Sei sulla pagina 1di 17

1

El Arte Nuevo de Hacer Comedias en este tiempo

Trattato poetico e teorico su El Arte Nuevo de Hacer Comedias un arte “nuevo” che si contrappone all’arte
“viejo”, ovvero quella precedente) scritto da Lope de Vega nel 1609, indirizzato all'Accademia di Madrid. El
Arte Nuevo de Hacer Comedias è composto da 389 versi in cui Lope fa una specie di bilancio di quelli che
sono i suoi successi e i suoi insuccessi, ma il vero obiettivo è quello di realizzare una difesa del suo teatro di
fronte agli accademici di Madrid. Questo trattato è stato pubblicato come appendice di una delle prime
edizioni dei suoi sonetti, Rimas. È formata da apartados (paragrafi), è scritto in endecasillabi sciolti e ad
ogni fine paragrafo c'è un distico finale con rima baciata. Ha avuto tre edizioni: 1609, 1613 e 1621.
Lope nacque nel 1562, quando ascritto questo trattato aveva 47 anni ed era già un drammaturgo affermato.
C'è da notare che solitamente per quanto riguarda la teoria e la prassi in letteratura, facendo riferimento alle
avanguardie europei in generale, tutte hanno un manifesto che viene pubblicato prima di realizzare la forma
d'arte che il manifesto rappresenta.
Con Lope si va “in controtendenza” rispetto a quello che è il modus operandi degli altri letterati anteriori e
posteriori a Lope, in quanto egli teorizza un suo “manifesto” dopo aver scritto molte commedie.
Lope scrive questo trattato non perché ho bisogno di regole per poi fare il proprio teatro in quanto il suo
teatro già le sue regole, che fino a quel momento non sono scritte, ma in quest'opera, piena di ironia, Lope
manifesta una vis polemica in cui ribadisce la validità della sua arte anche rispetto ai modi di fare teatro nelle
altre parti d'Europa, come in Francia e in Italia. In questo trattato egli mette per iscritto le regole del SUO
teatro.
Nella maggior parte dei casi Lope non rispetta mai le regole aristoteliche di spazio - tempo - azione: doveva
esserci un'unica azione (senza intrecci nella storia) che doveva svolgersi in un unico luogo in un lasso di
tempo di 24 ore. Questa regola è stata codificata non da Aristotele, ma dai neo aristotelici italiani. In realtà
sono sue perché l'unità di azione nasce da un'interpretazione di un passo molto controverso della poetica di
Aristotele che fanno in neo aristotelici italiani.
Lope nel trattato giustifica il suo modo di fare arte, teatro alla luce dei nuovi tempi, ma soprattutto lui dice di
non essere anti-aristotelico, ma al contrario si definisce profondamente aristotelico, perché la prima
asserzione importantissima del teatro aristotelico è che il teatro deve essere VEROSIMILE alla realtà, Lope
parla di mimesis della natura: per lui il teatro deve essere IMITAZIONE DELLA REALTA. — Però, nel
teatro aristotelico, c'è una contraddizione in termini: di solito è un intervento esterno che risolve le cose,
quasi sempre una divinità che alla fine risolve la situazione. Quindi se si fa entrare in gioco una divinità, ci si
domanda come fa ad essere verosimile l'azione, ma naturalmente bisogna vedere le cose dal punto di vista
degli antichi greci per i quali la divinità erano parte viva della loro realtà. — Lope parte da questa asserzione
della VEROSOMIGLIANZA.

Il trattato è diviso in tre parti:


• I PARTE PROLOGAL (v. 1 - v. 146), suddivisa a sua volta in tre parti:
1. (v. 1 - v. 48) Captatio Benevolentiae: vuol dire cercare il favore del pubblico;
2. (v. 49 - v. 127) Demostraciòn de erudiciòn: parte centrale e più corposa in cui lui vuole dimostrare
agli accademici di essere un loro pari e di avere un’erudizione e una cultura che lo rende degno di
presentarsi all’accademia di Madrid.
3. (v. 128 - v.146) Justificaciòn y enlace anafòrico: enlace cioè unione con la parte successiva di tipo
anaforico.

• II PARTE DOCTRINAL (v. 147 - v. 361), in cui parla del suo teatro ed è suddivisa a sua volta in quattro
sezioni più la parte o:
o. v.147 - v. 156 Prologuillo y enlace anaforico
• 1) COMPOSICIÓN
- 1. v. 157 - v. 180: Concepto de tragicomedia
a) Mixtura social (hacia la invención) personaggi
b) Mixtura morfologica y generica
- 2. v. 181 - v. 210: Las unidades
a) Acción
b) Tiempo
- 3. v. 211 - v. 245: División del drama
c) División tripartita: actos
d) Historia de da división en actos
(Paréntesis sobre el baile)

2
e) División dual clásica
f) Cortes a la estructura (aggiustamenti alla struttura del dramma)

• 2) ELOCUCIÓN
- 4. v. 246 - v. 297: Lenguaje
b) Lenquaje y situación
c) El cultismo
d) Lenguaje y personaje
(Paréntesis sobre el disfraz de varón)
e) El remate de las escenas
[al terzo] v. 298 - V. 301 Estructuración de los actos
[al settimo] v. 302 - v. 304 Engañar y suspender al espectador
5. V. 305 - V. 312: Métrica
6. V. 313 -v. 318: Las figuras retóricas

• 3) INVENCIÓN
7. v. 319 - v. 337: Temática
a) Engañar con la verdad
b) Hablar equívoco
c) Los casos de honra
d) Las acciones virtuosas
8. v. 338 - v. 340: Duración de la comedia
9. v. 341 - v. 346: Uso de la sátira
a) No sea claro
b) Pique sin odio
v. 347 - v. 349 Paréntesis: la técnica de aforismos

• 4) PERORACIÓN
10. V. 350 - v. 361: Sobre la representación
a) Decorados
b) Trajes

• III PARTE EPILOGAL (v. 362 - v. 389) suddivisa a sua volta in tre parti:
1. v. 362 - v. 376: Captación de benevolencia
2. v. 377 - v. 386: Demostración de erudición
3. v. 387 - v. 389: Justificación y coda irónica

ANALISI
I. PARTE PROLOGAL
(v.1 - v. 48): Captatio Benevolentiae

Parte in cui Lope cerca di accattivarsi le simpatie dell'Accademia di Madrid, che lui in realtà già aveva in
quanto gli eruditi dell'Accademia erano tutti amici suoi perché Lope era drammaturgo per guadagnarsi da
mangiare, perché era, oltre al suo teatro, considerato un letterato raffinato e per tanto tempo lui aspirò a
essere nominato poeta di corte, cosa che non gli riuscì mai. Ma godeva già della stima deli eruditi
dell'Accademia di Madrid.

(vv. 1 - 10) "Mándanme, ingenios nobles, flor de España, (que en esta junta y academia insigne en breve
tiempo excederéis no sólo a las de Italia, que, envidiando a Grecia, ilustró Cicerón del mismo nombre, junto
al Averno lago, si
no a Atenas, adonde en su platónico Liceo se vio tan alta junta de filósofos) que un arte de comedias os
escriba, que al estilo del vulgo se reciba.":"Mi chiedono, degli ingegni nobili, fiore di Spagna (il fior fiore
degli accademici spagnoli), (che in questa giunta e accademia insigne in poco tempo sorpasserete non solo
quelle italiane che invidiando la Grecia ne fece Cicerone con questo stesso nome (accademia appunto),
vicino al lago Averno, ma sarete anche superiori a quelle di Atene dove nel suo platonico liceo (parla di
Platone) si vide un così alto insieme di filosofi) che un arte di commedias vi scriva, che allo stile del volgo si
adegui.

3
(v. 1): comincia con un esordio abbastanza improvviso.
(vv. 2 - 8): inciso molto ampio per enfatizzare l'importanza dell'accademia di Madrid.
(v. 9 - 10) vanno ricondotti al (v.1). L'accademia di Madrid chiede a Lope di scrivere un trattato teorico sul
teatro (arte de comedias) che venga ricevuto non come accademico, ma al estilo del vulgo, non si tratterà
quindi di un teatro classico ed
erudito.

(vv. 11 - 16) ”Facil parece este sujeto, y fácil fuera para cualquiera de vosotros, que ha escrito menos de
ellas, y más sabe del arte de escribirlas, y de todo; que lo que a mí me daña en esta parte es haberlas escrito
sin el arte.": "Sembra facile questo argomento e facile sarebbe per chiunque di voi, che non ha scritto molte
commedie (ellas si riferisce alle commedie) e sa molto dell'arte di scriverle, e di tutto; quello che a me nuoce
riguardo ciò è di averle scritte senza conoscere l'arte.
Ironia e umorismo da parte di Lope.
(vv. 13 - 14): sanno molto di teoria e meno di pratica.
(v. 16): l'arte la si deve intendere come sinonimo di teoria.

(vv. 17 - 21) "No porque yo ignorase los preceptos, gracias a Dios, que ya, tirón gramático, pasé los libros
que trataban de esto antes que hubiese visto al sol diez veces discurrir desde el Aries a los Peces.": "E non
perché io ignorassi i precetti, grazie a Dio, ero un grammatico (un erudito fatto e finito), e ho studiato i libri
che parlavano di questo prima che il sole avesse visto passare il tempo che intercorre a partire dal segno
dell'ariete fino al segni dei pesci”: Lope non ha scritto le commedie senza arte e senza rispettare le regole,
prima di aver compiuto 10 anni Lope era già padrone di questi precetti, era un bambino prodigio.

(vv. 22 - 25) ”Mas porque, en fin, hallé que las comedias estaban en España, en aquel tiempo, no como sus
primeros inventores pensaron que en el mundo se escribieran,": "In più perché mi resi conto che le
commedie erano in Spagna, in quel tempo, non erano come i loro primi inventori pensavano che si
scrivessero nel mondo”: Le commedie che si scrivevano in Spagna erano diverse da tutte le altre che
venivano scritte in Europa e nel resto del Mondo.

(vv. 26 - 32) "mas como las trataron muchos bárbaros que enseñaron el vulgo a sus rudezas; y así, se
introdujeron de tal modo que, quien con arte agora las escribe, muere sin fama y galardón, que puede, entre
los que carecen de su lumbre, más que razón y fuerza, la costumbre.": "Ma siccome si occuparono di loro
molti barbari che fecero conoscere al volgo le loro rudezze (la loro mancanza di rispetto delle regole) e così,
diventarono così di moda che chi ora le scrive con arte (cioè rispettando le regole) muore senza fama e
senza premio, che può essere che tra coloro che mancano della sua luce (la luce dell'arte) vale più che la
ragione e la forza, l'abitudine.
(v. 27) bárbaros: rudi, ignoranti tra cui Lope sta includendo se stesso perché lui non sta scrivendo secondo le
regole del resto del mondo.
(vv. 29 - 30): Lope fa un velato accenno a Cervantes il quale scriveva commedie con arte, ma senza avere
successo. Il vero sogno di Cervantes non era quello di scrivere romanzi, ma era quello di scrivere teatro ed
essere un drammaturgo di successo. E non lo è mai stato perché Cervantes, una volta tornato dalla prigionia
(era stato rapito dai pirati e prigioniero per molti anni ad Algeri), si mise a scrivere delle opere drammatiche
(commedie, tragedie e entremeses) e soprattutto le commedie e le tragedie rispettavano le tre unità
aristoteliche e non ebbero nessun successo. Era frustrato perché in tutto ciò in cui voleva avere successo non
riusciva, ma quando scrisse un'opera che non è uguale a nessuna ovvero il Don Quijote ebbe una fama
enorme, divenne un grande autore, anche se, in realtà, il suo scopo non era quello tanto che nel prologo dice
che questo libro è nato in cattività ovvero quando era in prigione per debiti.

(vv. 31 - 32): per coloro che non conoscono l'arte, più che la forza e la ragione, vale l'abitudine. Cioè ormai
sono abituati a questo tipo di commedia. Questi due versi sono un distico a rima baciata, il che vuol dire che
stiamo per passare ad un altro argomento (come nelle lasse dove il cambio di assonanza indicava il passaggio
ad un argomento successivo). Questa divisione però viene introdotta dagli editori moderni ad ogni distico si
passa a un nuovo argomento
(vv. 33 - 48) "Verdad es que yo he escrito alqunas veces siquiendo el arte que conocen pocos, mas luego que
salir por otra parte veo los monstruos, de apariencia llenos, adonde acude el vulgo y las mujeres que este
triste ejercicio canonizan, a aquel hábito bárbaro me vuelvo; y, cuando he de escribir una comedia, encierro
los preceptos con seis llaves; saco a Terencio y Plauto de mi estudio, para que no me den voces (que suele
dar gritos la verdad en libros mudos), y escribo por el arte que inventaron los que el vulgar aplauso
pretendieron, porque, como las paga el vulgo, es justo hablarle e necio para darle gusto.": "La verità è che
io ho scritto qualche volta seguendo i precetti che conoscono in pochi, ma vedo da un'altra parte che

4
vengono fatte delle rappresentazioni teatrali che sono dei mostri, cioè che non seguono nessuna regola, dove
vanno le donne e il popolo, che rendono canonico questo triste esercizio, mi converto (in senso quasi
religioso) a quell'abitudine barbara e, quando devo scrivere una commedia, chiudo i precetti sotto sei chiavi,
caccio via Terenzio e Plauto (tragediografi latini che probabilmente seguivano le regole dal mio studio,
affinché non mi parlino (che di solito gridano la verità nei libri muti), e scrivo secondo l’arte che
inventarono quelli che pretesero ottenere un applauso del volgo (del popolo), perché come siccome chi paga
è il popolo è giusto parlarle in maniera sciocca per dargli gusto."
(v. 36) "veo los monstruos, de aparencia llenos": un mostro è qualcosa che non segue i dettami della natura.
Si riferisce alle rappresentazioni teatrali, che non seguono nessuna regola.
(v. 38): Lope è ironico perché lui stesso svolge questo triste esercizio.
(vv. 47 - 48): Siccome è il popolo che paga, è giusto scrivere un teatro non secondo le regole classiche, ma
secondo le regole del popolo, del volgo. Lui sa scrivere bene, ma non lo fa perché lui scrive per il popolo e
siccome è lui che paga è giusto che abbia quello per cui paga, ovvero un teatro con delle regole diverse da
quelle classiche.

(v. 49 - V. 127) Demostraciòn de erudiciòn:


Parte in cui mostra la sua erudizione all'accademia di Madrid.

(v. 49) - "Ya tiene la comedia verdadera su fin propuesto, como todo género de poema o poesis, y éste ha
sido! imitar las acciones de los hombres y pintar de aquel siglo las costumbres. También cualquiera
imitación poética se hace de tres cosas, que son plática, verso dulce, armonía, o sea la música, que en esto
fue común con la tragedia, sólo diferenciándola en que trata las acciones humildes y plebeyas, y la tragedia,
las reales y altas. iMirad si hay en las nuestras pocas faltas!": "La commedia vera e propria ha il proprio
fine, come ogni genere di poema o poesis (poesis è greco), che è quello di imitare le azioni degli uomini
cercando di rappresentare i costumi del tempo. E come qualsiasi imitazione poetica, si forma di tre cose, che
sono linguaggio, un verso dolce, l'armonia, ovvero la musica, che è la sola cosa in comune con la tragedia,
solo differiscono per l'argomento di cui trattano la commedia tratta di azioni di gente umile e plebea (del
popolo) e la tragedia tratta di azioni regali (di re) e alte."
(v. 66) "Mirad si hay en las nuestras pocas faltas!": "Guardate se ci sono nelle nostre!"
*Ironia da parte di Lope perché dice che se secondo i precetti la commedia parla di cose volgari e plebee e la
tragedia parla di azione regali e alte, e l'unica cosa che hanno in comune è la musica, immaginatevi se in
quelle che scriviamo noi ci sono dei difetti. Lope dice "immaginatevi quanti difetti ci sono nelle nostre"
rispetto alla poetica aristotelica e lo dice con fine ironico perché nel suo teatro la distinzione tra commedia e
tragedia non c’è.

(vv. 62 - 76) "Acto fueron llamadas, porque imitan las vulgares acciones y negocios. Lope de Rueda fue en
España ejemplo de estos preceptos, y hoy se ven impresas sus comedias de prosa tan vulgares, que introduce
mecánicos oficios y el amor de una hija de un herrero, de donde se ha quedado la costumbre de llamar
entremeses las comedias antiquas donde está e su fuerza el arte, siendo una acción y entre plebeya gente,
porque entremés de rey jamás se ha visto, y aquí se ve que el arte, por bajeza de estilo, vino a estar en tal
desprecio, y el rey en la comedia para el necio.": "Atti furono chiamati perché imitavano le azioni e affari
volgari. Lope de Rueda fu in Spagna esempio di questi precetti, e oggi si vedono stampate le sue commedie
in prosa tanto volgari, perché introduce al loro interno mestieri manuali e l'amore della figlia di un fabbro,
dove si è stabilita l'abitudine di chiamare intermezzi le commedie antiche scritte secondo quest'arte volgare,
essendo ambientate tra gente plebea, perché un intermezzo con un re non si è mai visto, e qui si vede che
l'arte, per bassezza di stile, venne a raggiungere un tale disprezzo e il re viene messo nella commedia per lo
sciocco."
(v. 67 - 68): mestieri manuali quali artigiani, contadini ecc.. e l'amore della figlia di un fabbro, elemento che
sono considerati da Lope de Vega bassi e volgari.
(v. 73): gli entremeses (e quindi tutte le opere di Lope de Rueda) secondo Lope de Vega sono opere basse e
volgari.
(vv. 73 - 74): i precetti classici, aristotelici sono giunti ad essere tanto disprezzati che per lo sciocco, per il
plebeo che va a teatro e paga il drammaturgo arriva ad introdurre un re come personaggio nella sua
commedia (commedia qui non è intesa
come genere neutro, ma nel vero significato del termine, ovvero azione comica con personaggi bassi). Con
l'inserimento dei un re in un'opera drammatica comica si è arrivati al massimo dell'infrazione dell'arte,
perché secondo i precetti aristotelici non si poteva fare.

(v. 77 - 96) "Aristóteles pinta en su Poética, puesto que escuramente, su principio: la contienda de Atenas y
[Megara] sobre cuál de ellos fue inventor primero. Los megarenses dicen que Epicarmo, aunque Atenas

5
quisiera que Magnetes. Elio Donato dice que tuvieron principio en los antiguos sacrificios; da por autor de
la tragedia [a] Tespis, siquiendo a Horacio, que lo mismo afirma; como de las comedias a Aristófanes.
Homero, a imitación de la comedia, La Odisea compuso, mas La Ilíada de la tragedia fu famoso ejemplo, a
cuya imitación llamé epopeya a mi Jerusalén, y añadí «trágica»; y así a su Infierno, Purgatorio y Cielo del
célebre poeta Dante Alígero llaman comedia todos comúmmente, y el Maneti en su prólogo lo siente.":
"Aristotele dipinge nella sua poetica, sebbene in maniera oscura, il suo principio: la contesa tra la città di
Atene e la città di Megara su chi fosse il primo inventore. Quelli di Megara dicono che il primo è stato
Epicarmo, sebbene Atene vorrebbe che fosse Magnete. Elio Donato dice che iniziarono negli antichi
sacrifici, da come autore della tragedia Tespi, poi segue Orazio che lo stesso afferma; dicono che chi ha
dato inizio alle commedie è Aristofane. Omero, a imitazione della commedia, scrisse l'Odissea, ma l'iliade fu
un famoso esempio di tragedia, imitando la quale chiamai la mia Gerusalemme1 epopea aggiungendovi
'tragica', e così al suo Inferno, Purgatorio e Paradiso del celebre poeta Dante Alighieri chiamano tutti
comunemente commedia, e il Maneti nel suo prologo se ne dispiace."
Maneti era un neo-aristotelico.

(vv. 97 - 110): "Ya todos saben que silencio tuvo, por sospechosa, un tiempo la comedia, y que de allí nació
la sátira, que, siendo más cruel, cesó más presto, u dio licencia a la comedia nueva. Los coros fueron los
primeros; luego de las figuras se introdujo el número; pero Menandro, a quien siquió Terencio, por
enfadosos, despreció los coros; Terencio fu más visto en los preceptos, pues que jamás alzó el estilo cómico
a la grandeza trágica, que tantos reprehendieron por vicioso en Plauto, porque en esto Terencio fue más
cauto.": "Già tutti sanno che durante un certo periodo di tempo la commedia fu ritenuta sospetta (non
propriamente limpido) e fu messa a tacere e da quel silenzio nacque la satira, che, essendo più pungente,
terminò molto presto, e diede inizio alla commedia nuova. I cori furono i primi, poi si introdusse il numero
dei personaggi però Menandro (greco), che fu seguito da Terenzio (latino), disprezzò i cori perché li riteneva
fastidiosi. Terenzio fu più avveduto nel rispetto dei precetti, ma non riuscì mai ad elevare lo stile comico alla
grandezza tragica, e tanti invece rimproverarono Plauto considerandolo più licenzioso e meno attento ai
precetti perché in questa materia Terenzio fu più cauto.”
Lope fa una distinzione tra i commediografi greci e latini e anche tra i latini stessi (tra Plauto e Terenzio, il
primo più volgare e licenzioso, il secondo più raffinato).
(vv. 111 - 118) "Por argumento la tragedia tiene la historia, y la comedia, el fingimiento; por eso fu llamada
planipedia del argumento humilde, pues la hacía sin coturno y teatro el recitante. Hubo comedias paliatas,
mimos, togatas, atelanas, tabernarias, que también eran, como agora, varias.": "Per tema la tragedia ha la
storia, e la commedia, la finzione; per questo fu chiamata Planipedia per via dell'argomento umile, e il
recitante non portava il coturno. Ci furono le commedie palliate, i mimi, le togate, le atellane, le tabernarie,
che erano, come allora, varie (riferendosi alle commedie romane)."
(vv. 111 - 112): Tutte le tragedie e le tragicommedie lopesche sono basate o su fatti realmente accaduti o su
una fonte letteraria precedente. L'idea di tragedia come storia vera e di commedia come finzione è qualcosa
che nella scrittura drammatica di Lope rimane latente.
(vv. 113 - 115): Planipedia significa "con i piedi piatti”, "senza tacchi". Gli attori recitavano con dei sandali
molto bassi e non con calzatura che gli elevava. Invece gli interpreti della tragedia indossavano una calzatura
che si chiamava coturno che era rialzata, aveva i tacchi (tipo espadrillas). Un genere di tragedie si chiamava
proprio Coturnata.
(v. 116):
• Comedias paliatas: è un tipo di commedia, LE PALLIATE. Il pallio era mantello che non è tutto di un
colore, ma ha una striscia di un colore diverso poco prima del bordo del mantello stesso.
• Mimos: i mimi, che erano un tipo di recitazione basata sul linguaggio del corpo.
• Togatas: le togate, in cui l'attore indossava la toga.
• Atelanas: atellana, non è una commedia, ma una rappresentazione più breve, molto grottesca, sorta di farsa
di argomento rude e grossolano in cui, come nella Commedia dell'Arte, c'erano dei personaggi fissi.
• Tabernarias: le tabernarie, che fanno riferimento all'ambientazione bassa.

(vv. 119 - 122) "Con ática elegancia los de Atenas reprehendían vicios y costumbres con las comedias, y a
los dos autores del verso y de la acción daban sus premios.”: "Con attica eleganza quelli di Atene,
rimproveravano vizi e abitudini delle commedie, e ai due autori del verso e dell'azione davano i loro premi."
(v. 120): La commedia era finalizzata a condannare vizi e costumi, aveva quasi un fine moraleggiante.

1Lope de Vega scrisse un poema cavalleresco alla maniera di Tasso che parla appunto della liberazione di
Gerusalemme, intitolato Jerusalén conquistada.

6
(vv. 121 - 122): Lope dice che erano due autori per lo stesso testo: uno si occupava dell'acción, dei fatti
ovvero inventio, e l'altro metteva in versi l'azione pensata da un altro autore. Uno era uno sceneggiatore e
l'altro era quello che metteva in versi questa sceneggiatura. E questa è una cosa molto importante.

(vv. 123 - 127) "Por eso Tulio las llamaba espejo de las costumbres y una viva imagen de la verdad, altísimo
atributo, en que corren parejas con la historia.”: "Per questo Tullio (Cicerone) le chiamava specchio dei
costumi e una viva immagine
della verità (riferendosi alla commedia), grandissimo complimento, tanto che sembra che questo essere
specchio dei costumi le rendeva tali che sembrano correre di pari passo con la storia (non erano vere, ma
verosimili).

(v. 128 - v. 146) Justificaciòn y enlace anafórico

In questa parte Lope mostra il motivo della sua ampia illustrazione della commedia, della tragedia, delle sue
origini.

(vv. 128 - 146) "¡Mirad si es digna de corona y gloria! Pero ya me parece estáis dicendo que es traducir los
libros y cansaros pintaros esta máquina confusa. Creed que ha sido fuerza que os trujese a la memoria
alqunas cosas de éstas, porque veáis que me pedís que escriba Arte de hacer comedias en España, donde
cuanto se escribe es contra el arte; y que decir cómo serán agora contra el antiquo, y qué en razón se funda,
es pedir parecer a mi experiencia, no [al] arte, porque el arte verdad dice, que el ignorante vulgo
contradice.": "Guardate se la commedia è degna o meno di corona e gloria! Per quello che mi sembra state
dicendo che questa macchina che traduce libri, e vi sto presentando questo insieme di cose confuse. Credete
che sono stato obbligato a riportarvi alla memoria alcuna di queste cose perché vedeste che io scriva l'arte
di fare commedia in Spagna, e il fatto di dire che quelle che si fanno adesso sono contro i modi antichi, ed è
un fatto che si fonda in una ragione equivale a chiedere un parere a quella che è la mia esperienza di
drammaturgo, non all'arte, perché l'arte dice una verità che il popolo ignorante contraddice”.
(v. 128): Lope sta dando lustro alla commedia proprio perché, secondo i retorici greci e latini, come
Cicerone, è uno specchio vivo dei costumi e devi vizi e quindi essendo verosimile anche se non vera, va di
pari passo con la storia. Per questo motivo è degna di corona e a gloria.
(vv. 129 - 130): Lope si sta quasi discolpando perché sta parlando di tutti questi autori, questi libri e li sta
stancando mettendo davanti ai loro occhi tutto questo insieme di cose confuse.
(v. 135): Lope dice che tutto il teatro che si fa in Spagna è contro l'arte, contro i precetti.
(v. 137) razón: la ragione è che si fa quest'arte contro i precetti è perché è quella che piace al pubblico.
(v. 140): la verità detta dall'arte e dai precetti è contraddetta da ciò che dice il vulgo ignorante.
(vv. 141 - 146) "Si pedís arte, yo os suplico, ingenios, que leáis al doctísimo utinense Robortelio, y veréis
sobre Aristóteles, y, aparte en lo que escribe De Comedia, cuanto por muchos libros hay difuso, que todo lo
de agora está confuso.": “Se volete l'arte io, vi supplico, ingegni dell'accademia di Madrid, che leggiate il
dottissimo udinese Robortello e vedrete che ha scritto su Aristotele e un trattato sulla commedia (De
Comedia), e vedrete che l'arte è diffusa in molti libri non avete bisogno del mio parere perché tutto quello
che si fa qui in Spagna è confuso”.
(v. 141) ingenios: ingegni, riferendosi agli eruditi dell'Accademia di Madrid.
(v. 142) utinense: udinese, originario di Udine. > (v. 142): Lope dice che se loro vogliono l'arte non devono
chiedere a lui, ma devono leggere il dottissimo udinese Robortello. Robortello era un professore di filosofia e
retorica vissuto nel 1500. Quando Lope scrive il trattato, Robortello era già morto.
(v. 145): l'arte è diffusa in molti libri e quindi non hanno bisogno del parere di Lope.
(v. 146) agora: qui. Ha significato temporale (ancora) e spaziale (qui).

II PARTE DOCTRINAL

Inizia la parte dedicata al suo teatro, e non al teatro altrui. In questa Lope parla della struttura della sua
commedia.

O. (v. 147 -156) Progullo y enlace anafórico



Unisce il paragrafo precedente questa nuova parte del testo e lo fa attraverso la ripetizione
dell'incipit, per questo anaforico. L'anafora è la figura retorica che consiste nel ripetere la stessa
parola o lo stesso sintagma in un verso o in una frase in prosa: v. 141 Si pedís - v. 147 Si pedís.

7
(vv. 147) "Si pedís parecer de las que agora están en posesión, y que es forzoso que el vulgo con sus leyes
establezca la vil quimera de este monstruo cómico, diré el que tengo, y perdonad, pues debo obedecer a
quien mandarme puede, que, dorando el error del vulgo, quiero deciros de qué modo las querría, ya que
seguir el arte no hay remedio, en estos dos extremos dando un medio.": "Se chiedete un’opinione delle
commedie che sono in voga ora, visto che è necessario che il popolo con le sue leggi stabilisca la vile
chimera di questo mostro comico, e dirò la mia opinione, e perdonate, debbo obbedire a chi mi può
comandare, che, cercando di mitigare, addolcire l'errore del volgo, voglio dirvi come le vorrei fare, poiché
sul fatto di seguire l'arte (i precetti classici) ormai non c'è rimedio, proverò tra questi due estremi a dare una
via di mezzo."
(v. 150) "la vil quimera de este monstruo cómico": Lope sta parlando del suo teatro e lo definisce con
un'affermazione negativa e ironica perché dice che è una “vil quimera de este monstruo cómico": la VILE
chimera di questo mostro comico. Il suo teatro è VILE perché è un mostro, è qualcosa al di fuori di ogni
regola.

❖ La quimera è un animale mitologico che è composto da tante diverse parti diverse tra loro,
metaforicamente il termine è passato a designare qualcosa che non è reale ma è immaginario. C'è una
somiglianza con monstruos (v. 36) perché il mostro è qualcosa che va contro le leggi della natura, un essere
che presenta delle anomalie rispetto a quella specie, ma può indicare anche un qualcosa che è al di fuori
degli standard (es. mostro di bravura, mostro di bruttezza).
❖ Quimera e monstruos sono in un certo senso sinonimi: DITTOLOGIA SINONIMICA 2.
❖ Inoltre, questo verso è un CHIASMO perfetto:

VIL QUIMERA DE ESTE MONSTRUO CÓMICO

DUE AGGETTIVI (inizio e fine verso) - DUE SOSTANTIVI (al centro)


(v. 152): obbedire a chi mi manda, ovvero il popolo, il pubblico per il quale scrive commedie.
Come si può scrivere una commedia?

1. COMPOSICIÓN

(v. 157 - 180) Concepto de Tragicomedia


[a] Mixtura social (hacia la invención)

(vv. 157) - "Elíjase el sujeto, y no se mire (perdonen los preceptos) si es de reyes, aunque por esto entiendo
que el prudente Filipo, rey de España y señor nuestro, en viendo un rey en ellos se enfadaba, o fuse el ver
que al arte contradice, o que la autoridad real no debe andar fingida entre la humilde plebe.": "Si scelga il
soggetto e non si guardi, (i precetti mi perdonino) se riguarda i re, sebbene per questo motivo capisco che il
prudente Filippo, Re di Spagna e nostro signore, vedendo un re nelle commedie si arrabbiava, o magari
perché è evidente che vedere un re nella commedia va contro i precetti perché l'autorità reale non deve
andare sotto mentite spoglie tra l'umile plebe.'
(v. 160): Filippo II, chiamato il re prudente, perché era molto rigido nei costumi, non amava il teatro ed era
molto attento nelle questioni dello stato (controllava ogni documento) ed estremamente cattolico e, insieme
al padre Carlo V, erano considerati Austrias Mayores, ebbero più prestigio rispetto a quelli che saranno gli
Asburgo della decadenza (Filippo III, Filippo IV e Carlo II). Quando Lope scrive il trattato Filippo II era già
morto, ma quando iniziò a scrivere era ancora vivo perché Lope inizia a scrivere negli anni '80 del XVI
secolo e Filippo II muore nel 1598. Lope ha conosciuto tre re della dinastia d'Asburgo: Filippo II (1558 -
1598), Filippo III (1598 - 1621) e Filippo IV (1621 - 1663). Filippo III era amante del teatro.

(vv. 165 - 173) "Esto es volver a la comedia antigua donde vemos que Plauto puso dioses, como en su
Anfitrión lo muestra Júpiter. Sabe Dios que me pesa de aprobarlo, porque Plutarco, hablando de Menandro,
no siente bien de la comedia antiqua; mas pus del arte vamos tan remotos, y en España le hacemos mil
agravios, cierren los doctos esta vez los labios.": "Questo è un ritorno alla commedia antica dove vediamo
che Plauto inserì nelle sue commedie addirittura degli dei, come nel suo Anfitrione appare Giove. Solo Dio
sa che mi duole approvare questa scelta di Plauto perché Plutarco parlando di Menandro non ha una buona

2Due sinonimi a contatto. Possono essere sinonimi o parole dello stesso campo semantico e possono essere
aggettivi, verbi o sostantivi.

8
opinione della commedia antica; ma poiché ormai siamo così lontani dall'arte, e in Spagna facciamo all'arte
mille offese questa volta i dotti chiudano le labbra, stiano zitti."
(v.166): Plauto non si ebbe reticenze ad inserire degli dei nelle sue commedie.

[B] Mixtura morfólogica y genérica (Cuore dell'Arte Nuevo)

(vv. 174 - 180) "Lo trágico y lo cómico mezclado, y Terencio con Séneca, aunque sea como otro Minotauro
de Pasife, harán grave una parte, otra ridícula, que aquesta variedad deleita mucho: buen ejemplo nos da
naturaleza, que por tal variedad tiene belleza.": "Il tragico e il comico mescolati, Terenzio con Seneca e
dunque come fosse un altro Minotauro di Pasife, avranno un ruolo grave, serio e un altro più ridicolo. E
questa varietà diletterà molto: buono esempio ci dalla Natura ed è bella grazie a questa sua varietà”.
Il tragico e il comico mischiati sono come il minotauro perché il minotauro è una creatura composta da parti
molto diverse (metà uomo e metà toro). ➤

(v. 181 - 210) Las unidades


[a] Acción

(v. 181 - 187) "Adviértase que sólo este sujeto tenga una acción, mirando que la fábula de ninguna manera
sea episódica, quiero decir inserta de otras cosas que del primero intento se desvíen; ni que de ella se pueda
quitar miembro que del contexto no derribe el todo;": "Si faccia in modo che questo soggetto, l’argomento
della commedia abbia solo un'azione facendo in modo che la fabula in nessun modo sia episodica, voglio
dire in questa fabula non vi siano inserite altre cose che dalla prima intenzione cambino strada; e allo stesso
tempo si faccia attenzione che da essa non si possa togliere nessuna parte senza far cadere tutta l’azione".
Dev'essere unitaria perché se si toglie una parte tutta l'azione della commedia crolla. Qui Lope sta
promuovendo l'unità d'azione sebbene lui stesso non rispetta mai. Molti degli accademici spagnoli erano
amici di Lope, per questo Lope si può permettere di fare dell'ironia in questo trattato, perché lui stesso aveva
le qualità per essere un accademico.

(vv. 188 - 200) "no hay que advertir que pase en el período de un sol, aunque es consejo de Aristóteles,
porque va le perdimos el respeto cuando mezclamos la sentencia trágica a la humildad de la bajeza cómica;
pase en el menos tiempo que ser pueda, si no es cuando el poeta escriba istoria en que hayan de pasar
algunos años, que éstos podrá poner en las distancias de los dos actos, o, si fuere fuerza, hacer algún
camino una figura, cosa que tanto ofende a quien lo entiende, pero no vaya a verlas quien se ofende": "Non
c'è bisogno di stare attenti a che l’azione trascorra tutta nel periodo di un sole (in una giornata), sebbene
questo è consiglio di Aristotele, perché tanto ormai gli abbiamo già mancato di rispetto quando abbiamo
mescolato il discorso sentenzioso della tragedia all'umiltà della commedia; comunque sebbene possiamo
passare il limite di un giorno è meglio che l'azione si svolga nel minor tempo possibile a meno che il poeta
scriva una storia nella quale debbano passare molti anni, però il drammaturgo potrà porre una distanza
temporale tra un atto e l'altro, e se fosse necessario rappresentare un personaggio itinerante che è una cosa
che offende molto chi si intende dell'arte, però chi si offende non vada a vedere queste commedie."
(Ad esempio, nelle commedie agiografiche in cui si racconta la vita di un santo, non si può rispettare la
regola dell'unità di tempo perché sono commedie biografiche ed essendo tali devono raccontare tutta la vita
di quel santo ed è logico che passino tanti anni.)
(v. 200): queste commedie non sono scritte per chi si offende, ma per coloro ai quali piace questo tipo di
teatro.

➤ Quando lui scrive è già un drammaturgo molto affermato e dà per esempio un'illustrazione delle origini
della tragedia e della commedia, fa la distinzione tra le due e dice le cose che hanno in comune (la musica).
Lui non rispetta la distinzione
tra le due perché infatti al (v. 174) "lo tragico, lo cómico mesclado", quindi i suoi testi sono come un altro
minotauro (essere mitologico metà uomo metà toro), cioè sono compositi di parti tragiche e di parti comiche.
Parla delle tre unità aristoteliche: dicendo che si deve cercare di far svolgere la commedia nel più breve
tempo possibile anche se a volte non è possibile perché se si parla di una vicenda che copre molti anni l'unità
di tempo aristotelica non può essere rispettata, però Lope dice che si deve cercare di mettere questa
differenza di anni tra un atto e l'altro. Il passaggio da un atto all'altro è maturativo dal punto di vista
temporale, suppone cioè un avanzamento temporale.
L'AZIONE DOVEVA ESSERE UNICA E NON EPISODICA. ma ciò non è vero perché nelle opere non solo
di Lope, ma di tutti i drammaturghi che verranno dopo di lui e ne seguiranno le orme, ci saranno sempre
delle trame secondarie e delle

9
trame parallele. Lope si contraddice abbastanza. La cosa importante è MANTENERE LA
VEROSIMIGLIANZA, far svolgere una vicenda come sono le vicende di amore che loro trattano nell'arco
di 24 ore è assolutamente inverosimile quindi per rispettare il vero assunto principale del teatro aristotelico
cioè il teatro come mimesis della natura, bisogna rispettare la verosimiglianza e a volte ciò va a scapito delle
unità aristoteliche.

(vv. 201 - 210) "¡Oh, cuántos de este tiempo se hacen cruces de ver que han de pasar años en cosa que un
día artificial tuvo de término, que aun no quisieron darle el matemático!!": "Oh, quanti di questo tempo si
scandalizzano (si meravigliano) di vedere se passano degli anni in una cosa che un giorno artificiale ebbe
per limite, una cosa che non riuscirebbero a fare nemmeno i matematici!"
In questi versi Lope parla di come tratta il tempo all'interno dei suoi lavori teatrali. Dice che il tempo nel
quale si svolgono le sue opere è un giorno, ma non è un giorno solo, vero e proprio, di 24 ore, ma è
artificiale.

(vv. 205 - 210) "Porque considerando que la cólera de un español sentado no se templa si no le representan
en dos horas hasta el Final Juicio desde el Génesis, yo hallo que, si allí se ha de dar gusto, con lo que se
consique es lo más justo.”: "Considerando che la collera di uno spagnolo seduto non si tempera se non gli si
rappresentano in due ore fino al Giudizio Universale dalla Genesi, e trovo che se bisogna dar gusto al
pubblico qualsiasi mezzo è giusto.”
In questi versi Lope parla del pubblico dicendo che il pubblico spagnolo non è contento se in due ore non si
racconta tutta la storia quindi per i drammaturghi è impossibile rispettare le regole aristoteliche perché il
pubblico spagnolo vuole che gli sia rappresentata una storia lunghissima che duri tanto, che vada dalla
Genesi al Giudizio Universale, altrimenti entra in gioco la collera del pubblico.
Ritorna la rima in "-usto", come a dire che la cifra di tutto quello che viene detto in questo trattato: la
cosa giusta, la regola è dettata dal gusto del pubblico.

(v. 211 - 245) División del drama


[a] División tripartita: actos

(vv. 211 - 214) "El sujeto elegido, escriba en prosa y en tres actos de tiempo le reparta, procurando, si
puede, en cada uno no interrumpir el término del día.": “Il soggetto scelto scrive in prosa e in tre atti di
tempo la divida, cercando, se può, in ognuno di non interrompere la fine del giorno.”
Ogni atto dovrebbe non andare oltre il termine di un giorno, questo sarebbe l’ideale.

[b] Historia de la división en actos

(vv. 215 - 224) "El capitán Virués, insigne ingenio, puso en tres actos la comedia, que antes andaba en
cuatro, como pies de niño, que eran entonces niñas las comedias; y yo las escribí, de once y doce añosde a
cuatro actos y de a cuatro pliegos, porque cada acto un pliego contenía; y era que entonces en las tres
distancias se hacían tres pequeños entremeses, y, agora, apenas uno, y luego un baile,": "Il capitano Virus,
insigne genio, compose in tre atti la commedia che prima era in quattro come i piedi di bambino, che erano
bambine le commedie; e io le scrissi, tra gli 11 e i 12 anni, di quattro atti e di quattro fascicoli, perché ogni
atto conteneva un fascicolo e inoltre tra un atto e un altro si mettevano un intermezzo e, ora, appena uno, e
dopo un baile”.

Il primo che ha cominciato a scrivere le commedie in tre atti è stato il Capitan Virués, che era un
tragediografo e infatti Lope lo chiama insigne ingegno. L’ha messa in tre atti perché prima la commedia ne
aveva quattro come i piedi di un bambino. ➤ cioè quando gattona che cammina con le mani e con i piedi.
Lope dice ciò perché a quell'epoca le commedie erano bambine. Dice che anche lui quando aveva tra gli 11 e
i 12 anni le ha scritte di quattro atti e di quattro fascicoli, perché ogni fascicolo è un atto.

[Paréntesis sobre el baile]

(vv. 225 - 230) "aunque el baile lo es tanto en la comedia que le aprueba Aristóteles y tratan Ateneo, Platón
y Jenofonte, puesto que reprehende el deshonesto, y por esto se enfada de Calípides, con que parece imita el
coro antiquo.": "Sebbene il baile è talmente appropriato nella commedia che li approva Aristotele e ne
parlano Ateneo, Platone e Senofonte, però Senofonte condanna il baile per essere troppo licenzioso e per
questo sembra che si irriti con Calipide, sembra infatti imitare il coro antico."
Il BAILE arrivava a fine della commedia, ed è una parte comica.

10
[c] División dual clásica

(vv. 231 - 239) "Dividido en dos partes el asunto, ponga la conexión desde el principio, hasta que vaya
declinando el paso, pero la solución no la permita hasta que llegue a la postrera scena, porque, en sabiendo
el vulgo el fin que tiene, vuelve el rostro a la puerta y las espaldas al que esperó tres horas cara a cara, que
no hay más que saber que en lo que para.": "Divisa in due parti la materia, le basi dell'argomento vanno
messe al principio alla fine (i punti principali del soggetto vanno messi sin dal principio) fino a che non si
sia sviluppato, ma il finale non deve essere svelato fino all'ultima scena perché il pubblico sapendo il finale
gira il volto verso la porta e dà le spalle a chi ha aspettato per tre ore faccia a faccia il finale della
commedia anche se quello che rimane da sapere è come quest'opera va a finire”.
L'argomento deve essere sviluppato poco a poco e il finale deve essere svelato solo all'ultima scena perché il
pubblico deve essere tenuto in uno stato di aspettativa fino all'ultima scena perché una volta che il pubblico
ha intuito il finale, anche se il pubblico era molto scafato e sapeva più o meno da una determinata vicenda
che tipo di finale aspettarsi, comincia ad andarsene e dà le spalle a chi ha aspettato per tre ore faccia a faccia
il finale della commedia. Un certo tipo di pubblico deve essere tenuto in un certo stato di incertezza fino
all'ultima scena perché senno se ne va.

[d] Cortes a la estructura

(vv. 240 - 245) "Quede muy pocas veces el teatro sin persona que hable, porque el vulgo en aquellas
distancias se inquieta y gran rato la fábula se alarga, que, fuera de ser esto un grande vicio, aumenta mayor
gracia y artificio.": "Che rimanga poche volte il teatro senza una persona che parli perché il popolo si
inquieta in quelle distanze, in quei momenti di vuoto e si allunga di molto, che, oltre ad essere questo un
grande vizio, suppone l'umorismo e l’artificio”.

2. ELOCUCIÓN

(v. 246 - 297) Lenguaje


[a] Lenguaje y situación

(vv. 246 - 256) "Comience, pues, y con lenguaje casto no gaste pensamientos ni conceptos en las cosas
domésticas, que sólo ha de imitar de dos o tres la plática; mas cuando la persona que introduce persuade,
aconseja o disüade, allí ha de haber sentencias y conceptos, porque se imita la verdad sin duda, pues habla
un hombre en diferente estilo del que tiene vulgar, cuando aconseja, persuade o aparta alguna cosa.":
"Cominci quindi e con linguaggio casto non sprechi pensieri ne concetti nelle cose di tutti i giorni, ci deve
essere una conversazione domestica di due o tre personaggi, ma quando una persona che introduce
persuade, consiglia, dissuade lì non devono esserci sentenze e concetti perché così facendo senza dubbio si
imita la verità perché un uomo parla con stile differente che non è volgare quando consiglia, persuade o
mette in evidenza qualcosa”.
Leggendo il trattato secondo il contesto moderno, e non secondo il contesto dell'epoca, Lope non vuole
proporre una lettura sociale, l'ordinario, ma vuole proporre qualcosa di particolarmente speciale, qualche
vicenda che esca fuori dalla sfera della normalità. Perciò dice che non deve trattare di cose domestiche, di
tutti i giorni, perché molte volte l'ambientazione è domestica, però non deve essere questo il fulcro della
rappresentazione perché quella che Lope vuole proporre non è assolutamente una lettura di tipo sociale.
(vv. 247 - 249): ci deve essere una conversazione domestica di due o tre personaggi, non di più perché
altrimenti è il sotto-testo e il pubblico si annoia perché il pubblico queste cose le vede tutti i giorni e quindi
vuole qualcosa che seppure abbia degli agganci con la propria vita sia in qualche modo anche distante da
essa, proponga qualche evento che esca dalla quotidianità.
(vv. 251 - 252): quando un personaggio che sta parlando ha il compito di convincere, consigliare o
dissuadere il linguaggio deve essere più complesso, infatti Lope dice che ci devono essere un parlare
sentenzioso e argomentativo, ovvero pieno di concetti, argomenti.
(vv. 254 - 256): il personaggio parlerà in modo diverso se vuole convincere, facendo centrare l'attenzione
dell'interlocutore su un argomento in particolare.

(vv. 257 - 263) "Dionos ejemplo Arístides retórico, porque quiere que el cómico lenquaje sea puro, claro,
fácil, y aun añade que se tome del uso de la gente, haciendo diferencia al que es político, porque serán
entonces las dicciones espléndidas, sonoras y adornadas.": "Ce ne ha dato un buon esempio il retorico
Aristide perché vuole che il linguaggio della commedia (dell'opera teatrale) sia puro, chiaro, facile e
aggiunge inoltre che si prenda ad esempio il linguaggio corrente delle persone, facendo differenza dal

11
linguaggio che si può definire politico, in questo caso le frasi, ma anche il modo di pronunciarle, devono
essere splendide, che suonino bene e adornate.”
Il linguaggio deve essere quindi complesso e ricercato.

[b] El cultismo

(vv. 264 - 268) "No traya la escritura, ni el lenquaje ofenda con vocablos exquisitos, porque, si ha de imitar
a los que hablan, no ha de ser por pancayas, por metauros, hipogrifos, semones y centauros": "Non prenda
come esempio la Sacra Scrittura, né forzi il linguaggio con vocaboli bizzarri, fuori dal comune perché se
deve imitare coloro che parlano non deve essere menzionato ne pancaia, ne metauro, ne ipogrifo, ne sermoni
né centauri."
Non devono esserci questi elementi che sono propri del linguaggio mitologico. Siamo nella IV sezione della
II parte in cui parla del linguaggio che si adatta alla situazione, del linguaggio colto e dell'accostamento di un
certo tipo di linguaggio e
un certo tipo di personaggio.

[c] Lenguaje y personaje: il linguaggio che ogni personaggio deve usare

(vv. 269 - 279) "Si hablare el rey, imite cuanto pueda a gravedad real; si el viejo hablare, procure una
modestia sentenciosa; describa los amantes con afectos que muevan con extremo a quien escucha; los
soliloquios pinte de manera que se transforme todo el recitarte, y, con mudarse a sí, mude al oyente;
preqúntese y respóndase a sí mismo, y, si formare quejas, siempre guarde el debido decoro a las mujeres.":
"Se a parlare è il re si imiti quanto possibile la serietà del suo ruolo, se invece a parlare è un vecchio, un
anziano si cerchi di farlo parlare modestamente però in maniera sentenziosa (che possa esprimere tutto il
suo essere vecchio e saggio); descriva gli amanti con sentimenti che commuovano estremamente chi ascolta;
quando un attore fa un soliloquio deve essere capace di mettersi tutto in questo soliloquio, si trasformi in
modo tale da commuoversi e commuovendo se stesso possa commuovere anche l'ascoltatore; l'attore deve
farsi domande e darsi delle risposte, e, se in questo soliloquio dovessero apparire dei lamenti d'amore, ciò
accada in modo da guardare il dovuto rispetto alle signore."
In questi versi Lope dà anche dei consigli per l'attore: ogni personaggio deve comportarsi secondo il proprio
decoro, status.

[Paréntesis sobre el disfraz de varón]

(vv. 280 - 283) "Las damas no desdigan de su nombre, y, si mudaren traje, sea de modo que pueda
perdonarse, porque suele el disfraz varonil agradar mucho.": “Le dame non contraddicano il proprio nome,
e se cambiassero d'abito, sia un mutamento, un travestimento che non sia offensivo (e che si possa
ammettere), perché IL VESTITO DA UOMO PIACE MOLTO.”
(v. 280): le dame devono comportarsi da dame, ovvero da donne di un certo status sociale. Non dovevano
mai smentire con comportamenti, con gesti il loro essere “dama principal”, dama nobile.
(vv. 282 - 283): Lope introduce un tema importante nel teatro del Siglo de Oro *EL TEMA DE LA MUJER
VESTIDA DE HOMBRE. Il travestimento maschile in genere piace molto perché i vestiti da uomo erano più
aderenti (a mo' di calzamaglie) e se un'attrice andava in scena indossando vestiti da uomo si vedeva molto di
più delle loro forme, le loro gambe e in tal modo si accendeva molto di più la fantasia degli spettatori
uomini. Il disfraz varonil era, allo stesso tempo, un espediente molto divertente perché generava equivoci ed
era molto spesso un detonatore dell’azione questo fatto che la donna si vestisse da uomo, come succede in
tante commedie famose (ad esempi ne La Vida es Sueño la protagonista femminile si chiama Rosaura, si
traveste da uomo per poter viaggiare liberamente perché il travestirsi da uomo permette ai personaggi
femminili una libertà della quale non avrebbero potuto godere indossando abiti femminili).

[sigue c]
(vv. 284 - 293) “[Guárdese de] imposibles, porque es máxima que sólo ha de imitar lo verisímil; el lacayo
no trate cosas altasni diga los conceptos que hemos visto en algunas comedias extranjeras; y de ninguna
suerte la figura se contradiga en lo que tiene dicho, quiero decir, se olvide, como en Sófocles se reprehende,
no acordarse Edipo del haber muerto por su mano a Layo.": "Si evitino le cose fuori dal normale,
impossibili perché uno die punti saldi è che solo bisogna imitare il verosimile; il servo non parli di
argomenti alti, nobili, seri né esprima quei discorsi elaborati come abbiamo visto fare in tante commedie

12
straniere; e di nessun modo il personaggio si contraddico con ciò che ha detto precedentemente, voglio dire
che non si dimentichi come in Sofocle in cui Edipo non si ricordava di aver ucciso il padre”.
(v. 285): la commedia deve avere un fondo di verosimiglianza.
(vv. 287 - 288): si riferisce al teatro francese coevo. Nelle commedie straniere spesso i servi parlano come i
signori.
(vv. 289 - 290): il drammaturgo deve stare attento perché deve fare in modo che il personaggio non si
contraddica mai con quello che detto in precedenza, deve essere sempre coerente con se stesso.
(vv. 291 - 293): Lope fa un esempio molto nobile e importante: nell'Edipo Sofocle in un passo fa parlare
Edipo come se questi avesse dimenticato di aver ucciso il proprio padre. Edipo uccide Layo sapendo che è il
proprio padre.

[d] El remate de las escenas

(vv. 294 - 297) "Remátense las escenas con sentencia, con donaire, con versos elegantes, de suerte que, al
entrarse el que recita, no deje con disgusto el auditorio.": "Concludere le scene con detti sentenziosi, con
versi eleganti, arguti, in modo che quando l'attore esce dal palcoscenico non lasci il pubblico insoddisfatti,
contrariato, amareggiato.”

[al tercero] Estructuración de los actos

(vv. 298 - 301) "En el acto primero ponga el caso, en el segundo enlace los sucesos, de suerte que hasta el
medio del tercero apenas juzgue nadie en lo que para;": "Nel primo atto vanno messi gli elementi vari della
vicenda, nel secondo questi elementi devono essere intrecciati tra loro in modo tale che fino a metà del terzo
atto quasi nessuno si a capace di indovinare dove va a parare la commedia”.
(v. 299): Lope si contraddice perché dice che la trama non deve essere episodica però qui dice che le varie
vicende vanno intrecciate.
(v. 300 - 301): il finale dev'essere messo all'ultima scena e solo dopo la metà del terzo atto, che è l'ultimo, lo
spettatore può iniziare ad immaginare come andrà a finire la commedia.

[al séptimo] Engañar y suspender al espectador

(vv. 302 - 304) "engañe siempre el gusto y, donde vea que se deja entender alguna cosa, dé muy lejos de
aquello que promete.": "inganni sempre il gusto e laddove si renda conto che lascia capire qualcosa si
allontani da quello che promette, cioè da quello che sta anticipando.”
(v. 302): la commedia deve ingannare il pubblico ma non in senso negativo, bensì deve far credere fino a un
certo punto che la vicenda abbia un certo fine però poi in realtà ne avrà un altro. Si ritorna sul concetto che il
pubblico va tenuto sulle spine fino all'ultimo e non va indirizzato in maniera chiara verso quello che è il
finale, el deselace, della commedia.

5. vv. 305 - 312 Métrica


➢ parte fondamentale perché stabilisce la morfologia del tessuto lessicale del testo teatrale secondo Lope.

(vv. 305 - 312) "Acomode los versos con prudencia a los sujetos de que va tratando: las décimas son buenas
para quejas; el soneto está bien en los que aguardan; las relaciones piden los romances, aunque en octavas
lucen por extremo; son los tercetos para cosas graves, y para las de amor, las redondillas;": "I versi vanno
strutturati secondo l'argomento che si tratta: le decime vanno bene per lamenti d'amore; il sonetto va bene
per coloro che aspettano (sono soli sul palcoscenico e fanno un soliloquio e il sonetto per esprimere uno
stato d'animo in particolare e l'intimo del personaggio); i racconti richiedono i romances, sebbene le ottave
sono a questo scopo le strofe più azzeccate; le terzine dantesche per le cose serie, gravi, tristi e per le cose
d'amore le redondillas”.
Anche se corta, è una delle parti più importanti dell'Arte Nuevo.

Il teatro di Lope è un teatro in VERSI, perché il linguaggio del teatro del Siglo de Oro è un
LINGUAGGIO POETICO che si avvale di ragione tutte le FORME STROFICHE in circolazione e RAGIONE
SCRIVERLO IN VERSI rendeva L'ASCOLTO PIÙ PIACEVOLE; ma c’è anche una FINALITÀ ESTETICA
PRATICA: con le RIME L'ATTORE RIUSCIVA A RICORDARE MEGLIO LA PARTE DA
RECITARE. Anche perché non si faceva una copia dell’intero testo per tutti gli attori, al massimo si
facevano dei piccoli fascicoli nelle quali c'erano soltanto le parti di dialogo che riguardavano ciascun
personaggio. Questi fascicoli si chiamavano PAPELES DE ACTOR, ovvero le CARTE dell'attore, ma
PAPEL significa anche RUOLO. Ma questo solo nel caso in cui l'attore sapeva leggere, ed erano pochi a

13
saperlo fare, uno al massimo due di loro. Per questo sono pochi i Papales de Actor conservati, perché
essendo quasi tutti analfabeti non servivano. L'unico modo per imparare era quello di ascoltare ciò che colui
che sapeva leggere leggeva più e più volte e imparare la propria parte.

(v. 306): ad ogni situazione drammaturgica corrisponde un tipo di strofa.


(v. 308): per rappresentare gli antefatti o magari qualcosa che non si poteva rappresentare sullo scenario, ad
esempio una battaglia, si prendeva un personaggio, lo si metteva al centro del palcoscenico e lo si faceva
parlare come se stesse assistendo a questa battaglia e la raccontasse. Quando un personaggio racconta
qualcosa che avviene fuori dallo scenario e che non può essere messo in scena in quanto era un teatro povero
di mezza, oppure racconta un antefatto si usano i romances. Lope mette in scena le figure retoriche più
comuni (anafora, anadiplosi, ripetizione, dittologia sinonimica, apostrofe) e accosta ad ogni situazione
drammaturgica un tipo di strofa precisa 3:

• LA DECIMA: "per i lamenti d'amore". È una strofa che può assumere diverse forme. È una strofa di 10
versi ottosillabici. Ogni strofa da 10 versi è divisa in due emistrofe da 5 versi ognuna. È una forma metrica
che ha molte varianti:
1. Composta da due emistrofe una di 6 e una di 4 versi, ma è del 1400;
2. Ci possono essere emistrofe con due tipi di rime che si ripetono in ogni emistrofe (abab);
3. La decima con 4 rime, cioè due rime per ogni emistrofe, che è quella più comune il cui schema
metrico è abbbacdedc.

• IL SONETTO: "per coloro che aspettano". I sonetti sono riservati a una situazione in cui il personaggio fa
un'analisi di sé e della propria situazione ed è usato nei soliloqui e "per loro che guardano, che aspettano"
si riferisce a chi si trova solo sul palco. Differenza: MONOLOGO è pronunciato da un solo personaggio
mentre ce ne sono altri in scena che non intervengono. Nel SOLILOQUIO il personaggio è solo sulla
scena e recita esprimendo la sua interiorità, i tormenti che lo affliggono; è una forma introspettiva; il
pubblico è il destinatario di questo discorso dell’attore. Spesso i sonetti li troviamo nel momento in cui il
personaggio rimane solo sulla scena ed esprime i suoi sentimenti, la propria interiorità quasi sempre su una
questione di tipo amoroso e quasi sempre è, dal punto di vista della realizzazione drammaturgica, un
momento nel quale l'attore o attrice è solo/a sulla scena. FORMA: due quartine (rima abbracciata ABBA) e
due terzine (schema metrico può variare). È una forma strofica chiusa perché sono 14 versi endecasillabici
e non più.
• LA LIRA: usata nel teatro di Lope anche se lui non la menziona. componimento di 5 versi (ABABB).
Scherma fisso. Forma metrica inventata da Bernardo Tasso per tradurre le odi oraziane che erano scritte in
tetrastici (strofe di 4 versi) in O Pastori Felici, in cui decide di sperimentare la combinazione tra
endecasillabi e settenari. Poi Garcilaso de la Vega, la prende in prestito per scrivere la Canción V, dal cui
incipit comincia la fortuna della lira nella poesia castillana. Garcilaso non la userà più, ma ebbe un impatto
talmente grande che la ripresero tutti: poeti più importanti del Siglo de Oro. Questa mescolanza dà vita a
una strofa di carattere colto (tra cui Fray Luis de Léon e San Juan de la Cruz). La lira diventa la base
strutturale dalla quale Gongora partirà per elaborare un tipo di strofa totalmente nuovo SILVA
GONGORINA, che è a base lira, cioè mescolanza di endecasillabi e settenari. Ouesta combinazione tra
endecasillabi e settenari è una spia testuale che indica che si tratta di un componimento di ambito colto. La
silva gongorina diventa poi la SILVA ROMANCES nei poeti della Generazione del '98 e del '27 e nei poeti
modernisti, chiamata così perché è una combinazione caotica di endecasillabi e settenari, ma prende la
rima dai romance che è assonante nei versi pari.
• ROMANCES: "per le relazioni", ovvero i racconti. Le relazioni sono tutto ciò che racconta un
personaggio che sta in scena. E possono essere antefatti che non si ha il tempo di rappresentare e diventano
racconti messo nella forma metrica dei romances. Ad esempio, per le cose che non si possono mettere in
scena: una battaglia a cui uno dei personaggi partecipa o assiste e che ci viene riferita tramite le sue parole
perché, soprattutto nei primi periodi del teatro spagnolo, la scenografia e i mezzi erano molto poveri per
cui mettere in scena degli avvenimenti complessi era difficile, e quindi vi era un personaggio che
osservava stando sulla scena e raccontava ciò che accadeva fuori dalla scena. Questo espediente, in teatro,

3 Sebbene ne faccia un uso diverso, scrive ciò perché presenta questo trattato davanti a un pubblico colto e
vuole fare bella figura e vuole far apparire tutto sistemato e categorizzato per facilitarne anche la
comprensione. Fa una teorizzazione che procede per linee di massima ma che non corrisponde esattamente
alla sua prassi teatrale.

14
si chiama TICOSCOPIA4: non lo usiamo quando un personaggio racconta un antefatto, ma quando un
personaggio sta osservando qualcosa che avviene al di fuori della scena e della quale lui deve far partecipe
il pubblico. I romances sono componimenti epico-lirici di carattere narrativo costituito da versi ottosilabici
con rima assonanzata nei versi pari. Il punto di forza del romance per quanto riguarda la sua capacità
espressiva è che si tratta di una forma aperta, elastica, che si adatta alle necessità della narrazione. Inoltre,
altro punto di forza è che, essendo considerati una forma narrativa, possono essere molto lunghi senza
perdere mai il tratto di liricità, e la sua carica poetica non viene mai disinnestata. Ciò è possibile proprio
grazie alla rima che è assonante nei versi pari, ed è più facile creare rime assonanzate piuttosto che rime
consonantiche5. Quest'ultime poi, nei romances anche lunghi, è molto pesante, mentre l'assonante è più
leggera e non grava il testo. Nel teatro, la lunghezza del romance dipende dalla lunghezza del racconto che
si deve fare in scena e quindi essendo una forma aperta si adatta facilmente alle esigenze del drammaturgo.
• OCTAVAS (O OCTAVAS REALES): "sebbene con le ottave raggiungano il massimo fulgore" dice Lope.
Si usa quando è un nobile a fare il racconto. Risalgono alla tradizione italiana dei poemi epico-
cavallereschi, ad esempio L'Orlando Innamorato (Boiardo), L'Orlando Furioso (Ariosto) e La
Gerusalemme Liberata (Tasso6). Si tratta di strofe chiamate STANZE. di 8 versi endecasillabi. TUTTO
OUELLO CHE È ENDECASILLABO È DI ORGINE ITALIANA: l'endecasillabo nasce con i poeti della
scuola siciliana (Giacomo da Lentini, Cielo d'Alcamo) a partire dalla quel i poeti della scuola fiorentina
creano il Dolce Stilnovo (Guido Cavalcanti, Guido Guinizzelli, Dante). Le ottave hanno rima alternata nei
primi sei versi (ABABAB), gli ultimi due versi sono un distico a rima baciata (CC). Nella letteratura
spagnola è usata maggiormente nel teatro in sostituzione del romance soprattutto quando a parlare sono
personaggi di livello sociale alto, ad esempio un nobile che racconta a un altro nobile un evento passato o
al quale ha assistito. Ha la stessa identica funzione di analessi, ticoscopia del romance, solo che è riservata
ai personaggi nobili. L'ottava nel teatro ha una vita molto breve perché viene usata da Lope e
drammaturghi della sua scuola, ma dal 1630-35 non avrà più molto successo all'interno del teatro perché la
nuova generazione di drammaturghi non la usa perché la ritiene una forma de modé per il discorso
drammaturgico.

• TERCETOS: "per i discorsi seri, importanti, tristi, drammatici". Si tratta della terzina dantesca, di versi
endecasillabi a rima incatenata ABA BCB CDC DED. etc.
• REDONDILLAS: "per i discorsi amorosi". Si tratta strofe di 4 versi ottosillabici, con rima abba7. In realtà,
però, questa strofa si usa sempre nei dialoghi di qualsiasi argomento, ma Lope ne limita il suo uso ad
argomenti amorosi. Rispetto alla teorizzazione e all'uso pratico vi è una differenza sottile ma degna di nota

4 Specifico del teatro è la rappresentazione istantanea degli eventi. Da sempre gli autori hanno comunque
forzato tale limite, facendo assumere di quando in quando ai personaggi il ruolo di narratore. All'analessi
(racconto di fatti pregressi, ovvero già avvenuti) si contrappone occasionalmente la ticoscopia (resoconto in
diretta di fatti che lo spettatore non vede). Anche l'analessi può tuttavia essere vivificata da forme di
ipotiposi, che trasformano la narrazione del passato in un evento rivissuto nel presente. Come il linguaggio
verbale, pure la musica dispone di forme di ipotiposi, attivate di frequente nelle opere italiane dell'Ottocento
a fronte di un resoconto partecipe che i personaggi offrono agli astanti (e con loro al pubblico in sala): ne è
interessata la linea vocale, ma più di frequente l'orchestra, che nei casi estremi attua una "trasformazione
punto a punto" delle parole fattesi musica. L'analessi si oppone alla prolessi, che è l'anticipazione di eventi
futuri.
5RIMA ASSONANTE: rima nella quale c'è la corrispondenza tra due parole basata unicamente sulle vocali a
partire dalla sillaba tonica. Es: timone/timore - lento/tempo - limone/dolore. RIMA CONSONATE: rima
nella quale c'è la corrispondenza tra due parole a partire dalla sillaba tonica che coinvolge sia vocali che
consonanti. Es: spettro/plettro - timone/limone.
6 Anche Tasso scrive un trattato teorico intitolato Discorsi dell'arte poetica e in particolare sopra il poema
eroico, in cui traccia una propria teorica sul modus operandi di come si scrive un poema epico. Tasso insiste
sulla VEROSIMIGLIANZA, quindi bisogna limitare l'elemento meraviglioso (cioè eventi straordinari che
non rientrano nell'ordine naturale delle cose ad esempio nell’Orlando Furioso quando Orlando impazzisce e
deve andare a recuperare il senno, il giudizio, l’intelletto sulla Luna) al Meraviglioso Cristiano, ovvero
eventi al di fuori dell'ordine naturale delle cose che si compiono grazie all'aiuto di Dio e della provvidenza.
Ed è l'unico meraviglioso ammesso da Tasso.
7 DIFFERENZA TRA VERSOS DE ARTE MAYOR E VERSOS DE ARTE MENOR: per indicare i versi di
arte menor (inferiore o pari a 8 sillabe) lo schema ritmico si scrive con le lettere minuscole; invece per
indicare lo schema ritmico dei versi di arte mayor (da 8 sillabe in poi) si usano le lettere maiuscole.

15
perché nelle sue opere ad esempio El Caballero del Olmedo Lope usa le redondillas anche per argomenti
che non sono di tema amoroso.

6. (vv. 313 - v. 318) Las figuras retóricas

"las figuras retóricas importan como ripetición o anadiplosis, y en el principio de los mismos versos
aquellas relaciones de la anáfora, las ironías y adubitaciones, apóstrofes también y exclamaciones": "Sono
molto importanti anche le figure retoriche, come la ripetizione o l'anadiplosi, e al principio dei versi quei
legami che sono stabiliti dall'anafora, i versi ironici, i versi in cui il personaggio esprime dei dubbi, anche
l'apostrofe e le esclamazioni."
Lope fa uso delle figure retoriche più comuni:
- ANADIPLOSI: cominciare un verso con l'ultima parola del verso precedente con l'ultima parola del verso
precedente.
- ANAFORA: ripetizione di una o più parole all'inizio dei versi, per sottolineare un legame semantico tra i
versi.
- APOSTROFE: parlare rivolgendosi a qualcuno.
- DITTOLOGIA SINONIMICA
3. INVENCIÓN
(inventio, cioè all'elaborazione delle tematiche teatrali)

7. (v. 319 - 337) Tématica


[A] Engañar con la verdad

(vv. 319 - 322) "El engañar con la verdad es cosa que ha parecido bien, como lo usaba en todas sus
comedias Miguel Sánchez, digno por la invención de esta memoria;": "Dire la verità in modo tale da
ingannare è cosa che è sempre stata condivisa, accettata, di successo, come la usava nelle sue commedie
Miguel Sánchez (drammaturgo della Generazione dell'80 che veniva denominato addirittura “El divino”,
che però non troviamo sui manuali) degno per l'invenzione di questa tecnica”.
[B] Hablar equívoco

(vv. 323 - 326) "siempre el hablar equívoco ha tenido y aquella incertidumbre anfibológica gran lugar en el
vulgo, porque piensa que él solo entiende lo que el otro dice.": "il parlare equivoco e quella incertezza
anfibiologica (cioè che un termine può significare due cose allo stesso tempo, cioè una parola polisemica)
ha avuto sempre un grande successo presso il pubblico, perché il pubblico pensa che lui soltanto capisce ciò
che l'altro dice.”

[C] Los casos de la honra (uno dei punti fermi del teatro di Lope)

vv. 327 - 328 "Los casos de la honra son mejores, porque mueven con fuerza a toda gente”: "Le questioni di
onore coinvolgono tantissimo il pubblico perché commuovono con forza tutto l’auditorio”.

Los Casos De Honra: erano i casi che riguardano l'onore ed erano quelli che più piacevano, commuovevano
e coinvolgevano il pubblico. Possono riguardare l’onore di una famiglia, o di una fanciulla che è stata sedotta
e deve ritrovare il proprio seduttore e convincerlo, anzi costringerlo a sposarla, questo nei casi più tragici;
'adulterio è un altro tema che riguarda l'onore familiare che era un valore assoluto all'epoca; nelle commedie
più leggere c'è questa dicotomia tra AMORE e ONORE, perché i giovani, ovvero la dama e il galán devono
portare avanti le loro storie d'amore in modo però che l'onore non sia mai compromesso.
In spagnolo per onore' ci sono due parole:
1. HONOR, che ha a che fare con la dignità di una persona, la propria rispettabilità a prescindere dalla
reputazione della gente. È una caratteristica personale che ha a che fare con un comportamento morale.
2. HONRA, ha a che fare proprio con la reputazione della gente. La Honra risiede non in colui che
desidera, cerca, cura la honra, ma risiede negli altri, cioè nella reputazione che gli altri hanno di una
persona. È legata all'opinione altrui.

Esempio: in una commedia una ragazza veniva disonorata del matrimonio e la cosa veniva risaputa e il
seduttore si rifiutava di sposarla, quella ragazza era rovinata per sempre e perdeva il proprio onore ma
soprattutto quello della famiglia. Nel migliore dei casi intraprendeva il percorso monastico e si faceva suora
perché nessuno l'avrebbe mai più sposata. Nel peggiore dei casi invece venivano uccise, come ad esempio
nelle tragedie di Calderón, e anche in maniera molto violenta. Nel genere della commedia di Capa y Espada,

16
genere più diffuso nella commedia del siglo de Oro, non accade perché c'è sempre un lieto fine in quanto i
due giovani protagonisti, il galán e la dama, dopo molte traversie riescono a sposarsi. Per cui questo ordine
sociale, questa dicotomia tra amore e onore viene ricomposto. Los casos de la honra sono anche quelli da cui
si può trarre maggior guadagno proprio perché hanno un grande impatto sul pubblico.

[D] Las secciones virtuosas (Lope mette il piano teatrale nel piano del reale)

(vv. 329 - 337) "con ellos las acciones virtüosas, que la virtud es dondequiera amada, pues [que] vemos, si
acaso un recitante hace un traidor, es tan odioso a todos que lo que va a comprar no se lo venden, y huye el
vulgo de él cuando le
encuentra; y si es leal, le prestan y convidan, y hasta los principales le honran y aman, le buscan, le regalan
y le aclaman.": "allo stesso modo le azioni virtuose, perché la virtù è amata dovunque, perché qui vediamo,
*se per caso un attore fa la parte di un traditore risulta così odioso a tutti che quando va a fare la spesa, ad
esempio, non gli vendono niente perché non hanno l'idea che lui è un attore e che quindi interpreta una
parte, ma che sia veramente un traditore, e rifugge il volgo da lui quando lo incontra, e se invece l'attore fa
la parte del leale, gli prestano le cose, lo invitano e persino i nobili lo onorano e lo amano, lo cercano, gli
fanno feste, doni e lo acclamano.” ➣ CLIMAX

Se l'attore svolge un ruolo positivo tutti lo accolgono con grande benevolenza e amore.
Anche le azioni virtuose sono ben valutate.
*Lope mette il piano teatrale nel piano del reale.

[8] Duracion de la comedia

(vv. 338 - 340) "Tenga cada acto cuatro pliegos solos, que doce están medidos con el tiempo y la paciencia
del que está escuchando": "Ogni atto deve avere quattro fascicoli (ovvero quattro atti), perché tutto il tempo
della commedia deve durare dodici pliegos (fascicoli; 4 pliegos per atto, moltiplicato per 3) e soprattutto
deve contare con la pazienza di chi ascolta”.
[9] Uso de la sátira
[a] No sea claro

(vv. 341 - 346) "en la parte satírica no sea claro ni descubierto, pues que sabe que por ley se vedaron las
comedias por esta causa en Grecia y en Italia”: “Deve esserci una satira che però deve essere velata, non
deve essere palese, perché si sa che per questo motivo per legge si vietarono la commedia tanto in Grecia
quanto in Italia”.

[b] Pique sin odio

vv. "pique sin odio, que si acaso infama, ni espere aplauso ni pretenda fama”: "Punga senza odio, che se per
caso questa satira è infamante non debba aspettare applauso né pretenda la fama.”

[al II] (Paréntesis: la técnica de aforismos)

(vv. 347 - 349) "Estos podéis tener por aforismos los que del arte no tratáis antiquo, que no da más lugar
agora el tiempo”: "Questi che vengono considerati aforismi per voi che dell'arte antica non sapete nulla,
che altro non mi concede il poco tempo”.

4. PERORACIÓN

[10] Sobre la representación (350 - 361)


(a) Decorados

(vv. 350 - 355) "pues lo que les compete a los tres géneros del aparato que Vitrubio dice, toca al autor, como
Valerio Márimo, Pedro Crinito, Horacio, en sus Epístolas, y otros los pintan, con sus lienzos y árboles,
cabañas, casas y fingidos mármoles.": "Quello che attiene ai tre generi di cui parla Vitruvio lo decida chi
mette in scena la commedia*, come Valerio Máximo, Pedro Crinito, Orazio, nelle sue Epistole, e altri le
mettono in scena con le loro tele e alberi, capanne, case e marmi finti."
Qui sta parlando di come deve essere la scenografia e i vestimenti della messa in scena.
*Il capocomico, ovvero el autor de commedia è il regista, colui che mette in scena la commedia. Non ha
nulla a che fare con il drammaturgo il quale scrive il testo teatrale.

17
[b] Trajes

vv. "Los trajes nos dijera Julio Pólux, si fuera necesario, que, en España, es de las cosas bárbaras que tiene
la comedia presente recebidas: sacar un turco un cuello de cristiano y calzas atacadas un romano.": "I
vestiti come ci direbbe Giulio Polluce, se fosse necessario, che, in Spagna, è tra le cose barbare in cui ormai
la commedia presente ci ha assuefatto: che un turco porti una gorgiera da cristiano e un romano che va in
calzamaglia”.
Per quanto riguarda il vestiario, Giulio Polluce dice che in Spagna ci si comporta da barbari perché nella
commedia è normale che un turco porti un collo da cristiano e invece un romano va in calzamaglia, come il
costume dell'epoca.
Ci sono degli anacronismi o degli errori dal punto di vista del vestiario. È come se noi volendo mettere in
scena una commedia ambientata nel $600 li facessimo vestire con dei vestiti del '700 stile impero.

III PARTE EPILOGAL


[1] Captaciòn de benevolencia (vv. 362 - 376)
È una giustificazione della propria arte, una sorta di Captatio Benevolencia.

"Mas ninguno de todos llamar puedo más bárbaro que yo, pues contra el arte me atrevo a dar preceptos, y
me dejo llevar de la vulgar corriente, adonde me llamen ignorante Italia y Francia; pero, ¿qué puedo hacer
si tengo escritas, con una que he acabado esta semana, cuatrocientas y ochenta y tres comedias? Porque,
fuera de seis, las demás todas pecaron contra el arte gravemente. Sustento, en fin, lo que escribí, y conozco
que, aunque fueran mejor de otra manera, no tuvieran el gusto que han tenido, porque a veces lo que es
contra lo justo por la misma razón deleita el gusto": "Ma nessuno di tutti posso chiamare più barbaro di me,
poiché oso dare precetti e teorie che vanno contro l'arte, e mi lascio portare dalla corrente volgare per il
quale motivo* mi chiamino ignoranti Italia e Francia; ma che posso fare se ho scritto, con una che ho finito
di scrivere questa settimana, 483 commedie? Perché, tranne sei, tutte le altre peccarono gravemente contro
l'arte. Sostengo, in fine, quello che ho scritto e conosco, che, sebbene sarebbero state migliori in un’altra
maniera, non avrebbero avuto il gusto che hanno avuto, perché a volte ciò che è contro il giusto per la stessa
ragione diletta il gusto”.
*adonde qui è un avverbio causale.
(v. 366) "me llamen ignorante Italia y Francia": a Lope non interessa se Italia e Francia lo chiamano
ignorante.
Nel 1609 dice di aver scritto 483, incluso una che aveva appena finito quella stessa settimana. Lope è nato il
25 novembre del 1562 e muore il 27 agosto del 1635.

[2] Demostración de erudición (377 - 386)

In questa parte latina dice che la commedia:


- È uno specchio della vita umana
- Piace sia ai giovani che ai vecchi
- Unisce alle cose giocose le cose gravi (parla della tragicommedia)
- I servi siano sempre fallaci,
- Ci sia ogni forma di imbroglio e inganno
- Ci sia il misero il triste l'infelice lo stolto e l'inetto amante.
Questo passaggio in latino ha lo scopo di mostrare la sua erudizione. E una summa di tutto, un Arte Nuevo in
cifra, riassunto.

[3] Justificación y coda irónica: Giustificazione e finale ironico

(vv. 387 - 389) "Oye atento, y del arte no disputes, que en la comedia se hallará modo que, oyéndola, se
pueda saber todo.": "Ascolta attento e dell'arte non discutere e nella commedia si avrà modo che
ascoltandola si possa sapere tutto.”

Potrebbero piacerti anche