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Lou è una ragazza ventenne, carina ma soprattutto dal carattere forte, con il
desiderio di mettersi in evidenza, di non voler accettare il ruolo che aveva in
generale la donna ai suoi tempi. Per cui può apparire eccessivamente libera
nelle sue affermazioni e nel suo comportamento.
Siamo nel 1882, per cui Friedrich Nietzsche ha 38 anni ed ha un aspetto
abbastanza giovanile, pur se vestito in maniera formale, come si usava ai suoi
tempi. Non deve apparire come vecchio professore pedante.
Lo studioso è un personaggio fittizio, che serve per guidare lo spettatore
attraverso gli eventi raccontando qual che non appare sul palcoscenico.
Louise, madre di Lou, è una signora sui 60 anni, molto formale e alquanto
noiosa.
Franziska ha anche lei una sessantina d’anni, ma appare abbastanza vivace.
È molto legata al figlio.
Elisabeth: Sorella di Nietzsche, solo due anni in più del fratello, ma è
caratterizzata da un rigido formalismo. Ama profondamente il fratello ma
senza aspetti morbosi, mentre odia altrettanto profondamente la giovane Lou.
Malwida, anche lei è un’anziana signora, ma è anticonformista,
equilibratamente vivace.
Scena I:
Nietzsche: Ansioso più che stanco. Mi dica: dove sono? Dov’è? (Nietzsche,
rimanendo nell’ingresso si guarda attorno impaziente)
Scena II
Interno della chiesa di San Pietro. Nietzsche si muove con affanno fra i
banchi in cerca di Lou, che si trova in compagnia di Paul. I due sono seduti
tra il pubblico.
Nietzsche (accompagnato dalla musica di Dove stai Zazá): Dove stai Lulú, o
bellezza mia/ voglio solo te, sei la mia follia/ che m’importa a me della
filosofia/ o Lulú, o Lulú, o Lulú, senza di te io non vivo più, non vivo più, non
vivo più…
Finalmente Nietzsche vedendo la giovane donna, che lui non conosce, ma
riconosce trovandosi accanto all’amico Paul, le si inginocchia dinanzi e le
parla.
Nietzsche: Da quale stella siamo caduti per incontrarci qui, l’uno di fronte
all’altra?
Paul: Signorina Lou, signor Friedrich, sono convinto che non ci sia bisogno di
cerimoniose presentazioni, perciò saltando i preamboli vi faccio una seducente
proposta. Abbandoniamo questo luogo sacro e andiamo nell’elegante casa
dalla signorina Malwida.
Nietzsche: Un teatro?
Lou: Che teatro! Non voglio niente di serio e noioso questa sera: voglio
qualcosa di piacevole, un piacere elementare, popolare, sano: una volgare
osteria per ubriacare il cuore e la mente!
Scena III
Interno di un’osteria. I tre sono seduti a un tavolino e bevono vino, discutendo
ora animatamente, ora intonando qualche canzone. Nietzsche si inginocchia
dinanzi a Lou e solleva in alto il bicchiere come si tratti di un brindisi.
Nietzsche: Non ho capito bene? Mi ha detto di no? Voi che ne pensate? Non è
uno di quei casi in cui una donna che dice di no vorrebbe dire sì? Ci riproverò.
Lou invita Nietzsche a rimettersi a sedere, tenendolo per mano, mentre tiene
per mano anche Paul e quindi mantiene le loro mani fra la sue.
Lou: Nessun matrimonio, nessuna coppia, miei cari amici, nessuna relazione
binaria.
Lou: Nessun dio, né capo né leader, ma tre uguali, tre spiriti corporei, ma io
starò al centro e voi ai lati! (ride)
Paul: Come?
Lou: Studiando
Nietzsche: Dove?
Lou (ridendo): Lei sì che è un uomo di spirito, che saprà accogliere con
filosofia questo mio ulteriore, inequivocabile… no!
Scena IV
Viene proiettata l’immagine del lago di Orta e del Monte Sacro.
Studioso: I tre, più la signora Luise, dopo qualche giorno presero la via del
ritorno verso le rispettive case, e visto che andavano verso nord, il tratto
italiano lo percorsero assieme, e decisero di fermarsi nella località del lago di
Orta per una escursione sul Monte Sacro, dal quale si poteva godere una
magnifica vista del paesaggio sottostante. Ma chi avrebbe affrontato la dura
salita? Non certo la signora Louise al quale uno dei due cavalieri avrebbe
dovuto tenere compagnia nell’attesa del ritorno dei due escursionisti.
Paul: Sono pronto e nonostante il professore sia più colto di me, per quanto
riguarda l’astuzia…
Lou va avanti, Nietzsche le sta dietro, mentre rimangono seduti sullo sfondo
Luise e Paul. Nietzsche raggiunge e supera Lou, che si ferma col fiatone.
Lou: Mi arrendo, vedo che lei ha forza oltre che intelligenza, che non è la
caricatura d’intellettuale che troppi presunti esperti certamente faranno di lei.
Nietzsche: Vede, mia cara Lou, come dalla distanza e dall’altezza tutto appare
chiaro? L’inganno della ragione cede il passo all’onestà della fantasia e alla
sana soluzione di rinunciare all’esigenza di verità.
Lou (battendo le mani): Geniale, continui, mi incanta la sua maniera di
condurre l’assurdo.
Lou: Bene, avanti, allons-nous! Sarò una attenta ascoltatrice e assorbirò tutte
le sue assurde semplicità.
Nietzsche: Chiedo il suo amore per darle in cambio, con tutta l’umiltà di chi
dona, qualcosa di piccolo rispetto a quel che io le offro: le regalo la modesta,
ordinaria, banale eternità.
Lou: Tutto qui? E per questa banale romanticheria, lei, mio scettico
professore, è così emozionato? Meglio tornare alla nostra modesta realtà e
soprattutto da mia madre che sarà stanca di aspettarci, per non parlare del
povero Paul, condannato a farle compagnia. (Rivolgendosi al pubblico).
Pensai a quel singolare discorso in tempi posteriori, quando Nietzsche, fra la
pazzia e la morte, godeva di grande fama, e mi sembrò oscuro, fantasioso,
indegno d’un filosofo serio. Soprattutto non comprendevo tutta la passione
che lui riponeva in qualcosa di così stupido. Pensava che tutto si sarebbe
ripetuto e forse proprio per questo si rattristò. Come poteva essere contento di
dover vivere infinitamente la sua vita disgraziata? Un’ultime considerazione:
mi domandarono se in quel momento lo baciai. Che ne so? Può darsi ma non
lo ricordo. Vi sembra che con tutti gli amanti molto più attraenti che tenni nel
corso della mia vita, posso ricordarmi di un episodio così trascurabile?
Studioso: Lor signori, che ne pensano? Ovvero come si spiegano che la pur
intelligente, brillante, geniale signorina Lou von Salomé non capì nulla? Che
non amasse Nietzsche è umano, ma che non capisse nulla della sua filosofia è
qualcosa di diabolico.
Scena V
Studioso: Lor signori vorranno sapere se poi si recarono a Parigi, se Lou cedé
finalmente ad uno dei suoi pretendenti e tutto il resto. Bene, i fatti. Paul tornò
a casa sua a Stibbe, Nietzsche dalla mamma a Naumburg, e se non ottenne la
mano della ragazza poté almeno strapparle la promessa di un romantico tête a
tête nella residenza campestre di Tautenburg. Per lei doveva essere un
soggiorno di studio, per comprendere la filosofia del maestro, per lui la ricerca
del modo come sedurla: nessuno dei due raggiunse il suo intento.
Lou: E il suo?
Lou: È questo che lei pensa di me? Perché non me lo dice in faccia? (Nel
frattempo Nietzsche completamente distratto ascolta musica da uno smart).
Chi te lo tocca al tuo fratellini Fritz! Anche se a lui piacerebbe tanto essere
toccato da me. Manderebbe al diavolo tutta la sua filosofia per un mio bacetto!
Elisabeth: Svergognata, come osi parlare così del mio illustre fratello? Lei è
una amorale, lei è una…una…”
Elisabeth: Assolutamente no, anzi penso con vergogna a tutti quelli dai quali
si lasciava corteggiare durante i concerti di Bayreuth.
Lou: Tutta invidia, perché pur essendo sorella di Nietzsche, nessuno la filava
e lei rimaneva sola nella sua amarezza, nel suo rancore verso la vita.
Lou: Mentre mi spiava e sentiva rabbia per tutti i brillanti signori che mi si
avvicinavano per invitarmi. Lei li desiderava e magari sperava che almeno uno
di loro le si avvicinasse.
Scena VI
Casa di Paul Rée, che percorre lo spazio con in mano un quadro, che
rappresenta una signora di mezza età in abiti antichi. La mostra al pubblico.
Lou: La vedo alquanto triste, mio buon Paul, mio amichetto, mi dica
sinceramente quel che le succede, si confessi con la sua amichetta
Lou: Che le importa della gente? Lei ama me o la gente? Mi ascolti bene:
comprendo il suo sacrificio e per questo ho deciso di darle un compenso, un
regalo, un premio. A partire da questo momento le concedo, ti concedo il
privilegio di darmi del tu, ed io lo farò con te. Contento? Ti senti meglio
adesso?
Paul (emozionato): Sì, grazie mia Lou, grazie del privilegio che non hai
concesso neppure a Nietzsche. A partire da oggi io sarò il tuo Tu. Sarò al tuo
servizio, sarò la tua dama di compagnia, la tua cacchetta, sí la tua cacchetta1.
Scena VI
Lou: La riconoscete la foto divenuta famosa? Vengano signori: chi vuole fare
un selfie con noi? Chi vuole rimanere impresso nella storia? Io guido il
carretto che loro trainano come fedeli somarelli. Non siano timidi, avanti!
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Chiarisco che non è un arbitrio questo appellativo, visto che appare il lettere di Paul indirizzate a Lou
Alcuni spettatori potrebbero salire sulla scena per un selfie. Si fa avanti lo
studioso che si rivolge al pubblico.
Studioso: Vengano è la sola occasione per avere una foto con tutti e tre
insieme, per entrare nella sacra trinità. Non perdano l’occasione, perché loro
presto si allontaneranno e non si incontreranno più.
I tre si salutano con fare allegro, Lou e Paul si allontanano da una parte,
Nietzsche da un’altra.
Scena VII
Casa di Naumburg, due sedie e un tavolo. Franziska ed Elisabeth si muovo
nella stanza. Appaiono imbronciate. Si sente suonare alla porta.
Entra Nietzsche
Elisabeth (con aggressiva ironia): Per te, mio carissimo Fritz, la porta di casa
rimane sempre aperta, nonostante tutto.
Elisabeth: Lei signora non sa niente? Non sa da dove viene l’allegria di suo
figlio? Risposta facile: da un’ingenua infatuazione per una perfida donnetta
che inganna il nostro nobile Fritz.
Nietzsche (Cambiando di umore): Perché dici queste brutte cose? Sono io, il
fratello che ti ha sempre voluto bene. Perché vuoi ferirmi, farmi del male?
Elisabeth: Perché ti voglio bene e non permetto che una donnetta qualunque,
anzi una…una… sì lo dico, una zoccola si approfitti di te.
Nietzsche: Anche lei mamma, pensa questo?
Franziska: Sì, ma non dico queste brutte parole e mi sorprendo che escano
dalla bocca di una signora come Elisabeth. Io direi che questa sua amica non
ha valori morali, che non può renderti felice, che…
Nietzsche: Io non pretendo di essere felice, voglio solo godere dei momenti di
disperata gioia che mi concede la vita.
Franziska: Mio povero bambino, quando incominci con la tua filosofia non ti
seguo. (Rivolgendosi a Elisabeth). Tu lo capisci?
Franziska: Quanti?
Franziska: Una zoccola, una vera zoccola; se è questa la parola giusta che si
abbia il coraggio di pronunziarla.
Scena VIII
Appartamento di Lou e Paul. Un appartamento modesto con molti libri.
Lou appare concentrata nella lettura, Paul la osserva con espressione triste.
Lou: Eccelso dottor Rée, mi rallegro che hai apprezzato la mia concessione di
darci del tu, ma mi annoia che solo per il piacere di mettere in pratica questa
concessione, mi faccia domande inutili. E poi questo trattarmi da mollusco
non mi sembra un complimento. Sai che leggo, studio testi di psicologia, e tu
invece? Medico stimato, psicologo, scettico anatomista dei sentimenti, perché
non lavori più? Perché non scrivi, non produci qualcosa di geniale? Il tuo caro
amico Nietzsche, anche lui è innamorato di me, ma ciò non gli impedisce di
lavorare, di creare opere geniali. E tu invece? Sai dirmi solo che mi ami e
lamentarti.
Paul: È che mi sento vuoto, non riesco a fare altro che pensare a te, a Tu, e
così tutto diventa Tu, la mia intelligenza è solo Tu, perché io amo Tu.
Lou: Questo è troppo. A questo punto l’amore diviene ridicolo, plebeo, kitsch,
volgare, una vera merda!
Paul: Niente è ridicolo nell’amore, perché tutto quel che si fa per amore si
trova al di là del bene e del male.
Lou: Invece di odiarlo fa come lui, scrivi qualcosa d’importante, magari che
abbia più senso della sua assurda teoria dell’eterno ritorno, e che ti renda
famoso.
Lou: Leggi, è scritto qui, in questo bel regalo che mi diede il giorno che
finalmente lasciai Tautenburg
Paul: Fammi terminare, voglio capire fin dove vuole arrivare. (Riprende la
lettura a voce più bassa, in forma più rapida) E non vi sarà niente di nuovo,
ogni dolore, ogni gioia, ogni pensiero ed ogni sospiro, l’infinitamente grande e
l’infinitamente piccolo della tua vita si riprodurrà per te nella stessa
successione… L’eterna clessidra dell’esistenza sarà nuovamente capovolta e
tu con lei. Non ti getteresti a terra digrignando i denti e maledicendo il
demonio che cosí ti ha parlato? O…(viene interrotto da Lou).
Lou: O ti metteresti a ridere di questa sciocchezza proclamata dal nostro
maestro, filologo, filosofo e anche musicista, Federico Nietzsche? (ride forte)
Lou: Certo, ma non farti illusioni: il mio sentimento d’amicizia per te, mia
cara dama di compagnia, non cambierà. Amicizia, profonda, sincera, ma solo
amicizia.
Scena IX
È la medesima stanza, che però rappresenta lo studio di Nietzsche che sta
scrivendo.
Nietzsche (scrive, e legge quel che va scrivendo ma poi rompe il foglio): Mia
cara Lou…no, non va bene, devo farle capire la mia rabbia, la delusione, il
risentimento. Allora, andrebbe meglio, mia spregevole Lou. No, neanche così,
non posso coltivare il risentimento e mandare al diavolo tutti i valori della mia
filosofia. Se fossi ironico e scrivessi mia cara zoccoletta? No, troppo volgare
(strappando il foglio) Al diavolo tutti! Lou, Paul e mia sorella. Al diavolo! Io
sono Nietzsche, discendente da nobile famiglia polacca, un soldato e da oggi
sono Zarathustra. Il mondo parlerà di me. Che m’importa d’una poverina
come Lou? (Prende un nuovo foglio, incomincia a scrivere). Quando compì i
trent’anni Zarathustra si allontanò dalla sua patria e il lago della sua patria e
andò sul monte…” (Interrompendo la scrittura) Lou, mia perduta, Lou.
Paul (scrive): Illustre signor Nietzsche, non dico amico perché non approvo il
tuo comportamento, ti prego di non inviare lettere a Lou, perché lei ha deciso
di dimenticarti, e sappi che le due che sono arrivate le ho nascoste. Non voglio
che sia turbata dalle tue offese (strappa il foglio). Non posso scrivere queste
cose, non posso dimenticare la nostra amicizia, lasciandomi accecare dalla
passione per Lou e far trionfare la mia invidia nei suoi confronti. Lui ha
perduto l’amore d’una ragazza, ma l’ha sostituito con un altro: Zarathustra. A
me invece che cos’è rimasto? Sono un umile medico che voleva inventarsi
come filosofo, psicologo creativo, sapiente intellettuale, ma non sono niente,
non ho niente se non Lou.
Paul: Che fai? Vai in gita? Mi lasci solo questo fine settimana?
Lou: No
Lou: Sì, ma non solo per questo fine settimana, per tutto il resto del tempo.
Lou: Assolutamente no, anzi. Non consumerò il matrimonio: non farò mai
l’amore con lui.
Lou: Perché a te voglio bene e non sarebbe giusto importi una tale condizione
che tu, poverino, accetteresti. Ascoltami, sentiti libero, trovati una brava
ragazza che condivida la tua passionalità romantica. Oppure mettiti a scrivere
una grande opera, come ha fatto Nietzsche.
Scela X
Scena di funerale, mentre si ascoltano campane. In corteo: Lou, Louise,
Malwida, Elisabeth, Franziska e lo studioso.
Malwida: Povero Paul, così giovane, un bravo ragazzo, una mente illuminata.
Non meritava una simile morte.
Franziska: Interessante questa storia, ma c’è qualcosa che non capisco. Chi è
questo signore? Che ci facciamo noi dietro il suo carro funebre?
Luise: È quello che penso anch’io, mia figlia non mi lascia mai tranquilla, mi
ha chiesto di accompagnarla.
Elisabeth: È sua figlia la vera responsabile della morte di questo bravo
giovane. Paul è morto per amore di lei, di questa zoccola. Per fortuna mio
fratello ha lasciato da tempo lei e questo mediocre dramma teatrale.
Lou (a Elisabeth): Sta parlando di me? Perché non mi dice in faccia quel che
pensa?
Elisabeth: Sì, parlo di lei ma non con lei, io non rivolgo la parola a certe
persone. Lei disonorò mio fratello ed ha tolto la vita al buon Paul, che si era
ridotto a fare il medico dei poveri.
Lou: No, se è andato incontro al suo destino. Non bisogna avere pietà nella
vita. Almeno questo l’ho imparato dal suo nobile fratello.
Elisabeth: Zoccola!
Elisabeth: Zoccola!
FINE