano fatte intorno al focolare, nelle stalle, per raccontarsi creando clima
, atmosfera che pervade i racconti di sempre, dove è importante mettersi in gioco, il
racconto, parla di noi.
Questa era un'operazione educativa che illuminava la relazione con l'altro e insieme
all'altro costruiva un dialogo interiore che preludeva incontri fattuali con l'altro.
La luce crepuscolare si può paragonare alla scintilla educativa, questa luce
crepuscolare è soffusa, ma fondamentale perché prepara il mattino, è, però, anche
passeggera e istantanea, può essere anche scintilla della sera che precede la notte.
Educare non ha fine, è un processo, che nel farsi è un battito, una luce fievole.
Le scoperte fanno luce ma creano anche ombre, definiscono una situazione, ma lasciano in
ombra i confini.
Noi siamo nella periferia e il mondo è immenso.
Il raccontare deve essere un'esperienza interiore, (leggere democrazia ed educazione)
Raccontare vuol dire mettersi alla prova e prenderne atto, fare una riflessione interiore,
sperimentare e relazionarsi con l'altro attraverso un cammino sinergico per uscire
dall'ombra
Due sono i mestieri che tendono a fare questo: L'attore e l’insegnante: un attore ogni giorno, in ogni
rappresentazione, deve far fronte a un pubblico diverso al quale si deve adattare. Spazio e tempo sono la
linea di confine che trasforma chi racconta E chi ascolta, l'insegnante dovrebbe fare la stessa cosa. Un
insegnante, deve poter insegnare per 30 anni la stessa materia, ma sempre in maniera nuova, aggiungendo
qualcosa, mettendo in gioco anche le proprie conoscenze per essere un insegnante che si adatta al proprio
alunno e che cresce con esso.
La dad è un problema molto serio, è stata vista dagli insegnati come una condanna, in
realtà, la Dad, è una risorsa.
Berlinguer nel 1998 impose che tutte le scuole di ordine e grado fossero dotate di computer
ma le scuole non hanno adattato i propri insegnamenti ad essi, integrandoli nell’attività
didattica.
La Dad è demonizzata perché non compresa nella sua potenzialità, essa, può aiutarci
a raccontarci insieme.

La tecnologia che sottende questa risorsa risponde delle forme nuove di pensiero che
comportano una comprensione che porta l'apprendimento aiuta ad avere un segnale attivo
strutturato è forte grazie alla sua capacità di migliorare “il raccontare” basta capire i
processi che ci sono dietro adattando le proprie strategie a un pensiero Superiore,
adattativo e in evoluzione.

L’apprendimento comporta un sé narrativo strutturato, per capire i processi devo


potere effettuare un’autopoiesi delle mie conoscenze senza farmi frenare da un
pensiero convergente, devo poter uscire dagli schemi, raccontare significa anche
capire i processi che ci sono dietro l’apprendimento e come il mio racconto viene
percepito, gli studenti con risultati più prolifici sono quelli che hanno un sé cognitivo
strutturato forte e del quale hanno una consapevolezza precisa.

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