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Nel 60 a.C.

, il più ricco di Roma, il signor Crasso invitò, segretamente, nella sua domus a Lucca
l'altro uomo più forte di Roma ovvero Gneo Pompeo e un giovane di circa 30 anni, Gaio Giulio
Cesare. Quest'ultimo venne invitato per favorire l'alleanza che stava per nascere tra i due uomini
più potenti della città.
Una volta lì, davanti alla porta della grandissima e bellissima villa di Crasso, i due furono accolti
dagli schiavi che gli portarono dal padrone, che si trovava nel triclinio, ovvero nella stanza dove di
solito i romani mangiavano, insieme agli ospiti, sdraiati su letti imbottiti; mentre si stavano
avvicinando al triclinio Cesare osservava ,stupito, la casa perché, essendo povero, non aveva mai
avuto possibilità di entrare in una di questo genere, era una casa gigantesca piena di sculture del
padrone e di personaggi importanti che esso ci tiene, come quello di Silla. Oltre a sculture vi erano
anche vasi, le pareti erano spoglie e le stanze semivuote, l’aspetto però non era quello di un luogo
triste o abbandonato ma bensì di uno vivace grazie alle decorazioni e ai dipinti di vario genere
raffiguranti finti marmi, paesaggi campestri e giardini. Questo dava inoltre un’illusione di essere più
ampio di quanto fossero in realtà. Arrivati davanti al triclinio i due entrarono dove videro Crasso
che era sdraiato su uno dei tre letti ad aspettare gli ospiti.
Pompeo si alterò sufficientemente, infatti, pronunciò queste parole:
"Crasso, mio eterno rivale, non ti azzardi nemmeno ad alzarti in piedi all'arrivo dei tuoi ospiti, sei
una persona veramente lurida; ti dovresti vergognare!", mentre Pompeo stava pronunciando
queste parole Cesare, mentre stava toccando e osservando le pareti dipinte, si stava pian piano
avvicinando sempre di più al fianco della persona a cui è debitore. Dopo aver ascoltato Pompeo il
padrone di casa iniziò a ridere, si sistemò il cuscino, si raddrizzò e rispose:
"Hhh amico mio siediti, non sei venuto qui per litigare, vero? Siamo qui per fare altro, perciò non
allunghiamo sta storia e iniziamo a mangiare e a fare ciò che dovremmo fare".
Sentendosi queste parole Pompeo capì con chiarezza con chi aveva a che fare (perché quelle
parole sono di una persona a cui non gliene importa niente dell’ospitalità, che all’ epoca era
una cosa molo sacra, e questo suo atteggiamento fece capire a Pompeo che Crasso si
credeva alla pari degli dei), perciò, come aveva stabilito Crasso, si sedette senza aggiungere
altro.
Cesare era ancora in piedi come l'altro schiavo che era vicino a lui, il più ricco, vedendolo lì dritto
come una colonna del tempio Ercole, gli disse: "Tu giovanotto sdraiati sull'altro letto; mentre tu
schiavo porta cibo e vino" 
Cesare si sedette e lo schiavo senza obiezioni portò i cibi per il Gustatio, quindi: uova, insalata,
funghi, olive, crostacei, come l'aragosta, salsicce, cetrioli, tartufi e salse varie, tra cui anche il
garum che era una salsa piccante, accompagnati dal mulsum, cioè da vino misto a miele.
Una volta portati calò un silenzio nella stanza, e i tre iniziarono a mangiare, Pompeo iniziò con le
uova, Crasso con la salsiccia e Cesare con l'insalata.
Il primo a rompere il ghiaccio fu Pompeo che disse: “Allora Crasso, dimmi chi è questo giovanotto?
Ho solo sentito il suo nome in giro, dicono che è un politico che è riuscito a conquistare il favore
della plebe."
"Si"
"È così, e senza di lui questa alleanza non può nascere"
Cesare, che non sapeva niente di questa alleanza, intervenne dicendo:" Mio signore, di che si
tratta? di alleanza non me ne avete mai parlato" 
Crasso rispose: "Stai al tuo posto moscerino, da quando che io devo chiedere a te prima di agire?"
"Ha ragione, mi perdoni"
"Comunque" riprese Crasso, "Tornando al nostro discorso, vi ho invitati qui per stringere
un’alleanza, un’alleanza che rimarrà solo tra di noi."
Mentre il padrone di casa stava pronunciando queste parole gli altri due lo stavano ascoltando e
nel mentre stavano finendo i loro Gustatio. 
"Con questa alleanza" continuò "ci spartiremo il potere. Ognuno di noi porterà qualcosa
all'alleanza: io le ricchezze e l'appoggio dei cavalieri, tu Pompeo quello dell'esercito e infine te
Cesare che porterai i voti della plebe che sono indispensabili per far approvare le nostre proposte".
Pompeo sentendo il piano del suo rivale rimase scioccato e disse: “Sei veramente una persona
astuta, Crasso. Se così sarà l'alleanza allora non ho obiezioni, ma se scopro che stai architettando
qualcosa dietro le quinte, giuro che sarò io a prenderti la testa, spero che tu abbia ricevuto il mio
messaggio."
"Tranquillo non accadrà"
Finito il discorso gli schiavi sparecchiarono il tavolo e portarono la Prima mensa preparata dall'
archimagirus, cioè dal cuoco di casa. Era costituita da varie portate: pesce, uccelli come gru e
pavone, carni di agnello e maiale. C'era poi carne di orso "travestito" da manzo (questo perché i
romani amavano combinare carni di diversi animali attraverso dei travestimenti), come al solito non
mancavano il vino e il pane.
Calò di nuovo il silenzio e sta volta fu Cesare a parlare:" Una cosa se posso"
Crasso annuì con la testa, e Cesare continuò "Come faccio io a far approvare le vostre, anzi le
nostre proposte se non sono ancora un console visto che non ho ancora terminato il mio cursus
honorum"
Pompeo e Crasso iniziarono a ridere, il giovanotto non capiva pensava che lo stessero prendendo
in giro, finché i due risposero contemporaneamente "Semplice no? Lo sarai l'anno prossimo. 
Quando torneremo in città il Senato ci temerà e non potrà far altro se non approvare le nostre
proposte"
Cesare stupito disse: "Ah... va bene" e abbasso pian piano lo sguardo dalla vergogna per essere
stato l'unico a non esserci arrivato alla conclusione.
Detto questo i tre iniziarono a mangiare, Cesare prese costolette di agnello insieme al pane e vino,
Pompeo, invece, essendo un guerriero prese l'animale più forte presente sulla tavola ovvero l'orso
e anche lui ovviamente prese il vino, infine, Pompeo prese la gru. Ognuno di loro mangiava una
carne diversa per dimostrare che erano diversi. "Allora" riprese Crasso, "cosa volete da questa
alleanza?"
"Io" disse Pompeo "voglio la ratificazioni del nuovo assetto geo territoriale che diedi alle province
orientali, e voglio che ai miei veterani vengano assegnate delle terre " 
"Perfetto, tu Cesare sarai eletto console perciò non ti chiedo cosa vuoi dall'alleanza "
"E tu, Crasso, cosa vuoi?" Domandò Pompeo,
"Io voglio introdurre nuove norme pensate per favorire gli interessi economici dei Cavalieri" 
"Capito, come al solito pensi prima al tuo ceto" 
"Comunque" disse una voce quasi femminile, era Cesare che fino a quel momento non aveva
parlato come si doveva, "abbiamo un ostacolo che è Cicerone, difensore delle istituzioni
repubblicane, che appena scoprirà che tra noi tre c'è qualcosa si opporrà, quindi io direi di farlo
esiliare con l'accusa di aver giustiziato i complici di Catilina senza un regolare processo."
"Vedo che quando vuoi riesci a renderti utile" disse Crasso. 
"Comunque bravo hai ragione, in futuro potrebbe diventare un vero ostacolo quindi prima agiamo
meglio è". I tre finirono di mangiare anche la prima mensa, arrivarono di nuovo gli schiavi e
sparecchiarono la tavola portando la seconda mensa che era, se così possiamo chiamare, un
dessert a base di frutta fresca e secca, dolci al miele e le mele.
Crasso chiamò tre bellissime Candidae puellae e gli ordinò di tenere le frutte in mano e di portarli
in bocca quando lo volevano gli ospiti.
Mentre le tre donzelle stavano servendo i loro padroni Pompeo, volendo conoscere meglio, disse a
Cesare: “Allora giovanotto tu mi sei straniero, parlami un po’ di te, chi sei, quali sono le tue
origini?"
Cesare tutto fiero rispose:" Sono Gaio Giulio Cesare appartengo alla famiglia Giulia, una delle più
antiche famiglie di Roma, e ho già ricoperto tutte le magistrature previste dal cursus honorum, mi
manca solo il consolato; sono privo di grandi ricchezze e una delle mie debolezze è il non aver mai
guidato un esercito; ma dicono che sono un ottimo politico, e grazie ad alcune proposte di legge,
tese per diminuire la povertà, mi sono guadagnato l'appoggio della plebe.
Questo è tutto."
Pompeo non pensava che Cesare fosse così importante, e finalmente capì il motivo per cui, ai
tempi di Silla, fu tolto dalle liste di prescrizione.
I tre continuarono a parlare dei loro progetti in futuro e a provarci con le Candidae puellae finché
non arrivò un uomo di Crasso, che si avvicinò a lui e gli sussurrò: “Capo è scoppiato un incendio in
città, serve la vostra autorizzazione per spegnerlo" Crasso gli rispose:" Va bene, tu, vai fuori e
prepara il mio cavallo mentre mi aspetti, io arrivo tra un po’". L' uomo
Obbedì e uscì dalla stanza.
Pompeo chiese al padrone di casa cosa fosse successo, e lui si alzò in piedi e rispose: “Devo
andare in città, mi hanno detto che è scoppiato un incendio, quindi, scusate ma devo andare."
Anche gli altri due si alzarono, e si salutarono stringendosi la mano per come dire: "Da adesso
siamo ufficialmente alleati". Crasso gli accompagnò fino all'uscita e poi si separarono, Cesare e
Pompeo tornarono a casa propria e Crasso andò in città per intervenire all'incendio.
E così finì il primo triumvirato.

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