Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nel Poema sul terremoto di Lisbona di Voltaire, come in altre opere note
dell’autore, ad esempio Il Candido, vi è una forte ironia su tale rassegnata
accettazione del male, che colpisce indifferentemente anche gli innocenti, senza
apparentemente un senso agli occhi degli spettatori. Famoso è il verso: “Lisbona è
distrutta, e a Parigi si balla”. (v.23) 4Il suo poema è un poema di rivolta contro il
fatalismo e le sue assurdità in nome della ragione, ed è un attacco alla
affermazione “Tutto è bene”. Nel mondo esiste il male e la natura è muta; per
Voltaire anche i più dotti dei filosofi non conoscono i principi primi che regolano il
3
Cfr Voltaire, Rousseau, Kant, Filosofie della catastrofe, Introduzione a cura di A. Tagliapietra 2022, pp. 58
4
Cfr Voltaire, Poema sul territorio di Lisbona, cit. v. 23,
mondo, perciò egli invoca un Dio che risponda alle domande dell’uomo.
L’esistenza di un male a cui non può essere dato un senso nega la presenza di un
Dio buono in questo universo; Voltaire dunque critica la teodicea, analizzando le
varie ipotesi sul male ma senza accettarne nessuna, come quella della necessità
del male derivante dalle leggi divine o quella della vendetta e punizione di Dio
per un male morale. Dall’ambito teologico si passa a quello estetico, nel quale ha
un ruolo fondamentale il cosiddetto spettatore razionale, invenzione concettuale
di Adam Smith, il quale dovrebbe essere imparziale ed etico.5
Voltaire non esitò a descrivere il male che afflisse la collettività nella catastrofe
e il lamento degli innocenti davanti ad una morte così improvvisa, legittimando
quest’ultimo in contrasto con l’illusione della speranza che tutto sia bene. Per il
filosofo francese tale speranza, prettamente laica, è da riservare ad un futuro
lontano. Pur non manifestando in modo esemplificativo il deismo a cui egli aderì,
è evidente la denuncia contro la natura indifferente, che sarà ripresa poi da
Leopardi.
Quest’ultimo ne farà della protesta contro la Natura uno dei topos maggiori
delle sue opere, non solo disfacendo la teodicea leibniziana e criticando
l’ottimismo razionalista del suo secolo, ma rovesciando il “Tutto è bene” in “Tutto
è male”, come già in parte fece, nel noto Dialogo tra il filosofo e la Natura,
Voltaire, nel quale si reclama che la non esistenza sarebbe meglio dell’esistenza,
essendo i viventi messi al mondo solo per soffrire. Nel Dialogo la Natura, muta,
rimanda a Dio una possibile richiesta di spiegazione su tale argomento.
5
Cfr. Voltaire, Rousseau, Kant, 2022, Filosofie della catastrofe, Introduzione a cura di A. Tagliapietra, pp. 58
Leopardi e Voltaire, in rivolta contro l’assurdo
6
Cfr. Capitano, 2010, L’assurdo e la rivolta. Camus alla luce di Leopardi, Dialegesthai
7
Cfr Leopardi, Dialogo della Natura e dell’Islandese
In Leopardi non vi è nessun Dio accusabile del male, e la Natura stessa è solo
male per l’uomo perciò, non vi è possibilità di affermarsi per nessun tipo di
teodicea e nemmeno la speranza per un futuro lontano può avere spazio nell’anti
fatalismo di Leopardi, a differenza di quello più mite di Voltaire. Il primo condivide
con quest’ultimo la denuncia di un male che esiste, ed è inevitabile, l’ironia di chi
non crede che il Bene assoluto può essere la somma di tutti i mali, e la rinuncia ad
un Dio sia onnipotente che buono, appoggiando quindi la soluzione al dilemma di
Epicuro offerta dal filosofo francese.
8
ne parla Rensi, nella sua opera La filosofia dell’assurdo, il quale si può considerare un erede del nichilismo
leopardiano e un anticipatore dell’assurdismo del Novecento, di cui uno degli esponenti più rilevanti è Camus.
9
Tale definizione è anche utilizzata nello Zibaldone, nel quale viene scritto che la Natura è cieca e sorda
giustifica la frustrazione degli esseri umani, capaci di ragionamento, davanti ad
una morte insensata, che razionalmente non può essere consolata da nessuna
fede nella teodicea, o dalla speranza attuale di un bene assoluto e
dell’immortalità dell'anima.
Il Nulla, la non esistenza, di cui accennava Voltaire, è dunque l‘enigma che cela
la Natura e che conduce l’essere umano alla sua innata condizione di fragilità:
l’ultima fase del nichilismo leopardiano si contraddistingue nello scorgere la
speranza di rinascita dopo la distruzione, seppur consapevole di non poter
eliminare la caducità dell’uomo che verrà sempre annientato dalla Natura e dai
suoi mali.
10
Cfr. Camus, Il mito di Sisifo, cit. pp. 39-58
Un aspetto che rende originale il nichilismo di L. è la contemporanea sfiducia
nel progresso, per cui differisce dalla maggioranza degli illuministi e si accosta a
Rousseau, ma la fiducia in una confederazione o alleanza di uomini che si
oppongano alla Natura, molto differente dal tentativo individuale di felicità
compiuto dal secondo.11
Vi è dunque in entrambi una conferma dei limiti dell’uomo e del suo ruolo
marginale rispetto alla Natura.
Conclusione
A fronte delle recenti catastrofi che il genere umano sta subendo, e he in parte
sta anche causando, ad es. il riscaldamento globale e la pandemia del Covid-19, è
utile trarne una nuova prospettiva sul fenomeno e su come esso viene vissuto e
giudicato dall’uomo, e come tali accadimenti abbiano una risonanza globale
nell’interrogazione esistenziale degli esseri umani sul male e sul senso della vita,
in rapporto alla natura e agli altri esseri umani. Concetti come speranza, già
indagati in questo scritto, e i loro opposti, ovvero angoscia e disperazione fanno
11
Leopardi, La Ginestra, vv. 111-113
parte di quella branca della filosofia che indaga l’assurdo, e che ha avuto come
predecessori individui singolari ma ancora legati al loro secolo, come Voltaire,
Leopardi, Kierkegaard e Schopenhauer.
BIBLIOGRAFIA DI LAVORO:
12
Tale aspetto è stato indagato da Camus, il quale afferma di aver letto e ammirato Leopardi nei Taccuini, nel romanzo
La Peste.
13
Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio, pp.250-251. La definizione figli del Nulla è utilizzata da Alberto Folin nel libro
Leopardi, l’amicizia che resta, pp.135-146.
VOLTAIRE, ROUSSEAU, KANT, 2022, Filosofie della catastrofe (a cura di Andrea
Tagliapietra), Raffaello Cortina Editore, collana MINIMA