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Scheda di lavoro n. 17.

1 del 03/11/2022
Cognome e nome: Nicolò Papappicco
Oggetto: Il bicchiere che il Conte Attilio usa per brindare
Riportare i passi del romanzo in cui l’oggetto è presente (capitolo, riga, testo
completo): “Un servitore, portando sur una sottocoppa un’ampolla di vino, e un lungo
bicchiere in forma di calice, lo presentò al padre;”; (Conte Attilio) “Viva mill’anni don
Gasparo Guzman, conte d’Olivares, duca di san Lucar, gran privato del re don Filippo
il grande, nostro signore!” esclamò, alzando il bicchiere.”
(Capitolo V, il banchetto in casa di Don Rodrigo, rr.194-196;378-380)
Descrizione accurata dell’oggetto: è una coppa di vetro a forma semisferica o
conica, con o senza piede, ornate generalmente da costolature e fili.
Valore reale e simbolico dell’oggetto: nel brano del romanzo citato il bicchiere
(forma di calice) è utilizzato dal Conte Attilio per brindare con il vino al duca di
san Lucar, Gasparo Guzman.
Storia dell’oggetto (evoluzione, uso, abuso, caratteristiche come forma e colore etc.):
è a partire dal IV secolo a.C. che cominciano ad apparire contenitori di bevande
in vetro per il vino. Lo storico Greg Jenner fissa nel 1400 il primo bicchiere a
calice, simile a quello delle funzioni religiose e prodotto a Venezia, maestra nella
lavorazione del vetro in Europa. Nel 1600 anche gli Inglesi aprirono la prima
vetreria e contribuirono a rendere il vetro ancora più resistente.
Come esporre l’oggetto perché il pubblico possa apprezzarlo nel suo effettivo valore:
1) disposizione: poggiato su piano 180°
2) illuminazione: due luci bianche, ai lati, led di bassa intensità
3) sfondo: cartoncino verticale di colore verde
4) supporto: piedistallo alto di forma quadrata di marmo di colore bianco
5) altro: /
Didascalia che illustri l’oggetto nel suo valore storico – letterario: Bicchiere
utilizzato dal Conte Attilio nel banchetto in casa di don Rodrigo per brindare a
don Gasparo Guzman (V capitolo dei Promessi Sposi).
Contenitore per esporre l’oggetto al pubblico: una teca di vetro (??) di forma
cubica (formato 35 x 35).
Scheda di lavoro n. 17.2 del 15/02/2023
Cognome e nome: Nicolò Papappicco
Oggetto: Penna di don Ferrante
Riportare i passi del romanzo in cui l’oggetto è presente (capitolo, riga, testo
completo): “Una volta ripartito, giunge a Monza dove trova una bottega di fornaio
aperta e decide di acquistare due pagnotte: il fornaio gli intima di non entrare e gli dice
di gettare le monete in una ciotola con acqua e aceto, quindi gli porge i pani con delle
molle. Renzo mette le pagnotte in tasca e si allontana.”
(Capitolo XXVII, Don Ferrante: la cultura del Seicento, rr.288-292)
Descrizione accurata dell’oggetto: penna d’oca, uno strumento realizzato con
penne di uccelli di grandi dimensioni, utilizzato per scrivere su un foglio di carta,
principalmente con l’uso dell’inchiostro, contenuto in un calamaio.
Valore reale e simbolico dell’oggetto: nel capito XXV don Ferrante viene
incaricato da sua moglie per scrivere (con la penna) la brutta copia da
indirizzare al Cardinale Borromeo per ospitare Lucia.
Storia dell’oggetto (evoluzione, uso, abuso, caratteristiche come forma e colore etc.):
La penna d’oca è lo strumento principe della calligrafia. Per secoli non s’è
cercata un’alternativa alla penna, fino alla rivoluzione industriale: era già uno
strumento perfetto per scrivere, economico, flessibile, personalizzabile,
performante. La penna di volatile, perlopiù, era di oca, per la facilità di
reperimento e la buona qualità del materiale, ma molti altri pennuti (cigni,
tacchini, anatre,corvi e a volte la cornacchia)hanno servito bene la causa nei
secoli di calligrafia.
Come esporre l’oggetto perché il pubblico possa apprezzarlo nel suo effettivo valore:
1) disposizione: poggiato su piano 180°
2) illuminazione: una luce bianca-spenta, in basso al centro, con un led di
bassa intensità
3) sfondo: muro bianco-grigio
4) supporto: un tavolo di legno (che funge da scrivania) su cui appoggiare la
penna con il calamaio e un pezzo di carta.
5) altro: /
Didascalia che illustri l’oggetto nel suo valore storico – letterario: Penna utilizzata
da don Ferrante per scrivere “la minuta” (la brutta copia) da indirizzare al
cardinale Borromeo per ospitare Lucia. (XXV/XXVII capitolo dei “Promessi
Sposi”).
Contenitore per esporre l’oggetto al pubblico: //
Scheda di lavoro n. 17.3 del 15/02/2023
Cognome e nome: Nicolò Papappicco
Oggetto: La scodella dell’acqua e dell’aceto
Riportare i passi del romanzo in cui l’oggetto è presente (capitolo, riga, testo
completo): “Passato per Monza davanti a una bottega aperta dove c’era de’ pani in
mostra, ne chiese, due, per non rimanere sprovvisto, in ogni caso. Il fornaio, gl’intimò
di non entrare, e gli porse sur una piccola pala una scodelletta, con dentro acqua e
aceto, dicendogli che buttasse lì i danari; e fatto questo, con certe molle, gli porse,
l’uno dopo l’altro, i due pani, che Renzo si mise uno per tasca.”
(Capitolo XXXIII, Renzo si incammina per Milano, rr.555-560)
Descrizione accurata dell’oggetto: la ciotola è una larga tazza a forma di scodella,
senza manico e senza piede, di materiali vari, usata soprattutto per bere, o per
contenere liquidi e anche, talvolta, solidi di piccole dimensioni.
Valore reale e simbolico dell’oggetto: nel brano del romanzo citato la ciotola è un
contenitore che con l’acqua e l’aceto, i quali facevano da disinfettante, era usato
per evitare il contagio.
Storia dell’oggetto (evoluzione, uso, abuso, caratteristiche come forma e colore etc.):
La scodella, o ciotola è il nome generico di contenitori per il cibo di forma
semisferica; di forma e dimensione legate all'uso e alle tradizioni locali sono
realizzate con i materiali più vari: ceramica, porcellana, legno, vetro etc... Le
caratteristiche di una ciotola sono: capacità di contenere liquidi, forma
tondeggiante e panciuta, assenza di manici e piedini.
Come esporre l’oggetto perché il pubblico possa apprezzarlo nel suo effettivo valore:
1) disposizione: poggiato su piano 180°
2) illuminazione: due luci bianche, in alto ai lati, con un led di media intensità
3) sfondo: muro di pietra
4) supporto: “sur una piccola pala”
5) altro: /
Didascalia che illustri l’oggetto nel suo valore storico – letterario: Scodella contente
dell’acqua e dell’aceto utilizzato da Renzo per disinfettare i danari a causa del
contagio che circolava all’epoca. (XXXIII capitolo dei “Promessi Sposi”).
Contenitore per esporre l’oggetto al pubblico: //
Storia don Ferrante
Nel Fermo e Lucia il personaggio è inizialmente presentato come don Valeriano (III,
4), ricco gentiluomo milanese sposato con donna Margherita e con un'unica figlia,
Ersilia, mentre in seguito (III, 9) il nome diventa quello poi definitivo di don Ferrante
e la moglie sarà ugualmente ribattezzata donna Prassede. Nella prima stesura la
presentazione della famiglia nobile e la descrizione della vita di Lucia nella loro casa
di Milano sono assai più prolisse e ricche di personaggi secondari (il maggiordomo
Prospero, la governante Ghita incaricata di sorvegliare Lucia...), parti poi eliminate
nell'edizione finale dei Promessi sposi. Altrettanto curioso il fatto che inizialmente la
"dotta" disputa sulla peste sia inclusa nella digressione storica sull'epidemia (IV, 3) e
inserita in un dialogo con un signor Lucio, altro nobile ignorante e saccente che
strepita contro i regolamenti del Tribunale di Sanità e contro la scienza medica
(l'episodio verrà poi drasticamente ridotto e posto alla fine del cap. XXXVII, a
margine del racconto della morte di don Ferrante).

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