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IL MIO PASTORE

Salmo 23:
1 Salmo. Di Davide.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
2 Su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque tranquille mi conduce.


3 Rinfranca l'anima mia,

mi guida per il giusto cammino


a motivo del suo nome.
4 Anche se vado per una valle oscura,

non temo alcun male, perché tu sei con me.


Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
5 Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.


Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
6 Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne

tutti i giorni della mia vita,


abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Questa meditazione ci introduce, a mo' di sintesi, in quella che sarà la nuova fase del nostro
percorso, e che riguarderà la lotta tra la fiducia e la paura, i pericoli tesi sulla nostra strada e
l'azione liberatrice di chi vuole il nostro bene, le tentazioni e le speranze...

v.1a: Salmo. Di Davide. Questa riga viene sempre ignorata, come fosse una didascalia marginale,
invece è importante: il salmo è "di Davide", cioè di una persona concreta, che l'ha scritto alla luce di
un'esperienza concreta nella sua vita. La Bibbia non contiene poemi su Dio, contiene memorie di
esperienze di uomini ben precisi.
Chissà che un giorno anche tu non sia in grado di scrivere il tuo salmo...

v.1b: Il Signore è il mio pastore. Come ci sto, con l'idea che qualcuno mi conduca? Se io tengo in
mano un bicchiere, non è libero, giusto? E se lo lascio, diventa libero, o piuttosto va in balìa di
forze più brutali e impersonali (la gravità)?

► A me, chi o cosa mi conduce?

Aaah… io sono autonomo, veeero? Cos’è, una battuta?


E come la mettiamo con i copioni familiari, le mode, le opinioni, la comitiva, le voglie, le paure, le
cose, i like di Instagram, il lavoro, le aspettative altrui, l'onda dei media...
E ancora: a parte che nella tua testa, in cosa consisterebbe questa autonomia? Tu produci da solo il
tuo cibo? L'ossigeno che ti dà vita? Hai un guscio sulle spalle, come le tartarughe, che ti fa da
rifugio? E, in fondo, ti sei dato da solo la vita?
Ma allora, da dove può mai nascere questa pretesa di autonomia?
Cos'è che ti conduce veramente, senza che tu te ne accorga nemmeno?
Chi o cosa è il tuo pastore, attualmente?
v.1c: Non manco di nulla. L'inquietudine che provo, il senso di inappagamento, lo smarrimento...
che siano sintomi del fatto che mi manca quel pastore? Forse queste sensazioni di disagio sono il
sintomo che tutto mi sta guidando, tranne l’unica cosa che conta: un Amore che non mi do da me,
in forma masturbatoria, ma che viene dall’Altro, dall’Alto... un Amore che mi precede, e mi
propone qualcosa di nuovo.

Era un vivere fascinoso, ma privo di politica o di religione. Un vivere da figli dei figli dei pionieri,
un vivere dopo Dio, un vivere di salvezza nel regno dei mortali ai confini del cielo. Forse è proprio
questo il meglio cui si possa aspirare: una vita di pace, il confondersi del sogno e della realtà. E
tuttavia, è con un senso di dubbio che pronuncio queste parole.
Forse, in un determinato momento, si è imposto un aut-aut. Forse abbiamo dovuto pagare un
prezzo per la nostra vita scintillante, e il prezzo è stato l’incapacità di credere totalmente
nell’amore. Al suo posto abbiamo ricevuto in dono una particolare forma di ironia che ha bruciato
tutto quello con cui entravamo in contatto. E mi domando se questa forma di ironia rappresenti il
prezzo che abbiamo pagato per vivere senza Dio.
(D. Coupland, La vita dopo Dio)

v.2: Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. I "pascoli erbosi" sono i
momenti di pace, le oasi durante il cammino; le "acque tranquille" sono la mèta (Ap 7, 17: “perché
l'Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi").

La dottrina cristiana della sofferenza spiega, credo, un fatto molto curioso del mondo in cui
viviamo. Dio ci nega, per la natura stessa del mondo, la felicità stabile e la sicurezza che
desideriamo tutti, ma di gioia, piacere e divertimento ne ha disseminati dappertutto. Non abbiamo
mai la sicurezza, ma abbiamo un sacco di occasioni di allegria e perfino di estasi. Non è difficile
capire il perché. La sicurezza che agognamo ci indurrebbe a porre il nostro cuore sulle cose di
questo mondo e costituirebbe un ostacolo al nostro ritorno a Dio; ma pochi momenti di un amore
felice, un paesaggio, una sinfonia, un allegro incontro con i nostri amici, un bagno o una partita di
calcio non ci fanno correre questo rischio. Il nostro Padre ci ristora, nel viaggio, in alcune piacevoli
locande, ma non ci incoraggia mai a scambiarle per la nostra vera casa.
(C.S. Lewis, Il problema della sofferenza)

► Quali sono le mie “oasi” attuali? A quali “acque tranquille” ambisco?

Sei riuscito a dirti qualcosa di questo grande desiderio, o di questa serie di desideri? Sì?
Adesso chiediti:

TUTTO QUI?!?!?

È questo il meglio per te? È questo il massimo a cui puoi ambire? Uhm…

v.4a: Anche se vado per una valle oscura… La valle oscura si ricollega alla paura infantile del
buio... ti sei mai chiesto perché si ha paura del buio? È l'esperienza della precarietà della vita,
dell'esposizione, del rischio... è l'insorgere nella nostra vita, durante il suo svolgersi, della PAURA,
il nostro nemico principale, simbolo della MORTE. Io "vado" per quella valle, perché tale
dimensione è intrinseca all'esistenza umana; ci "vado" perché, a volte, non si può fare a meno di
passare per quella valle.

v.4b: …non temo alcun male, perché tu sei con me. Di nuovo un richiamo all'infanzia: come il
buio fa paura, la mano di papà che tiene la nostra ci libera di questa paura:

Dt 1, 31: Il Signore, tuo Dio, ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il
cammino che avete fatto, finché siete arrivati qui.
v. 4c: Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Come facciamo esperienza di questa
vicinanza? Col suo bastone (che indica) e il vincastro (che strattona!), cioè imparando a leggere la
nostra vita come Parola rivolta a noi (bastone), e sapendo valorizzare i momenti di crisi, che
sembrano ridimensionarci, impoverirci, intralciarci (vincastro). In questo modo, permetteremo a
una Presenza nuova, misteriosa, a tratti ancora anonima ma rassicurante di rischiarare la vita in
ogni suo aspetto, soft o hard che sia, privando così la paura del suo potere e del suo intento: la
frammentazione del non-senso.

v.5: Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Mensa, olio e calice possono certo alludere ai Sacramenti (in particolare le
unzioni battesimali e l’Eucaristia), ma qui vogliono anzitutto simboleggiare la GIOIA che nessuno
potrà toglierci - alla faccia dei nemici, letteralmente!

Torna il tema della fiducia: accettare di farsi condurre da questo grande e misterioso Pastore
significa arrivare a una pienezza inaspettata. Il capo profumato con l'olio indica bellezza, il calice la
festa e la compagnia ― ecco cosa Dio vuole prepararci:

BELLEZZA E GIOIA, IN ABBONDANZA.


v.6a: Bontà e fedeltà mi saranno compagne... Naturalmente s'intende "bontà" e "fedeltà" di Dio! È
bello pensare che Dio come si presenta nel Vangelo è un Dio che ha scelto di diventare sì nostra
guida, ma anche nostro compagno di cammino (vedi incontro precedente). Si vuole mettere al
nostro passo, rimanendo fedele quando noi non lo siamo (anzitutto a noi stessi) e rivolgendosi a
noi con bontà perenne quando noi non lo facciamo (anzitutto con noi stessi).

v.6b: …tutti i giorni della mia vita… per lunghi giorni. Ai "giorni della mia vita" si
contrappongono, in armonia, "i lunghi giorni" del mio destino eterno: la coabitazione con Dio, che
mi avrà reso a lui connaturale, e di cui la gioia e l'abbondanza su questa terra non sono che simboli
parziali, luci riflesse.

Ma per loro questo fu solo l’inizio della Vita con la V maiuscola. La vita nel loro mondo, non era
stata che la copertina e il titolo della Grande Storia. Ora, finalmente, cominciava il Primo Capitolo
di questo libro fantastico che sulla terra nessuno ha mai letto. Il Libro che narra la Storia Eterna, e
che, di pagina in pagina, si fa sempre più avvincente e straordinario.
(C.S. Lewis, finale de Le Cronache di Narnia)

TI INTERESSA QUESTA AVVENTURA?

Ti va di imboccare questo sentiero, dietro a una Guida misteriosa e affascinante, che usa come
segnali di Sé tutte le cose della tua vita, e di attraversare con Lui il panorama vasto, frastagliato,
talvolta insidioso, della tua esistenza da qui in avanti?

Chissà dove ti porterà…

Gandalf: “Avrai qualche storiella da raccontare anche tu, quando ritornerai.”


Bilbo: “Puoi promettermi che ritornerò?”
Gandalf: “No. E se farai ritorno, non sarai più lo stesso.”
(Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, 2012)

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