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La lima e laccetta

Filippo Azimonti La politica riserva tagli per gli elettori, limature per gli eletti. In questa evidente contraddizione risiede il crescente malessere che i cittadini dimostrano per la Casta che li amministra. In questi confini non importa chiedersi se la politica costi troppo, ma come sia possibile che coloro cui affidato il governo della cosa pubblica non percepiscano la necessit di agire con probit e prudenza condividendo, da eletti, la sobriet che impongono ai propri elettori. Di sobriet parla infatti anche Roberto Formigoni che per poi, di fronte allultima trovata del rimborso spese di 50mila euro per chi rinunci allauto blu, ne rivendica la riduzione, ammette che la cifra gli sembra eccessiva e passa la palla allUfficio di presidenza. Non si chiede come sia nata quella proposta e come evitare che in Lombardia si replichi il caso del Lazio dove si garantiscono rimborsi spese chilometrici anche a chi lauto neanche dichiara di averla. Non c leader che non si dichiari pronto a tagliare i costi della politica, ma poi non succede. Perch? La risposta scontata che ben difficilmente si rinuncerebbe a privilegi che il capogruppo leghista Stefano Galli difende come diritti acquisiti. Ma quei privilegi nascono dalla determinazione con la quale i partiti hanno evitato di dare attuazione allarticolo 49 della Costituzione che stabilisce lobbligo di adottare il metodo democratico nella propria organizzazione interna. E significativo che lunico richiamo a questo dovere, sia stato fatto da un deputato socialista, Giorgio Pizzol, nel 1991. Poi pi nulla a garanzia che continuino a essere i gruppi dirigenti dei partiti, non i loro iscritti e tantomeno gli elettori, a esercitare tutte le funzioni di controllo piegando al proprio interesse ogni virt politica. A prescindere dal codice penale: i doppi e tripli incarichi in Regione, i posti assicurati nei consigli di amministrazione di societ controllate, enti e associazioni, le direzioni e vicedirezioni generali garantite ai fedelissimi, non sono vietati dalla legge, ma non dovrebbe essere necessaria una legge per evitarne la consuetudine. E la morale pubblica che sembra mancare nei partiti. Da questo punto di vista, il recente voto che ha bloccato, grazie anche allastensione del Pd, liter di una riforma costituzionale per cancellare le province esemplare, soprattutto se si considera come esse, al di l delle scelte politiche ma per espressa volont dei costituenti, avrebbero dovuto sparire con listituzione delle regioni, 41 anni fa. Da allora ne abbiamo finanziato e continueremo a finanziarne presidenti, assessori, consiglieri, portaborse con lintera macchina che da loro dipende.

Non basta dunque un taglio ragionieristico per contenere i costi della politica, bisogna far tornare i partiti organismi cui i cittadini si associano per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, non la composizione dei consigli di amministrazione. Lunico strumento che concesso agli elettori perch questa mutazione si compia di rendere trasparente quello che finora restato opaco come vorrebbero i Radicali con la loro anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati dove segnalare gli incarichi elettivi ricoperti nel tempo, le dichiarazione dei redditi e degli interessi finanziari, la dichiarazione dei finanziamenti ricevuti, dei doni, dei benefici, il registro delle spese, comprensive di quelle per lo staff, gli atti presentati con iter fino alla conclusione, il quadro delle presenze ai lavori e i voti espressi sugli atti adottati. Una trasparenza che si direbbe dovuta per chi ricopre incarichi pubblici, sempre che non si invochi a propria estrema difesa la privacy. Per assicurarsi lennesima, pessima figura di fronte agli elettori. (la Repubblica 8 luglio 2011)

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