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Pacchioni Matteo 4^I

Relazione video su Giovanni Tizian

Nel video in questione è stata esposta la storia di Giuseppe Tizian e di suo figlio Giovanni, la
famiglia Tizian originariamente residente in Calabria può e deve essere riconosciuta come un
simbolo della lotta contro la mafia, una guerra che interessa noi cittadini e la nostra società.
L’impegno nei confronti della lotta antimafia è un valore che la famiglia Tizian rispecchia e
continua a portare avanti.
Giovanni è un giornalista di successo che oggi oltre ai vari fatti di cronaca cittadina svolge un
lavoro di propaganda antimafiosa, volta alla liberazione del territorio dalle attività illecite
mafiose.
La storia inizia tragicamente con l’omicidio di Giuseppe Tizian, padre di Giovanni; Beppe,
come lo chiamavano gli amici, era un imprenditore coraggioso che non ha voluto sottostare
all’oppressiva volontà mafiosa presente sul territorio, fu così che una sera al ritorno da lavoro
fu brutalmente ucciso, un’atto estremo ma purtroppo non estraneo alle dinamiche del tempo,
in quegli anni la mafia regnava sovrana in alcuni territori abbandonati dallo stato, ciò
permetteva ogni genere di reato mafioso.
L’ostilità di Giuseppe nei confronti delle mafie locali e la ricerca della tanto agognata libertà
gli costarono la vita e il conseguente fallimento dell’attività di famiglia.
Giovanni rimane orfano solamente all’età di sette anni, al suo fianco saranno però sempre
presenti le figure della madre e della nonna, le quali si vedranno costrette a fuggire da questo
ambiente corrotto e inospitale che era diventato il territorio calabrese.
Modena, nuova patria dei Tizian, si dimostra un ambiente più accogliente e adatto per la
crescita di Giovanni.
Il destino porta però Giovanni a seguire le orme di suo padre, ciò per quanto riguarda la lotta
alla criminalità organizzata, grazie al suo ruolo di giornalista riuscirà a fare luce su numerosi
casi, in particolare uno dei suoi più grandi meriti è sicuramente l’inchiesta riguardante
l’inflitrazione dell’atteggiamento mafioso nel Nord Italia.
Mentre le attività mafiose al Sud si basano sulla paura e sul timore, al Nord si crea invece un
rapporto simbiotico tra la mafia e gli imprenditori (o gli specialisti, i cosiddetti “colletti
bianchi"), una relazione che prevede un beneficio (ovviamente attraverso l’illecito) ad
entrambe le parti rientranti nell’accordo.
Questa convivenza ha portato regioni come l’Emilia Romagna in cima alla lista dei territori
con il più alto numero di infiltrazioni mafiose, un dato a mio parere sconcertante, noi cittadini
pensiamo spesso di vivere in un’isola felice in cui il male del mondo non sia presente, ebbene
tutte queste convinzioni sono dovute ad una forte disinformazione che non fa altro che
favorire la criminalità organizzata.
Il processo necessario per la definitiva sconfitta delle mafie deve, secondo il mio parere,
partire da attività informative e da progetti volti alla sensibilizzazione sull’argomento, lo
stesso progetto che stiamo svolgendo a scuola è un ottimo esempio di lotta alla mafia, la
formazione di noi studenti, futuri specialisti ed imprenditori, contribuirà a diminuire il
numero di adesioni alla convivenza col metodo mafioso.
Un’altro metodo efficace per danneggiare le mafie è sicuramente il giornalismo, ce lo
dimostra Giovanni Tizian con le sue inchieste sul territorio di Reggio, un lavoro meticoloso
Pacchioni Matteo 4^I

che ha ha dato i suoi frutti, il quale gli è purtroppo costato l’assegnazione di una scorta che ha
limitato buona parte della sua vita e della sua libertà.
Gli organi dello Stato e gli strumenti a sua disposizione non sono perfetti e infallibili, ciò è
dovuto alla possibilità di corruzione e dalla mancanza di persone abbastanza coraggiose da
denunciare le attività mafiose, dobbiamo quindi essere noi cittadini ad impegnarci per primi
per raggiungere una società migliore e più libera.
Posso quindi affermare di trovarmi in linea col pensiero di Giovanni Tizian, riconosco inoltre
l’importanza della sua storia e dei sacrifici che la sua famiglia ha fatto per il bene comune,
vicende che vanno raccontate e ascoltate per evitare di scordare parti così importanti della
nostra società.
Concludo ribadendo l’importanza della comunicazione e delle scambio di informazioni con
l’obiettivo di evitare, come già successo in passato, un’eccessiva disinformazione sull’agire
mafioso.

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