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Il traffico di organi

Se oggi ci troviamo di fronte a una crisi, certamente non è quella migratoria. C’è altro che dovrebbe
preoccuparci. Il sistema economico di stampo neoliberale ci ha talmente assorbiti che abbiamo
trasformato la nostra stessa esistenza in un’impresa capitalista. Chi non riesce a stare al passo a
queste turpi logiche concorrenziali, chi non sa produrre quanto dovrebbe non è altro che una vita
superflua e sacrificabile, uno «scarto umano» direbbe Bauman. L’ultimo segno di questo sistema
marcio è il traffico di organi. Dopotutto, quando la domanda di organi è alta e l’offerta non è
sufficiente a soddisfarla si creano canali alternativi. In un mondo imperniato sul capitalismo non ci
sono limiti quando si tratta di business. La soluzione? Acquistare un organo illegalmente per i
primi, metterne in vendita uno per i secondi. Va inoltre considerato che gli sviluppi avvenuti in seno
all’immunologia e la messa a punto di nuovi e potenti farmaci antirigetto, come la ciclosporina,
hanno permesso una maggiore irrilevanza della corrispondenza tra i tessuti dei donatori e i
destinatari. Oggi quasi chiunque desideri vendere i propri organi – che sia adatto o meno al
trapianto da un punto di vista medico – può farlo. Tuttavia, la vendita degli organi è illegale
ovunque nel mondo ad eccezione di Yemen e Iran. In quest’ultimo, il matching tra domanda e
offerta viene regolato dal sistema sanitario nazionale sotto la supervisione di due organizzazioni
non-profit gestite dallo Stato. Mentre il governo iraniano si occupa di coprire le spese sanitarie a
carico del donatore, le due organizzazioni, la CASKP e la CFFSD, gestiscono la trattativa tra
ricevente e donatore. Facebook è divenuto il principale canale attraverso cui concludere l’affare.
Mettersi in contatto con un acquirente – che svolge principalmente il ruolo di intermediario – è
estremamente facile. La pagina "Kidney urgently needed" spacciandosi per l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, con sede in India, pubblicizza i suoi interventi includendo il listino prezzi.
Contattandoli si avviano le pratiche: viene offerta una cifra massima pari a 650,000$ per un rene in
base al gruppo sanguigno. In realtà il donatore riceve una minima parte dell’importo, altre volte
viene tratto in inganno e i trafficanti, con la complicità di chirurghi corrotti, non forniscono il
compenso promesso. La storia non finisce qui. Il traffico di organi coinvolge un fenomeno ancora
più agghiacciante. Si tratta del traffico di esseri umani per rimozione di organi che si verifica
principalmente in seno allo smuggling di migranti. Traffico di organi e tratta di esseri umani per
rimozione di organi sono due fenomeni spesso confusi ma differenti. Mentre nel primo caso esiste
una sorta di consenso, nel secondo caso si tratta di una rimozione forzata. I due fenomeni, tra l’altro
non sono necessariamente connessi: il traffico di organi non presuppone necessariamente la tratta di
persone. La tratta di esseri umani per rimozione di organi riguarda principalmente migranti sub-
Sahariani. È un fenomeno di cui si parla poco nei tumultuosi dibattiti sulle condizioni inumane di
chi segue le rotte migratorie interne all’Africa. Il caso dell’Egitto è emblematico. Qui centinaia di
migranti, compresi i bambini, vengono rapiti per il prelevamento degli organi. Spesso drogati per
l’intervento e poi lasciati andare sotto minaccia di non parlare con nessuno. Nel peggiore dei casi, il
rapimento presuppone il prelevamento di più organi possibili, si spiega così il ritrovamento di corpi
straziati per le strade periferiche del Cairo. Dopotutto, con l’aggravarsi della crisi migratoria, oltre
alla crisi umanitaria che affligge lo Yemen, il fenomeno si è diffuso e progressivamente
intensificato specialmente in Egitto, il quinto Paese al mondo in cui il traffico illegale di organi è
più diffuso, secondo l’OMS. Tra Egitto e Yemen esiste un’organizzazione ben collaudata che si
autoalimenta portando molti yemeniti che hanno venduto volontariamente un organo a divenire
procacciatori di altri donatori. Stipati in abitazioni improvvisate in cui attendono l’intervento
chirurgico, i trafficanti confiscano i passaporti che saranno restituiti solo dopo l’espianto.

Akesh Singh

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