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PATRIOTA
e di sua moglie, la piemontese Giovanna Bertola
IL
MAESTRA
La traduzione di Antonio
Garcea in catene al carcere
di Bagnoli a Napoli
dove resterà ventitré mesi
in attesa del processo
E LA
Era stato arrestato a Corfù
di VITO TETI
L
a prima immagine che mi viene in mente è governo costituzionale. Muore a Firenze il 28 aprile Antonio, che l'assistè nella malattia, ha espresso il de-
unapiccola tecadi legnonellaquale èconte- 1867 uno dei protagonisti del Risorgimento meridio- siderio di conservare un pezzo dell'Aorta come reli-
nuta una bottiglietta di vetro, con dentro un nale. Aveva manifestato il desiderio che il suo cuore quia all'affetto della famiglia e alla commemorazione
minuscolo oggetto non facilmente ricono- fosse diviso fra i suoi migliori amici, fra cui Garcea. deiPosteri. Eriposta invasodi cristalloda noisuggel-
scibile e definibile. Si trova nella Biblioteca Una dichiarazione, datata Firenze 29 aprile 1867, reci- lato colle iniziali del Defunto C. P. su cera nera, e a ro-
del mio paese: la prima volta che l'ho vista qualcuno mi ta: «Noi sottoscritti Medici Chirurghi Testimoni di- vescioi nostrinomi: Barellaie DeFranceschi. Perl'au-
spiegò che era un pezzo dell'aorta che Carlo Poerio la- chiariamo che essendo trapassato ieri verso le ore 4 e tenticità del pezzo patologico rilasciamo la presente».
sciò in dono, per riconoscimento, ad Antonio Garcea, 1/2pom.l'illustreBaroneCarlo Poerioeoggi29nell'e- La legalizzazionedelle firme deimedici edei testimoni
suo compagno di prigionia e di battaglie nel periodo secuzione della iniezione del Cadavere, desiderando è fatta dal sindaco di Firenze in data 14 maggio 1867.
del Risorgimento. Quel frammento di corpo, la reli- insieme ai suoi Amici che il cuore di sì illustre uomo Un pezzo del cuore diventava reliquia di «nuovi
quia di un “personaggio” sconosciuto, mi creava un non dovesse essere sotterrato ma bensì conservato al- martiri». Sacrificio e martirio sono parole fondanti
certo turbamento, mi faceva una certa impressione. l'affetto degli Italiani e specialmente dei Meridionali, dell'idea risorgimentale della nazione come comu-
Carlo Poerio, nato a Napoli nel 1803, nel 1815 segue in così fu estratto e conservato in un'urna e suggellato nità sacrificale. Nella costellazione mitologica na-
esilio il padre, convinto sostenitore del Murat, torna venne spedito al Municipio di Napoli e trovandosi pre-
nel 1848 e viene nominato ministro dell'Istruzione nel sente il suo compagno di sventura Maggior Garcea continua a pagina 16
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Risorgimento segreto L’infanzia
Antonio Garcea nasce Veste l’abito clericale
a San Nicola da Crissa A 18 anni incontra
nel 1820 da padre medico i Carbonari
Il paese era stato assediato e poi i membri
dal brigante Vizzarro della Giovane Italia
e dagli invasori francesi Da militare lavora
per la cospirazione
La teca con l’aorta di Poerio Scontri sulle barricate a Napoli del 15
segue da pagina 15 l'attacco dell'aorta)sotto spirito diuna fia- sposa Maria De Caria, figlia del farmacista un letto, gli dice: “Dottore, mi hanno spa-
la. Al principio del secolo dell'Aquila, in se- Antonio e di Gloria Signorello, nata a San rato al ginocchio. Mettete mani ché mi do-
zional-patrottica, i termini chiave, come dute spiritiche aventi come “medium” la Nicola nel 1774 dove sarebbe morta nel vete sanare, perché è pericoloso. Mi dovete
scrive acutamente Alberto Mario Banti giovane Bice, figlia di Clorinda Garcea in 1850. Anselmo probabilmente eredita la sanare se no da qui non uscite, vi faccio
(“Sublime madre nostra”, 2010, p. 28), Corbi, veniva invocato lo spirito di Carlo farmacia del suocero ed esercita anche la ammazzare”. Quindici notti è dovuto an-
«sacrificio» e «martirio» sono parole chia- Poerio. Unavolta dettò al mediumun mes- professione di medico. Antonio ha due fra- dare, con la neve e con il freddo, è dovuto
ve che riprendono in toto il lessico cristia- saggio di simpatia per il socialismo, in cui telli (Graziano e Felice) e cinque sorelle andare, povero mio. Lo prendeva un bri-
no, «proiettandolo dalla dimensione pura- prevedeva che Vittorio Emanuele III sa- (Candida, Antonia, Clementina, Emanue- gante di notte e lo portava nel bosco, dove
mente religiosa nel campo della semanti- rebbe stato l'ultimo re d'Italia. Un'altra la, Clorinda). Un'altra scena mi porta sui di giorno non poteva andare. Dopo quindi-
ca politica», per cui martire è «colui che dà volta rimproverò la zia Barberina perché gradini della casa dove, la Posterara, Cate- ci notti, il medico gli disse: “Alzati perché ti
testimonianza della sua fede politica al re- si era dimenticata di aggiungere il neces- rina Martino, che abitava nella casa di una veda, prenditi il bastone e cammina”. “Oh
sto della comunità che ancora attende di sario alcool nella fiala. Nel 1928, comme- sorella di Garcea, mi raccontava dei fran- dottore mio, come vi ringrazio…”. “Non ti
risvegliarsi, di capire il mistero dell'ap- morandosi a San Nicola da Crissa il cin- cesi, «metà animali e metà cristiani», del preoccupare che io vengo ancora a vederti.
partenenza nazionale e di partecipare con quantenario della morte di Antonio Gar- brigante Vizzarro e del medico Anselmo. Queste sono le medicine se ti servono. So-
i militanti alle azioni necessarie perché sia cea e murandosi una lapide in ricordo di Risale a questo periodo la “canzone” di no venuto quindici giorni e altri giorni an-
restituita libertà e indipendenza alla na- lui e del fratello Graziano (patriota caduto Pappù Colacchiu, Nicola Martino, che cora vengo”. Povero Garcea di andare là
zione italiana da secoli caduta». nel 1849 nella difesa di Marghera), mia chiede rispetto e dignità. Il paese e il terri- con quel brigante ché chiunque andava
Il Risorgimento è anche una missione, nonna [Luisa], con l'accordo dei fratelli, si torio erano scena delle gesta del terribile non usciva vivo».
una nuova «traversata», quasi messiani- liberò dell'inquietante presenza relegam- brigante Vizzarro, Francesco Moscato, Non c'è alcun riferimento all'uccisione
ca, un sogno lungo un secolo da Dante a mo il cimelio a quel municipio». che combatte aspramente i francesi, ma del medico e, in realtà, la morte di Anselmo
Machiavelli, da Leopardi a Mazzini. La me- Don Anselmo Garcea, francesi, Vizzarro perseguita anche molti appartenenti ai ce- Garcea è registrata in data 1830. Figure
morialistica e la letteratura risorgimenta- e briganti nel decennio francese ti popolari. Nelle note sulle vite dei più fa- come quelle di Colacchiu e di Garcea ap-
le affermano il culto degli eroi, nuovi san- Antonio (Pasquale Raffaele) Garcea na- mosi capi briganti delle Calabrie redatte paiono sofferte e drammatiche. Non è da
ti, che sopportano torture e punizioni fisi- sce a San Nicola di Vallelonga (attuale San dal generale Iannelli, chiamato a reprime- escludere che Anselmo Garcea, probabil-
che e psicologiche, che sacrificano gioven- Nicola da Crissa) il 4 giugno 1820. Il padre re il brigantaggio durante gli anni 1810- mente di idee giacobine, doveva destreg-
tù, affetti, vita, fino all'estremo sacrificio: Anselmo era nato nel 1773, a San Sostene e 1811 (se ne è occupato il Mozzillo) Vizzarro giarsi tra francesi che si presentavano con
il martirio per onorare la religione della sarebbe morto, nel paese di origine, nel è un brigante terribile, ma anche «formi- la violenza degli invasori, briganti e popo-
patria e della nazione. Il frammento del 1830. Laureato in medicina e chirurgia dabile, pieno di coraggio, ardito e sagace»: lazioni che guardavano con terrore sia i
corpo ha anche il valore rammemorante e nel 1804 a Napoli, si sposta a San Nicola e dorme da solo, attira in tranelli amici e ne- francesi che i briganti.
fondante. E' un elemento mici, li uccide in ma- La rivolta del 15 maggio 1848 a Napoli
di “resurrezione”, delRi- niera cruenta, taglia e le insurrezioni in Calabria
sorgimento. La costanza loro latesta e lifa tor- La Bertola scrive che Antonio Garcea a
e la tenacia «nel soffrire turare da altri mal- dieci anni «vestì l'abitoclericale e studiava
eroicamente ogni marti- capitati. Viene infine lingua italiana e latina, giusta l'infelicissi-
rio, e all'uopo la morte ucciso da una donna ma istruzione di quei tempi ed in quel rea-
stessa, se lo richiedeva la con cui conviveva. me, ovesi governavaquel popolo,o perdir
causa santa che propu- Caterina Bosco e al- meglio quel gregge umano, con tre frasi
gnavano» i sudditi che tri testimoni, a cui ha dei Borboni: Forca, Feste, Farina». Indos-
combattevano il dispoti- dato voce Sharo sa l'abito clericale fino ai 18 anni, ma già
smo, sono richiamate da Gambino, ripeteva- nel 1837, aderisce alla setta dei «Carbona-
Giovanna Bertòla nell' no narrazioni popo- ri montanari», di cui aveva, scrive la Berto-
introduzione al volume lari che rivelavano la, l'indole «ardente, indomabile, infatica-
“Antonio Garcea sotto i anche simpatia per bile, ed una tempra forte e robusta». e più
Borboni di Napoli. Rivo- un giovane che di- tardi entra in contatto con i membri della
luzione d'Italia dal 1837 venta brigante fero- “Giovane Italia”. Nella vicina Pizzo, Bene-
al 1862”(1862). Scrivela ce perché ha subito detto Musolino nel 1832 aveva fondato la
Bertòla: «I martirii, gli un'ingiustizia: era setta dei Figlioli della Giovane Italia, orga-
ergastoli, i ferri, la bi- stato picchiato a nizzazione senza legami con la Giovane
penne dei tiranni, non morte dai baroni De Italia di Mazzini. E' un fiorire di sette e di
valsero a svellere dal pet- Sanctis per essersi cospiratori, spesso in contrasto tra di loro,
to dei generosi questa innamorato di una e lo stesso Garcea, nelle memorie fornite
idea, che aveva formato il loro sorella. Vizzar- alla Bertola, non nomina mai Benedetto
sospiro di tante genera- ro si nasconde in Musolino. Nel1840 fuchiamato allaleva e
zioni, e non avvi altro po- grotte irraggiungi- arruolato nel 4° Battaglione dei Cacciatori
polo d'Europa che anno- bili. A questo punto dell'esercito delle Due Sicilie, prima come
veri nella storia del suo troviamo Alfonso foriere e poi come sergente. I cospiratori
risorgimento tanti mar- Garcea. Le cronache nontardano adapprezzare Garceae louti-
tiri,quanti necontal'Ita- francesi scrivono lizzano come emissario nelle diverse pro-
lia, privilegiata regione, che, dopo uno scon- vince.
ma disgraziatamente di- tro avuto colla legio- Nel 1843, dopo l'insurrezione delle Ro-
sgraziata per la turba dei ne di Polistena, in cui magne, le «provincie meridionali, calde
re codardi che l'hanno perde molti compa- quanto il loro vulcano, furono scosse dal
infestata! Sulle ceneri e gni, «riesce allo scel- letargico stato». Garcea fa la spola tra i co-
sulle glebe imbevute del lerato avere nelle spiratori di Napoli e quelli di Calabria e di
sangue di tanti martiri, mani il capobatta- Messina. Deve ottenere una licenza regia.
l'Italia ha costituito que- glione di quella co- Il generale Florestano Pepe, anche lui co-
sto edifizio che dicesi mune per nome spiratore, lo avvicina e gli consiglia di pre-
Unità, e mercè d'ogni martire, preso anche
isolatamente, che portò la sua pietra al mo-
numento, e per l'avvicendarsi delle umane
Dalla cura Lombardo, a cui gli fece vivo troncare la ca-
po. Si trasferisce da colà in Vazzano per
commettere altre scellerataggini, nell'im-
sentare domanda per esentarsi dal corpo
per sei mesi. Dopo tre giorni gli viene ac-
cordata la licenza. Da Napoli s'imbarca per
vicissitudini l'Italia siede al loco ove siede. postare i compagni, ordina che qualun- Messina e da qui passa a Reggio, Bagnara,
E quale è il peso sacro dovere d'un popolo
che sorge a nuova vita per impulso proprio delle reliquie que fosse passato di un tal sito avessero
fatto fuoco; dimentico il Bizzarro dell'ordi-
ne dato si sposta, e riceve un colpo nella
Palmi, Mileto, Monteleone, Nicastro e Ca-
tanzaro, da dove comunica con Cosenza.
e propri stenti, se non quello di consacrare Rinnova questi viaggi per nove volte.
la più bella pagina nel volume del suo ri-
sorgimento a quelli generosi che per essa
morirono? E se sulla tomba dei martiri l'I-
alle celle buie spalla destra: fu subito preso e condotto in
un arido bosco, chiama un suo amico chi-
rurgo di San Nicola il quale lo guarisce
L'insurrezione «contro la gendarmeria
sui calabri monti», scoppia il 15 marzo
1844 ma è soffocata nel sangue e il 25 lu-
taliano non si prostra riverente, non deve
ancor confortare diricorrenza i superstiti
alle sciagure della patria?».
la descrizione perfettamente, e ricompensò quell'infeli-
ce coll'averli dato la morte crudelmente,
morte meritata a questo briccone mentre
glio si conclude drammaticamente la spe-
dizione dei fratelli Bandiera. Nel 1847, co-
me scrive la Bertola, un «fremito generoso
Garcea è “ritratto” nella prigione, ma- gli furono offerti dal signor generale Par- ed unisono serpeggiava per l'itala terra».
gro, indifeso, mortificato, in attesa del
martirio secondo un'iconografia che ri-
corda quella dei martiri cristiani del pri-
del martirio teneaux pezze mille e le rifiutò, se avesse
fatto morire il brigante».
Diversa la versione di Caterina Bosco,
Insorge il Reggino: Nunziante, il «bom-
bardatore di Calabria», il 2 ottobre «sacrifi-
cava le primizie di quella rivoluzione: i
mo secolo. Anche le stanze buie, senza luce
e aria, grotte naturali, ricordano i luoghi
del martirio dei cristiani.
dei patrioti vissuta nella casa degli eredi di Colacchiu
e Garcea. «Se ne va questo Vizzarro e lo
sparano su un mulo. Il brigante disse cer-
martiri di Gerace grideranno contro lui
eternamente vendetta!!». Garcea si muove
tra Napoli e la Sicilia. Carlo Alberto di Sa-
cate il dottore Garcea. Un brigante andò e
richiama
Il pronipote di Garcea, Gian Carlo Olmi, voia dichiara guerra agli austriaci. Da
scrive ad Angela Malandri, autrice di una gli disse: “Ci hanno sparato il capo e voi vi ogni paese d'Italia partono contingenti:
tesi di laurea “Giovanna Bertòla Garcéa e dovete mettere sopra un cavallo. Povero Guglielmo Pepe si muove da Napoli con
«La voce delle donne»” (Università degli afflitto chi poteva fare? Il brigante lo porta soldati e volontari. Garcea pensa di parti-
Studi di Parma, relatrice professoressa
Alba Mora a. a. 1994-95): «Faceva una cer-
ta impressione vedere il frammento (con
il lessico cristiano avanti e indietro con il cavallo. Che chi po-
teva andare lì? Lo hanno aiutato le anime
del purgatorio. Vizzarro, coricato sopra
re, ma il fratello Graziano, che si è già scrit-
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Risorgimento segreto le famiglie edelle persone che loavevano cono-
sciuto, per Torino.
La formazione di Giovanna Bertola
sguardo femminile che diventerà sempre più
potente, lucido, penetrante negli scritti suc-
cessivi.
Dopo l’Unità d’Italia Il 6 marzo del 1843 a Mondovì, un piccolo
centro in provincia di Cuneo, nasce Giovanna
Maria Cunegonda Bertola, figlia di Giuseppe e
Le azioni degli uomini
e «la voce delle donne»
Nel gennaio 1862 Garcea, da Torino, chiede
a Mondovì incontra di Francesca Bardissone. Sarebbe diventata la
fondatrice de «La Voce della donna», il «primo
periodico emancipazionista italiano» (cfr.
di essere trasferito allo Stato Maggiore delle
Piazze perché le condizioni di salute non gli
permettevano di svolgere agevolmente le atti-
e sposa Giovanna Bertola «Nuova DWF, n. 21, 1982, p. 96)» e la donna
che, assieme a poche altre, «pose le basi del fu-
vità nell'Arma di Fanteria. Ottiene il trasferi-
mento, ma, per mancanza di posti disponibili, è
messo in aspettativa. Il 29 luglio 1862 nasce a
una maestra che sarà
turo movimento suffragista e paritario» (come
scrive nel 1987 F. Pieroni Bortolotti). La Berto- Empoli la primogenita della coppia cui viene
la è stata sottratta alla dimenticanza grazie a dato il nome di Clorinda, il nome di una sorella
del Garcea. Nel gennaio 1863, viene richiama-
una straordinaria
Gino Reggiani che ha ripubblicato nel 1992 in
anastatica (La Pilotta Editrice Parma) con un to in servizio e destinato al comando della Piaz-
denso saggio critico, «La voce delle donne». za di Vasto, negli Abruzzi, dove gli vengono af-
femminista e meridionalista
Fondamentale e ricca di notizie, di documenti, fidati compiti di repressione del brigantaggio.
relazioni (provenienti dall'Archivio Olmi) è la Un momento drammatico della storia nazio-
bella e documentata tesi di laurea di Angela nale e non a caso, qualcuno ha parlato di guer-
Malandri, alla qualefaccio ampio riferimento, ra civile, di «conquista regia», di «annessione
in maniera necessariamente sintetica. piemontese». Sono devastati e incendiati pae-
segue da pagina 17 Giovanna Bertola nasce in una famiglia si, uccisi migliaia di contadini, donne e bambi-
agiata e illuminata: tra le sue letture infantili ni, “briganti”. Muoiono anche molti soldati del
to tra i volontari, lo consiglia di restare a Napo- opere di autori come Vincenzo Gioberti e Cesa- nuovo Stato e anche ufficiali e soldati “meridio-
li. Graziano si arruola nel battaglione Unione re Balbo, ma anche Rousseau e Mantegazza, nali”,“napoletani”che avevano subito carcere,
di Ferrara: muore il 1849, il 23 aprile, sotto il Fourier e Saint Simon. I moti insurrezionali torture, martirio per opera dei Borboni. Il nuo-
forte di Marghera, e «finiva in tal modo glorio- del 1848 dei moderati e dei democratici ne se- vo Stato nasce male e sceglie la via della repres-
samente la carriera del soldato e della vita a 21 gnano l'infanzia. sione cruenta. Anche intellettuali democratici
anni». Un altro sconosciuto calabrese morto Dal dattiloscritto Vita di Giovanna Bertola, e“progressisti”comincianoa teorizzarel'infe-
per l'unità d'Italia. redatto da Gian Carlo Olmi, pronipote di Gar- riorità razziale dei meridionali e la riduzione
Napoli, scrive Bertola, «l'infelicissima Na- cea e Bertola, si evince che la famiglia di Gio- del brigantaggio a questione criminale e non
poli è un campo di battaglia! L'interminabile vanna conosceva in quel periodo una profonda sociale e politica come indicavano i meridiona-
sorriso del suo cielo e sparito! Quel popolo gaio crisi economica: il padre aveva subito gravi listi. Deve essere stata lacerante la posizione
ed allegroe tramutatoin soldati!Le suevie son perdite finanziarie per avere garantito debito- “mediana” (bisognerebbe leggere lo scritto di
piene di popolo che grida tradimento, alle bar- ri insolventi e a causa del dissesto economico si Pasquale Rossi sui fatti del 1799) di chi ha re-
ricate». La Costituzione concessa dai Borbone ritirò a Cigliè (Cuneo) per amministrare le ter- presso persone indifese, in nome di quella pa-
è stata annullata. Garcea passa dalla parte de- re del fratello monsignore Andrea, rettore del tria in cui aveva creduto e anche pensando di
gli insorti, viene ferito alla mano, «brandisce la Collegio Vescovilee professoredi latinoal gin- contrastare un possibile ritorno dei Borbone.
sciabola, combatte!». Assieme ad altri insorti nasio di Mondovì. La famiglia Bertola si trasfe- Gian Carlo Olmi ha ricordato le difficoltà e le la-
decide di fuggire in Calabria. Ha con sé quattro risce nel castello del conte di Capris di Cigliè, cerazioni vissute dai suoi antenati durante la
lettere: una per la Basilicata, una per Cosenza, dove Giuseppe svolge la mansione di ammini- lotta al brigantaggio.
una per Catanzaro e un'ultima per Reggio. stratore. «Quando il marito presidiava Vasto [Gio-
Fugge su un calesse. Raggiunge Pagani, si Nel 1847 nasce Barbara, chiamata Barberi- vanna Bertola] alloggiava al palazzo dei mar-
sposta a Nocera e a Vietri, arriva a Salerno. E' na, la secondogenita di casa Bertola, che avreb- chesi [di quella città]. Terribile fu soprattutto
un succedersi di eventi, incontri e luoghi. Rag- be avuto un ruolo fondamentale nella vita di una notte che passò sola poiché il marito era
giunge Lagonegro, Lauria, Castelluccia, Ca- Giovanna. La madre delle due ragazze muore andato a caccia di briganti, per di più questi
strovillari. Raggiunge Cosenza, si presenta al giovane e il padre si risposerà. Grazie alle solle- avevano minacciato di morte il capo famiglia.
locale Comitato, è arrestato e portato al Castel- citazioni e al sostegno dello zio Giovanna Ber- Il giorno dopo fu fatta una retata di briganti,
lo come disertore dell'esercito. Liberato dai co- tola siiscrive allaScuola Magistraledi Mondo- che vennero fucilati sulla piazza gremita di
sentini, riparte per Rogliano, dove incontra i vì, dopo aver superato l'esame di ammissione gente. Giovannina che assisteva dal balcone
Morelli, arriva a Catanzaro la sera del 19 mag- con quarantaquattro punti su cinquanta. Do- del palazzo non ebbe cuore di rimanere».
gio. po tre anni di corso, rivelandosi tra «le prime Il “ritrarsi”diGiovanna erail segnodi undi-
Moti insurrezionali in Calabria per costante diligenza e fervido zelo nello stu- sagio e di una disapprovazione dei “cospirato-
e battaglia dell'Angitola dio», la Bertola sostiene l'esame per il conse- ri” che avevano sognato la soluzione dei pro-
I fatti di Napoli, scrive Bertola, avevano «ri- guimento della patente di idoneità di maestra blemi dei ceti popolari?
destato quel fuoco che incendia, che divora nei normale digrado superiore.E' promossa,il 13 Garcea, con un provvedimento del 6 settem-
petti dei Calabresi». Garcea arriva in una terra agosto 1861, con 77 punti su 100. Il tutto que- bre 1863, è trasferito a Messina e, da qui nel
dove «dalle gole profonde e dai monti inacces- sto mentre viveva un'esperienza che le avrebbe maggio 1864, a Parma (dove giunge il 28 lu-
sibili dei calabri Appennini sorse il grido di ri- cambiato la vita. glio) come maggiore delle piazze, alle dipen-
voluzione, qual sublime e terribile grido dei po- Un «vero figlio delle rupi calabre» Secondo Gian Carlo Olmi, «Antonio Garcea rìa Sanchioli di Torino con la quale la Bertola denze del colonnello Giuseppe Doria. I Garcea
poli stanchi ed oppressi!». A Filadelfia si forma e la giovane e colta maestra piemontese avrebbe incontrato per la prima volta Giovan- rilascia al tipografo il manoscritto. I coniugi si stabiliscono in una casa di proprietà di un
«uncampodi5000 uominiprontiavendicarei «Un uomo ruvido e assai scarsamente erudi- nina Bertola e un'altra fanciulla per la strada garantiscono lo smercio di 1500 copie al prez- fornaio, al numero 42 di Borgo di Asse, vicino a
fratelli trucidatinelle vie di Napoli».Garcea va to, tuttoché figlio d'un medico; bruno e alquan- di Mondovì, mentre passeggiava col generale zo di due lire a copia. Il volume è pubblicato a Piazza Duomo. Ospitano fino al giugno 1865
in Sicilia per procurare munizioni per gli in- to butterato nel volto, dal quale forse emergeva Türr. Più tardi, recatosi al castello di Cigliè per Torino nel 1862 nella Tipografia Letterari di Bruno Bosco, nato nel 1854, figlio di Emanue-
sorti calabresi. Attraversa Pizzo, Monteleone, il riflesso del suo carattere energico, volente- chiedere di sistemare il cavallo nelle sue scude- Piazza SanCarlo 10. Nonsi sa perchénon sono la, sorella di Garcea, e Caputo Francesco, nato
Rosarno e Palmi e arriva a Bagnara, sempre roso d'operare, fermo e sprezzante nei rischi e rie, incontra di nuovo Giovanna che avrebbe stampate la seconda parte sulle campagne del in Calabria il 25 dicembre 1854, artista di can-
grazie al sostegno di rete di cospiratori, e su nelle sciagure; tarchiato, basso piuttosto che subito il fascino della divisa (con mantello 1859 e del 1860 e una terza “Documenti e note”, to, e, a quanto pare, anche lui parente di Gar-
una barca a vela raggiunge Cariddi, dopo tre no, e coi capelli neri brizzolati di bianco anzi bianco) e verosimilmente del passato garibal- annunciate nell'indice. Gino Reggiani nota cea. I due ultimi ospiti della famiglia si trasfe-
ore. Lascia la Sicilia in fiamme, raggiunge Vil- tempo, pei troppi patimenti sofferti. Un uomo dino del Garcea e decidere insieme di sposar- che il volume «non può vantare alcun pregio riranno a Napoli, nel giugno 1865.
la San Giovanni con tre barili di munizioni e cosifatto non poteva che attirare l'attenzione di si». Giuseppe Bertola, dopo incertezze per la letterario». Penso che esso vada letto con l'in- Giovanna Bertola mette in atto quanto aveva
parte per Catanzaro. chi lo guardava. Trascinato in miseria dalle differenza di età, dà il suo consenso. L'11 ago- tendimento dichiarato dalla Bertola: «concor- pensato a Firenze nel 1863: la creazione di un
A Monteleone incontra i patrioti del luogo, persecuzioni, non se ne lamentava, né curava sto Antonio Garcea di San Niicola di Vallelon- rere, comunque meschinamente, a rendere periodico che facesse sentire, alta e forte, la vo-
ma un telegramma da Pizzo annuncia la spedi- gli agi; insomma un vero figlio delle rupi cala- ga e Giovanna Bertola di con qualche frutto più ce delle donne. Può contare sulla collaborazio-
zione del generale Nunziante per le Calabrie. bre; e sarei più esatto se lo chiamassi uno strap- Mondovì si univano in popolari le nostre sven- ne di altre donne, in primo luogo dell'insepara-
La città è sgomentata. Si decide di passare all'a- po delle rupi medesime. […] Ardito, coraggio- matrimonio. ture, le nostre virtù». bile e preziosa sorella, e sul sostegno del mari-
zione. Garcea si mette in viaggio con Eugenio so e amante di libertà, non poté resistere agli ol- L’uomo racconta Come scrive A. M. Banti to, il cui nome compare nelle varie sottoscrizio-
De Riso, Annibale Frojo e 300 «giovani ardenti traggi recati alla patria, e il 15 maggio, vestito e la donna scrive (op. cit. p. 15) perché l'a- ni per la raccolta di fondi proposte dal giorna-
di provarsi cogli sgherri», e giunge a Maida, dalladivisa militare,fuveduto combatterecon La scena che provo a zione degli «eroi che si le. Gerente responsabile del giornale è France-
dove il generale Stocco era stanziato con i rivo- intrepidezza dalle barricate, nella Capitale. immaginare è quella in sacrificano per la patria sco Capano, il cuginoacquisito, che viveva con
luzionari nicastresi. Si unisce alla compagnia, […] Conosco però gli strazi e le rovine che in cui Antonio Garcea, nel- abbia un senso, è neces- loro a Parma. Il primo gennaio 1865 viene
di Settingiano, comandata da Francesco An- conseguenza della cattura, martoriarono il le lunghe e fredde gior- sario che tale azione sia stampato nella tipografia di Pietro Grazioli di
ghera e da Tommaso Notaro. povero Garcea; e comefosse condannato ai fer- nate autunnali e inver- ricordata, commemo- Parma il numero saggio, oggi introvabile, de
Nunziante intanto aveva occupato Pizzo e ri, comecon mevenuto aMontefusco, equanto nali, racconta lesue “me- rata e costantemente «LaVocedelledonne». Latiraturadellarivista
Monteleone. Il quartier generale degli insorti è onoratamente vi stette». morie” alla giovane mo- portata a esempio». è di ben tremila copie, con diffusione in tutta
a Maida. Garcea è nominato capitano di Stato Così parla Sigismondo Castromediano di glie, colta e desiderosa di Nel grandemito della Italia poiché il progetto dichiarato e persegui-
Maggiore, istruttore e organizzatore delle Garcea (Carceri e galere politiche, Lecce, 1895, sapere, di scrivere, tra- nazione da costruire e to dalla Bertola era quello di dare vita a un gior-
truppe insurrezionali nel campo di Filadelfia. Vol. II, pp. 22-23), il quale, nonostante i lunghi mandare. È sicuramente dell'Italia da fondare gli nale nazionale.
Garcea e Lopresti?
ziosa vicinanza. Con senso di amicizia rin-
grazio Giovannina Bosco Degni, anche lei
discendente di un'altra sorella di Garcea,
Emanuela, per i documenti e le foto che mi