Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
- Addio, ’Ntoni! gli gridò dietro Alessi facendosi coraggio, come il fratello era già
lontano; e allora la Lia cominciò a strillare. - Così se n’è andato mio padre, disse
infine la Nunziata, la quale era rimasta sulla porta.
’Ntoni si voltò prima di scantonare dalla strada del Nero, cogli occhi lagrimosi
anche lui, e fece un saluto colla mano. Mena allora chiuse l’uscio, e andò a sedersi
in un angolo insieme alla Lia, la quale piangeva a voce alta. - Ora ne manca un
altro della casa! disse lei. E se fossimo nella casa del nespolo parrebbe vuota
come una chiesa.
Come se ne andavano ad uno ad uno tutti quelli che le volevano bene, ella si
sentiva davvero un pesce fuori dell’acqua. E la Nunziata, là presente, colle sue
piccine in collo, tornava a dire: - Così se ne è andato mio padre.
Verga fa stipulare un patto tra ’Ntoni e sua madre, la Longa, per definire i tempi della
partenza di ’Ntoni. Egli potrà andare via, solo dopo la morte della madre, e quindi prima della
chiusura del capitolo XI. Per liberare il figlio dalla sua insofferenza la Longa si infetta di
colera per morire improvvisamente e per permettere al figlio di andare a realizzare il suo
progetto di vita lontano da Trezza. Nel testo proposto 'Ntoni sta per partire: ora che la madre è
morta, può farlo. Il dolore di chi resta è anche il suo: 'Ntoni aveva la faccia sconvolta come gli
altri, mentre guardava per l'ultima volta il suo paese e la sua casa.
Pirandello e la novella "L'altro figlio"
Sarà Pirandello a soffermarsi sul dolore di chi resta, nel suo racconto "L'altro figlio",
pubblicato nel 1905 e compreso nella raccolta "Novelle per un anno" e successivamente
adattato dallo stesso Pirandello a opera teatrale in atto unico nel 1925. La novella è raccontata
dal punto di vista di chi rimane in Sicilia: «tutta la pietà è per chi parte e per chi resta niente»,
spiega Ninfarosa, uno dei personaggi femminili del racconto.
La trama: "L'altro figlio" racconta la storia di Mariagrazia, una povera vecchia che
vive di elemosina nel paesino di Farnia. La donna ha due figli, emigrati in America
quattordici anni prima, che sembrano essersi dimenticati di lei, non essendo mai tornati a casa
e non avendole scritto mai una lettera. Mariagrazia vive nel loro ricordo e nella speranza di
rivederli e cerca in tutti i modi di mettersi in contatto con loro: ogni volta che qualche abitante
di Farnia sta per emigrare in America, la donna si fa scrivere una lettera dove li prega di
tornare a casa o almeno di mandarle qualche soldo. Per questa sua fissazione nei confronti dei
due figli evidentemente ingrati e senza cuore, Mariagrazia viene schernita dalle vicine di casa
e anche da Ninfarosa, la giovane che invece di scrivere per lei l'ennesima lettera, riporta sul
foglio un mucchio di scarabocchi. Grazie al giovane medico del paese, Mariagrazia scopre la
beffa di Ninfarosa e, disperata, chiede aiuto all'uomo. Interessato alla sua storia, il medico
scopre che la vecchia ha anche un altro figlio, Rocco Trupìa, che le vuole bene e vorrebbe
prendersi cura di lei, ma che è stato sempre rifiutato. Quando il dottore chiede spiegazioni,
Mariagrazia racconta che anni prima, alcuni banditi messi in libertà dopo lo sbarco di
Garibaldi in Sicilia, andavano in giro per i paesi a rapire gli uomini e anche suo marito era
stato preso. Riuscito a fuggire l'uomo era rimasto nascosto per qualche giorno, ma poi aveva
dovuto tornare a lavorare nei campi ed era stato rapito di nuovo. Mariagrazia si era messa alla
ricerca del loro rifugio e li aveva visti giocare a palla con le teste degli uomini che avevano
ammazzato. Tenuta prigioniera per mesi da uno della banda, Mariagrazia era stata violentata
e, rimasta incinta, aveva dato alla luce Rocco che però, somigliante in tutto e per tutto al
padre, non poteva non ricordarle l'orrore che aveva dovuto subire e per questo non era mai
riuscita a considerarlo davvero figlio suo.
Il breve, ma denso testo di Pirandello unisce con maestria il microcosmo della vita
familiare e il macrocosmo della storia italiana postunitaria e dà voce alla storia di una donna
illetterata. Per Pirandello l'emigrazione è causa di una pazzia incurabile, ma anche esperienza
che riconosce la resistenza di fronte alle assurdità della vita. Nell'ultima scena, Mariagrazia,
ancora aggrappata alla sua folle illusione di rimettersi in contatto con i figli, chiede al dottore
di scrivere per conto suo una lettera ai figli emigrati; così la storia finisce in maniera
significativa con l'inizio di una lettera che Mariagrazia comincia ancora una volta a dettare:
«Cari figli…». L'emigrazione appare dunque come conseguenza delle ineguaglianze prodotte
dall'unificazione dell'Italia ed è ritratta come scomparsa e lutto, che non prevede ritorni, ma
lascia solo la consolazione del segno scritto (le lettere).
Ritorni…
L’ultimo risultato dell’interazione tra immigrazione e letteratura è costituito da un
riflusso innovativo a vantaggio della letteratura di appartenenza, che è ovviamente possibile
quando alcuni degli autori migranti decidono di scrivere nella lingua della loro appartenenza
culturale, come nel caso di Giuseppe Ungaretti, che, figlio di emigrati e uomo cosmopolita,
sceglie di scrivere in italiano.