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‹‹ἱZapata vive, la lucha sigue!

››
Regimi di storicità e memoria militante nei conflitti
sociali del Messico contemporaneo

Facoltà di Lettere e Filosofia

Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo


Corso di laurea in Scienze Storiche. Medioevo, Età Moderna, Età
Contemporanea

Giovanni Confetto

Matricola 1455745

Relatore Correlatore

Bruno Bonomo Sergio Botta

-A.A. 2019-2020
2
La storia delle classi subalterne è necessariamente disgregata ed episodica: c’è nell’attività
di queste classi una tendenza all’unificazione sia pure su piani provvisori, ma essa è la parte
meno appariscente e che si dimostra solo a vittoria ottenuta. Le classi subalterne subiscono
l’iniziativa della classe dominante, anche quando si ribellano; sono in istato di difesa
allarmata. Ogni traccia di iniziativa autonoma è perciò di inestimabile valore

[Antonio Gramsci, § 14 del Quaderno 3]

3
4
INDICE
INTRODUZIONE…..…………………………………………………………………….7

1) Dalla Comune di Morelos al tradimento del PNR/PRI…………………………… 17


1.1) L’inizio dell’insurrezione zapatista: il Plan de Ayala…………………………18
1.2) Democrazia diretta ed economia collettiva………………………………….... 25
1.3) La Riforma Agraria e la Costituzione del 1917: gli ejidos………………..….. 30
1.4) La Revolución interrumpida. La cristallizzazione della memoria
istituzionale negli anni di Lazaro Cárdenas………………………………….. 36

2) Alcune stelle nella constelación de la memoria …………………………………... 45


2.1) L’erede di Zapata in Morelos: Rubén Jaramillo…………………………....... 47
2.2) Dalla lotta sociale alla lotta armata: Lucio Cabañas e le bases de apoyo……. 60
2.3) Il Congreso Indigena del 1974……………………………………………..... 70

3) Una memoria en rebeldía: neozapatismo e popoli indigeni in lotta dal '94 ……... 81
3.1) EZLN. 1983-1993 …………………………………………………………… 84
3.2) Dal levantamiento alla fine del millennio……………………………………. 94
3.3) La Marcha de la Dignidad Indígena passa in Morelos..................................... 115

4) La lotta dei popoli indigeni contro i megaprogetti nel XXI secolo …………........ 127
4.1) La proposta nazionale zapatista per l’autonomia…………………………… 130
4.2) Memoria militante di Zapata in Morelos: la storia di Amilcingo
contro il PIM ………………………………………………………………. 137
4.3) A cento anni dall’assassinio di Emiliano Zapata: Samir Flores Soberanes… 153

CONCLUSIONI ..…………………………………………………………………….. 169

Appendice iconografica …………...………………………………………………….. 177

Lista delle sigle ..………..……………………………………………………………... 193

Bibliografia ..………………………...………………………………………………… 195

Elenco delle fonti ..…………………………………………………………………….. 199

5
6
INTRODUZIONE
Questa tesi di Laurea Magistrale nasce dallo sviluppo di alcuni punti di domanda
che si proponevano nelle conclusioni della mia tesi di Laurea triennale, “Tierra y
Libertad. La Rivoluzione Messicana e le popolazioni indigene”. In questo primo
lavoro, di tipo compilativo e bibliografico, esploravo la Rivoluzione Messicana
del 1910-1917 per comprendere il significato, il ruolo e la centralità del messaggio
di Emiliano Zapata, dell’Ejercito Libertador del Sur e del protagonismo delle
popolazioni indigene e rurali come soggetto rivoluzionario. Nella parte conclusiva
del mio primo lavoro restavano aperti degli interrogativi e individuavo nello
zapatismo chiapaneco il filo rosso della memoria tra le rivendicazioni della
Rivoluzione Messicana e le attuali istanze dei popoli indigeni e campesinos in
lotta nel Messico di oggi. Esiste infatti, dal 1983 - e si è reso pubblico al mondo
intero nel 1994 - un Ejercito Zapatista de Liberación Nacional.

Il tema di questa tesi si incentra su dove e come è vissuta o vive una memoria
militante di Zapata nei conflitti sociali del Messico contemporaneo. Come si è
sviluppata fino ad oggi questa memoria militante? Emiliano Zapata nacque in
Morelos e lì vi sviluppò una Comune, mentre l’EZLN nasce in Chiapas: come si
collegano questi due zapatismi? Per sola comodità di scrittura e non per scelta
teorica si è deciso in questa tesi di chiamare lo zapatismo chiapaneco
neozapatismo, ma, come vedremo nel corso di questa tesi, è in realtà in forte
continuità con lo zapatismo “storico”.1

C’è stato un altro fattore scatenante che ha portato a scrivere questa tesi, ossia il
ritorno, scaturito da un’immagine, di un nuovo Emiliano Zapata in Morelos, a
cento anni dal suo assassinio. Il 20 febbraio 2019, ad Amilcingo (Morelos) è stato
assassinato un altro morelense, Samir Flores Soberanes, ucciso poiché difensore
della terra e della vita, come si leggeva nei comunicati dei suoi compagni militanti

1
Cfr. cap. 3

7
del Frente de Pueblos en Defensa de Tierra y Agua. Un altro Emiliano Zapata?
Come si sviluppa in Messico questo seguir de la lucha? ‹‹Zapata vive, la lucha
sigue››, si legge nei comunicati, lo si sente cantare nei cortei, a cento anni di
distanza. La lotta dunque è continuata, poiché le forze politiche e i leader che
hanno governato il Messico dalla Rivoluzione ad oggi hanno disatteso il
messaggio rivoluzionario di Emiliano Zapata, pur avendo tentato di acquisirne
l’immaginario nella memoria istituzionale? Zapata sembrerebbe piuttosto vivere
come un simbolo delle rivendicazioni sociali dal basso. Come si ripetono alcune
storie nel contesto messicano? Sembrerebbe esserci delle volte una ciclicità della
storia a causa del non risolto. Infatti, in questa tesi si partirà da una lettura della
Rivoluzione Messicana come Revolución Interrumpida.2 Ma questa rivoluzione
interrotta è stata invece poi ripresa in alcuni momenti i quali possono essere
racchiusi in una costellazione di memoria? In che regime di storicità si sviluppano
queste lotte che sembrano essere così lontane da quel presentismo di cui ci parla
Hartog? 3 Sembra che Zapata possa vivere in una memoria militante che, nel
contesto mondiale rivoluzionario, ha tutta una sua specifica concezione del tempo
e dello spazio. Questa temporalità differente è uno degli oggetti di questa ricerca.
Una temporalità che è differente perché diverso è il campo in cui si sviluppa, ossia
quello di una memoria dal basso.

Il 10 aprile 2019 correva il centenario dell’assassinio di Emiliano Zapata e negli


stessi giorni mi arrivava la comunicazione che, grazie al bando di tesi all’estero
della Facoltà di Lettere e Filosofia della nostra Università, “La Sapienza”, avrei
potuto soggiornare in Messico ed effettuare una ricerca sul campo. Mi sono così
recato in Messico lo scorso autunno e, con l’aiuto dell’Instituto de Ciencias
Sociales y Humanidades “Alfonso Veléz Pliego” della Benemérita Universidad
Autónoma de Puebla, in quattro mesi ho potuto sviluppare le analisi e le

2
A. Gilly, La Revolución Interrumpida, ERA Ediciones, México, 1994.
3
F. Hartog, Regimi di storicità: presentismo e esperienze del tempo. Palermo, Sellerio Editore, 2007.

8
riflessioni, la ricerca preparatoria a questo lavoro, con un approccio critico alle
fonti, costruendo le basi per una sua struttura teorica con cui affrontare un tema
di studio molto ampio. Attraverso questo viaggio mi è stato possibile effettuare
ricerca d’archivio a San Cristóbal de las Casas e intervistare alcuni abitanti del
pueblado di Amilcingo in Morelos, partecipando con loro al primo anniversario
dell’omicidio di Samir Flores, come verrà poi spiegato meglio nel corso di questo
lavoro.

Le domande con cui ero partito per il Messico sono state limate, hanno preso una
direzione più precisa, seppur la loro tematizzazione abbia richiesto più tempo,
data la corposa bibliografia in cui mi sono imbattuto tra gli Stati di Puebla,
Morelos, Oaxaca e Chiapas; anche e soprattutto grazie al confronto con diversi
professori dell’ambito accademico messicano e internazionale (Carlos Aguirre
Rojas, John Holloway, Sergio Tischler, Jérôme Baschet, Carlos Barreto e Victor
Hugo Sánchez Reséndiz) ma anche con il confronto costante con il relatore di
questa tesi, Bruno Bonomo e con il correlatore Sergio Botta mi è stato possibile
avere un quadro di riferimento attraverso il quale dare una direzione al lavoro che,
mantenendo un taglio storico, ha fatto anche riferimento a diverse bibliografie
dalle quali è scaturito un approccio multidisciplinare.

Per parlare della memoria di Emiliano Zapata, che rappresenta il simbolo di una
lotta per la terra, per un’esistenza e una dignità indigena e rurale in Messico, mi
sono trovato dapprima di fronte all’inevitabile dato dell’impossibilità di
individuarne un’unica memoria: questo – potrebbe sembrare banale dirlo - è
semplicemente impossibile. Non si può parlare di una singola memoria, ma
dunque di memorie, che sono spesso in conflitto tra loro. In questa tesi si vuole
dimostrare che le memorie partono da presupposti assai differenti, che sono
determinati da dinamiche di necessità materiali, di potere e di subalternità, da cui
si sviluppano le narrazioni. La memoria del potere è rappresentata in questa tesi
dal ruolo cristallizzante dello Stato.

9
Quindi, nel primo capitolo, che ha un taglio introduttivo rispetto agli altri capitoli
di ricerca di questa tesi, analizzerò i fatti accaduti in Messico durante
l’insurrezione campesina del 1911-1919, la Comune di Morelos, come la
definisce lo storico messicano Gilly.4 Cosa è stata la Comune di Morelos? Cosa
rappresenta questa esperienza? Come è finita? Quale è la narrazione simbolica
della Rivoluzione Messicana da parte dello Stato post-rivoluzionario
costituzionalista/priista? Come si cristallizza la memoria “ufficiale” di Emiliano
Zapata? Come si crea l’ambiguità per la quale viene posto nel pantheon
rivoluzionario insieme ai suoi carnefici?

Nel secondo capitolo sviluppo invece un’analisi sulla memoria subalterna. 5


Troviamo delle rovine (Benjamin), delle tracce (Thompson), delle stelle: brillano
in una costellazione discontinua nel tempo che restituisce vitalità al messaggio di
Emiliano Zapata, per ciò che egli rappresenta nei soggetti subalterni. Questa
memoria dunque verrà analizzata secondo l’approccio di Sergio Tischler di
costellazione della memoria, che è deflagrata con la gigante rossa del
neozapatismo (che invece sarà l’oggetto dell’analisi del terzo capitolo). 6 In questo
percorso di ricerca, attraverso una lettura del passato, si vuole indagare quanto e
come la memoria dello zapatismo “storico” sia stata viva nelle lotte sociali dagli
anni '40 agli anni '70. Ho individuato dunque in alcuni momenti, delle stelle che
illuminano la memoria dello zapatismo nella pratica rivoluzionaria e militante:
Ruben Jaramillo, che fu l’erede di Zapata in Morelos e ha provato a dare seguito
alle istanze irrisolte della Rivoluzione, rapportandosi dialetticamente con il potere
e rimanendone anche egli sconfitto e assassinato; Lucio Cabañas, uno tra i primi
a trovare una sintesi tra la pratica rivoluzionaria cubana e la tradizione di lotta

4
A. Gilly, La Revolución Interrumpida.
5
Quando si fa riferimento alla subalternità si prende in considerazione la lettura che ne fa Antonio Gramsci nei
Quaderni dal Carcere.
6
S. Tischler, Discontinuidad y constelación. El zapatismo y los umbrales de un nuevo mundo posible; Astillas de
tiempo rebelde. Luchas y reflexiones desde la mirada de Walter Benjamín. Benemérita Universidad Autónoma
de Puebla, Instituto de Censas Sociales y Humanidades “Alfonso Vélez Pliego”, Puebla, México, 2019.

10
ereditata dalla Rivoluzione messicana. Poi c’è un momento-stella rappresentato
dal primo Congreso Indígena di San Cristóbal de las Casas nel 1974: in questa
occasione troviamo un passaggio chiave per il riscatto sociale di un soggetto –
quello indigeno - che è sempre stato elemento decisivo nei passaggi del paese, ma
è sempre stato dimenticato dalla storia ufficiale.

Nel terzo capitolo analizzo il levantamiento neozapatista del 1994 come


deflagrazione della memoria subalterna. L’olvido per le popolazioni indigene -
secondo la lettura dell’EZLN - è stato il fattore attraverso il quale il potere
economico-statale ha silenziato la memoria subalterna e i suoi momenti di
ribellione. Nel contesto più ampio delle lotte che hanno infiammato il Latino
America durante gli anni '60/'70, in Messico si crearono numerose fazioni di lotta
armata, delle quali la più indicativa è quella delle Fuerzas de Liberación Nacional
(FLN), fazione che sorse nel 1969, in risposta al massacro di Tlatelolco del ’68;
dalle FLN nacque poi nel 1983 l’EZLN: Ejercito Zapatista de Liberación
Nacional. In questo capitolo analizzo la proposta dell’EZLN, che nasce nello
Stato più povero del Messico, ossia il Chiapas. Come ha avuto ampio consenso?
Essa ha saputo recepire quella memoria storica, quell’irrisolto, quella simbologia
nazionale (Zapata) ma anche internazionale (la lotta contro la globalizzazione
neoliberista), recuperando un linguaggio e una simbologia propria dei popoli
indigeni e dandogli concretezza. Nella simbologia, questa proposta ha
rappresentato proprio quella deflagrazione della memoria che si fa ribellione alla
memoria istituzionale. L’immaginario utilizzato dal gruppo di lotta armata è del
tutto innovativo ma conserva una memoria storica e millenaria, che va indietro
nel tempo, passando per Zapata, ma andando anche oltre, fino a scalfire il concetto
di decolonizzazione, che sembrava dato per assodato dall’Indipendenza
messicana e sancito ancor di più con l’esperienza del periodo della presidenza di
Benito Juárez. Quello che fa l’EZLN è scardinare questi concetti, decostruire i
pezzi del rompicapo, cogliendo dalla storia quei passaggi chiave che hanno

11
alimentato la posizione di subordinazione dei popoli originari ad un sistema di
vita di tipo occidentale. Dal '94 nei territori autonomi del Chiapas si sperimenta
una memoria viva della Comune di Morelos attraverso l’esperienza delle bases de
apoyo, che si organizzano dal 2003 con l’autogoverno dei Caracol,
autorganizzandosi con esperienze di produzione e cooperazione collettiva. In
questo capitolo si analizzano i comunicati dell’EZLN riguardo la storia, con un
focus sulla Rivoluzione Messicana, in chiave difensiva della memoria indigena e
sulla rottura della storia lineare, che invece sembra essere ciclica e riproporsi nei
suoi attori. Individuo poi il momento in cui la proposta dell’autonomia
neozapatista, oltre ad essere un recupero del passato, diventa una proposta
nazionale. Analizzo dunque il momento molto importante in cui l’EZLN ha fatto
visita nel 2001 ai luoghi simbolo di Emiliano Zapata, riscattandone e
difendendone una memoria en rebeldía. In questo passaggio Zapata trova casa
ovunque si sviluppino in Messico dei processi di autonomia e nei primi due
decenni del XXI secolo la memoria militante si ritrova nella lotta per il territorio
contro i megaprogetti.

Nel quarto ed ultimo capitolo infatti sviluppo un’analisi di questo nuovo


paradigma di lotta, come risignificazione del messaggio di cento anni prima. Il
messaggio neozapatista ha rappresentato e rappresenta una forza rivoluzionaria
che ha saputo entrare in contatto con le popolazioni indigene e con la sociedad
civil al di fuori del Chiapas - come in occasione della Marcha de la Dignidad
Indígena o con la creazione del Congreso Nacional Indigena (CNI) - provando a
mettere in connessione organizzativa le lotte dei popoli originari sparsi in un paese
sconfinato? In Messico, la violenza si è acuita a partire dagli anni '80 con la
presenza dei cartelli del narcotraffico, a cui è corrisposta una massiccia
militarizzazione del paese, ma in un contesto di corruzione endemico a causa di
grandi interessi economici. Non è una novità l’utilizzo di forze paramilitari atte

12
ad arginare i processi di autonomia in quei territori che vedono la possibilità di
grandi affari economici.

Su questo tema si svilupperà l’ultimo capitolo di questa tesi, in un contesto


economico che il giornalista uruguayano Raul Zibechi chiama estrattivismo. In
queste resistenze alla costruzione delle grandi opere figlie del NAFTA del 1994,
in tutto il paese altri popoli originari hanno risposto alla sfida lanciata dall’EZLN:
resistere al neoliberismo, creare la propria autonomia, ognuno con le sue forme
(come suggerisce la Sexta Declaración de la Selva Lacandona, redatta dal
Comitato Clandestino dell’EZLN nel 2005, inaugurando la Otra Campaña)? In
Morelos, terra originaria di Emiliano Zapata, dal 2009 è in cantiere il PIM
(Proyecto Integral Morelos), che prevede la costruzione di un gasdotto, due
centrali termoelettriche, un acquedotto per la sottrazione di cinquanta milioni di
litri di acqua al giorno dal Rio Cuautla, in un territorio ad alta attività sismica e
vulcanica. Va in più sottolineato che il cantiere attraversa territori di popoli
originari che attuano un’economia principalmente agricola e che si autogovernano
attraverso usos y costumbres.7

Per quanto riguarda le fonti utilizzate in questa tesi, il primo capitolo è supportato
da una vasta bibliografia di riferimento con la quale è possibile al lettore
approfondire lo zapatismo storico e la Rivoluzione messicana. Oltre ad una
bibliografia che consente di ampliare temi che meriterebbero uno spazio più
ampio, nel secondo capitolo ho utilizzato come supporto un’autobiografia di
Jaramillo, un testo su Lucio Cabañas che è stato redatto da uno dei membri del
suo PDLP e per quanto riguarda il Congreso Indígena del '74 ho svolto un lavoro

7
Come stabilito dai Trattati di San Andrés, firmati tra EZLN e Stato messicano nel 1996, come tregua della lotta
armata e cessate il fuoco bilaterale, le popolazioni indigene di tutto il Messico hanno l’opportunità di eleggere le
proprie rappresentanze attraverso le proprie tradizioni, che sia per alzata di mano o per anzianità, o per carisma,
non con elezioni. Va detto che questa concessione sulla carta ha trovato forti ostacoli da parte dei partiti politici
che avevano interesse a proseguire la loro influenza politico-economica sui municipi (che corrispondono alle ex
province in Italia per tipologia di estensione geografica): questo ha creato forti problemi, soprattutto perché i
partiti politici sono il canale preferenziale delle imprese che vorrebbero utilizzare i territori per uso produttivo
privato.

13
di ricerca nel dicembre 2019 presso l’Archivo de la Diocesis de San Cristóbal de
las Casas che ne conserva gli atti.

Il terzo capitolo ha come testi di riferimento un’autobiografia dei primi 20 anni


dell’EZLN e dei suoi primi 10 anni pubblici: 20 y 10. El fuego y la palabra, frutto
delle interviste della giornalista Gloria Muñoz. Inoltre, la maggior parte delle fonti
citate sono principalmente i comunicati pubblici dell’EZLN, grazie alla fruibilità
dell’archivio online dell’organizzazione rivoluzionaria (enlacezapatista).
Dunque, ho effettuato un’analisi dei testi, cercando di individuare in quali
momenti in quali forme - di questi 26 anni di vita pubblica - l’EZLN abbia fatto
riferimento diretto a Emiliano Zapata, alla memoria e alla ciclicità della storia,
alla discontinuità e alla necessità di riprendere la Revolución Interrumpida.

L’ultimo capitolo è basato soprattutto su interviste che ho svolto nel gennaio 2020
nella comunità di Amilcingo; gli intervistati sono principalmente militanti della
Asamblea de Resistencia. In queste interviste il tentativo è quello di individuare
il passaggio organizzativo che segna il transito da una memoria di tipo popolare
ad una militante in Morelos. Va precisato che spesso ho preferito non chiedere il
nome e il cognome preciso del soggetto intervistato, che per timidezza ha preferito
riferire il soprannome con cui è conosciuto; talvolta non ho ritenuto opportuno
chiedere l’età, per una questione di delicatezza e di sensibilità agli intervistati.
Inoltre, le fonti per la stesura dell’ultimo capitolo sono costituite anche da
materiali prodotti da un collettivo universitario messicano denominato Tejiendo
Organización Revolucionarias (TOR) e da molte immagini simboliche di
Amilcingo che ho avuto l’opportunità di fotografare. Per la stesura di gran parte
della tesi, oltre ad una bibliografia maggiormente messicana, ho utilizzato la
sitografia del CNI e dell’EZLN. Nella mia permanenza in Messico è stato
possibile partecipare al primo “Foro en defensa de los territorios y de la madre
tierra”, che ha avuto luogo il 21 e 22 dicembre 2019 nel nuovo Caracol Jacinto
Canek di San Cristobal de las Casas e al secondo Foro che ha avuto luogo ad

14
Amilcingo (Morelos) il 22 febbraio 2020, nel contesto della tre giorni in memoria
di Samir Flores proposta nel primo Foro dal CNI e dall’EZLN. Inoltre, è stato
possibile partecipare direttamente, il 20 febbraio 2020, alla commemorazione del
primo anniversario dell’assassinio di Samir Flores ad Amilcingo e, il 21 febbraio
2020, ad una manifestazione nazionale a Città del Messico, al termine della quale
i militanti di Amilcingo hanno posto un contromonumento in memoria di Samir
Flores in un’aiuola dello Zócalo di Città del Messico.

Questa tesi partirà geograficamente dal Morelos, attraversando tanti altri luoghi e
decenni, per poi tornarvi, come una parabola, come un viaggio in una
costellazione dove la costante è il richiamo alle pratiche e alla simbologia di
Emiliano Zapata, che viene recuperato dai movimenti di lotta sociale,
attualizzandone il significato, in relazione ai tempi che mutano. Una costellazione
di memoria militante che sancisce una rottura con il regime di storicità del
presentismo.

15
1. Dalla Comune di Morelos al tradimento del PNR/PRI
L’insurrezione campesina del 1911 ha come testo programmatico il Plan de
Ayala, scritto da Emiliano Zapata, leader dell’Ejercito Libertador del Sur.
Durante gli anni della Rivoluzione, il fermento rivoluzionario contadino e
indigeno stava dando atto ad uno stravolgimento radicale nel Centro-Sud del
Messico, attraverso la redistribuzione delle terre, sperimentando un ritorno
all’economia collettiva e alle innovative – seppur già presenti in origine - pratiche
di democrazia diretta. Questo fenomeno viene definito dallo storico messicano
Adolfo Gilly Comuna de Morelos, fu una delle esperienze più interessanti nel
contesto della Rivoluzione messicana, nonostante la storiografia europea non ne
abbia approfondito gli aspetti. 1 A differenza della Comune di Parigi, che nel 1871
si autoproclamò come tale, la Comune di Morelos è stata definita così sebbene
non si sia mai formalizzata. Quella di Gilly, dunque, è una definizione
storiografica che aiuta a contestualizzare ciò che accadde negli stati di Morelos,
Puebla, Tlaxcala, Estado de Mexico, Guerrero, Oaxaca e in generale nel centro-
sud del Messico, dalla proclamazione del Plan de Ayala fino alla avanzata
dell’esercito costituzionalista di Carranza in quei territori, nel 1917. Furono
tuttavia presenti sacche di resistenza dell’Ejercito Libertador del Sur (ELS) negli
stati di Morelos e Puebla, sino all’assassinio di Emiliano Zapata, avvenuto il 10
aprile del 1919, durante l’imboscata del 10 aprile del 1919 nella hacienda di
Chinameca2. La fine di questa esperienza venne sancita dalla sconfitta militare
contro l’imponente esercito costituzionalista, forte dell’appoggio economico e
politico degli USA. L’immagine simbolica del ritorno all’ordine sociale
capitalista è individuabile nell’assassinio di Emiliano Zapata: quelli che fino a tre
anni prima erano stati gli alleati della stessa rivoluzione (i costituzionalisti, che
poi fonderanno prima il PNR, Partido Nacional Revolucionario che poi sarà il
PRI, Partido Revolucionario Institucional), decisero di eliminare l’elemento più

1
A. Gilly. La Revolución interrumpida, ERA, México, 1994, pp. 354-357.
2
M. De Giuseppe, La rivoluzione messicana, Ed. Il Mulino, Bologna, 2013. p. 206.

17
scomodo per ottenere una “pacificazione” richiesta dalla forza regionale
egemone. In questo primo capitolo si vuole analizzare anche la memoria ufficiale
che ha avuto la capacità di sussumere nell’immaginario nazionale alcune delle
figure rivoluzionarie dell’esperienza della Comune di Morelos (intitolazioni di
infrastrutture pubbliche statali, monumenti, ecc.) e la sua capacità di
compromesso in un patto sociale con questa esperienza attraverso la legislazione
(le autonomie delle municipalità, gli ejidos, la riforma agraria).

Lo zapatismo non mirava alla presa del potere su scala nazionale, ma alla
realizzazione hic et nunc di un mondo differente, volto alla riconquista della
propria identità socioculturale, di tierra y libertad, laddove i bisogni secolari di
legame al territorio e alla coltivazione libera, al di fuori della concezione
capitalistica dello sfruttamento del territorio e dell’uomo sull’uomo, venissero
recuperati in prima istanza. Questo avvenne in Morelos negli anni che vanno dalla
dichiarazione del Plan de Ayala fino alla morte del leader di questa rivolta,
Emiliano Zapata, che morì cercando di assicurare una continuità di questo modus
vivendi ai popoli autoctoni e ai contadini.

1.1 L’inizio dell’insurrezione zapatista: il Plan de Ayala

Il documento politico più importante dello zapatismo storico è il Plan de Ayala,


stilato il 28 novembre 1911 da Emiliano Zapata e dai suoi compagni Otilio
Montaño, José Trinidad Ruíz, Eufemio Zapata, Próculo Capístran e Francisco
Mendoza. Con questo testo programmatico il gruppo di generali rivoluzionari che
si era formalizzato in una Junta Revolucionaria, intendeva sostenere e portare a
compimento quelle promesse presenti nel Plan de San Luís Potosí (documento

18
con cui era iniziata la Rivoluzione messicana il 20 novembre 1910), che erano
state tradite dal suo stesso artefice: Francisco Ignacio Madero.3

Il Plan de Ayala, che fu pubblicato e diffuso in dicembre anche dai giornali


maderisti, come il Diario del Hogar in data 15 dicembre 1911, è suddiviso in
quindici punti programmatici. Il primo punto segna una frattura molto forte con
Madero, che viene accusato di aver tradito la fiducia di migliaia di campesinos
che avevano messo in gioco la loro vita, al fine di conquistare personalmente il
potere, mantenendo la maggior parte delle figure istituzionali presenti durante la
dittatura di fatto di Porfirio Díaz, tradendo la fiducia della maggior parte della
popolazione messicana che era scesa in armi contro il regime, mettendo in gioco
la propria vita:

(…) ultrajando así la fe, la causa, la justicia y las libertades del pueblo, teniendo en
consideración que ese hombre a que nos referimos es don Francisco I. Madero, el mismo que
inició la precitada revolución (…) causando con este hecho reiterados derramamientos de
sangre y multiplicadas desgracias a la patria de una manera solapada y ridícula, no teniendo
otras miras que el satisfacer sus ambiciones personales, sus desmedidos instintos de tirano y su
profundo desacato al cumplimento de las leyes preexistentes (…) el llamando Jefe de la
Revolución Libertadora de México C. don Francisco I. Madero, no llevó a feliz término la
revolución que tan gloriosamente inició con el apoyo de Dios y del pueblo, puesto que dejó en
píe la mayoría de poderes gubernativos y elementos corrompidos de opresión del Gobierno
dictatorial de Porfirio Díaz4

Già nel primo punto emerge con durezza l’accusa a Madero di non aver ancora
sopperito alle rivendicazioni sociali che avevano spinto migliaia di campesinos e
di cittadini messicani a combattere; gli zapatisti accusavano anche la repressione
che Madero stava riservando agli stessi rivoluzionari che erano scesi in campo per
favorire la realizzazione del suo Plan de San Luís Potosí:

3
Per una lettura più approfondita della relazione politica tra Zapata e Madero, si consiglia la lettura del saggio di
S. Rueda Smithers. Zapata y Madero. Revolucionarios en conflicto. in El Plan de Ayala, un siglo después/Coloquio
del Plan de Ayala: un siglo después: 2011, noviembre 28-30: Ciudad de México) a cura di Laura Espejel Lopéz,
compiladora. Secretaría de Cultura, Instituto Nacional de Antropología e Historia, 2018.
4
“Plan de Ayala”. Sito del Orden Jurídico de Gobierno de México
(http://www.ordenjuridico.gob.mx/Constitucion/CH8.pdf). Documento consultato in data 28 marzo 2020.

19
teniendo en consideración que el tantas veces repetido Sr. Francisco I. Madero ha tratado
de ocultar con la fuerza brutal de las bayonetas y de ahogar en sangre a los pueblos que le piden,
solicitan o exigen el cumplimiento de sus promesas a la revolución llamándoles bandidos y
rebeldes, condenando a una guerra de exterminio, sin conceder ni otorgar ninguna de las
garantías que prescriben la razón, la justicia y la ley5

L’elemento che più rendeva insopportabili le scelte di Madero alla compagine


zapatista fu la conferma del governatore del Morelos, Ambrosio Figueroa. Egli si
era reso promotore e fruitore delle espansioni delle haciendas nella regione
attraverso la Ley de Colonizacíon negli anni del porfiriato e del governo degli
científicos, essendo egli stesso un proprietario terriero di una hacienda e
considerato dagli zapatisti come uno di quei carnefici che aveva portato molti
morelensi a levarsi in armi contro il sistema economico che stava opprimendo
milioni di contadini messicani. Dunque, nel secondo punto del Plan de Ayala si
disconosceva Madero come jefe (capo) della Rivoluzione, come presidente della
Repubblica; nel terzo punto del Plan veniva riconosciuto al suo posto il generale
Pascual Orozco (secondo di Madero) e, in caso egli si fosse rifiutato, il ruolo
sarebbe spettato ad Emiliano Zapata.

Nel quarto punto del Plan de Ayala veniva dichiarato da parte degli zapatisti che
la Junta Revolucionaria del Morelos si faceva garante del rispetto di tutti i punti
espressi nel Plan de San Luís Potosí. Nel quinto punto si ribadiva che la Junta in
Morelos avrebbe negato qualsiasi tipo di compromesso politico ed economico con
tutto ciò che rimaneva del regime di Diaz e con il nuovo ordine politico instaurato
da Madero poiché

(…) la Nación está cansada de hombres falaces y traidores que hacen promesas como
libertadores pero que, al llegar al poder, se olvidan de ellas y se constituyen en tiranos 6

Il sesto e il settimo punto sono molto rilevanti, in quanto si stabiliva che i terreni,
i monti e le acque sottratte da parte degli haciendados e dagli científicos nel corso

5
Ibid.
6
Ibid. Punto 5

20
del porfiriato sarebbero stati confiscati (con un indennizzo di un terzo del loro
valore) e ne sarebbero entrati in possesso i popoli originari o i cittadini che ne
avessero i loro titoli di cui erano stati precedentemente spogliati attraverso la Ley
de Colonizacíon. Ritengo rilevante segnalare, nel settimo punto, la comparsa della
parola ejido, della quale approfondiremo nel terzo paragrafo:

(…) por esta causa se expropiarán, previa indemnización de la tercera parte de esos
monopolios a los poderosos propietarios de ellas, a fin de que los pueblos y ciudadanos de
México obtengan ejidos, colonias, fundos legales para pueblos, o campos de sembradura o de
labor, y se mejore en todo y para toda la falta de prosperidad y bienestar de los mexicanos7

Nell’ottavo punto si faceva presente agli haciendados che, in caso si fossero


opposti a queste disposizioni, i loro beni sarebbero stati nazionalizzati e che i due
terzi che gli sarebbero corrisposti sarebbero stati destinati a coprire le spese di
pensione alle vedove e agli orfani degli insorgenti rimasti vittime. Nel nono punto
si ribadiva che questi provvedimenti sarebbero stati applicati anche ai beni
ecclesiastici, come con la Reforma di Benito Juárez.8 Nel decimo punto invece si
invitavano i capi militari insurgentes, che avevano aderito sino a quel momento
al Plan de San Luís Potosí, a schierarsi in favore del nuovo Plan, diversamente
sarebbero stati considerati traditori. Nell’undicesimo punto si ribadiva che tutte le
spese di guerra sarebbero state conformi al precedente Plan.

Nel dodicesimo punto si stabiliva che, una volta realizzata la Rivoluzione, una
giunta dei principali capi rivoluzionari dei vari Stati avrebbe nominato un
Presidente ad interim della Repubblica, il quale avrebbe dovuto indire elezioni per
la nuova formazione del Congresso, e quest’ultimo allo stesso tempo avrebbe
convocato elezioni per l'organizzazione degli altri poteri federali. Con il
tredicesimo punto la compagine zapatista proponeva che i principali Jefes
Revolucionarios di ogni Stato avrebbero designato un Governatore Provvisorio

7
Ibid., punto 7
8
Per una lettura delle Riforma di Benito Juarez si suggerisce al lettore M. Plana, Messico. Dall’indipendenza a
oggi, Firenze University Press, Firenze, 2003.

21
dello Stato al quale appartenevano; il Governatore provvisorio avrebbe indetto
libere elezioni per l’assegnazione dei poteri pubblici

(…) con el objeto de evitar consignas forzosas que labran la desdicha de los pueblos,
como la tan conocida de Ambrosio Figueroa en el Estado de Morelos, y otros que nos conducen
al precipicio de conflictos sangrientos sostenidos por el capricho del dictador Madero y el
círculo de científicos y hacendados que los han sugestionado.9

Il quattordicesimo punto era rivolto direttamente a Madero e al Partido


Antireeleccionista: se il Presidente Madero e gli altri elementi menzionati qui
come dittatoriali, dell'attuale ed antico regime, avessero desiderato evitare
immense disgrazie che avrebbero afflitto la Patria, avrebbero dovuto effettuare
un’immediata rinuncia al posto che occupavano, e con ciò avrebbero in qualche
modo sanato le grandi ferite che avevano aperto all'interno della Patria:

(…) pues que, de no hacerlo así, sobre sus cabezas caerá la sangre derramada de
nuestros hermanos.10

In fine, nel quindicesimo punto l’appello era rivolto ai messicani; si chiedeva al


popolo messicano di seguire Zapata e i suoi compagni alle armi in quanto
difensori delle istanze degli ultimi, poiché queste erano state tradite da Madero:

(…) y así como nuestras armas las levantamos para elevarlo al Poder ahora las
volveremos contra él por haber faltado a sus compromisos con el pueblo mexicano y haber
traicionado la revolución; no somos personalistas, somos partidarios de los principios y no de
los hombres. Pueblo Mexicano: Apoyad con las armas en la mano este Plan, y haréis la
prosperidad y bienestar de la Patria.

Il testo terminava con il motto “Reforma, Libertad, Justicia y Ley” e le firme dei
generali, dei colonnelli e dei capitani dell’Ejercito Libertador del Sur.

Il merito di Zapata e del suo gruppo rivoluzionario, fu quello di dare una risposta
adeguata e organizzata a chi sentiva questa ingiustizia che si protraeva da diversi
secoli e dunque confluirono in questo movimento tanto i mestizos, che

9
“Plan de Ayala”, punto 13.
10
Ivi, punto 14

22
pretendevano di poter essere liberi dal latifondismo agrario ereditato dal sistema
feudale e coloniale spagnolo, quanto gli indigeni che erano stati attaccati su tutti
i fronti dalla conquista in poi: prima era venuto l’attacco alle origini culturali, con
la Chiesa cattolica e con la Spagna, poi nel periodo liberale e indipendente
messicano subirono un attacco materiale, oltre che ideologico, con la cacciata
dalle foreste, con la privatizzazione dei laghi, dei fiumi e con la Ley de
Colonizacíon. La presenza delle popolazioni indigene rappresentava un ostacolo
per l’accumulo a trecentosessanta gradi necessario per lo sviluppo capitalistico, e
i científicos tentarono in tutti i modi di abbattere la sopravvivenza di queste
popolazioni originarie.

In Morelos le due composizioni sociali (indigeni e contadini) in questione si


ritrovarono quasi automaticamente a lottare sullo stesso fronte, con il gruppo
rivoluzionario zapatista che difese sin dall’inizio la possibilità di mantenere usi,
costumi, tratti distintivi delle popolazioni, contrapposti all’industrializzazione e
alla modernizzazione che investiva le grandi città, come Città del Messico o
Cuernavaca. 11 La difesa di quel mondo indigeno e delle sue tradizioni, molto
radicate, fu “la scintilla che aveva mosso la rivolta zapatista”. 12

Va inoltre considerato che Zapata attirò la simpatia delle comunità indigene anche
fuori dal Morelos, proponendo le sue istanze in nahuatl, linguaggio dei popoli
originari dell’area centrale del Messico, invitandoli a difendere insieme “nuestra
madrecita la tierra que se dice patria”. Il linguaggio di Zapata puntava alla
riproposizione degli elementi basilari del mondo contadino e al recupero
consapevole di una dimensione ancestrale indigena (il concetto di “madre terra”)
e questo garantì al fronte zapatista un consenso fortissimo tra le comunità che

11
A. Warman, …y venimos a contradecir. Los campesinos del Morelos y el Estado nacional. Sep/Ciesas, México,
1976. Pp. 101- 102.
12
M. De Giuseppe, Messico 1900-1930. Stato, Chiesa e popoli indigeni. Edizioni Morcelliana, Brescia, 2007. p.
149.

23
parteciparono alle azioni di sabotaggio e di rivolta e la mancanza di ostilità, se
non il rispetto, da parte di quelle che non vi aderirono. 13

Un altro elemento che incrementò la fama di Zapata era il concetto di essere un


primus inter pares, molto lontano dalla figura classica del caudillo latino-
americano: questa è una sostanziale differenza rispetto agli altri leader che
guidarono le rivolte del Nord. Questo rispetto di cui godette ne favorì la riuscita
con i pueblos che appoggiarono i ribelli, li rifornirono delle provviste necessarie
nascondendo i guerriglieri dai federales, formando, oltre ad un esercito di
campesinos che crebbe dai 2.500 alle 50.000 unità dal Plan de Ayala alla morte
di Emiliano Zapata nel 1919, una vera e propria rete di solidarietà attiva volta a
cambiare radicalmente la struttura sociale, che impedì il gioco prima porfirista,
poi maderista del divide et impera tra i buoni e i cattivi.
Un altro elemento interessante che emerge nel contesto dei ribelli zapatisti è il
ruolo da protagonista della donna: diverse soldadéras, come ad esempio María
Esperanza Chavira che fu colonnello delle truppe zapatiste, militarono nelle fila
dei combattenti in armas; mentre tra i pacíficos (che non parteciparono alle azioni
dirette) spiccavano molte donne dedite agli spionaggi, alla raccolta massiccia di
informazioni sui nemici.14
Si creò un equilibrio tra l’esercito zapatista e i pueblos, fondato sullo scambio di
garanzie materiali: il primo difendeva e restituiva le terre ai secondi, e questi
ultimi garantivano il sostentamento al primo. In questo modo, un esercito
invisibile compariva sul campo di battaglia e spariva nei pueblos.15

13
Ibid.
14
De Giuseppe, Messico 1900-1930, pp. 151. Per un approfondimento sulla tematica delle soldadéras si veda C.
Cattarulla, Dentro e fuori la storia: le soldadéras della Rivoluzione messicana. in Confluenze. Rivista di studi
iberoamericani, Vol. 8, No. 1, 2016, pp. 249-260, Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne,
Università di Bologna.
15
Ivi, pp. 149-152.

24
1.2 Democrazia diretta ed economia collettiva

Negli anni in cui vacillava la stabilità della rivoluzione in tutto il Messico,


Emiliano Zapata e i suoi compagni riuscirono a realizzare la Rivoluzione
campesina nel piccolo stato del Morelos. John Womack sostiene che in quegli
anni “il Morelos sembrava esser divenuto un paese al di là del mondo civile”,
ossia in controtendenza rispetto alla “modernizzazione” intesa nel senso
occidentale del termine. 16 La prospettiva di una libera unione tra i vari gruppi
rurali, nel Messico centrale e meridionale, aveva un’origine antica, da ben prima
che arrivassero gli spagnoli; questi diversi gruppi indigeni, entrando a far parte
dell’Ejército Libertador del Sur, ebbero modo di chiarire le loro aspirazioni civili.
Nell’ELS la parola pueblo contava molto di più della parola ejército, quindi i
pacíficos e i militari rivoluzionari erano sullo stesso piano, proprio in funzione del
fatto che erano un unicum nel pueblo; non è un caso che nei primi anni della
rivoluzione la figura del capo villaggio fosse la stessa dell’ufficiale rivoluzionario.
Nel momento in cui l’esercito si andava ingrandendo nella lotta contro il generale
reazionario Huerta, rendeva la sua forma sempre più simile a quello di uno
regolare e i capi villaggio e i capi militari avevano istituito allora un sistema
federale di comando associato. Attraverso questo sistema riuscirono a consolidare
i rapporti tra i villaggi, anche tra quelli che storicamente potevano essere in
conflitto tra loro, come nel caso dei villaggi di Santa María e Huitzilac, le cui
popolazioni morirono l’una in difesa dell’altra.17

Nell’estate del 1914, quando ci fu un periodo di relativa pace, gli abitanti dei
villaggi morelensi poterono sperimentare e ricreare una società locale in termini
civili, cercando di distaccarsi dall’ordine prettamente guerrigliero che aveva
caratterizzato gli anni precedenti e cercando di portare la rivoluzione sul piano
dell’organizzazione sociale. Vennero elette dunque le autorità comunali e

16
J. Womack, Zapata y la Revolución mexicana. Siglo XXI Editores, México, 1969, p. 214
17
Ibid. p. 215.

25
giudiziarie provvisorie a suffragio universale, vennero ripristinate le attività
locali, ma questa volta, i pueblos, sentendosi i vincitori ed i protagonisti di quella
rivoluzione, agirono per negare il permesso di abbattere gli alberi per le traverse
della ferrovia e non lasciarono l’accesso alle acque per il rifornimento delle
locomotive. I vecchi contratti con le haciendas erano considerati scaduti, i boschi
e le acque erano a disposizione della collettività. I capi militari rispettavano questo
ideale di vittoria popolare, e sapevano che anch’essi erano al servizio del popolo.
Zapata, così come gli altri capi, non dimenticarono la loro provenienza, erano figli
del pueblo anche loro: braccianti, mezzadri, rancheros. Così, anche per quanto
riguarda il rispetto delle regole, durante il periodo della Comune di Morelos, non
fu mai istituita una polizia di Stato, spettando invece questo compito ai consigli
di villaggio.

La riforma agraria nello stato del Morelos venne pianificata nel 1914 e poi messa
in atto nel 1915 dal Ministro dell’Agricoltura, nominato dalla Convenzione
rivoluzionaria di Aguascalientes, Manuel Palafox, che fu lo zapatista che assunse
la più alta carica nella Convenzione. Fu disposto l’esproprio delle terre degli
haciendados, come previsto dal Plan de Ayala; vennero dunque cancellati i
confini e le mappe, e furono ridistribuiti i terreni “ridisegnati secondo usi e
costumi di ogni pueblo” e dando a tutti i villaggi la possibilità di scegliere, tramite
assemblee popolari, se utilizzare la coltivazione collettiva su campi unici o se
ripartire i territori per ogni famiglia del villaggio.18

Palafox fondò poi il Banco Nacional de Crédito Rural, oltre alla fondazione di
diverse Escuelas Regionales de Agricoltura e ad una Fábrica Nacional de
Herramientas Agrícolas, ossia una fabbrica nazionale di strumenti agricoli.
Queste iniziative avevano l'obiettivo di stimolare i pueblos attraverso crediti a
basso costo, strumenti di lavoro e istruzione necessaria e per assicurare che la
coltivazione e lo sfruttamento del terreno venissero perseguiti in modo

18
Ibid. p. 218.

26
sostenibile.19 Secondo Womack e Gilly, l'idea di Zapata e Palafox era quella di
superare la produzione agricola di sussistenza alla quale erano stati abituati i
contadini, al fine di modernizzare la coltivazione dei prodotti per la
commercializzazione attraverso la pianificazione collettiva dell'agricoltura.20

Entrambi, laddove ne ebbero l'opportunità, convinsero i contadini ad abbandonare


la coltivazione individuale e invitarono ad approfittare dei vasti ettari delle
proprietà municipali, tracciando un primo passo sulla strada della
collettivizzazione. Gli zapatisti diedero grande importanza anche all'educazione:
giovani studenti e intellettuali accorsero nel Morelos per dar vita a scuole
pubbliche e per l'istruzione degli adulti, che venivano formati anche
politicamente. Palafox ordinò la confisca delle fabbriche da zucchero, che
avevano rappresentato il motore pulsante della crescita economica dello stato
morelense nel periodo prerivoluzionario. Durante gli anni della rivoluzione questi
zuccherifici vennero devastati dapprima dai federali e successivamente furono
saccheggiati anche da contadini e fuggiaschi. Zapata, che riconobbe lo stato di
rovina di quegli stabilimenti, volle rimettere però in attività le fabbriche come
servizio pubblico e non più come attività imprenditoriale privata, destinando ai
contadini i raccolti della produzione di canna da zucchero, ed assicurando la
possibilità di un salario negli stabilimenti nazionalizzati anche ai peones
fuggiaschi. Ai primi di marzo del 1915, vennero dunque rimessi in funzione gli
stabilimenti di Temixco, Hospital, Atlihuayán e Zacatepec (nello stato di
Puebla). 21 Nonostante l’impostazione che provò a dare Zapata per uscire dalla
coltura di auto-sussistenza, gli indigeni e i contadini continuarono a dedicarsi
all’ortofrutticoltura per il proprio fabbisogno, tornando a coltivare quasi
esclusivamente prodotti culturalmente rilevanti, quali fagioli e mais. Ma a
differenza di ciò che ci si poteva aspettare, in Morelos, proprio mentre Città del

19
A. Gilly, La Revolución Interrumpida, p. 263
20
J. Womack, Zapata y la Revolución mexicana… p. 230.
21
Ibid. p. 225.

27
Messico affrontava un periodo di carestia, si produsse addirittura una
sovrapproduzione di cibo tale da impedire l’inflazione, per i prezzi molto bassi a
cui veniva venduto.

In questo contesto quindi, anche se le disposizioni venivano date dai capi


rivoluzionari zapatisti, di fatto il potere politico era nelle mani dei pueblos e
coinvolgeva la partecipazione volontaria di ciascuno degli abitanti attraverso
organismi di democrazia diretta, con i quali venivano prese molte decisioni. Il
rapporto instaurato da questa forma di potere politico con l’ELS è sintomatico del
grado di sviluppo raggiunto dall'organizzazione delle masse rurali nel 1915 nello
stato del Morelos. L’ELS aveva l'obbligo di difendere militarmente la Comune,
di fronte all'esercito costituzionalista e alle provocazioni dei proprietari terrieri,
era subordinato alla decisione, alla sanzione e alla vigilanza dei pueblos che
esercitarono il potere nel territorio, attraverso l'espropriazione e
l'autorganizzazione.

Alla fine del 1915, l’esercito costituzionalista riuscì a disintegrare la División de


Norte di Pancho Villa e in novembre, Carranza si stava preparando a fare lo stesso
con l’ELS. L'esercito zapatista non era in grado di affrontare una forza militare di
queste proporzioni, ma aveva un punto di forza essenziale nelle persone che si
ritiravano sulla montagna per organizzare la difesa. Le forze di Pablo González
entrarono nel Morelos come un vero esercito di occupazione. Rapinarono città,
bruciarono, saccheggiarono e arrestarono centinaia di combattenti, massacrando
e spazzando via la popolazione civile, comprese donne e bambini che difendevano
anche il loro potere comunale. Nel mese di giugno del 1916, il quartier generale
di Tlaltizapán cadde, ed Emiliano Zapata fu costretto a ritirarsi verso la montagna
per riorganizzare la resistenza. La lotta dell’ELS passò chiaramente ad un
momento difensivo. Ma la profonda rivoluzione sociale avvenuta in Morelos non
poteva essere disintegrata nel nulla. Non si trattava solo di sconfiggere determinati

28
combattenti, ma di pacificare una popolazione insorgente preparata da ormai sei
anni a difendere la sua rivoluzione.22

Come sostenuto da Adolfo Gilly, l'esercito costituzionalista di Venustiano


Carranza non aveva dominato realmente lo stato del Morelos, al contrario di
quello che si poteva credere. Di fatto la popolazione, sotto il martello del terrore,
era stata scossa, ma dopo che per sei anni si erano raggiunte la distribuzione delle
terre, la liquidazione completa del latifondo, la trasformazione dei mulini e degli
zuccherifici in "fabbriche nazionali" amministrate dai loro rappresentanti a
beneficio dei pueblos, cioè, dopo aver stabilito la loro Comune contadina, le
masse del Morelos si prepararono a difendere le loro conquiste contro
l'occupazione militare costituzionalista. Queste conquiste si erano radicate nelle
relazioni sociali contadine. Citando Gilly:

(…) Habían dado un nuevo sentido fraternal y colectivo a la vida social del estado
organizado por los campesinos. Era imposible que una invasión, una acción militar, destruyera
ese tejido en unos pocos meses23

L'offensiva costituzionalista, con tutte le sue conseguenze, portò delle inevitabili


rotture tra gli zapatisti e le diverse anime del movimento si divisero in una fazione
intransigente incarnata da Zapata e Palafox e in una conciliante rappresentata da
Magaña e Lorenzo Vázquez: l’avanzata delle truppe di Pablo González costrinse
gli zapatisti a concentrarsi sulla resistenza e sulla guerriglia, mettendo da parte le
disposizioni rivoluzionarie introdotte con la Comune. La situazione avversa e le
dispute interne portarono dunque al rafforzamento dell'ala centrale zapatista,
incarnata nella figura di Conrado, che, come sostiene Gilly, era la continuità della
tendenza precedentemente rappresentata da Antonio Díaz Soto y Gama.

22
Per un approfondimento, F. Pineda Gómez, Ejército Libertador del Sur, 1915. Capítulo 11 (Entre dos
volcanes). Ediciones ERA, México, 2013. Pp. 335- 352
23
A. Gilly. La Revolución interrumpida, p. 285.

29
Conrado cercò di negoziare con il nascente potere nazionale per preservare alcune
delle conquiste raggiunte dalla Comune; ma, concentrandosi nel campo della
democrazia formale, mise in dubbio le fondamenta anticapitalistiche che avevano
nutrito quell’esperienza. 24 Si può effettivamente sostenere che con l'occupazione
militare di González nel 1916, il costituzionalismo non sconfisse definitivamente
lo zapatismo, ma di certo spazzò via l’esperienza della Comune di Morelos.

Nonostante gli zapatisti proposero di estendere la loro legislazione a livello


nazionale, nella loro strategia politica - durante i momenti chiave della
Rivoluzione - prevalse il profondo regionalismo di un movimento basato sui
contadini. Questo ha rappresentato una contraddizione. Forza territoriale e radici
comunitarie permisero alla Comune di sussistere e diventare patrimonio delle
popolazioni democraticamente organizzate. Ma furono anche il rifiuto di Zapata
di mantenere il controllo su Città del Messico e la sua incapacità di stabilire un
progetto politico nazionale alternativo a quello costituzionalista, che portarono
all'isolamento l'esperienza più avanzata della Rivoluzione.25

1.3 La Riforma Agraria e la Costituzione del 1917: gli ejidos

Nel 1914 Venustiano Carranza propose, all’interno del fronte costituzionalista,


una riforma della Costituzione del 1857, che garantisse l’autonomia dei governi
municipali, ripristinando così la rappresentanza civile, che sarebbe stata eletta
direttamente dagli stessi municipi. Il progetto fu ribadito dallo stesso Carranza nel
1915, quando dichiarò che era necessario trasformare le riforme decretate durante
i tumulti rivoluzionari in principi costituzionali. Per il Primer Jefe, le riforme
dovevano essere istituzionalizzate e incorporate in un nuovo ordine legale,
garantito da una nuova Costituzione federale. L’Assemblea costituente che iniziò

24
Ibid., p. 286.
25
Per una lettura più approfondita dei personaggi e dei luoghi dello zapatismo storico si consiglia la lettura di A.
Espejo Barrera, Guerrilleros y Lugares de Zapata, Libertad Bajo Palabra Ed., México, 2019.

30
i suoi lavori a Querétaro il 5 febbraio 1917 alla quale convennero 240 deputati
eletti (solo 218 dei quali riuscirono a superare il vaglio delle commissioni di
verifica) rappresentava, per composizione culturale, politica e sociale, una
fotografia della nuova classe media, che si era riconosciuta prima nel maderismo
e poi nel costituzionalismo, una classe composta da militari, intellettuali, artigiani,
professionisti, aristocrazia operaia e sindacalisti. 26 Senza rinnegare il lascito del
1857, essi chiarirono e codificarono in una nuova Costituzione i significati della
rivoluzione. Dal punto di vista politico, venne riaffermato il regime federale dello
Stato, le garanzie costituzionali e la separazione tra Stato laico e Chiesa cattolica,
e vennero ampliati i diritti politici, istituendo il suffragio maschile universale e
diretto. Sul piano sociale, nella Costituzione vennero accolte parzialmente le
istanze che avevano portato allo scoppio della rivoluzione: diritti universali (otto
ore massime di lavoro, minimo salariale garantito), diritto alla terra (in termini di
limitazione della proprietà privata, abolizione del latifondo e terreni pubblici per
la coltivazione) e protezione dei gruppi economici più vulnerabili.

È importante soffermarsi ora su uno degli aspetti che avevano portato la


Rivoluzione ad infiammare il Messico centrale e meridionale, ossia la questione
della “terra”, la cui massima espressione organizzata in termini di rivendicazione
è rappresentata dallo zapatismo. Grazie alla capacità di questa compagine di far
emergere questo bisogno e alla necessità da parte dei costituzionalisti di dover
arginare nuovi sussulti insurrezionali, si è portato a compimento uno storico
compromesso sociale tra Stato, contadini, indigeni e proprietà privata: la Riforma
agraria.

Essendo uscito vittorioso dalla disputa del secondo periodo rivoluzionario, il


fronte costituzionalista non applicò la Riforma Agraria del 1915 firmata da
Palafox, Ministro dell’Agricoltura della Convenzione. La Ley Agraria zapatista
si basava sulle disposizioni del Plan de Ayala: specificava i limiti di una proprietà

26
De Giuseppe, La rivoluzione messicana p. 193-194.

31
individuale, dettava i provvedimenti per l’espropriazione diretta di tutta la terra
non compresa in tali limiti e non direttamente sfruttata dai contadini, definendo la
terra di un villaggio “perpetuamente inalienabile”, proibendo la formazione di
sindacati agricoli o di società27, affermando il diritto di confisca della proprietà
“nemica”, instaurando speciali tribunali agrari e agenzie federali per l’irrigazione,
il credito rurale, l’istruzione e la ricerca nel campo dell’agricoltura.28

Venne presa in considerazione invece, come base della riforma, la proposta di


Carranza, che si muoveva sulla base della Legge Agraria emessa nel 1913 dal
governatore del Durango, Pastor Rouaix; questa prevedeva un limite massimo di
300 ettari per la proprietà terriera, il restante sarebbe stato assegnato in lotti ai
contadini. Il 6 gennaio 1915 venne promulgata l’ultima Ley Agraria da Carranza,
con l’aiuto di Rouaix, che annullava tutte le ripartizioni di terre del 1876 ed
imponeva la restituzione delle terre ai villaggi, cercando di bilanciare la sconfitta
militare dello zapatismo, ma cercando di assorbirne e istituzionalizzarne una
buona parte di rivendicazione.29

Sulla base di questa riforma, nella Costituzione del 1917 venne dunque inserito
l’articolo 27, che traduceva in legge le disposizioni della Riforma e aggiungeva
alcune restrizioni sulla proprietà terriera al fine di disintegrare il latifondo e
consentiva allo Stato l’esproprio terriero previo indennizzo. Questo sembrava non
bastare a buona parte dei delegati della costituente - nella fattispecie José Marcias,
Mugica, Julian Adame e Rouaix - che proposero e imposero come consulente per
la redazione Molina Enriquez, il quale elaborò delle migliorie all’articolo 27.
Queste sancivano che la proprietà della terra e dell’acqua sono prima di tutto e

27
Questa proibizione derivava da una visione del sindacato agricolo che si stava conformando in Messico e
soprattutto negli Stati Uniti, che aveva connotati di tipo corporativista e clientelare, quindi considerato
pericoloso per la fragile stabilità sociale nelle campagne messicane. Si veda al riguardo G. Bensusán, K.J.
Middlebrook Sindicatos y política en México: cambios, continuidades y contradicciones; traducción, Lucrecia
Orensanz - México, FLACSO México, UAM-Xochimilco, CLACSO, 2013.
28
J. Womack, Zapata y la Revolución mexicana…. p. 383.
29
J. Silva Herzog, El Agrarismo Mexicano y la Reforma Agraria, México, Fondo de la Cultura Económica, 1959, p.
233.

32
originariamente della nazione, che ha il diritto di attribuirle in proprietà privata;
per motivi di utilità pubblica le terre possono essere espropriate, ma solo dietro
indennizzo; i villaggi indigeni possono possedere terre municipali, quelli che
attualmente non ne possiedono, devono riceverne; le terre municipali o nazionali
di oltre 50 ettari acquisite da privati dopo il 1856 devono essere espropriate;
ulteriori provvedimenti legislativi si occuperanno di fissare un limite massimo di
proprietà per le differenti parti del paese.30

Obregón si ritrovò nella condizione di dover ridistribuire più terre rispetto a


Carranza e a dover affrontare il problema dei proprietari stranieri, i quali non
potevano accampare, per dettato costituzionale (art. 27) diritti di proprietà su corsi
d’acqua, boschi e terreni posti entro una fascia di 100 km dalla frontiera USA e
di 50 km dalle coste, ma nel 1920 ben 22 milioni di ettari erano detenuti da
stranieri in zone vietate. Nel compenso però nel 1922 venne distribuito oltre un
milione di ettari a più di 100.000 contadini, tramite il Regolamento Agrario del
17 aprile 1922.31

La legge dunque fu stabilita, poi spettava all’Amministrazione disporne


l’applicazione. Come afferma Hermann R. von Bertrab, dal 1917 al 1934 i governi
si impegnarono poco nella distribuzione della terra, soprattutto durante le
amministrazioni di Obregón e di Calles, laddove la politica cercava di fondare una
classe media contadina, con aziende a metà strada tra il minifondo e l’hacienda.
Dunque, fino al 1930 la struttura della proprietà terriera non risultò realmente
modificata. L’organo che aveva il compito di ridistribuire le terre era la Comision
Nacional Agraria; nel 1926 venne istituito il Banco Nacional de Credito Agricolo,

30
F.Pallavicini, Historia de la Constitución de 1917, II voll., México, Tribunal Superior de Justicia del Distrito
Federal, 1992 pp. 603-675. Un approfondimento per il lettore italiano: quando si fa riferimento ai municipi, questi
rappresentano in Messico un’estensione geografica paragonabile a quella di una ex provincia italiana.
31
A. Aruffo, Messico rivoluzionario. Da Zapata al Chiapas, Roma, Erre Emme, 1995, pp. 152-153.

33
per finanziare gli ejidos e i contadini con piccoli appezzamenti di terra, questo
venne poi sostituito dal Banco Nacional de Credito Ejidal.32

L’ejido è la continuazione di un sistema di lottizzazione indigeno, poi continuata


nel periodo coloniale; nel 1922 la Comision Nacional Agraria, stabilì che questo
avrebbe dovuto essere una cooperativa di produttori, con il prodotto distribuito in
parti uguali tra i membri, lasciando un 10% come fondo per lo sviluppo della
cooperativa, e il 5% destinato alle tasse. Nel 1925 fu abrogata questa definizione
per volontà del presidente Luis Leon e fu promulgata la legge del “patrimonio
nazionale”, più tardi incorporata nel Codice Agrario del 1934. 33 Dunque nella
struttura costitutiva dell’ejido i membri eleggono un comitato di tre persone per
due anni, la cui funzione è di amministrare l’ejido e di fare da tramite con le
autorità (governo, istituzioni locali e nazionali); viene poi eletto un comitato di
ispettori che vigilano sull’operato del comitato dei tre, questi hanno il compito e
il diritto di rivedere i conti e di convocare un’assemblea generale. All’interno
dell’ejido esiste la divisione delle terre tra zona urbana, altre zone destinate al
pascolo, una zona destinata alla piantagione ad alto fusto, una per la coltivazione
collettiva e altre zone assegnate agli individui, con un minimo di 4 ettari per
lavoratore. La proprietà dell’ejido è della comunità e questi diritti non possono
essere venduti, bensì affittati, mentre i singoli contadini hanno l’uso del lotto che
hanno ricevuto e il diritto d’uso può essere ereditato. Il Banco Nacional de Credito
Ejidal aveva la funzione di consulente in materie tecniche, fornendo indicazioni
e suggerimenti, conducendo studi sul prodotto desiderato, acquistando il raccolto,
agendo così da intermediario generale per tutti gli ejidos, senza che però influire
sull’autonomia del singolo. 34 Dai dati ricavati da Yanez-Perez, tra il 1950 e il
1958 furono distribuiti circa un milione in più di ettari. Dal 1958 al 1961, ne

32
H. R. von Bertrab, Riforma Agraria in Messico, in “Aggiornamenti Sociali”, Settembre - Ottobre 1963, 7, p.
629.
33
E. Simpson, The Ejido; Mexico’s Way Out, Chapel Hill, University of Carolina Press, 1937, p. 316, p. 324.
34
H. R. von Bertrab, Riforma Agraria in Messico, p. 632.

34
furono assegnati 6,7 milioni. Nel 1950 l’appezzamento medio dell’ejido era di
6,38 ettari. Va però detto che la disposizione di legge circa la proprietà privata in
molti casi non è stata effettivamente rispettata, anche per il fatto che spesso
membri della stessa famiglia potevano intestarsi molti ettari di terreno adiacenti.35
Si stima che, dal 1916 al 1958, 38 milioni di ettari (il 16% del territorio nazionale)
siano stati assegnati agli ejidos. Questa accelerazione fu agevolata dalla
presidenza di Cárdenas che, in controtendenza rispetto ad Obregón, insistette
affinché ogni contadino avesse un appezzamento di terra attraverso il sistema
degli ejidos.36

Si presupponevano dunque tre tipi di proprietà: le terre comunali di antiche


comunità indigene, alcune delle quali non aderivano alla forma dell’ejido; le terre
ejido e la proprietà privata, il cui limite massimo fu imposto nel 1926 a 150 ettari
per la terra irrigata, successivamente nel 1928 fu ridotta a 100 e sotto il regime di
Cárdenas fu portato a 50. La legge del 1947, fissata sotto la presidenza di Alemán,
distingueva 100 ettari per la terra irrigata, 200 ettari per terre irrigate a pioggia,
150 per quelle della produzione del cotone, 200 per la produzione di banane,
zucchero e caffè, 500 ettari per le terre destinate al pascolo.

L’Articolo 27 della Costituzione messicana ha rappresentato il tentativo di uno


storico patto sociale tra lo Stato e il campesinato, fino alla data del 1° gennaio del
1994, con l’entrata in vigore del NAFTA, ossia del trattato di libero commercio
suggellato nel 1992 dal presidente messicano priista Salinas De Gortari con Stati
Uniti d’America e Canada.

35
L. Yanez-Perez, Mecanización de la Agricultura en México, México, Instituto Mexicano de Investigaciones
Económicas, 1957.
36
J. Silva Herzog, El Agrarismo Mexicano y la Reforma Agraria, p. 535.

35
1.4 La Revolución interrumpida. La cristallizzazione della memoria
istituzionale negli anni di Lazaro Cárdenas

Dopo l’assassinio di Emiliano Zapata, la compagine zapatista fu guidata da


Antonio Díaz Soto y Gama che cercò di “salvare il salvabile” dopo la morte del
jefe, vincolandosi a livello politico con quello che sarebbe divenuto il successivo
presidente della Repubblica federale messicana: Álvaro Obregón Salido. Fu così
che le ultime sacche di resistenza della componente zapatista accettarono il
compromesso nazionale dell’Art. 27. Ormai l’esercito costituzionalista aveva
riportato l’ordine nel paese, anche e soprattutto con l’utilizzo di una forza spietata,
maggiormente nelle aree che avevano rappresentato gli sviluppi più radicali della
fazione zapatista, ossia Morelos, Puebla, Tlaxcala, Estado de México e
Guerrero.37 Come sostiene una parte della storiografia messicana, l’assassinio di
Emiliano Zapata ha segnato un momento molto forte di rottura, una ferita
insanabile, tanto che la Revolución fu interrumpida. La cultura morelense ha
talmente tanta difficoltà ad accettare la morte del suo eroe, che oggi ancora in
molti sostengono che Emiliano Zapata non sia morto il 19 aprile 1919, ma che
“sia andato in Arabia Saudita e che lì la sua anima sia trascesa”.38

Questa importante figura, indimenticabile, è stata oggetto di una disputa molto


forte nella sua rivendicazione memoriale, tanto è che persino i suoi carnefici
hanno fatto il possibile per appropriarsene a livello simbolico. Dunque, se da un
lato l’esperienza zapatista fu brutalmente repressa con l’esercizio della forza, a
livello nazionale fu necessario includere Zapata e le sue conquiste sociali in due
canali essenziali per la pacificazione sociale: quello di carattere materiale, che fu

37
A. Gilly. La Revolución interrumpida, p. 354, per un approfondimento dell’esercizio della violenza dell’Esercito
costituzionalista nella repressione contro gli zapatisti si veda: A.J. López Benítez, V.H. Sánchez Reséndiz (coords.),
La utopía del Estado: genocidio y contrarrevolución en territorio suriano. Museo del Chinelo y Libertad Bajo
Palabra Ed., México, 2018.
38
B. A. Granados Vásquez, La configuración del héroe en el imaginario popular: Emiliano Zapata en la tradición
oral morelense. Tesis de Maestría en Letras (Letras Mexicanas), Universidad Nacional Autónoma de México,
Programa de Posgrado en Letras, Facultad de Filosofía y Letras, Instituto de Investigación Filológicas, Ciudad de
México, 2012. pp. 223-234

36
senza dubbio incluso parzialmente nel patto sociale rappresentato dall’Art. 27
della Costituzione; e quello di carattere simbolico, che invece si è tradotto nella
cristallizzazione della memoria istituzionale, attraverso una narrazione che ha
esaltato la figura di Zapata negli anni del cardenismo.

Come sottolinea Samuel Brunk, l’immaginario e la simbologia con i quali la


figura di Emiliano Zapata fu rappresentata in occasione del secondo anniversario
luttuoso nel 1921 sul quotidiano ‹‹El Democrata››, fu una narrazione di carattere
machista, che esaltava dell’indio modesto le sue grandi doti di combattente e le
sue fortune sessuali, la sua prestanza fisica e la sua abilità a cavallo, omettendo
del tutto le sue capacità politiche e orientando così la memoria del personaggio
nella direzione del caudillo classico latinoamericano; nell’immaginario rurale
messicano dell’epoca l’esaltazione di questi aspetti aveva una grande forza
attrattiva, mentre negli anni che si avvicinano al governo di Lazaro Cárdenas,
come nel 1931, cominciava ad essere esaltato prevalente il sentimento patriottico
che ne muoveva le gesta.39 Sono molteplici i fattori attraverso i quali Zapata è
entrato nell’immaginario simbolico dello Stato, durante gli anni del cardenismo.
Per esempio, un contributo importante lo si può verificare visitando i luoghi che
conformarono la cultura delle generazioni successive alla Rivoluzione. Rivera fu
uno degli artisti messicani più importanti nel palcoscenico internazionale del XX
secolo, nonché amico intimo di Lazaro Cárdenas; l’arte grafica ha sempre fornito,
soprattutto in quegli anni, un forte contributo simbolico, attraverso il quale
forgiare il nuovo Stato, al quale risultava più agevole appropriarsi dell’immagine
di Zapata, nonostante il PNR (Partido Nacional Revolucionario, che poi nel '46
assume definitivamente il nome di Partido Revolucionario Institucional, PRI)
provenisse da quel Partido Costitucionalista che lo aveva assassinato. Diego

39
S. Brunk, La trayectoria póstuma de Emiliano Zapata: Mito y Memoria en el México del siglo XX. Libros Granos
del Sal, Coedición: Secretaría de Cultura-Instituto Nacional de Antropología e Historia/Libros Grano de
Sal/Secretaría de Turismo y Cultura-Fondo Editorial del Estado de Morelos/Senado de la República-LXIV
Legislatura.

37
Rivera si prodigò per costruire questo immaginario simbolico come riscatto dalla
sua assenza militante durante le azioni dirette della Rivoluzione, a differenza di
Orozco e Siqueiros. 40 Proprio quest’ultimo definì un murales di Diego Rivera
come “San Zapata”, accusando Zapata di “zapatismo mistico”, a causa di una
raffigurazione di Zapata che risorge; in questa opera muraria presente nella SEP
(Secretaría de Educación Pública) si legittima il mito popolare sulla morte/non
morte di Zapata, nonché si narra della Rivoluzione Messicana. Questa opera gli
fu commissionata nel 1923 dal direttore della SEP, José Vasconcelos, che fu
considerato il caudillo cultural della Rivoluzione messicana, dapprima rettore
della UNAM fino al 1920 e molto legato al presidente Obregón. Lo stesso
committente dell’opera accusò Rivera di aver reso troppi omaggi a Zapata, di cui
Vasconcelos non era propriamente un estimatore. Trovò molta più fortuna nel
rappresentare Zapata nella Escuela Nacional de Agricoltura (oggi Universidad
Autónoma de Agricoltura) di Chapingo (Estado de México, ad un’ora di macchina
da Città del Messico). Qui, Diego Rivera omaggiò Zapata intarsiando le porte
della Capilla Riveriana (figura 1); questo bassorilievo rappresenta Zapata
contestualizzato in altre simbologie (la falce e il martello), che seppur non
riconducibili direttamente allo stesso Zapata, sono a lui contemporanee. Questo
omaggio è stato voluto dall’artista, che conobbe Zapata come da lui stesso
testimoniato41. Questo porlo nell’immaginario comunista non è del tutto scontato,
ma va considerato che in Messico, soprattutto nella capitale, già dopo la
Rivoluzione bolscevica, contemporanea a quella messicana, si era diffuso l’ideale
comunista, nel quale molti si riconobbero molti operai della capitale, che
fuoriuscirono dal blocco costituzionalista, recuperando una referenza postuma in
Emiliano Zapata. La falce e il martello realizzavano quella simbologia che a gran
parte dei costituzionalisti non riuscì di rappresentare, ossia l’unione tra i contadini
e gli operai della città uniti nella stessa lotta: negli anni in cui Zapata e Pancho

40
L. Vargas Santiago, El Zapata de Diego. Revista ‹‹Nexos››, 1 aprile 2019.
41
L. Suárez, Confesiones de Diego Rivera, 3ª Ed, México, Grijalbo, 1975. Pp. 111-112, 133.

38
Villa presero la capitale questo immaginario fu possibile. Diego Rivera provò così
a restituire questa simbologia, che nella figura 1 si vede contrapposta invece alla
classe borghese che si arricchisce attraverso lo sforzo dei proletari. Un altro
omaggio molto famoso del muralista messicano si può vedere sui muri che
accompagnano le scale del Palacio Nacional: un uomo somigliante a Zapata
sorregge uno striscione che cita “Tierra y Libertad”. Rivera lavorò a due progetti
contemporaneamente: uno era l'incarico di Dwight Morrow, l'ambasciatore degli
Stati Uniti in Messico, per dipingere la storia del Morelos nel palazzo del
conquistatore Hernan Cortés (figura 2), a Cuernavaca, con l’obiettivo di
trasformare il palazzo, monumento alla conquista spagnola, in uno
commemorativo della resistenza indigena: qui Rivera ha dipinto quello che forse
è la sua rappresentazione di Zapata più ammirata e riprodotta.42

L’utilizzo della simbologia di Emiliano Zapata trova però le sue origini già
durante la presidenza di Obregón, quando il governatore del Morelos era José
Parres, che fu medico nella compagine zapatista durante gli anni della Comune e
si prodigò affinché venisse ricordata degnamente la figura di Emiliano Zapata a
livello istituzionale. Secondo Parres, Cárdenas aveva eguagliato Obregón nella
sua simpatia per i lavoratori e i contadini e, per questo motivo, lo stesso Parres, in
quanto sottosegretario all'Agricoltura di Cárdenas, sentiva ancora di seguire le
orme di Zapata. In realtà durante gli anni del cardenismo, come evidenzia Brunk,
gli storici dovettero affrontare con enorme difficoltà la richiesta del PNR di
inserire tutti gli elementi della Rivoluzione sotto un unico scenario che li rendesse
parte di un “grande famiglia”, a seguito dell’attacco subìto con l’assassinio di
Obregón, nel 1929. In questa riscrittura, un ruolo fondamentale lo giocava
l’educazione, attraverso la quale già il presidente Calles (precedente a Cárdenas)
che nel 1934 annunciava:

42
S. Brunk, La trayectoria póstuma de Emiliano Zapata…posizione 1488 di 9470 dell’edizione eBook.

39
Es necesario que entremos al nuevo periodo de la Revolución, al que llamaría el periodo
de la Revolución psicológica o de conquista espiritual; debemos entrar en ese periodo y
apoderarnos de las conciencias de la niñez y la juventud, porque la juventud y la niñez son y
deben pertenecer a la Revolución.43

Cárdenas non fece altro che tradurre questi presupposti teorici nella pratica negli
anni del suo governo, attraverso l’istituzione delle scuole rurali, con
l’accrescimento degli investimenti nell’istruzione e attraverso una forte crescita
della diffusione della comunicazione via radio.44 Venne istituita in questi anni la
Confederación Nacional Campesina (CNC) che era direttamente collegata al
PNR, attraverso la quale Cárdenas si assicurava il consenso politico dei
campesinos e provava a farsi identificare alla figura di Emiliano Zapata, attraverso
la simbologia delle lotte per la terra che avevano caratterizzato gli anni
dell’insurrezione campesina.

In quegli anni si costituì il Comité Nacional Pro-Homenaje Integral a Emiliano,


guidato dall'intellettuale zapatista Jenaro Amezcua; questa organizzazione si
costituì nel 1931 per chiedere che a Zapata fosse conferito il titolo di Ufficiale
benemerito, nonché quello di eroe nazionale, e per richiedere che il giorno della
sua morte (10 aprile) fosse istituito il lutto nazionale e una giornata di
commemorazione ufficiale a Cuernavaca. Venne infine richiesto da questo
comitato che fossero incise in oro il nome e il cognome dell’eroe campesino sulle
pareti del Congreso Federal. Nel giugno del 1931, quest’ultima richiesta venne
accolta e la scritta in onore di Emiliano Zapata venne realizzata nella Camera dei
deputati, affianco però a quella di Venustiano Carranza, ossia colui che ne aveva
ordinato l’assassinio. Nel 1932 in Morelos vennero istituite formalmente due
giornate in memoria di Emiliano Zapata, l’8 agosto come data di festa per
l’anniversario della nascita e il 10 aprile giornata di lutto per l’assassinio, come

43
Citando in L. González, Historia de la Revolución Mexicana 1934-1940., Vol. 14, Los artífices del cardenismo,
México, El Colegio de México, 1979, p. 81.
44
A. Gilly, El cardenismo. Una utopía mexicana, Ediciones ERA, México, 2001, pp 148-149

40
stabilito dal governatore Parres che nel mentre aveva aderito al Partido Nacional
Agrarista (PNA).45

Questi menzionati sono solo alcuni esempi di come si forgiò l’immaginario


istituzionale della figura di Emiliano Zapata; la memoria popolare venne raccolta
da parte dello Stato e se ne appropriò a suo uso e vantaggio. Il 10 aprile del 1938
il governo cardenista organizzò un omaggio statale molto più sentito a livello
popolare di quella di Obregón del 1923, poiché in questi anni l’immaginario di
Zapata diveniva il vessillo con cui si accompagnavano le politiche agrarie statali
di Cárdenas. 46 Sembra opportuno menzionare che nella commemorazione del
1923, nonostante gli omaggi della scuola serale Emiliano Zapata e la calorosa
accoglienza da parte del governatore Parres all’omaggio dei militari, non
mancarono le polemiche del tutto legittime di quei compagni di Zapata che si
ostinavano a non gradire questo riconoscimento da parte dello Stato. Comandati
da Gilardo Magaña, diversi zapatisti avevano appena formato un'organizzazione
agricola alternativa, la Confederación Nacional Agraria (CNA) e scoppiarono le
dispute pubbliche tra i membri di questa organizzazione e i rappresentanti del
PNA.47

Dalla fototeca dell’INAH (Insituto Nacional de Antropología e História) è


possibile vedere una fotografia del 1935 scattata al monumento innalzato in
memoria di Zapata a Cuautla (Morelos); questo memoriale risalente al 1932 aveva
alla sua base la seguente dicitura:

EL PRIMER GOBIERNO CONSTITUCIONALISTA DEL ESTADO ENAMADO DE


LA REVOLUCION INTERPRETANDO EL SENTIR DEL PUEBLO AGRADECIDO DE
MORELOS CONSAGRARÁ ESTE MONUMENTO AL MÁRTIR DE LA REVOLUCION
AGRARIA GRAL DE EMISION EMILIANO ZAPATA ABRIL 10 DE 1932. 48

45
S. Brunk, La trayectoria póstuma de Emiliano Zapata… posizione 1612 di 9470 dell’eBook
46
S. Rueda Smithers, Las deferentes conmemoraciones de Zapata, nella revista ‹‹El Bibliotecario››, año
18/numero 112/ junio 2019. pp 27-30
47
El Demócrata, 11 de abril 1923.
48
https://mediateca.inah.gob.mx/repositorio/islandora/object/fotografia:83920, consultato in data
16/04/2020. “GRAL”, sarebbe l’abbreviazione del sostantivo General, ossia Generale.

41
Fu la prima scultura in ricordo di Zapata, ad opera di Oliverio Martínez, che fu lo
stesso scultore che realizzò il progetto del Monumento a la Revolución Mexicana,
nel centro di Città del Messico. L'artista spiegò che originariamente quell'opera
fu creata nel 1932 per essere esposta nella Plaza de la Revolución (a Città del
Messico) per la commemorazione del 13° anniversario dell’omicidio del
Generale; alla fine fu richiesto con successo dal governatore del Morelos Vicente
Estrada Cajigal, che venisse posta a Cuautla, a causa della forte richiesta popolare,
incarnata da una commissione rappresentata per lo più da veterani zapatisti. Fu
infatti inaugurata il 10 aprile del 1932, in occasione del primo giorno ufficiale del
ricordo di Emiliano Zapata in Morelos, durante il quale lì, sotto al monumento,
vennero poste le sue spoglie. 49 Questa statua raffigura Zapata vicino alla sua
gente, a cavallo, inclinato in avanti, avvicinandosi ad un contadino che
benevolente tocca con la mano destra sulla spalla.50

Per ciò che concerne l’odonomastica, innumerevoli sono gli omaggi al caudillo
del Sur. È interessante vedere come attualmente in Messico ben cinque municipi
che hanno il nome di Emiliano Zapata, due sono nell’Estado de Mexico, uno nello
Stato di Hidalgo, uno in Veracruz e uno, come immaginabile, in Morelos.
Vedendo le storie di questi municipi, la scelta di assegnare il nome del municipio
alla memoria di Emiliano Zapata, avviene durante la fine degli anni '20 e l’inizio
degli anni '30. Se da una parte il Morelos e l’Estado de Mexico furono due degli
stati che geograficamente fecero parte della Comune di Morelos, per gli altri va
detto che la scelta di omaggiare il leader campesino fu successiva al culto
nazionale di Zapata. L’intitolazione di strade e piazze è successiva a questo
periodo e ha superato anche i confini nazionali, come nel caso del Parque
Emiliano Zapata di Cuba; sul suolo nazionale al difuori del Morelos,

49
S. Brunk, La trayectoria póstuma de Emiliano Zapata… posizione 2212 di 9470 dell’ebook.
50
Coord. E. Useda Miranda, A. López Rodríguez. Oliverio Martínez, 1901-1938, Insituto Nacional de Bellas Artes,
México, 2012, pp 25-27.

42
l’intitolazione della strada a Emiliano Zapata nella capitale è nella zona di San
Lazaro, a quattro isolati dallo Zócalo, e non mancano anche intitolazioni recenti,
come quella della stazione metro di Città del Messico nel 2017.

Il 10 aprile del 1932, in particolare, era il primo episodio forte, che segnò la via
per l’inserimento esplicito di questa data nella vita cerimoniale della nazione. È
con le parole del calendario rituale pubblicato nel 1935 che vediamo la dedica a
questa giornata:

‹‹Al más grande y sincero AGRARISTA y defensor de los campesinos que produjeron
las revoluciones de los señores Madero y Venustiano Carranza. ››51

Anche se la redazione di questa dicitura aveva elementi di un elogio un po'


ambiguo, il 10 aprile prendeva così il suo posto, anche se minoritario, nell’insieme
delle festività patriottiche, come quelle del 16 settembre (Festa dell'Indipendenza)
e del 20 novembre (Giornata della Rivoluzione). A partire dagli anni Trenta, le
bandiere nazionali furono issate a mezz'asta in ricordo della morte di Zapata e gli
studenti nelle scuole impararono tutto sulla personalità di questo difensore
dell'umiltà.52

51
R.E. Melgar, Calendario nacionalista y enciclopedia nacional popular, México, Talleres Gráficos de la Nación,
1935, p. 126.
52
S. Brunk, La trayectoria póstuma de Emiliano Zapata… posizione 2188 di 9470 dell’ebook.

43
2. Alcune stelle nella constelación de la memoria

Carlos Aguirre Rojas, professore della UAM, Città del Messico, scrisse nel 2003
un interessante testo, un breve saggio dal titolo “Mitos y olvidos en la Historia
oficial de México”, nel quale analizza la funzione storica della memoria collettiva
nazionale in Messico, contrapponendola a quelle che chiama contromemorias
colectivas e alla costruzione del mito fondatore nella memoria storica messicana. 1
Sembra interessante partire da questo presupposto nella disputa sulla memoria di
Emiliano Zapata, ossia come campo di battaglia tra una memoria ufficiale, che
possiamo definire con Gilly in una visione gramsciana come egemonica, e una
memoria militante che potremmo definire subalterna.2 Nell’ultimo paragrafo del
precedente capitolo abbiamo fatto dei cenni su come si sia cristallizzata una
memoria storica istituzionale, cercando di farlo “a contropelo”, come definisce lo
storico italiano Carlo Ginzburg. 3 In questo capitolo invece si vuole cercare di
individuare quelle memorie subalterne che si muovono in una dinamica storica
non lineare, ma attraverso quelle che possono essere definite tracce (E.P.
Thompson) o rovine (W. Benjamin) che ne costituiscono una costellazione.
Questa costellazione è rappresentata da quegli elementi che si muovono nel flusso
della storia messicana, spesso in discontinuità, per il recupero del non risolto,
come la questione indigena o la questione della terra, dunque quei percorsi
momentaneamente interrotti con la repressione della Comune di Morelos e con
l’assassinio di Emiliano Zapata. Questi elementi si ritrovano inquadrati in un più
complessivo memoriale anticapitalista latino-americano, ma in questa tesi il
perimetro di riferimento è tracciato da quelli che storicamente sono i caratteri
culturali messicani e che nel tempo sono stati del tutto innovativi nel più

1
C.A. Aguirre Rojas, Mitos y olvidos en la Historia oficial de México, Ed. Quinto Sol, México, 2003
2
A. Gilly, Historia a contrapelo. Una constelación. Ediciones Biblioteca ERA, México, 2006, p. 81.
3
Lo stesso Ginzburg è redattore, con Aguirre Rojas e Adolfo Gilly, della rivista ‹‹Contrahistoria››.

45
complesso scenario mondiale anticapitalista, che si possono definire con una
parola: zapatismo.4

Nell’ambito di questa costellazione dello zapatismo, useremo la definizione di


stelle. La memoria collettiva subalterna rappresenta una costellazione che è
segnata da alcuni momenti specifici, o da alcuni personaggi in particolare, che
hanno illuminato il cammino alle generazioni successive, consentendo alle
generazioni successive, che tuttora praticano quella memoria, di essere ispirati da
una proposta alternativa di vita. Qui dunque proveremo a tracciare alcuni di questi
momenti e personaggi, che sono le stelle della costellazione della memoria
subalterna.

Questa premessa è opportuna per rafforzare il concetto di costellazione che si


svilupperà attraverso il seguente capitolo, ma anche attraverso quelli che
seguiranno. Non sarà dunque un semplice elenco documentale su come e quando
viene menzionato Emiliano Zapata in quanto mito della nazione, ma un’analisi su
come sia stato necessario utilizzare nel tempo questo simbolo per una più ampia
rivendicazione sociale. Una risposta simbolica alla forgia del “Zapata nazionale”
appositamente creato dallo Stato negli anni del cardenismo, che non arrivò
immediatamente, si tradusse nell’azione pratica e materiale delle moltitudini che
seguirono l’esempio dell’eroe campesino, riattualizzando e riformulando la sua
proposta, a seconda di quello che il tempo richiese in termini economici, simbolici
e di rapporti di forza. Dunque, sono fondamentali quelle esperienze che,
rivendicando apertamente Zapata o portando avanti le istanze irrisolte dalla
Revolución Interrumpida, ne hanno tracciato una memoria militante.

4
S. Tischler Visquerra, Discontinuidad y constelación. El Zapatismo y los umbrales de un nuevo mundo posible, in
S. Tischler Visquerra coord., Astillas de tempo rebelde. Luchas y reflexiones desde la mirada de Walter Benjamin,
Instituto de Cencías Sociales y Humanidades “Alfonso Veléz Pliego”, Benemérita Universidad Autónoma de
Puebla, 2019, pp. 193-194.

46
2.1 L’erede di Zapata in Morelos: Rubén Jaramillo

Il personaggio attraverso il quale si può tracciare una continuità quasi immediata


dell’eredità di Emiliano Zapata in Morelos è senza ombra di dubbio Rubén
Jaramillo.

Nato nel 1900 a Real de Zacualpan, nell’Estado de México, passò gran parte della
sua infanzia a Tlaquiltenango, in Morelos, dove si erano trasferiti i suoi genitori,
Il giovane Rubén rimase presto orfano e all’età di quattordici anni entrò a far parte
dell’ELS, sotto il comando del colonnello Dolores Oliván, che operava nel
distretto di Chiautla, nello stato di Puebla. A diciassette anni si mise in mostra per
il suo coraggio e la sua valenza, così fu onorato con il grado di capitán primero
de caballeria, al comando di ottanta insurgentes. A fronte dell’esecuzione di vari
ufficiali della compagine zapatista, tra i quali Otilio Montaño e Lorenzo Vázquez,
Jaramillo nel 1918 ritenne opportuno dare ordine ai suoi soldati di ritirarsi, con
queste parole: ‹‹guarden sus fuciles donde puedan volver a tomar››. Una
momentanea ritirata dunque, con il proposito di aspettare un momento migliore
per riprendere l’azione rivoluzionaria, esortando però i generali rimanenti tra gli
zapatisti con queste parole:

Compañeros: Todos nosotros somos testigos de cómo nuestra Revolución (…) va en


muy marcada decadencia (…) y más si algún día llega a faltar ante nosotros el general Zapata,
de lo cual estoy seguro ya no habrá quien lo sustituya (…) de hombre como el general Zapata
no hay muchos (…) creo que el general Zapata, muy a pesar de todo, nunca podrá abdicar de
sus elementales principios de justicia social.5

Come già menzionato precedentemente, dopo l’assassinio di Zapata la repressione


che l’esercito carranzista infierì alle ultime sacche di resistenza in Morelos fu
spietata; così già dall’inizio del 1919, Jaramillo si ritirò a lavorare nella hacienda
de Casano, nel municipio di Cuautla. Lì fu però riconosciuto e denunciato alle

5
R. Jaramillo, Autobiografía. Universidad Campesina del Sur, Libertad Bajo Palabra Ed., Morelos, México, 2014.
P. 14.

47
autorità costituzionaliste e nonostante il tentativo di fuga Jaramillo fu così
incarcerato per la prima volta; liberato dietro cauzione, si ritirò dal fratello
Porfirio, nel nord del paese per alcuni anni in cerca di lavoro, ma anche alla ricerca
di quelle sacche di resistenza disperse nel paese che continuavano a credere
possibile uno stravolgimento. 6 Nel 1920, durante la sollevazione di Obregón
contro Carranza, Jaramillo tornò a Tlaquiltenango, con il proposito di approfittare
dell’anticarranzismo degli zapatisti diffuso in Morelos e con la speranza che con
l’arrivo di Obregón al potere fossero adempiute le promesse del Plan de Ayala.
Ma le condizioni in cui si versava l’ELS in quel momento rendevano insostenibile
la lotta armata sia in termini militari che politici. Aleggiava la necessità di un
cambio di tattica, e la maggior parte dei capi dell’ELS pensò che il modo migliore
fosse quello di entrare a far parte del progetto statale obregonista, mentre un’altra
fazione zapatista era piuttosto diffidente a questo orientamento; questa
componente non era disposta a negoziare l’autonomia del movimento e preferì
mantenersi indipendente, con l’idea di fare pressione al governo dal basso,
abbandonando però la lotta armata. Jaramillo prese parte a questa seconda fazione,
che fu l’ultima sacca zapatista intransigente della prima metà del XX secolo:
‹‹desde hoy la revolución (…) más que de armas ha de ser de ideas y de gran
liberación social››.7

Sotto questa nuova concezione strategica Jaramillo riattivò la lotta per la terra di
Zapata con un’impronta pacifica, con un appello al governatore Parres, perché
organizzasse e affidasse a Jaramillo e ai suoi ex compagni di battaglia un Comité
Provisional Agrario, che si occupasse di supervisionare l’attuazione della
Riforma Agraria in Morelos. Una volta ottenute le dotazioni delle terre, Rubén
Jaramillo creò nel 1926 la Sociedad de Crédito Agricola de Tlaquiltenango e
iniziò una ardua lotta, che lo vide poi sconfitto, contro chi voleva accaparrarsi le

6
Ivi, p. 27
7
Ibid. p. 15

48
terre in favore dell’industrializzazione della filiera del riso nella zona centro-sud
del Morelos. Nel 1933, come altri veterani zapatisti, Jaramillo appoggiò la
candidatura di Lazaro Cárdenas, al quale fu chiesta la costruzione di uno
zuccherificio e diverse opere pubbliche per le zone di Jojutla e di Zacatepec. Negli
anni della sua presidenza Cárdenas ordinò in effetti la costruzione dello stabile,
che venne infatti inaugurato il 5 maggio del 1938 a Zacatepec, con il nome di
‘Ingegno Emiliano Zapata’; questo zuccherificio venne poi amministrato dalla
Sociedad Cooperativa de Ejidatarios, Obreros y Empleados, del quale Consiglio
di amministrazione Jaramillo fu presidente. Per l’heredadero di Zapata fu costante
la ricerca dello sviluppo di un’economia rurale in Morelos che permettesse ai
campesinos di avere un’autonomia reale senza sconvolgimenti, nel passaggio da
un’agricoltura mutualistica ad una commerciale.8 Lo zuccherificio si trasformò
ben presto in un terreno di conflitto, dove gli ejidatarios e gli operai dovettero
lottare contro gli imprenditori che provarono ad inserirsi per i loro profitti
individuali; Jaramillo si oppose aspramente contro la corruzione e le ingiustizie e
lottò affinché gli operai e i contadini non si disgregassero: questa sua azione, oltre
ad essere richiamo diretto e continuativo allo zapatismo, è ispirata anche al
magonismo, e al pensiero comunista che in Morelos già dalla metà degli anni '20
cominciava ad inserirsi nel dibattito operaio e contadino.

Negli anni della presidenza nazionale di Manuel Ávila Camacho (1940-1946),


l’aperta opposizione agli imprenditori del settore agroindustriale costò a Jaramillo
la persecuzione politica da parte dei governatori Elpidio Perdomo e Jesús Castillo
López. Già nel gennaio del 1940, fu rimosso dal Consiglio di amministrazione
dello zuccherificio, ed ebbe inizio una propaganda diffamatoria nei suoi confronti;
sebbene gli ejidatarios diedero battaglia al rappresentante degli impresari (un

8
Hernandez, A. H. El ingegno Emiliano Zapata en Zacatepec, el crisol jaramillista. En H. Director: Crespo, M. V.
Coord Crespo, & L. Anaya Merchant, Historia de Morelos. Tierra, gente, tiempo del Sur (págs. 401-403). México:
EDICIÓN DE HOMENAJE AL BICENTENARIO DE LA INDEPENDENCIA. (2010).

49
vecchio haciendado di nome Severino Carrera Peña), questi ultimi si imposero
con l’aiuto dell’esercito, della polizia giudiziale e di alcuni pistoleros
appositamente assoldati. La battaglia per lo zuccherificio che portava il nome di
Emiliano Zapata rappresentava una disputa tra l’economia collettiva ereditata
dalla Comune di Morelos, e il modello capitalista che voleva imporsi con ogni
mezzo necessario, calpestandone la memoria.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i contadini e gli operai messicani si


accordarono per una vertenza unitaria per la garanzia del salario: Rubén Jaramillo
venne eletto come rappresentante delegato e venne creata a livello nazionale la
Unión de Productores de Caña de la Republica Mexicana, della quale il
morelense fu fondatore e membro del primo Comité Nacional.9 Forti di questa eco
nazionale, i cañeros dello zuccherificio ‘Emiliano Zapata’ andarono direttamente
dal presidente della Repubblica per denunciare quanto accaduto nell’ingegno, ma
la risposta del decreto presidenziale ignorava completamente quanto richiesto, in
termini di controllo dei prezzi sulla merce agricola, di garanzie salariali per chi
lavorava i campi e nelle industrie correlate, di controllo sulla condotta ben oltre i
limiti della legalità, portata avanti degli impresari che avevano assunto il controllo
dell’ingegno. Come sottolinea Bellingeri, l'equilibrio già precario si era rotto
definitivamente e i termini dell'alleanza concordata con i poteri federali erano stati
dimenticati: nessuna autonomia dei produttori e per chi lavorava la terra; nessun
controllo sulla cooperativa, né sui prezzi dei prodotti.10

Dunque, una parte dei contadini e degli operai dell'ingegno provarono ad avviare
un'organizzazione autonoma per opporsi alla gestione e la risposta fu nuovamente
l'intervento dell'esercito federale. Fu indetto un grande sciopero contro gli attacchi
subiti e che aveva come rivendicazione principale la richiesta di aumenti salariali

9
R. Jaramillo, Autobiografía. pp. 55-57
10
M. Bellingeri, Los campesinos de Morelos y el proyecto cardenista: alianza, subordinación y ruptura (1935-
1943) in Estudios Históricos, 24 ottobre 1985, pp. 91-92

50
per gli operai e l’aumento del prezzo della canna da zucchero in favore dei
contadini. Il 16 aprile 1942 una manifestazione di disoccupati che appoggiava lo
sciopero fu fortemente repressa dalle guardie bianche e dalle forze federali. Gli
operai risposero nuovamente, questa volta con il sabotaggio e abbandonando il
lavoro, provocando persino una spettacolare fuoriuscita di miele dallo
zuccherificio. Circa quaranta lavoratori e qualche leader contadino furono
arrestati, e tra loro vi era anche Rubén Jaramillo, che ne fu individuato come
promotore.11

Jaramillo uscì dal carcere l’anno seguente e, messo alle strette da una sempre più
forte repressione che si tramutava in minaccia di morte, pensò di recuperare quel
fucile messo da parte alla fine della prima esperienza zapatista. Il 19 febbraio 1943
salutò sua moglie Epifania, prese il suo cavallo ed entrò in clandestinità,
dirigendosi verso le montagne che dividono il sud del Morelos e il sudovest di
Puebla, con circa trenta uomini che decisero di seguirlo; la maggior parte erano
contadini ostili ai pistoleros, ma altri più avanti si unirono anche per disertare la
coscrizione obbligatoria ordinata da Ávila Camacho con il pretesto della Seconda
Guerra Mondiale. Cárdenas, che in quel momento rivestiva il ruolo di segretario
della Defensa Nacional, cercò di intercedere per evitare che i jaramillisti fossero
massacrati, e stipulò un salvacondotto per loro, in cambio della deposizione delle
armi. Ma questa mediazione fu resa molto difficile dalla determinazione
repressiva del governatore Jesús Castillo López, che ingaggiò un sicario perché
uccidesse Jaramillo e salvaguardasse gli interessi degli imprenditori della zona.12

La situazione si aggravò a Zacatepec quando, per decreto presidenziale che entrò


in vigore il 22 settembre 1943, si imponevano misure coercitive per obbligare i
contadini che vivevano nelle terre ejidales limitrofe allo zuccherificio, a coltivare
esclusivamente canna da zucchero. Questo causò forti proteste da parte di coloro

11
Ibid.
12
L. Castellanos. México armado. 1943-1981, ERA Ediciones, México, 2007 p. 34.

51
che erano già in grado di capire che si stesse tentando di riprodurre il sistema
hacienda mascherandolo con una libera scelta: molti degli ejidatarios erano
analfabeti e non sapevano nemmeno cosa stessero firmando. Fu in questo
momento che Rubén Jaramillo, con sessanta uomini al seguito, cercò consenso tra
la popolazione del sud del Morelos e del sudovest di Puebla con un piano
programmatico, chiamato Plan de Cerro Prieto (in onore alla montagna dallo
stesso nome situata a due km da Tlaquiltenango). Con questo testo si rivendicava
l’essenza del Plan de Ayala e si denunciava il suo tradimento da parte dello Stato.
Vennero infatti presi come base i postulati agricoli del Plan de Ayala e della
Costituzione del 1917. In questo documento, si chiedeva di formare una Junta
Nacional Revolucionaria, che non riconoscesse i poteri federali e che si riservava
la possibilità di convocare un'assemblea costituente di jefes revolucionarios
incaricata di redigere una nuova carta magna: si voleva portare a termine quanto
rimasto incompiuto della Rivoluzione e stabilire un nuovo ordine politico,
economico e sociale.13

In poco tempo altre persone si unirono ai jaramillisti, alcuni dei quali vennero
assassinati a Huautla. Il 2 novembre del 1943, día de los muertos, la polizia
federale attaccò la casa dove viveva Epifania, la moglie di Jaramillo, che riuscì a
scappare da quella che sembrava un’esecuzione imminente. I due si riunirono nel
rancho Los Sauces e non si separarono più, perché anche Epifania decise di
intraprendere la lotta armata. Non fu un caso singolare, perché molte donne, come
nella prima tradizione zapatista, entrarono a far parte del gruppo di lotta armata:
il carattere anti-machista del jaramillismo sarà molto importante per le esperienze
successive: le donne che parteciparono al movimento vengono ricordate come las
jarammilistas.14

13
Ibid.
14
Per una lettura più approfondita sull’argomento si suggerisce la lettura di G. García Velasco, Testimonios de
mujeres jaramillistas, Ediciones de Escuela Campesinas Revolución del Sur, Cuernavaca, México, 1991.

52
A seguito dell’inizio di una guerrilla ante litteram, ci fu una repressione spietata
contro i seguaci di Ruben Jaramillo. Nel dicembre del '43, ad Agua de la Peña,
nei pressi di Atlixco (nello stato di Puebla), le forze federali causarono numerose
vittime, costringendolo a disperdere le sue truppe e a nascondersi nella Sierra di
Jojutla. Durante quello scontro lo stesso ex generale zapatista venne ferito ad una
gamba e sua moglie Epifania gli salvò la vita, uccidendo un federale con un
preciso colpo di fucile. La situazione politica del paese cominciava a preoccupare
seriamente il presidente Ávila Camacho. Iniziarono dunque i preparativi per un
colloquio tra Rubén Jaramillo e il presidente, con la mediazione del presidente
emerito Lázaro Cárdenas.15

Nel giugno del '44 si svolsero i colloqui, nei quali il presidente Ávila propose
un'amnistia a Jaramillo, che in cambio acconsentì a sospendere i conflitti e a
ricoprire per qualche mese una carica amministrativa nel mercato “2 de Abril” a
Città del Messico. Jaramillo lasciò quasi immediatamente questa carica per una
chiara incompatibilità politica con l'alta burocrazia, che gli chiedeva di sostenere
il nuovo candidato Miguel Alemán. L’erede di Zapata tornò appena possibile in
Morelos, eludendo i diversi ordini di cattura, che infine riuscì a far ritirare con
l’aiuto di Cárdenas, ma soprattutto grazie al sostegno del popolo morelense.
Una volta stabilitosi a Tlaquiltenango, il leader campesino convocò la vasta base
sociale che lo aveva appoggiato e nel '45 fondò il PAOM (Partito Agrario Obrero
Morelense), il cui motto era: "Por la selección de valores morales y limpieza en
la Revolución".16

Questo nuovo partito accettò la candidatura di Enrique Calderón Rodríguez che


apparteneva al Partido Reivindicator Popular Revolucionario (PRPR), in
opposizione al partito al potere, che da PNR (Partido Nacional Revolucionario)
cambiava nome in PRI (Partido Revolucionario Institucional). Jaramillo sarebbe

15
E. Ávila Carrillo, El jaramillismo, in ‹‹Voces de la Educación››, articolo pubblicato il 06 agosto 2018.
16
L. Castellanos. México armado… p. 42.

53
stato il candidato come governatore in Morelos. La campagna elettorale si svolse
tra gennaio e marzo '46, con abbondanti consensi al candidato governatore
Jaramillo, a Zacatepec, Jojutla, Cuautla, Tlaquiltenango, Temixco, Tepalcingo,
Emiliano Zapata, Yautepec. Il PAOM proponeva nella sua piattaforma politica di
promuovere cooperative agricole e operaie, di rafforzare l'ejido e di distribuire più
terra ai contadini, di creare una casa de la maternidad e un asilo per le operaie;
propose anche di creare un istituto di credito per le classi popolari, di ampliare le
scuole rurali, di premiare i bambini più poveri e di promuovere la colazione
scolastica. Dunque, un programma elettorale che voleva sostenere il progetto
collettivista ejidal; nell’ottica jaramillista doveva essere il contadino e non il
capitalista ad assumere il controllo della produzione e della commercializzazione
dei prodotti agricoli17; dunque una riformulazione attualizzata della proposta di
Zapata, che cercava di adeguarsi ad un dibattito politico democratico.

Ma durante le elezioni, come poi diverrà abitudine in Messico, furono molteplici


le irregolarità che avvantaggiarono il PRI, che si esplicitarono attraverso
l’esercizio di pressioni sociali, politiche ed economiche sugli elettori; in Morelos,
una volta terminate le elezioni, l'esercito sequestrò le urne elettorali, negando così
la possibilità di verifica. Il candidato priista, Ernesto Escobar Muñoz fu dunque
imposto come governatore, suscitando forti proteste nella popolazione, alle quali
il neogovernatore rispose con un’ulteriore repressione al movimento jaramillista.
Miguel Alemán Valdés, il nuovo presidente della Repubblica messicana (1946-
1952), promosse durante tutta la durata del suo mandato una severa politica
anticomunista, di cui fece l'asse dominante della sua amministrazione.18

Il 27 agosto '46 il PAOM organizzò un'assemblea a Panchimalco, con l'obiettivo


di fare un bilancio delle recenti elezioni per il governatore ma, a sorpresa,
l’esercito vi fece irruzione e concluse la riunione a colpi di fucile: l'obiettivo era

17
E. Ávila Carrillo, El jaramillismo.
18
L. Castellanos. México armado… p.46.

54
quello di eliminare Ruben Jaramillo; dunque la compagine jaramillista si trovò
nuovamente costretta a prendere la strada delle montagne e a promuovere i gruppi
di autodifesa.19 Con un atteggiamento fortemente antidemocratico del PRI, che si
acuì dal '46 al '51, Jaramillo e i suoi compagni furono perseguitati, picchiati,
imprigionati, e talvolta uccisi, principalmente nello stato di Morelos. Lo stesso
Rubén Jaramillo, fu costretto a vivere e a resistere in clandestinità, difendendosi
dagli attacchi dell'esercito messicano (soprattutto le azioni guidate o pianificate
dall'ufficiale José Martínez Sánchez) e dalle prime bande paramilitari, che sorsero
proprio in quel periodo, con lo scopo di disseminare la paura e sconfiggere gli
ideali agraristi dei contadini morelensi.20

Dopo anni di silenziosa resistenza, al tramonto della sanguinosa presidenza di


Alemán Valdés, il PAOM riottenne la sua registrazione il 27 maggio '51 e sorse
la possibilità di unire gli sforzi politico-elettorali con il generale Miguel
Henríquez Gúzman, candidato alla presidenza della Repubblica, per la
Federación de Partidos del Pueblo Méxicano (FPPM). Nei discorsi elettorali, si
metteva l'accento sulla miseria che circondava i contadini messicani e si criticava
duramente la politica governativa, che spingeva gli uomini del campo a trasferirsi
come braceros negli Stati Uniti a svendere la loro forza lavoro. Gli assi portanti
della sua propaganda erano le richieste di pane, terra, salario equo, scuole, libertà
e diritti democratici, con il motto che ricordava esplicitamente, in continuità con
Emiliano Zapata, “Pan, tierra y libertad”. Tuttavia, ci si ritrovò nuovamente di
fronte ad una frode elettorale. Rubén Jaramillo fuggì di nuovo nella sierra, poiché
a seguito di nuove e più determinate repressioni, ritenne definitivamente che
l’unico cammino rimasto era quello della lotta armata. 21

19
R. Jaramillo, Autobiografía. pp. 144-145
20
L. Castellanos. México armado… p.46. Tutto questo accadeva nel contesto della Guerra Fredda e la forza
egemone regionale statunitense non voleva correre il rischio che in un paese così vicino prendessero piede nuovi
sussulti rivoluzionari, soprattutto in una terra che si considerava proficua per le speculazioni locali e straniere
21
E. Ávila Carrillo, El jaramillismo. All'indomani delle elezioni, tenutesi il 6 luglio 1952, i sostenitori del generale
Miguel Henríquez avevano convocato un comizio per le cinque del pomeriggio all'Alameda Central di Città del

55
Durante tutto il mandato presidenziale del priista Adolfo Ruiz Cortines (1952-
1958), si intensificò infatti la caccia al leader campesino: l'esercito, le varie
polizie, i gruppi paramilitari ma anche in modo particolare la stampa locale e
nazionale, condussero un'intensa campagna diffamatoria, qualificandolo come
ladro, assassino e stupratore. Il governo priista offrì addirittura ricompense ai
contadini che avessero informato sull'ubicazione dei guerriglieri e del loro jefe,
ma tale politica non produsse alcun risultato palpabile. Il 6 marzo '54, i jaramillisti
decisero di eseguire un'azione contro le autorità del pueblo di Ticumán, che
avevano lì istituito un carcere clandestino, dove sottoponevano a torture e
vessazioni i contadini locali, poiché molti di loro erano aperti sostenitori della
lotta. Cinquanta uomini occuparono così il villaggio e il sindaco e il commissario
di polizia vennero giustiziati. Il giorno seguente il gruppo insurrezionale che
affrontò le truppe federali nelle vicinanze di Chinameca - luogo dalla forte
connotazione simbolica zapatista - fece prigioniero l'agente José Martínez
Sánchez, al quale però venne risparmiata la vita. 22 La propaganda politica del
PAOM non si fermò in questi anni poiché, per Jaramillo, lo scontro doveva
muoversi in una duplice lotta, che si ereditava dalla tradizione di Emiliano Zapata
nel difendere la Comune di Morelos: quella di carattere militare e quella che
lottava per il mantenimento delle libertà, basata sulla partecipazione ampia, anche
nel contesto elettorale. Diversi scontri armati si svolsero nella sierra del Tepozteco
e nelle pianure di Tetelcingo, dove Jaramillo trovò rifugio più volte fino al '58.

Quando Adolfo López Mateos (mandato presidenziale 1958-1964) si candidò alla


presidenza della Repubblica, trovò un movimento guerrigliero isolato, con circa
quindici anni di lotta armata alle spalle e tentativi elettorali finiti male. In questi
anni però il Plan de Cerro Prieto venne conosciuto con ampiezza, grazie al

Messico, per festeggiare il suo trionfo. I cittadini che si recarono all'appuntamento, sfidando l'avvertimento della
polizia, che vietava la realizzazione dell'atto, furono picchiati, ma ci furono anche diversi morti, decine di feriti e
500 manifestanti furono arrestati.
22
E. Ávila Carrillo, El jaramillismo.

56
giornale ‹‹La Prensa››, che il 14 maggio 1958 pubblicò un’intervista a Rubén
Jaramillo. Fu possibile spiegare a molti lettori messicani le ragioni della lotta
armata e così la leggenda nera di brigante fu abbandonata in favore di una più
ampia descrizione delle rivendicazioni della lotta contadina: ottenere la libertà di
semina, la lotta per l’autonomia municipale, le elezioni democratiche, il sostegno
creditizio ai contadini e il rispetto dei principi della Rivoluzione del 1917.23

Le esigenze di una lotta armata di quasi tre lustri non uscivano dai margini
costituzionali che il priismo fingeva di attuare, difendere e rispettare.
I tempi per un incontro tra il futuro presidente Adolfo López Mateos e il leader
campesino erano maturi. Nei primi giorni del luglio '58 si svolse un colloquio tra
il futuro mandatario e Jaramillo, durante il quale il primo garantì al secondo che,
una volta insediato, a lui e alla sua gente sarebbe stata data la garanzia di
partecipare legalmente alla vita politica dello Stato; infatti, in precedenza, lo
stesso Adolfo López Mateos aveva promosso, presso il mandatario uscente Ruiz
Cortines, il conferimento di un'amnistia a Rubén Jaramillo e ai suoi parenti; ciò
permise loro di tornare a casa senza temere rappresaglie.
In Morelos era appena divenuto governatore il priista Norberto López Avelar, il
cui volto risaltava nella fotografia che i partecipanti all'imboscata di Chinameca
si fecero nel 1919 attorno al cadavere di Emiliano Zapata. Questo personaggio,
già detestato dai morelensi per quanto menzionato, si incaricò di ostacolare ogni
tipo di attività politica dei jaramillisti all'interno dei margini costituzionali. 24

Non appena salì al potere, Adolfo López Mateos nominò Rubén Jaramillo
delegato della CNC. In questo modo l’ex capo guerrigliero poté così occuparsi
degli ejidos in Morelos e pianificare la difesa delle sue terre, oltre a rafforzare le
strutture politiche del PAOM, che avevano resistito a sei anni di

23
L. Castellanos. México armado… p. 54.
24
Ivi, p. 55.

57
semiclandestinità. 25 Sembrava dunque aprirsi un momento di distensione. In
realtà, il governatore statale López Avelar pensava ancora di voler eliminare
fisicamente Jaramillo, utilizzando l'ufficiale dell'esercito messicano José
Martínez Sánchez, nemico giurato del leader agrarista.

Rubén Jaramillo decise di avviare delle impegnative e tortuose iniziative presso i


rispettivi uffici del governo federale e statale, con l'obiettivo di costruire a
Michapa ed El Guarin, (in Morelos) delle colonie contadine alle quali dare il nome
di ‘Otilio Montaño’, in onore del professore rurale che aveva redatto con Emiliano
Zapata il Plan de Ayala. Il progetto riguardava circa 25.000 ettari, per circa 6.000
famiglie contadine, organizzate attorno alla lotta per la terra guidata dal principale
rappresentante del PAOM. Sebbene il governo locale avesse ottenuto il permesso
di occupare la zona, lì vi era però un forte interesse di diversi investitori che
pensavano di trarre profitti attraverso la costruzione di un moderno frazionamento
di lusso, con campi da golf e lussuosi hotel per il fine settimana della borghesia
del Distrito Federal. Tra questi capitalisti messicani spiccavano lo stesso Miguel
Alemán Valdés, ed Eugenio Prado, ex manager dell'ingegno di Zacatepec.26

Il professore e ingegnere Roberto Barrios, titolare del dipartimento Agrario, firmò


un documento che prevedeva il conferimento di tali terreni ai contadini morelensi,
che si riconosceva il nome di "Centro de Población Otilio Montaño", dove si
intendeva stabilire una società autogestita, che convincesse le comunità
dell'importanza del lavoro collettivo; questa iniziativa si scontrava fortemente
con gli interessi dei "moderni" capitalisti messicani e stranieri, che temevano che
questo esempio si diffondesse ad altre regioni, ostacolando la messa a profitto
privatistica delle proprietà contadine. Mesi dopo, seguendo una linea di condotta
che ben rappresenta il priismo nel corso della sua storia, gli accordi vennero
ignorati e le autorità si rifiutarono di consegnare formalmente i beni ai contadini.

25
Ibid.
26
E. Ávila Carrillo, El jaramillismo.

58
Così, di fronte alla continua posticipazione della consegna effettiva dei terreni, i
contadini guidati da Rubén Jaramillo li occuparono nel 1961, con l'obiettivo di
fondare una colonia agricola che fosse un modello produttivo e politico nella
regione. Il 5 febbraio 1962 fu l’esercito a sgomberare l’occupazione di terra,
ponendo fine così a una piccola riproduzione in scala della Comune di Morelos.
Rubén Jaramillo, che si trovava a Città del Messico, fu informato della repressione
dei suoi compagni, così cercò più volte di incontrare il suo presunto amico Adolfo
López Mateos, ma i suoi tentativi furono infruttuosi. La casa in cui abitava nel
Distrito Federal fu perquisita dalle forze del governo, e il leader contadino ritenne
il governatore Norberto López Avelar responsabile di questa effrazione. 27 Il
segretario di Governatorato e futuro presidente Gustavo Diaz Ordaz, un dichiarato
anticomunista, ricevette l'ordine dal presidente López Mateos di porre fine alla
problematica rappresentata dal jaramillismo.

La mattina del 23 maggio 1962 la casa di Jaramillo a Tlaquiltenango venne


circondata dall'esercito e dalla polizia di stato. Ruben Jaramillo fu arrestato con
la sua famiglia senza alcun mandato di cattura, i poliziotti e i soldati lo costrinsero
a salire su un trasporto ufficiale, insieme alla moglie Epifania (che era incinta) e
ai figli Ricardo, Filemón ed Enrique, rispettivamente di 20, 18 e 16 anni. Veniva
così violato il patto di amnistia firmato dal presidente López Mateos. Alle quattro
del pomeriggio furono trovati i corpi esanimi di Jaramillo e della sua famiglia,
nella zona archeologica di Xochicalco. La partecipazione dell'ufficiale
dell'esercito messicano José Martínez, è stata nascosta per anni dalle autorità, che
lo trasferì al servizio doganale, con l'intento di estrometterlo dalle indagini.28

La morte di Jaramillo non è rimasta indimenticata dai morelensi, ebbe anche


un’eco nazionale. Questo evento storico, che nelle sue trame ricorda l’imboscata
a Chinameca del '19, spinse molte persone a pensare che lo Stato-PRI non avesse

27
Ibid.
28
Ibid.

59
più intenzione di intermediare, nemmeno con chi provava a rientrare nello schema
costituzionale, attraverso delle libere elezioni. L’eccessivo utilizzo della forza e
della repressione avrebbe schiacciato chi cercava di portare avanti quel progetto
zapatista che avesse intralciato gli interessi del capitalismo nazionale e straniero.
Molti tra coloro che credevano alla realizzazione di una trasformazione sociale ed
economica furono di fatto spinti, dallo stesso Stato, alla lotta armata, come
vedremo nel prossimo paragrafo.

2.2 Dalla lotta sociale alla lotta armata: Lucio Cabañas e le bases
de apoyo

Negli anni '60 in Messico, così come in tutta l’America Latina, ci fu una stagione
molto importante di conflitti sociali, nella quale tornarono alla luce rivendicazioni
locali, collocabili in un contesto macroregionale: la vittoria della guerrilla cubana
rendeva possibile la prospettiva di una via latino-americana al socialismo, la cui
immagine simbolica era quella di Ernesto Guevara, conosciuto come el Che, che
per la sua determinazione e capacità organizzativa fu da molti avvicinato alla
figura di Emiliano Zapata; il medico argentino teorizzò una nuova strategia nella
lotta armata per una possibile presa del potere, coinvolgendo nella guerrilla i
contadini della Sierra cubana.29

Negli anni '60 lo Stato messicano, oltre ad essere considerato responsabile


dell’omicidio di Jaramillo, contribuì ulteriormente ad acuire i conflitti sociali con
l’utilizzo di una repressione spietata, la cui immagine indelebile è rappresentata
dalla tragica notte del 2 ottobre 1968 alla Plaza de las Tres Culturas di Tlatelolco,
in cui l’esercito sparò su una folla principalmente composta da studenti: il

29
Un aspetto curioso, interessante da approfondire è il periodo in cui Ernesto Guevara soggiornò in Morelos,
dove si sposò con la prima moglie Gadea; fu proprio in Messico che conobbe Fidel Castro con il quale pianificò la
guerrilla, partendo poi da Veracruz nel '56 alla volta dell’isola caraibica.

60
conteggio delle vittime (ad oggi ancora elemento di disputa) fu di circa trecento.
Questo evento cruciale creò una crepa insanabile tra la sociedad civil (con la quale
in Messico si intende la popolazione militante non in armi) e lo Stato-PRI.30 Non
è un caso che in Messico il periodo che va dall’assassinio di Jaramillo fino alla
fine degli anni '80, venga chiamato Guerra Sucia, ossia una Sporca Guerra che lo
Stato fece contro i movimenti sociali utilizzando, oltre le forze di polizia e
l’esercito, anche i gruppi paramilitari che si resero protagonisti di stupri, assassini
e desapareciones; molti di questi episodi finirono nell’oblio, con una massiccia
distruzione di prove al riguardo. Dunque, un contesto simile ma non uguale (nei
numeri) a quello cileno ed argentino, che negli stessi anni vivevano le
drammatiche dittature di Pinochet e Videla. Nel '71 un’altra ferita indelebile fu
quella del Jueves de Corpus: un corteo di oltre diecimila studenti e professori
venne aggredito dal gruppo paramilitare Los Halcones, che uccise e ferì almeno
centoventi tra i manifestanti.31

In questo scenario, nell’impossibilità di un dialogo politico e in una prospettiva


rivoluzionaria più ampia, nacquero diverse formazioni di lotta armata, il cui
numero è talmente elevato e le cui storie richiederebbero una tesi a parte.32 Nel
'69, in risposta al massacro di Tlatelolco nacquero le Fuerzas de Liberación
Nacional (FLN), di cui parleremo nel prossimo paragrafo e da cui nascerà nel '83
l’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN). Dello schema classico
marxista-leninista uno dei più importanti gruppi che nacque in questo periodo fu
il Movimiento del 23 de Septiembre (M-23-S), che poi si trasformò nel '73 nella
Liga Comunista 23 de Septiembre (LC-23-S), formazione dai caratteri più simili
al modello di lotta armata europeo, come le Brigate Rosse in Italia. Questa Liga
fu conformata da diverse colonne sparse in tutto il paese, dal Sinaloa al

30
Per un approfondimento si consiglia la lettura di E. Poniatwoska, La noche de Tlatelolco. Testimonios de
historia oral. ERA, México, 2015.
31
L’episodio è riportato anche nel film “ROMA”, regia di Alfonso Cuarón, 2018.
32
Per un approfondimento sul tema si consiglia la lettura di L. Castellanos. México armado. 1943-1981, ERA
Ediciones, México, 2007.

61
Chihuahua, da Monterrey a Città del Messico, per arrivare fino alla Baja
California; viene considerata l’organizzazione urbana messicana più ampia e che
più ebbe rilevanza per l’opinione pubblica dell’epoca. Tra le varie brigate della
Liga, si segnala l’esistenza di un gruppo di Oaxaca dal nome Brigada
Revolucionaria Emiliano Zapata (BREZ) che, a differenza della maggior parte
delle altre brigate che volgevano il loro sguardo ad un ambito prettamente operaio
o studentesco, si adoperò per la redistribuzione delle terre tra i contadini indigeni
della sierra mixteca.33

Un gruppo di lotta armata tra i gruppi urbani di cui il nome risalta per il richiamo
diretto a Emiliano Zapata, fu il Frente Urbano Zapatista (FUZ). Poco si conosce
di questo gruppo, se non che provenisse dall’ambito studentesco della capitale
messicana, i cui componenti avevano un’età media tra i venticinque e i
trentacinque anni, la maggior parte dei quali provenivano dalla Liga Comunista
Espartaco. La leader teorica della formazione fu Paquita Calvo, una ex
studentessa della Facoltà di Diritto della UNAM, che fu affascinata dalla figura
di Rubén Jaramillo. È molto interessante che per la prima volta un gruppo di
origine urbana e non contadina o indigena si richiami direttamente a Zapata. Il
gruppo si rese noto per la prima volta quando assaltò il Banco Nacional de México
nell’ottobre del '70, ma il caso più eclatante per l’opinione pubblica fu il sequestro
del direttore di Aeropuertos y Servicios Auxiliares, Julio Hirschfeld Almanda,
genero dell’imprenditore multimilionario dello zucchero Aarón Sáenz, che
avvenne il 27 settembre '71. Il riscatto di tre milioni di pesos venne pagato dalla
famiglia, anche se il presidente Echeverría diede ordine diretto di non negoziare.
Hirschfeld fu liberato il 25 novembre '71. Il denaro fu ripartito e in un comunicato
ufficiale del FUZ si rendeva noto che di quell’importo trecentomila pesos furono
ripartiti tra gli abitanti più poveri della capitale. I militanti del FUZ distribuirono
il denaro accompagnandolo con una foto di Emiliano Zapata e con un volantino

33
L. Castellanos. México armado, pp. 217,234.

62
dove si trovavano elencate le ragioni della loro lotta. Il resto del denaro del riscatto
era destinato alla guerrilla in Guerrero, ma il 29 gennaio del '72 sette degli otto
militanti del FUZ furono intercettati e tratti in arresto; la polizia requisì a questi
una somma di quasi due milioni di pesos. Furono condannati tutti a una pena di
trenta anni di carcere.34 Risulta interessante il tentativo di connessione tra le lotte
della città e della campagna messo in atto dal FUZ, dimostrato dalla strategia di
appoggio economico cittadino alle guerrillas del Guerrero.

Prendiamo ora in esame nello specifico il Partido de los Pobres (PDLP) di Lucio
Cabañas Barrientos, la cui storia rappresenta un’altra stella della costellazione
della memoria zapatista. Infatti, Lucio Cabañas e i suoi compagni di lotta ripresero
alcuni degli elementi prettamente zapatisti della Comune di Morelos adattandoli
al nuovo contesto, con la creazione di quelle bases de apoyo che saranno più
avanti riprese dall’EZLN come bagaglio storico e politico - sebbene
dall’esperienza del PDLP negli anni '90 deriverà un’altra fazione di lotta armata
che non rientra nell’ambito zapatista: l’Ejército Popular Revolucionario (EPR).

Facciamo un piccolo passo indietro necessario per capire il contesto. Lucio


Cabañas nacque in Guerrero nel 1938, uno degli stati più poveri del Messico,
caratterizzato da forti abusi di potere e dal classico regime clientelare messicano;
in questo Stato, come nel caso del Morelos, gli imprenditori facevano sovente
utilizzo dei pistoleros laddove si presentasse un ostacolo ad un proprio interesse
economico. Ma anche qui, sin dai tempi della Rivoluzione, la popolazione era
abituata a sollevarsi e ad organizzarsi. Ad esempio, nel 1960 il generale Raul
Caballero Aburto fu deposto a seguito di una grande movimento di protesta
organizzata dal professore Genaro Vázquez Rojas. Quest’ultimo fu una figura
somigliante a quella di Rubén Jaramillo, poiché si mosse tra la lotta elettorale e la
guerrilla, guidando il movimento popolare denominato Asociación Cívica

34
Ibid., pp. 180-183

63
Guerrerense (ACG) antecedente dell’Asociación Cívica Nacional
Revolucionaria (ACNR). Infatti, questa organizzazione all'inizio degli anni '60 si
proponeva come un’alternativa elettorale al priismo, ma ben presto si rese conto
che, come in Morelos, il PRI sarebbe stato disposto a garantirsi la stabilità
elettorale con ogni mezzo necessario. Contestualmente, in Guerrero i contadini
sentivano una forte difficoltà nella possibilità di autogestire gli ejidos e sembrava
non essersi attuata quella redistribuzione delle terre che aveva interessato il
Morelos negli anni del cardenismo, anzi, si rendevano sempre più evidenti i segni
del non risolto in merito alla questione indigena e della “colonizzazione interna”.35

Lucio Cabañas nacque e crebbe nel Guerrero di Genaro Vasquez, in un contesto


contadino e povero, ma decise comunque di voler studiare, pagandosi gli studi
lavorando. Frequentò la scuola Normal Rural di Ayotzinapa (la stessa di cui sono
ancora ad oggi desaparecidos 43 studenti dall’aprile 2014) dove ben presto
cominciò ad attivarsi politicamente: nel '59 fu nominato segretario generale del
Comité Ejecutivo Estudiantil e l’anno seguente del Comité Ejecutivo Nacional de
la Federación de Estudiantes Campesinos Socialistas de México (FECSM); fu
ben presto affascinato dagli impulsi innovativi del guevarismo, ascoltando le
trasmissioni della ‘Radio Rebelde’ della Sierra Maestra cubana.36 Infatti, sebbene
avesse ricevuto una formazione marxista-leninista, fu considerato un ribelle di
questa dottrina politica, poiché il normalista non poteva prescindere dalla suo
origine contadina, volgendo lo sguardo al presente guevarista del contesto
internazionale e al passato zapatista della sua terra natia: suo nonno paterno Pablo
fu un generale dell’ELS.37
Negli anni in cui fu studente creò un’ampia rete di relazioni sociali e politiche a
livello nazionale. Divenne poi professore, professione che gli permise di entrare

35
J. Silva Nogales, Lucio Cabañas y la guerra de los pobres. Fundación Editorial El perro y la rana, Venezuela,
2017, pp. 17-19.
36
A. Miranda Ramírez, C. Villarino Ruiz. El otro rostro de la guerrilla, Ediciones independientes, México, 2011,
p. 26-31.
37
J. Silva Nogales, Lucio Cabañas y la guerra de los pobres. pp. 25-27.

64
in contatto con molti giovani e di essere considerato come un autorevole punto di
riferimento. Nel '64 entrò nel PCM, che in Guerrero rappresentava una piccola
realtà di opposizione al PRI, ma che fino all’ingresso di Cabañas si limitava ad
un’opposizione di carattere intellettuale; egli invece si adoperò affinché il partito
potesse avvicinarsi alle lotte contadine, creando una commissione apposita, la
Central Campesina Independiente (CCI). La prima battaglia della CCI fu a
Mexcaltepec, dove i contadini indigeni bloccarono il disboscamento messo in atto
da una segheria, che aveva promesso in cambio, senza rispettare l’impegno, un
piano per portare lì acqua potabile e linee elettriche. Nello stesso periodo, Cabañas
si impegnò anche con dei commissari ejidales di Atoyac affinché le comunità
locali potessero usufruire dei proventi degli ejidos; in questi anni guidò
l’occupazione contadina di una ex miniera di proprietà tedesca abbandonata da
più di venti anni. Le autorità locali nel '65 individuarono in Cabañas il leader di
queste lotte e si adoperarono all’allontanamento del professore, costringendolo ad
accettare una cattedra a Tuitan, nello stato di Durango, dove vi rimase fino al '66.
Anche lì però si mantenne attivo, appoggiando una rivolta contro il regime di
povertà in cui erano costretti i contadini locali, in quella che viene ricordata come
la toma de Cierro Mercado. A seguito di una forte pressione degli abitanti di
Atoyac, gli fu concesso di tornarvi, e lì continuò il suo lavoro di appoggio ai
genitori dei suoi alunni, la maggior parte dei quali viveva nella sierra.38
Nel '66 alcuni militanti del M-23-S chiesero a Cabañas un incontro per proporgli
di aprire un frente in Guerrero, ma per il maestro il radicalismo verbale utilizzato
dai militanti del M-23-S sarebbe risultato incomprensibile al popolo guerrerense,
che di “borghesia, proletariato e imperialismo” non avevano mai sentito parlare.
In sostanza, Cabañas ritenne che il M-23-S avesse un atteggiamento troppo
‘intellettuale’ per poter essere recepito da un popolo umile come il suo, e ritenne
che la parola pobres sarebbe stato un termine molto più semplice nel quale i

38
Ibid. pp. 29-32.

65
contadini, i piccoli negozianti, le casalinghe e gli insegnanti della zona si
sarebbero identificati con più immediatezza, riproducendo uno schema sociale già
conosciuto dagli abitanti locali. Fu così che cominciò a teorizzare quella guerra
de los pobres che caratterizzò gli anni successivi, che per Cabañas aveva la stessa
valenza della lotta di classe, semplicemente in una terminologia più comune e più
efficace. Nel '67 Cabañas organizzò i genitori dei suoi studenti con i contadini,
mobilitandosi in massa contro i ricchi imprenditori del caffè di Atoyac; questi si
erano accaparrati le terre durante le ripartizioni degli anni '30, e stavano
imponendo un prezzo d’acquisto sempre più misero ai piccoli produttori locali: il
frente che si aprì aveva un interesse di carattere nazionale e si lottò anche per la
liberazione di Genaro Vasquez.39 Il 18 maggio '67 un presidio stabile nel centro
di Atoyac fu attaccato con il fuoco dalla polizia, causando decine di morti e feriti;
alcuni testimoni sostennero che persino alcuni impresari che vivevano in zona
parteciparono all’attacco, con il preciso obiettivo di eliminare fisicamente Lucio
Cabañas.40
Fu così che il maestro decise di entrare in clandestinità, fondando il Partido de
los Pobres (PDLP) e di iniziare la guerrilla. La base sociale che si estendeva da
Atoyac a vari villaggi della sierra gli garantiva nell'immediato la protezione per
sopravvivere alla persecuzione: questa rete sociale sarebbe diventata la base de
apoyo del gruppo guerrigliero. Questo elemento organizzativo è un’eredità del
modus operandi della Comune di Morelos, dove i pacíficos proteggevano l’ELS
e viceversa.
Iniziò una lunga e paziente fase di preparazione della guerrilla, che si distinse da
quella del M-23-S in Chihuahua, che era immediatamente volta all’attacco contro
l’esercito: il maestro considerava questa tattica un suicidio. Invece egli pensava
di doversi prendere un tempo necessario per creare il campo di azione

39
Ibid. pp. 33-35.
40
M. Bellingeri, Del agrarismo armado a la guerra de los pobres. Ensayos de guerrilla rural en el México
contemporáneo, Ediciones Casa Juan Pablos, México, 2003, p. 178.

66
rivoluzionaria attraverso una fitta rete di consenso popolare. Cabañas iniziò così
un lungo pellegrinaggio tra i vari villaggi del Guerrero, convincendo i contadini
sulla necessità dell’autodifesa e sulla giustizia sociale che si voleva ottenere anche
attraverso l’uso della violenza; per fare questo in modo orizzontale e assembleare,
Cabañas era disposto ad aspettare, a darsi il tempo necessario affinché gli abitanti
della sierra fossero davvero convinti della giustezza della sua causa,
trasformandosi da base sociale di un partito politico in base de apoyo di una
formazione guerrillera. La prima fase infatti fu quella dell’autodefensa, ossia
quella in cui i contadini della sierra dovevano imparare ad autodifendersi dagli
attacchi delle forze di polizia e dell’esercito federale, oltre a quello dei pistoleros
assoldati dagli imprenditori locali: venne creata la Brigada Campesina de
Ajusticiamiento.41
Le basi di appoggio, principalmente composte dalla popolazione militante
disarmata, si sarebbero occupate consapevolmente di sostenere e nascondere il
gruppo guerrillero nel momento di bisogno, mentre questo si sarebbe diviso in
colonne - cercando di trarre elementi vincenti dall’esperienza cubana - che erano
principalmente composte da giovani che non avevano famiglie da mantenere. Le
colonne erano composte da elementi fissi ed altri di transito: questi ultimi
rappresentarono un elemento molto importante, poiché erano membri volontari
delle bases de apoyo che si univano nel momento in cui la colonna si fosse trovata
nelle vicinanze di un attacco della controparte, ed essendo coloro che meglio
conoscevano il territorio avrebbero fornito le indicazioni necessarie agli
spostamenti della colonna. Nelle bases de apoyo, venivano convocate assemblee
tra i pacíficos e la colonna, durante le quali si ascoltavano le ragioni
programmatiche dei guerriglieri e contestualmente venivano ascoltati quali
fossero i problemi delle comunità locali; qui venivano poi formati dei medici per

41
J. Silva Nogales, Lucio Cabañas y la guerra de los pobres, pp. 40-45.

67
curare i guerriglieri e avvocati per difendere i prigionieri politici di fronte alla
legge.42
La presenza costante di Lucio Cabañas durante questi incontri rappresentava un
elemento di fiducia e di rassicurazione, tanto quanto fu quella di Zapata in
Morelos negli anni della Rivoluzione. Le assemblee erano il mezzo attraverso il
quale la democrazia diretta diveniva processo decisionale, perché in esse si
confrontava la colonna con l’intera comunità, e vi si poteva esprimere qualsiasi
membro del pueblo e qualsiasi componente della colonna; quando la comunità
doveva prendere una decisione la colonna non interveniva, perché solo i membri
della comunità avevano diritto decisionale.43
Per ciò che concerne l’aspetto militare, le colonne avrebbero dovuto limitare il
più possibile gli attacchi, che dovevano essere ben mirati - per una questione etica
- per una dispersione minima di sangue civile, ed economica: le armi non erano
abbastanza. Nel '70 infatti il PDLP cominciò ad attuare dei sequestri di esponenti
della borghesia locale, mirati soprattutto verso individui riconosciuti per i loro
abusi contro la popolazione, come nel caso del primo rapimento: nell’estate del
'70 venne sequestrato un ricco imprenditore di caffè, Juan Gallardo; venne
ottenuto come riscatto che i suoi crediti nei confronti della popolazione locale
fossero condonati. Queste azioni erano viste dalla popolazione come un mezzo
per l'ottenimento di risorse, ma anche come azione di vendetta.44

Dopo cinque anni dalla nascita del PDLP, fu possibile agire militarmente, perché
le bases de apoyo acconsentirono. L'esercito era già sulle montagne in cerca di
guerriglieri, soprattutto dopo che Gennaro Vazquez vi si nascose nel '68,
immediatamente dopo la fuga dal carcere di Iguala. Nel marzo '72 venne
pubblicato su un giornale di Acapulco un comunicato del PDLP in cui si
esplicavano le ragioni e le modalità politiche. Il 25 giugno 1972, ad Arroyo de las

42
Ibid. pp. 48-50.
43
Ibid. pp. 54-60.
44
Ivi.

68
Piñas, municipio di Atoyac, ci fu il primo agguato contro un'unità militare, con
un saldo di dieci soldati morti; il 23 agosto il PDLP riuscì in un’altra imboscata
contro l’esercito federale, causandone diciotto caduti. Dal 9 settembre l’esercitò
pubblicò sui canali di informazione che avrebbe attuato una repressione senza
limiti in Guerrero, cercando di annichilire così sia il PDLP che l’ACNR; l’esercito
attaccò nello stesso giorno la comunità El Quemado, facendo una carneficina di
civili. In questo periodo il PDLP non si disgregò, ma tornò all’attacco con diversi
assalti come quello al Banco Comercial Méxicano de Guerrero dell’8 dicembre
'72. 45

A seguito del più famoso sequestro del PDLP nel maggio '74, nel quale venne
rapito il candidato governatore priista del Guerrero Rubén Figueroa, liberato poi
in settembre con un riscatto parziale di cinquanta milioni di pesos, la repressione
nei confronti del PDLP si fece sempre più intensa, fino a quando nel dicembre
dello stesso anno, a seguito di un fortissimo scontro a fuoco tra la colonna
cabañista e l’esercito federale, Lucio Cabañas fu ucciso.

Nella memoria subalterna messicana la figura di Lucio Cabañas viene più volte
accostata a quella di Zapata, così come a quella di Jaramillo. Un leader di origini
campesinas, che cercò di portare avanti le istanze rivoluzionarie con i mezzi e le
modalità del suo tempo. Il lascito maggiore nella costellazione della memoria
zapatista è sicuramente la capacità organizzativa del tessuto sociale con il quale
voleva compiere la sua rivoluzione, e come vedremo più avanti l’esperienza delle
bases de apoyo risulterà un bagaglio fondamentale per il neozapatismo
chiapaneco.

45
L. Castellanos. México armado, pp. 131-132.

69
2.2 Il Congreso Indigena in Chiapas nel '74

Alla fine degli anni '60 nel mondo ci fu un grande fermento politico culturale che
mise in discussione molteplici fattori della società e che arrivò a porre in
discussione persino alcuni dogmi della religione cattolica nel contesto del
Concilio Vaticano II. In America Latina, durante il Consiglio episcopale latino-
americano di Medellin (Colombia) del '68, nacque una filosofia interna al
cristianesimo che più avanti verrà tacciata di eresia dalla Chiesa di Roma: la
teologia della liberazione. Questa nuova visione di un cristianesimo di base, con
una lettura critica del sistema economico capitalista e apertamente schierato dalla
parte degli oppressi, si inserì facilmente nel contesto messicano, soprattutto
nell’estremo Sud del paese dove si era radicata da tempo una forte tradizione
francescana. Dopo il grande momento della Rivoluzione messicana, uno dei suoi
attori principali, gli indigeni, fu quasi completamente dimenticato dallo Stato, se
non culturalmente denigrato, con un razzismo diffuso nella classe borghese, che
lo aveva relegato alla più generica sfera campesina, senza mai dare dignità alle
differenze etniche presenti sul vasto territorio nazionale, né un’autonomia in
termini decisionali. La teologia della liberazione, malgrado le resistenze di una
sempre presente ala conservatrice nella sfera ecclesiastica messicana, vi trovò
terreno fertile, sintetizzandosi con le forti istanze provenienti dalla base clericale:
si inaugurarono così diverse esperienze, come quella educativa e di ricerca del
Cidoc di Ivan Ilich a Cuernavaca, e quella della tutela dei diritti umani e della
“pastorale indigenista”, diffusa e teorizzata dal vescovo di San Cristóbal de Las
Casas, Tatic Samuel Ruiz García, nello Stato più povero del Messico: il Chiapas.46

In questa regione messicana, specialmente nella Selva Lacandona, a partire dagli


anni '50, era in atto una crescente ondata di colonizzazione da parte di diverse

46
Per una lettura più approfondita sulla formazione dei rapporti tra Chiesa e popoli indigeni durante e dopo la
Rivoluzione messicana si veda M. De Giuseppe, Messico 1900-1930. Stato, Chiesa e popoli indigeni. Morcelliana
Editrice, Brescia, 2007.

70
classi, da piccoli gruppi di coltivatori indigeni fino ai ricchi imprenditori creoli,
incoraggiata dal governo per evitare la ripartizione agricola in altre regioni dello
Stato, che provocò una massiccia creazione di nuovi insediamenti; la maggior
parte dei gruppi che si insediarono nella selva non possedeva titoli sui terreni, né
su alcune terre ejidales che interessavano l’area: a partire dal '72 questi
insediamenti furono minacciati di sfratto a causa di un decreto, emesso dal
presidente Echeverría nel febbraio dello stesso anno, noto come il Decreto de la
Comunidad Lacandona. Questo decreto però riconosceva il diritto di possesso
delle terre solo a 66 famiglie su un totale di 660.000 ettari di terra: gli altri abitanti
delle aree, la maggior parte indigeni di origine maya - tzotzil, tzeltal, ch’ol e
tojolabal - vennero immediatamente minacciati di sgombero e si ritrovarono
estromessi da quei territori. Questo decreto tendeva a favorire la Companía
Forestal de la Lacandona (COFALASA) - della quale facevano parte la maggior
parte delle famiglie - alla quale veniva consentito così l’utilizzo di più di 35.000
metri cubi di ebano e cedro con una concessione decennale; questa situazione creò
un forte dissenso tra le comunità indigene, che lottarono contro lo sgombero di
diversi ejidos e si mobilitarono per il riconoscimento dei propri diritti agrari. Il
governo rispose dapprima con l’utilizzo della repressione, successivamente
provando a canalizzare e controllare il malcontento. Nel '73 il governatore del
Chiapas, Velasco Suárez, chiese al vescovo di San Cristóbal Samuel Ruiz di
organizzare un congresso che avrebbe avuto luogo nel '74, in occasione dei
cinquecento anni dalla nascita di Fray Bartolomé de Las Casas. Questo Congreso
avrebbe avuto come protagonisti principali gli indigeni di origine maya della
regione chiapaneca. Il governo si affidò completamente alla diocesi, perché
rappresentava un’entità maggiormente presente nei territori di Los Altos de
Chiapas e della Selva Lacandona. 47 Ma come detto in precedenza, la corrente
cristiana a cui si riferiva Samuel Ruiz era decisamente differente dalla classica

47
N. Harvey, Cruce de caminos: luchas indígenas y las Fuerzas de Liberación Nacional (1977-83). Grupo Editorial
de la Casa de todas y todos. Nuevo León, México, 2018, pp. 15-17.

71
conservatrice con cui i governatori del Chiapas erano soliti rapportarsi negli ultimi
quattro secoli. Infatti, negli anni che precedettero il Congreso, erano stati formati
migliaia di catechisti indigeni che, d’accordo con la diocesi, promuovevano nelle
comunità una riflessione critica sulle condizioni sociali di povertà nelle quali
erano relegate le comunità indigene locali. Come si può leggere nella
convocazione inviata nelle varie comunità indigene tzeltales, di cui una copia è
presente nell’Archivo de la Diocesis de San Cristobal de Las Casas:

En este año 1974, se conmemora el quinto centenario del nacimiento del primer Obispo
que llegó a Chiapas. Con este motivo se ha hecho un amplio programa de celebraciones que ha
preparado cuidadosamente el Comité Fray Bartolomé de Las Casas que desde hace años está
constituido en San Cristóbal de Las Casas. El presidente honorario de este comité es el propio
Gobernador de Chiapas. El Comité encargó el actual sucesor en el Obispado de Fray Bartolomé
de Las Casas, sr. Samuel Ruiz García, que organizara un congreso de indígenas para octubre de
1974. El señor Obispo aceptó gustoso con la expresa condición de que no fuera un congreso de
tipo folklorico, turístico, ni con tintes de demagogia política. El Comité aceptó sus condiciones,
por lo que de inmediato - a partir de septiembre de 1973 – procedió a dar los primeros pasos de
este congreso DE y PARA indígenas. (…) Sobre todo que la mente del señor Obispo es iniciar
un proceso indígena de conciencia de su realidad actual, de sus problemas, de sus necesidades,
de las posibilidades que tienen como grupo étnico, a fin de llegar a que en verdad tengan voz
en la Comunidad Nacional. El congreso será por lo tanto el inicio de este proceso. Se interesaron
muchos de los diversos grupos étnicos, ts’eltales, ts’otsiles, ch’oles y tojolabales, con esta idea,
por lo que se procedió a dar los primeros pasos.48

Dunque, un congresso pensato per gli indigeni della zona, che ne sarebbero stati i
protagonisti: vi avrebbero ritrovato un’unità alla luce delle proprie necessità,
raccontando la loro identità. La convocazione del Congreso ebbe un’importante
adesione da parte di maestri, studenti e antropologi, nonché di un gruppo
proveniente dall’esperienza studentesca del movimento del '68, Unión del Pueblo
(UP), che si prefiggeva l’obiettivo di creare un movimento insorgente. L’UP si

48
Archivo de la Diocesis de San Cristóbal de Las Casas (Chiapas, México), Fondo Diocesano, Sección Pueblos,
Segunda Sección, Carpeta 741, Expediente 1, página 1 “Misión de Bachajon”, documento redatto dalla Casa de
la Misión, firmato da J. S. Mardenio Morales nel 1974.

72
divise successivamente in due gruppi: uno che si dedicò a compiere azioni dirette
contro lo Stato (gruppo che poi divenne Partido Revolucionario Obrero
Campesino Unión del Pueblo, PROCUP), mentre un secondo, di posizioni più
moderate, prefigurava muoversi tra le comunità indigene con il concetto maoista
di andare “dalla città alla campagna”; questa fazione partecipò alla costruzione
del Congreso.49

Il Congreso Indígena ebbe luogo tra il 13 e il 15 ottobre '74, con la presenza di


587 delegati tzeltales, 330 tzotziles, 152 tojolabales e 161 ch’oles che
rappresentavano in totale 327 comunità; suscitò una particolare attenzione persino
della stampa nazionale, tanto che alcune testate giornalistiche ne pubblicarono gli
atti nei giorni seguenti, come il giornale ‹‹Excélsior›› il 16 ottobre '74.50 È molto
importante il fatto che in questo Congreso si tentasse di uscire da una logica
folkloristica legata al turismo. Si tentava di restituire dignità agli indigeni del
Chiapas, che vivevano in una condizione di estrema povertà, dove lo Stato era
completamente assente. In questo grande momento assembleare gli indigeni di
origine tzotzil, tzeltal, ch’ol e tojolabal si espressero in merito a quattro aree
tematiche: terra, commercio, educazione e salute.

Il Governatore del Chiapas, che per un impegno dell’ultima ora fu impossibilitato


a partecipare di persona, lasciò una lettera scritta, nella quale si diceva disponibile
all’ascolto delle popolazioni locali presenti nel Congreso e che si sarebbe
adoperato affinché fossero attuate le richieste necessarie ad un cambiamento della
situazione generale. Aldilà della veridicità delle intenzioni del Governatore, in un
momento di particolare difficoltà nella credibilità delle istituzioni messicane,
risultava assai difficile accettare con serenità la sua assenza, nonostante la
positività delle sue parole. In effetti è opportuno fare un appunto sulla modalità

49
N. Harvey, Cruce de caminos, pp. 16-17
50
J. Morales Bermúdez, El Congreso Indígena de Chiapas: un testimonio. Universidad de Ciencias y Artes de
Chiapas, México, 2018, p. 23.

73
discorsiva con cui Angel Robles Ramirez, Director General de los Asuntos
Indígenas de Estado, incaricato dal Governatore per essere suo portavoce, si
pronunciò nel suo discorso di chiusura:

(…) Es como si volvemos a pensar, otra vez, en buscar dónde quedaron estos pedazos
de olla. ¡Vamos a buscarlos otra vez! Vamos a volver un poco atrás para escuchar, para oír las
historias de los viejos, para escribir las historias de los viejos; para que las mujeres siguen
bordando, para que los hombres siguen vistiendo, si ellos los quieren también, sus hermosos
trajes, para que siguen tocando su música, ésta que oímos. (…)51

Sembra proprio essere quel linguaggio folkloristico che il vescovo Samuel Ruiz
García non avrebbe voluto includere nei preparativi di questo grande congresso.
Infatti, la stella della costellazione della memoria subalterna/zapatista in questo
frangente sono il Congreso e gli esiti organizzativi delle comunità indigene che
ne parteciparono attivamente, trasformandolo in un luogo di incontro; lì infatti si
creò l’opportunità di conoscere le altre comunità, spesso distanti, e comprendere
che, nonostante le differenze di linguaggio, di usi e costumi, le rivendicazioni
sociali fossero le medesime, come manifestato chiaramente nella ponencia sulla
questione della terra, presentata dai rappresentanti tzeltales:

LA TIERRA ES DE QUIEN LA TRABAJA. Los indígenas dueños de las tierras


pasaban a hacer ‘acasillados’: es decir, trabajadores de las Fincas con residencia permanente en
ellas. Sueldos de hambre, trabajo gratuito los domingos, explotación de mujeres y niños, tienda
de raya y alcoholismo generalizado. (…) Hace tres años las Comunidades de los Municipio de
Chilón y Sitalá, presentaron una amplia denuncia al Gobernador, de su situación desesperada.
A raíz de esa denuncia las Autoridades Agrarias, Laborales y Judiciales han tenido la
oportunidad de conocer en detalle las diversas situaciones, El hambre y la explotación
continúan, pero las denuncias que se presentan (…) no se ve para cuándo se solucionan. Nuestra
angustia es que todo tiene un límite, y buscamos ardientemente la solución justa, legal y
pacífica. Actualmente los finqueros invasores están transformando las tierras laborales en

51
Archivo de la Diocesis de San Cristóbal de Las Casas, (Chiapas, México) Fondo Diocesano, Sección Pueblos,
Segunda Sección, Relatos del Congeso Indígena 1974, Carpeta 130, Expediente 18, Discurso del Licenciado Ángel
Robles Ramírez

74
explotaciones ganaderas, con lo que han convertido las tierras aptas para la agricultura en
potreros. El efecto inmediato ha sido el hambre y la huida a la selva en busca de tierras,
abandonando sus poblados, disgregando las familias, afrontando mil penalidades. (…) 52

Furono altrettanto chiarificatrici le parole dei rappresentanti tzotziles:

Dado que muchas de nuestras tierras son pobres y erosionadas, tenemos que salir
temporalmente a alquilar tierras ajenas como medieros (pagando la mitad de la cosecha al
patrón) también salimos a las fincas cafetaleras donde roban nuestra fuerza de trabajo, nos dan
sueldos de hambre y recibimos mal trato…es el famoso problema de los enganchadores…53

In queste parole risuonano gli echi di quella Revolución Interrumpida, che


avrebbe utilizzato lo stesso Emiliano Zapata nel periodo prerivoluzionario. In
Chiapas, effettivamente quella Riforma Agraria contenuta nell’Art. 27 della
Costituzione messicana, sembrava non aver mai trovato attuazione reale e il
Decreto de la Comunidad Lacandona aveva azzerato i pochi risultati esistenti nella
zona della Selva. La mancanza di strumenti necessari di autotutela, come ad
esempio l’istruzione, non rendeva possibile alle popolazioni indigene di
conoscere i propri diritti e in questa situazione gli imprenditori locali si erano
felicemente adagiati, seguitando una reiterata condotta di sfruttamento. Non a
caso per quanto riguardava l’educazione, i rappresentanti tojolabales
recriminavano:

Vemos que la instrucción que se da en nuestras comunidades es muy pobre. En muchos


lugares no hay escuela, pero donde hay, sólo llega hasta el tercer año. (…) después que los
alumnos salen de la escuela se olvidan porque ya no tienen en qué leer. También vemos que la
escuela como está no es de acuerdo a nuestras necesidades, a nuestras costumbres, a nuestra
cultura. Somos campesinos, pero nuestros hijos en la escuela no aprenden a mejorar el trabajo
de la tierra. (…) Los tojolabales estamos perdidos. La mayor parte de la gente no sabe leer y no
hay ninguno que haya terminado la primaria. 54

52
Ibid., Ponencia tzeltal: La Tierra.
53
Ibid., Ponencia tzotzil: La Tierra.
54
Ibid., Ponencia tojolabal: Educación.

75
I rappresentanti ch’oles erano d’accordo anche sulla mancanza di un’adeguata
mediazione culturale, nonché di un insegnamento agli adulti che avrebbe
consentito la rottura del circolo vizioso dello sfruttamento:

Queremos maestros que hablen nuestro idioma y enseñen conforme a las necesidades
de la Comunidad. Las Comunidades Ch’oles desean escuelas donde se les enseñe cuáles sean
su deberes y derechos, se les enseñe todo lo referente al mejoramiento de sus cultivos y el hogar.
Se necesiten escuelas para adultos. Que haya orientación para poder romper el círculo vicioso
de explotación en que viven55

Per quanto riguarda le necessità legate alla salute pubblica, emergeva una
situazione disastrosa, dall’assenza di centri medici che coprissero capillarmente il
territorio, alla mancanza di una comprensione linguistica e culturale da parte dei
pochi medici che venivano inviati nelle campagne, fino ad una vera e propria
inadeguatezza dei mezzi di cura; tutto ciò accompagnato da un razzismo diffuso
nel mondo scientifico medico:

Los médicos están concentrados en las ciudades y nunca salen al campo. Ignoran la
lengua tzotzil, no conocen nuestras costumbres y sienten un gran desprecio por el indígena. En
los Centros de Salud nos tratan mal (…) por eso no tenemos confianza. Asimismo, las
enfermeras nos tratan como si fuéramos cosas. Po eso, para nosotros, la medicina del doctor es
como si no existiera. Además, la medicina es muy cara. Es un negocio… se nos vende medicina
mala o ya pasada que es ineficaz. Por eso nosotros no confiamos en la medicina de los doctores
(…)56

Dunque, le rappresentanze si espressero chiaramente su quali fossero i problemi


reali delle comunità indigene locali, denunciando l’assenza pressoché totale dello
Stato, in merito all’istruzione, alle infrastrutture e alla salute, fino ad arrivare ad
una totale inesistenza di controllo e tutela riguardo allo sfruttamento del lavoro
nei campi. Questo Congreso fu un vero e proprio boomerang per le istituzioni
statali, che miravano, con questa occasione, all’accrescere il consenso popolare e

55
Ibid., Ponencia ch’ol: Educación.
56
Ibid., Ponencia tzotzil: Salud.

76
a placare animi esasperati; provarono a farlo attraverso la mediazione religiosa e
le promesse, dimostrandosi disponibili all’ascolto delle loro istanze, senza però
provvedere ad un sostanziale miglioramento della situazione. La diocesi di San
Cristóbal si mise invece in ascolto, provando a continuare quella linea già in atto
di misure sociali e di mutuo appoggio, intensificando l’invio di missionari nelle
comunità affinché potessero sostenere una migliore istruzione, ma questo non era
sufficiente.

Fu questo il momento in cui l’essere indigeni divenne il vero e proprio principio


del dibattito e le varie comunità, che non smisero di trovare punti di incontro tra
le loro criticità, cercarono di dare vita ad un fruttuoso dialogo costitutivo:

‹‹todos lo que hemos denunciado de injusticia en este Congreso, no es para que venga
la tristeza a nuestro corazón, sino para tener más fuerza en organizar nuestras comunidades››.57

La conclusione fu la necessità di trovare un’organizzazione:

Nuestra voz fue para atacar a finqueros, acaparadores, malos maestros y malas
autoridades. Para denunciar la forma en que vivimos aplastados. Nuestra palabra fue para hablar
de la unión que hace falta para tener más fuerza. El movimiento del Congreso sigue creciendo
en las comunidades, porque el Congreso fue sólo el primer paso y ahora luchamos por la
ORGANIZACIÓN y por cumplir nuestros acuerdos. (…) todavía nos falta mucho camino por
delante: unir los campesinos indígenas de Chiapas y buscar la organización junto con otros
grupos indígenas de nuestro país. 58

Le parole con cui si concludono gli accordi del Congeso Indígena forniscono le
coordinate con cui la costellazione della memoria zapatista si sposta
geograficamente in Chiapas. Si apriva un nuovo dibattito nazionale sulla
‘questione indigena’ nelle compagini subalterne, soprattutto nel contesto delle
lotte di liberazione nazionale, con un nuovo possibile soggetto politico. Infatti,
nel '75 e nel '76 in Chiapas venero fondati tre nuove Uniones Ejidales (UE)

57
Ibid., Acuerdos.
58
Ibid.

77
presenti nella Selva Lacandona: la UE Quiptic Ta Lecubtesel, la UE Tierra y
Libertad e la UE Lucha Campesina, tra le quali la più importante fu la prima, che
dalla sua fondazione contava sul raggruppamento di diciotto ejidos situati nella
Valle de San Quintín, nella parte sud del municipio di Ocosingo, alla costruzione
della quale, nel '75, parteciparono alcuni militanti della UP, come l’ingegnere
agronomo Javier Soto. Questi ultimi proposero con successo un’organizzazione
egualitaria, che proveniva dalla loro formazione politica maoista, che si creava
come alternativa alle strutture gerarchiche praticate tanto dalle comunità quanto
dai missionari delle diocesi, che con una posizione post Congreso accettarono di
buon grado la novità.59

In questi anni la UE Quiptic dovette resistere contro la repressione e le minacce


continue di sgombero delle terre ejidales messe in atto da parte del governo
federale - che continuava la sua Guerra Sucia contro i movimenti subalterni - ma
contava sull’accrescimento della sua organizzazione, arrivando nel '76 a
rappresentare ventisei comunità. Con l’inserimento di un altro gruppo maoista,
Línea Proletaria (LP), si ampliò per anni la UE Quiptic che, nonostante il fatto
che per insanabili frizioni interne in merito alle teorie e alle politiche si sciolse nel
gennaio '83, fu in grado di creare quella formazione politica tra le comunità
indigene che sarà più avanti una importante base su cui l’EZLN troverà un terreno
fertile per la sua proposta politica. È opportuno segnalare che, già prima del '74,
esistessero processi organizzativi nel mondo campesino chiapaneco, come ad
esempio quei tentativi di coscientizzazione politica messi in atto dalla Escuela de
Desarollo Regional. Questo progetto fu promosso dall’antropologa Mercedes
Olivera, invitata dall’Instituto Nacional Indigenista (INI); l’ente negli anni
successivi scelse di chiudere questo programma per il timore che si creasse un
poder indio simile a quel black power che si stava costituendo in quegli stessi anni

59
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía! La experiencia zapatista. CIDECI- Universidad de la Tierra
Chiapas, México, 2019. pp. 22-23.

78
negli USA. Negli stessi anni lo sviluppo di un’economia aggressiva, in termini di
privatizzazione ed estrazione di ricchezza del territorio, nella regione chiapaneca,
aveva dato vita alla formazione di molti gruppi di lotta campesina, come la
Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos (CIOAC) e la
Organización Campesina Emiliano Zapata (OCEZ).60

Non è un caso che le Fuerzas de Liberación Nacional (FLN) posero la loro


attenzione verso la questione indigena chiapaneca, anche se erano già da anni
presenti in Chiapas. Le FLN erano state fondate il 6 agosto '69 dalle ceneri
dell’Ejército Insurgente Mexicano (EIM). Il gruppo era guidato da cinque giovani
al capo dei quali c’era César Germán Yáñez Muñoz, originario di Monterrey, al
comando del quale seguivano suo fratello Fernando (i due erano stati anche a
Cuba ad apprendere la guerrilla), Raúl Perez Vásquez, proveniente dallo Yucatán
e Alfredo Zárate. Nell’arco di cinque anni le FLN crearono una rete di migliaia di
simpatizzanti, collaboratori e militanti in Tabasco, Puebla, Estado de México,
Chiapas, Veracruz e Nuevo León. Da febbraio '72 César Germán aveva creato un
campo di addestramento in un rancho di Ocosingo (Chiapas), chiamato “El
Diamante”, dove venne conformata la Brigada Emiliano Zapata, mentre suo
fratello Fernando si stabilì in Tabasco, da dove si occupò di elaborare i piani
topografici della zona chiapaneca, ai fini di stabilire il piano strategico delle FLN
in Chiapas. La strategia delle FLN era di utilizzare le armi solo a scopo difensivo
- nascevano infatti come risposta armata al massacro di Tlatelolco – e non
avrebbero fatto ricorso a sequestri per l’autofinanziamento, che invece sarebbe
consistito principalmente nel mettere a disposizione dell’organizzazione quello
che il militante avesse avuto materialmente a disposizione. I sequestri e gli
espropri venivano considerati come ‹‹el crecimiento en el fetiche del dinero››.61 Il
gruppo aveva come piano strategico per la presa del potere il compito di

60
N. Harvey, Cruce de caminos, pp.18-20.
61
L. Castellanos. México armado, pp. 242-246.

79
suddividersi in tre aree di intervento: il primo, di base a Monterrey, si sarebbe
occupato di organizzare gli operai delle fabbriche del Nord; il secondo tra Città
del Messico e Veracruz, avrebbe dovuto condurre un reclutamento tra le fila degli
studenti; il terzo si sarebbe mosso in Chiapas, nella Selva Lacandona, e lì avrebbe
aperto un focolaio guevarista con la base sociale indigena. Da quest’ultima
formazione nacque il 18 novembre 1983 l’EZLN, di cui parleremo nello specifico
nel prossimo capitolo

80
3. Una memoria en rebeldía: neozapatismo e popoli indigeni in
lotta dal '94

La notte tra il 31 dicembre '93 e il 1° gennaio '94 una gigante rossa, deflagrando,
aprì la costellazione della memoria zapatista. L’EZLN e migliaia di indigeni
irruppero nella storia messicana, disegnando nel suo cielo la costellazione della
memoria en rebeldía. Questa gigante rossa neozapatista è la stella che con più
consapevolezza ha scelto di dimostrare che la memoria subalterna messicana
possiede una temporalità differente. Essa non ha una linearità, è stata silente per
molto tempo, affacciandosi di tanto in tanto. L’EZLN ha cumulato gli elementi
delle esperienze nazionali pregresse, facendone memoria militante in termini
simbolici e pratici e ne ha analizzato nel tempo anche i limiti, superandoli. Questa
sua capacità di far vivere il passato nel presente rompe il regime di storicità del
presentismo1, o oblio del capitalismo neoliberale, in cui si sviluppa l’insurrezione
neozapatista, come viene esplicitato il 1° gennaio '96 dall’EZLN nella Cuarta
Declaración de la Selva Lacandona:
Luchamos para hablar contra el olvido, contra la muerte, por la memoria y por la vida.
Luchamos contra el miedo a morir la muerte del olvido. Hablando con corazón indio, la Patria
sigue digna y con memoria.2

Citando Fernando Matamoros, professore della BUAP:


Algunos creyeron que la civilización capitalista y su mito de salvación (el progreso
capitalista como única solución a la desgracia) aportarían una mejor vida al mundo, pero el fin
de milenio reveló (…) cifras inquietantes. La Revolución mexicana y su continuidad
institucional no concretizaron sus promesas de justicia y la libertad se fue restringiendo.3

1
F. Hartog, Regimi di storicità: presentismo e esperienze del tempo. Palermo, Sellerio Edizioni, 2007
2
Comandancia del EZLN, Cuarta Declaración de la Selva Lacandona, 2 de enero 1996. Archivio online dell’EZLN,
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1996/01/01/cuarta-declaracion-de-la-selva-lacandona/
consultato in data 18/05/2020.
3
F. Matamoros Ponce, Memoria y utopía en México. Imaginarios en la génesis del neozapatismo. Buenos Aires
Herramienta, ICSyH “Alfonso Veléz Pliego”, BUAP ediciones, Argentina-México, 2009, p. 163.

81
Infatti, il neozapatismo nasce durante lo svolgimento di una nuova fase economica
del capitalismo occidentale. I processi di recessione economica internazionale,
con l’esplosione della crisi economica e monetaria del '73, sembrarono
prefigurare una catastrofe imminente nell’immaginario capitalistico, che si era
inebriato di certezze, non senza contrasti sociali, durante gli anni del suo boom
economico. Per far fronte al crollo della produttività, il capitalismo occidentale fu
costretto ad un’operazione di allargamento del suo raggio d’azione tradizionale
integrando progressivamente, in un mercato mondiale unificato, tutti i Paesi
considerati sino ad allora periferici. Gli USA decretarono la fine degli accordi di
Bretton Woods, sospendendo la convertibilità del dollaro in oro, promuovendo la
moneta statunitense come strumento di principale allargamento del mercato
capitalistico. Questi episodi, insieme alla crisi petrolifera del '73, innescarono un
processo di liberalizzazione dei mercati valutari che indebolì il ruolo classico
degli Stati-nazione nella regolazione dei movimenti finanziari. Si aprì quindi un
nuovo corso economico che decretava la fine del modello keynesiano in favore
del neoliberismo: negli anni '80 questo fu inaugurato nel mondo anglosassone nei
modelli economici ultraliberisti dell’amministrazione Reagan negli USA e della
premier Thatcher nel Regno Unito, ristrutturando l’assetto economico dei capitali
e la funzione regolatrice dello Stato in uno scenario produttivo (le
delocalizzazioni) su cui si sarebbe basata la globalizzazione dei mercati
internazionali. Con il tramonto del modello della pianificazione statale e del
socialismo reale a guida sovietica, questa via sembrava decretare la “fine della
storia”4 , senza tenere conto delle diversità delle altre storie, quelle subalterne,
quelle relegate all’oblio. Questo rifletteva una mentalità che Hartog identifica nel
presente continuo, che non volgeva lo sguardo al passato. Inoltre verso la fine del
secolo le nuove innovazioni tecnologiche, delle quali il libero mercato si

4
F. Fukuyama, The End of History and the Last Man, Free Press, New York, 1992

82
proponeva come strumento propulsivo, erano altro vettore di convinzione che la
direzione di una economia globalizzata significasse progresso, senza tenere conto
degli squilibri su cui questo progresso poggiava le sue basi. Contestualmente il
suddetto modello chiudeva gli occhi di fronte agli effetti climatici di questo
progresso e alle drammatiche conseguenze sociali sulle classi subalterne.
In Messico tutto questo si tradusse, sotto la presidenza di López Portillo ('76-'82),
in un aumento del debito estero da 19 a 80 miliardi di dollari in soli sei anni,
destinando il paese centroamericano alla catastrofe e segnando una definitiva
sudditanza economica al mercato statunitense, in un periodo in cui le istituzioni
del paese centroamericano mostravano una certa accondiscendenza, se non
corruzione, al crescente fenomeno del narcotraffico organizzato dai cartelli del
Nord del Paese.
L’avvento della presidenza di Miguel De La Madrid ('82-'88) segnò una rottura
profonda con l’assetto tradizionale economico messicano (più volto ad un
protezionismo ereditato in parte dalla Rivoluzione) portando ad un’apertura ai
capitali esteri in funzione neoliberista. In sintonia con il Fondo monetario
internazionale (FMI), il presidente De La Madrid attuò una politica di svendita
del patrimonio nazionale, dell’industria statale ai privati, di riduzione drastica dei
salari, delle spese e degli investimenti pubblici. Con la presidenza dell’ex ministro
delle Finanze, Carlos Salinas de Gortari ('88-'94) si portò a compimento il
processo del ciclo liberal, attraverso una fulminea campagna di privatizzazioni,
giustificata pubblicamente sotto lo slogan della “lotta all’inflazione”. Tutto questo
si tradusse nel dimezzarsi dei salari e nella riforma dell’articolo 27 della
Costituzione, elementi necessari all’entrata in vigore del North American Free
Trade Agreement (NAFTA), ossia il trattato di libero commercio tra USA, Canada
e Messico, firmato nel '92 con effetto dal 1° gennaio 1994. Questo episodio
minacciò fortemente la sopravvivenza della maggior parte della popolazione
rurale e segnava la rottura del patto sociale, che si reggeva fragilmente dal '17,
con il campesinato. È piuttosto simbolica la figura 5, nella cui foto il presidente
83
Salinas De Gortari sembra beffarsi del ritratto alle sue spalle, ossia un quadro
ritraente Emiliano Zapata, mentre discute i punti della riforma dell’Art. 27.
Questi meccanismi economici che devastavano le popolazioni più povere però
non furono osservati in silenzio dal popolo messicano, come segnalato nel
capitolo precedente. Già dal 17 novembre del 1983 sei militanti delle FLN si erano
recati nel profondo Sud dello stato messicano con lo scopo di innescare un
fuoco guevarista in Chiapas. Questo primo nucleo di rivoluzionari,
dall’impostazione marxista e maoista, convinto di dover “proletarizzare i
poveri indios del Sud del mondo” si ritrovò invece a confrontarsi e a scontrarsi,
in termini dialettici, con comunità indigene autoctone che si erano affermate come
reale soggetto politico in resistenza da oltre cinquecento anni, e che avevano
praticato in quegli anni un processo di consapevolezza determinato dal Congreso
Indígena e dai suoi processi organizzativi. Si venne a creare quindi una sorta di
sincretismo, una commistione tra queste due realtà che portò alla nascita
dell’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN).

3.1 EZLN. '83 - '93

I sei militanti delle FLN che nel 1983 fondarono l’EZLN incontrarono sul
territorio chiapaneco una situazione di forte fermento sociale, di larga
consapevolezza dei propri bisogni da parte dei campesinos, maggioritariamente
indigeni, che vivevano nelle zone di Los Altos de Chiapas e della Selva
Lacandona.5 Con una bandiera nera con una stella rossa a cinque punte che, oltre
alla sigla ‘EZLN’, recita “Libertad, democracia y justicia”, il gruppo fu fondato
da tre militanti indigeni e tre mestizos, secondo quanto riportato dal

5
Per un approfondimento audiovisivo, documentario ¡Zapatistas! Crónica de una rebellion, ‹‹La Jornada››,
Canal Seis De Julio, 130 min., México, 2003.

84
Subcomandante Insurgente Marcos - portavoce dal '94 al 2014 della
Comandancia General dell’EZLN – nel 2003.6
Secondo quanto riferito dall’organizzazione, in una fase iniziale, tra il 1983 e il
1985, questo gruppo, il cui leader fu il Subcomandante Insurgente Pedro (caduto
sotto il fuoco dell’esercito messicano il giorno del levantamiento), dovette
innanzitutto imparare a sopravvivere sulle montagne e si mantenne piuttosto
isolato, quasi senza avere nessun contatto con le comunità. Nel 1985 per la prima
volta i guerriglieri riuscirono ad entrare, dichiarandosi come tali, in un villaggio
della Selva. Da quel momento in poi riuscirono più agevolmente ad intensificare
il lavoro di reclutamento clandestino. Coloro i quali avessero già aderito
all'organizzazione cercarono di convincere, sempre con molta discrezione e
grande preoccupazione per la sicurezza - come riportato dai militanti dell’EZLN
nel 2003 - più persone della loro famiglia, della loro comunità o di altri pueblos,
a aderire alle truppe insurgentes che vivevano e si addestravano nei campi. In
alternativa li invitarono a creare bases de apoyo che, come nell’esperienza
cabañista, assumevano l'impegno di sostenere e nutrire i guerriglieri; esistevano
(ed esistono) poi i milicianos, che combinano vita comunitaria e formazione
militare temporanea nei campi. In questo processo svolsero un ruolo importante i
legami familiari e comunitari, ma anche quelli religiosi, per l'influenza di cui
godevano i catechisti e diaconi.7

Per ciò che concerne la struttura dell’EZLN, che fino all’insurrezione faceva
riferimento alle FLN, aveva come referente più rilevante la figura del
Subcomandante: egli non è comandante, ma sub, poiché il comando (in spagnolo
mando), nell’EZLN appartiene al pueblo; questo è il primo concetto del mandar

6
G. Muñoz Ramírez, 20 y 10, el fuego y la palabra. La Jornada Ediciones, México, 2003. pp. 21-22. Il testo in
questione è uno dei pochi testi pubblici in cui l’EZLN si racconta negli anni precedenti all’apparizione pubblica del
1° gennaio 1994. La relazione intima con la giornalista ne ha reso possibile la pubblicazione, che è avvenuta a 20
anni dalla fondazione dell’organizzazione rivoluzionaria e a 10 anni dal levantamiento. Nel 2003 si segnava un
nuovo corso dell’organizzazione sociale dei territori autonomi zapatisti, con l’inaugurazione dei Caracoles.
7
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía!, pp. 24 -25.

85
obedeciendo che ha avuto una forte capacità aggregante nel mondo campesino del
Sud-est messicano. Inoltre, il comandante supremo dell’EZLN è il General
Emiliano Zapata, come vedremo nei comunicati più avanti. Il nome dell’esercito
è zapatista, poiché avviene un ampio recupero della memoria dello zapatismo
storico e viene riprodotto il suo messaggio di difesa della terra e della libertà.
Zapata è un simbolo patriottico delle resistenze rurali all’attacco capitalistico di
inizio '900 che si rende necessario in Chiapas sotto una nuova forma. Inoltre, nella
scelta di porre Zapata al comando c’è un recupero memoriale dell’ELS, attraverso
il quale si vuole incarnare la ripresa della Revolución Interrumpida dall’assassinio
del vero portavoce delle istanze indigene e campesine della Rivoluzione
Messicana. È stato quell’elemento memorialistico nazionale sotto la cui bandiera
molti campesinos si identificavano, memori delle conquiste sociali della
Rivoluzione e delle origini del ranchero mestizo Emiliano Zapata.

Questa prerogativa prettamente popolare caratterizza la funzione nazionale della


lotta neozapatista, che però si inserisce nel contesto delle lotte di liberazione
nazionale che si svilupparono in America Latina come via alternativa al
socialismo reale, ossia il terzomondismo ispirato ad una lotta antimperialista.
Seppur di formazione marxista, guevarista e maoista, i primi militanti dell’EZLN
si proposero di mettersi in continuità con un passato la cui simbologia nazionale
più rappresentativa era quella di Emiliano Zapata. Ernesto Che Guevara e la
Rivoluzione cubana rimasero sempre un riferimento costante, un richiamo
all’internazionalismo rivoluzionario che ha caratterizzato l’EZLN sin dai suoi
primi passi pubblici fino ai nostri giorni, mentre Emiliano Zapata rappresentava
quella figura simbolica, quasi cristologica, di uomo che ha lottato fino a perdere
la vita per difendere le popolazioni indigene nahuatl e per dare dignità al mondo
rurale messicano.8 Il sincretismo religioso in Messico, soprattutto in Chiapas, è

8
C. A. Aguirre Rojas, Una tenera furia. Nuovi saggi sul neozapatismo messicano. Aracne Editrice, Roma, 2019,
pp. 50-51.

86
un fenomeno molto antico, a partire dal periodo precolombiano: basti pensare che
le piramidi maya di Tikal dimostrano una relazione con quelle nahua di
Teotihuacan. Questo sincretismo poi si è rafforzato con l’imposizione del
cristianesimo nel periodo della predicazione francescana e domenicana. È nel
contesto di questa abitudine a idealizzare le immagini simboliche che avviene la
traslazione nella figura di santo di un Emiliano Zapata. Non stupisce che in un
qualsiasi altare familiare di contesto rurale si possa trovare la foto di Zapata al
fianco della Virgen de Guadalupe, principalmente in Morelos, ma anche in
Chiapas, luogo dove il sincretismo religioso missionario, domenicano e
francescano, è stato anche più significativo che altrove.

L’espansione più importante della formazione guerrigliera avvenne tra il 1988 e


il 1990, periodo durante il quale il numero dei combattenti insorgenti passò da 80
persone a diverse migliaia. Da alcune famiglie aderenti all'EZLN, si passò ad
intere comunità, fino a che la maggior parte dei villaggi della Selva Lacandona e
de Los Altos de Chiapas fu pressoché totalmente zapatista, anche se in quegli anni
molti appartenevano sia all'EZLN che ad organizzazioni legali come la UU
(Unión de la Uniones).9 Tra i fattori che contribuirono ad una crescita così rapida
va menzionata, oltre a quelli già segnalati, la costante repressione delle lotte
popolari da parte del governo statale del Chiapas, in particolare durante i mandati
di Absalon Castellanos ('83 - '88) - che fu ritenuto responsabile di 153 omicidi
politici e 503 arresti illegali - e del suo successore, Patrocinio González. Un altro
fattore fondamentale fu la presidenza federale di Carlos Salinas de Gortari, che
arrivò alla presidenza tramite una clamorosa frode elettorale. Con questo episodio
il PRI perse qualsiasi tipo di credibilità in Chiapas e si chiuse il progetto di
Cuauhtémoc Cárdenas, che rappresentava una scelta di cambiamento pacifico per
molti membri di organizzazioni come l'ARIC (Asociación Rural de Interés

9
A. Ammetto, Siamo ancora qui. Storia indigena del Chiapas e dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale,
Red Star Press, Roma, 2014, pp. 47-48.

87
Colectivo): questa organizzazione perse metà dei suoi aderenti tra il 1989 e il
1993, anche per la corruzione dei suoi dirigenti. L'idea della lotta armata progredì
dunque nella misura in cui crebbe l'insoddisfazione sociale, anche e soprattutto a
causa del fallimento dei tentativi delle forme di lotta legale, che fino allora erano
state privilegiate dalla popolazione locale.10

Ci furono poi dei fattori interni che favorirono la crescita dell'EZLN, che fu
capace di ascoltare e comprendere i tempi differenti delle comunità chiapaneche.
Infatti, in quegli anni l'EZLN riuscì a compiere un passo fondamentale, ovvero da
essere un esercito di avanguardia rivoluzionaria in stile guevarista ad essere un
vero e proprio strumento di autodifesa in mano alle comunità indigene. Ma per
farlo, i primi militanti dell'EZLN - come riportato nel 2003 da colui che oggi è il
vocero della Comandancia General (CG), il Subcomandante Moisés - dovettero
entrare in un processo che implicava rendere più flessibili i propri schemi iniziali,
arricchendo il linguaggio di una simbologia che risvegliasse un sentimento
comune alla memoria della classe subalterna indigena e rurale:

El problema de cuando explicamos nuestra lucha es, por ejemplo, que les decimos de la
salud, y ellos entienden que luego va a haber buena salud y buena educación. Entonces viene
la explicación de que la lucha es larga, de que un día tiene que haber una guerra para poder
conseguirlo, que el gobierno no ha entendido de otra manera, porque al gobierno no le interesan
ni le preocupan los indígenas. Les explicamos lo que de por si viven ellos y pues ellos saben
que de por si su situación y nos preguntan que hay que hacer. Y nosotros les explicamos las
luchas de Villa, de Zapata, de Hidalgo y como se han conseguido las cosas, les explicamos que
gracias a esos movimientos se consiguieron algunas cosas pero que falta.
Entonces les explicamos nuestro sueño. Y les decimos que luchamos por buena educación,
buena salud, buen techo y todo por lo que de por si luchamos. Cuando fue pasando el tiempo la
organización comenzó a mostrarse y a crecer. Empezaron los batallones de insurgentes y de
milicianos. Se empezaron a construir clínicas en cada región, estas clínicas las organizábamos
los insurgentes y es así como el EZLN empieza a darles servicios a los pueblos y a organizarse

10
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía!, pp. 24 -25.

88
con ellos. Todo esto es un gran sacrificio, pero así ya empiezan los pueblos a participar más y
ellos mismos ayudan a construir sus clínicas.11

Qui si evidenzia quanto menzionato in precedenza: i nomi degli eroi umili della
Rivoluzione sono stati la chiave con cui l’EZLN ha aperto la porta del consenso
popolare. Con questa metodologia l’EZLN è riuscita a far passare le proprie
proposte politiche, poiché nelle simbologie con il passato molti indigeni o
contadini si riconobbero, in quanto soggetti della medesima estrazione sociale di
Emiliano Zapata o di Francisco Villa; una simbologia memorialistica che ben
rappresentava le necessità materiali e che si inseriva in una disputa nazionale sulle
questioni irrisolte della Rivoluzione, che rischiavano di essere completamente
azzerate e dimenticate nel contesto delle riforme costituzionali propedeutiche al
NAFTA. Con questa pedagogia politica, il neozapatismo si riallacciava allo
zapatismo storico e si proponeva di portare a compimento quanto rimasto irrisolto
dalla Rivoluzione messicana. Inoltre, in questa testimonianza di Moisés si parla
anche della capacità autorganizzativa che cominciava ad essere fatta propria dalle
bases de apoyo. Lo stato era assente e l’autonomia nel creare le proprie cliniche
rispondeva ad una di queste necessità. Queste forme di autorganizzazione delle
bases de apoyo sono le fondamenta su cui si è costituita l’autonomia neozapatista,
anche come recupero di quelle esperienze che si erano sviluppate durante il
periodo in cui Zapata e il suo ELS difendevano l’autorganizzazione sociale della
Comune di Morelos.

Dunque, quello tra l’EZLN e i pueblos locali fu un vero e proprio comprendersi,


dovuto anche allo sforzo di mettere da parte le rigide dottrine politiche marxiste-
leniniste e parlare con una simbologia semplice legata alla storia patria, di facile
recezione, che provenisse dalle contraddizioni del sistema economico e dai
bisogni reali delle popolazioni locali, quali salute, terra, educazione e casa. La

11
G. Muñoz Ramírez, 20 y 10, el fuego y la palabra. Intervista al Mayor Insurgente de Infantería Moisés, pp.55-
56, corsivo mio.

89
trasformazione che avvenne negli anni della clandestinità non fu solo quella di un
focolaio guerrigliero che diventava esercito indigeno, né la trasformazione della
visione rigida dei primi militanti nel loro contatto con le comunità, ma comportava
il rovesciamento della posizione d'avanguardia, di guida e di maestro in favore di
una comprensione che li rese anche allievi della stessa comunità, senza
abbandonare la necessaria verticalità dell’organizzazione militare ereditata da
un’impostazione guevarista. Questo elemento inserì gli ingredienti di una
mutazione interna senza la quale le comunità non avrebbero potuto sentire proprio
il progetto rivoluzionario.12

D’altronde un qualcosa di simile lo si era già visto durante la Comune di Morelos,


con Zapata e i suoi generali che erano primi inter pares. Anche l’esperienza delle
bases de apoyo di Lucio Cabañas aveva dato modo di sperimentare che in questa
forma di ascolto reciproco, seppur sconvolgendo le prospettive classiche iniziali,
si sarebbero costruite delle basi fondamentali per il successo territoriale e per le
successive trasformazioni dell'EZLN. In questo senso, va sottolineato che le
forme organizzative specifiche dei popoli indigeni locali, con i loro modi di
interpretare la realtà secondo una propria cosmovisione, così come la loro lunga
tradizione di lotta, sono state una componente essenziale senza la quale la
traiettoria neozapatista non avrebbe avuto una vita così lunga.

Nel '92, la riforma salinista all'articolo 27 della Costituzione segnava, come detto,
un punto di rottura insanabile: con la fine delle garanzie sulla tierra stabilite dalla
Riforma Agraria, si intendeva trasformare gli ejidos in proprietà privata, a servizio
di grandi imprese locali e multinazionali di origine statunitense e canadese.
Sicuramente le innumerevoli fonti di acqua presenti in Chiapas, in un paese che
ha scarse risorse idriche, presentavano delle fonti di guadagno molto interessanti
per imprese come Coca Cola Company e PepsiCo (che ad oggi rappresentano le

12
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía!, pp. 27.

90
due più grandi imprese che commerciano acqua potabile in Messico). Si trattava
di una vera e propria provocazione che risultò divenire semplicemente un agente
detonatore delle proteste. Durante lo stesso anno, ci furono diverse iniziative che
diedero dimostrazione del grado di mobilitazione degli indigeni del Chiapas.13
L’evento pubblico più dirompente avvenne il 12 ottobre '92, in occasione dei
cinquecento anni dalla cosiddetta “scoperta dell’America”, quando un corteo di
10.000 indigeni entrò a San Cristóbal e, sotto la bandiera della Alianza Nacional
Campesina Independiente Emiliano Zapata (ANCIEZ), venne abbattuta la statua
del conquistador Diego de Mazariegos. In questo episodio si accende una piccola
miccia di quella che Jérôme Baschet chiama rebellion de la memoria.14 Fu un
gesto di alto livello simbolico, quasi un avviso, che però Salinas De Gortari scelse
di ignorare, se non occultare alla stampa nazionale: i trattati con USA e Canada,
alle cui direzioni statali non avrebbe fatto piacere conoscere tumulti
prerivoluzionari di uno Stato con cui si stavano allacciando economicamente,
furono collocati al primo posto, senza tener conto delle conseguenze che di lì a
breve avrebbero portato all’insurrezione campesina. In questo senso la memoria
neozapatista si riallaccia a ferite profonde sentite dalla maggior parte delle
popolazioni originarie di tutto il Messico, facendo anche un lungo passo indietro
nella storia.

Nello stesso anno, una consultazione organizzata nelle comunità zapatiste segnò
una netta maggioranza a favore del sollevamento armato. Ciò portò ad un
confronto con le FLN, dalla cui direzione l'EZLN continuava a dipendere. Alla
riunione del Prado, nel gennaio 1993, le comunità e i responsabili dell'EZLN
imposero ai dirigenti delle FLN la decisione di iniziare la guerra contro lo Stato.
Per dirla con le parole del subcomandante Marcos, ‹‹la Selva le ganó a la

13
Ivi
14
J. Baschet, La rebelión de la memoria. Temporalidad e historia en el movimiento zapatista, in ‹‹Convergencias››,
TRAMAS 38, UAM-X, México, 2012, pp. 207-235.

91
ciudad››.15 Questo provocò, oltre a delle frizioni con alcuni tra i dirigenti delle
FLN, una ristrutturazione che comportò una maggiore autonomia dell'EZLN, che
si dotò di un nuovo organo di direzione, il Comité Clandestino Revolucionario
Indígena (CCRI), di cui facevano parte i responsabili indigeni delle diverse zone,
i quali, con il titolo di comandantes, assumevano il comando politico
dell’EZLN.16

Nelle parole del Capitán Primero Insurgente de Infantería Federico, si possono


leggere le ragioni che portarono di lì a poco, all’insurrezione:

(…) Nosotros le dijimos al pueblo realmente como vivimos, la pobreza, la situación de


los obreros, la explotación. Nosotros no estamos luchando por interés nuestro, sino que es por
todo México, por todo el pueblo, y es por eso por lo que la sociedad civil apoyo y sigue
apoyando. El avance primero es que nos entendiera la sociedad civil y no solo, sino que también
junto con nosotros comenzara a exigir las demandas y a enfrentar al gobierno. Hay otro
aprendizaje, y es que nosotros vemos que hay otros pueblos que luchan y resisten, porque la
explotación no solo está en Chiapas, sino que hay esa explotación en todo México. Nosotros
hemos escuchado su propia lucha de otros indígenas, también han muerto exigiendo sus
demandas, y también resisten con sus propios modos.17

In questa ultima frase c’è un richiamo alla prospettiva nazionale della scelta
insurrezionale, poiché la resistenza al modello neoliberista era in atto già in altre
zone del paese. Data la lettura del tempo differente nell’ambito neozapatista, che
vedremo successivamente, si potrebbe interpretare l’ultima frase come un
richiamo al passato, che nel neozapatismo è anche presente. E questo
passato/presente si riferisce non solo alle lotte contemporanee al '93, ma anche a
quelle che avevano conformato la costellazione della memoria subalterna: la
Rivoluzione, la Comune di Morelos, gli anni del cabañismo guerrerense; queste

15
Y. Le Bot, Subcomandante Marcos, El sueño zapatista, México, Plaza y Janés, 1997, pp. 190-191.
16
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía!, pp. 28-29
17
G. Muñoz Ramírez, 20 y 10, el fuego y la palabra. Intervista al Capitán Primero Insurgente de Infantería
Federico, pp.63-64, corsivo mio.

92
stelle erano il bagaglio storico attraverso il quale perorare la causa chiapaneca.
Queste resistenze a cui faceva riferimento il Capitan Federico erano le forme
organizzative che localmente avevano continuato a riprodurre in quei luoghi le
comunità indigene locali, così come i mestizos rurali. Da questa riflessione più
ampia, si pensava infatti, da parte dell’EZLN, che all’insurrezione avrebbe
corrisposto una sollevazione nazionale. Negli ultimi giorni del '93, circa 4.500
combattenti indigeni indossando un passamontagna nero con una stella rossa, si
cominciarono a muovere, prendendo posizione, mentre circa 2.000 uomini e
donne rimasero di riserva.

Il passamontagna è senza ombra di dubbio uno degli elementi simbolici più


caratteristici del neozapatismo chiapaneco. Questo elemento non ha infatti molto
a che vedere con lo zapatismo storico, ma d’altronde all’inizio del XX secolo le
capacità di identificazione dei militanti rivoluzionari da parte degli organi di
controllo di Stato erano ben differenti, dunque non vi era necessità di coprire il
proprio volto, se non con un fazzoletto. Se vediamo la figura 6, sembra infatti che
il passamontagna abbia una duplice funzione: una di carattere materiale, una di
carattere simbolico. Se dal punto di vista della sicurezza personale il
passamontagna non consente l’identificazione del singolo individuo e ne
salvaguarda l’identità di fronte alla legge dello Stato – questa prerogativa sembra
essere ereditata dalle fazioni di lotta armata europee, come ad esempio l’ETA - a
livello simbolico rappresenta la scelta di una lotta anti-identitaria, seppur l’EZLN
si caratterizzi principalmente come lotta di liberazione indigena, quindi con dei
connotati identitari molto forti.

Il passamontagna, che identifica il gruppo e l’organizzazione per l’esterno, ha


invece un’altra funzione all’interno, che è quella dell’uguaglianza, che è stata
l’effige sotto la quale le popolazioni di diverse etnie hanno unificato le proprie
ragioni, basandosi sul rifiuto del potere: dietro al passamontagna non si azzera la

93
storia dell’individuo, ma i termini di potere tra un individuo e l’altro. 18 Il
passamontagna diventa simbolo di uguaglianza difronte ad un compito superiore
che solo la collettività, attraverso la lotta sociale, può portare a compimento.
Questo rifiuto del feticcio del potere, che è ereditato principalmente dalla
provenienza fuerzista dell’EZLN, fa sì che sebbene esistesse (ed esista) una
struttura militare, questa non si sovrapponesse in maniera invadente alla gestione
assembleare delle bases de apoyo; queste si consultavano con la parte militare
dell’EZLN solo se ci fossero stati conflitti insanabili tra le comunità. Questa
assenza di separazione tra parte militare e civile si ereditava dall’ELS, dove i
generali prendevano parte alle decisioni assembleari; con lo sviluppo della
capacità autorganizzativa e la formazione politica più consapevole delle bases de
apoyo, questa separazione tra parte civile e militare più avanti verrà sancita, nel
2003, con la creazione delle Juntas de Buen Gobierno, su cui torneremo più
avanti.

3.2 Dal levantamiento alla fine del millennio

Nelle prime ore del 1° gennaio del 1994 le forze dell’EZLN occuparono
militarmente cinque città del Chiapas: San Cristóbal de Las Casas, Ocosingo,
Altamirano, Las Margaritas e Chanal. Il fatto fu riportato da diversi organi di
informazione locale e internazionale, anche da quella italiana, suscitando un forte
scalpore e una immediata simpatia da parte dei movimenti antagonisti di tutto il
mondo. 19 L’EZLN prese alla sprovvista tutti, la sorpresa fu totale, tanto che
l'esercito federale, i cui effettivi erano in licenza o nel bel mezzo dei
festeggiamenti del Capodanno, tardò a reagire. Le autorità locali cercarono di

18
J. Holloway, Cambiar el mundo sin tomar el poder. El significado de la revolución hoy. Herramienta
Ediciones/Universidad Autónoma de Puebla, México/Argentina, 2002.
19
Articolo della redazione, Indios in rivolta: due italiani in ostaggio, ‹‹l’Unità››, 02/01/1994, pag. 11. Nell’articolo
poi si specifica che i due italiani, che si trovavano per turismo a San Cristobal, non furono presi in ostaggio
dall’EZLN, ma semplicemente bloccati in albergo a causa degli incidenti che coinvolsero l’intera città.

94
minimizzare l'accaduto e il governatore del Chiapas, Elmar Setzer, parlò di
disordini provocati da poche centinaia di indigeni. Tuttavia, in tutto il Messico la
notizia si espanse rapidamente, interrompendo bruscamente la festa del presidente
della Repubblica che, quella notte, celebrava l'entrata in vigore del NAFTA. Va
inoltre menzionato che l'insurrezione acquisì in poco tempo anche un significato
più ampio in una percezione mondiale, come simbolo di una lotta contro la
globalizzazione neoliberista, come speranza, come grido contro l’ingiustizia
sociale, come la definisce il professor John Holloway.20

Come detto in precedenza, il Subcomandante Pedro rimase ucciso durante gli


scontri a fuoco con le forze di polizia a Las Margaritas, e al suo posto al comando,
subentrò Marcos, che ricorda con dolore la comunicazione ricevuta durante
l’entrata a San Cristóbal.21 Quest’ultimo, come vocero del Comandancia General,
dal balcone della presidenza comunale di San Cristóbal de Las Casas proclamò la
Primera Declaración de la Selva Lacandona, una dichiarazione di guerra
all'esercito federale e una chiamata al popolo messicano a destituire Salinas de
Gortari. Come obiettivo immediato della rivolta, la Primera Declaración de la
Selva Lacandona esortava il popolo a scegliere liberamente nuove autorità e ad
aggiungersi al suo ‹‹¡YA BASTA!›› alla povertà, in una lotta per lavoro, terra, tetto,
alimentazione, salute, istruzione, indipendenza, libertà, democrazia, giustizia e
pace per tutti i messicani; un presente che però si riallacciava inevitabilmente ad
un passato irrisolto:

Somos producto de 500 años de luchas: primero contra la esclavitud, en la guerra de


Independencia contra España encabezada por los insurgentes, después por evitar ser absorbidos
por el expansionismo norteamericano, luego por promulgar nuestra Constitución y expulsar al
Imperio Francés de nuestro suelo, después la dictadura porfirista nos negó la aplicación justa

20
J. Holloway, Cambiar el mundo sin tomar el poder.
21
G. Muñoz Ramírez, 20 y 10, el fuego y la palabra. pp 22-23; la prima parte del libro è interamente dedicata la
ricordo del Subcomandante Pedro. In questo passaggio il Subcomandante Marcos esplicita la loro ultima
conversazione, nella quale, con sgomento da parte di Marcos, il Sub. Pedro gli affida il comando in caso in cui
fosse ucciso in battaglia.

95
de leyes de Reforma y el pueblo se rebeló formando sus propios líderes, surgieron Villa y
Zapata, hombres pobres como nosotros a los que se nos ha negado la preparación más elemental
para así poder utilizarnos como carne de cañón y saquear las riquezas de nuestra patria sin
importarles que estemos muriendo de hambre y enfermedades curables, sin inmortales que no
tengamos nada, absolutamente nada, ni un techo digno, ni tierra, ni trabajo, ni salud, ni
alimentación, ni educación, sin tener derecho a elegir libre y democráticamente a nuestras
autoridades, sin independencia de los extranjeros, sin paz ni justicia para nosotros y nuestros
hijos.22

Appare da subito evidente, nella prima dichiarazione pubblica dell’EZLN, una


contro-narrazione della storia. C’è un forte richiamo alla memoria subalterna, che
parte dalla sofferenza della Conquista spagnola, alla resistenza attiva che portò
migliaia di indigeni a partecipare in altri momenti della storia messicana, senza
che questa ne riconoscesse giusti meriti: l’indipendenza, la Reforma di Juárez, la
Rivoluzione di Zapata e Villa. Si chiarificava subito alla controparte quale fosse
il problema: la dimenticanza di questo soggetto sociale, per il quale, in un mondo
così prefigurato, non esisteva dignità; si contrapponeva a questo olvido, il suo
nemico principale, ossia la memoria: nella capacità memorialistica
dell’insurrezione chiapaneca Zapata vive. Infatti, se come detto in precedenza il
Subcomandante ha il ruolo di comando in seconda rispetto al pueblo, Emiliano
Zapata viene posto come Generale supremo dell’EZLN, come si evince sin dai
primi comunicati pubblici dell’organizzazione, ad esempio nella lettera che il
CCRI scrisse alla Coordinación Nacional de Acción Cívica para la Liberación
Nacional (ConacLN) del 14 febbraio '94:

(…) Grande es nuestro honor y nuestras frentes se inclinan al reconocer las palabras de
nuestro General Emiliano Zapata en la boca de obreros, campesinos, estudiantes, maestros e
intelectuales, hombres y mujeres honestos que forman la Coordinación Nacional de Acción
Cívica para la Liberación Nacional (ConacLN).

22
Comité Clandestino Revolucionario Indígena, EZLN, Primera Declaración de la Selva Lacandona,01/01/1994.
Sito dell’EZLN, https://enlacezapatista.ezln.org.mx/1994/01/01/primera-declaracion-de-la-selva-lacandona/
consultato in data 16/05/2020, corsivo mio.

96
Siguiendo las palabras del jefe Zapata nosotros llamamos al pueblo de México a que apoyara
la justa causa que anima el canto de nuestros fusiles. Saludamos con respeto el retorno de este
llamado a la unidad que viene de otras partes de nuestro país. 23

Quindi a capo dell’EZLN c’è Emiliano Zapata, che viene scelto come simbolo di
una memoria militante, come risposta contro narrativa alla cristallizzazione della
memoria istituzionale. Una restituzione simbolica e un riconoscimento all’uomo
che era stato assassinato dal potere costituzionalista poiché difensore della causa
degli indigeni e della dignità del mondo rurale, che lo Stato aveva con il tempo
dovuto inserire nel pantheon memorialistico, relegando però nell’oblio le
motivazioni che ne incarnavano la lotta. Questo oblio dello Stato si faceva
evidente nel suo piegarsi alle richieste economiche del tempo, calpestando quella
memoria con la riforma dell’Art. 27. In questa insurrezione si voleva dire con
forza che invece Zapata era vivo e che avrebbe continuato a vivere finché ci fosse
stato chi ne avesse portato avanti, attraverso la memoria militante e la lotta, il suo
progetto rivoluzionario.

In Messico la presenza di una interpretazione differente della morte, un


sentimento quasi materiale di presenza fisica dei morti è visibile nei rituali molto
materiali del día de los muertos (si pensi alle offerte di cibo che vengono portate
ai propri cari nei cimiteri). Nel campo della lotta sociale è ancora più significativo
ed evidente ed è per questo che si ricordano come fossero vivi tutti coloro che nel
tempo sono morti lottando per una causa collettiva. Emiliano Zapata rappresenta
per l’EZLN una figura in questo senso immortale e la memoria militante lo rende
vivo: questo concetto è esaltato nello slogan ‹‹Zapata vive, la lucha sigue››.

Questi riferimenti ad Emiliano Zapata sono ancora più espliciti in una data molto
importante a cui, dal '94 in poi, verrà sempre dedicato ogni anno un comunicato

23
Comandancia General del EZLN, A CONAC-LN: el primer golpe a los muros sordos de los que todo tienen,
14/02/1994, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1994/02/14/a-conac-ln-el-primer-golpe-a-los-muros-sordos-
de-los-que-todo-tienen/ consultato in data 24/05/2020, corsivo mio.

97
(oltre che un Municìpio Autónomo Rebelde più avanti) da parte dell’EZLN, ossia
il 10 aprile, anniversario dell’assassinio dell’eroe campesino:

El día de hoy, 10 de abril de 1994, se cumple el 75 aniversario del asesinato del general
Emiliano Zapata. Su grito de ¡Tierra y Libertad! pretendió ser ahogado por la traición de
Venustiano Carranza. Hoy el usurpador Salinas de Gortari, quien se autodenomina «presidente
de la República mexicana», miente al pueblo de México diciendo que sus reformas al artículo
27 constitucional reflejan el espíritu del general Zapata. ¡Miente el supremo gobierno! Zapata
no morirá por soberbio decreto. El derecho a la tierra para quien la trabaja es irrenunciable
y el grito guerrero de ¡Tierra y Libertad! sigue sin encontrar descanso en estas tierras
mexicanas. Bajo el manto del neoliberalismo que ensombrece nuestros suelos se encarcela y
asesina a todos aquellos campesinos que luchan por sus derechos agrarios. Las reformas
salinistas al artículo 27 de la Carta Magna representan una traición a la patria, y como
responsable de este delito debe ser juzgado quien usurpa el Poder Ejecutivo federal en
México.24

In questo passaggio del comunicato sopracitato esplode il conflitto tra le due


memorie: quella istituzionale e quella subalterna. Qui si critica aspramente la
riforma dell’Art.27 come fosse un secondo tradimento da parte dello Stato-PRI,
nel quale Salinas de Gortari viene identificato – oltre che presidente autoeletto (si
fa riferimento alla frode elettorale) - come il nuovo Carranza. Nella difesa della
memoria militante e dell’eredità della Comune di Morelos, di riflesso il
Subcomandante Insurgente Marcos, oltre ad assomigliare ad un più moderno Che
Guevara, può essere identificato in un novello Emiliano Zapata, sebbene il vocero
della CG non abbia mai dichiaratamente fatto riferimento a questo, poiché è
l’EZLN che ne riprende in forma collettiva la lotta. È però innegabile che nella
figura del Subcomandante Marcos i riferimenti simbolici a Emiliano Zapata ci
siano. Osserviamo la figura 7, ci sono diversi elementi che richiamano
l’attenzione: il cappello sopra al passamontagna sembra il classico cappello

24
Comandancia General del EZLN, Aniversario del asesinato de Zapata: ¡Miente el supremo gobierno!,
10/04/1994, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1994/04/10/aniversario-del-asesinato-de-zapata-miente-el-
supremo-gobierno/ consultato il 22/05/2018, corsivo mio.

98
guerrillero che contraddistinse le lotte di liberazione nazionale del Latino
America dagli anni '60 in avanti; se anche la pipa sembra richiamare la classica
foto in cui il Che fuma il suo sigaro cubano, il cavallo invece induce ad individuare
un chiaro richiamo memorialistico a Emiliano Zapata, che, oltre ad essere stato
un formidabile ranchero, quasi mai viene raffigurato senza un cavallo
nell’immaginario di cui abbiamo parlato nel paragrafo 1.4.

Fu infatti il Subcomandante Marcos a proclamare questo nuovo Plan de Ayala


riaggiornato al '94. C’era, in quella Primera Declaración, la memoria
dell’irrisolto del passato ad arricchire le istanze del presente. Non è un caso questo
forte riferimento a Zapata, visto che nel primo anno dalla sua apparizione pubblica
l’EZLN scrisse, soprattutto in occasione del 10 aprile, data fortemente simbolica
per l’assassinio di Emiliano Zapata a Chinameca, le sue prime riflessioni sulla
storia patria, con chiari riferimenti all’irrisolto, quasi irridendo chi, tra le
intelligence militari, sostenesse chi ci fosse qualcuno a muovere l’EZLN come
una marionetta: nasce il 10 aprile '94 la figura del Votán Zapata, che sembra
essere una nuova figura della memoria, che assume il ruolo di mito:

(…) Hermanos, queremos que sepan quién está detrás nuestro, quién nos maneja, quién
camina en nuestros pies, quién nuestro corazón domina, quién cabalga en nuestras palabras,
quién vive en nuestras muertes. Queremos que sepan ya la verdad hermanos. Y es así: Desde
la hora primera de esta larga noche en que morimos, dicen nuestros más lejanos abuelos, hubo
quien recogió nuestro dolor y nuestro olvido. Hubo un hombre que, caminando su palabra
desde lejos, a nuestra montaña llegó y habló con la lengua de los hombres y mujeres
verdaderos. Era y no era de estas tierras su paso, en la boca de los muertos nuestros, en la voz
de los sabedores ancianos, caminó su palabra de él hasta el corazón nuestro. Hubo y hay,
hermanos, quien siendo y no siendo semilla de estos suelos a la montaña llegó, muriendo, para
vivir de nuevo, hermanos, vivió muriendo el corazón de este paso propio y ajeno cuando casa
hizo en la montaña de nocturno techo. Fue y es su nombre en las nombradas cosas. Se detiene
y camina en nuestro dolor su palabra tierna. Es y no es en estas tierras: Votán Zapata, guardián
y corazón del pueblo. (…) Votán Zapata, luz que de lejos vino y aquí nació de nuestra tierra.
Votán Zapata, nombrado nombre de nuevo siempre en nuestras gentes. Votán Zapata, tímido

99
fuego que en nuestra muerte vivió 501 años. Votán Zapata, nombre que cambia, hombre sin
rostro tierna luz que nos ampara. (…) Ésta es la verdad hermanos. De ahí venimos. Para allá
vamos. Estando viene. Muriendo la muerte vive. Votán Zapata, padre y madre, hermano y
hermana, hijo e hija, grande y pequeño, nosotros, viniendo estamos…Reciban nuestra verdad
en el corazón bailando. Zapata vive, también y para siempre, en estas tierras. ¡Salud, hermanos
mexicanos! ¡Salud, campesinos de esta patria! ¡Salud, indígenas de todas las tierras! ¡Salud,
combatientes zapatistas! ¡Zapata, estando viene! ¡Muriendo vive! ¡Viva Zapata! ¡Democracia!
¡Libertad! ¡Justicia!25

Questo mito, questa terminologia che va dall’ironico al trascendente, è la maniera


con la quale si vuole ricalcare la storicizzazione del presente, in termini di
necessità: Votán Zapata rappresenta la memoria, è ciò che si trasforma nel tempo
per consentire il ricordo delle sofferenze subite dalle popolazioni indigene, per le
quali si rende necessario continuare un percorso di cui l’EZLN si rende attore, per
suo suggerimento. La figura mitologica di Votán, nell’interpretazione che ne da
Fernando Matamoros, è:

‹‹el corazón del pueblo, de los montes, de los seres. Su latido está presente en las
montañas y los bosques; en el sentido de la vida, espacio y tiempo. Tepeyólotl para los nahuas,
es también el Señor del Teponaztle. ›› 26

Dunque Votán, che è il cuore del popolo e della montagna, protegge la terra ed è
l’omonimo maya della figura mitologica nahua Tepeyólotl: egli è un’entità
notturna che assume le sembianze di un giaguaro ed è il “cuore della montagna”.27
Dunque l’EZLN lega ad Emiliano Zapata una figura mitologica che vive nel cuore
della terra, che ne rappresenta al meglio la conflittualità con il mondo
dell’onnipotenza: Votán/Tepeyólotl è infatti il doppio opposto (nella dualità tipica
della religione antica messicana) di Tezcatlipoca, che oltre a raffigurare aspetti
“negativi”, in alcune delle sue forme è Titlacahuan (“colui di cui siamo schiavi”)

25
Comandancia General, Comité Clandestino Revolucionario Indígena, Votán Zapata, 10/04/1994,
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1994/04/10/votan-zapata/ consultato in data 25/05/2020, corsivo mio.
26
F. Matamoros Ponce, Memoria y utopía en México. P. 379.
27
S. Botta, La religione del Messico antico. Carocci Editore, Roma, 2013 [2006], p. 124.

100
ed ha tratti di invisibilità.28 In questa dualità l’invisibilità è essere sin rostro, ossia
senza volto: una dualità che abbiamo visto già parlando dell’identità/non identità
del passamontagna.

Come in altre occasioni, l’EZLN tende al recupero della simbologia riconoscibile


in termini ancestrali e la inserisce nel contesto del presente. Anche in questo senso
rompe il regime del presente, poiché in esso è sempre vivo un richiamo al passato,
soprattutto quello più profondo. Tra gli elementi innovativi del neozapatismo
dunque è opportuno riconoscervi anche questa capacità narrativa, simbolico-
mitologica attraverso la quale ha saputo dare un significativo contributo alla
riflessione su tematiche che precedentemente apparivano relegate al mondo
dell’oblio, nel recupero di un passato culturalmente dato per morto - o
cristallizzato nei musei dell’INAH (Instituto Nacional de Antropologia e Historia)
- e nel suo renderlo presente e vivo: lo stesso giorno l’EZLN riconosceva alla
veterana jaramillista Hermelinda Serdán Nájera il titolo di Mayor Insurgente
Honoraria29, oltre ad elaborare una calorosa risposta alla Declaración morelense,
su cui torneremo nel quarto capitolo.

Tornando al levantamiento del gennaio '94, la strategia militare, all’inizio della


guerra contro lo Stato, prevedeva un’eventuale avanzata verso gli stati vicini di
Oaxaca e Tabasco e idealmente verso la capitale federale, nella speranza di
provocare una rivolta generale della intera popolazione messicana. In questa
prospettiva, l'EZLN pubblicò las Leyes revolucionarias che sarebbero state
applicate nei territori liberati e che prevedevano la collettivizzazione dei mezzi di
produzione, una riforma agraria, le libere elezioni delle autorità autonome e la Ley
revolucionaria de las mujeres, che rappresenta un altro elemento fondamentale
che caratterizzò e caratterizza tuttora il neozapatismo come grande movimento

28
Ibid.
29
CCRI otorga grado militar, 10/04/1994 http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1994/04/10/ccri-otorga-grado-
militar/ consultato in data 25/05/2020.

101
per una lotta di genere decolonizzata.30 Nel contesto del recupero dell’esperienza
della Comune di Morelos, tra queste leggi, la più importante sia in termini
simbolici, che prettamente materiali è rappresentata dalla Ley Agraria
Revolucionaria, il cui preambolo rappresenta la discontinuità di cui parla Sergio
Tischler quando si riferisce ai salti della costellazione della memoria zapatista:

La lucha de los campesinos pobres en México sigue reclamando la tierra para los que la
trabajan. Después de Emiliano Zapata y en contra de las reformas al artículo 27 de la
Constitución Mexicana, el EZLN retoma la justa lucha del campo mexicano por tierra y
libertad. Con el fin de normar el nuevo reparto agrario que la revolución trae a las tierras
mexicanas se expide la siguiente LEY AGRARIA REVOLUCIONARIA. 31

Qui si calca moltissimo la questione dei conflitti della memoria, in cui l’EZLN
afferma di essere la continuità di una storica lotta per ‹‹tierra y libertad››.

Alcuni passaggi che seguono nel testo della Ley Agraria Revolucionaria sono, in
merito alla questione della terra, un Plan de Ayala riaggiornato nei termini sociali
con cui si aveva necessità confrontarsi a fine millennio. Uno schema che vedremo
riprendere spesso nella comunicazione neozapatista è quella dell’inserimento di
temi di attualità, con le loro parole d’ordine:

Primero. - Esta ley tiene validez para todo el territorio mexicano y beneficia a todos los
campesinos pobres y jornaleros agrícolas mexicanos sin importar su filiación política, credo
religioso, sexo, raza o color.32

A questo si aggiunge un recupero del passato con l’utilizzo di una memoria che
seleziona i momenti rivoluzionari della storia patria, al quale segue una proposta

30
Per un approfondimento al riguardo si veda S. Marcos, B. Aurora, Mujeres indígenas rebeldes zapatistas,
Ediciones Eon, México, 2011.
31
Ley Agraria Revolucionaria, El Despertador Mexicano, Órgano Informativo del EZLN, México, No.1, diciembre
1993. Dal sito dell’EZLN https://enlacezapatista.ezln.org.mx/1993/12/31/ley-agraria-revolucionaria/ consultato
in data 24/05/2020, corsivo mio.
32
Ibid., corsivo mio.

102
per il futuro in una visione nazionale e internazionale. Possiamo fare un confronto
con quanto menzionato nel paragrafo 1.1 con questi passaggi:

Tercero. - Serán objeto de afectación agraria revolucionaria todas las extensiones de


tierra que excedan las 100 hectáreas en condiciones de mala calidad y de 50 hectáreas en
condiciones de buena calidad. A los propietarios cuyas tierras excedan los límites arriba
mencionados se les quitarán los excedentes y quedarán con el mínimo permitido por esta ley
pudiendo permanecer como pequeños propietarios o sumarse al movimiento campesino de
cooperativas, sociedades campesinas o tierras comunales.

Cuarto. - No serán objeto de afectación agraria las tierras comunales, ejidales o en tenencia de
cooperativas populares, aunque excedan los límites mencionados en el artículo tercero de esta
ley.

Quinto. - Las tierras afectadas por esta ley agraria, serán repartidas a los campesinos sin tierra
y jornaleros agrícolas, que así lo soliciten, en PROPIEDAD COLECTIVA para la formación
de cooperativas, sociedades campesinas o colectivos de producción agrícola y ganadera. Las
tierras afectadas deberán trabajarse en colectivo.33

Analizzando questo, si evince che in merito alla questione della terra, si


proponeva l’espropriazione a favore della collettività, con una volontà di recupero
della coltivazione collettiva, come sperimentato durante la Comune di Morelos:
infatti si ricalcava quanto conquistato durante il periodo della Rivoluzione e ci si
spingeva anche oltre, per ottenere di più, con la consapevolezza acquisita in oltre
ottanta anni di una storia sentita come propria, in una scelta di campo netta contro
le nuove haciendas rappresentate dalle imprese multinazionali che si sarebbero
inserite nel Paese con il NAFTA.

La controffensiva dello Stato però non si fece attendere. Il 2 gennaio le truppe


zapatiste lasciarono la città di San Cristóbal poco prima dell’arrivo dell’esercito
federale, che era determinato a liberare la capitale storica del Chiapas (la capitale
è invece Tuxtla Gutierrez); le colonne dell’EZLN di San Cristóbal di spostarono

33
Ibid.

103
verso l’accampamento militare Rancho Nuevo, che non riuscirono però ad
occupare. Le truppe che erano a Las Margaritas, nonostante la grave perdita del
Sub. Pedro, riuscirono nell’intento di far prigioniero l’ex governatore Absalon
Castellanos. Le truppe che avevano occupato Ocosingo non riuscirono a ritirarsi
in tempo e rimasero intrappolate nel mercato della città, dove l'arrivo dell'esercito
federale provocò un vero e proprio massacro, con un gran numero di civili morti;
le forze zapatiste ripiegarono dunque per proteggere le comunità che, dal giorno
successivo, videro cadere una pioggia di bombe da elicotteri e aerei dell'esercito
federale, soprattutto nella zona a sud di San Cristoforo.34

Il 12 gennaio '94, ci furono grandissime manifestazioni in tutto il Messico, che


chiesero si fermasse la guerra, indirizzando questo grido alle forze federali, che
godevano di un vantaggio enorme in termini di rapporti di forza militari. Lo stesso
giorno, Salinas ordinò alle truppe federali un cessate il fuoco. In questo contesto,
la Comandancia dell'EZLN annunciò la sospensione delle sue operazioni
d’attacco, e scelse di cominciare invece a confrontarsi in termini dialettici con
l’ampiezza del movimento della sociedad civil messicana: questa non si era
ribellata come previsto, ma allo stesso tempo si era mostrata fortemente ricettiva
al messaggio neozapatista, difendendolo con grandi mobilitazioni e con la
richiesta della pace. L’EZLN passò quindi dal fuego alla palabra, comprendendo
la incapacità della sociedad civil messicana di dare luogo ad un conflitto generale
di carattere armato, tentativi che già negli anni precedenti avevano subito una
pesante sconfitta militare, con un saldo molto alto di morti, desaparecidos e
detenzioni politiche.

A fine gennaio '94 iniziò una trattativa per la pace, il presidente Salinas incaricò
Manuel Camacho come delegato priista per una trattativa con l’EZLN, che lo
riconobbe come interlocutore tra il 13 e il 18 gennaio; il vescovo Samuel Ruiz

34
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía!, pp. 29-31.

104
avrebbe svolto il ruolo di mediatore e garante dell’incolumità delle parti nei
colloqui che si svolsero nella cattedrale di San Cristóbal. Come gesto di garanzia
del dialogo gli zapatisti liberarono l’ex governatore Castellanos presso la località
di Guadalupe Tepeyac – lo stesso governatore dichiarò di essere stato in buone
condizioni durante la durata della “prigionia" - e richiesero che in cambio
venissero liberati le centinaia di prigionieri politici catturati e torturati durante la
controffensiva di Stato.35 I dialoghi ebbero luogo tra il 21 febbraio e il 2 marzo e
vennero sospesi quando l’EZLN annunciò che le risposte del governo alle
richieste zapatiste dovevano essere oggetto di consultazione tra le loro comunità.
Inoltre, in quei giorni ci furono dei gravi avvenimenti che segnarono una grave
frattura interna al sistema del partito-Stato-PRI, con l'assassinio del candidato alle
imminenti elezioni del '94, Luis Donaldo Colosio, che resero impossibile
proseguire le trattative con il governo uscente.

L’EZLN dunque scelse di privilegiare un’interlocuzione con la sociedad civil


messicana e internazionale, con la Segunda Declaración de la Selva Lacandona -
che inizia con un incipit citante Emiliano Zapata nella Convención de
Aguascalientes (1914) - con la quale si convocava la Convención Nacional
Democrática (CND), che ebbe luogo tra il 6 e il 9 agosto nell’Aguascalientes
(termine, appunto, di rivoluzionaria memoria, con cui si indicavano le comunità
autonome zapatiste, che più avanti saranno i Caracoles) di Guadalupe Tepeyac.
Vi parteciparono 6.000 delegati di organizzazioni popolari provenienti da tutto il
Messico. Nel dicembre del '94, con la presidenza federale di Ernesto Zedillo
Ponce de León (1994-2000), venne posto come governatore del Chiapas Robledo
Rincón, priista malvisto dalla maggior parte della popolazione; dunque l’EZLN
sentì di essere in pericolo, e decise di rompere l’accerchiamento militare,
inaugurando 30 Municipios Autónomos Rebéldes Zapatistas (MAREZ) nella zona
Nord del Chiapas e in quella de Los Altos; a questa azione corrispose un ulteriore

35
G. Muñoz Ramírez, 20 y 10, el fuego y la palabra. pp 95-97.

105
incremento della militarizzazione della zona da parte dello Stato. Mentre nei primi
mesi del '95 il presidente sembrava mandare segnali di distensione per una ripresa
dei trattati di pace, in febbraio si rese in prima persona partecipe dello
“smascheramento” della supposta identità del Subcomandante Marcos, inviando
nel frattempo delle intelligence militari nella Selva Lacandona alla ricerca dei
membri della Comandancia zapatista. Questi si ritirarono in luoghi impervi per un
buon tempo, fino a quando l’esercito federale dovette dichiarare fallita
l’operazione. 36

Come è visibile nella figura 8 le mobilitazioni già inaugurate dal '94 a Città del
Messico ebbero una continuità e anche nel '95 la sociedad civil in tutto il paese si
schierò con gli zapatisti nella campagna ‹‹Todos somos Marcos››, nella quale il
volto con il passamontagna del Subcomandante Marcos figurava a fianco a quello
di Emiliano Zapata nei cortei, come visibile nella figura 9. In quel momento
dunque il Subcomandante Marcos, come immagine simbolo del levantamiento
indio chiapaneco, entra nel pantheon rivoluzionario nazionale, come elemento
della costellazione della memoria subalterna messicana. Sebbene la campagna di
mobilitazione si chiamasse ‹‹Todos somos Marcos››, che nella fattispecie
simboleggiava la difesa della sociedad civil contro l’offensiva di Stato diretta al
vocero dell’EZLN, va ricordato che dietro al passamontagna si identificano tutti
gli zapatisti. Dunque, il significato di queste grandi mobilitazioni era la difesa di
un’identità collettiva che era stata fatta propria da gran parte dei movimenti sociali
di tutto il Messico e non solo: la capacità attrattiva dello zapatismo chiapaneco si
inseriva nelle mobilitazioni internazionali contro la nascente globalizzazione e
veniva vista come una nuova speranza rivoluzionaria nel contesto post-Muro di
Berlino.

36
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía! pp. 31-33.

106
Con la Tercera Declaración de la Selva Lacandona, pubblicata il 1° gennaio '95
l’EZLN riaffermava la sua posizione netta in merito alle questioni indigene e della
terra:

La cuestión indígena no tendrá solución si no hay una transformación RADICAL del


pacto nacional. La única forma de incorporar, con justicia y dignidad, a los indígenas a la
Nación, es reconociendo las características propias en su organización social, cultural y política.
Las autonomías no son separación, son integración de las minorías más humilladas y olvidadas
en el México contemporáneo. Así lo ha entendido el EZLN desde su formación y así lo han
mandado las bases indígenas que forman la dirección de nuestra organización. Hoy lo
repetimos: NUESTRA LUCHA ES NACIONAL. 37

Dopo molte difficoltà, i poteri legislativi dello Stato messicano approvarono il 10


marzo '95 la Ley para el Diálogo, la Conciliación y la Paz Digna en Chiapas, che
l'EZLN riconobbe come una base valida per riprendere il dialogo interrotto.
Vennero offerte delle garanzie ai dirigenti dell'EZLN, creando un’apposita
commissione: la Comisión de Concordia y Pacificación (COCOPA); integrata da
legislatori di tutti i partiti politici, questa legge definiva il quadro dei dialoghi che
iniziarono nel pueblado di San Miguel (municipio di Ocosingo) che poi sarebbe
divenuto municipio ribelle di San Andrés Sakamch'en de los Pobres. Dal punto di
vista zapatista, i sei tavoli previsti nei trattati San Andrés avrebbero dovuto non
solo portare ad un accordo di pace che avrebbe posto fine al conflitto aperto il 1°
gennaio 1994, ma avrebbero dovuto gettare le basi per un nuovo progetto di
nazione e per una nuova Costituzione.38

L'EZLN ruppe pertanto il vecchio schema di un negoziato a porte chiuse tra le


due delegazioni, trasformando San Andrés in un dibattito pubblico di portata
nazionale: la sua delegazione fu accompagnata da un centinaio di consejeros e
ospiti che rappresentavano ampi settori della sociedad civil messicana. È in questo

37
Comité Clandestino Revolucionario Indígena, EZLN, Tercera Declaración de la Selva Lacandona, 01/01/1995.
Sito dell’EZLN, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1995/01/01/tercera-declaracion-de-la-selva-lacandona/
consultato in data 18/05/2020, corsivo mio.
38
G. Muñoz Ramírez, 20 y 10, el fuego y la palabra. pp 108-109.

107
contesto che viene indetto il Foro Nacional Indígena, che si riunì per la prima
volta nel gennaio del '96, trasformandosi poi in autunno in un’assemblea
permanente tuttora viva: il Congreso Nacional Indígena (CNI). Il CNI venne
fondato con le parole d’ordine “¡Nunca más un México sin nosotros!” e per ora
sembra abbiano mantenuto la promessa.

Il 1º gennaio 1996, la Cuarta Declaración de la Selva Lacandona - che con le sue


parole seppe coinvolgere l’interesse di tutto il mondo anticapitalista - annunciava
il processo di trasformazione dell’EZLN in un Frente Zapatista de Liberación
Nacional (FZLN), un’organizzazione politica di un nuovo tipo che si ispirava a
modalità civili e pacifiche degli ultimi anni dello zapatismo storico. Si
sottolineano nell’incipit della dichiarazione, le sostanziali differenze di
provenienza tra gli zapatisti e lo Stato, loro interlocutore:

No morirá la flor de la palabra. Podrá morir el rostro oculto de quien la nombra hoy,
pero la palabra que vino desde el fondo de la historia y de la tierra ya no podrá ser arrancada
por la soberbia del poder. Nosotros nacimos de la noche. En ella vivimos. Moriremos en ella.
Pero la luz será mañana para los más, para todos aquellos que hoy lloran la noche, para quienes
se niega el día, para quienes es regalo la muerte, para quienes está prohibida la vida. Para todos,
la luz. Para todos todo. Para nosotros el dolor y la angustia, para nosotros la alegre rebeldía,
para nosotros el futuro negado, para nosotros la dignidad insurrecta. Para nosotros nada.39

Un linguaggio caratteristico dell’EZLN ha una capacità simbolica che ha


affascinato molti giovani di tutto il mondo che negli stessi anni cominciavano a
sollevarsi contro la globalizzazione e i suoi effetti considerati catastrofici. 40

Il 16 febbraio 1996 venne firmato dalle parti il primo punto degli Acuerdos de
San Andrés, che era in merito a Derechos y cultura indígenas, con cui si

39
Comité Clandestino Revolucionario Indígena, EZLN, Cuarta Declaración de la Selva Lacandona, 01/01/1996
Sito dell’EZLN, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1996/01/01/cuarta-declaracion-de-la-selva-lacandona/
consultato in data 19/05/2020.
40
Lo stesso cantante Manu Chao, sulle parole della Cuarta Declaración fece una base musicale con la canzone
“Mentira”. La solidarietà internazionale e l’appoggio dal mondo della musica provenne anche dal gruppo
statunitense Rage against the Machine.

108
riconoscevano i diritti delle popolazioni indigene all'autonomia, alle proprie
forme di autogoverno, ai loro sistemi normativi e al controllo sui loro territori:
quello che viene definito nel gergo militante indigeno come usos y costumbres.

Tuttavia, a causa dei ripetuti attacchi da parte dello Stato alle comunità autonome
zapatiste, attraverso una guerra che cominciava a trasformarsi attraverso l’utilizzo
massivo dei paramilitari, la strada del dialogo cominciava ad incontrare seri
ostacoli e l’EZLN si mantenne come esercito rivoluzionario. Il secondo tavolo di
San Andrés, che aveva come tema Democracia y Justicia, fu oggetto di forti
frizioni che portarono ad un vicolo cieco. Senza una riforma costituzionale il
primo tavolo su usos y costumbres sarebbe stato privo di significato. Il 29
novembre 1996 la COCOPA consegnò allora, sulla base degli accordi in materia
di diritto indigeno, un documento definitivo, la cui redazione aveva comportato
notevoli sforzi di mediazione, chiedendo alle due parti di accettarlo senza
richiedere ulteriori modifiche. Nonostante importanti riserve, l'EZLN appoggiò in
fine la proposta della COCOPA, mentre il presidente Zedillo rigettò di fatto il
documento, proponendone uno successivamente.41

Ne seguì una risposta nettamente negativa da parte dell’EZLN che il 12 gennaio


'97, riproponendo lo schema del richiamo diretto alle vicende della Rivoluzione e
ai conflitti tra Zapata e Costituzionalisti, indicava Zedillo come un moderno
Carranza. Secondo l’EZLN il presidente provava a sostituire le proposte zapatiste
con un modello che invece schiacciava le altre prospettive di autonomia indigena
in un senso razzista e discriminatorio:

La llamada Propuesta del gobierno de reformas constitucionales en materia de derechos


de los pueblos indígenas implica una grave negación del espíritu y la letra de los acuerdos de
San Andrés. Contiene elementos anticonstitucionales y desata los fantasmas que pretendía
conjurar: la «balcanización» del país, la formación de reservaciones y el aislamiento de los
pueblos indígenas. Supone un grave riesgo para la unidad nacional. Parte de una concepción

41
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía! p. 35.

109
racista, etnocéntrica y discriminatoria. Cada derecho de los pueblos indios que dice reconocer
queda inmediatamente limitado y subordinado en el propio texto constitucional a leyes
secundarias, con graves incongruencias jurídicas, pero con un claro significado político: reducir
a los indígenas a ciudadanos de segunda. Resulta equivalente a la Ley Agraria del 6 de enero
de 1915. Tal como Carranza traicionó el sentido de las leyes de Zapata, el gobierno, con su
propuesta, simula otorgar derechos que niega expresamente.42

Il 10 aprile (anniversario dell’assassinio di Emiliano Zapata) dello stesso anno, il

comunicato dell’EZLN, che vede come destinatario diretto il generale Emiliano


Zapata, rinnova la necessità di continuare la sua lotta:

10 de abril de 1997.

Al: General Emiliano Zapata. Jefe Máximo del Ejército Zapatista de Liberación Nacional. Allá
donde vive de por sí.

Mi General:

Con la novedad de que aquí seguimos, Don Emiliano, aquí estamos. Ya sabrá usted que le
escribo a nombre de todos los hombres, mujeres, niños y ancianos de éste su Ejército Zapatista
de Liberación Nacional. Aquí estamos mi General, aquí seguimos. Aquí estamos porque estos
gobiernos siguen sin memoria para los indígenas y porque los ricos hacendados, con otros
nombres, siguen despojando de su tierra a los campesinos. Como cuando usted llamó a luchar
por la tierra y la libertad, hoy las tierras mexicanas se entregan a los ricos extranjeros. Como
entonces pasó, ahora los gobiernos hacen leyes para legitimar el robo de tierras. Como entonces,
los que se niegan a aceptar las injusticias son perseguidos, encarcelados, muertos. Pero como
entonces, mi General, hay hombres y mujeres cabales que no se están callados y se luchan para
no dejarse, se organizan para exigir tierra y libertad. Por eso le escribo a usted Don Emiliano,
para que sepa usted que aquí estamos, aquí seguimos. (…) Y eso fue en 1914. Ahora, en 1997,
la historia no ha cambiado. (…) Como en sus días, Don Emiliano, los gobiernos han querido
engañarnos. Hablan y hablan y nada que se cumple, como no sean las matanzas de campesinos.
Firman y firman papeles y nada que se haga realidad, como no sean los desalojos y

42
CCRI-CG del EZLN, Este es el dictamen del EZLN al documento presentado por el Ejecutivo Federal: un
documento inaceptable. 12/01/1997, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1997/01/12/este-es-el-dictamen-del-
ezln-al-documento-presentado-por-el-ejecutivo-federal-un-documento-inaceptable/ consultato in data
25/05/2020, corsivo mio.

110
persecuciones de indígenas. Y también nos han traicionado, mi General, y Guajardos y
Chinamecas no les han faltado, pero resulta que nosotros no muy nos dejamos matar. Como
que aprendimos, Don Emiliano, como que vamos todavía aprendiendo. Total que no lo aburro,
mi General, para qué si son cosas que ya usted sabe, porque de por sí usted es nosotros. Y ya
ve, siguen los campesinos sin tierra, siguen los indígenas olvidados, siguen los malos
gobiernos, siguen los ricos engordando, y, eso sí, siguen las rebeliones campesinas. Y seguirán
mi General, porque sin tierra y libertad no hay paz. (…)43

Appare qui palese il riferimento quasi trascendentale a un Emiliano Zapata ancora


vivo in qualche luogo (Allá donde vive de por sí), che non è il luogo fisico del
corpo, ma quello concreto del campo di lotta, come il Chiapas in rivolta, o le
comunità indigene e rurali che dal '96 in poi, fondando il CNI, hanno aderito alla
riapertura della costellazione della memoria zapatista. Con le parole di Marcos, si
rendeva - e direi si rende, visto che il percorso iniziato nel '94, seppur in forme
differenti, che vedremo più avanti, continua tuttora sia in Chiapas che in tutto il
Messico - necessario seguire il percorso iniziato da Zapata perché nella
dimenticanza delle sue ragioni, nella ‘farsa’ del suo ricordo istituzionale, molte
persone soffrivano e soffrono un sistema economico che ignorava e ignora non
solo i bisogni elementari degli individui (casa, salute, alimentazione, educazione)
veniva calpestata una storia, nel segno del profitto di pochi contro il bene
collettivo. L’EZLN, evocando una presenza fisica di Zapata, sottolinea la
necessità di continuare la sua lotta, perché in essa ‹‹Zapata vive››.

La vendibilità degli ejidos a causa della riforma dell’Art. 27, per l’EZLN, così
come per le infinite comunità rurali sparse in tutto il paese, rappresentava non solo
una miseria in termini economici, con la sottrazione dell’unico bene di
sussistenza, quali terre comunitarie, sorgenti di acqua privatizzate in favore delle
grandi industrie della birra o dell’acqua “depurata”, ma un vero e proprio schiaffo

43
Subcomandante Insurgente Marcos, A Emiliano Zapata: Aquí estamos mi General, aquí seguimos.
10/04/1997, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1997/04/10/a-emiliano-zapata-aqui-estamos-mi-general-aqui-
seguimos/ consultato in data 24/05/2020, corsivo mio.

111
alla memoria di Emiliano Zapata e alla sua vita sacrificata il 10 aprile '19 a
Chinameca – come abbiamo visto in precedenza in un paese dal forte sincretismo
religioso come il Messico, potremmo dire quasi una visione cristologica di
Emiliano Zapata.

Nello stesso anno l’EZLN accrebbe i contatti internazionali attraverso il primo


Encuentro intercontinental por la humanidad y contra el neoliberalismo nei
cinque Aguascalientes di Oventik, Morelia, La Realidad, La Garrucha e Roberto
Barrios. Va infatti menzionato che la capacità comunicativa dell’EZLN in quegli
anni si perfezionò e seppe rendere le ragioni di un movimento locale elemento di
solidarietà internazionale; fu una delle prime organizzazioni rivoluzionare a fare
uso dei nuovi strumenti di comunicazione di massa, come internet, oltre a quelli
più classici (come le radio libere, in Messico comunitarie). È proprio grazie a
questi rapporti di solidarietà internazionale che furono denunciati pubblicamente
e con forza alcuni crimini dei paramilitari che si intensificarono tra il '96 e il '97,
appoggiati se non incoraggiati dal governo di Zedillo. Il più clamoroso di questi
episodi di violenza senza limiti, che ebbe una fortissima eco internazionale, fu il
massacro che si maturò il 22 dicembre '97 nella piccola comunità indigena tzotzil
“Las Abejas de Acteal”: furono massacrate e uccise 45 persone indifese,
maggiormente donne (di cui quattro incinte) e bambini. Un massacro diretto a
dividere le comunità indigene de Los Altos de Chiapas, poiché questa comunità
non era zapatista, ma aveva aderito al CNI, ed era fortemente ispirata alla teologia
della liberazione, sin dalla sua fondazione nel '92. 44 Questa tattica di contro
insurrezione viene chiamata “guerra a bassa intensità” e rappresenta una fase che
si è protratta in Chiapas per moltissimi anni, probabilmente ancora in atto fino ad
oggi.

44
Venne riportato anche su quotidiani italiani: Assalto durante la messa: uccisi 50 indios in Chiapas, ‹‹l’Unità››,
24 /12/1997, pag. 7

112
Queste politiche dei governi statale e federale ebbero, come già visto in altri
momenti della storia messicana, un effetto inverso. Le bases de apoyo si strinsero
intorno all’EZLN e insieme nel '97 presero parte ad una marcia, conosciuta come
la Marcha de los 1.111, dove il numero sta per quello dei delegati zapatisti inviati
a Città del Messico: anche in questo frangente l’EZLN non fece a meno di fare,
con una certa ironia nei confronti della stampa nazionale, un richiamo alla storia
e al passato dello zapatismo storico:

En los periódicos que salieron a la venta hoy, por ejemplo, se puede leer que los
zapatistas están por llegar a la ciudad de México y que se encontrarán con los villistas. No se
lee bien la fecha, como que parece decir «1914» o «1997», «Tan-tan».45

I 1.111 delegati delle bases de apoyo parteciparono alla seconda assemblea del
CNI e, come osservatori al Congresso di fondazione del FZLN, chiarirono che,
non essendo stato risolto il conflitto con lo Stato, l’EZLN non si sentiva nel
momento opportuno per sciogliere il suo esercito e quindi non poteva partecipare
all'organizzazione civile che aveva chiamato a formare.

Sulla storia e sulla memoria l’EZLN si espresse in maniera piuttosto netta nel '98,
parlando della indisponibilità da parte dello Stato a dare attuazione legale agli
accordi di San Andrés,

(…) Sí, porque mientras para los pueblos indios la de San Andrés fue una mesa de
diálogo y negociación, para el gobierno no ha sido sino el escenario de una pelea, el centro de
una lucha, una lucha del olvido contra la memoria. Del lado del olvido están las múltiples
fuerzas del Mercado. Del lado de la memoria está la solitaria razón de la Historia. Para el
gobierno mexicano ésta es la gran pelea de fin del siglo XX: El Mercado contra la Historia.
(…)46

45
Subcomandante Insurgente Marcos, El cuento del Periodiquerito, 03/09/1997,
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1997/09/03/el-cuento-del-costurerito-y-el-cuento-del-periodiquerito/
consultato in data 25/05/2020.
46
Subcomandante insurgente Marcos. La Mesa de San Andrés. Entre los Olvidos de Arriba y la Memoria de
Abajo. 27/02/1998, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1998/02/27/la-mesa-de-san-andres-entre-los-olvidos-
de-arriba-y-la-memoria-de-abajo/ consultato in data 25/05/2020, corsivo mio.

113
Con queste parole, che hanno stimolato e stimolano un dibattito sulla storia in
termini marxisti, l’EZLN intendeva chiarificare quanto non attuare questi accordi
(dimenticare) non fosse una scelta dettata solo dallo Stato-PRI, ma anche e
soprattutto dagli interessi economici che esso rappresentava. La funzione della
memoria subalterna in questo senso entra in una lotta contro l’oblio mercificato:
in questa ottica il mercato capitalista utilizza lo Stato, che si fa strumento
regolatore della legalizzazione della nuova filosofia di mercato, fornendole una
riforma che gli dia agibilità; in questo senso lo Stato, che dovrebbe rappresentare
la funzione che regola i rapporti tra più istanze sociali, si piega completamente a
questa logica. Questa scelta di campo da parte dello Stato comporta delle serie
problematiche sociali, legate alla riforma dell’Art. 27 e - agli occhi dell’EZLN––
risulta una scelta di campo anche la mancata attuazione legale degli Acuerdos de
San Andrés. In questa ottica la memoria subalterna zapatista si poneva come lotta
della memoria contro la dimenticanza e ricordava allo Stato che erano ancora del
tutto disattese delle soluzioni legali ai gravi quesiti sociali sollevati dal
levantamiento neozapatista.

Nuestra es la casa de la luz y la alegría. Así la nacimos, así la luchamos, así la


creceremos. Nuestra es la tierra de la vida y la esperanza. Nuestro el camino de la paz que se
siembra con dignidad y se cosecha con justicia y libertad.47

Nel luglio '98, la Quinta Declaración de la Selva Lacandona annunciava la


creazione di una consulta nazionale sull'iniziativa di legge della COCOPA e per
la fine della “guerra di sterminio”. Nel marzo dell’anno successivo, 2.500 uomini
e 2.500 donne zapatiste sarebbero partiti dal Chiapas al fine di visitare uno per
uno, tutti i municipi dell’intero Messico, per promuoverne la partecipazione
attiva. Questa iniziativa ebbe un importante effetto e un successo davvero
notevole a livello nazionale, con la partecipazione di quasi tre milioni persone.

47
Comité Clandestino Revolucionario Indígena, EZLN, Quinta Declaración de la Selva Lacandona, 17/07/1998.
Sito dell’EZLN, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/1998/07/17/v-declaracion-de-la-selva-lacandona/ consultato
in data 19/05/2020, corsivo mio.

114
Come giustamente sottolinea Baschet, risulta abbastanza chiaro che la scommessa
governativa al lento indebolimento dell'EZLN non ottenne i risultati sperati.48

3.3 La Marcha de la Dignidad Indígena passa in Morelos

Durante le elezioni del 2 luglio 2000, il PRI subì la prima sconfitta elettorale della
sua storia, anche se da un’altra forza di destra, il Partido de Acción Nacional
(PAN): il PRI perse la sua presidenza federale, mentre gli zapatisti rafforzarono
la loro presenza nei loro territori.49

L’EZLN inviò segnali per la ripresa del dialogo interrotto al nuovo presidente
panista Vicente Fox, che a sua volta dichiarò che avrebbe risolto il conflitto con
l’EZLN in 15 minuti.50 Malgrado la roboante dichiarazione, il nuovo presidente
si mosse con lentezza riguardo alla risoluzione delle richieste zapatiste di una
riforma costituzionale che rispettasse gli Acuerdos de San Andrés. Il 6 gennaio
2001 l’EZLN annunciava dunque l’indizione della Marcha del color de la Tierra,
conosciuta come Marcha de la Dignidad Indígena, che sarebbe partita il 25
febbraio 2001 da San Cristóbal de las Casas, alla testa della quale vi furono 23
comandanti indigeni e il Subcomandante Marcos. Il programma prevedeva, per
più di due settimane, di attraversare dodici stati della Repubblica federale
messicana (Chiapas, Oaxaca, Puebla, Veracruz, Tlaxcala, Hidalgo, Querétaro,
Michoacán, Guerrero, Estado de México e Morelos): i delegati zapatisti furono
accolti con entusiasmo da numerose folle che si radunarono in piazze e strade,
dove vi si realizzarono decine di eventi pubblici, come il III Congreso Nacional
Indígena a Nurio, nello stato di Michoacán.51

48
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía! p. 38.
49
Ibid. pp. 36-37.
50
J. J. Aznárez, Quince minutos para pacificar Chiapas, ‹‹El País››, 15/07/2000.
51
Subcomandante Insurgente Marcos, El EZLN da a conocer públicamente los primeros datos del viaje de su
delegación al Distrito Federal, 06/01/2001, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2001/01/06/el-ezln-da-a-

115
Durante la Marcha dunque i neozapatisti passarono in Morelos, attraversando i
luoghi simbolici di Emiliano Zapata, come annunciarono ai loro compagni
morelensi aderenti al CNI nel comunicato che indicava il programma in Morelos:

Les confirmamos que la delegación zapatista llegará al municipio de Tepoztlán el


próximo 6 de marzo. Aquí realizará un acto público y compartirá el techo y el alimento con los
hermanos y hermanas de Tepoztlán, previo paso por la ciudad de Cuernavaca, donde
saludaremos momentáneamente a la gente que se concentre en este lugar. (…) Regresamos a
pernoctar a Cuautla ese mismo día 7 por la noche. El 8 de marzo estaremos la mayor parte del
día en el estado de Morelos y, siguiendo la ruta de nuestro general Emiliano Zapata, partiremos
rumbo a la delegación de Milpa Alta, a donde arribaremos por la tarde.52

Dunque, il programma prevedeva di passare da Cuernavaca a Tepoztlán e


successivamente tornare a Cuautla e ad Anenecuilco - luogo che diede i natali ad
Emiliano Zapata. A Cuernavaca, di fronte ad una grande folla, il Subcomandante
Marcos aprì le ponencias della Comandancia General con parole che mostravano
un profondo rispetto per le masse morelensi che vi aderirono, esortandole ad
essere parte alla rebellion de la Memoria:

Es un honor para esta delegación poner el pie en estas tierras de historia y dignidad.
Hemos venido porque nos han encargado traerles una carta que les manda mi General
Emiliano Zapata Salazar, General en jefe del Ejército Libertador del Sur y mando supremo del
Ejército Zapatista de Liberación Nacional, (…)

Algún lugar de México. Cuartel General del Ejército Libertador del Sur. Marzo del 2001.
Morelenses: disculpen si he estado ausente de nuestro querido Estado por algún tiempo. Las
injusticias que vivíamos en Morelos cuando nos alzamos en armas continúan, y se repiten en
todo el país.53

conocer-publicamente-los-primeros-datos-del-viaje-de-su-delegacion-al-distrito-federal/ consultato in data


26/05/2020.
52
Subcomandante Insurgente Marcos, Detalles de lo que será nuestro paso por el estado de Morelos,
23/02/2001, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2001/02/23/detalles-de-lo-que-sera-nuestro-paso-por-el-
estado-de-morelos/ consultato in data 26/05/2020, corsivo mio.
53
Subcomandante Marcos: una carta que les manda mi general Emiliano Zapata Salazar. 06/03/2001,
Cuernavaca, comunicato consultato in data 19/05/2020 nell’archivio digitale dell’EZLN,

116
Qui avveniva un vero e proprio passaggio fondamentale per la significazione
simbolica delle lotte riattualizzate per la terra e la libertà, per l’autoaffermazione
dei popoli indigeni, per i quali, ottanta anni prima, lo stesso Emiliano Zapata
aveva dato la vita. Infatti, in questa occasione il Subcomandante Marcos si faceva
portavoce del ranchero, capo dell’ELS e Generale supremo dell’EZLN. Qui
Emiliano Zapata, attraverso la voce del Sup. domandava scusa per la lunga
assenza in Morelos. Come in occasione della presentazione della figura
mitologica del Votán Zapata, anche in questo caso a livello metaforico-
trascendentale, quella di Zapata era un’assenza fisica dettata dal fatto che Zapata
in quanto simbolo della difesa del campesinato indigeno aveva avuto necessità di
ritrovarsi in un luogo differente, laddove le stesse necessità che avevano
interessato il Morelos e la sua gente a sollevarsi in armi (nel 1911) si erano
presentate in Chiapas nel '94:

(…) en mi largo viaje por la República, hice un alto prolongado en las montañas del
sureste mexicano. Y es que ahí conocí a unos hermanos y hermanas, indígenas como nosotros,
campesinos como nosotros y mexicanos como nosotros. Estos hermanos y hermanas
demostraron muchas ganas de luchar por sus derechos y formaron un su Ejército al que
pusieron ‹‹Zapatista›› en honor a su humilde servidor y le dieron por apellidos ‹‹de liberación
nacional›› como signo de su aspiración de que todos los mexicanos tengamos al fin lo que
merecemos, necesitamos y exigimos: la libertad, la democracia y la justicia.54

In questo modo l’EZLN spiegava al popolo di Cuernavaca (e del Morelos) le


ragioni per le quali gli fu possibile identificarsi con la loro storia, con il loro
glorioso passato rivoluzionario: per farlo, l’esercito guerrillero nato in Chiapas si
identificava nel veicolo simbolico più potente, la sua figura più importante. Si può
dire che il Subcomandante Marcos, ponendo Emiliano Zapata come voce narrante
attraverso la quale si esprimevano le parole dello zapatismo chiapaneco, volesse

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2001/03/06/en-cuernavaca-subcomandante-marcos-una-carta-que-les-
manda-mi-general-emiliano-zapata-salazar/
54
Ibid., sottolineatura mia.

117
alimentare il sentimento di riscatto dell’orgoglioso popolo morelense, con la
funzione di rompere lo schema della cristallizzazione istituzionale della memoria:
la rebeldía con cui rivive la costellazione della memoria zapatista che era partita
dal Chiapas doveva tornare ad illuminare non solo tutto il Messico, ma in
particolare la sua casa originaria morelense.

L’EZLN provava e prova un profondo rispetto per la gente del Morelos, per la sua
storia, con un sentimento che li vedrà legati fino ad oggi.

Come abbiamo visto in precedenza, a un riferimento alla memoria storica seguiva


sempre un collegamento alle necessità di spiegare le problematiche del presente:

Yo veo que este Fox quiere hacer lo mismo que hizo Madero, que después de la
dictadura quería que todo siguiera igual, o sea que no cambiara nada. Madero no entendió
que la gente si había cambiado y no estaba dispuesta a que todo siguiera igual. Al Fox le pasa
lo mismo. (...) No ha nacido todavía nadie que espante a Emiliano Zapata. Y es que yo me
acuerdo bien de que, cuando Madero se adornaba con que había tumbado al PRI, perdón, a
Díaz, y andaba en la cosa esa de la excelencia empresarial y no sé qué, pues nosotros hicimos
el Plan de Ayala. Y entonces el señor Madero nos llamó locos. Y así de por sí, que a quienes
no nos conformaron con mentiras y cambios a medias tintas y exigimos nuestros derechos, nos
llaman locos (...)55

Per proporre al meglio un’analisi sul presente al popolo morelense, era inevitabile
che vi fosse un richiamo alla storia che meglio conoscevano. L’EZLN, attraverso
la voce di Emiliano Zapata, spiegava dunque una metafora molto importante, nella
quale il PRI - che aveva perso dopo tanti anni il potere - rappresentava il sistema
porfirista che tramontava; Vicente Fox – l’astro nascente della politica del
supposto cambiamento - era un novello Madero, ovvero la spinta borghese al
progresso, che non rappresentava - per Emiliano Zapata nel 1911 e per l’EZLN
nel 2001 - il cambiamento reale per le popolazioni rurali e indigene, o più in
generale per le classi subalterne. Con questo paragone con la storia della

55
Ibid.

118
Rivoluzione, l’EZLN voleva stimolare una riflessione su quali fossero stati i limiti
di un cambiamento dall’alto e di quanto fosse stato già necessario nel 1911
promulgare un Plan de Ayala per dare una risposta dal basso alle esigenze
contadine e indigene. Si rendeva necessario dunque dare atto ad un nuovo Plan de
Ayala e l’EZLN, attraverso la voce di Emiliano Zapata, invitava i morelensi a
tendere la mano per la causa comune e ad andare a Città del Messico per esigere
una riforma costituzionale che desse dignità agli sfruttati. L’EZLN faceva questo
invito, praticando una professione di umiltà che li poneva quasi come allievi della
tradizione morelense di lotta:

(…) Bueno, pues resulta que estos locos zapatistas se han propuesto de movilizar a todo
el país para conseguir el reconocimiento constitucional de los derechos y la cultura indígenas.
Y a mí me parece que tan alto ideal es justo y necesario, que nuestros pueblos indios no pueden
seguir viviendo y muriendo como cuando Porfirio Díaz mal gobernaba estos suelos. Pero pienso
que la bandera es demasiado grande para estos muchachitos y que necesita mucha ayuda para
poder alzarla bien alto, que es como deben estar las banderas.

Entonces les estoy escribiendo a ustedes para que les echen una mano a estas buenas gentes.
Ellos y ellas están muy dispuestos a aprender de nosotros los morelenses. Entonces les pido a
todos y todas que les enseñen a estos zapatistas nuestra capacidad de indignación, d
organización y de lucha. La dignidad no necesitan aprenderla. Son dignos, por eso se alzaron.
Pero no les haría mal conocer los otros rostros que la dignidad viste.56

Qui l’EZLN rinnovava l’invito a partecipare, a dare dimostrazione della tradizione


di organizzazione e lotta del popolo morelense, lo faceva attraverso la voce di
Emiliano Zapata, stimolando il sentimento della memoria en rebeldía. L’EZLN
invitava gli eredi di sangue dello zapatismo ad unirsi alla lotta neozapatista,
attraverso la memoria militante: ‹‹la bandera es demasiado grande para estos
muchachitos››. Nello stesso giorno (8 marzo) la Comandanta Yolanda fece un
breve intervento, cristallino, sulle condizioni delle donne in Messico,
sottolineando come questa condizione di duplice discriminante di donne e

56
Ibid., corsivo mio.

119
indigene le aveva portate a far parte ed essere protagoniste del levantamiento,
invitava le donne morelensi a seguire il sollevamento anche attraverso questo
paradigma fondamentale, che era stato anche tradizione di lotta durante la
Comune di Morelos.57

Il Comandante Tacho invece insistette sul dichiarare quali fossero le ragioni che
portavano al Marcha de la Dignidad Indígena verso la capitale federale,
rimarcando l’importanza della memoria del popolo morelense e di quanto questa
fosse viva nell’adesione che aveva ricevuto l’appello dell’EZLN già in occasione
della CND:

Hermanos y hermanas de Cuernavaca Estado de Morelos.

Tierra de hombres y mujeres valientes que lucharon al lado de nuestro general Emiliano
Zapata para defender la tierra para quien la trabaja y tierra y libertad. (...) Estas demandas
enarboladas las preguntamos en agosto de 1995 si eran las demandas del pueblo de México y
ustedes nos respondieron que si son las demandas del pueblo mexicano y desde entonces nos
convencimos que la sociedad civil las demandas de justicia de democracia y libertad para todos
los mexicanos las hicieron suyas hermanos y hermanas de la sociedad civil del estado de
Cuernavaca Morelos nacional e internacional la lucha por la justicia tiene sentimientos
profundos porque a lo largo de la historia de estos que se dijeron ser gobernantes en estos
suelos mexicanos imperó la injusticia, la discriminada y se extendió a todos los rincones del
país, pero hoy venimos a decirles hermanos y hermanas que ya no les permitiremos nunca
jamás las injusticias cometidas brutalmente contra nosotros los mexicano58

Qui il comandante Tacho, di origini tojolabales, si esprimeva in maniera


semplice, chiara e diretta: finché ci fosse stata ingiustizia, la memoria avrebbe
avuto sempre una fondamentale funzione di bagaglio per le lotte del presente.

57
En Cuernavaca, Comandanta Yolanda, 06/03/2001, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2001/03/06/en-
cuernavaca-comandanta-yolanda/ consultato in data 26/05/2020.
58
En Cuernavaca, Comandante Tacho, 06/03/2001. http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2001/03/06/en-
cuernavaca-comandante-tacho/ consultato in data 26/05/2020, corsivo mio.

120
Il giorno seguente a Cuautla il riferimento alla storia dell’ELS e della Comune di
Morelos - e quanto fosse necessario riprendere l’eredità dell’esperienza di lotta -
si faceva esplicita nella parola della Comandancia General dell’EZLN:

(…) les damos las gracias por recibirnos bajo estos cielos que vieron alzarse al General

Emiliano Zapata. En estas tierras se nació un reclamo que cimbró al país entero al principio
del Siglo XX: «¡TIERRA Y LIBERTAD!»

Ahora, casi 90 años después, esta demanda sigue sin ser satisfecha. Ahora, además, el campo
no produce lo suficiente para los mexicanos. Las contrarreformas salinistas del Artículo 27
constitucional no trajeron la bonanza y el progreso que decían. Lo único que trajeron es la
pobreza y lo nuevo alzamiento armado, el del Ejército Zapatista de Liberación Nacional. 59

Il presente viveva delle problematicità legate inevitabilmente al contesto


economico mondiale, ma la memoria subalterna locale era il mezzo attraverso il
quale far comprendere che le nuove haciendas di porfiriana memoria si erano
incarnate nel sistema delle imprese bancarie che, con prestiti considerati usurai,
negavano ai contadini e agli indigeni di poter ricavare un giusto valore al loro
lavoro della terra. L’EZLN seppe rievocare la semplicità con cui Emiliano Zapata
parlava alla comunità rurali della stessa terra mentre si costituiva la Comune di
Morelos:

(...) el hacendado porfirista de ayer es sustituido hoy por el banquero. (...) el grito
zapatista de «tierra y libertad» es hoy levantado por los trabajadores del campo, por campesinos
sin tierra, por ejidatarios empobrecidos, por comuneros despojados, por los pequeños y
medianos propietarios, y por aquellos que nunca alcanzan nada, como no sean insultos,
desprecios, engaños y dolores: los indígenas mexicanos. (…) las reformas anti-zapatistas del
Artículo 27 fueron para que los poderosos banqueros tuvieran protección legal para sus robos
y despojos. (…) no les interesa que la tierra produzca, no les interesa para trabajarla, para
sembrar, para cosechar alimentos. les interesa para venderla, para especular con ella, para
destruirla tratando de extraer lo que esconde en su vientre: el petróleo, el uranio y otros

59
CG dell’EZLN, En Cuautla. Cuarto mensaje: somos de antes, sí, pero somos nuevos. 07/03/2001,
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2001/03/07/en-cuautla-cuarto-mensaje-somos-de-antes-si-pero-somos-
nuevos/ consultato in data 26/05/2020, corsivo mio.

121
minerales; para explotar lo que le da vida: la madera y el agua, y para construir y administrar
centros de diversiones donde los campesinos y los indígenas somos los payasos. (...) la
reconstrucción del campo mexicano sólo será posible si se vuelve realidad el reclamo de
«¡tierra y libertad!» (...) hermanos y hermanas:

los que somos el color de la tierra, cuerda somos en el arco de la historia.60

Qui l’EZLN attuava una contrapposizione tra la modalità di utilizzo della terra
delle comunità rurali e quello che ne facevano le grandi imprese; su questo
paradigma si focalizzerà l’ultimo capitolo di questa tesi, poiché poco dopo in
Morelos ebbero inizio le lotte sociali contro i megaprogetti consentiti dal NAFTA.
Questo paradigma a livello nazionale ha assunto le sembianze di una lucha por la
vida. Questa lotta per la vita passa attraverso la difesa dei territori, degli ejidos e
della Madre Tierra: questo sentimento è trasversale in America Latina, ed è un
sentimento antico, nel quale si riconosce un indigeno di lingua maya tanto quanto
uno di lingua nahua. Per questo gli indigeni, nell’indicazione dell’EZLN, sono
el color de la tierra, poiché la tierra è difesa dai colori dalle loro differenti culture.
Anche Emiliano Zapata si era espresso dicendo ‹‹Nuestra madrecita la Tierra qua
se dice patria››. La tierra è il territorio, paradigma di lotta per la vita; chi lavora
la terra, la difende e la rispetta. Le comunità rurali e indigene, si ponevano (e
continuano a porsi) come soggetto resistente contro la devastazione che ne
avrebbe fatto (e che ne fa) una qualunque grande impresa che, supportata
dall’egemonia culturale dalla logica del progresso, avrebbe anteposto l’interesse
economico privato al bene collettivo e ambientale. Questo paradigma di difesa del
territorio era ben conosciuto in Morelos, perché rappresentava la sfida
riattualizzata che già Emiliano Zapata aveva iniziato sin dai suoi primi passi come
rappresentante delle istanze di difesa dell’acqua ad Anenecuilco contro le
haciendas locali. Non è un caso che ad Anenecuilco il Comandante Moisés si
espresse alla folla rievocando la semplicità del suo Comandante supremo:

60
Ibid.

122
Lo que queremos es que seamos respetados todos, según nuestra cultura y nuestra
forma de organización de trabajar, de nuestra creencia, de convivir y de entender la
naturaleza. Nosotros somos parte de la naturaleza y respetamos lo visible y lo invisible,
respetamos la tierra porque es nuestra madre, no podemos vender y los que lo venden es
porque no tienen madre, nosotros sabemos que la tierra no nos pertenece, sino que somos parte
de ella, así lo entendemos nosotros, todo ese derecho nos lo quieren desaparecer, quieren que
la matemos y destruyamos a nuestra madre.61

Questo paradigma di lotta basata sulla difesa del territorio62, su cui si strutturerà
tutta la lotta dell’EZLN e del CNI nel XXI secolo, proviene da lontano, ed è
abbastanza chiara nelle parole di Moisés, nelle quali chi lavora la terra, ne fa parte
e la rispetta. Dunque, difendere la terra fa parte di quei compiti essenziali per la
sopravvivenza della stessa comunità; d’altronde, la significazione del territorio
come cosmovisione nei territori di origine nahua, come il Morelos, avveniva dal
periodo precolombiano.63

Prima di lasciare il Morelos, l’EZLN fece tappa a Chinameca, portando omaggio


alla terra bagnata dal sangue di Emiliano Zapata e prima di partire alla volta di
Xochimilco, portò omaggio alla teca del Plan de Ayala a Tepoztlán, salutando il
Morelos con queste parole molto significative:

(…) Queremos agradecerles también que en los tres días en el estado de Morelos nos
han dado la más hermosa lección de historia que hemos recibido en nuestra vida. Ustedes han
sabido cuidar la memoria. Y la memoria, nosotros sabemos, es el combustible para que uno
pueda luchar. En todas partes donde hemos pasado, hemos visto y escuchado a gente orgullosa
de la historia de Morelos, de lo que ha dado a este país, y hace poco le comentaba a alguien que
debería ser obligatorio en las escuelas primarias que los niños vinieran a Morelos y escucharan

61
En Anenecuilco, Comandante Moisés, 08/03/2001, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2001/03/08/en-
anenecuilco-comandante-moises/ consultato in data 26/05/2020.
62
D. Fini, Territorio como paradigma en las luchas sociales contemporáneas. In “Despojo capitalista y luchas
comunitarias en defensa de la vida en México. Claves desde la Ecología Política”. Mina Lorena Navarro Trujillo y
Daniele Fini, coordinadores — México: Instituto de Ciencias Sociales y Humanidades “Alfonso Vélez Pliego”,
Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, 2016.
63
P.P. Arnold, Eating Landscape: Aztec and European Occupation of Tlalocan, University Presso of Colorado,
USA, 1998.

123
de boca de ustedes, no de boca de los libros, lo que este estado ha aportado a la historia de
nuestro país y a su lucha (…)64

In queste parole c’è anche tutta la modalità affettiva attraverso cui si lega la
memoria rebélde dello zapatismo del Chiapas a quella storico dei morelensi, come
vedremo più avanti. Nello zapatismo, la memoria è una fondamentale guida per il
presente, lega il passato al presente in un unicum che, seppur discontinuo, vive
nei suoi momenti di deflagrazione (o stelle), che costituiscono la costellazione
della memoria zapatista. Secondo questa visione, la memoria si fa carburante per
la resistenza della classe subalterna, nel contesto delle sfide del presente; in questa
lotta si scontrano tre differenti soggetti – sebbene due di essi spesso siano posti in
sintonia tra loro - con le loro differenti memorie: quella di Stato che è
rappresentata dall’olvido; quella del capitale che tende ad essere memoria
mercificante – che delle volte si sovrappone a quella di Stato in olvido laddove
sia necessaria una ristrutturazione del territorio in nome del progresso privatistico
- come nel caso del turismo aggressivo nelle zone indigene; infine c’è la memoria
del soggetto subalterno in resistenza, che è quella che stiamo descrivendo in
questa tesi: la memoria en rebeldía zapatista.

Nella sua ultima tappa, il giorno 11 marzo 2001, la Marcha de la Dignidad


Indígena raggiunse lo zócalo di Città del Messico. Superando molti ostacoli e
attendendo che i parlamentari raggiungessero un accordo tra loro, le delegazioni
del CNI e l'EZLN infine ottennero l’accesso al Congreso de la Unión (parlamento
messicano) e con una gran sorpresa del pubblico, non fu il Subcomandante
Marcos a parlare di fronte ai deputati, ma una donna indigena: la Comandanta
Esther proclamò la parola della Comandancia General dell’EZLN in favore del
testo di riforma costituzionale preparato dalla COCOPA. Sembrava porsi
definitivamente all’attenzione pubblica, con un riconoscimento del genere, la

64
08/03/2001, Marcha de la Dignidad Indígena en Tlaltizapán, La revuelta de la memoria. Textos del
Subcomandante Marcos y del EZLN sobre la historia, CIDECI- Unitierra, 2 Ed. San Cristóbal de las Casas, México,
2013, p. 118.

124
questione indigena. La delegazione zapatista fece ritorno in Chiapas, con la
convinzione ampiamente condivisa che la Marcha avesse avuto enorme successo,
che si sarebbe inevitabilmente tradotto nella riforma costituzionale già auspicata
dopo i gli Acuerdos si San Andrés del 1996. Tuttavia, quando le condizioni
sembravano soddisfatte per compiere un passo decisivo verso la pace, il 28 aprile,
il Congresso approvò una riforma costituzionale che non corrispondeva affatto al
testo della COCOPA e venne considerata dall’opinione pubblica una vera e
propria legge truffa. Sembrava tornare alle forme più tradizionali
dell'assistenzialismo e dell'indigenismo integrazionista. 65 L’EZLN e il CNI
denunciarono pubblicamente questo grave tradimento, si chiuse così ogni
possibilità di una risoluzione del conflitto e l’EZLN sospese definitivamente
qualsiasi tipo di dialogo con le istituzioni, scegliendo definitivamente la volta
dell’autonomia come paradigma della lotta sociale.

65
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía! pp. 36-37

125
126
4. La lotta dei popoli indigeni contro i megaprogetti nel XXI
secolo

In questo capitolo analizzeremo gli effetti del neozapatismo chiapaneco per il


ritorno di una memoria militate dello zapatismo in Morelos, dunque lo faremo
partendo dalla proposta nazionale dell’EZLN che prende corpo in un Messico nel
quale si sviluppano i megaproyectos. Con questa accezione in America Latina
vengono chiamate le grandi opere che mutano drasticamente il rapporto tra i
territori e le comunità che li vivono; li chiameremo per semplificazione
megaprogetti. Questi seguono il modello estrattivista, secondo l’analisi
economica che ne fa Raúl Zibechi.1 Questi megaprogetti - come ad esempio cave
minerarie, impianti eolici, gasdotti, grandi poli turistici, treni ad alta velocità -
prendono piede nel paese centroamericano per mezzo del NAFTA e si sviluppano
per estrarre ricchezza da territori considerati inutilizzati o riqualificabili secondo
una prospettiva imprenditoriale; dunque, il neoliberismo segue come schema base
l’utilizzo di territori considerati vuoti. Questa considerazione del vuoto nello
spazio rappresenta la trasposizione dell’oblio capitalista nei confronti della storia
e questo lo possiamo definire poiché in questi spazi considerati vuoti in realtà è
presente una moltitudine di popolazioni indigene o rurali che li abita o che li ha
abitati almeno fino al momento del loro forzato sgombero per l’attuazione dei
megaprogetti.

Come abbiamo detto in precedenza, di riflesso il focus delle lotte sociali in


Messico - anche e soprattutto per impulso della proposta politica di restituire
dignità all’esistenza e alla resistenza indigena da parte dell’EZLN – si è
trasformato nel tempo, arrivando a rappresentare una lotta per il territorio come
paradigma generale. In questa ampia lotta, i popoli indigeni rivendicano la loro
storia e lo fanno attraverso la memoria militante, scontrandosi apertamente contro

1
R. Zibechi, Il “Mondo altro” in movimento. Movimenti social in America Latina, Nuova Delphi Libri, Roma,
2018, pp. 121-123.

127
la classe imprenditrice che si autolegittima attraverso la legge dello Stato e le
logiche di mercato. Infatti, lo schiacciante consolidarsi del mercato neoliberista,
favorisce e sostiene l’identità tra legge dello Stato e logica di mercato: fenomeno
che muta la forma-Stato in America Latina ed in particolare in Messico, dove lo
Stato abdica la sua funzione regolatrice tra le parti sociali che lo compongono,
devolvendo questo ruolo attraverso le sue scelte politiche di privarsi di aree di
sovranità economica, come nel caso degli accordi commerciali come il NAFTA.
Tutto questo accade in un contesto di fortissima corruzione e di stretto legame con
i cartelli del narcotraffico che hanno cominciato ad accumulare così tanto denaro
- ricavato principalmente con il traffico mondiale della cocaina – da sentirsi ormai
in grado di poterlo tranquillamente reinvestire nell’imprenditoria. Gli ultimi venti
anni sono quelli in cui Joaquin el Chapo Guzman, jefe della federazione dei
cartelli del narcotraffico del Nord, cominciava ad avere un’influenza potentissima
attraverso il potere economico del narcotraffico, corrompendo dirigenti
dell’esercito federale e delle diverse polizie statali; questa attività illegale ma
accettata de facto dai governi, ha rappresentato e rappresenta tuttora una grande
parte del PIL del paese e ha trovato un sua sfera di influenza, poiché ha generato
dei guadagni tanto impressionanti che il Chapo figurava nella rivista economica
‹‹Forbes›› nel 2009, come 701° uomo più ricco al mondo.2 I partiti politici come il
PRI e il PAN, i cui dirigenti spesso coincidono con i componenti della classe
imprenditrice (quindi anche partecipanti alle cordate dei megaprogetti), sono
considerati da una larga fetta di opinione pubblica messicana come complici della
gestione mafiosa dei territori. 3 L’EZLN in questi anni parla infatti di narcoestado
e questa linea interpretativa sembra essere confermata dalle inquietanti rivelazioni

2
The World's Billionaires, #701 Joaquin Guzman Loera, ‹‹Forbes››, 03 novembre 2009,
https://www.forbes.com/lists/2009/10/billionaires-2009-richest-people_Joaquin-Guzman-Loera_FS0Y.html,
consultato l’8 giugno 2020.
3
C. Albertani, “Flores salvajes”. Reflexiones sobre el principio de autonomía, in Pensar las autonomías.
Alternativas de emancipación al capital y el Estado. A cura di E. Adamovsky, C. Albertani, B. Arditi, A. E.Ceceña,
R. Gutiérrez, J. Holloway, F. López Bárcenas, G. López y Rivas, M. Modonesi, H. Ouviña, M. Thwaites Rey,
S.Tischler, R. Zibechi, Bajo Tierra Ediciones, México, 2011, pp. 49-65.

128
che sono emerse nel 2018, con l’arresto e l’estradizione negli USA del leader
sinaloense del narcotraffico messicano: egli afferma di aver pagato tangenti al
presidente panista Felipe Calderon (2006-2012) e al suo successore priista
Enrique Peña Nieto (2012-2018).4

Questo quadro può aiutare a comprendere quanto smisurata possa essere la


corruzione in Messico e recepire soprattutto la natura della violenza con cui
vengono imposte certe scelte economiche nel paese, giustificate spesso con la
militarizzazione, come è accaduto negli anni della presidenza di Vicente Calderon
nella sua guerra (di facciata?) al narco.

C’è però da considerare che contemporaneamente è in atto dall’altro fronte una


resistenza popolare, la cui forza propulsiva viene soprattutto dalle popolazioni
indigene, oltre che dalla sociedad civil che si è interconnessa negli anni con
l’elemento dirompente zapatista. In Morelos - stato originario di Emiliano Zapata
– dove dal 2009 è in cantiere un megaprogetto chiamato Proyecto Integral
Morelos (PIM), la memoria subalterna ha assunto ed assume un ruolo
fondamentale per la difesa del territorio e lo fa nel passaggio-trasformazione da
memoria popolare a memoria militante, come vedremo nel corso di questo
capitolo. Riallacciando i fili degli ultimi venti anni, partendo dalla proposta
nazionale dell’autonomia zapatista, sarà possibile vede come il ruolo del CNI è
diventato un potente strumento per connettere le diverse resistenze contro i
megaprogetti. L’immagine simbolica di queste resistenze è divenuta Samir Flores
Soberanes, assassinato il 20 febbraio 2019 poiché fortemente attivo nella lotta
contro il PIM. L’assassinio di Samir Flores a cento anni dall’uccisione di Emiliano
Zapata segna un nuovo momento-stella della costellazione della memoria
subalterna.

4
BBC news, 19/01/2019. https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-46887088 consultato in data
08/06/2020.

129
4.1 La proposta nazionale zapatista per l’autonomia

Dopo il tentativo del 2001, di fronte ad un’incompatibilità e ad un’assenza di


possibile dialogo con lo Stato, l’EZLN scelse di sviluppare la sua lotta politica e
sociale attorno al concetto di autonomia, determinando così una nuova tappa della
sua traiettoria politica. Se il fuego e la palabra ne avevano rappresentato fino ad
allora i due cardini fondamentali, con la nascita dei caracoles e delle Juntas de
Buen Gobierno (JGB) nel 2003 veniva inserito il terzo elemento fondamentale del
neozapatismo, ossia la forma organizzativa propria dei popoli indigeni come
modello di autogoverno. Queste forme organizzative non cessarono mai di
trasformarsi nei dieci anni successivi al '94, svolgendo la funzione di ago della
bilancia, in un equilibrio variabile tra l'asse del fuego e quello della palabra. Dato
per assodato un rifiuto de facto del riconoscimento costituzionale alla proposta
per la dignità e l'autonomia delle popolazioni indigene, l’EZLN scelse di attuarla
nei fatti, indipendentemente dalla presenza o meno di un quadro giuridico che lo
avesse legittimato o regolamentato.5

Il 19 luglio 2003, l’EZLN fece uscire un comunicato con cui dichiarava sospesi
tutti i rapporti con lo Stato:

(…) el EZLN decidió suspender totalmente cualquier contacto con el gobierno federal
mexicano y los partidos políticos, y los pueblos zapatistas ratificaron hacer de la resistencia su
principal forma de lucha. (…) los zapatistas reiteramos nuestra condición de rebeldes y
anunciamos que, a pesar de la estupidez y ceguera de los políticos mexicanos, los llamados
«acuerdos de San Andrés en derechos y cultura indígenas» (firmados por el gobierno federal y
el EZLN el 16 de febrero de 1996 y plasmados en la llamada «iniciativa de ley COCOPA»)
serían aplicados en territorios rebeldes (…)6

5
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía! pp. 39.
6
Subcomandante Insurgente Marcos, El EZLN decidió suspender totalmente cualquier contacto con el gobierno
federal mexicano y los partidos políticos. 19/07/2003, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2003/07/19/el-ezln-

130
L’8 agosto 2003, in occasione dell’anniversario della nascita di Emiliano Zapata,
al cospetto di un pubblico di circa 10.000 ospiti, attraverso la voce del
Comandante David, l’EZLN annunciava la nascita del ‹‹“caracol de resistencia
y rebeldía por la humanidad”, Oventik, municipio de San Andrés Sacam`chén de
los Pobres, Chiapas, México››. Nello stesso giorno, venne inaugurata
l’esperienza, tutt’ora in vita, di cinque Juntas de Buen Gobierno (JGB) che
sarebbero corrisposte a ciascuna delle cinque zone del territorio zapatista affinché
agissero come organi di coordinamento dei municipi autonomi costituiti e
organizzati sin allora in Aguascalientes a partire dal dicembre '94. Il nome Buen
Gobierno si contrapponeva simbolicamente al malgobierno dello Stato. I cinque
caracoles (tradotto letteralmente lumache) sarebbero stati le sedi delle JBG: La
Realidad, Oventik, La Garrucha, Morelia e Roberto Barrios. La formazione delle
JBG rispondeva all’esigenza di una più netta separazione tra la struttura militare
dell'EZLN e la costruzione civile dell'autonomia e dell’autogoverno, infatti
nessun membro della CG o del CCRI assumeva o assume incarichi in una JBG. I
caracoles avevano e hanno anche la funzione di creare un maggiore equilibrio in
termini economici tra le diverse zone e i diversi municipi autonomi. I caracoles
sono le sedi dell’autogoverno zapatista e sono concepiti come luogo di scambio
tra il mondo esterno e quello interno.7

Dopo gli sforzi profusi per la Marcha de la Dignidad Indígena, l’EZLN riteneva
necessaria una nuova iniziativa politica che avesse respiro nazionale e in termini
politici, esprimeva chiaramente alla sociedad civil che il nuovo percorso aveva un
vincolo: l'impossibilità di interloquire con le istituzioni dello Stato e con la classe
politica nel suo insieme; questo vincolo si maturava a causa dei ripetuti e inutili
tentativi di passare per le vie della legalità.8

decidio-suspender-totalmente-cualquier-contacto-con-el-gobierno-federal-mexicano-y-los-partidos-politicos/
consultato in data 06/06/2020.
7
A. Ammetto, Siamo ancora qui. Storia indigena del Chiapas e dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Red Star Press, Roma, 2014, pp. 267-268.
8
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía!, p. 40.

131
Dopo aver dimostrato una capacità organizzativa all’interno e avendo regolato al
meglio i rapporti con il mondo esterno con la creazione dei caracoles, nel giugno
2005 nacque dunque la nuova proposta politica dell’EZLN, formulata attraverso
la Sexta Declaración de la Selva Lacandona. In uno dei passaggi, l’EZLN
rimarcava la sua appartenenza politica in diretta continuità con il passato dello
zapatismo storico: ‹‹Nosotros somos los zapatistas del EZLN, aunque también nos
dicen “neo zapatistas”›› 9 . Con la Sexta Declaración l’EZLN proponeva di
costruire in tutto il Messico una rete di organizzazioni e collettivi capaci di
riconoscersi nelle loro differenze, piuttosto che creare un partito o
un’organizzazione unificata. Con le parole dell’EZLN: costruire ‹‹un mundo
donde quepan muchos mundos››, ossia una rete di autonomie, ognuno con la sua
forma propria in coesistenza e solidarietà, che si riconoscesse in due principi
fondamentali: l'affermazione di una prospettiva anticapitalista e una pratica
politica che si collochi ‹‹abajo y a la izquierda››.10 Con questa ultima accezione
si intendeva muoversi dunque al di fuori delle istituzioni dello Stato, dei rituali
elettorali, dei partiti e della classe politica, poiché essa, anche nella sua
espressione di sinistra istituzionale - rappresentata dal Partido de la Revolución
Democrática (PRD), guidata da Andrés Manuel López Obrador (AMLO) - aveva
disatteso le richieste delle popolazioni indigene espresse nella riforma
costituzionale del 2001. Nella sua parte dedicata alle questioni internazionali,
nella Sesta era presente una proposta di formare la Zezta Internazional e la
realizzazione di un nuovo Encuentro intercontinental.11 Ancora una volta dunque
si ribadiva il carattere internazionalista dell’EZLN, che con il suo percorso
rimaneva e rimane tuttora un elemento centrale del dibattito internazionale della

9
CCRI-CG dell’EZLN, Sexta Declaración de la Selva Lacandona, 30/06/2005,
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2005/06/30/sexta-declaracion-de-la-selva-lacandona/ consultato in data
07/06/2020.
10
Ibid.
11
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía! p. 41.

132
galassia militante della sinistra anticapitalista, che con la Zezta si è formalmente
connessa a collettivi e alle realtà autonome di tutto il mondo.

Ci si avvicinava alle elezioni del 2006 e la proposta dell’EZLN a livello nazionale


era quella di “non buttare nelle urne i propri sogni”. Ci furono dunque nell’agosto
2005 sei incontri preparatori nel caracol “La Garrucha”, ai quali parteciparono
molti aderenti del CNI, centinaia di organizzazioni politiche, sindacali e indigene,
nonché collettivi e individui non organizzati; il Subcomandante Marcos prese
momentaneamente il nome di Delegado Zero e annunciò che avrebbe intrapreso
un nuovo itinerario per tutto il Messico, soprattutto in luoghi non interessati dalla
Marcha de la Dignidad Indígena. Parallelamente alla campagna presidenziale, ma
al di fuori di qualsiasi prospettiva elettorale, venne inaugurata la Otra Campaña,
concepita come un momento per ascoltare le sofferenze e le lotte di tutto il
Messico de abajo, che segnava il primo passo per tessere quella rete di resistenze
che era stata annunciata con la Sexta Declaración ed elaborare successivamente
un Plan Nacional de lucha. La Otra Campaña partì il 1° gennaio 2006 e avrebbe
avuto conclusione nel mese di giugno, attraversando diverse aree esterne al
Chiapas.12

Dopo quattro mesi di intensi incontri, partì la Otra Campaña e il Delegado Zero
arrivò alle porte della capitale ad Atenco (Estado de México); lì era da anni in
cantiere la costruzione del nuovo aeroporto internazionale di Città del Messico,
che avrebbe comportato il prosciugamento pressoché totale del lago di Texcoco e
l’esproprio di diverse terre ejidales. L’allora governatore dell’Estado de México,
Enrique Peña Nieto (presidente federale nel periodo 2012-2018) operò una
fortissima repressione, che fu considerata come un atto di vendetta contro il
Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra. Questa rete di resistenza
principalmente contadina e indigena aveva condotto una lotta vittoriosa contro il

12
Per un’analisi più approfondita sulla Otra Campaña si vedano Subcomandante Insurgente Marcos, ¿Otra
toria?; I. Wallerstein, Otra Campaña en perspectiva histórica, entrambi in ‹‹Contrahistorias. La Otra mirada de
Clío››, VI, 2005, pp. 51-56; pp. 73-80.

133
nuovo aeroporto e nella repressione di cui sopra ci fu un saldo di due morti, circa
200 persone arrestate e decine di stupri commessi dalle forze di polizia. Il
subcomandante Marcos sospese dunque momentaneamente il suo percorso e
decise di rimanere nel Distrito Federal fino a quando non fossero state liberate
tutte le persone arrestate.13

Successivamente, il viaggio del Delegado Zero poté proseguire e, dopo le elezioni


federali, percorse altri undici Stati tra ottobre e novembre 2006 e arrivò addirittura
nel nord del paese. Tra maggio e settembre 2007, diversi comandantas e
comandantes si unirono a Marcos e partecipano a numerosi incontri negli stati del
sud e del centro. L’EZLN organizzò poi tre Encuentros de pueblos zapatistas con
i popoli del mondo, destinati soprattutto a condividere i progressi dell'autonomia;
nell'ottobre 2007, insieme al CNI promosse l’Encuentro de los pueblos
autóctonos de América, che si svolse nella comunità yaqui di Vícam (Sonora),
con la partecipazione di delegati di 66 popolazioni indigene, provenienti da 12
paesi. Fu durante questi incontri che si fece una importante riflessione riguardo
alla resistenza nei territori come paradigma di una lotta comune.

Tra gli effetti più importanti della Otra Campaña, l’esperienza della APPO
(Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca), conosciuta anche come la
Comune di Oaxaca, è senz’altro uno dei più significativi. La APPO nacque nel
maggio 2006 in uno degli Stati a maggiore presenza indigena, sebbene sorse da
un conflitto sindacale, nel quale settantamila maestri, la maggior parte aderenti
alla Sección 22, si mobilitarono in uno sciopero contro le misere condizioni
salariali. La forte repressione che subirono come unica risposta delle istituzioni
causò l’incremento del movimento che non solo non si arrese, ma si diede una
migliore struttura e organizzazione; la crescita di consenso avvenne anche perché
da anni c’era una forte denuncia nei confronti delle mancanze del governatore

13
J. Baschet, ¡Rebeldía, resistencia y autonomía! p. 43.

134
priista Ulise Ruiz Ortiz. 14 Infatti, la APPO vide la partecipazione attiva dei
movimenti indigeni, come quello zapoteco del CODEDI (Comité en Defensa de
los Derechos Indígenas) o quella del Consejo Indígena Popular de Oaxaca
(CIPO) e della sociedad civil in generale. La APPO divenne così un importante
laboratorio dove centinaia di organizzazioni politiche e sindacali, ma anche e
soprattutto indigene si riconobbero sotto un’unica bandiera. Questa coesistenza di
differenti realtà si può leggere come una delle più potenti risposte all’impulso
lanciato dall’EZLN nella Sexta Declaración.15

La risposta dello Stato alla APPO fu in linea con quanto successo già in maggio
2006 ad Atenco e il presidente uscente Vicente Fox inviò a Oaxaca migliaia di
effettivi di polizia federale, elicotteri e un massiccio contingente di forze militari
per reprimere un movimento che era diventato così ampio da autogovernare la
città. Seppur alcuni gruppi giovanili furono attivamente protagonisti di resistenze
con barricate, come possiamo vedere nella figura 12, per difendere le radio, gli
accampamenti e l’Università, l’APPO dovette cedere a casa di un fortissimo saldo
di morti, feriti e desapariciones.

Va comunque sottolineato che questa esperienza di lotta ebbe nelle comunità


indigene organizzate come il CODEDI una fortissima eco e la proposta
dell’autonomia già avviata con l’utilizzo della forma di autogoverno in usos y
costumbres è divenuto un efficace strumento per opporsi ai megaprogetti della
zona della Sierra Sur de Oaxaca. In questa zona, l’industria del turismo delle
imprese straniere si impone prepotentemente, ad esempio tentando di indirizzare
le acque del Rio Copalita – attorno al quale vivono moltissime comunità indigene
contadine - in favore dei grandi hotel della zona costiera di Huatulco. La
resistenza del CODEDI ha generato la volontà di creare luoghi di autoformazione

14
Oaxaca, 5 mesi di rivolta. Messico in fiamme ‹‹La Stampa››, 23 novembre 2006.
15
A. Ammetto, Siamo ancora qui. Pp. 293-294.

135
giovanile ispirati al modello dei caracoles chiapanechi, come la Finca
Alemania.16

Questo è solo uno degli esempi più lampanti del riflesso della proposta
dell’autonomia zapatista in Messico e si inserisce nel contesto della crescita di
consapevolezza delle popolazioni indigene che hanno incrementato la loro lotta e
si sono interconnesse con l’EZLN a livello nazionale nel CNI. Per fare altri
esempi, all’inizio del nuovo millennio sono nate delle resistenze contro i
megaprogetti minerari in Guerrero con la organizzazione Consejo Regional de
Autoridades Comunitarias e del Consejo Regional de Autoridades Agrarias en
Defensa del Territorio e in Michoacán, dove le comunità si autogovernano con
usos y costumbres e difendono il territorio contro le industrie delle monoculture
nelle zone di Ostula e di Cherán.17 A quella che dai movimenti di lotta indigena
viene considerata la nuova colonizzazione del XXI secolo hanno risposto con la
critica al sistema neoliberista e con l’organizzazione nei territori, con
l’autogoverno in usos y costumbres e con il recupero di un passato proprio, che si
costituisce e si consolida attraverso il ruolo attivo della memoria. Ora vedremo
nel prossimo paragrafo come questa memoria, che era già viva in Morelos in un
senso popolare, dall’incontro con lo zapatismo chiapaneco in avanti sia tornata ad
essere una memoria militante, come bagaglio utile ad affrontare le sfide del
presente.

16
Nodo Solidale, Finca Alemania. Il sentiero dell’autonomia. In ‹‹Zapruder. Storie in movimento››, n. 49, maggio-
agosto 2019, pp. 68-79.
17
F. Lopéz Barcenas, Los movimientos indígenas en México, rostros y caminos. Libertad Bajo Palabra Ed.,
México, 2016. pp. 50-51.

136
4.2 Memoria militante di Zapata in Morelos: la storia di
Amilcingo contro il PIM

La comunità di Amilcingo è un popolo indigeno nahua appartenente al municipio


di Temoac, ubicato nella regione orientale dello Stato di Morelos, Messico. Ne
parleremo attraverso la voce di alcuni militanti della Asamblea de la Resistencia
de Amilcingo. Attraverso la loro voce e la memoria di loro stessi e del loro passato
potremo verificare come la memoria subalterna è uno degli strumenti
fondamentali attraverso i quali si articola la loro resistencia, riprendendo un
passato storico reale declinato in una chiave mitico-simbolica delle lotte e
rendendolo elemento vivo del presente.

Jorge Velasquez è uno dei militanti più attivi della Asamblea e in questo passaggio
di intervista ci segnala come questo elemento organizzativo sia molto ampio e ci
fornisce un dato su come Amilcingo sia una comunità fortemente consapevole del
proprio passato, tanto da portare ad essere partecipi nell’assemblea un terzo degli
abitanti della comunità:

La comunidad de Amilcingo es un pueblo muy pequeño, aproximadamente de un


poquito más de 3.000 habitantes, mientre la asamblea de resistencia la conforman un poco más
de 1.000 personas, estamos al oriente del Estado de Morelos, pegaditos al estado de Puebla.
Amilcingo es un pueblo que tiene memoria de su historia de lucha y contra las injusticias, como
ahora somos contro el despojo ambiental.18

Questa comunità esiste da prima della colonizzazione e si è da sempre distinta,


nei momenti della sua storia, per essere un pueblo che si difende e organizza. Don
Elizeth, uno dei membri più anziani della comunità, narra di una popolazione
tradizionalmente guerriera, che ha resistito persino alle credenze religiose
cristiane della colonizzazione:

18
Jorge Velasquez, 38 anni, conosciuto come “El profe”, in quanto professore universitario alla UAEM de
Morelos. È abitante della comunità di Amilcingo, membro del FPDTA-MPT, membro della APPM e della
Asamblea de Resistencia de Amilcingo. Intervistato in data 26 gennaio 2020 ad Amilcingo.

137
Amilcingo significa "A" Agua, "Mi" Milpa, "Cin" pequeño, "Ko" pequeño lugar del
agua y de la siembra de la milpa. Amilcingo es un pueblo indígena nahua, aquí se habló nuestra
lengua que es el náhuatl, actualmente lo seguimos impulsando. Amilcingo contaba con sus
proprias pirámides, contaba con sus proprios usos y costumbres. Fue un pueblo aguerrido,
guerrero, antes de la conquista ya era un pueblo guerrero. Amilcingo es el único pueblo donde
no hay iglesias, esto es una muestra de lo que es Amilcingo. A través de los tiempos ha
atravesado tapas de luchas, formas de lucha, formas de organización. Esto es el Amilcingo de
ayer y lo de hoy.19

Secondo quanto riportato da Don Elizeth – anch’egli membro dell’Asamblea de


Resistencia di Amilcingo – alcuni abitanti della comunità morelense furono
partecipi attivamente nel periodo della Rivoluzione con l’ELS di Emiliano
Zapata:

Zapata escuchó que estaba un pueblo muy aguerrido en Temoac, y dijo “voy a visitar
este pueblo de Amilcingo”. Llegó en el 1910, entrevistó a varios abuelitos y dijo "vamos a hacer
la revolución". Acá no le dijeron que estaba loco, le dijeron "muy bien, hasta que están hombres
que van a luchar por nuestras tierras y aguas". De Amilcingo salieron 13 personas. (...)
Amilcingo conoció Zapata y Zapata conoció Amilcingo y se juntaron en la lucha. (...) fue
como Zapata tuvo resultado de su lucha por tierra y agua en todo el país. Un ejemplo por todos
los pueblos del mundo, para luchar por nuestros derechos. La historia de Zapata es la historia
de Amilcingo, de Morelos y de todo el país.20

Questo racconto, che ha sicuramente un’enfasi narrativa tendente al mitico volta


a conservare una tradizione militante della comunità, sembra essere però
confermato da Womack, che menziona la presenza di alcuni abitanti di Amilcingo
durante degli attacchi ai telegrafi di Huerta durante un’azione dell’ELS.21 Questo
legame mitico con Zapata è un vanto per gli abitanti del Morelos, che molto spesso
nelle proprie case usano porre l’immagine di Emiliano Zapata al fianco di quella
della Virgen de Guadalupe.

19
Don Elizeth Zamora Pérez, contadino. È membro dell’Asamblea de Resistencia de Amilcingo, della APPM e del
FPDTA-MPT. Egli è il portavoce di Amilcingo nel CNI. Intervistato ad Amilcingo in data 25 gennaio 2020.
20
Ibid.
21
J. Womack, Zapata y la Revolución Mexicana, p. 112.

138
Mantenendo la sua tradizione di popolo determinato, negli anni '70 Amilcingo si
organizzò insieme ad altre comunità circostanti per ottenere l’accesso
all’educazione pubblica, creando la scuola Normal rural che venne intitolata ad
Emiliano Zapata (oggi la scuola si chiama Escuela Telesegundaria ‘Licenciado
Benito Juárez’).

La historia de Amilcingo en una de sus etapas de lucha, porque Amilcingo siempre ha


sido aguerrido y siempre le ha gustado luchar por sus derechos. Sus tapas de lucha fueron a
nivel de pueblo, a nivel de Municipio, a nivel Estado. A nivel Estado lo ha manifestado con las
inconformidades de un caso de la Normal, es lo más sobresaliente de los años en que Amilcingo
nuevamente se reorganiza haciendo cuestiones de sus necesidades que tenía, como un puente,
una Normal, un ayuntamiento. Esto lo hace a nivel estatal, hacia el gobierno del Estado, para
obtener estas necesidades de esta población.22

Questa lotta per la scuola fu una fondamentale tappa per acquisire consapevolezza
sulla necessità di un miglioramento delle condizioni di vita e per la prospettiva di
una crescita organizzativa del pueblo di Amilcingo, poiché la sua gente sentiva di
essere fortemente marginalizzata. Questa lotta per l’autonomia politica, che si è
determinata con la vittoria della lotta per la scuola, non fu affatto semplice ed ebbe
un costo in termini repressivi, con detenzioni e morti. La lotta per la scuola
“Emiliano Zapata” e la lotta affinché la comunità di Amilcingo fosse riconosciuta
come parte del Municipio di Temoac (n° 33 dello Stato di Morelos) fu guidata nel
'77 dallo zio di Samir Flores Soberanes, Vihn Flores Laureano che, insieme a
Nabor Barrera e Benedicto Rosales, si impegnarono per il recupero di una
memoria del popolo morelense che non fosse solo relegata al passato, ma che si
tramutasse nell’azione del presente: da Zapata in poi, la storia del Morelos si è
caratterizzata per la sua determinazione contro le ingiustizie sociali. Vihn Flores
Laureano era un maestro rurale, che oltre ad essere memore della storia di Zapata
e della Comune di Morelos, seguì l’esempio del suo contemporaneo maestro
guerrerense Cabañas. Dopo la vittoria sociale della scuola, però, la repressione si

22
Don Elizeth Zamora Pérez.

139
intensificò a causa di questa pulsione rivoluzionaria (nel contesto della Guerra
Sucia, cfr. cap.2, par. 2) e il pueblo di Amilcingo subì omicidi e arresti, per i quali
si stabilizzò un periodo di impasse politico che si concretizzò nell’occupazione
permanente di gruppi della polizia judicial.

All’inizio degli anni '90 la comunità riuscì a liberarsi dalla stretta di questi gruppi
repressivi, quando il leader principale della polizia judicial fu arrestato a causa di
altri omicidi politici commessi in Morelos. Da quel momento in poi la comunità
ricominciò ad avere maggior respiro, sebbene ci fossero alcuni attriti dovuti
all’inserimento dei partiti nelle dinamiche politiche locali. Tutto questo però
rafforzò la consapevolezza, dovuta anche all’impulso nazionale dell’EZLN, della
necessità di un recupero della memoria indigena e di ritorno all’autogoverno
tramite usos y costumbres. Questo legame con l’EZLN è fortissimo, si fa
fratellanza e lo si può leggere attraverso le parole di Don Elizeth:

El levantamiento del 1994 por los hermanos de Chiapas fue por el no haberse terminado
los repartimientos de tierras en estos Estados. (...) El levantamiento de Chiapas se movió por la
absencia de justicia, y fue en este momento, con el levantamiento, que Chiapas y Amilcingo se
empezaron a hermanar, de por sí, en este momento salían los problemas de Chiapas, y
Amilcingo iba a responder de la misma forma. Como hoy, en la actualidad, que estamos
caminando juntos con los hermanos zapatistas de Chiapas, vamos a decir que ahora ellos no
están solos, ahora están más fortalecidos que antes porque hoy hemos retomado el zapatismo
como pueblos indígenas, como pueblos originarios, hemos retomado el zapatismo y la lucha de
Chiapas somos todos, la lucha del EZLN somos todos, los pueblos originarios del país.23

Dalle parole di Don Elizeth si comprende quanto il levantamiento dell’EZLN sia


stato un momento di riscatto nel quale gli stessi abitanti di Amilcingo si
riconobbero; si comprende quanto fosse necessario che la Revolución
Interrumpida avesse un suo recupero e di quanto necessario fosse risolvere quelle
questioni rimaste interrotte dal Costituzionalismo prima, dal PRI poi: questa

23
Ibid.

140
interruzione segnò inevitabilmente il corso per le popolazioni indigene,
relegandole all’oblio, destinando Zapata ad essere cristallizzato nella memoria
istituzionale e trasformandone l’immaginario simbolico. L’EZLN risveglia questa
memoria e la comunità di Amilcingo ne apprezza la difesa, il riscatto e si sente
parte della stessa lotta. Si crea un legame familiare, al quale le parole di Don
Elizeth fa spesso riferimento: i fratelli e le sorelle del Chiapas, la Madre-diós-
Tierra e il Padre-diós-Sol. Questo immaginario si lega molto con lo zapatismo
chiapaneco, che fa un forte richiamo, oltre al recupero di Zapata, ad una identità
indigena. In questo recupero della familiarità, l’EZLN è un’organizzazione di
fratelli e sorelle, per il popolo militante morelense di Amilcingo e non solo.
Questo legame si consolidò maggiormente nel 2001 con la Marcha de la Dignidad
Indígena:

Sobre la Marcha del Color de la Tierra, fue muy importante porque fue una forma para
conocernos, para escucharnos para hermanarnos y fortalecer la lucha de nuestros pueblos. En
el caso de Amilcingo yo era delegado, en este momento fuimos en el Cuartel General de
Emiliano Zapata en Tlaltizapán. Fuimos a recoger nuestros hermanos zapatistas para repartirlos
en cada comunidad de la región de este estado, de Morelos. A mí, en cuanto delegado, me
tocaba hacer esto. Fue así como la gente de Amilcingo, así como la de Morelos, vieron a conocer
su lucha, su palabra, fue así que se intercambiaron nuestras luchas y conciencias, de cómo
empezaron su lucha y de cómo iban siguiendo caminando, y como EZLN y como pueblos
originarios se ponían el objetivo de las autonomías, retomando sus usos y costumbres de los
pueblos originarios.24

Questo conferma ancora di più quanto visto in precedenza dal punto di vista
dell’EZLN (paragrafo 3.3), ossia come si sia sviluppato in quella tappa un
rapporto di fratellanza e di incontro tra i due zapatismi: quello storico e quello
presente, i quali si riattivano a vicenda, invitando ad un processo di
trasformazione della memoria popolare in memoria militante.

24
Ibid.

141
me acuerdo bien del EZLN en el 2001, porque siempre he simpatizado con sus luchas,
antes de que llegaron a Morelos en el 2001. En esta ocasión pasaron en Cuautla, fui a verlos en
todas sus etapas en Morelos, me acuerdo bien en Cuatro Caminos, allí seguí sus caravanas, con
el Subcomandante Marcos, y desde allí me fui hasta Cuautla con ellos. Cuando fui no me
pensaba que me fuera posible acercarme tanto a el Subcomandante Marcos. Hasta la fecha
seguimos luchando con ellos, entonces para nosotros la lucha es como parte de la vida. Algunas
veces hemos pensado que la lucha va a terminar, qua no solucionaron algunas cosas, pero
seguimos y luchamos, hasta ahora contra las injusticias del malgobierno.25

Come lo zapatismo storico durante la Rivoluzione, il neozapatismo chiapaneco


non ha la pretesa di dettare una linea politica, ma si è fatto esempio con cui gli
altri popoli indigeni messicani sono riusciti a riorganizzarsi, attraverso
l’autonomia e il recupero delle proprie culture (usos y costumbres). Questo
raccordo con l’EZLN è stato possibile attraverso l’adesione al CNI:

emo sido parte de su ideología, de su lucha, después del '94, ya recientemente somos
integrados en el CNI, acercando nuestra comunidad al EZLN. Hemos participado con Marichuy
al CIG, nos no interesa ganar elecciones, sino que decir que como campesinos y como indígenas
nosotros existimos. El CNI es importante porque a través de esta organización nosotros
podemos decir como este sistema va despojando a los pueblos, a sus territorios. 26

Come conferma anche Doña Cecil, la lotta per usos y costumbres non è stata
affatto semplice, a causa dei partiti politici che non avrebbero voluto perdere la
loro autorità nella zona: con usos y costumbres, infatti, i partiti politici perdono
completamente qualsiasi tipo di autorità rappresentativa, poiché non possono
partecipare alla vita politica in quanto partiti, dunque perdono potere decisionale
sui territori e per questo motivo osteggiano, con ogni mezzo necessario,
l’affermarsi sempre più degli autogoverni tramite usos y costumbres. Soprattutto
nei territori dove ci sono grandi interessi economici, come nei casi dei
megaprogetti, l’autogoverno indigeno rappresenta un ostacolo molto grande.

25
Doña Cecil, 42 anni, donna, contadina, abitante e membro dell’Asamblea de Resistencia de Amilcingo,
intervistata ad Amilcingo il 25 gennaio 2020.
26
Jorge Velasquez.

142
Dal 2017, dopo un terremoto che ha interessato la parte orientale del Morelos e
principalmente la zona dello Stato di Puebla, si sono aperte le possibilità per
l’autogoverno, dovuto in larga parte all’assenza delle istituzioni, le quali non si
adoperarono sufficientemente negli aiuti ai territori colpiti dal sisma, mentre
dall’altra anche alla crescita dell’Asamblea de la Resistencia di Amilcingo.
Questo elemento organizzativo si è formato nel 2012, con lo sforzo e con la
diffusione di materiale informativo da parte di Samir Flores Soberanes, per
resistere al PIM.

La Asamblea de Resistencia nació cuando surgió el problema del Gasoducto. Samir nos
enseñó con películas lo que sucedía con las termoeléctricas en otros países: fue en la plaza de
Amilcingo donde la gente empezó a reunirse y se siguió a luchar contro el PIM. Empezamos
en la lucha por los ayudantes (con usos y costumbres). En el año del temblor (2017) empezamos
con otras luchas por la escuela. Se puso una demanda para que pueda llegar la votación y no
fuera como decían lo del Municipio, porque ellos siempre aceptaban todo lo que el estado pedía.
Ha seguido un proceso por el cual los ganamos por 350 votos llevamos a favor en la Ayudantía
de la comunidad. Desde allí seguimos (20 mayo 2018). Estuvimos dos años para que el gobierno
lo reconociera. Hasta ahora tenemos la ayudantía, que es nuestra, del pueblo; ahora el
comisariado está afuera, pero tiene que defender sirviendo el pueblo y los ejidatarios. Tenemos
nuestros ayudantes elegidos por usos y costumbres. El comisariado en el 2021 va a cambiar,
entonces tendremos que luchar para que este comisariado sigua teniendo que estar en el lado de
los ejidatarios, y no por el Estado. La lucha por la escuela empezó en el 2017, cuando fue el
temblor, cuando el gobierno decía que la escuela estaba por caerse, que era inservible, y no
quisieron reconocernos y nos duramos más de un año y ocho meses sin reconocer. Se mantuvo
la escuela con maestros solidarios, de allí seguimos día tras día, hasta que lo resolvieron, y nos
reconocieron un mes antes que mataron a nuestro compañero Samir. Esto fue un golpe fuerte
para la comunidad, que el pueblo lo sentí bien fuerte. Seguiremos luchando contro los
megaproyectos, contro el malgobierno, contra las injusticias, porque para la comunidad no hay
justicia.27

27
Ibid.

143
Nelle parole di Jorge Velasquez si attraversano le diverse tappe delle recenti lotte
di Amilcingo, la cui comunità si è rafforzata soprattutto nel periodo post-
terremoto di fine 2017. Come in un altro pueblo morelense di nome Xoxocotla 28,
anche ad Amilcingo la lotta per la scuola primaria – che nel 2017 venne intitolata
a Emiliano Zapata e che dal 20 febbraio 2020 ha preso il nome Escuela Primaria
‘Samir Flores Soberanes’ - ha rappresentato un elemento centrale.
L’autorganizzazione in usos y costumbres funziona con delle piccole assemblee
che si autogestiscono e si riuniscono nella Asamblea de Resistencia de Amilcingo
tutte le sere di fronte alla Ayudantía (una sorta di sede comunale) di Amilcingo.

(…) nuestras autoridades, que están elegidas por usos y costumbres, el comisariado
ejidal también. Los representantes de la comisaría ejidal y de la Ayudantía salen de una
asamblea popular convocada. La representividad es rotatoria y es única, aquí no hay partidos
políticos ni colores: nosotros somos lo que elegimos nuestras autoridades. También tenemos
una brigada de salud que se llama "Vihn Flor Laureano": esta brigada da terapia, consultas de
salud a la comunidad y a las comunidades cercanas, visita los enfermos de la misma comunidad.
Tenemos una ronda comunitaria que se encarga de resguardar a la comunidad, tenemos una
radio comunitaria, Amiltzinko 100.7. La radio fue impulsada por nuestro compañero Samir
Flores y desde la Radio daba todas estas informaciones sobre el PIM. Tenemos una Asamblea
de la resistencia que se reúne todas las noches en frente de la ayudantía; allí damos todas las
informaciones y nos convocamos al aire libre, en un lugar público, para que la gente se acerque
y allí pueda escuchar las informaciones. Allí estamos todos los días, aunque llueve, tremble, o
hay ajamiento. También tenemos dos Comités que recientemente se han integrado a la
organización, que es el Comité de la Escuela primaria "Samir Flores Soberanes" y lo de la
Escuela telesecundaria “Licenciado Benito Juárez”, que también son parte de nuestra
organización. Todas estas organizaciones se juntan en la Asamblea y platican sobre las
problemáticas de la comunidad, y cuando tenemos que hacer algo en conjunto, colectivamente
lo hacemos y entre todos construimos la acción y la comunidad, aunque cada comité resuelve
autónomamente cuando puede sus problemáticas más pequeñas.29

28
Per un approfondimento si consiglia la lettura di V.H. Sánchez Reséndiz, G. Videla, Memoria y resistencia en
Xoxocotla. Libertad Bajo Palabra, México, 2019.
29
Jorge Velásquez.

144
Queste forme organizzative si sono sviluppate soprattutto negli ultimi anni nel
contesto della lotta contro il PIM, che inizia nel 2011. In questo anno infatti venne
approvato dalle autorità federali il Proyecto Integral Morelos, un megaprogetto
energetico che interessa la regione centrale del Messico, in particolare negli Stati
di Morelos, Puebla e Tlaxcala. In quegli anni la politica energetica che stava
promuovendo il governo messicano si relazionava (e si relaziona tuttora) con il
modello di sviluppo estrattivista, nel quale la domanda di energia è strettamente
collegata ai processi minerari e di industrializzazione intensiva. Il PIM
rappresenta la punta dell’iceberg del processo di industrializzazione e del settore
minerario della zona orientale del Morelos. La Comisión Federal de Electricidad
è la responsabile del progetto, con l’investimento iniziale di più di un miliardo di
dollari, provenienti sia da capitali interni, sia da quelli stranieri (come ad esempio
dalla famiglia reale spagnola). L’infrastruttura del PIM si compone di tre
elementi: due centrali termoelettriche nella comunità di Huexca in Morelos; un
acquedotto che dovrebbe trasportare 50 milioni di litri di acqua al giorno – il cui
passaggio avverrebbe nella zona di Ayala e dei suoi 19 pueblos, che vedrebbero
così sparire qualsiasi tipo di fonte idrica; in ultimo un gasdotto di 160 chilometri
atto a trasportare poco più di 9 miliardi di litri di gas al giorno, attraversando 60
comunità tra Morelos, Puebla e Tlaxcala. La concessione di questo gasdotto è
stata appaltata ad imprese spagnole ed italiane: Enagás, Elecnor e Bonatti.30

Continuando la lucha de Amilcingo que se ha clasificado en tapas de años. Amilcingo


volvemos a retomar la etapa del 2012, por el problema que siglas que se escucha PIM. EL PIM
que veía formando un paquete: una caja con muchos regalos, por ejemplo, el proyecto Integral
Morelos se compone de una termoeléctrica, un gasoducto, un acueducto, y atrás de este
proyecto se compone una clase de empresarios, de inversionistas, de varias empresas
trasnacionales en Morelos. Dentro este paquete está el proceso de industrialización del Estado
de Morelos, explotando en su totalidad sus recursos naturales. De esta forma nos dimos cuenta

30
FPDTA- MPT, Amilcingo. Pueblo de tradición de lucha y dignidad. In ‹‹Palabras Pendientes››, n° 5, anno 2019,
pp. 8-9.

145
de que no era un proyecto integral de Morelos, si no es un proyecto como lo llama este
presidente, AMLO "proyecto de nación".31

Nello specifico il gasdotto del PIM presenta un rischio di impatto ambientale


notevole, essendo esso progettato in una zona ad alta attività sismica e ai piedi di
uno dei vulcani attivi più imponenti del centroamerica, il Popocatepetl. Il Comité
Científico de Riesgos del Volcán Popocatepetl dell’Insitituto de Geofísica della
UNAM si è raccomandato di non costruire questo gasdotto, in accordo con quanto
dichiarato dal Centro Universitario para la Prevención de Desastres della
BUAP.32

Per la comunità di Amilcingo questo progetto si è trasformato in un’imposizione


del governo sulla assemblea, sugli ejidatarios. Questo atteggiamento è dovuto alla
forma con cui il PIM è stato presentato, ignorando di informare la popolazione su
come si stesse decidendo di trasformare il territorio e decidendo di ignorare
completamente i bollettini sugli impatti ambientali di cui sopra. Per la costruzione
del gasdotto si renderebbe necessario espropriare le terre ejidales e al riguardo il
governo del Morelos non ha mai convocato assemblee, come sarebbe previsto nei
regolamenti municipali, privilegiando piuttosto avvicinamenti individuali con gli
ejidatarios, agevolando così la possibilità di mentire sugli effetti del PIM sui
raccolti circostanti, nonché sugli emolumenti per l’esproprio, con svalutazioni di
terre o con imposizioni minacciose. Samir Flores Soberanes, contadino di
famiglia tradizionalmente combattiva, è stato tra i primi della comunità a rendersi
conto degli effetti che avrebbe comportato il PIM in Morelos.

Seguimos informando que se iban quitando las tierras era devastación. A quitarnos las
aguas en Morelos es devastación. Que, a contaminar nuestras tierras y nuestro ambiente, es
devastación. Es devastación en contra de nuestras vidas, al ver que todo esto iba a pasar en
Morelos, nos convencimos de que va a pasar en todo el país, esta devastación que este AMLO

31
Don Elizeth Zamora Pérez.
32
Grupo Parlamentario “Grupo Ciudadanos”, Cámara de Deputados, Con punto de acuerdo sobre el Proyecto
Integral Morelos. https://infosen.senado.gob.mx/sgsp/gaceta/62/2/2014-05-13-
1/assets/documentos/PA_proyecto_integral_Morelos.pdf consultato il 15 giugno 2020.

146
en su discurso es progreso. Pero jamás lo va a decir que es un fracaso por las tierras, lo van
disfrazando por progreso cuando es una devastación a todo el país, en sus estados, en sus
municipios, en sus pueblos en cuanto despojo de aguas y tierras. Entonces como pueblos
comunidad de Amilcingo hemos retomado esta lucha por la defensa de la vida, del territorio, el
agua y para que no se vaya alterando el clima. Estamos en contra a el cambio climático, entonces
estamos hermanando con varias organizaciones de varios estados, de varios países. Este PIM
no es un problema solo de Amilcingo, es un problema ya nacionalizado y globalizado, entonces
decimos: ¿porque no luchar por nuestro derecho de existir, porque vamos a permitir que otros
decidan por nosotros, por nuestras vidas? Entonces es por esto por lo que de esta manera contra
al PIM, Amilcingo retomó su lucha y como hijos del Volcán hemos despertado en contra de
todas estas empresas trasnacionales.33

Come detto in precedenza questi megaprogetti si traducono spesso in un tentativo


di annichilimento o di allontanamento delle comunità che vivono i territori in cui
si sviluppano. Queste comunità hanno però avuto la capacità di organizzarsi,
recuperando una memoria e una tradizione di lotta, avendo la possibilità di
tradurle nel contesto delle lotte internazionali contro l’estrattivismo: questo
elemento internazionalista, dovuto anche all’eco globale del neozapatismo con
cui queste comunità sono in costante relazione, è stato un elemento che ha dato
coraggio difronte alla nuova fase economica che sembrerebbe altrimenti
schiacciante. Nelle parole di Don Elizeth è evidente quanto con il verbo retomar
si faccia riferimento ad un recupero: è il recupero della memoria e delle lotte del
passato, nella capacità di saper trasformare questi elementi come esempio valido
per affrontare le sfide di un presente. Questo presente estrattivista ha una sua
analogia con il ruolo delle haciendas in Morelos all’inizio del XX secolo: queste
terre morelensi già resistettero contro la porfiriana Ley de Colonizacíon, ottennero
gli ejidos tramite la lotta nazionale di Emiliano Zapata; questo PIM rappresenta
per le comunità la medesima minaccia ai propri territori – paradigma oggi di una

33
Don Elizeth Zamora Pérez.

147
lotta sociale internazionale. Oggi hanno riscattato quella simbologia di cento anni
fa, incrementando il significato militante della memoria subalterna.

(…) estamos en contra de todos estos inversionistas del capitalismo, enfermos del dinero
que no les importa devastar a nuestra madre-dios Tierra, que no les importa que contestan los
muertos, ni los vivos que contesten. Estos gobiernos de los tres niveles de México, no les
importa en que desaparezcan pueblos, que desaparezcan ríos, cerros; estos gobernantes no le
están sirviendo a los pueblos, están sirviendo a los grandes inversionistas, que nos van a
destruir. Entonces por esto como Amilcingo estamos al frente de todas las luchas, de este
caminar por la devastación de todo el País. Por todos nuestros hermanos de todo el mundo que
luchan contra los gobernantes de todo el mundo que están devastando nuestra Madre-dios tierra.
Ellos quieren devastarla con todos sus recursos, y como Amilcingo no vamos a permitir esto,
vamos al frente de esta lucha hermanada de todo lo que compone nuestra madre tierra,
estaremos defendiendo nuestra Madre-dios Tierra y juntamente con nuestro padre-dios-Sol en
nuestro caminar.34

Il linguaggio di Don Elizeth sembra infatti spesso far riferimento ad una tradizione
di lotta che parte già dai tempi di Emiliano Zapata nella zona. Con questo
linguaggio si rende evidente quanto sia necessario recuperare la tradizione della
lotta di Zapata nel contesto delle sfide che il presente pone di fronte al pueblado
di Amilcingo. Alla fine del 2013 vennero firmati diversi atti da parte delle
assemblee degli ejidatarios con cui si negava il passaggio del gasdotto nel
territorio di Amilcingo. La lotta contro il PIM cominciava ad avere un rilievo e
una crescita sostanziale nel momento in cui, il 4 gennaio dello stesso anno, era
nata la Radio Comunitaria Amiltzinko 100.7. Dal momento in cui la radio ebbe
vita, vi hanno partecipato e partecipano tuttora molti giovani della comunità; oltre
agli studenti delle università (dalla UAEM di Cuernavaca alla UNAM della
capitale) che vengono a proporre talleres politici di vario genere, vi prendono
parte gli adulti, le donne, i bambini e le bambine di Amilcingo. La radio ha un

34
Ibid.

148
raggio di frequenza che arriva a coprire sei municipi della parte orientale del
Morelos e tre municipi della parte occidentale dello Stato di Puebla.35

Come possiamo vedere dalle figure 13 e 14, la sede della Radio Comunitaria è un
luogo simbolo della memoria, che mostra i volti simbolici della costellazione della
memoria subalterna. Possiamo vedere infatti come le stelle menzionate
all’interno di questa tesi siano presenti nei murales degli studi della Radio
Comunitaria Amiltzinko 100.7: Emiliano Zapata, Rubén Jaramillo, Lucio
Cabañas, Genaro Vasquez, la Comandanta Ramona (che porta con sé el flor de la
palabra), il Subcomandante Marcos (oggi Subcomandante Galeano), Vihn Flores
Laureano e, in ultimo, Samir Flores Soberanes, il cui murales è stato aggiunto
dopo il suo assassinio del 20 febbraio 2019. Questi volti sono affiancati, quasi a
creare una genealogia militante del Messico e del Morelos. Da un lato i capisaldi
Zapata, Jaramillo, e chi ne ha ripreso le redini in termini nazionali, ossia la
Comandancia dell’EZLN; dall’altro gli elementi più popolari e locali che
compongono - insieme alle stelle più luminose - la costellazione della memoria,
brillano e generano i sentieri locali della memoria subalterna. Un altro murales
presente (figura 15) sotto gli studi della Radio, vede raffigurato Ricardo Flores
Magón con le cuffie della radio, a rimarcare anche l’importanza del pensiero
magonista nel pantheon militante messicano, e il suo sforzo teorico durante la
Rivoluzione. Camminando per le vie di Amilcingo ci si imbatte in molti altri
dipinti murali (figura 16 e figura 17): in uno c’è il legame della Madre terra che
annoda con i suoi fili vegetali, i volti di Emiliano Zapata e di Ernesto Che
Guevara; in un altro murales è rappresentato uno dei 43 studenti della Normal
Rural di Ayotzinapa desaparecidos nel 2014. Queste immagini ci aiutano a
comprendere quale sia per gli abitanti di Amilcingo il proprio passato e quanto
quel passato sia vivo nel presente, quale sia l’immaginario della propria memoria,
che va inevitabilmente trasmessa alle generazioni successive attraverso i

35
FPDTA- MPT, Amilcingo. Pueblo de tradición de lucha y dignidad…p. 9

149
linguaggi che i più giovani sanno meglio interpretare. Nel prossimo paragrafo ci
dedicheremo nello specifico alle immagini simboliche rappresentanti Samir
Flores Soberanes seguendo questo ragionamento sulla trasmissione della memoria
militante.

Nel 2013 l’assemblea di resistenza di Amilcingo si rafforzò molto anche perché


entrò a far parte del Frente de Pueblos en Defensa de Tierra y Agua de Morelos,
Puebla y Tlaxcala (FPDTA-MPT), organizzazione che stava mettendo (e che
mette tuttora) in relazione le diverse comunità colpite dal PIM nei tre Stati
(Morelos, Puebla e Tlaxcala), divenendo l’organizzazione di riferimento per
questa lotta che ha assunto ormai un rilievo federale. Nel 2014 fu inaugurato il
cantiere del gasdotto nella zona del municipio di Temoac e la comunità di
Amilcingo si mobilitò in massa, trovando un fruttuoso dialogo con gli operai del
cantiere che, ascoltandoli, decisero di sospendere i lavori. Il cantiere rimase
dunque fermo fino a quando nell’aprile dello stesso anno, con l’arrivo
dell’esercito e della polizia statale, fu imposto agli operai di ripartire; ci fu in quei
giorni una vera e propria resistenza fisica ai lavori da parte della comunità, che
ebbe un saldo di sei arresti e di un giovane e un adulto della comunità feriti da
arma da fuoco da parte della polizia statale. Nonostante questo episodio
repressivo, la comunità di Amilcingo non ha dismesso la sua mobilitazione,
cercando invece di informare le comunità vicine per accrescere la determinazione
della lotta contro il PIM.36

Come già visto in precedenza, la repressione in Messico ha avuto invece l’effetto


contrario a quello desiderato, la lotta contro il gasdotto ha avuto molta risonanza.
Con l’avvicinarsi delle elezioni del 2018, durante la campagna elettorale, AMLO
(André Manuel López Obrador) - con il suo partito MORENA (Movimiento de
Regeneración Nacional) – si proponeva di fare un grande cambiamento per tutto

36
Ibid.

150
il Messico, così si avvicinò alle lotte contro il PIM, promettendo alla gente del
Morelos che, una volta eletto, avrebbe impedito che il gasdotto venisse costruito:

El PIM ya existía como proyecto, y este señor, que se dice AMLO, estaba en su
campaña. Fuimos como Amilcingo y como APPM hasta su oficina en tercera ocasión. En esta
ocasión le dijimos "Señor Obrador, el que quiere ser presidente, pues antes que sea presidente
tenemos que decirle que tenemos el problema del PIM en nuestro estado y queremos que nos
ayudes. Si él es preciso, que vaya e impida la construcción del Gasoducto.” Él contestó: "Así
será, le voy a hacer la foto que estoy en contra del Gasoducto". Él nos vuelve a decir " no pudo
estar, pero sigo en esta postura, que voy a impedir el PIM. Morelos es tierra de Zapata y no de
conquista, si llego a ser presidente me comprometo que no se vaya a hacer el PIM". Lo
volvemos a decir en Ayala, otra vez nos confirmó que el PIM no se va a hacer. Encantados, los
pueblos de Morelos se pensaban que podía ser un presidente ejemplar.37

Nel 2018 López Obrador è diventato il nuovo presidente federale e nei primi mesi
del 2019 già cambiava opinione nei confronti della costruzione del gasdotto del
PIM, così come per il Tren Maya (altro megaprogetto turistico tra penisola dello
Yucatan e la zona nord del Chiapas). La soluzione del presidente messicano nei
confronti dei megaprogetti è quella di fare delle consulte che, per le complicazioni
burocratiche che comportano e per la pressione economica che questi progetti
hanno, escludono completamente i popoli originari dalle decisioni, laddove siano
nella libertà di poter scegliere. La gente di Amilcingo si sentiva tradita dal nuovo
presidente:

Al ser presidente, en febrero 2019 nos dijo que ya atreva la respuesta del PIM y que
fuéramos en la ciudad de Cuautla a presenciar su llegada, esto acerca el 9 de febrero. Allí
estábamos bien contentos, él dice "aquí estoy con los morelenses, vengo a decir mi palabra, lo
que digo en campaña lo digo hoy. Nos no convine echar abajo 25 millones de dólares que se
habían invertido y que no tenía sentido echar abajo esta termoeléctrica, que era un beneficio
por los mexicanos". Les empezar a decir muchas groserías, que los luchadores sociales contra

37
Don Elizeth Zamora Pérez.

151
a la termoeléctrica son "conservadores de izquierda" que esta termoeléctrica iba porque iba.
Como Amilcingo empezamos a reunirnos: este presidente nos ha traicionado. 38

Dunque, coloro i quali erano voti utili durante la campagna elettorale erano
diventati conservatori radicali di sinistra, che si frapponevano al progresso della
‘Cuarta Trasfomación’39. Dunque, la comunità di Amilcingo, Samir Flores per
primo, si stava organizzando per affrontare queste consulte, parlando dai
microfoni della Radio Comunitaria.

Él quiere hacer una consulta, que va a ser el 21-22 de febrero 2019. Nosotros
empezamos a difundir de no callar en su juego. Entonces se empieza a repartir muchos
proyectos en el estado de Morelos, usando los grupos de choques, los líderes, a usar
organizaciones del gobierno. Haciendo un trabajo para que la gente vaya a votar en favor de la
termoeléctrica, y nosotros diciendo a la gente de organizarnos para que no se construya la
termoeléctrica ni hoy ni mañana. Faltando tres días antes del día señalado para las consultas,
Obrador manda a asesinar a Samir. Los tres niveles de gobiernos están integrados a las cusas
de la muerte de Samir.40

Samir Flores Soberanes è stato assassinato, con tre colpi di pistola fuori dalla sua
abitazione, il 20 febbraio 2019 (ne parleremo più nello specifico nel prossimo
paragrafo), e per la gente di Amilcingo e per larga parte dell’opinione pubblica
messicana i colpevoli di questo assassinio sono sicari mandati dalle imprese che
vogliono costruire questo gasdotto. Come già molte volte è accaduto in Messico,
quando la repressione si fa più violenta, l’arma più efficace di chi l’ha subita è la
memoria subalterna, che ha saputo trasformare il dolore in determinazione,
ricollegando i fili delle proprie radici e sapendo leggere il presente attraverso il
passato:

Nos convencemos de que la historia del 1919 y la de 2019 se repite la traición de Zapata,
la de Samir Flores, el otro Zapata, que había seguido su lucha. Pero atrás de Samir surgieron

38
Ibid.
39
Secondo il partito MORENA, con questo nuovo corso per il Messico ci sarebbe una quarta trasformazione
dopo le prime tre: Indipendenza, Reforma di Juárez, Rivoluzione del 1910.
40
Don Elizeth Zamora Pérez.

152
muchos Samires y muchos Zapatas. Nos dolió la muerte de Samir y la sentimos bien fuerte su
ausencia, pero al mismo tiempo estamos convencidos que se fortaleció nuestra lucha, naciendo
muchos Samires y muchos Zapatas, en todo el estado y en todo el mundo. Porque nacieron
muchos Samires/Zapatas? Porque este problema que tiene cada hermano de todo el mundo, en
todo el cuerpo de nuestra Madre Tierra, es el mismo problema que estamos pasando en México,
porque en todo el mundo el capitalismo esta destruyendo. Tenemos que continuar su lucha.41

Come è noto, nella galassia militante rivoluzionaria internazionale, chi ha lottato


e viene assassinato per questo non è dimenticato, al contrario viene considerato
come un elemento ancora vivo, che vive nella memoria stessa. In questo passaggio
Don Elizeth ci spiega perché il seme della memoria si riproduce e diventa flor de
la palabra, al posto di morire rinasce e nascono molti Samir/Zapata, come nella
lettura dell’EZLN di Votán Zapata e della Rivoluzione messicana interrotta: la
memoria subalterna si fa motore della resistenza, si fa strumento della lotta,
veicolo contro i megaprogetti dell’oblio della storia e del vuoto nei territori. Così
come ‹‹Zapata vive, la lucha sigue››, per Amilcingo ma anche per il resto dello
zapatismo messicano (come vedremo nel prossimo paragrafo) Samir vive e la lotta
contro il PIM e contro i megaprogetti prosegue.

4.3 A cento anni dall’assassinio di Emiliano Zapata: Samir Flores


Soberanes

Il 10 aprile 2019 è stato il centenario dell’omicidio di Emiliano Zapata. Un mese


e mezzo prima di questa data, in un luogo non lontano dalla fattoria di Chinameca
dove Zapata fu tradito in un’imboscata dall’esercito costituzionalista, un altro
morelense, di nome Samir Flores Soberanes, è stato assassinato con tre colpi di
pistola. Sono passati cento anni dalla morte di Emiliano Zapata e mentre il
governo di MORENA si rendeva promotore dei preparativi per il centenario

41
Ibid.

153
istituzionale - che seguiva ovviamente il filone di un immaginario ambiguo sugli
esiti della Rivoluzione Messicana (cfr. cap. 1, par. 4) - con la stessa impostazione
memoriale classica non faceva altro che rinnovare lo schema di un significato
svuotato della storia di Emiliano Zapata, che come per ironia della storia andava
ripetendosi.

Samir Flores Soberanes è stato assassinato fuori dalla sua abitazione il 20 febbraio
2019, all’alba (circa alle ore 5), da tre sicari. La Fiscalia de Morelos 42 ha
immediatamente slegato dalle motivazioni possibili dell’assassinio la militanza di
Samir Flores nella lotta contro il gasdotto del PIM, trascurando delle prove in
merito e orientando le indagini su presunte bande narcotrafficanti mai rilevate in
zona, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani messicani. 43 Da subito i
compagni e le compagne di Samir Flores dell’Asamblea de Resistencia de
Amilcingo, hanno denunciato come questo omicidio fosse invece direttamente
collegato alle consulte che Lopez Obrador aveva imposto nella zona. Le consulte
“popolari” per imporre la termoelettrica e il gasdotto in Morelos erano state il
motivo della contestazione allo stesso presidente federale, alcuni giorni prima, a
Cuautla (9 febbraio 2019). Come affermava una sua compagna alla testata
giornalistica ‹‹El País››, Samir Flores aveva già ricevuto minacce da parte dei
cosiddetti grupos de choque, ossia malviventi collegati ai partiti, i quali vengono
ingaggiati per creare un clima di minaccia alla libera scelta (come abbiamo già
visto negli anni di Jaramillo, è una tradizione in Morelos); nello specifico i
compagni di Samir Flores denunciavano un gruppo legato al governo statale del
Morelos morenista e legato a Humberto Sandoval, leader della Central
Campesina Cardenista e difensore della termoelettrica.44 Dunque per l’Asamblea

42
La Fiscalia in Messico è statale, quindi ogni Stato ha la propria. Nelle sue funzioni corrisponde al ruolo della
Procura della Repubblica in Italia.
43
J. Martín Cullell, Asesinan a un activista mexicano en vísperas de la consulta sobre una termoeléctrica, 20
febbraio 2019, ‹‹El País››, https://elpais.com/internacional/2019/02/20/mexico/1550686132_881347.html,
consultato in data 19/06/2020.
44
Ibid.

154
de Resistencia de Amilcingo, per l’APPM, per il CNI e dunque anche per l’EZLN,
così come per gran parte dell’opinione pubblica della sociedad civil messicana e
internazionale (entreremo tra poco nei dettagli anche di questo aspetto),
l’omicidio di Samir Flores è stato commissionato dall’alto, ossia dalle imprese
costruttrici del gasdotto e della termoelettrica con l’avallo delle forze politiche
istituzionali statali e federali.

Samir Flores era un contadino di origini nahua nato nella comunità di Amilcingo,
trentenne, padre di quattro figli e, come detto in precedenza, è stato uno dei
principali oppositori alla Planta Termoeléctrica di Huexca, fermo oppositore del
gasdotto e dal 2012 ha sempre denunciato pubblicamente gli effetti disastrosi che
il PIM avrebbe prodotto per le persone e per l’ambiente circostante. È stato tra i
primi a promuovere materiale informativo per difendere il presente e il futuro
della comunità di Amilcingo e delle comunità vicine, valorizzando un passato,
una memoria di lotta per difendere la stessa esistenza delle popolazioni nahua di
Amilcingo e del Morelos contro il cosiddetto progresso. Come abbiamo detto in
precedenza, lo zio di Samir Flores, Vihn Flores Laureano, fu uno tra i più attivi
della comunità verso la fine degli anni '70, affascinato anche dalla lotta
guerrigliera di Lucio Cabañas, ma soprattutto memore di Emiliano Zapata, del
legame profondo che il popolo morelense ha con ‹‹nuestra madrecita tierra que
se dice patria››. Questa tradizione di lotta in famiglia è stato uno dei motivi per i
quali il campesino morelense ha ereditato un ruolo chiave nella lotta contro il
PIM, poiché ha saputo portare avanti una memoria militante. Infatti, Samir Flores
fu promotore della Radio Comunitaria Amiltzinko 100.7 e dai microfoni della
stessa informava i suoi compaesani sui rischi geologici del PIM, ma anche sugli
effetti economici che avrebbe comportato alla comunità la perdita degli ejidos,
conquista cruciale della Comune di Morelos di Emiliano Zapata. Parlando con chi
lo ha conosciuto, con chi ha condiviso con lui parte della sua attività politica, è
inevitabile rendersi conto di quanto fosse importante la sua figura di educatore,

155
ereditata dallo zio (maestro rural): Samir Flores si rese infatti disponibile, nel
2017, a insegnare ai bambini della Escuela Primaria ‘Emiliano Zapata’, mettendo
nel suo insegnamento la volontà di una trasmissione della conoscenza locale, le
tecniche di coltivazione tradizionali, che rappresentavano e rappresentano una
forma di resistenza contro le monocolture e il transgenico. Nelle parole di persone
più grandi di lui è possibile comprendere come sia stato una guida per imparare a
riconoscere e smascherare le menzogne con le quali vengono imposti i
megaprogetti nei territori. Come racconta Doña Güera:

Me acerqué a la Asamblea por lo que pasaba por el gasoducto, y fue la primera vez que
nos acercamos (yo y mi esposo), cuando ya habían llegado los tubos para enterrarlos. Cuando
llegamos a la Asamblea (hace 6 años) nos dimos cuenta de que era un proceso ya constante, ya
poco a poco no fuimos entregados a todos en la Asamblea Comunitaria; ahora diario nos
juntamos para solucionar todos los problemas. A Samir lo conocimos así, por esto mismo, por
el problema del Gasoducto; ya nos conocíamos antes, pero, así como "buenos días, buenas
tardes", con este problema del gasoducto ya empezamos a hacer amistad con ellos, con Samir
y su familia, y hacemos como familia entre nosotros. Así fue como conocimos a Samir.
Nosotros conocimos el problema del Gasoducto cuando estuvimos en el campo y nos dimos
cuenta de que estaban llegando tubos, carros y todo para hacer el gasoducto; yo y mi esposo
nos preocupamos mucho y en el mientre Samir anunciaba en Amilcingo para informar la
población de los riesgos. Para que el PIM se podía afirmar, a la gente de la tercera edad le iban
a engañar y a quitarle las tierras, con la mentira que las iban a pagar bien; también llegaron de
mi esposo para decirle de vender su tierra, y así empezó la lucha contra ellos. La herencia de
Zapata, los ejidos, para defender esta tierra fue muy importante. La tierra es el futuro de
nuestros hijos, es la única manera para sobrevivir, a esto nos dedicamos, a sembrar la tierra,
porque básicamente desde allí se come. Por esto es importante que no llegue gente extraña para
invadirnos, a quitarnos la herencia de nuestros antepasados. La radio fue un elemento muy
importante, porque me acuerdo de que desde allí Samir nos comunicaba todas las informaciones
para aprender como organizarnos contra estas mentiras.45

45
Doña Güera, circa 55 anni, contadina, abitante di Amilcingo e membro della Asamblea de Resistencia de
Amilcingo, intervistata ad Amilcingo il 26 gennaio 2020.

156
In queste parole è descritta con estrema semplicità quanto sia stato fondamentale
il ruolo di Samir Flores per trasformare la semplice preoccupazione di contadini
che si erano resi conto dei cambiamenti che avrebbe comportato, per arrivare a
diventare organizzazione che si difendeva in maniera cosciente contro il PIM, nel
recupero della terra come valore di sopravvivenza, come eredità di un passato da
cui non si può prescindere, come bene da conservare per le generazioni future.
Questo passaggio è molto utile per comprendere anche le modalità attraverso le
quali il PIM viene imposto, cercando di approfittare della presunta ignoranza
soprattutto della popolazione più anziana, spesso non alfabetizzata, che invece fa
della memoria orale e della tradizione di lotta un vessillo, che si lega anche alla
capacità comunicativa delle generazioni successive, che adoperano gli strumenti
classici affiancandovi quelli nuovi, come la radio o i documentari.

Sobre el compañero Samir Flores que fue originario de Amilcingo. El asesinato fue por
entregarse a la lucha en defensa de la vida, del territorio y del agua y contra el cambio climático.
Su lucha fue muy similar a la de Zapata. Samir con el dolor de las generaciones futuras no
quería que estas tierras iban devastadas, él se entregó de lleno a su etapa de lucha en
acompañamiento de todos nosotros y nosotras y nos identificamos en su lucha, porque tenía
una justa razón por la vida. Como así Zapata en el 1910 fue por una causa justa, por las tierras
y por las aguas, que no fueran rebatadas por las haciendas. Fueron causas muy parecidas, en
todo. La causa de Emiliano Zapata en 1910, en su lucha y en su caminar, en un momento era
presidente Madero. Habían hecho algunos diálogos en sus momentos, que en su campaña se
comprometía de hacer reparticiones de tierra en todo el país. Zapata se confió y los pueblos
también que era el gobernante que posiblemente se podía creer, pero el venía del sistema del
narco poder y Zapata no se confía bastante de Madero. En esta tapa fueron dos luchas muy
parecidas: Zapata es traicionado por Madero, que llegando al poder se lo vuelve a decir Zapata:
ahora que es presidente cúmplenos. Madero le contesta que no se puede, nada depende de mí,
sino de mi gobierno: no te puedo cumplir. Zapata posteriormente es traicionado por este
gobierno de Carranza que intelectualmente manda a personas físicas a matar a Zapata. Como

157
termina la historia y la existencia de Zapata. Pero allí no termina, esto se repite, como con el
compañero Samir.46

Don Elizeth, come in precedenza, paragona la storia di Samir Flores e quella di


Emiliano Zapata. Lo fa partendo dalla similarità delle ragioni che hanno portato a
lottare i due morelensi, a cento anni di differenza. In qualche modo le haciendas
che si appropriavano con la Ley de Colonizacíon delle terre comunitarie di
Anenecuilco nei primi anni del XX secolo, si comportavano allo stesso modo con
cui oggi le imprese dei megaprogetti cercano in tutti modi di accaparrarsi i
territori, che vengono valutati solo in base alla quantità dei profitti, giustificandoli
come cento anni prima come portatrici di un progresso del quale le popolazioni
locali non possono e spesso non vogliono “beneficiare”: cento anni prima era
quello dell’industrializzazione del settore agricolo della canna da zucchero e delle
grandi infrastrutture per il trasporto delle merci, come la ferrovia che avrebbe
dovuto collegare nel 1890 il porto di Veracruz con l’Istmo di Tehuantepec. Questo
esempio di più di cento anni fa non è poi così lontano dal megaprogetto di oggi
del Corredor Transístmico. Il paragone successivo che fa il vocero del CNI di
Amilcingo è quello tra López Obrador e Madero, quindi da quello delle
similitudini materiali a quelle politiche; Don Elizeth fa questo paragone perché il
partito del presidente federale, MORENA, si presentava come la via del
cambiamento del paese, il nuovo corso, la svolta epocale per farla finita con lo
“strapotere dei corrotti”. Con questa campagna elettorale MORENA faceva leva
sul sentimento ormai colmo di milioni di messicani che subivano da tanti anni una
guerra non loro, una guerra nella quale sembrava che le persone che non fossero
direttamente inserite nei giri del narcotraffico, facessero solo da comparse
sacrificabili da un momento all’altro. Questo immaginario - che è anche stato
descritto largamente dalla produzione culturale cinematografica - seppur
veritiero, non prendeva in considerazione un ampio settore della realtà: esisteva

46
Don Elizeth Zamora Pérez.

158
un’alternativa, che i soggetti subalterni avevano individuato, ossia quella
dell’autorganizzazione nei territori, soprattutto nel contesto rurale e indigeno. Il
populismo di López Obrador è servito a far rientrare nei ranghi del vecchio
schema istituzionale la rabbia e la speranza di milioni di persone, facendo passare
- con il sorriso - gli stessi programmi economici. In questo senso López Obrador
viene profondamente assimilato alla figura di Francisco Madero, che promise un
cambiamento radicale nel paese nel periodo del porfiriato, senza però adempiere
alle promesse per le quali lo stesso Zapata rimase inizialmente affascinato dal
progetto Antireeleccionista. Per questo invece Samir Flores è un nuovo Emiliano
Zapata. Perché non si fidava del nuovo presidente e ne ha smascherato
pubblicamente le intenzioni pochi giorni prima di essere assassinato. Perché come
Zapata ha messo il suo corpo a difesa di ciò per cui lottava. La lotta di Emiliano
Zapata e quella di Samir Flores erano le stesse, quella per la terra, per l’acqua, per
la vita delle popolazioni rurali e indigene del Morelos, per dare un futuro dignitoso
alle generazioni successive. Semplicemente cambiano i tempi, le forme di attacco
da parte della classe imprenditrice - l’allora capitalismo nascente dei científicos,
oggi prende le sembianze di un neoliberismo globalizzato – si trasformano a
seconda delle leggi del mercato. Mentre la memoria subalterna che assume una
postura militante non scinde il corso della storia ma ne propone una visione ciclica
nelle quali situazioni ed eventi sostanzialmente si ripetono, dunque la vede da
un’unica prospettiva, seppur con le sue discontinuità-costellazione e i suoi
momenti-stelle, è in grado di leggere ciò che accade secondo una lente che tende
a non dimenticare.

Ora analizziamo come questo continuo richiamo al passato sia la chiave


fondamentale attraverso cui si legge il presente, nella lettura dell’assassinio di
Samir Flores e di come questo sia un elemento di forza della memoria subalterna
nei movimenti militanti di Amilcingo, così come del CNI e dell’EZLN. È
importante sottolineare che l’assassinio di Samir Flores ha avuto un’eco molto

159
forte per un fattore nazionale e uno internazionale. Il primo fattore nazionale è
quello che segue il filo della costellazione della memoria subalterna: una sorta di
Votán Zapata che prende le sembianze di Samir Flores, in una lotta sin rostro, per
la quale ‹‹Todos somos Samir››. Se l’EZLN è stata la gigante rossa che ha
risvegliato tutto ciò che rappresenta una memoria militante di Emiliano Zapata,
con Samir Flores si stabilisce un legame di discendenza, una eredità storica in
terra morelense, che inevitabilmente ha portato l’opinione pubblica e la sociedad
civil a identificarsi in un simbolo: Samir diviene oggi un nuovo Zapata. In questa
lettura si rinnova la riflessione sulla storia nazionale messicana e su come certi
processi ciclici si ripetano; questa riflessione scaturisce dalla somiglianza dei fatti
accaduti nel 1919 e nel 2019, e sul perché abbiano particolari così simili.

Il secondo fattore è invece internazionale, perché questo omicidio è divenuto il


simbolo della violenza sui territori e sui corpi contro cui oggi si gioca una lotta
globale per l’ambiente, per la terra e per la vita; con le sue molteplici differenze e
specificità, questo paradigma di lotta si pone in un campo globalizzato nel quale,
oltre alle imprese transnazionali, si sono creati legami internazionali che in
Messico sono dovuti allo sforzo costante dell’EZLN ad avere un richiamo alla
lotta internazionalista.

Il 6 marzo 2019 il comunicato ‹‹Samir vive, la lucha sigue!›› firmato dalla


Tercera Asamblea Nacional del CNI e dall’EZLN segue il filo del discorso che
riporta Don Elizeth in precedenza:

A casi 100 años del asesinato del general Emiliano Zapata, estando reunidos los pueblos
ayuuk, binizza, chinanteco, chol, chontal, guarijío, maya, mayo, mazahua, mazateco, mixteco,
nahua, nayeri, otomí, popoluca, purépecha, raramuri, tepehuano, tlapaneco, tojolabal, totonaco,
tzeltal, tsotsil, wixárika, yaqui, zoque y quichua (Ecuador) para celebrar la Tercera Asamblea
Nacional del Congreso Nacional Indígena y el Concejo Indígena de Gobierno, nos encontramos
en el dolor y la rabia ante la guerra en contra de nuestros pueblos, ante el asesinato del
compañero Samir, muerto por defender a la tierra y a su pueblo. Desde nuestra asamblea
nacional enviamos un abrazo solidario y combativo a su familia y a la comunidad de Amilcingo,

160
Morelos. Les enviamos un abrazo solidario del CNI-CIG y el EZLN, donde el compañero
siempre será una vela encendida. A Samir lo mató el régimen neoliberal; no sabemos si el
gobierno, si los empresarios, si sus cárteles delincuenciales, o, si los tres juntos. Los
ofrecimientos hechos por AMLO, no a los de abajo, sino a los dueños del dinero y del poder,
las veladas amenazas en contra de quienes defendemos la vida, sentaron las bases del artero
asesinato. Es, en el caso del nuevo titular del ejecutivo federal, la promesa de entregar a los
grandes empresarios y a las cúpulas militares lo que no han podido quitarnos el capitalismo
neoliberal y sus malos gobiernos que entran y salen. Ofrece a los empresarios poner a su
disposición la tierra con la supuesta nueva Ley de Desarrollo Agrario, para terminar de
desmantelar la propiedad y organización colectivas, llamando “desarrollo” al robo descarado y
a la destrucción, amenazando militarmente a nuestros pueblos con su Guardia Nacional y
reconfigurando nuestro país.47

Qui si sviluppa dunque una critica al sistema economico nel quale si matura
l’assassinio di Samir Flores, che diviene il simbolo di tanti altri omicidi politici,
che si sono registrati nei confronti di chi resiste al sistema neoliberista dei
megaprogetti e lotta in difesa dell’ambiente. Poi in questo comunicato vi è un
passaggio direttamente volto a “smascherare” la Cuarta Trasfomación, che con il
suo discorso di essere la quarta tappa di trasformazione radicale nel paese, dà la
possibilità al CNI e all’EZLN, di rianalizzare a contropelo invece questi tre
momenti di cui si dicono eredi Lopez Obrador e il suo partito MORENA:

La llamada “Cuarta Transformación” sigue el mismo camino de sus 3 predecesoras,


aunque con más brutalidad y cinismo si posible fuera. En la guerra de Independencia fueron
los explotadores locales, hijos de los invasores europeos, quienes tomaron el poder y se
repartieron nuestras tierras, tratando de invisibilizar la existencia de nuestros pueblos sobre la
base del discurso liberal que hasta el día de hoy es el discurso del Poder. En la Reforma nuestras
tierras comunales, sagradas para nosotros, fueron proscritas para entregarlas a los mismos
saqueadores, las leyes de Reforma y las posteriores leyes de baldíos y colonización propiciaron

47
CNI-CIG, EZLN, ¡Samir vive, la lucha sigue! Pronunciamiento de la Tercera Asamblea Nacional del Congreso
Nacional Indígena, el Concejo Indígena de Gobierno y el EZLN. 6 marzo 2019,
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2019/03/06/samir-vive-la-lucha-sigue-pronunciamiento-de-la-tercera-
asamblea-nacional-del-congreso-nacional-indigena-el-concejo-indigena-de-gobierno-y-el-ezln/ consultato il
22/06/2020

161
el crecimiento de las grandes haciendas bajo el régimen porfiriano. Durante la Revolución
Mexicana, mientras arriba se repartieron el poder político, abajo con nuestra sangre
defendimos y regamos la tierra. Mientras Madero y Carranza traicionaban y asesinaban a
Zapata, nuestros pueblos exigían una radical y profunda transformación social y agraria que
nunca llegó. Así, en cada “transformación” se acrecentaron y recrudecieronla explotación, el
despojo, la discriminación y el desprecio contra nuestros pueblos.48

Si ribadiva, con più consapevolezza e con una riflessione più allargata del CNI,
quanto affermato nel '94 dall’EZLN con la Primera Declaración de la Selva
Lacandona (cfr. cap. 3, par. 2), ossia che nei passaggi chiave della storia del paese
centroamericano i soggetti subalterni non solo non ebbero alcun riconoscimento
dallo Stato o dalla classe dominante, ma furono invece traditi, repressi e sfruttati:
questo passaggio di oblio si ripresenta anche nella cosiddetta Cuarta
Trasfomación, nella quale vengono imposte le linee economico-politiche senza
tener conto, anzi ignorando completamente se non eliminando fisicamente, le voci
del dissenso, le voci sottaciute dalla storia.

El Proyecto Integral Morelos, por ejemplo (…) La fuerza del Estado y de las empresas
Elecnor, Enagás, Abengoa, Bonatti, CFE, Nissan, Burlington, Saint Gobain, Continental,
Bridgestone y muchas más, ha impuesto este proyecto por medio de la violencia pública estatal,
federal y el ejército, infundiendo terror en los pueblos a través de la tortura, la amenaza, el
encarcelamiento, persecución judicial, cierre de radios comunitarias, y ahora el asesinato de
nuestro hermano Samir Flores Soberanes. Los neoliberales, primero con los delincuentes Felipe
Calderón y Enrique Peña Nieto y ahora con Andrés Manuel López Obrador, buscan acabar con
la resistencia de los pueblos que con razón y derecho decimos NO al Proyecto Integral Morelos.
Sin embargo, el racismo sembrado por el desprecio capitalista, la desinformación y la
desmemoria, vuelven a criminalizarnos.49

Seguendo questo filo di interpretazione e di recupero della memoria, il 10 aprile


2019 il comunicato dell’EZLN per il centenario dell’assassinio di Emiliano
Zapata inizia con un simbolico abbraccio fraterno agli zapatisti morelensi e

48
Ibid., corsivo mio.
49
Ibid.

162
fondamentalmente si trasforma nell’assimilazione totale delle due figure, quella
di Emiliano Zapata e quella di Samir Flores. Il comunicato viene dunque aperto
da questo abbraccio e dalla rabbia e il dolore di non poter essere presenti in
Morelos, a causa della fortissima militarizzazione che in Chiapas è stata
incrementata dallo stesso Lopez Obrador, con il controllo dei flussi migratori delle
frontiere Sud e con l’affermazione con la forza di un altro megaprogetto, il Tren
Maya:

(..) Por lo mismo, desde las montañas del sureste mexicano llega hoy a las dignas tierras
de Emiliano Zapata y sus sucesores -como lo fue y es Samir Flores Soberanes, nuestro hermano
y compañero de lucha en defensa de la vida-, el abrazo que no es sólo mío sino de todos los
pueblos zapatistas de tzotziles, choles, tojolabales, zoques, mames, mestizos y tzeltales.
Recíbanlo, hermanas y hermanos, porque es un abrazo que les damos nosotras, nosotros,
zapatistas del EZLN, porque les respetamos y admiramos.

Il comunicato poi si focalizza su cosa sia lo zapatismo e per quale motivo Zapata
continua ad ispirare nuove forme di lotta, che riprendono inevitabilmente un filo
che si credeva interrotto con il suo assassinio ma che, come abbiamo visto nel
corso di questa tesi, si manifesta come una costellazione nel corso del tempo, con
le sue discontinuità. La lotta di Zapata è divenuta nel XXI secolo una lotta di
carattere internazionale, una lotta tra il capitalismo neoliberista, che nella sua
spietatezza e noncuranza dell’ambiente rischia seriamente di compromettere
l’esistenza sul pianeta, contro i primi tra tutti i soggetti che ne hanno più cura e
che lottano per la sua difesa:

(…) No sólo por el símbolo de levantarla cuando los de arriba celebran una traición: la
que asesinó a un individuo de nombre Emiliano Zapata Salazar; y que fracasó en detener una
causa, la que hoy pervive en muchas siglas en todo el territorio de esto que todavía llamamos
México: el zapatismo. Su causa de ustedes es inspiradora para cualquier persona honesta en
el mundo, porque su lucha es por la vida. No es una apuesta por dinero, puestos, regalos. Es
para las generaciones que no vendrán si triunfa la soberbia del Mandón y son destruidas las
comunidades. Por eso su lucha no sólo merece ser saludada y apoyada, también debiera ser

163
replicada en todos los rincones del planeta donde, bajo la bandera de los supuestos “orden y
progreso”, se destruye la naturaleza y a quienes la habitan. Hay veces que las causas se
concretan en una persona, hombre, mujer u otroa. Y entonces esa causa tiene nombre, apellido,
lugar de nacimiento, familia, comunidad, historia. Como en Emiliano Zapata Salazar, también
es el caso del hermano y compañero Samir Flores Soberanes, a quien quisieron comprar, a
quien quisieron rendir, a quien quisieron convencer de dejar sus ideales. Y él no se dejó, por
eso lo asesinaron. Porque no se vendió, porque no se rindió y porque no claudicó. Como se
equivoca el actual ejecutivo federal cuando, alardeando su ignorancia sobre la historia y cultura
del país que dice “mandar” (…) pretende amistar a Francisco I. Madero con Emiliano Zapata
Salazar. Porque, así como Madero quiso comprar a Zapata, el mal gobierno quiso comprar a
Samir, y a los pueblos que resisten, con apoyos, proyectos y demás mentiras. Los pueblos y
Samir respondieron con su empeño de resistencia, algo que enorgullecería al Emiliano Zapata
que señalaba que no se le compraba con oro y que aquí (en las tierras de Morelos) todavía había
y hay hombres -nosotros agregamos “y mujeres y otroas”- con vergüenza.50

Il comunicato procede con una frase che sembra essere fondamentale per la
memoria subalterna: ‹‹Piensan que, asesinando a líderes y a rostros visibles, las
causas mueren junto con ellos››.51 È proprio questa la chiave di lettura con cui
comprendere la forza della memoria subalterna dei movimenti militanti
messicani. In essi la morte è un passaggio della vita, e ne sancisce il ricordo
simbolico ed eterno, nel contesto del martirio: quel ‹‹vive›› non è la formalità di
un motto, ma è la memoria costante che porta a ricondurre tutti quei processi di
significazione simbolica alla presenza di un’idea, che diviene un invito ad essere
esempio, un modello da ripercorrere, fino a quando la problematica legata a quel
modello non sia risolta in maniera definitiva. Per la difesa della terra, per le
popolazioni indigene, il simbolo di Zapata diventa quello di Samir Flores, perché
entrambi rappresentano la stessa battaglia, la stessa necessità di una resistenza ad

50
Subcomandante Insurgente Moisés, Mensaje del Ejército Zapatista de Liberación Nacional en los 100 años del
asesinato del General Emiliano Zapata, 10 aprile 2019,
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2019/04/10/comunicado-del-ejercito-zapatista-de-liberacion-nacional-2/
consultato in data 22/06/2020, corsivo mio.
51
Ibid.

164
un modello che tende a schiacciare ed annullare l’esistenza di una forma
alternativa di vita a quella occidentale, progressista o neoliberale che sia.

A dimostrazione di quanto scritto dall’EZLN, al contrario di ciò che si aspetta la


controparte, i popoli indigeni e rurali hanno incrementato e non hanno
abbandonato le loro lotte per il territorio. Lo stesso EZLN nell’agosto del 2019 ha
annunciato di voler ‹‹romper el cerco›› - ossia voler rompere l’accerchiamento
militare di cui abbiamo parlato sopra – inaugurando sette nuovi caracoles,
ampliando le zone autonome zapatiste in risposta, dapprima ad una necessità
interna organizzativa, non ultimo come segnale di una resistenza più massiccia
alla costruzione del Tren Maya. La campagna dell’EZLN per la costruzione dei
nuovi caracoles ha preso il nome ‹‹Samir Flores vive››.52 Questo ci consente di
comprendere con maggior efficacia il messaggio di Don Elizeth, quando sostiene
che nascono molti Samir e molti Zapata in molti lati del mondo nel momento in
cui essi muoiono, come diceva già tanti anni prima l’EZLN nella sua Cuarta
Declaración:

no morirá la flor de la palabra. Podrá morir el rostro oculto de quien la nombra hoy, pero
la palabra que vino desde el fondo de la historia y de la tierra ya no podrá ser arrancada por la
soberbia del poder53

In difesa della memoria di Samir Flores, durante il Foro en Defensa de nuestros


territorios y de la Madre Tierra, organizzato dal CNI e dall’EZLN e che ha avuto
luogo nel dicembre 2019 nel nuovo caracol Jacinto Canek (a San Cristobal de Las
Casas), il subcomandante Moisés - con l’accordo di Don Elizeth e dei suoi
compagni del FDPDTA-MPT – ha annunciato una tre giorni per il 20-21-22
febbraio 2020, in difesa dei territori e nella memoria di Samir Flores, con una

52
Comunicado del CCRI-CG del EZLN. Y ROMPIMOS EL CERCO. 17 agosto 2019,
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2019/08/17/comunicado-del-ccri-cg-del-ezln-y-rompimos-el-cerco-
subcomandante-insurgente-moises/ consultato in data 22/06/2020.
53
CG-CCRI, Cuarta Declaración de la Selva Lacandona. 01 gennaio 1996.
https://enlacezapatista.ezln.org.mx/1996/01/01/cuarta-declaracion-de-la-selva-
lacandona/#:~:text=No%20morir%C3%A1%20la%20flor%20de,por%20la%20soberbia%20del%20poder.
Consultato in data 23/06/2020.

165
campagna chiamata ‹‹Samir somos todas y todos››. Durante il Foro è stato
possibile ascoltare quanto sia sentito a livello nazionale l’enorme impatto del
neoliberismo estrattivista sulle popolazioni indigene e rurali, che hanno
raccontato le loro storie e denunciato i molti omicidi politici subiti, dovuti alla
resistenza e alla difesa dei territori. 54

Come si può vedere nella figura 18, nel manifesto della convocatoria, la tre giorni
dedicata al ricordo di Samir Flores e alla difesa dei territori è stata così suddivisa:
il 20 febbraio, primo anniversario dell’omicidio, ogni comunità ha ricordato
Samir nella difesa locale del proprio territorio; il 21 febbraio c’è stato un corteo
nazionale nella capitale, mentre il 22 un secondo Foro ad Amilcingo. Nella
comunità di Amilcingo c’è stato un momento di preghiera nella mattinata, seguito
da un corteo a cui ha partecipato quasi la totalità della comunità, alcuni membri
della APPM e del FDPDTA (figura 19) e alcuni ospiti stranieri. Successivamente
il corteo si è spostato nella Escuela primaria ‘Emiliano Zapata’ che in quel giorno,
dopo alcune rappresentazioni teatrali della rappresentanza degli studenti e delle
studentesse (figura 21) ha cambiato la sua denominazione in Escuela primaria
‘Samir Flores Soberanes’, a rimarcare il segno di questa sovrapposizione (figura
20). Guardando i murales della figura 20 e nel murales dietro alla statua nel
ricordo di Samir Flores (figura 22) è possibile comprendere l’importanza della
simbologia morelense. L’erede di Zapata, Samir Flores, siede vicino a lui nel
pantheon della memoria, divengono due figure inscindibili, due uomini segnati
dallo stesso destino: quello di lottare per il proprio ideale e di morire affinché esso
si realizzi. In quel giorno è stato possibile vedere le lacrime sui volti di un popolo
battagliero, che ha deciso però di onorare la memoria del proprio compagno con
una determinazione che avrebbe fatto sorridere sia Samir Flores che Emiliano
Zapata.

54
È possibile visionare le diverse e numerose testimonianze qui:
https://www.congresonacionalindigena.org/2019/12/21/foro-en-defensa-del-territorio-y-la-madre-tierra/
consultato in data 23/06/2020.

166
Nella giornata del 21 febbraio 2020 gli abitanti di Amilcingo si sono spostati a
Città del Messico in maniera compatta e organizzata, con diversi pullman. Così
come loro, altre realtà indigene e rurali messicane si sono riversate nelle strade
del centro della capitale. Erano presenti, oltre ai compagni Samir del Frente
proveniente di Morelos, Puebla e Tlaxcala, molti membri del CODEDI e il
Sindicato 22 di Oaxaca, campesinos del Michoacán, le realtà comunitarie dal
Guerrero, gli ejidatarios dell’Estado de México, gli studenti delle università e la
sociedad civil aderente alla Zesta nacional e internacional, mentre l’EZLN non
ha potuto essere fisicamente presente nella capitale. Nelle figure 23, 24 e 25 è
possibile vedere la larga adesione al corteo, che ha coinvolto larga parte della
sociedad civil messicana, sensibilizzata dalla morte di Samir Flores, divenuto
simbolo della lotta nazionale e internazionale contro i megaprogetti e della difesa
dell’ambiente. Alla fine della marcha è avvenuto un evento davvero significativo.
Una volta entrati nello Zócalo di Città del Messico, i compagni e le compagne di
Samir Flores hanno individuato un’aiuola e lì vi hanno piantato un monumento,
chiamato però contromonumento, con il busto di Samir Flores Soberanes (figura
26). Che cos’è un contromonumento? Dal 2014 in Messico è partita una tendenza
dei movimenti ad affermare la propria voce della memoria attraverso una
simbologia che fisicamente si riappropri della presenza nel centro della capitale
federale. Ad esempio su una delle vie centrali, vi è presente un contromonumento
in ricordo ai 43 studenti di Ayotzinapa; così come il 25 novembre 2019, sotto il
palazzo della Bellas Artes è stato posto un contromonumento di denuncia per le
donne vittime di femminicidio (una vera e propria piaga in Messico, terrificante
per i suoi numeri); nel 2018 vicino all’attuale contromonumento di Samir Flores,
ne è stato posto uno in ricordo delle vittime del massacro di Tlatelolco '68.

Il contromonumento a Samir Flores è stato posizionato in maniera tale che il suo


volto guardasse il Palacio Nacional. Un segno, una simbologia fortissima, che
meriterebbe un’altra tesi. Qui ci soffermeremo a sottolineare l’importanza di un

167
elemento memoriale come questo, che diviene strumento utile per la memoria
subalterna. Il contromonumento rappresenta un salto in più, rappresenta la voglia
di riscatto, posto sotto il palazzo del potere federale a imperitura memoria. Un
segno indelebile che si pone al centro della capitale federale, a due passi dal
Templo Mayor, che nella cosmovisione mexica rappresentava il centro della
dualità: in questa dualità Samir Flores e il suo contromonumento rappresentano
l’ultima stella (almeno finora) della memoria subalterna. Samir Flores e il suo
portato si trasformano nella deflagrazione di luce, che scoperchia nuovamente la
ripresa di una Revolución Interrumpida, che continua a vivere nella memoria
subalterna.

Samir Flores Soberanes rappresenta l’ultimo erede di Emiliano Zapata, ne


rappresenta la simbologia, ne incarna la storia, ne ripete il sacrificio. Nella
memoria subalterna dunque rappresenta l’ultima stella di una costellazione di
lotta, un Votán che esce dal cuore della montagna nel momento in cui c’è la
necessità di una lotta per l’affermazione in primis dell’esistenza di una realtà
indigena, e in secondo luogo della conferma di una realtà indigena che non si
arrende, si difende e continua a lottare nel segno di una lotta viva, in un regime di
storicità che rompe il presentismo e che fa del passato un bagaglio inscindibile
per determinare il suo presente e il suo futuro, attraverso una memoria militante
nella quale ‹‹Samir Vive, Zapata Vive, la lucha sigue››.

168
CONCLUSIONI

In questa tesi abbiamo fatto un viaggio nel tempo e nello spazio di un Messico
contemporaneo costellato di conflitti sociali. In questa analisi abbiamo trovato
delle risposte alle domande sul ruolo e sulla centralità del messaggio di Emiliano
Zapata, dell’ELS e della Comune di Morelos come imponente bagaglio della
memoria per i conflitti sociali del Messico contemporaneo. Abbiamo infatti visto
come questi temi appartenenti ad un passato abbiano continuato invece a vivere
nel tempo; abbiamo verificato in che maniera si è sviluppata una memoria
subalterna capace di resistere all’oblio.

Abbiamo visto nel corso di questa tesi come si sia sviluppata fino ad oggi questa
memoria militante. Per farlo siamo partiti analizzando cosa è accaduto negli anni
della Comune di Morelos, nei quali si è sviluppato un modello del tutto originale
di democrazia diretta, di autorganizzazione e di economia collettiva, nel recupero
di alcune tradizioni precolombiane. È stato dunque possibile vedere come si
sviluppa lo zapatismo storico, a cosa ha mirato; innanzitutto esso difendeva un
concetto molto semplice: la terra è di chi la lavora. In seconda istanza è stato un
movimento molto ampio che è poi divenuto un bagaglio storico su molteplici
piani: primo tra questi la necessità autorganizzativa delle popolazioni indigene e
rurali di fronte al sistema capitalistico che si affermava in Messico durante il
porfiriato; in secondo luogo, esso rappresentava l’affermazione di una realtà
indigena che ancora resisteva, sebbene la memoria istituzionale le abbia negato
un ruolo da protagonista nella sua narrazione storica. Questo elemento di
dimenticanza dello Stato è centrale nella memoria delle soggettività subalterne
(indigene e campesine) e viene recepito in questo modo: il costituzionalismo - che
poi diventa priismo – non può e non vuole trasformare dall’interno il sistema
economico capitalista. Questo sistema politico mirava a mantenere lo status quo,
inserendo parzialmente le istanze di chi ha invece frapposto il proprio corpo
contro un sistema distruttivo per le popolazioni stesse. Questa rottura si evidenzia

169
con l’assassinio di Emiliano Zapata nel 1919 e viene riconfermata da tutte le
questioni che rimangono irrisolte e disattese dalla Rivoluzione messicana.

Negli anni del cardenismo il tentativo di dare attuazione alle conquiste che lo
zapatismo “storico” ha maturato nella sua esperienza autorganizzativa è stato
necessario ai fini di una pacificazione sociale, soprattutto negli Stati del Morelos
e di Puebla, così come in Guerrero ed Estado de México; quei territori sono stati
i protagonisti di un’esperienza che ha rivoluzionato il sistema agricolo e rifiutato
il capitalismo agrario delle haciendas. Dal punto di vista materiale dunque lo Stato
post-costituzionalista ha dovuto concedere una importante Riforma Agraria - di
cui la conquista più significativa è rappresentata dagli ejidos – e l’autonomia
municipale. Abbiamo visto come lo Stato messicano abbia tentato, attraverso
l’immaginario simbolico-culturale, di appropriarsi di una delle figure più
importanti della Rivoluzione, benché ne fosse il carnefice: Emiliano Zapata venne
inserito nell’immaginario nazionale della Rivoluzione, gli vennero dedicati
monumenti, nonché date istituzionali del suo ricordo, e in più gli vennero dedicate
numerose opere d’arte pubblica. Così lo Stato ne cristallizza la memoria
istituzionale, lo relega al passato, ne sotterra le questioni, mettendo la polvere
dell’irrisolto sotto il tappeto, come si è visto nell’ultimo paragrafo del primo
capitolo.

In questa tesi però abbiamo verificato che, già dagli anni del cardenismo, in
Morelos, qualcuno ha cercato di portare avanti le istanze dello zapatismo,
richiedendo che venissero attuate le promesse del fragile patto sociale con il
campesinato. La prima stella della costellazione della memoria subalterna è
rappresentata dalla figura di Rubén Jaramillo, che ci dimostra quanto la
Costituzione del '17 sia stato un elemento - seppur innovativo – sostanzialmente
inattuato se non quando la lotta dei soggetti subalterni lo ha determinato. Con
un’alternanza tra la legalità e la clandestinità, il jaramillismo ci aiuta a riflettere
in merito al fatto che in Messico la lotta per l’attuazione dello Stato di diritto è

170
costata un enorme sforzo ventennale, con il sacrifico di tanti uomini e donne.
Infatti, è stato possibile verificare come lo Stato si sia dimostrato fortemente ostile
al dialogo con le componenti subalterne della società, servendosi – laddove ci
fosse da difendere la faccia – di gruppi paramilitari assoldati al fine di arginare o
silenziare le proteste sociali. Tutto ciò ha contribuito all’acuirsi dei conflitti e al
rifiuto di riconoscere lo Stato come interlocutore. Non trovando un canale
possibile con uno Stato che aveva fallito negli intenti con cui si era proposto di
rinascere dopo la Rivoluzione, il campesinato principalmente indigeno ha
cominciato ad organizzarsi nell’autodifesa, come con l’esperienza della guerrilla
di Lucio Cabañas. Nel contesto dei movimenti di liberazione nazionale degli anni
'60/'70, il PDLP cabañista attua un recupero dell’esperienza della Comune di
Morelos (nella costruzione delle bases de apoyo), che facilmente si connette
all’influenza guevarista che affascinava la scena rivoluzionaria di quegli anni.
Un'altra stella che brilla nel suo riflettere il recupero di una memoria subalterna
zapatista.

Abbiamo verificato come, nel contesto della Guerra Sucia che devastava il paese,
siano maturate importanti riflessioni da parte di una grande fetta dei soggetti
subalterni messicani che, come nel caso degli Stati Uniti con le Black Panthers,
cominciavano a sentire la necessità di un dibattito interno sull’essere indigeni e
sul decostruire il passato coloniale per comprendere le fratture sociali del loro
presente. Il Congreso Indígena del '74 rappresenta infatti un altro momento-stella
che mostra la costellazione della memoria subalterna. Durante questo dibattito
interno in Chiapas abbiamo visto come gli indigeni di diverse etnie chiapaneche
abbiano riconosciuto la necessità di affrontare tematiche irrisolte da moltissimo
tempo, che erano determinanti per la sopravvivenza stessa delle comunità: casa,
salute, terra e educazione. C’è chi ha ascoltato queste richieste e sono stati gruppi
come la UU e le FLN. Una parte di queste FLN, l’EZLN, ha saputo fare un passo

171
indietro nella rigidità delle posizioni politiche marxiste classiche e si è messa in
ascolto alle istanze di questa soggettività subalterna.

La valorizzazione e l’uso politico della memoria e della storia da parte dell’EZLN


rappresentano in questa tesi la deflagrazione della memoria subalterna che si
ribella. L’ho definita gigante rossa, poiché in questa costellazione rappresenta la
stella più luminosa nella sua consapevolezza del ruolo che porta. L’EZLN ci
dimostra con i suoi comunicati di avere ben presente quali siano i vuoti della
memoria ufficiale: sono talvolta silenzi gravi o gravi repressioni per ottenere il
silenzio. Lo studio che abbiamo effettuato nei testi dell’EZLN ci indica quali siano
i lasciti dello zapatismo storico, quale sia l’eredità di queste lotte che il tempo
richiede di riportare in vita. Gli zapatisti del Chiapas dimostrano di continuare a
farlo nella memoria, che diviene strumento per la lettura e per la lotta del presente,
si trasforma in una memoria militante. Le rivendicazioni del '94 riprendono
esattamente quella Revolución Interrumpida con l’assassinio di Zapata. L’EZLN
rompe il presentismo neoliberista.

Hartog ci spiegava come la caduta del Muro di Berlino e il crollo del socialismo
reale abbiano determinato nelle scelte economiche del sistema capitalistico una
posizione che volge lo sguardo al semplice presente dell’accumulazione del
capitale, che difficilmente prova a fare i conti con il passato e con il futuro
dell’umanità. Questo sistema economico vive dunque in un regime di storicità
presentista. È una fotografia esatta di come il sistema ormai globalizzato del
neoliberismo depreda il presente senza pensare minimamente alle conseguenze
che il pensare solo in funzione del presente ha per le generazioni future. Per i
movimenti di lotta messicani invece, attraverso lo sguardo al proprio passato è
stato possibile acquisire una conoscenza reale del presente (che ritorna così ad
avere un valore differente) e la memoria subalterna si è fatta elemento di rottura
contro il presentismo. La memoria subalterna si fa viva in una lotta determinata
per l’affermazione dell’esperienza del passato, come strumento per la

172
sopravvivenza delle generazioni future. Quello che fa l’EZLN è recuperare una
simbologia di lotta indigena e rurale di carattere nazionale e portarne storicamente
avanti le istanze.

Successivamente ad un evidente squilibrio dei rapporti di forza tra l’EZLN e lo


Stato, la formazione di lotta armata ha deposto il suo ruolo di attacco militare,
ascoltando quello che il tempo ha richiesto. Per ottenere l’attuazione degli
Accordi di San Andrés, con la Marcha de la Dignidad Indígena del 2001 l’EZLN
ha fatto un ultimo passaggio per provare ad esigere dalle istituzioni federali dello
Stato messicano, l’abolizione della riforma del 1992 all’Art. 27 della Costituzione
e una riforma costituzionale che restituisse dignità all’esistenza indigena.
Quest’ultimo tentativo è fallito negli intenti, poiché la riforma del 2001 si è
rivelata essere del tutto differente da quella promessa. Ma negli effetti più
duraturi, la Marcha ha rappresentato l’opportunità di una conoscenza maggiore
con le altre realtà indigene di buona parte del Messico, soprattutto nella casa di
Emiliano Zapata: il Morelos.

Si evince come l’EZLN abbia assunto con umiltà il ruolo chiave del risveglio di
una capacità autorganizzativa dei popoli indigeni e rurali. Nel 1994 l’insurrezione
si era resa necessaria perché era venuto meno il fragile patto sociale tra lo Stato e
il campesinato. Gli effetti del NAFTA nel corso del tempo si sono dimostrati,
come previsto dall’EZLN nel '94, un pesantissimo fardello sulle popolazioni rurali
e indigene che a loro volta hanno saputo restituire il valore delle lotte per la terra
e la libertà di Emiliano Zapata anche nei primi venti anni del XXI secolo.

Abbiamo visto nel quarto capitolo come la deflagrazione della memoria


subalterna rappresentata dallo zapatismo chiapaneco abbia avuto i suoi effetti
anche altrove, soprattutto in quel Morelos che conservava una memoria popolare
del suo eroe Emiliano Zapata. Attraverso le interviste effettuate ad Amilcingo
abbiamo verificato come i processi di autorganizzazione con usos y costumbres
siano uno strumento di recupero di forme di organizzazione sociale lontane nel
173
tempo, che però si ripresentano possibili tramite l’esempio del presente dei
caracoles chiapanechi. Il passaggio della Marcha del 2001 in Morelos ha infuso
fiducia e restituito coraggio agli abitanti di Amilcingo, che hanno saputo
valorizzare politicamente le lotte del passato come valido esempio per affrontare
i problemi che il presente dei megaprogetti come il PIM rappresenta. Le lotte in
Morelos, che si possono collocare a livello internazionale come una lotta per la
vita e per i territori contro il capitalismo dei megaprogetti, dimostrano la capacità
di riprodurre una memoria militante. Anche quando è stato ucciso uno dei
militanti più trainanti di queste lotte, l’effetto indesiderato da parte di chi lo ha
ucciso è stato quello della sovrapposizione del mito-eroe Zapata che rinasce in
Samir Flores, come Samir Flores diviene semilla di altre lotte. Per questo la figura
di Samir Flores, come visto nell’ultimo paragrafo della tesi, rappresenta un
Emiliano Zapata del XXI secolo.

Nel corso di questo lavoro abbiamo visto come si faccia spesso richiamo ad alcune
ciclicità della storia messicana. Non è un caso che si faccia questo da parte dei
movimenti di lotta sociale, soprattutto perché in termini politici ed economici la
Rivoluzione Messicana rappresenta un momento chiave della storia nazionale e
nei suoi lasciti irrisolti. Questi paralleli si evidenziano nella narrazione che
accompagna il levantamiento del '94, così come l’omicidio di Samir Flores.
Madero, Carranza, Salinas de Gortari, Vicente Fox, López Obrador. Il volto del
potere cambia, la storia continua a ripetersi. Le classi subalterne, nello specifico
indigene e rurali, continuano a subire un costante attacco al territorio, alla terra.
Perché accade questo? Per il semplice motivo che la terra rappresenta ciò con cui
si mangia, come dice Doña Güera nelle interviste. C’è chi la utilizza per
sopravvivere e chi per trarne grandi profitti privati, con ogni mezzo necessario.

Per ciò che concerne gli interrogativi che sono rimasti irrisolti in questo lavoro,
sicuramente sarebbe interessante approfondire il periodo in cui Ernesto Guevara
ha vissuto in Messico. Lo scrivo poiché credo che ci sia una forte connessione tra

174
il medico argentino ed Emiliano Zapata, stimolata anche da uno sguardo
retrospettivo sullo zapatismo chiapaneco, che sembra rappresentare una sintesi tra
il guevarismo e lo zapatismo storico: rimane una pista interessante da sviluppare
attraverso future ricerche.

Per quanto riguarda invece la memoria, le memorie, le tracce, le rovine, le stelle


della costellazione della memoria subalterna, si può dire che abbiamo
sperimentato un sentiero che si ci ha portato a camminare in buona parte del
Centro-Sud messicano e nell’arco di un centinaio di anni di storia, soffermandosi
su quei momenti chiave che ci aiutano a ricostruire un percorso che ho individuato
nella memoria subalterna; ma resta interessante e necessario approfondire e
spaziare oltre i momenti che ho selezionato come principali. Il tempo non è mai
abbastanza ma la curiosità non è da meno. Ad esempio, sarebbe molto interessante
approfondire la figura del Votán Zapata. 1 Così come resta la curiosità di
sviluppare un confronto tra le forme autorganizzative della Comune di Morelos e
quella dei caracoles chiapanechi.

Mi propongo di approfondire in un futuro molto prossimo il tema dei conflitti


delle memorie, in relazione alle resistenze indigene e rurali ai megaprogetti come
il PIM e il Tren Maya contro le narrazioni del progressismo e del populismo che
ne fa il presidente messicano López Obrador (ma come ne hanno fatte tanti altri,
partendo appunto da Porfirio Díaz e gli científicos). Quali conflitti della memoria
esistono? Moltissimi. Il compito di un ricercatore è di non dare mai nulla per
scontato, approfondire, problematizzare, mai smettere di avere la curiosità ed uno
spirito critico nei confronti di ciò che ci circonda. Questa tesi è partita dalle
immagini che il presente ha posto di fronte ai miei occhi e come sempre mi sono

1
Cfr. cap. 3 par.2.

175
posto domande sul passato. Come mi ha insegnato mia nonna materna, mai
dimenticare il valore e il ruolo dirompente della memoria.

La lucha sigue…

176
APPENDICE ICONOGRAFICA

Figura 1 - D. Rivera, J. López. Aquí se enseña a explotar la tierra, no a los hombres. Bassorilievo in legno. Capilla Riveriana,
Universidad Autónoma de Chapingo, México.
Fonte: fotografia di Giovanni Confetto, in data 31 gennaio 2018.

177
Figura 2 - Murales di Diego Rivera nel palazzo del Conquistatore
Cortes, Cuernavaca (Morelos, México).
Fonte: https://www.moma.org/audio/playlist/1/3337
Consultata in data 24/04/2020

Figura 3 - Monumento a Emiliano Zapata, Cuautla, fotografia del


1935, conservata nella mediateca dell’INAH
https://mediateca.inah.gob.mx/repositorio/islandora/object/foto
grafia:83920
Consultata in data 24/04/2020

178
Figura 4 – Congreso Indígena, 13 ottobre 1974, foto dell’Archivo de la Diocesis de San Cristóbal de Las Casas, Carpeta 130,
Expediente 18, fonte acquisita in data 03/12/2019

179
Figura 5 - Foto di Elsa Medina, “Carlos Salinas De Gortari en reunión con organizaciones campesinas para la Reforma del
Artículo 27 Constitucional”, Los Pinos, México, 1991. Dal sito https://journals.openedition.org/caravelle/1371 consultato in
data 17/05/2020

Figura 6 – R. Ortega, Guerrilleros en la Selva, 1994, https://aristeguinoticias.com/3012/mexico/fotos-asi-fue-el-alzamiento-


zapatista-en-chiapas-1994/#&panel1-10 consultato in data 22/05/2020

180
Figura 7 - Ángeles Torrejón, Subcomandante Marcos a caballo en la Selva Lacandona, 15 maggio 1994,
https://www.pinterest.it/pin/460141286907245143/ consultato in data 22/05/2020

181
Figura 8 - En la ciudad de México la ciudadanía se manifiesta contra la guerra en Chiapas. 07/01/1994
http://www.memoriapoliticademexico.org/Efemerides/1/07011994-MA-EZLN.html consultato in data 01/06/2020

Figura 9 - Marcha Todos Somos Marcos, gennaio 95. Si può vedere al minuto 41,50 del documentario ¡Zapatistas! Crónica
de una rebellion, ‹‹La Jornada››, Canal Seis De Julio, 130 min., México, 2003.

182
Figura 10- Zapatisti in Morelos: Il Subcomandante Marcos e i luogotenenti dell'EZLN continuano la loro marcia a Città del
Messico. Diego e Ana Maria Zapata, figli dell'eroe rivoluzionario messicano Emiliano Zapata. 08/03/2001 Bernard Bisson /
Getty Images. https://www.thoughtco.com/zapatistas-4707696 consultato in data 03/06/2020

183
Figura 11 - Immagine di copertina del libro El sueño Zapatista scritto dal Subcomandante Marcos e da Yvon Le Bot nel 1997.
Qui Zapata viene ritratto con e senza il passamontagna.

Figura 12- Oaxaca, MEXICO, 02 novembre 2006. AFP PHOTO/Mario VAZQUEZ-MVT (MARIO VAZQUEZ/AFP via Getty Images)
https://www.gettyimages.it/detail/fotografie-di-cronaca/the-federal-police-troops-confront-members-of-fotografie-di-
cronaca/72355824?adppopup=true consultato in data 09/06/2020

184
Figura 13- Radio comunitaria Amiltzinko 100.7, Murales raffiguranti (partendo da sinistra verso destra): Emiliano Zapata,
Ruben Jaramillo, la Comandanta Ramona, il Subcomandante Marcos/Galeano. Foto di Giovanni Confetto scattata in data 24
gennaio 2020 ad Amilcingo, Municipio Temoac, Estado de Morelos, México.

Figura 14- Radio comunitaria Amiltzinko 100.7, Murales raffiguranti (partendo da sinistra verso destra): Lucio Cabañas, Vihn
Flores Laureano, Genaro Vasquez, Samir Flores Soberanes. Foto di Giovanni Confetto scattata in data 24 gennaio 2020 ad
Amilcingo, Municipio Temoac, Estado de Morelos, México.

185
Figura 15- Sede della Radio Comunitaria Amiltzinko 100.7. Murales raffigurante Ricardo Flores Magón. Foto di Giovanni
Confetto, scattata in data 19/01/2020

Figura 16- Per le strade di Amilcingo. Murales raffigurante la resistenza della Madre Tierra, Emiliano Zapata, Ernesto Che
Guevara. Foto di G. Confetto, scattata in data 20/01/2020 ad Amilcingo, Morelos, México.

186
Figura 17- Amilcingo, murales a Julio Cesar Abraham, uno dei 43 studenti desaparecidos della Normal Rural de Ayotzinapa.
Foto di G. Confetto, scattata in data 19/01/2020 ad Amilcingo, Morelos, México.

187
Figura 18- Convocatoria della campagna “Samir somos todas y todos”. Foto di G. Confetto, 20 febbraio 2020, Amilcingo

188
Figura 19- Amilcingo, Corteo per il 1° anniversario dell'omicidio di Samir Flores Soberanes, 20 febbraio 2020. Foto di G.
Confetto

Figura 20- Amilcingo. Escuela primaria 'Samir Flores Soberanes' (ex Escuela primaria 'Emiliano Zapata'), 20 febbraio 2020.
Foto di G. Confetto.

189
Figura 21- Rappresentazione teatrale delle studentesse della Escuela primaria 'Samir Flores Soberanes' in memoria di Samir
Flores Soberanes. Amilcingo, 20 febbraio 2020. Foto di G. Confetto

Figura 22- Monumento a Samir Flores Soberanes, Escuela primaria 'Samir Flores Soberanes', Amilcingo, 20 febbraio 2020.
Foto di G. Confetto

190
Figura 23- Corteo nazionale della campagna "Samir somos todas y todos", Città del Messico, 21 febbraio 2020. Foto di G.
Confetto

Figura 24- Corteo nazionale della campagna "Samir somos todas y todos", Città del Messico, 21 febbraio 2020. Foto di G.
Confetto.

191
Figura 25- Corteo nazionale della campagna "Samir somos todas y todos", Città del Messico, 21 febbraio 2020. Foto di G.
Confetto

Figura 26- Contromonumento a Samir Flores Soberanes, Zócalo di Città del Messico. Corteo nazionale della campagna "Samir
somos todas y todos", Città del Messico, 21 febbraio 2020. Foto di G. Confetto

192
LISTA DELLE SIGLE

ACG ___________________ Asociación Cívica Guerrerense


ACNR __________________ Asociación Cívica Nacional Revolucionaria
ANCIEZ__________________ Alianza Nacional Campesina Independiente Emiliano Zapata

APPM___________________ Asamblea Permanente de Pueblos de Morelos


APPO___________________ Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca
ARIC ___________________ Asociación Rural de Interés Colectivo
BREZ ___________________ Brigada Revolucionaria Emiliano Zapata
CCI _____________________ Central Campesina Independiente
CCRI____________________ Comité Clandestino Revolucionario Indígena
CG______________________ Comandancia General
CND____________________ Convención Nacional Democrática
CNI _____________________ Congreso Nacional Indígena
COCOPA ________________ Comisión de Concordia y Pacificación
CODEDI ________________ Comité en Defensa de los Derechos Indígenas
EIM _____________________ Ejército Insurgente Mexicano
ELS _____________________ Ejército Libertador del Sur
EPR _____________________ Ejército Popular Revolucionario
EZLN ___________________ Ejército Zapatista de Liberación Nacional
FLN _____________________ Fuerzas de Liberación Nacional
FPDTA-MPT____ Frente de Pueblos en Defensa de Tierra y Agua (Morelos, Puebla, Tlaxcala)
FPPM ____________________ Federación de Partidos del Pueblo Méxicano
FUZ _____________________ Frente Urbano Zapatista
FZLN ____________________ Frente Zapatista de Liberación Nacional
JBG______________________ Juntas de Buen Gobierno
LC-23-S __________________ Liga Comunista 23 de septiembre
M-23-S ___________________ Movimiento del 23 de septiembre
MAREZ __________________ Municipios Autónomos Rebéldes Zapatistas
193
MORENA ________________ Movimiento de Regeneración Nacional

NAFTA __________________ North American Free Trade Agreement

OCEZ____________________ Organización Campesina Emiliano Zapata

PAOM ___________________ Partito Agrario Obrero Morelense


PAN _____________________ Partido de Acción Nacional
PCM _____________________ Partido Comunista Mexicano
PDLP ____________________ Partido de los Pobres
PIM ______________________ Proyecto Integral Morelos
PNR ______________________ Partido Nacional Revolucionario
PRI ______________________ Partido Revolucionario Institucional
PROCUP___________________ Partido Revolucionario Obrero Campesino Unión del Pueblo
PRPR _____________________ Partido Reivindicator Popular Revolucionario
UP _______________________ Unión del Pueblo

UU _______________________ Unión de las Uniones

194
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suspender-totalmente-cualquier-contacto-con-el-gobierno-federal-mexicano-y-los-
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Da altri siti:
- Plan de Ayala”. Sito del Orden Jurídico de Gobierno de México
(http://www.ordenjuridico.gob.mx/Constitucion/CH8.pdf). Documento consultato in data 28
marzo 2020

- México, Mediateca de Gobierno de. «mediateca.inah.gob.mx.» mediateca.inah.gob.mx. 16


de 04 de 2020.
https://mediateca.inah.gob.mx/repositorio/islandora/object/fotografia:83920,.

- Grupo Parlamentario “Grupo Ciudadanos”, Cámara de Diputados, Con punto de acuerdo


sobre el Proyecto Integral Morelos. https://infosen.senado.gob.mx/sgsp/gaceta/62/2/2014-
05-13-1/assets/documentos/PA_proyecto_integral_Morelos.pdf consultato il 15 giugno 2020
- The World's Billionaires, #701 Joaquin Guzman Loera, ‹‹Forbes››, 03 novembre 2009,
https://www.forbes.com/lists/2009/10/billionaires-2009-richest-people_Joaquin-Guzman-
Loera_FS0Y.html, consultato l’8 giugno 2020
- BBC news, 19/01/2019. https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-46887088
consultato in data 08/06/2020
- J. Martín Cullell, Asesinan a un activista mexicano en vísperas de la consulta sobre una
termoeléctrica, 20 febbraio 2019, ‹‹El País››,
https://elpais.com/internacional/2019/02/20/mexico/1550686132_881347.html, consultato
in data 19/06/2020.

202
FONTI ORALI
Persone intervistate ad Amilcingo:

- Jorge Velasquez, 38 anni, conosciuto come “El profe”, in quanto


professore universitario alla UAEM de Morelos. È abitante della
comunità di Amilcingo, membro del FPDTA-MPT, membro della APPM
e della Asamblea de Resistencia de Amilcingo. Intervistato in data 26
gennaio 2020 ad Amilcingo.

- Don Elizeth Zamora Pérez, contadino. È membro dell’Asamblea de


Resistencia de Amilcingo, della APPM e del FPDTA-MPT. Egli è il
portavoce di Amilcingo nel CNI. Intervistato ad Amilcingo in data 25
gennaio 2020.

- Doña Cecil, 42 anni, donna, contadina, abitante e membro dell’Asamblea


de Resistencia de Amilcingo, intervistata ad Amilcingo il 25 gennaio
2020

- Doña Güera, circa 55 anni, contadina, abitante di Amilcingo e membro


della Asamblea de Resistencia de Amilcingo, intervistata ad Amilcingo il
26 gennaio 2020.

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Ringraziamenti
Un ringraziamento infinito va al prof. Bruno Bonomo per la fiducia che mi ha sempre dato e
per la trasmissione di una capacità critica costruttiva; un ringraziamento particolare per il tempo
dedicato, soprattutto in questi assurdi tempi pandemici. Un ringraziamento particolare va anche
al prof. Botta, che ha stimolato in me l’interesse per il Messico precolombiano negli anni della
Triennale e con il dibattito interdisciplinare con le sue lezioni sullo sciamanesimo; un
ringraziamento anche per avermi fornito degli importanti contatti con il mondo universitario
messicano, attraverso il prof. Massimo Di Giuseppe.

Un ringraziamento infinito va al collettivo Nodo Solidale e alla casa editrice Elementi Kairos
per l’infinità di contatti e per avermi dato la possibilità di conoscere un modo differente di
vivere il Messico. In particolare, un ringraziamento a Matteo, Eleonora, Giovanni, Fabio,
Rossella, Lorenzo, Riccardo e soprattutto a Diego che mi ha sopportato e supportato durante il
periodo poblano insieme a Danilo; un ringraziamento veramente sentito va a Helena e
Francesca Gargallo, così come a Nina, Samir e Mara per avermi fatto sentire sempre a casa in
terra messicana.

Un ringraziamento particolare va alla comunità di Amilcingo e alla sua Asamblea de la


Resistencia, per avermi fatto sempre sentire benvenuto, per avermi dato l’opportunità di fare le
interviste e per aver potuto vivere con loro momenti molto importanti che porterò per sempre
con me, nel cuore e nella memoria.

Un ringraziamento particolare a Carlos Aguirre Rojas per il tempo dedicatomi, per i libri
regalati, per la bibliografia e le indicazioni di archivio. Un ringraziamento particolare a Carlos
Barreto e Victor Hugo Sanchez Reséndiz della UAEM di Cuernavaca senza i quali il primo e il
secondo capitolo avrebbero avuto immense lacune bibliografiche. Un immenso ringraziamento
va all’ICSyH “Alfonso Veléz Pliego” della BUAP, ma nello specifico al prof. John Holloway
e al prof. Sergio Tischler per avermi consentito di partecipare ai seminari, per avermi dedicato
tempo, per avermi dato valore e per aver contribuito a stimolare le domande ed allenare
costantemente una riflessione critica. Un ringraziamento al professore Jérôme Baschet per il
tempo dedicatomi, per le indicazioni bibliografiche, per la condivisione del materiale, per ciò
che ha scritto e per la sua capacità di confrontarsi costantemente anche con gli studenti più
giovani e far appassionare il lettore in generale alla storia dell’EZLN.

Vorrei ringraziare la mia famiglia, tutti compresi e nessuno escluso. Chi c’era, chi c’è e chi ci
sarà. In assoluto però un grazie va a mia nonna materna per avermi insegnato il valore immenso
della trasmissione orale della conoscenza popolare e per aver forgiato la mia capacità di
memorizzare e l’importanza di risultare anche ripetitivi, affinché alcuni episodi vengano
riportati alle generazioni future.

Un pensiero al Comitato di Lotta Quadraro, che mi ha allenato ad avere una differente visione
di mondo. Un ringraziamento a Martina, Alessandro, Luca, Giordano, Michele e Jacopo per
esserci sempre. La lista di persone da ringraziare è lunga quanto i chilometri per riattraversare
l’oceano e ritornare in Messico.

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