Sei sulla pagina 1di 22

Luciano Arcella

Lou e Nietzsche: malintesi di filosofia e d’amore

Personaggi

Lou von Salomé


Nietzsche
Studioso
Paul Rée
Luise, madre di Lou
Elisabeth, sorella di Nietzsche
Franziska, madre di Nietzsche
Malwida von Meysenburg, amica di Nietzsche

Lou è una ragazza ventenne, carina ma soprattutto dal carattere forte, con il
desiderio di mettersi in evidenza, di non voler accettare il ruolo che aveva in
generale la donna ai suoi tempi. Per cui può apparire eccessivamente libera
nelle sue affermazioni e nel suo comportamento.
Siamo nel 1882, per cui Friedrich Nietzsche ha 38 anni ed ha un aspetto
abbastanza giovanile, pur se vestito in maniera formale, come si usava ai suoi
tempi. Non deve apparire come vecchio professore pedante.
Lo studioso è un personaggio fittizio, che serve per guidare lo spettatore
attraverso gli eventi raccontando qual che non appare sul palcoscenico.
Louise, madre di Lou, è una signora sui 60 anni, molto formale e alquanto
noiosa.
Franziska ha anche lei una sessantina d’anni, ma appare abbastanza vivace.
È molto legata al figlio.
Elisabeth: Sorella di Nietzsche, solo due anni in più del fratello, ma è
caratterizzata da un rigido formalismo. Ama profondamente il fratello ma
senza aspetti morbosi, mentre odia altrettanto profondamente la giovane Lou.
Malwida, anche lei è un’anziana signora, ma è anticonformista,
equilibratamente vivace.
Scena I:

Casa della signora Malwida. Elegante appartamento di un antico edificio


romano ubicato presso il Colosseo. L’immagine viene proiettata sul fondo.
L’azione è accompagnata da un notturno di Chopin. Si sente suonare alla
porta. Malwida va ad aprire ed appare Nietzsche, trafelato,

Malwida: Finalmente, mio giovane professore, la stavo aspettando. La prego,


entri, deve essere stanco per il lungo viaggio.

Nietzsche: Ansioso più che stanco. Mi dica: dove sono? Dov’è? (Nietzsche,
rimanendo nell’ingresso si guarda attorno impaziente)

Malwida: Quanta impazienza, piuttosto prenda fiato.

Nietzsche: Ci sono momenti in cui il tempo manca e occorre affrettarsi,


persino senza la saggezza di farlo lentamente.

Malwida: Non è più un giovanetto ma i suoi impulsi giovanili non li ha


perduti. Allora vada, non la trattengo, li troverà nella chiesa di San Pietro i
suoi cari amici e lei soprattutto, la bella Lou.

Scena II
Interno della chiesa di San Pietro. Nietzsche si muove con affanno fra i
banchi in cerca di Lou, che si trova in compagnia di Paul. I due sono seduti
tra il pubblico.

Nietzsche (accompagnato dalla musica di Dove stai Zazá): Dove stai Lulú, o
bellezza mia/ voglio solo te, sei la mia follia/ che m’importa a me della
filosofia/ o Lulú, o Lulú, o Lulú, senza di te io non vivo più, non vivo più, non
vivo più…
Finalmente Nietzsche vedendo la giovane donna, che lui non conosce, ma
riconosce trovandosi accanto all’amico Paul, le si inginocchia dinanzi e le
parla.

Nietzsche: Da quale stella siamo caduti per incontrarci qui, l’uno di fronte
all’altra?

Lou (rivolgendosi a Paul in atteggiamento di sorpresa e di un certo fastidio):


Chi è questo strano tipo? E che vuole? Sarà forse l’amico filosofo di cui mi
hai parlato? Dice di essere caduto da una stella, ma non stava a Genova?

I tre rimangono immobili, mentre entra in scena lo studioso, signore dall’aria


seria che tuttavia si esprime con una certa ironia.

Studioso: È questa la prima delle manifestazioni di una Lou diversamente


intelligente che, ora come in futuro, mostra una scarsa affinità con Nietzsche.
Appare del tutto normale che non lo amasse, che il giovane filosofo non fosse
il suo ideale maschile (lei che cercò sempre chi la potesse dominare) ma è
sconvolgente che non comprendesse niente di lui e tantomeno della sua
filosofia.

Silenzio, i tre si guardano con differenti atteggiamenti, Nietzsche di passione,


Paul di imbarazzo, Lou di sufficienza.

Paul: Signorina Lou, signor Friedrich, sono convinto che non ci sia bisogno di
cerimoniose presentazioni, perciò saltando i preamboli vi faccio una seducente
proposta. Abbandoniamo questo luogo sacro e andiamo nell’elegante casa
dalla signorina Malwida.

Lou: Che casa di Malwida, la noiosa casa della noiosissima signorina


Malwida: abbandoniamo il luogo sacro per andare in un luogo umanamente
profano e profanamente divertente.

Nietzsche: Un teatro?
Lou: Che teatro! Non voglio niente di serio e noioso questa sera: voglio
qualcosa di piacevole, un piacere elementare, popolare, sano: una volgare
osteria per ubriacare il cuore e la mente!

Scena III
Interno di un’osteria. I tre sono seduti a un tavolino e bevono vino, discutendo
ora animatamente, ora intonando qualche canzone. Nietzsche si inginocchia
dinanzi a Lou e solleva in alto il bicchiere come si tratti di un brindisi.

Nietzsche: Precedentemente lei non ha inteso la mia occulta metafora


cosmica, ma ora comprenderà la mia chiarissima dichiarazione. Lei, mia
apparizione stellare e pur profondamente umana, mio ineluttabile destino,
vuole sposarmi?

Lou (rivolgendosi al pubblico e senza scomporsi, con assoluta calma): Una


donna del mio tempo e forse anche di questo, nella realtà attuale, non direbbe
certo di no ad una proposta di un uomo di un certo nome e dallo stipendio
sicuro, ma io… io, anche se appartengo ai tempi passati, me ne fotto. (Con
maggiore slancio rivolgendosi direttamente a Nietzsche). Signor filosofo, le
dico no, chiaramente no, definitivamente no.

Nietzsche rimane in silenzio, ma poi si rialza e si dirige al pubblico.

Nietzsche: Non ho capito bene? Mi ha detto di no? Voi che ne pensate? Non è
uno di quei casi in cui una donna che dice di no vorrebbe dire sì? Ci riproverò.

Lou (rivolgendosi a Nietzsche): Non mi faccia questa espressione da pecora


bagnata, mio caro professor Nietzsche, no le si addice. Lei è un grand’uomo.
Che penseranno tutti coloro che la studieranno in futuro? Vorrà passare per
una persona triste, o peggio per un pessimista? Sia allegre, vuoti il suo
bicchiere di vino e tenga lontani i cattivi pensieri.

Lou invita Nietzsche a rimettersi a sedere, tenendolo per mano, mentre tiene
per mano anche Paul e quindi mantiene le loro mani fra la sue.
Lou: Nessun matrimonio, nessuna coppia, miei cari amici, nessuna relazione
binaria.

Paul e Nietzsche (all’unisono): Allora che?

Lou: Una terna, una triade, una trinità.

Paul: Chi di noi sarà Dio?

Lou: Nessun dio, né capo né leader, ma tre uguali, tre spiriti corporei, ma io
starò al centro e voi ai lati! (ride)

Nietzsche: A che scopo, per far che cosa?

Lou: Niente di tanto importante: cambiare il mondo.

Paul: Come?

Lou: Studiando

Nietzsche: Dove?

Si ascolta la musica di Paris canaille.

I tre (all’unisono): Paris! Paris!

I tre brindano, ma a un certo punto Nietzsche fissa Lou, le stringe la mano

Nietzsche: Lo so che mi dirà di no, ma non rinuncio alla possibilità che mi dà


ancora la vita: signorina Lou, vuole sposarmi?

Lou (ridendo): Lei sì che è un uomo di spirito, che saprà accogliere con
filosofia questo mio ulteriore, inequivocabile… no!

Si abbassano le luci, i tre assumono un atteggiamento serio, guardano un


presunto orologio posto nel locale.
Lou: Non so in relazione a che è tardi, o sì, per mia madre che non dorme
nella mia attesa. È ora di andare.

I tre vanno via.

Scena IV
Viene proiettata l’immagine del lago di Orta e del Monte Sacro.

Studioso: I tre, più la signora Luise, dopo qualche giorno presero la via del
ritorno verso le rispettive case, e visto che andavano verso nord, il tratto
italiano lo percorsero assieme, e decisero di fermarsi nella località del lago di
Orta per una escursione sul Monte Sacro, dal quale si poteva godere una
magnifica vista del paesaggio sottostante. Ma chi avrebbe affrontato la dura
salita? Non certo la signora Louise al quale uno dei due cavalieri avrebbe
dovuto tenere compagnia nell’attesa del ritorno dei due escursionisti.

Lou: A chi l’onere e l’onore di accompagnarmi nella lunga ascesa verso la


cima? E chi invece rimarrà a far compagnia alla signora Louise, mia madre?

Nietzsche e Paul: Io, io!

Lou: Io che? Chi a godersi l’attesa seduto in un comodo caffè in piacevole


compagnia, chi a sfidare una dura salita in una poco raccomandabile
compagnia? Scelta difficile che faró io sulla base di una prova, una sfida fra i
due nobili cavalieri.

Paul: Sono pronto e nonostante il professore sia più colto di me, per quanto
riguarda l’astuzia…

Nietzsche: Non c’entra la cultura, ma la volontà: io sono un soldato e vincerò.

Lou: Calma, amichetti miei illustri, nessuna sfida all’ultimo sangue ma un


gioco: sarà mio compagno di avventura chi mi dirà la frase più stupidamente
romantica che gli venga in mente.

Paul: Io la sogno, chiocciolina mia, tutto il tempo in cui sono sveglio.


Lou: Interessante, stupidamente banale e di cattivo gusto paragonandomi a un
mollusco gasteropodo. (Rivolgendosi poi a Nietzsche) E lei ora, illustre
filosofo che stupida romanticheria mi propone?

Nietzsche: Desidero sposarmi con lei, mia amata Lou.

Lou (ridendo): Lei ha vinto, professor Nietzsche, con la frase più


stupidamente seria che mente umana potesse immaginare. A lei tocca dunque
il privilegio di farmi da scorta, e a lei Paul, il privilegio di una tranquilla
compagnia.

Lou va avanti, Nietzsche le sta dietro, mentre rimangono seduti sullo sfondo
Luise e Paul. Nietzsche raggiunge e supera Lou, che si ferma col fiatone.

Lou: Mi arrendo, vedo che lei ha forza oltre che intelligenza, che non è la
caricatura d’intellettuale che troppi presunti esperti certamente faranno di lei.

Lou e Nietzsche rimangono immobili mentre sulla scena entra lo Studioso.

Studioso: Sarà questo il pacchiano errore di tanti presunti intellettuali che


disegneranno Nietzsche a partire dal modello di se stessi. Tutto pensiero e
spirito, corpo debole, nel disprezzo del piacere della vita. Nietzsche fu
tutt’altro: andava a cavallo, nuotava anche in fredde acque invernali del
Mediterraneo, amava la gente e i piaceri elementari. Non fu come voi lo
disegnerete, non fu come voi, pigri cultori di filosofia, adoratori dello spirito e
oppositori della bellezza della carne. Nietzsche amò profondamente,
umanamente la vita e la sua incomparabile bellezza.

Lo studioso si allontana, Lou si siede stanca e Nietzsche si accomoda al suo


fianco. I due guardano il paesaggio lontano.

Nietzsche: Vede, mia cara Lou, come dalla distanza e dall’altezza tutto appare
chiaro? L’inganno della ragione cede il passo all’onestà della fantasia e alla
sana soluzione di rinunciare all’esigenza di verità.
Lou (battendo le mani): Geniale, continui, mi incanta la sua maniera di
condurre l’assurdo.

Nietzsche: Se lei considera assurda la semplicità, mi propongo di divenire


ulteriormente assurdo.

Lou: Bene, avanti, allons-nous! Sarò una attenta ascoltatrice e assorbirò tutte
le sue assurde semplicità.

Nietzsche: Chiedo il suo amore per darle in cambio, con tutta l’umiltà di chi
dona, qualcosa di piccolo rispetto a quel che io le offro: le regalo la modesta,
ordinaria, banale eternità.

Lou: Purché non mi parla di matrimonio l’ascolto. Voglio capire, cerchi di


spiegarmi il senso e il modo di questo suo regalo.

Nietzsche: L’universo col suo enorme numero di elementi (tanti,


enormemente tanti e pur finiti) che si uniscono, si separano, si allontanano e si
stringono, mescolandosi senza pudore, crea instancabili combinazioni. Una
delle quali siamo noi, con la nostra vita, una sola ma non l’unica, perché il
tempo è infinito ed infinite saranno le ripetizioni. Ciò vuol dire che tutto
ritorna: lei, io, questa montagna e l’amore che le dichiaro. Torneranno infinite
volte, assieme agli infiniti addii, in questo nostro viaggio senza meta nel quale
le dichiaro e tornerò a dichiarale il mio infinito amore.

Lou appare poco convinta e guarda con sospetto un Nietzsche chiaramente


emozionato.

Lou: Tutto qui? E per questa banale romanticheria, lei, mio scettico
professore, è così emozionato? Meglio tornare alla nostra modesta realtà e
soprattutto da mia madre che sarà stanca di aspettarci, per non parlare del
povero Paul, condannato a farle compagnia. (Rivolgendosi al pubblico).
Pensai a quel singolare discorso in tempi posteriori, quando Nietzsche, fra la
pazzia e la morte, godeva di grande fama, e mi sembrò oscuro, fantasioso,
indegno d’un filosofo serio. Soprattutto non comprendevo tutta la passione
che lui riponeva in qualcosa di così stupido. Pensava che tutto si sarebbe
ripetuto e forse proprio per questo si rattristò. Come poteva essere contento di
dover vivere infinitamente la sua vita disgraziata? Un’ultime considerazione:
mi domandarono se in quel momento lo baciai. Che ne so? Può darsi ma non
lo ricordo. Vi sembra che con tutti gli amanti molto più attraenti che tenni nel
corso della mia vita, posso ricordarmi di un episodio così trascurabile?

Studioso: Lor signori, che ne pensano? Ovvero come si spiegano che la pur
intelligente, brillante, geniale signorina Lou von Salomé non capì nulla? Che
non amasse Nietzsche è umano, ma che non capisse nulla della sua filosofia è
qualcosa di diabolico.

Lou e Nietzsche si avvicinano a Luise e Paul, che appaino alquanto


indispettiti.

Nietzsche: Allora si va a Parigi?

Luise: Che Parigi, si va a casa!

Scena V

Lo studioso trasporta una panchina al centro del palcoscenico e quindi si


siede come per riposarsi dallo sforzo compiuto.

Studioso: Lor signori vorranno sapere se poi si recarono a Parigi, se Lou cedé
finalmente ad uno dei suoi pretendenti e tutto il resto. Bene, i fatti. Paul tornò
a casa sua a Stibbe, Nietzsche dalla mamma a Naumburg, e se non ottenne la
mano della ragazza poté almeno strapparle la promessa di un romantico tête a
tête nella residenza campestre di Tautenburg. Per lei doveva essere un
soggiorno di studio, per comprendere la filosofia del maestro, per lui la ricerca
del modo come sedurla: nessuno dei due raggiunse il suo intento.

Lo studioso si allontana e sulla panchina vanno a sedersi Lou e Nietzsche.

Nietzsche: Comprenda signorina Lou, è meno importante quel che si dice di


come lo si dice: lo stile è tutto, perché manifesta il nostro vero essere che si
nasconde sotto la struttura morale della ragione. Mi comprende?
Lou (poco convinta): Sì, ma se uno racconta sciocchezze in buono stile?

Nietzsche: Il buono stile si nega a raccontare sciocchezze: se sono


sciocchezze sarà sciocco anche lo stile.

Lou: Maestro, mi dica: che le sembra il mio stile?

Nietzsche: Leggiadro, perché è prodotto della sua bellezza.

Lou: E il suo?

Nietzsche: Sublime, perché prodotto di un amore incompreso.

Nietzsche si pone in ginocchio dinanzi a Lou.

Nietzsche: Che accadrebbe se un giorno o una notte le si avvicinasse un


demone nella più solitaria delle solitudini per dirle: “Questa vita così come
l’hai vissuta la vivrai un’altra volta e altre innumerevoli volte…”

Lou (interrompendolo bruscamente): Per favore basta! Non più! Le do


ragione, uno stile vuoto per un contenuto senza senso. La ringrazio per il
piacevole soggiorno, nonostante la presenza della sua invidiosa sorella
Elisabeth che prova fastidio nel vedere che il suo glorioso fratello si consuma
d’amore per me. Ma le giuro che se insiste con questa storia dell’eterno
ritorno, me ne vado!

Nietzsche: Non più, glielo prometto, non più.

I due rimangono seduti in silenzio sulla panca.

Elisabeth (rivolgendosi al pubblico): Lorsignori non mi conoscono e perciò


da persona che cura la buona educazione e il rispetto mi presento. Sono
Elisabeth, sorella del mio amato Fritz (così lo chiamo), ed il compito della mia
vita è celebrarlo, proteggerlo contro chi vuole approfittare di lui come questa
gatta morta di Lou che pensa solo di godere della sua fama. Lei però non sa
che ci sono qui io, che non lo permetterò, perché proteggerò l’onore del mio
amato Fritz!... Fritz!..
Lou si alza dalla panchina e le si avvicina.

Lou: È questo che lei pensa di me? Perché non me lo dice in faccia? (Nel
frattempo Nietzsche completamente distratto ascolta musica da uno smart).
Chi te lo tocca al tuo fratellini Fritz! Anche se a lui piacerebbe tanto essere
toccato da me. Manderebbe al diavolo tutta la sua filosofia per un mio bacetto!

Elisabeth: Svergognata, come osi parlare così del mio illustre fratello? Lei è
una amorale, lei è una…una…”

Lou: Zoccola vorrebbe dire, ma una parola così onestamente chiara la


spaventa, perché sporcherebbe la sua bocca dii vergine zitella. Mi dica invece:
le piacerebbe avere con gli uomini il successo che ho io?

Elisabeth: Assolutamente no, anzi penso con vergogna a tutti quelli dai quali
si lasciava corteggiare durante i concerti di Bayreuth.

Lou: Tutta invidia, perché pur essendo sorella di Nietzsche, nessuno la filava
e lei rimaneva sola nella sua amarezza, nel suo rancore verso la vita.

Elisabeth: Non dica oscenità e menzogne: io ascoltavo la sublime musica di


Wagner mentre lei…

Lou: Mentre mi spiava e sentiva rabbia per tutti i brillanti signori che mi si
avvicinavano per invitarmi. Lei li desiderava e magari sperava che almeno uno
di loro le si avvicinasse.

Elisabeth: Zoccola, zoccola, lei è una zoccola!

Elisabeth si allontana, un vento sostenuto anima la scena, Lou torna a sedersi


accanto a Nietzsche che le fa cenno di attendere un momento, quindi torna
con un manoscritto (La gaia scienza).

Lou: Che cos’è?

Nietzsche: Il mio ultimo libro.


Lou: Di che tratta?

Nietzsche: Dell’eterno ritorno.

Lou: (Allontanandosi): Non più, è davvero ora che me ne vada.

Scena VI

Casa di Paul Rée, che percorre lo spazio con in mano un quadro, che
rappresenta una signora di mezza età in abiti antichi. La mostra al pubblico.

Paul: Vedono quest’immagine? Una signora di mezza età e di moralità certa


nella sobrietà del suo abito. Si tratta di una dama di compagnia. Che avrebbe a
che vedere con me? Si stanno domandando. Oggi questa sono io, Paul Rée,
fedele amico di Nietzsche, con minore genialità ma con maggior passione.
Sono follemente innamorato di Lou, che però mi tratta come una dama di
compagnia, e lo dice, lo dice chiaramente agli amici comuni che per questo mi
prendono in giro. Cerco d’accogliere l’offesa come uno scherzo e nascondo la
mia tristezza dietro un amaro sorriso. Io sono un uomo al cento per cento e
adeso che viene qui glielo dico alla signorina Lou , lo chiarisco una volta per
tutte e magari glielo dimostro se non mi…

La frase viene interrotta dall’arrivo di Lou, che si siede e indica a Paul di


aiutarla a togliersi le scarpe.

Lou: La vedo alquanto triste, mio buon Paul, mio amichetto, mi dica
sinceramente quel che le succede, si confessi con la sua amichetta

Paul: Se me lo permette, le parlo con sincerità. Accetto che non voglia


sposarmi e che tantomeno mi accetti come amante, ma mi dà fastidio quel
soprannome che lei mi ha imposto che mi rende ridicolo. Dama di compagnia,
io non sono una dama, sono un uomo!

Lou: Un uomo, certo, ma non devo esserne io la prova. Le ho permesso di


vivere con me ma a una condizione. Di rimanere amici, e lei ha giurato di
comportarsi con me come una buona amica, una dama di compagnia appunto,
per la mia onorabilità. Non è così, mia gentile damuccia? In fondo che cos’è
un soprannome? Si tratta soltanto di un gioco.

Paul: Per me non ci sarebbero problemi, ma la gente…

Lou: Che le importa della gente? Lei ama me o la gente? Mi ascolti bene:
comprendo il suo sacrificio e per questo ho deciso di darle un compenso, un
regalo, un premio. A partire da questo momento le concedo, ti concedo il
privilegio di darmi del tu, ed io lo farò con te. Contento? Ti senti meglio
adesso?

Paul (emozionato): Sì, grazie mia Lou, grazie del privilegio che non hai
concesso neppure a Nietzsche. A partire da oggi io sarò il tuo Tu. Sarò al tuo
servizio, sarò la tua dama di compagnia, la tua cacchetta, sí la tua cacchetta1.

Si sente una eco confusa che ripete: cacchetta, cacchetta!


I due escono di scena ed entra lo studioso.

Studioso: Non è questa una volgare invenzione da parte di una fuorviante


modernità, ma è terribilmente reale. Paul, pazzamente innamorato scriveva
stucchevoli lettere a Lou firmate come “cacchetta”, e come tale fu trattato
dall’egoista signorina russa. Ma è tempo di procedere, di raggiungere i tre nel
parco di Lucerna, dove si fecero la famosa foto in cui Lou brandiva una frusta,
mentre di fatto andava tramontando il progetto di studio e di vita comune.

Scena VI

Immagine di un parco con una panchina.Si fa avanti Lou brandendo una


frusta con cui spinge Nietzsche e Paul, mentre si dirige al pubblico.

Lou: La riconoscete la foto divenuta famosa? Vengano signori: chi vuole fare
un selfie con noi? Chi vuole rimanere impresso nella storia? Io guido il
carretto che loro trainano come fedeli somarelli. Non siano timidi, avanti!

1
Chiarisco che non è un arbitrio questo appellativo, visto che appare il lettere di Paul indirizzate a Lou
Alcuni spettatori potrebbero salire sulla scena per un selfie. Si fa avanti lo
studioso che si rivolge al pubblico.

Studioso: Vengano è la sola occasione per avere una foto con tutti e tre
insieme, per entrare nella sacra trinità. Non perdano l’occasione, perché loro
presto si allontaneranno e non si incontreranno più.

I tre si salutano con fare allegro, Lou e Paul si allontanano da una parte,
Nietzsche da un’altra.

Scena VII
Casa di Naumburg, due sedie e un tavolo. Franziska ed Elisabeth si muovo
nella stanza. Appaiono imbronciate. Si sente suonare alla porta.

Franziska: È aperta, entri pure.

Entra Nietzsche

Elisabeth (con aggressiva ironia): Per te, mio carissimo Fritz, la porta di casa
rimane sempre aperta, nonostante tutto.

Nietzsche (allegro, cantando): Love is a very splendid thing… (o qualcosa di


simile)

Elisabeth: Da che cosa dipende tutta questa allegria? Mio figlioletto dà un


bacio alla tua mamma.

Elisabeth: Lei signora non sa niente? Non sa da dove viene l’allegria di suo
figlio? Risposta facile: da un’ingenua infatuazione per una perfida donnetta
che inganna il nostro nobile Fritz.

Nietzsche (Cambiando di umore): Perché dici queste brutte cose? Sono io, il
fratello che ti ha sempre voluto bene. Perché vuoi ferirmi, farmi del male?

Elisabeth: Perché ti voglio bene e non permetto che una donnetta qualunque,
anzi una…una… sì lo dico, una zoccola si approfitti di te.
Nietzsche: Anche lei mamma, pensa questo?

Franziska: Sì, ma non dico queste brutte parole e mi sorprendo che escano
dalla bocca di una signora come Elisabeth. Io direi che questa sua amica non
ha valori morali, che non può renderti felice, che…

Nietzsche: Io non pretendo di essere felice, voglio solo godere dei momenti di
disperata gioia che mi concede la vita.

Franziska: Mio povero bambino, quando incominci con la tua filosofia non ti
seguo. (Rivolgendosi a Elisabeth). Tu lo capisci?

Elisabeth: Purtroppo capisco che a volte occorre essere chiari, duri se


necessario e bisogna all’occorrenza usare le parole adatte: Fritz ha incontrato
una volgare seduttrice, una vera zoccola.

Franziska: Seduttrice l’accetto, ma non dire l’altra parola, non voglio


ascoltarla.

Nietzsche: Con me lei è amorevole, sensibile, intelligente, è la sola che mi


comprende.

Elisabeth: Naturalmente, lei conosce bene gli uomini e le loro debolezze. Se


sapessi con quanti uomini civettò nel festival wagneriano!

Franziska: Quanti?

Elisabeth: Tanti, che non potrebbe immaginare.

Franziska: Una zoccola, una vera zoccola; se è questa la parola giusta che si
abbia il coraggio di pronunziarla.

Le due escono di scena, Nietzsche rimane solo e si siede a un tavolo per


scrivere.
Nietzsche: Non dovrei credere a quel che dice mia sorella che è invidiosa. Ma
se fosse vero? Comunque non dovrei essere geloso, è stupido, tuttavia penso a
lei e provo uno spasimo nello stomaco immaginando che parla con altri, ride
con altri, che…forse… Che sto pensando? Mia cara Lou, mi perdoni, ma non
mi inganni e se lo fa mi lasci, anzi no, rimanga con me, rimanga come è,
divenga come è, come dice Pindaro, come vuole la mia filosofia: ritrovare se
stessi, divenire quel che si è. Una zoccola? Una zoccola! (gridando
quest’ultima parola si allontana).

Scena VIII
Appartamento di Lou e Paul. Un appartamento modesto con molti libri.

Studioso: È questo il modesto appartamento dove vivono Lou e Paul, che a


parte i pettegolezzi sulla scandalosa convivenza, dormono in camere
tristemente separate. Nota triste soprattutto o meglio esclusivamente per Paul,
consumato dalla sua passione erotico-idealista, che non gli permette di
sottrarsi al potere di lei.

Lou appare concentrata nella lettura, Paul la osserva con espressione triste.

Paul: Mia cara chiocciolina, che fai?

Lou: Eccelso dottor Rée, mi rallegro che hai apprezzato la mia concessione di
darci del tu, ma mi annoia che solo per il piacere di mettere in pratica questa
concessione, mi faccia domande inutili. E poi questo trattarmi da mollusco
non mi sembra un complimento. Sai che leggo, studio testi di psicologia, e tu
invece? Medico stimato, psicologo, scettico anatomista dei sentimenti, perché
non lavori più? Perché non scrivi, non produci qualcosa di geniale? Il tuo caro
amico Nietzsche, anche lui è innamorato di me, ma ciò non gli impedisce di
lavorare, di creare opere geniali. E tu invece? Sai dirmi solo che mi ami e
lamentarti.

Paul: È che mi sento vuoto, non riesco a fare altro che pensare a te, a Tu, e
così tutto diventa Tu, la mia intelligenza è solo Tu, perché io amo Tu.
Lou: Questo è troppo. A questo punto l’amore diviene ridicolo, plebeo, kitsch,
volgare, una vera merda!

Paul: Niente è ridicolo nell’amore, perché tutto quel che si fa per amore si
trova al di là del bene e del male.

Lou: Che fai? Ora parli con un aforismo di Nietzsche?

Paul: Sempre Nietzsche, continuamente Nietzsche: è il mio migliore amico


ma me lo stai facendo odiare.

Lou: Invece di odiarlo fa come lui, scrivi qualcosa d’importante, magari che
abbia più senso della sua assurda teoria dell’eterno ritorno, e che ti renda
famoso.

Paul: Che cos’´e questo eterno ritorno? Di che si tratta?

Lou prende un manoscritto e lo lancia a Paul.

Lou: Leggi, è scritto qui, in questo bel regalo che mi diede il giorno che
finalmente lasciai Tautenburg

Paul (legge a voce alta): Che accadrebbe se un giorno un demone parlandoti


dalla più solitaria delle solitudini ti dicesse: “Questa vita come la vivi e l’hai
vissuta dovrai viverla una e infinite volte…”

Lou: Basta, non lo sopporto più!

Paul: Fammi terminare, voglio capire fin dove vuole arrivare. (Riprende la
lettura a voce più bassa, in forma più rapida) E non vi sarà niente di nuovo,
ogni dolore, ogni gioia, ogni pensiero ed ogni sospiro, l’infinitamente grande e
l’infinitamente piccolo della tua vita si riprodurrà per te nella stessa
successione… L’eterna clessidra dell’esistenza sarà nuovamente capovolta e
tu con lei. Non ti getteresti a terra digrignando i denti e maledicendo il
demonio che cosí ti ha parlato? O…(viene interrotto da Lou).
Lou: O ti metteresti a ridere di questa sciocchezza proclamata dal nostro
maestro, filologo, filosofo e anche musicista, Federico Nietzsche? (ride forte)

Paul (sorridendo): Non lo sostenevi tu che è un grande filosofo, un genio?

Lou: È possibile che l’abbia detto, ma non è lecito cambiare opinione?

Paul: Anche di sentimenti?

Lou: Certo, ma non farti illusioni: il mio sentimento d’amicizia per te, mia
cara dama di compagnia, non cambierà. Amicizia, profonda, sincera, ma solo
amicizia.

I due escono di scena.

Scena IX
È la medesima stanza, che però rappresenta lo studio di Nietzsche che sta
scrivendo.

Nietzsche (scrive, e legge quel che va scrivendo ma poi rompe il foglio): Mia
cara Lou…no, non va bene, devo farle capire la mia rabbia, la delusione, il
risentimento. Allora, andrebbe meglio, mia spregevole Lou. No, neanche così,
non posso coltivare il risentimento e mandare al diavolo tutti i valori della mia
filosofia. Se fossi ironico e scrivessi mia cara zoccoletta? No, troppo volgare
(strappando il foglio) Al diavolo tutti! Lou, Paul e mia sorella. Al diavolo! Io
sono Nietzsche, discendente da nobile famiglia polacca, un soldato e da oggi
sono Zarathustra. Il mondo parlerà di me. Che m’importa d’una poverina
come Lou? (Prende un nuovo foglio, incomincia a scrivere). Quando compì i
trent’anni Zarathustra si allontanò dalla sua patria e il lago della sua patria e
andò sul monte…” (Interrompendo la scrittura) Lou, mia perduta, Lou.

Nietzsche se ne va ed al suo posto siede Paul.

Paul (scrive): Illustre signor Nietzsche, non dico amico perché non approvo il
tuo comportamento, ti prego di non inviare lettere a Lou, perché lei ha deciso
di dimenticarti, e sappi che le due che sono arrivate le ho nascoste. Non voglio
che sia turbata dalle tue offese (strappa il foglio). Non posso scrivere queste
cose, non posso dimenticare la nostra amicizia, lasciandomi accecare dalla
passione per Lou e far trionfare la mia invidia nei suoi confronti. Lui ha
perduto l’amore d’una ragazza, ma l’ha sostituito con un altro: Zarathustra. A
me invece che cos’è rimasto? Sono un umile medico che voleva inventarsi
come filosofo, psicologo creativo, sapiente intellettuale, ma non sono niente,
non ho niente se non Lou.

Entra Lou, muovendosi frettolosamente per la stanza; raccoglie vestiti e


oggetti che infila in una valigia.

Paul: Che fai? Vai in gita? Mi lasci solo questo fine settimana?

Lou: No

Paul: Allora non mi lasci solo?

Lou: Sì, ma non solo per questo fine settimana, per tutto il resto del tempo.

Paul: Non capisco: che vuoi dire?

Lou: Che me ne vado da questa casa, lascio lei e te: mi sposo.

Paul: Con chi?

Lou: Con un uomo, ovviamente, un professore.

Paul: Una persona famosa?

Lou: Che famosa, una mediocrità!

Paul: Perché lo ami?

Lou: Assolutamente no, anzi. Non consumerò il matrimonio: non farò mai
l’amore con lui.

Paul: Perché allora lo sposi?


Lou: Perché me lo sta chiedendo da tempo, con tale insistenza, che l’unico
modo di farlo smettere è stato d’accettare la sua proposta ma alle mie
condizioni.

Paul: Perché non con me?

Lou: Perché a te voglio bene e non sarebbe giusto importi una tale condizione
che tu, poverino, accetteresti. Ascoltami, sentiti libero, trovati una brava
ragazza che condivida la tua passionalità romantica. Oppure mettiti a scrivere
una grande opera, come ha fatto Nietzsche.

Paul: ma io non so, non sono…

Scela X
Scena di funerale, mentre si ascoltano campane. In corteo: Lou, Louise,
Malwida, Elisabeth, Franziska e lo studioso.

Malwida: Povero Paul, così giovane, un bravo ragazzo, una mente illuminata.
Non meritava una simile morte.

Elisabeth (rivolgendosi a Malwida): Com’è morto?

Malwida: Una caduta accidentale, ma credo che fu altro, più grave, un


suicidio se non un omicidio.

Franziska: Che ha detto? Com’è morto?

Elisabeth: Un suicidio, ma è possibile che l’abbiano ucciso.

Franziska: Interessante questa storia, ma c’è qualcosa che non capisco. Chi è
questo signore? Che ci facciamo noi dietro il suo carro funebre?

Luise: È quello che penso anch’io, mia figlia non mi lascia mai tranquilla, mi
ha chiesto di accompagnarla.
Elisabeth: È sua figlia la vera responsabile della morte di questo bravo
giovane. Paul è morto per amore di lei, di questa zoccola. Per fortuna mio
fratello ha lasciato da tempo lei e questo mediocre dramma teatrale.

Lou (a Elisabeth): Sta parlando di me? Perché non mi dice in faccia quel che
pensa?

Elisabeth: Sì, parlo di lei ma non con lei, io non rivolgo la parola a certe
persone. Lei disonorò mio fratello ed ha tolto la vita al buon Paul, che si era
ridotto a fare il medico dei poveri.

Lou: Mi rallegro, vuol dire che trovò il suo cammino.

Elisabeth: Non sente pena?

Lou: No, se è andato incontro al suo destino. Non bisogna avere pietà nella
vita. Almeno questo l’ho imparato dal suo nobile fratello.

Elisabeth: Non nomini mio fratello, lui è al di sopra di tutto.

Lou: Ma sotto di me, implorando il mio amore.

Elisabeth: Zoccola!

Franziska: Che hai detto?

Elisabeth: Zoccola!

Franziska: Giusto. Zoccola! Zoccola! Zoccola!

FINE

Potrebbero piacerti anche