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DIRRITO ALLO STUDIO E LA DIVERSITà

Dal diritto allo studio alle prestazioni essenziali


Il Ministero dell’Istruzione garantisce il diritto allo studio su tutto il
territorio nazionale (Il comma 181 punto f della legge 107 del 2015). Il
Ministero definisce i livelli essenziali delle prestazioni, cioè sia i servizi
alla persona, in special modo per le condizioni di disagio, sia i servizi
strumentali.
 
Il Fondo Unico per il welfare dello studente e per il diritto allo studio
Il Decreto legislativo 63 del 2017, all’articolo 9 ha istituito un fondo
ministeriale per l’erogazione di borse di studio destinate agli studenti a
basso reddito della scuola secondaria di secondo grado, per contrastare la
dispersione scolastica. Ogni anno il Ministero dell’Istruzione, le Regioni e
gli Enti locali stabiliscono: a) la ripartizione regionale delle risorse in base
ai numeri forniti dall’Istat e all’indice regionale di dispersione scolastica;
b) le modalità di erogazione delle borse di studio con apposito Decreto del
Ministro dell’Istruzione. Le Regioni individuano ciascuna autonomamente
i rispettivi studenti beneficiari e trasmettono l’elenco al Ministero per
consentire l’erogazione dei contributi assegnati.
 
Libri di testo per gli alunni e gli studenti meno abbienti
Tra i compiti della Direzione generale per lo Studente l’Inclusione e
l’Orientamento scolastico vi è l’erogazione del Fondo per la fornitura
gratuita totale o parziale dei libri di testo, in favore degli alunni che
adempiono l'obbligo scolastico, e per gli studenti della scuola secondaria
superiore meno abbienti (in possesso dei requisiti richiesti). Regola tali
sovvenzioni l’articolo 27 della Legge 448 del 23 dicembre 1998 e le
successive integrazioni e modifiche. I fondi destinati alla fornitura gratuita
dei libri di testo, assegnati al Ministero dell’istruzione, vengono distribuiti
con un decreto direttoriale, tramite il riparto alle Regioni, elaborato sulla
base dei dati sulla popolazione scolastica forniti dal MI e sui dati relativi
alle famiglie meno abbienti, forniti dall’ISTAT. La ripartizione dei fondi
dell’anno scolastico 2020-2021 può essere verificata consultando il decreto
581 del 20 maggio 2020.
LA DIVERSITà

Quando si parla di diversità e di uguaglianza, l’assunto da cui partire è lo


stesso: la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, per cui gli
uomini sono tutti uguali, cioè hanno tutti gli stessi diritti. Il diritto alla vita,
alla salute, al rispetto, alla libertà di realizzarsi secondo i loro desideri, di
esprimere le loro opinioni, di scegliere la loro religione: tutti sono diritti
imprescindibili non soggetti a differenze. In sostanza, non possono essere
messi in discussione.
Se questi sono i principi di base, però, va anche detto che l’unicità
dell’individuo, nella pratica quotidiana, va rispettata.
Essere uguali non significa assomigliarsi, pensare, parlare, vestirsi,
comportarsi tutti nello stesso modo.
Si può dire, in un certo senso, che esercitare la propria individualità – e
dunque la propria unicità rispetto agli altri – sia un diritto come gli altri.
Spesso, però, nel quotidiano, la diversità non viene considerata una
ricchezza, ma una forma di inferiorità. Essere diversi significa essere
inadeguati, inadatti, infelici, persino. E il diverso, spesso, diventa un
nemico.
D’altro canto, ha senso osservare le cose da una duplice prospettiva: se gli
altri sono diversi ai nostri occhi, noi siamo diversi agli occhi degli altri.

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