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Letteratura italiana I

Prof. Andrea Lombardi

"Ancora donna sotto l’abito"


Flavia Natércia da Silva Medeiros

Out.2017
Ancora donna sotto l’abito: le monache e la naturalità dell’amore nel
Decameron

Flavia Natércia da Silva Medeiros

Come afferma l’autore all’inizio del Decameron, le Muse della tradizione


greco-romana si vedono sostuite da esseri terreni. Anche se crede nell’amore per
diletto come un sentimento che ci eleva, ci fa cercare ed esprimere ciò che abbiamo
di meglio, Boccaccio non racconta novelle su vergini spiritualizzati, simili a Maria,
la madre di Gesù . Lo scrittore rivoluziona le lettere parlando di donne e uomini di
carne ed ossa de carne alle donne che appartenevano all’aristocrazia urbana e
all’emergente ceto mercantili (che più tarde diventerà la classe borghesa). Questo
non vuole dire che il libro non esprima una ideologia ancora cristiana; l’opera di
Boccaccio non deve essere detta anticristiana né antiecclesiastica (Auerbach,
1971).

Anche se altre temi sono approciati nell’insieme di racconti, componendo


un ampio affresco ‒ che, come difende Auerbach (1971, p.196), si effetua tramite la
multiplicità di novelle raccontate‒della vita nell’Europa del Trecento, non
possiamo aver dubbio su quello che ne rappresenta il principale: “Il tema
dell’amore come forza di natura ritorna in varie novelle del Decameron[...]”
(Armellini & Colombo, 2011).Però non si tratta più dell’amore cortese: Boccaccio
parla di un amore che non rifiuta come impuro il desiderio, il sesso.

Come rissalta Auerbach (1971, p.194), la sua dottrina dell’erotismo naturale


è l’unico punto dell’ideologia del Decameron che si pone contro l’ettica cristiana
medievale.L’amore sarebbe la madre di tutte le vertù e anche di ogni dispozizione
nobile che possiamo tenere in animo. Questo sentimento ci rende coraggiosi,
autoconsapevole, inclinati a fare sacrifizi; è anche associato all’intelligenza, una
trasformazione di ciò che Boccaccio ereditò della cultura cortese e del ‘dolce
stilnovo’ (Auerbach, 1971,p.194).

Nella terza giornata del Decameron, Neifile è la regina e propone che siano
raccontate storie riferenti a qualcosa che si desidera molto e con ingegno si
acquista o qualcosa che, dopo esser perduta, sia ripresa. La scelta della regina piace
a tutti i giovani. E Filostrato è il primo a raccontare una storia in questa giornata.
Tramite questo personaggio, nell’introduzione dellanovella, l’autore, Boccaccio,
difende la naturalità dell’amore, trattato come un appetito, una forza, una potenza,
una legge della natura che non si può /deve contenere, resistere, ostare senza
arrischiarsi in un’impresa erculea che tende a risultare in danno. Nella morale
professata nel libro, è legitimo burlare mariti gelosi, patri troppo zelanti, ma gli
amanti non si possono inganare reciprocamente (Auerbach, 1971). La
pubblicazione previa di qualche novella gli aveva datto idea del genero di critica
che il suo libro affronterebbe.

Bellissime donne, assai sono di quegli uomini e di quelle femine


che sì sono stolti, che credono troppo bene che , come ad una
giovane è sopra il capo posta la la benda bianca e in dosso messale
la nera cocolla, che ella non sia più femina né più senta de’ feminili
appetiti se non come se di pietra l’avesse fatta divenire il farla
monaca; e se forse alcuna cosa contra natura, un grandissimo e
scelerato male fosse stato commesso, non pensando né volendo
aver rispetto a sé medesimi, li quali la piena licenzia di poter far
quel che vogliono non può saziare, né ancora alle gran forze
del’ozio e della solitudine. E similmente sono ancora di quegli
assai che credono troppo bene che la zappa e la vanga e le grosse
vivande e i disagi tolgano del tutto a’ lavoratori della terra i
concupiscibili appetiti e rendan loro d’intellettoe d’avvedimento
grossissimi. Ma quanto tutti coloro che così sieno ingannati, mi
piace, poi che la reina comandato me l’ha, non uscendo della
proposta fatta da lei, di farvene più chiara con una piccola
novelletta”(Boccaccio, 1979, p.143).

Secondo Filostrato, “l’abito non fa la monaca”. Sotto questo vestito che


simbolizza la consacrazione della sua vita a Dio e alla chiesa, ogni monaca sarebbe
ancora una donna e avrebbe gli appetiti corrispondenti. La difesa della naturalità
dell’amore, anche tra membri della Chiesa Cattolica, rende ironica la menzione
fatta dal giardiniero al diavolo in corpo, espressione del senso comune del suo
tempo, come oggi, perché l’ipocrisia sembra essere componente inestricabile del
tessuto sociale(Lombardi, 2012, p.183). Possiamo dire che la stessa ironia si
osserva alla fine della novella, dove scherza che Gesù traterebbe bene quelli che gli
mettono “le corna sopra il capello” (Boccaccio, 1979, p.147).
Il breve discorso diretto di Masetto in cui si ribadisce un vecchio
topos misogino sull’insaziabilità del genere femminile, fa in modo
che l’impasse si risolva nella condivisione, stabilizzando
disinvoltamente il ménage tra l’ortolano e le religiose fino alla
vecchiaia (Tufano, 2016).

Inoltre la metafora del diavolo in corpo, presente nel discorso che il antico
giardiniero del convento fa a Masetto ‒ e ancora oggi culturalmente operante
(Lombardi, 2012)‒, troviamo quella di “lavorare l’orto”, espressione che passa a
significare il vero tour de force sessuale che il contadino deve fare per soddisfare
nove, tutte le monache e la badessa (Tufano, 2016). L’autore non si pone d’accordo
con questo punto di vista. Possiamo dire che la novella funziona come una
dimostrazione matematica, mostrando perché dobbiamo accetare ciò che viene
detto, o un silogismo che parte dalla premmessa che l’amore è un dato naturale.

Sfortunamente per le società occidentali, ciò che Boccaccio difende alla fine
del’età medievale è ancora oggi un problema. La Chiesa Cattolica tenta di
nascondere la sessualità dei sacerdoti ecclesiastichi sotto l’abito, molte volte
inutilmente. E la nudità è ancora un tabù , ciò che molti fatti recenti in Brasile ci
fanno constatare.

Lieto fine

L’opera che il proprio autore verrebe a rinegare e brucciare, preso da


scrupoli religiosi, sotto l’influenza di un’altro grande scrittore, Francesco Petrarca,
è diventata un classico, una lettura necessaria a tutti quanti amano le lettere.
Secondo Armellini & Colombo (2011): “La passione per gli agi, per la bellezza e
l’amore, che aveva animato i suoi anni migliori, gli appare ora peccaminosa e sente
l’urgenza di pentirsi prima che sia troppo tardi”. Possiamo dire che il tempo si sia
caricato di rendere positive almeno alcune critiche che i detratori del
Decameronfecero: ad esempio, avere scritto per un pubblico femminile, avere
scritto per divertire, parlare d’amore e di bellezza.

Le sue “umilissime novellette”, scritte in lingua volgare con risorci stilistichi


che non si può considerare popolari, senza volgarità (Auerbach, 1971), tra i cui
quella di Masetto avrà sempre un distaco, sprezzati dalla cultura medievale in cui
lui stesso si è formato, non perdrano mai il posto acquisto nell’istoria della
letteratura e dell’Occidente.

Riferimenti bibliografici
Armellini, Guido; Colombo, Adriano. La letteratura italiana – Antologia Duecento
Trecento. Bologna: Zanichelli, 2011.
Auerbach, Erich. Frate Alberto. In: _______. Mimesis – A representaçã o da realidade
na cultura ocidental. Sã o Paulo: Perspectiva, 1971, p.174-198.
Boccaccio, Giovanni. Decamerão. Sã o Paulo: Abril Cultural, 1979.
Lombardi, Andrea. Il diavolo in corpo: una lettura del Decameron di Giovanni
Boccaccio. Alea, Rio de Janeiro, vol.14, n.2, p.180-200, jul.-dez.2012.

Tufano, Ilana. Sante travestite nel Decameron. In: Alfonzetti, B.; Baldassarri, G.;
Tomasi, F. I cantieri dell’Italianistica. Ricerca, didattica e organizzazione agli inizi
del XXI secolo. Atti del XVII congresso dell'ADI – Associazione degli Italianisti
(Roma Sapienza, 18-21 settembre 2013). Roma: Adi Editore, 2014.

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