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Fondamenti di analisi del testo letterario

Lezione 1            23 settembre
La poesia mette a frutto possibilità specifiche della lingua in cui è scritta, per questo è diversa dalla
prosa. La poesia italiana fa riflettere sulla lingua italiana. 
Analizzeremo testi di poesia del ‘900—non è vero che in questo periodo la metrica è solo libera,
che non ci sono più le rime ecc.
Nozioni di carattere generale
Esempio—Tanto gentile e tanto onesta pare
Wikiquote—buona fonte perché si capisce da dove è stato ricavato il testo (da Le Rime—il testo
sta anche nella Vita Nuova). Bisogna essere sicuri che i testi siano copiati in modo attendibile. 
E li occhi, intendere no la pò chi no la trova, sospira (con la minuscola)—tutti segni che questo
testo è molto vecchio, quindi è necessario guardare se c’è un testo più recente. In un’altra versione
tratta dalla Vita Nuova ci sono differenze. Gli occhi (≠li), chi non la prova (≠no la prova), Sospira
(maiuscola—all’epoca di dante non si distingueva). Quale testo conviene usare allora per citare?
La disciplina che si occupa di questi problemi è la filologia. La volontà degli autori è strana, non
sempre volevano che si leggessero le loro opere (ex. Kafka e Tasso), questo non è il caso di
Dante, ma il problema del filologo è quello di restituirci la versione più vicina a quella scritta
dall’autore. Il problema di Dante è che non abbiamo manoscritti e quindi non sappiamo come
abbia scritto, ma si sa che nel medioevo non si usavano tanto i segni di interpunzione, si usava
la scriptio continua, quindi il testo viene adattato (ex. si mette il puntino nel mezzo per rendere la
pronuncia di un parlante toscano dell’età di Dante). Problemi di grafia che non sempre risponde
alla pronuncia/si cerca di adattarla alla pronuncia (ex. si segnala graficamente il raddoppiamento
fonosintattico—come in questo caso). 
Problema di ordine linguistico=lingua tra 12 e 13 sec era diversa da quella di oggi. La prima
cosa da fare di fronte a un testo come questo è vedere quali parole si conoscono e quali no.
Tranne qualche eccezione qui non ci sono parole lontane dall’uso contemporaneo, c’è però
qualche piccolo fenomeno che non risponde più alla lingua di oggi. Quand’ella altrui saluta—si
scriverebbe quando ella, inoltre altrui non vuol dire quello che vuol dire oggi, è un falso amico,
sembra, ma non è la parola che conosciamo. Ch’ogne, deven=diviene, no al posto di non,
l’ardiscon, ella si va (anche se c’è un uso simile, ma così non lo useremmo), laudare=lodare,
vestuta, mostrasi=riflessivo enclitico=forma che resiste solo in alcuni stereotipi come vendesi,
affittasi, parole che spesso si usano a sproposito (ex. affittasi 4 locali=sbagliato, corretto=affittansi,
manca l’accordo, perché è una forma talmente arcaica che non ci si rende più conto di cosa voglia
dire. La lingua è marcata dai segni del tempo, ai tempi di Dante si diceva davvero così. De la,
labbia, un spirito. Alcune forme linguistiche erano del tempo di dante, ma non sono più del nostro
tempo.
Problema di ordine stilistico=differenza che riguarda le scelte di Dante, alcune cose non le
sceglie perché già di suo erano diverse, altre sono una scelta consapevole (ex. quand’ella,
laudare, labbia). Dante sceglie consapevolmente di scrivere in un modo invece che in un altro e lo
fa per il rispetto della metrica (necessitas metri), altri fenomeni di necessitas metri=dice core per
farlo rimare con amore, vestuta per farlo rimare con venuta ecc. alcuni la chiamano licenza
poetica, ma la licenza poetica non esiste, non si inventano le parole, si usa una forma al posto di
un’altra perché a quel tempo si poteva, non è che si inventano o storpiano le parole. La lingua
delle origini era più variabile di quella di oggi. 
Parafrasi=sempre necessaria. Tutti i testi per un lungo periodo della cultura europea dovevano
essere parafrasati, molti autori prima scrivevano in prosa e poi in versi. È vero che esistono dei
testi che non si possono parafrasare, ma lo si può capire solo provandoci. Qualsiasi testo scritto
fino alla metà dell’800 può e deve essere tradotto. La parafrasi è un’operazione di servizio che
serve a misurare ancora meglio quello che fa di una poesia la poesia e che non può passare della
prosa. 
Analisi—Tanto gentile e tanto onesta pare—uno studioso dice che in questa poesia nessuna
parola ha il significato che ha oggi.
Parafrasi (per farla si parte dal predicato che è ciò che rende tale una proposizione (non partire
dal soggetto). Verbo pare=sembra, ma Dante non vuole dire questo, vuole dire si
dimostra/manifesta—apparire nel senso di essere visibile, si fa vedere.
Donna mia=la mia signora, Beatrice non è la “ragazza” di Dante—nel medioevo ci si fidanzava, la
parola ragazza non esisteva e non c’erano questo tipo di rapporti umani, non c’era la relazione
sentimentale ed erotica che noi intendiamo. Qui donna vale come signora in senso forte—in
latino domina=signora=colei che ha il dominio di me, colei che è padrona di me, parole antiche
sono più vicine al latino di quanto non lo siano oggi. Colei che ha il dominio di me si manifesta
tanto gentile e tanto onesta (complementi predicativi del soggetto).
Gentile—dal latino gentilis=appartiene a una gens=famiglia illustre—vuol dire nobile.
Lei si manifesta tanto nobile e onesta=etimo latino onestus=che si comporta in maniera decorosa,
non ha a che fare con la correttezza dei comportamenti di fronte alla legge—che si comporta in
maniera onorevole ed è degna di onore, lei si manifesta nobile e piena di decoro.
Quand’ella altrui saluta—altrui oggi è un aggettivo, qui è un pronome indefinito, quando saluta
qualcuno quindi.
Saluto—qui non è un semplice ciao (ciao viene dal veneziano sciao=schiavo—forma di rispetto
inizialmente e poi si è diffusa in tutta Italia solo nel ‘900), questo saluto—da salus=salvezza non è
solo un saluto materiale, ma qualcosa che parla del suo potere spirituale, significato semantico
che si è perso ed è un significato che gli dà soprattutto Dante, è una scelta di Dante il fatto che
Beatrice porti salvezza—parafrasi fa registrare l’intensità di significato che l’autore dà alle parole.
Lei si manifesta così nobile e decorosa che ogni lingua rimane muta tremando, gli occhi non
ardiscono=osano, non hanno il coraggio di guardarla, davanti a lei la gente abbassa lo sguardo.
Ella—non più usato oggi, oggi si tende a usare lei/lui—non si possono sempre usare come
soggetto questi pronomi, ma in realtà in italiano il soggetto si può sottintendere e omettere.
Beatrice se ne va sentendosi lodare, vestita benignamente d’umiltà—dispositio
verborum=disposizione delle parole, in un testo poetico di solito è diversa da quella della prosa,
ma spesso non lo è. Passare da ordo artificialis a ordo naturalis—quello che si fa con la
parafrasi.
Laudare e no lodare perché è la forma più vicina al latino, ma qui ha un significato quasi tecnico,
la lode nella Vita Nuova è qualcosa di specifico=la natura della poesia secondo Dante in questo
momento è cantare lo splendore della donna amata. Benignamente=benevolmente. Beatrice
non si insuperbisce, la benevolenza è segno di umiltà (virtù spirituale cristiana), per gli antichi
essere umili non era una virtù, per i cristiani invece l’unico grande è Dio.
Figura retorica—non si può veramente essere vestiti di umiltà—metafora=similitudine senza
come, corto circuito logico, il linguaggio poetico sfrutta un certo quoziente di irrazionalità e ne fa un
suo elemento di forza, al contrario, la similitudine è più analitica, spiega di più le cose. Per
Jakobson la metafora identifica il linguaggio poetico, figura per cui le cose non valgono alla
lettera, cosa che è un po’ sempre vera per la poesia ed è la metafora che permette questa
polisemia. Le metafore le usiamo anche quotidianamente, ma la differenza dell’uso poetico è che
qui sono una ricchezza, il linguaggio che il poeta usa è un’oscillazione tra razionalità e irrazionalità,
c’è sempre qualcosa che non torna con la logica di tutti i giorni.
E si manifesta come una cosa venuta dal cielo sulla terra a manifestare qualcosa di miracoloso.
Una cosa venuta—oggi se diciamo di qualcuno che è una cosa lo sviliamo, invece in Dante non ha
questo significato di abbassamento, ha un significato astratto e indefinibile, lui non può dire
persona, perché è qualcosa di più, oggi potrebbe essere più entità, creatura, qualcosa che non è
semplicemente un essere umano, ci vuole una parola più indeterminata. In poesia ci sono parole
comuni che vengono riscattate dal loro uso comune e assumono un significato ulteriore, talvolta un
di più di poesia viene dato usando le parole più semplici.
Beatrice si rivela piacente, oggi si intende una donna che piace, bella, ma è legato alla fisicità, qui
non si parla del piacere fisico ma di un piacere spirituale, la bellezza che lei manifesta non è solo
fisica, non è un qualcosa che va solo ai sensi, è più spirituale.
Si mostra piena di una piacevolezza spirituale per chi la mira=contempla, non è solo un guardare,
mirare significa guardare fissamente e qui indica un atteggiamento di rapimento.
Questi ammutoliscono e contemplandola sentono nel cuore una certa dolcezza. Lei dà una certa
dolcezza al cuore attraverso gli occhi (per=attraverso), idea che gli occhi siano una specie di
tramite per la percezione. Dante però usa per invece di attraverso=francesismo (par=attraverso).
Dolcezza che non può capirla chi non ne fa esperienza (chi non la prova), e par= anafora—
riprende le stesse parole nella stessa posizione.
Sembra che dalle (delle—francesismo, di al posto di da) sue labbra=labbia (spesso in Dante
indica tutto il viso—non qui) si muova uno spirito soave, pieno d’amore che va dicendo all’anima di
sospirare. Dal punto di vista sintattico e linguistico non ci sono problemi, ma il significato si capisce
attraverso le figure retoriche. Spirito si muove=personificazione, come se questo spirito fosse
una creatura che si muove e fa delle cose, spirito in senso proprio vuol dire soffio, collegato al
respirare, in primo luogo quindi è il fiato che lei emette respirando, fenomeno fisico e spirituale,
nel medioevo questi due ambiti non sono distinti, respirando fa uscire qualcosa che è pieno
d’amore e attraverso le orecchie entra dentro la sua anima e invita respirare, descrive effetti su
udito e mondo spirituale. Lei parla o respira questo entra dentro le orecchie di qualcuno e la sua
anima inizia a sospirare, non è proprio un sospiro d’amore, è un amore spirituale, perché
Beatrice non è una creatura mortale, si tratta di un amore che è la caritas, amore ispirato da Dio
che va verso gli altri esseri umani, ma completamente spirituale, lei solleva gli esseri umani e li
induce a sospirare di un amore divino, ma perché uno per amore di dio dovrebbe sospirare? Di
solito si sospira per un senso di mancanza, per un senso di beatitudine non appagato, si sente la
mancanza di qualcosa, qui del cielo, per i cristiani la vera patria è il cielo, la vera destinazione è la
vita ultraterrena e lei ce lo fa vedere. Attraverso la parafrasi si mette alla luce la pluralità dei
significati che il testo ha, è uno strumento per far vedere quante cose possibili ci sono in un testo
(pluralità del testo)—per far fruttare la ricchezza del testo. Perché Dante scrive in poesia e non in
prosa? Il linguaggio poetico è più complesso e diverso, si scrive in poesia perché la poesia è un
linguaggio speciale, perché non si vuole scrivere in prosa, è come un rito che richiede più lavoro
(come vestirsi per le feste)—si scrive in poesia perché si vogliono dire più cose, perché non si
vuole fare in modo comune. Il lavoro che richiede la poesia di Dante non è solo sul significato,
questo è un testo che all’epoca di Dante era recepito come leggero è semplice, quindi non è
nemmeno un linguaggio complesso, c’è un lavoro specifico sulle forme. Sonetto—regole molto
precise, sonetto in forma canonica=2 quartine e 2 terzine, ai tempi di Dante non era una forma
molto antica  (“inventato” da Jacopo da Lentini), è una forma tipicamente italiana, la grande
letteratura non italiana a cui si guardava all’epoca era quella francese (d’oc—trovatori provenzali,
d’oil—nord della Francia), tra i trovatori il sonetto non esiste, loro hanno inventato la canzone) e
letteratura latina—tutti questi poeti sono litterati—conoscono il latino che è sempre il modello per
questi scrittori. Sonetto dal punto di vista delle strofe è anche composto da un preciso schema di
rime—ci sono tante possibilità, ma qui lui usa schema ABBA ABBA, due rime baciate, ma lega
anche le due strofe (schema comune), CDE EDC (schema non comune). Qualità delle rime—
rima=identità di due parole a partire dall’ultima vocale tonica, non tutte le rime però hanno la
stessa qualità. Rime facili=abbiamo tante parole con questa rima in italiano, rime difficili=ne
abbiamo poche. Quelle di questa poesia sono rime tendenzialmente facili.

Lezione 2    28 settembre 
Consultare il VOCABOLARIO! Aspetto tipico del linguaggio poetico—rima—per Petrarca la rima
era inseparabile dalla poesia, era impensabile scrivere poesia senza versi riconoscibili e senza
rime—questa idea nel corso dei secoli cambia e spariscono prima le rime—nel ‘500—versi senza
rime=versi sciolti (non liberi=quando non si capisce che versi siano—metrica). Il verso sciolto si
ha già nel 500, mentre i versi liberi compaiono molto tardi—tendenzialmente a fine 800. All’epoca
di Dante e di Petrarca nessuno scriveva né in versi sciolti né liberi. Le rime hanno diverse qualità
(vv definizione lezione precedente). Anche in prosa si può dare una rima=si definisce
om(e)oteleuto. 
I vari tipi di rima sono: rime facili—in italiano si trovano tante parole per farle e rime difficili—
poche parole per farle, rime desinenziali—parole che hanno la stessa desinenza (ex quelle che
finiscono in -are), rime difficili spesso sono rime che hanno dei nessi consonantici pronunciati (ex
arte)—chiamate anche rime aspre—spesso le rime difficili hanno anche questa caratteristica. Ci
sono poi molti tipi di rime, una abbastanza facile è la rima derivativa, una parola deriva dall’altra.
Più difficile è la rima inclusiva, una parola sta tutta quanta nell’altra (arte, parte), rima leonina, in
cui oltre alla vocale c’è anche una consonante prima di essa (guardare, laudare—in Dante)—rima
già più raffinata. Se uno usa rime facili, non gli dà grande peso, al contrario sì.
Altra classificazione—modo in cui le rime si alternano—per le quartine—baciata AABB, alternata
ABAB, incrociata ABBA.
Sonetto=non è un genere letterario, ma una forma/schema metrico—generi (epica, tragedia,
romanzo, commedia ecc)—il genere letterario qui è la lirica (opposta all’epica—poesia narrativa in
cui il poeta racconta fatti occorsi ad altri—Iliade e Odissea, Omero racconta vicende, non parla di
sè), nella poesia lirica il poeta parla in prima persona di se stesso, tradizionalmente la poesia lirica
ha un tema privilegiato che è l’amore. Anche in Petrarca. Nei generi letterari ci sono anche dei
temi che si trovano tendenzialmente sempre, nel mondo antico le tragedie parlavano di re, generali
a cui succedono cose terribili—si trovano forme e temi preferenziali, con la poesia 900esca
questa distinzione inizia a dissolversi.
Nel sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare”—i versi sono endecasillabi, definizione=un verso
di 11 sillabe=sbagliata perché non è detto e perché fa pensare che il principio secondo cui si
costruiscono i versi italiani sia solo sillabico, invece è sillabico e accentuativo. Tanto gentile e
tanto onesta pare=13 sillabe—le sillabe metriche non coincidono con le sillabe grammaticali, nel
computo delle sillabe metriche si usano figure come dieresi/sineresi=interno di una sola parola
(ex parola poeta si può leggere come bi/trisillabica—se si legge come un bisillabo si fa una sineresi
altrimenti una dieresi), dialefe/sinalefe=incontro di due parole—unione di due vocali consecutive
(come tra gentile e la congiunzione e), tendenzialmente quando parliamo uniamo la catena fonica,
con questa figura le sillabe diventano 11, però c’è ancora qualcosa che non torna. La legge che
spiega quando si usino queste figure, riguarda la natura profonda del verso italiano che è un verso
sillabico accentuativo—conta non solo in numero delle sillabe, ma dove cade l'accento (verso
principe italiano è l’endecasillabo, inglese blank verse=pentametro giambico—francese
alessandrino settenario doppio italiano), la definizione corretta di endecasillabo=verso la cui
ultima sillaba tonica è la decima. Qui gli accenti cadono sulla prima, la quarta, sesta, ottava e
decima sillaba. C’è una certa mobilità degli accenti, tendenzialmente sulla 6 e sull’8, ma
l’endecasillabo italiano permette una certa varietà ritmica, non è scontato perché ci sono versi
italiani che hanno ritmi fissi, l’endecasillabo ha una certa plasticità. Accenti dovrebbero essere
quasi sempre (tendenzialmente) le sedi in cui naturalmente cadrebbe l’accento sulla parola
(secondo il prof—ci sono diverse scuole di pensiero), non tutte le parole in poesia portano accento,
ex i monosillabi, ma non tutti, le congiunzioni, le preposizioni, ma ci sono anche parole che avendo
peso semantico hanno l’accento, secondo alcuni è impossibile che in poesia ci siano più di 3
sillabe consecutive senza accento—quando accade ce ne piazzano uno a posta, secondo il prof
non è indispensabile—accenti in poesia sono tendenzialmente quelli che hanno naturalmente,
tendenzialmente non portano accento in poesia le parole semanticamente vuote—preposizioni
articoli ecc, la regola secondo cui non si possono avere più di tre sillabe senza accento non è
detto funzioni. Oltre alla regola che dice che l’accento obbligatorio è sulla 10 nell'endecasillabo,
l’altra regola dice che non si può avere accento sulla 5 sillaba—accento proibito—verso che ha
l’ultimo accento sulla 5 sillaba è un senario, un settenario sulla 6, quinario sulla 4 ecc. Maggior
parte delle parole italiane sono piane—accento sulla penultima sillaba. L’endecasillabo sono 11
sillabe metriche quindi nella clausola piana, ma si può anche avere un altro tipo di endecasillabo
—forse era vero ma non però credibile—Ariosto. Ultimo accento cade sulla 3ultima, cade su “di”
che comunque è la 10 sillaba, sillabe sono 12 perché la parola è sdrucciola, non piana, nella
clausola sdrucciola, il verso endecasillabo può avere 12 sillabe. Ci può anche essere il caso in cui
l’ultima parola sia tronca e quindi anche se abbiamo 10 sillabe metriche, l’accento cade sulla 10
quindi è un endecasillabo. Distinzione tra endecasillabi piani, sdruccioli e tronchi. Nella tradizione
italiana questi versi comunque non sono molto diffusi, non si scrivevano endecasillabi sdruccioli
o tronchi per Petrarca e Dante, verso sdrucciolo lo troviamo in Ariosto che non scrive poesia lirica,
ma epica, di solito nella lirica italiana prima di una certa epoca ci sono tendenzialmente
endecasillabi piani. Esistono due grandi famiglie di endecasillabi quelli che hanno accento
forte sulla 4 sillaba dopo a quale c’è una cesura e quelli che hanno accento forte sulla 6
sillaba, quelli con accento forte sulla quarta sono endecasillabi a minore, gli altri endecasillabi a
maiore, perché l’endecasillabo è pensato come l’unione di due versi minori, quinario più settenario
o settenario più quinario. Nel primo caso accento del quinario cade sulla 4 sillaba, nell'altro caso il
settenario fa cadere accento sulla 6 sillaba—questa ovviamente è una misura ipotetica dove ci
possono essere sinalefi o dialefi con il verso successivo oppure ci può essere un troncamento—è
una misura ideale questa. Ma comunque non è mai possibile che l’accento cada sulla 5 sillaba.
Tendenzialmente i versi lunghi (dall’endecasillabo in poi) hanno bisogno di una pausa
interna=cesura, pensati come se fossero dei versi minori—emistichi=mezzo verso, come una
specie di verso doppio per scandirlo in maniera armonica. Distinzione di endecasillabo a maiore o
a minore, non è una regola rigida, qui nell’esecuzione dell’endecasillabo si può decidere come
intonarlo e come far cadere l’accento, l’importante è che l’accento non cada sulla 5 sillaba—
sarebbe considerato un endecasillabo sbagliato—nel 900 sarà più facile e possibile trovarli.
Recap—principio della metrica italiana è sillabico accentuativo, sillabe si contano come metriche e
non grammaticali e le regole che permette di capirlo è quello che guarda alla disposizione degli
accenti—ultimo sulla 10 e evitamento dell’accento sulla 5 sillaba. Questo vale solo per la metrica
italiana, ci sono sistemi metrici in cui un verso deve avere 5 accenti forti ecc.
Questa è una poesia lirica e in essa tendenzialmente l’io parla di sè e delle proprie esperienze, ma
il soggetto della poesia qui è la donna, non è veramente l’io al centro del testo, grammaticalmente
l’aggettivo mia è l’unico segno dell’io, questo fa capire come alle origini della poesia italiana,
non necessariamente l’io occupa il primo piano, lei occupa l’intera scena, questo è un tipo di
poesia lirica in cui ancora non emerge fino in fondo la centralità del soggetto, per questo bisogna
aspettare il successore di dante—Petrarca, con lui non cambia solo questo, ma anche il
linguaggio poetico inizia a mutare di segno.
Sonetto di Petrarca—RVF frammenti di cose in volgare—perché non è un testo continuato. 
“Erano i capei d’oro all’aura sparsi”—celebrazione della donna, lei non è una creatura
puramente umana, ma una specie di miracolo divino—continuità con Dante, ma questa volta l’io
acquista una centralità—io si nomina in due punti nodali e occupa uno spazio che in Dante ancora
non aveva—parla di Laura, la donna è malata e la sua bellezza non sfolgora come prima, ma
certo non la ama di meno. Parafrasi—i capelli biondi e lucenti come l’oro erano sparsi all’aria
(vento), ma c’è anche un gioco di parole—senal (segno)—parola provenzale che vuol dire segno
—segnale che rimanda al nome di Laura, vento che li avvolgeva in mille dolci nodi e
vago=impreciso, ma in realtà in italiano antico vuol dire bello—bella luminosità di quei begli occhi
che ora ne sono così poveri (di quella luce—lei è malata), ardeva oltre misura=immensamente, e
mi sembrava che il suo viso si facesse di colori che inducono alla pietà—lei sta impallidendo,
pietosi vuol dire che inducono alla pietà, non so se quello che ho visto fosse vero o falso—il
pallore non indica solo la malattia, ma anche il fatto che la donna guardi a Petrarca con affetto—
lui non sa veramente se questo stia accadendo, che meraviglia se io che avevo l’esca amorosa in
petto, immediatamente inizia a bruciare—bisogna metterla così perché se no la frase non
tornerebbe, c’è una specie di anacoluto (non è rispettata la coesione tra le varie parti della frase, il
primo elemento appare, rispetto ai successivi, insieme campato in aria e messo in rilievo)—l’esca
amorosa, esca prima era una cosa che serviva per accendere il fuoco—piccolo elemento che
sarebbe divampato non appena avesse incontrato l’amore—non c’è da meravigliarsi che lui che
aveva già l’amore dentro quando la vede va in palla. Il suo camminare non era quello di un essere
mortale, ma quello di un’essenza angelica, chi la vedeva camminare aveva l’impressione di vedere
un angelo e quando parlava non sembrava di sentire un essere umano, ma un essere più che
umano e le sue parole risuonavano in modo diverso da come suonerebbero parole umane, quello
che io vidi quando vidi Laura era uno spirito mandato dal cielo, un sole risplendente e anche se ora
che è malata non fosse così risplendente, una ferita non guarisce perché l’arco si allenta, se uno è
stato ferito da un arco, non è che se l’arco ormai non è più teso io soffro di meno, ormai sono
stato colpito—figura dell’arco rimanda al mito di Amore che scaglia le sue frecce—l’io invade la
scena perché si parla degli effetti che la donna fa non su tutti, ma gli effetti specifici su Petrarca,
in più Dante parla di una situazione atemporale. Mentre quella di cui parla Petrarca ha una
temporalità doppia, lui si ricorda di quando l’ha vista la prima volta vedendola ora malata, il
tempo in Dante non c’è, qui sì ed è un tempo che ha un effetto, non solo cronologico, ma anche
psicologico, dell’anima e dei sentimenti, dimensione psicologica molto più accentuata di Dante—
legata alla persona di Petrarca—mentre in Dante l’effetto è su chiunque, qui il terreno è tutto
soggettivo questa centralità dell’io è quello che inizia a connotare la lirica nel senso che le
diamo noi oggi. Questa è una poesia più difficile di quella di Dante, anzitutto per le scelte
lessicali, quello di Dante è un linguaggio leggero, mentre qui fa scelte lessicali meno facili e anche
dal punto di vista sintattico è più difficile—parole disposte con ordine più artificioso—ricostruire
relazioni sintattiche non piane. Anche le rime sono più difficili—è una poesia più elaborata e
artificiosa. Petrarca sta codificando il linguaggio della poesia lirica europea occidentale come un
linguaggio che sempre più si allontana da quello comune e della prosa, l’esperienza di cui parla è
privilegiata, solo gli eletti possono compierla e non gli uomini comuni, il linguaggio di Petrarca è
estremamente selettivo—subito i capelli sono trasfigurati, diventano capelli d’oro, non c’è lei che
cammina, ma l’andar suo—c’è l’astratto più che il concreto, linguaggio della poesia non è quello di
tutti i giorni—possiamo codificare quello che inizia a fare Petrarca come poetic diction=dizione
poetica in quanto separata dal modo di parlare comune, linguaggio di “tanto gentile e tanto onesta
pare” era ancora simile al linguaggio del tempo, quello di Petrarca è sempre più raffinato, difficile e
separato da quello di tutti i gironi. In più, gli italiani non parlavano italiano, si parlava il proprio
dialetto e, se si era un letterato, il toscano letterario, lingua che ha una vita sua e molto lunga—
lingua che si fissa anche nei tratti lessicali e morfematici come una lingua immobile e sparata dal
modo di parlare di tutti, la lingua della poesia italiana fino a tutto l’800 ha poco a che vedere con la
lingua che si parla realmente. Qui si fissano i cardini della poetic diction italiana—linguaggio
della poesia come sarà per secoli—è soprattutto poi Bembo che lo codifica come tale—Petrarca
istituisce un modello che ha una vita di secoli—separata dal normale scorrere della lingua.
All'inizio alterna una rima dura a una rima leggera, terzine con rime facili, ma perché non siano
troppo facili ci mette la stessa consonante, mette anche l’assonanza ex tra mortale e human—rime
facili con consonanza e assonanza—artifici che impediscono che le rime siano troppo facili. 

Lezione 3    29 settembre
Metrica italiana—segue il principio sillabico accentuativo.
Linguaggio poetico, da Petrarca—sempre più separato da quello di tutti i giorni. Quello che
succede a inizio ‘800 è che la poetic diction inizia ad essere abbandonata, tutte quelle regole
rigide iniziano un po’ alla volta a cadere.
Questa caduta si manifesta in testi come “L’infinito” di Leopardi. Una poesia si può leggere
seguendo il senso o rispettando le pause del verso, si segue il suono e si mette in una relazione
problematica con il senso. Enjambement (inarcatura in italiano)=un sintagma viene spezzato tra
due versi. Il modo in cui sono scritti i versi richiede che queste pause siano fatte, anche se la
lettura in base al senso si fa comunemente. I versi sono endecasillabi, non ci sono rime, c’è tutta
una serie di allitterazioni, per cui anche se non c’è la rima i versi hanno una musicalità, sono
endecasillabi sciolti. Leopardi rifiutando la rima fa una cosa non scontata, Alfieri e Foscolo
avevano continuato a scrivere sonetti, questo è un testo che non vuole essere un sonetto, il primo
segno del rifiuto della poetic diction è il rifiuto della rima, ci si libera della rigidità del sonetto e
completamente anche della rima. L’idea degli endecasillabi sciolti viene dalla traduzione
dell’Eneide di Annibal Caro nel ‘500, l’Eneide di suo è scritta in esametri latini, in latino non
esistono le rime, quindi non usarle per Annibal Caro non vuol dire abbassare lo stile, ma fare una
cosa da classicista, come i latini non usano le rime così non lo fa nemmeno lui (scelta classicista).
L’Eneide in versi si sarebbe potuta tradurre in ottave (usate in italiano per il poema narrativo) che
hanno una struttura molto netta, di endecasillabi rimati. Ci poteva essere anche la terzina, ma
essa si era sviluppata in un altro senso, era stata usata, non solo da Dante, ma anche da Petrarca
in un poema (I trionfi), ma si tratta di poesia allegorica, non epico-narrativa. La scelta che fa
Bembo di usare il verso sciolto è una scelta marcata, di qui l’endecasillabo sciolto colonizza altri
generi, come Dei sepolcri di Foscolo—carme in endecasillabi sciolti. Anche gli idilli antichi
venivano tradotti in endecasillabi sciolti, Leopardi vuole scrivere “avventure storiche del mio
animo”=poesie in cui c’è una connessione tra io e paesaggio. Endecasillabo sciolto=verso
che nasce per tradurre epica, poi metodo di traduzione dei classici, si presta alla poesia
narrativa/argomentativa e poi arriva alla poesia lirica (non era nato per essa) segno di come
cambia il linguaggio letterario, le cose non vengono cambiate, ma spostate. Per un lettore
dell’epoca era inconsueto vedere poesia lirica in endecasillabi sciolti, l’aveva fatto anche Monti, ma
era una cosa abbastanza nuova. 
“L’infinito”=testo del 1819, quando venne scritto era qualcosa di inconsueto sia per il genere
idillio, sia per il metro. 
Parafrasi—questo colle solitario mi è stato sempre caro, e mi è stata sempre cara questa siepe
che per un ampio tratto esclude lo sguardo dell'estremo orizzonte—la sintassi abituale non
torna, manca l’accordo, non c’è il plurale, ma il singolare, così suona meglio ed è più libero, come
se gli venisse in mente una cosa e l’aggiungesse, in più, in latino è consentito accordare il verbo
con uno solo dei due soggetti, Leopardi usa questa regola in maniera molto libera, non ci se ne
accorge neanche. Latinismo—ultimo orizzonte=l’estremità, ci sono dei debiti nei confronti del
latino soprattutto della sintassi. Leopardi usa un lessico molto semplice—ermo=solitario, unico
aggettivo non molto comune, anche il guardo funzionava abbastanza all’epoca. Ma quando mi
siedo e quando contemplo io mi plasmo nel pensiero spazi interminati al di là di quella siepe e
silenzi sovrumani e una quiete profondissima, in questa condizione mentale per poco il cuore non
si spaventa e non appena sento stormire tra queste piante il vento, io mi metto a paragonare quel
silenzio infinito (che ha in testa) a questa voce (del vento che stormisce tra le piante) e mi viene in
mente l’eternità, il passato e la presente stagione e il suo suono—tutti i segni della vita paragonati
all’eternità e al passato, non è un suono letterale, ma metaforico—così tra questa immensità il mio
pensiero si smarrisce e naufragare in questo mare dell’immensità è per me dolce—metafora—il
mare dell’infinità, immagine per esprimere la vastità di tutte le cose create. 
Assoluta centralità dell’io—il colle non conta in se stesso, come avrebbero fatto gli antichi, ma
conta che lui c’è affezionato, oggetti della natura messi in relazione all’esistenza del poeta, poi
mette in evidenza l’io, io, mio. M’è dolce, con frequenza compaiono pronomi e aggettivi di 1
persona singolare, c’è la centralità dell’io non solo grammaticale, ma del testo, la poesia non parla
di quello che lui vede perché lui non vede e lo dice la subito, nasce da un ostacolo alla visione la
poesia, lui non vede e se lo deve immaginare, lo spazio della poesia, non è lo spazio fisico reale,
ma è lo spazio interiore e mentale, spazio che non può essere propriamente tradotto in uno
spazio fisico, perché tutto questo non può essere misurato con i sensi, non si può fare esperienza
dell'infinito, noi siamo esseri finiti e possiamo solo immaginarlo, poesia nasce da sollecitazioni
sensoriali e queste rimangono (il vento odo—lui lo sente), in più si ricorda qualcosa che è esistito
realmente, ma per quanto la realtà materiale esista la poesia nasce quando lui fa un salto al di là.
Lui è un sensista—idee nascono da sensazioni fisiche—tutto ciò che pensiamo ha origine
materiale (illuminismo), crei un’immagine di qualcosa mettendo insieme dati dell’esperienza
sensoriale—secondo lui non esiste la fantasia sfrenata assoluta e libera, ma asce dalla materialità
—materialista—lo esplicita molte volte nello Zibaldone (appunti soprattutto degli anni 20
dell’800), la realtà così com’è non può però essere oggetto di poesia, perché non ha significato
ed è indifferente alla sorte degli uomini, nasce da una distanza che per lui è soprattutto
sentimentale, non è il colle in sé ad essere bello, esso diventa caro perché è passato del tempo—
fa parte della vita del poeta, è soprattutto il ricordo che rende le cose poetiche, è il tempo vissuto,
le cose in sé non bastano, ci deve essere investimento emotivo e sentimentale perché le cose
diventino poetiche. Seconda cosa, la poesia decolla quando dallo spazio fisico ci si sposta nello
spazio del suo pensiero—immaginazione=legata a immagine, vede mentalmente cose che con
gli occhi fisici non può vedere. Immaginazione poi si dilata e coglie qualcosa fuori dalla nostra
esperienza, l’eternità è qualcosa di estraneo per tutti, neanche il passato in cui non c’era, ma di
cui magari ha letto è un’esperienza diretta, la cosa centrale è lo spazio della poesia che nasce
dalla contemplazione fisica. Monte Tabor Recanati—pur nascendo da lì diventa poesia quando
il sentimento trasfigura le cose e l’immaginazione va al di là di quello che non si può vedere,
nasce da un ostacolo. Non è pura fantasia! Ma la poesia non può essere parte del mondo così
com’è. Ciò che Leopardi dice è che lo spazio della poesia lirica è diventato eminentemente
interiore, mondo interno del poeta—idilli sono definiti avventure storiche del mio animo perché
non vuole descrivere il paesaggio, ma dire come il suo animo ci si è avventurato, grande balzo che
lui fa fare alla poesia, come i romantici e oltre ad abbandonare la poetic diction, individuare come
spazio specifico di essa il mondo interiore in relazione col mondo esterno, pur col primato dell’io il
mondo esterno non viene cancellato, si vede dalle locuzioni di luogo e la presenza di
dimostrativi—determinazioni spaziali nominate costantemente—ove=spazio mentale—parla di
ciò che succede nel pensiero, spazio insieme fisico e mentale—due dimensioni. Pronomi
dimostrativi giocati con attenzione—questo ermo colle—lì di fronte a lui, la poesia nasce da
circostanze precise concrete e dettagliate, colle che sta qui, poesia nasce da occasioni
private della vita soggettiva di colui che scrive—poesia lirica moderna è profondamente
autobiografica—anche di Dante e Petrarca, ma solo in qualche modo, i poeti moderni parlano di
loro stessi in quanto loro stessi e non per un sovrasenso. Quello infinito silenzio—spazio mentale
è diverso da quello che ha di fronte a sé—mettere in relazione le condizioni reali e concrete con
qualcosa che vada al di là e possa riguardare tutte le persone a cui si parla—cercare di partire da
esperienze private, ma in relazione con qualcosa che vada oltre—oggetto dell’esperienza
anche dei lettori. Questo testo è molto privato perché ci dice quello che vede da casa, fa
riferimento ad esperienze estremamente soggettive—in Dante e Petrarca non era così, in “tanto
gentile e tanto onesta pare” non ci sono elementi connotati in senso privato e neanche nel sonetto
di Petrarca—no circostanze precise sulla vita di Petrarca. Qui si parla della stretta esperienza
personale per farla passare agli altri—questo testo ci dice che la poesia lirica moderna (modernità
inizia per gli storici con la scoperta dell’America, per i letterati con la rivoluzione francese 1789
che dà inizio invece alla storia contemporanea—il primo movimento letterario della modernità è il
romanticismo) è autobiografica=autobiografismo—l’io che parla è quello del poeta,
tendenzialmente è una poesia auto-espressiva=bisogna farsi le forme adeguate al proprio mondo
interiore, plasmarsi una forma adeguata, Leopardi qui conserva comunque regole forti—
endecasillabi, ma rispetto ai sonetti di Foscolo e Alfieri c’è differenza—collaudarsi le proprie
forme di volta in volta, qui si è sbarazzato della rima—non la si può usare per dar voce al proprio
mondo interiore. Autobiografismo, definizione di autobiografia=Philippe Lejeune—essa ha
criteri formali=coincidenza tra autore, narratore e personaggio, nelle confessioni Rousseau è
lo scrittore, narratore e protagonista—solo così si ha un’autobiografia (Ortis non è autobiografia in
senso proprio). Più generalmente l’autobiografia è un racconto continuato della vita dall’infanzia
al presente, in più si racconta la verità, principio sostanziale=sincerità oltre al racconto della
propria vita ordinata, ma questi criteri nella poesia lirica valgono fino a un certo punto—non è un
racconto continuato della propria esistenza, poi il rapporto tra narratore e protagonista—poesia
non è un racconto in prosa quindi gli elementi di vita privata sono dispersi, non si può dire
nettamente è l’autore che parla, poeta crea un’immagine di sé—personaggio che dice io, si dà
per scontato che sia l’autore, in realtà il personaggio che dice io parte da esperienze concrete
verso una dimensione più generica e universale—Montale diceva che nella poesia lirica ci sono
un soggetto empirico e uno trascendentale—parla una persona concreta, ma non basta a fare
la poesia, ci vuole un io generico nel quale tutti ci possiamo riconoscere—per Leopardi è
evidente che l’esperienza di naufragio nel mare dell'essere può essere compiuta da ciascun lettore
—poesia moderna è autobiografica nel senso che parte da un soggetto empirico per arrivare a
un soggetto trascendentale—ognuno alla fine può dire io grazie a quella poesia. Poesia moderna
ha sempre un aspetto concreto, ma cerca di fare un salto verso qualcosa di ulteriore—sincerità
della poesia lirica—la sincerità in più non è detto che sia veramente un valore nella poesia
moderna, l’estetica romantica dà valore alla sincerità del cuore—linguaggio del cuore e delle
passioni, in realtà anche se c’è l'estetica della sincerità (dalle confessioni Rousseau) in realtà è
una convenzione culturale—nel ‘900 non interessa essere sinceri, i poeti del ‘900 hanno con
l’autobiografismo un rapporto complicato. Un lettore romantico legge la poesia come espressione
del cuore anche se noi sappiamo che è una convenzione costruita—L’infinito di Leopardi può
valere come atto di fondazione della modernità nella poesia italiana—ci sono tutti gli elementi
appena detti. Però questo cammino verso l’affrancamento dalla poetic diction la poesia moderna
non è incontrastato—è difficile.
Un paio di anni dopo L’infinito—Ultimo canto di Saffo—aspetti più attardati—più legata al
passato e alla poetic diction—poesia molto più difficile, anche riferimenti culturali al mondo
classico, legata al passato—difficile era la via della semplicità che aveva intrapreso prima. Notte
serena e timido raggio della luna che sta tramontando e tu o annunciatore del giorno che spunti
sulla rupe fra i rami del bosco silenzioso (pianeta venere) o piacevoli e amate sembianze ai miei
occhi finché mi furono ignote le furie e il destino crudele—la dispositio verborum è innaturale—
dizione molto teatrale, quello di Saffo—stile più nobile di quello dell’infinito. Ormai già al mio cuore
disperato non sorride uno spettacolo tenero—sono così disperata che se guardo la bellezza del
paesaggio non mi provoca piacere, c’è un altro paesaggio che mi colpisce—lessico e sintassi
complicati, scelte che scompaginano la frase—la gioia insolita ridesta me nel momento in cui
nell’aria limpida e nei campi trepidanti si rivolge l’ondeggiare polveroso dei noti e quando il pesante
carro di Giove tuonando sopra il nostro capo divide il cielo tenebroso—tempesta dio Giove che con
le folgori in mano la scatena—noto=vento che alza la polvere—usa linguaggio classicista, non
tanto per Saffo—pretesto, è il linguaggio convenzionale della poesia neoclassica italiana
dell’epoca. A me piace nuotare tra le nuvole su per gli scoscendimenti e le valli profonde,
nembo=nuvola che porta la pioggia (verbum proprium—parola precisa), nuotare metaforico, lei col
pensiero immagina di farlo. Da ultimo manca il verbo che è sempre giova—e a noi piace l’ampia
fuga delle greggi spaventate oppure il suono e l’ira vincitrice dell’onda di un alto fiume sulle sponde
cedevoli—fiume che straripa, quello le piace, il suono delle onde di un fiume alto presso le sponde
dubbie—il fiume abbatte le sponde—dice cose esatte, linguaggio quasi meteorologico, però si
vede subito quanto distante sia lo stile poetico da quello dell’infinito—ma il tema non è invece così
distante, avrebbe potuto scrivere anche in uno stile più simile a quello dell'infinito—più o meno
negli stessi anni Leopardi scrive “Alla luna”—luna elemento costante in Leopardi—elementi del
paesaggio possono essere quelli degli idilli, in più si parla della relazione stretta del mondo
emotivo della poetessa Saffo e il mondo intorno a lei e questa relazione è sempre immaginaria
lei immagina di nuotare fra i nembi, molte cose mettono in relazione questa poesia complicata con
la semplicità dell’infinito, però c’è una scelta di stile completamente diversa, qui il verso è
endecasillabo e solo gli ultimi due versi sono in rima baciata, si cerca sempre di liberarsi
della rima, ma si mette la rima in una posizione molto sensibile. Cerca di emanciparsi dalla
poetic diction—canzone più libera rispetto a quella petrarchesca, ma il debito alla poetic diction è
molto più forte rispetto all’infinito—non è quindi lineare il cambiamento della poesia, nonostante
questo però si riconosce che è sempre Leopardi. 

Lezione 4   30 settembre
Differenze con infinito—lessico, sintassi, riferimenti colti—testo vistosamente più difficile e più
arretrato—debitore della poetic diction. Lessico—verecondo=pudico (da verecundus=vergognoso)
latinismo—quando un poeta cerca parole alte e rare tendenzialmente attinge al latino, nunzio,
erinni=grecismo, fato, molle, insueto, gaudio, etra (dal greco—cielo), liquido (liquidus in
latino=limpido) parola che non ha il significato dell’italiano moderno, ma latino, aere, natar, vittrice
—lessico sentito come più alto e latineggiante, dal punto di vista romantico però è una poesia
pienamente leopardiana, l’atteggiamento di Saffo nei confronti del paesaggio è un po’ quello di
Leopardi nell’infinito—lei immagina di nuotare sopra i nembi—anche qui elementi di Leopardi che
si vuole emancipare dalla poetic diction, nell’infinito non ci sono latinismi così accusati, ermo e
fingo, ma poco—l’infinito è nuovo per la sua semplicità, nell’infinito lui mette in atto la poetica
del vago. 
Citazione dallo Zibaldone 1821—2 anni dopo l’infinito—qui lui annotava cose per se stesso,
riflessioni filosofiche, filologiche ecc—Leopardi lega la poesia a 2 cose: a un tema, la descrizione
della notte—ci sono delle occasioni di vita più poetiche delle altre—l’oscurità rende la realtà
poetica—come il ricordo, c’è un aspetto non solo tematico, ma anche linguistico—parole più
poetiche di altre—le parole poetiche, però, sono di uso assolutamente comune—notte, notturno
—altro modo per emanciparsi dalla poetic diction—nel linguaggio di tutti giorni parole che
risuonano di significati poetici, lui ha una consapevolezza molto alta della novità della sua
poesia.
Autobiografismo—L’ultimo canto di Saffo non è autobiografica—parla Saffo, non Leopardi, dal
punto di vista formale non è autobiografica—dal punto di vista tematico. Saffo si sarebbe
suicidata buttandosi da una rupe perché Faone la giudicava brutta, Leopardi non era bello
fisicamente, lui era gobbo—lui proietta su Saffo parte del proprio vissuto. 
Poesia del ‘900—centralità della parafrasi—a seconda di come il testo reagisce ad essa Franco
Fortini distingueva due tipi di poesie—difficili e oscure—elemento nuovo—poesia del 900
spesso è di lettura più ardua di quella pre-900esca—abbiamo molti strumenti di analisi, forse
anche per quello. La difficoltà è anche legata a una maggior privatezza dell’occasione poetica—
poeti parlano dei loro fatti privati (Dante ex. allusioni al mondo storico, ma fatti della vita pubblica),
la poesia di questo tipo può comunque essere sciolta dalla parafrasi, c’è anche una poesia che se
uno si mette a parafrasare è impossibile tradurre in un linguaggio prosastico—tipo di poesia che
nasce a fine 800 e si afferma solo con la modernità.
Esempio di poesia difficile=A Liuba che parte—Montale, Le occasioni 1939
Liuba=donna non italiana, nome mitteleuropeo, lei si chiamava Ljuba Blumenthal—donna vera,
non ci sono elementi che parlino d’amore, era una sua amica, non la sua amata. Primo verso
7nario, quinario, 7nario sdrucciolo, endecasillabo, settenario, endecasillabo, endec., endec. Tutti
versi regolari—ambito di tradizione, di non tradizionale c’è lo schema metrico perché non esiste
uno schema del genere—struttura a due quartine nascosta dal fatto che non c’è stacco e i versi
si susseguono in una maniera libera. Nel De Vulgari Eloquentia Dante dice che si possono
mescolare versi di misure diverse purché siano tutti parisillabi o imparisillabi, lui quindi
rispetta una regola della tradizione—tutti versi dispari, rispetta regole fondamentali, ma da un
altro punto di vista la innova, l’analisi metrica non dice cose sul significato, però si capisce come si
colloca il poeta nel campo della poesia di quegli anni—rispetta la tradizione, ma la innova.
Rime=gatto fa rima con riscatto, ma non è una rima che si sente subito. Una nel verso 1 e l’altra
nell’8—rima che dal punto di vista sonoro non ha peso, chiude ad anello la poesia, dal punto di
vista fonico è una rima forte perché ha due consonanti, non è ovvia, ha una certa ricercatezza e
sicuramente ha significato strutturale (lega primo e ultimo verso) ed è fonicamente piena.
Focolare fa rima interna con lare—rima preziosa, è nascosta, poi lui non usa gli infiniti ed è una
rima inclusiva—la parola lare sta dentro la parola focolare, fa difficile una rima facile—non è
desinenziale, è interna al verso e lare non è una parola comune. Splendido—non fa rima con
nulla in italiano, ma questo verso è sdrucciolo (verso senza rime è un verso irrelato), la cosa
inconsueta è che è sdrucciolo. Famiglia rima con consiglia del verso precedente—è una rima
difficile e dal punto di vista fonico è una rima aspra, rima al mezzo, non interna, perché cade
proprio al mezzo del verso dove c’è una cesura—la costruzione della rima è molto articolata.
Rechi rima con ciechi—rima al mezzo, difficile, sensibile dal punto di vista sonoro. Cappelliera rima
con leggera. flutto-riscatto=consonanza—stessa consonante, ma vocale tonica diversa. Per far
tornare con gatto mette flutto con le stesse consonanti—legame fonico col primo e unico verso—
tutti i versi sono rimati—per essere breve è una poesia enormemente lavorata e ricca di giochi
fonici—in 8 versi esercizio di raffinatezza stilistica tanto più grande perché non è immediatamente
visibile, l’unico verso irrelato è sdrucciolo perché ci fosse qualcosa di non anonimo che lo
segnalasse.
Significato—se si parte dal titolo non si sa chi è Liuba—si capisce che non è italiana e che parte.
Parafrasi=(per Montale il tu è un istituto della poesia), i gatti amano mettersi al caldo—gatto del
focolare—espressione precisa e concreta—lui allude sempre a cose realistiche—la parola
focolare ha una connotazione più affettiva rispetto a casa—non è neutra, non dice il gatto di casa,
parola ha un valore affettivo, di calore, ora ti consiglia (Liuba), non il grillo, ma il gatto di casa—
verbo va inteso metaforicamente—consiglia=farsi consolare, soccorrere, aiutare, cercare calore,
nel gatto e non nel grillo, il gatto esiste proprio—lei ce l’aveva e forse aveva anche il grillo allora—
parla di cose che lei aveva—poesia scritta a Firenze e lì, per la festa dell’ascensione si
vendevano grilli come porta fortuna, il grillo quindi è anche un portafortuna, lui dice non affidarti
al portafortuna del grillo, ma affidati al gatto di casa. Lare=dei romani protettori della
famiglia—lare grammaticalmente è legato al gatto—apposizione del soggetto, splendido perché è
bellissimo, diventa una specie di divinità protettiva della famiglia, lei sta cercando qualcosa che
la aiuti in questa partenza e la sua famiglia è dispersa—i membri stanno in posti diversi—va a
raggiungere familiari in Gran Bretagna infatti—è una famiglia spirituale, simbolica, non famiglia
in senso stretto—esiste un popolo disperso che è quello degli ebrei—dopo la distruzione del
tempio di Gerusalemme 70 dc da parte di Tito si disperdono—famiglia=gente. Si capisce quindi
che Liuba è ebrea e parte a causa delle leggi razziali—prevedevano che gli ebrei non italiani
dovessero tornare in patria, lei sta facendo questo—è costretta, momento drammatico e Montale
cerca di invitarla a trovare una qualche salvezza in senso anzitutto spirituale. Ravvolta=avvolta,
la casa è una metafora—Montale si chiede se questa casa sia una gabbia o una
cappelliera=specie di scatola spesso circolare, lui vede una cosa avvolta non capisce se sia una
gabbia o una cappelliera e dentro c’è il gatto—al tempo era proibito portare animali domestici sul
treno, lei quindi nasconde il gatto—per questo Montale non capisce cos’è—cosa realistica, vera.
Chiama casa il recipiente in cui ha messo il gatto perché per lei il gatto rappresenta la famiglia e
la casa—è simbolico. Inoltre, il gatto ha con la propria casa un rapporto importante, il gatto è tutto
ciò che le resta della propria famiglia—cercare dei simboli che la leghino ad essa.
Sovrasta=supera, vince, ciechi tempi=bui--l’Europa sta per precipitare nella 2gm+lei è ebrea.
Come il flutto arca leggera, manca il verbo che è sovrasta, come un’arca leggera supererebbe i
flutti. Arca=può essere l’arca di Noè—con cui ha portato in salvo una coppia di animali per
ciascuna specie, l’arca è la gabbia in cui ha messo il gatto, arca perché porta un animale da
salvare e leggera perché rispetto a quella di Noè è una cosa da nulla, se ne parla nella Bibbia—
legame con la cultura ebrea, ma l’arca è anche quella dell’alleanza, dove secondo la bibbia sono
conservate le tavole della legge. Patto che dio stringe col popolo di Israele, arca è un recipiente,
arca quindi in senso lato è il segno del patto tra dio e il popolo di Israele—connotazione
ebraica qui è molto forte perché parla di qualcosa di decisivo nel destino di Liuba, come un’arca
superò i flutti del diluvio universale/catastrofe, forse a te questo segno familiare ti permetterà di
superare i tempi bui verso i quali tu vai—accosta il destino di Liuba con qualcosa di universale.
E basta al tuo riscatto—la casa soggetto—il fatto che tu porti con te questo simbolo familiare è
sufficiente al tuo riscatto=salvezza, in realtà spesso gli ebrei per salvarsi dalla persecuzione
pagavano il regime per trovare uno scampo, quello che succede probabilmente anche a Liuba,
forse lei sgancia qualche soldo a qualcuno—quindi anche significato di soldi dati a qualcuno per
salvarsi. Tema religioso della salvezza—popolo ebraico attende il messia=salvatore, colui che
salverà il popolo di Israele, secondo gli ebrei deve ancora arrivare, per i cristiani è Gesù. 
Testo con almeno 3 livelli di significato—1) Cronachistico/letterale, lui parla di una sua amica
—livello delle cose così come sono—fatti privati che conosce solo lui e che noi possiamo
ricostruire un po’. 2) livello storico, che non riguarda solo Liuba, ma la storia di quegli anni
(ciechi tempi)—collegamento tra la tragedia che sta per colpire il popolo ebraico, ma anche l’intera
popolazione europea quando scoppierà la guerra—salto da Liuba all’intera umanità—piano
pubblico. 3) livello metastorico—allude alla bibbia che è un testo sacro—parla a tutti in tutti i
temi, qualcosa che riguarda la condizione umana in generale. Poesia parla di una persona
umana minacciata nella propria vita che cerca di salvarsi—tutti gli individui cercano di dare un
senso e di salvarsi dal male e dalla sofferenza. Poesia non ha un tono solenne e tragico, ma quasi
galante, leggero e garbato, negli ultimi due versi c’è un salto improvviso con parole che
diventano pesanti—apre a qualcosa di decisivo. Lui dice praticamente di cercare la propria
salvezza nelle sue origini—il suo ebraismo, proprio ora che è perseguitata perché è ebrea deve
riscoprire le proprie origini e riaffermare a se stessa le proprie origini ebraiche—la stessa cosa che
rischia di condannare alla morte e alla distruzione Liuba è quella che lei deve cercare per trovare
la salvezza. 
Noi tutti come esseri umani siamo destinati alla morte, ma solo se siamo consapevoli di questo
riusciamo a salvarci—solo se accettiamo in maniera moralmente degna il nostro destino di mortali
diamo senso alla nostra esistenza—metafora protratta=allegoria—testo allegorico, ci sono
significati sempre più generali ed estesi—le cose non valgono solo per se stesse, ma anche per
altro. Questi sono i temi delle occasioni—contestualizzare i testi nel libro dal quale sono tratti.
Meccanismo allegorico spiega anche la difficoltà del testo—testo difficile perché ha molti
significati non facili da decifrare—tutto però viene fuori prima di tutto dalla parafrasi, qualunque
cosa che si dice del testo deve avere una giustificazione nel testo.

Lezione 5   5 ottobre
Franco Fortini—poesia difficile e oscura—testo di Montale, A Liuba che parte=testo difficile.
Distinzione che riguarda specificamente la poesia del 900—quella oscura specialmente. Testo
difficile=ci sono dei sottintesi—chi è Liuba, qual è il disastro che sta per incombere? Il grillo e il
gatto? Ma tutte queste ambiguità possono essere sciolte. Ci orienta anche il contesto. Altre
difficoltà di ordine sintattico lessicale e formale—estremamente elaborata dal punto di vista formale
—densità di figure—versi quasi tutti rimati ecc. Altro elemento—stratificazione di questo testo (più
livelli di senso). 
Esempio di poesia oscura—Mario Luzi—Avorio—non si coglie immediatamente un
collegamento tra il titolo e il testo.
Parafrasi: il cipresso equinoziale parla, problemi—gli alberi non parlano, cos’è il cipresso
equinoziale, il cipresso stormisce—il vento passa tra i tuoi rami, la scelta lessicale è di una parola
più generale che include un traslato—parlare è una classe più generale rispetto a stormisce che
si dice solo delle piante—preferisce una parola più semplice ad una più rara. Equinoziale—
equinozio=momento dell’anno in cui le ore di luce e di notte sono pari, succede due volte l’anno
—primavera e autunno, questo provoca confusione—quale dei due equinozi? Questo aggettivo
comunque viene attribuito ad un cipresso in maniera impropria, possiamo immaginare che si
riferisca al momento, ma non capiamo comunque di preciso quale. Esulta il capriolo,
esultare=gioire in maniera vivace, i caprioli però non esultano, ma probabilmente saltano e così
manifestano gioia, ma non possono essere montuosi—montuoso=ricoperto di montagne, non
montuoso, ma montano=abita sui monti, nell’oscurità=oscuro. Figura retorica=metonimia—effetto
per la causa, materia per l’oggetto ecc. Dal fatto che stia sui monti al fatto che sia montuoso. Le
cavalle lavano adagio le proprie criniere dai baci nelle fonti rosse—dai baci=i baci hanno lasciato
qualche segno che viene portato via dall’acqua, ma a meno che non abbiano ricevuto baci con
rossetto, anche questo è metaforico, cavalli in più non si lavano la criniera nelle fonti—non è una
scena realistica. Mondo diverso da quello di Montale—le cose che sembravano strane per lui
erano realistiche, qui invece non siamo in questo mondo. Le fonti sono rosse—forse per il
tramonto o per l’alba—ci si riflette il rosso del cielo—ma anche qui incertezza. I fiumi immensi
battono lungamente da foreste vaporose alle eccelse città, alle=forse verso—alle=tipico degli
ermetici, scelto perché è indeterminato. Battono=scorrono impetuosamente. Foreste
vaporose=chiome degli alberi potrebbero richiamare le nuvole=vaporose, ma potrebbero anche
essere avvolte nella nebbia, su un piano di plausibilità=avvolti nelle nuvole. Eccelse=altissime—
bislacco perché i cieli scorrono giù verso città altissime—suggerisce abolizione delle leggi della
fisica—tutto molto indeterminato, ma il testo dà questa ipotesi. Vele affettuose si muovono verso
Olimpia in un sogno, vele affettuose—vele=sineddoche per navi, affettuosa=mossa dall’affetto,
quelli che vanno ad olimpia sono mossi dall’amore forse—ma sono tutte ipotesi. Olimpia è una
città reale in Grecia, forse però non allude alla città, siamo in una dimensione di sogno, non parla
della realtà, ma di una dimensione mitica, non reale. Ambiente che non può avere un referente
preciso nella realtà. Anche quando viene usato un nome proprio neanche quello si riferisce a
un’entità precisa e concreta. Fanciulle ventilate=colpite dal vento, correre le vie—verbo usato in
modo transitivo, anche se è un verbo intransitivo, correre=percorrere, vie intense=trafficate, vie
d’oriente=Grecia sta a oriente rispetto all’Italia—ma esso è richiamato in senso connotativo (non
denotativo), sempre ambiente mitico dell’oriente—terra di sogni e di favole—oriente è la terra dei
sogni e dell'esotismo per eccellenza, e guarderanno ilari=gioiosi il mondo dai mercati salmastri. In
tutta questa parte del testo c’è un clima di vita traboccante, vita esorbita di pienezza—torna che
le fanciulle siano ilari, mercati salmastri=porti, è una città di mare, guardano al di là del mare.
Frattura nel testo, segnalata dal ma—altra frattura=compare per la prima volta l’io del poeta—da
qui=antitesi con quello che precede, tremebondo=tremante, amore che scuote, ma anche non
sicuro—infatti poi si scopre che è finito. Attingerò la mia vita=attingere usato per l’acqua, attingere
la propria vita=dare un senso alla propria esistenza, metafora dell’attingere ha una certa coerenza
con il testo perché ricorre un immaginario acquatico. In fondo abbiamo 3 proposizioni legate
tramite paratassi—tutte sullo stesso piano, in tutto il testo è così, frasi semplicemente accostate,
ma questo rende le cose più ambigue, non istituisco legami logici tra le cose—
indeterminatezza semantica. Rose violavano l’orizzonte—invadevano la linea dell’orizzonte, ne
impedivano la vista, occupavano la linea dell’orizzonte—altra spiegazione=rosa=forse non è una
vera rosa, ma qualcosa che la ricorda, le rose potrebbero essere nuvole arrossate dal
tramonto—violano l’orizzonte perché impediscono di vederlo, oppure immagine del fatto che le
nuvole insanguinate arrossavano il cielo e l’orizzonte (violare come stuprare, fare violenza)—qui è
difficile escludere le diverse possibilità—il testo è oscuro perché anche  se si rimettono in ordine le
parole ci sono incertezze—dal punto di vista sintattico non è difficile e neanche per il lessico in sé
—il problema è di ordine semantico—attribuire un  significato alle parole, i nessi tra esse. 
Città stavano in cielo—se si parla di città reali, sono magari città sull’alto dei monti,
esitanti=significato metaforico—chi le vede esita nel vederle, forse non sono ben visibili. Se
invece non fossero vere città—può essere una metafora per le nuvole che stanno un po’ immobili
e poi si muovono, per questo esitanti, anche le vele forse erano le nuvole—si muovono con il vento
e sono bianche. Asperse (si asperge con un liquido di solito—tipo droplet)=cosparse, di giardini
tormentosi=tormentato forse, può voler dire giardini intricati di rami, folti di piante, se parla delle
nuvole magari esse hanno forme strane che possono ricordare un giardino tormentato,
particolarmente frangiate. La voce (della donna) è una roccia=dura, deserta=fredda, senza amore,
senza vita, incolmabile di fiori=non c’era nulla di bello che potesse riscattarla. La voce è rimasta
dentro di lui, ma in questa poesia interno ed esterno non sono entità separate, c’è una sola
dimensione, quella del mondo interno. Magritte—quadro surrealista, anche nella poesia c’è
qualcosa di surrealista, le normali leggi della fisica sono invertite. 
Prima la poesia designa uno spazio fantastico mentale di vita felice, piena come immaginiamo
che sia la vita quando amiamo e poi la condizione di uomo privato dall’amore. Da un certo
punto di vista il testo di Montale era più complicato, ma qui si dicono delle cose che non hanno un
riferimento nella vita concreta e reale—piano di oscurità, clima di sogno, miti ecc, poesia vive in
un altro mondo rispetto al mondo reale—Zanzotto dice che è costruita sul rovescio della storia
—non c’è riferimento a quando è stata scritta, no stratificazione di Montale, unica dimensione in cui
tutto si mescola perché è divorato dall’interiorità. Il mondo reale è completamente cancellato,
niente vale per quello che è—idea di linguaggio poetico secondo Stephane Mallarmé—
integralmente metaforico, nessuna parola doveva valere alla lettera come nel linguaggio comune
—poeta deve dare un senso nuovo alle parole della tribù. Poesia simbolista—poesia di Montale
era allegorica—significato letterale saliva verso significati più generali—qui è un linguaggio
alogico, allude ad un orizzonte di significato non razionalizzabile. Montale e Luzi funzionano in
modo diverso—la poesia di Montale ha fiducia nella ragione, vita concreta e storica di tutti gli
esseri umani, in Luzi questo sparisce e la realtà e sublimata e svaporata in una specie di sogno e
di allucinazioni. Il modo della poesia simbolica è puramente verbale. Linguaggio può dire cose
che non possono esistere, la pittura ha difficoltà a fare questo. Linguaggio può dire cose che
sono illogiche, ma comunicano qualcosa proprio questo è lo scopo di Luzi. testo che evoca una
serie di immagini non realistiche, ma evidenti, in più c’è una certa maestria formale—
endecasillabi sciolti, sembra quasi surrealista, ma in uno schema metrico ancora piuttosto
classicheggiante, vuole essere canonicamente bella, la poesia di Montale è invece più impura, gli
elementi della realtà sono non belli in sé, più sporchi, qui c’è più classicismo.
Titolo=avorio=candore collegato alla bellezza femminile, ma non c’è nessun elemento preciso
che colleghi testo e titolo, ma ci sono titoli tematici=alludono al tema del testo e rematici=alludono
al genere (ex la commedia di dante, il canzoniere, il decameron). Questo potrebbe essere un titolo
rematico—uso artistico dell’avorio—nel medioevo usato per comporre scene estremamente
raffinate, piene di dettagli e particolari—popolato di tante piccole figure evocate, un po’ come
questa poesia. Non si sa però per certo se il titolo sia tematico (allude alla bellezza lontana della
donna) o rematico.
Non tutti i testi del 900 sono oscuri—altro esempio.

Lezione 6   6 ottobre
Poesia oscura—c’è qualcosa che la parafrasi non può dire e i nessi sono di ordine analogico.
Poesia difficile di Montale sempre connessa con la realtà storica, qui essa viene cancellata. 

La capra—Umberto Saba
Parafrasi: Sazia d’erba—aveva mangiato a sufficienza erba. Poesia né difficile né oscura per ora.
Questo belato costante era simile al suo dolore e quindi fraterno, lui riconosce un dolore simile al
suo. E io risposi prima per scherzo, poi perché il dolore delle creature è tutto uguale. Io sentivo
(sentiva) gemere questa voce (del dolore) in una capra solitaria. In una capra dal viso
ebraico=Saba era ebreo per parte di madre, nel modo in cui si ritraevano in maniera ingiuriosa gli
ebrei, essi avevano tratti caprini=barbetta, naso adunco, labbra sottili, caricatura, lui ha in
mente questo giudizio che appartiene anche a lui in qualche modo—il motivo per cui gli ebrei sono
rappresentati con tratti caprini e perché il capro è associato a satana—diavolo ha per tradizione lo
zoccolo del capro. Querelarsi=lamentarsi il male di qualunque altra creatura. 
Metrica=Alternanza di settenari endecasillabi e quinari—prescritta dalla tradizione anche se non
rispetta nessuno schema tradizionale. Rime—facile=legata, bagnata, fraterno eterno=rima non
facile, consonantica, varia solitaria=rima difficile. Rime ci sono, a volte non sono comuni a volte
facilissime. Primo verso irrelato, aa verso irrelato ecc.—rime ci sono ma sono disposte molto
liberamente. Endecasillabi sono tutti endecasillabi di sesta—il più canonico, certa volontà di
adesione alla tradizione. Lui collega le strofe riprendendo degli elementi, non è un’anafora
perché non sono disposte nella stessa posizione, però ci ha lavorato—questa poesia è costruita
sull’allegoria—poesia allegorica perché descrive una scenetta e poi ci mette un significato in più,
però lo spiega esplicitamente. Non è un’allegoria come A Liuba che parte, perché qui è esplicita
(spiegata), mentre di là era implicita. Anche questo fa il testo non oscuro né difficile. 
Montale, Luzi e Saba—3 mine del 900—poesia allegorica, poesia simbolica e linea anti
900esca—intendendo come 900esche le altre due linee, la poesia che non è né difficile né oscura
comunque non è che sia un bicchier d’acqua—si parla di temi importanti, in più per essere semplici
ci vuole molta arte.
Poesia di Gozzano—L’amica di nonna Speranza (titolo tematico)—poesia narrativa. Citazione
messa all’inizio del testo=esergo=sta prima dell’opera. 1 sezione poeta descrive il salotto di
casa della nonna, guardando tutti gli oggetti intorno a sé rinasce all’epoca in cui la casa era abitata
dalla nonna, in particolare quando la nonna era venuta in visita a quella villa—seguirà il racconto di
quella giornata in cui la nonna e l’amica sono tornate a casa. 1 sezione=il poeta parla di sè—
rinascere lui in prima persona, nella 2 sezione racconta di questa visita 28 giugno 1850—
ovviamente lui non c’era. Un narratore che racconta se stesso come personaggio oltre che
narratore è auto diegetico. 3 possibilità—narratore anche protagonista=autodiegesi, narratore
che è un testimone della vicenda, uno dei personaggi=omodiegesi. Narratore
assente=eterodiegesi—distinzione fatta da Genette nel libro=figure 3. Nell prima sezione
Gozzano è un narratore autodiegetico e nella seconda parte eterodiegetico. 
Parafrasi=Loreto impagliato=pappagallo impagliato ed il busto di Alfieri e Napoleone Bonaparte—
questi due perché Alfieri era un autore di tragedie, poeta ecc.—lui era di Asti—qui siamo in
Piemonte—specie di gloria poetica nazionale, ma anche locale. Gloria della cultura
800esca=Napoleone. Fiori in cornice=fiori seccati, quadro con fiori veri, ma seccati—buone cose
di pessimo gusto—buone perché c’è un valore affettivo, ma di pessimo gusto perché è anche
comico mettere il pappagallo i fiori Napoleone e Alfieri accanto. Tetro=sinistro, caminetto è sinistro
perché è inutilizzato da un sacco di tempo—scatole dei confetti vuote, frutta finta sotto una
campana di vetro, balocco=giocattolo, scrigni fatti di valve—cofanetti di conchiglie. Oggetti tipo
souvenir (salve, ricordo), le noci di cocco—guscio tagliato e messo lì che veniva usato come
recipiente, veniva messo lì in salotto tra tutte queste cose perché era esotico, nell’800 era un
frutto raro e prezioso. Piccolo mosaico che raffigura Venezia—mosaico perché San Marco è
internamente tappezzata di mosaici latini—in nessuna chiesa di Venezia ci sono affreschi perché è
umido. Acquerelli un po’ scialbi—piccoli esercizi di pittura forse della stessa nonna, scialbi=sbiaditi,
le stampe i cofani—cassetti, albi=album, anemoni—fiori più primitivi apparsi sulla terra—per
questo arcaici, le tele di Massimo D’Azeglio—uno dei primi ministri del regno d’Italia, ma anche
pittore e romanziere—si rimane sempre nel contesto di gloria locale. D’Azeglio è uno dei maggiori
esponenti del romanticismo italiano (Manzoni gli scrive una lettera anche perché era suo
genero)–Gozzano guarda l’arte romantica con un certo distacco ironico—anche queste per lui
sono cose fuori di moda. Le miniature—ritratti molto piccoli, dagherrotipo—antenato della
fotografia, su essi ci sono delle figure in classica posa romantica, classico lampadario 800esco
che immilla=radice=mille, prefisso in—m per assimilazione regressiva, parola coniata da Dante
nel paradiso della divina commedia, ci sono tanti verbi di questo tipo—prefisso e poi desinenza
della 1 coniugazione tendenzialmente riflessiva—verbi parasintetici—dantismo—coniato da
Dante+meccanismo usato da lui varie volte—cosa tipica dello stile di Gozzano—lui parla di cose
non esaltanti e usa un verso sublime come quello dantesco. Per Montale in Gozzano c’è il
cozzo=urto dell’aulico col prosastico, parola sublime con un’immagine prosaica come il
lampadario di casa. Sedie con il rivestimento=parate di damasco—tessuto con disegni con fondo
piatto e disegni che sporgono, chermisi=colore scarlatto molto acceso—tipico per le poltrone.
Periodo costruito con sintassi strana, il verbo non è legato con il resto, la sintassi nominale fino
ai punti di sospensione, elenco e dopo una proposizione—rinasco bla bla bla, dopo una specie di
sospensione e di pausa, come se fosse stordito da tutti questi oggetti che vede intorno a sé. È
come un’epifania—parola lanciata da Joyce che da giovane annotava su un taccuino delle
piccole scene quotidiane—da un evento quotidiano in maniera inattesa e quasi miracolosa di
schiudeva un significato come una rivelazione—epifania=senso di rivelazione che nella vita
quotidiana c’è qualcosa che dischiude un significato profondo—a lui guardandosi intorno
sembra di rinascere, spesso evocata da un ritorno al passato—Proust queste le chiamava
intermittenze del cuore—esso ha un tempo diverso da quello dei calendari--possiamo avere
momenti di pienezza chiamati intermittenze del cuore. Virginia Woolf invece parla di moments
of being. In tutti questi autori c’è l’idea che la vita sia discontinua, momenti che non vogliono dire
nulla e poi fuori dalla nostra volontà ci sono momenti in cui sembra che il senso delle cose ci si
riveli, epifania mette in contatto il mondo di dentro e mondo di fuori—senso di recupero del
passato o rivelazione che riguarda la propria vita legato a qualcosa che si è vissuto—questa scena
ha tutto dell’epifania, carattere di sensorialità, carattere quotidiano e carattere miracoloso—
epifania avviene fuori dalla volontà, non si cerca—dopo lui racconterà questa scena che
magicamente rivede, ma non ha assistito—Proust ha cercato inutilmente di ritrovare la propria
infanzia—non ce la fa, ma un giorno va a trovare la madre che gli offre una tazza di tè con una
madeleine. Lo assaggia e gli viene in mente quando andava a trovare la zia a Combrè e lei gli
offriva un dolcetto con una bevanda e allora improvvisamente recupera le sensazioni fisiche che
viveva a Combré, tutta la vita a Combré. Anche qui miracolosamente riemerge il mondo del
1850 e il poeta ci racconterà di questa storia alla quale non ha partecipato. Il meccanismo è lo
stesso, ma non c’è rapporto diretto tra questi testi, clima che suggeriva di reinventarsi i modi di
raccontare—reinvenzione che passa per il narratore come personaggio della vicenda e il passato
che viene recuperato e riemerge dall’interiorità del narratore. 
Oggetti si susseguono a caso? Le prime quattro cose sono state tutte vive, ma non lo sono più
—questo tratto non è solo qui, ma anche altrove, il caminetto è tetro—se c’è stata una vita, ora non
c’è più, scatole senza confetti frutti di marmo diversi perché non sono mai stati realmente vivi—vita
simulata—oggetti che imitano frutta vera, ma non lo sono—falsi, qualche raro balocco—richiamo
l’infanzia, ma non ci si gioca più, scrigni fatti di valve, simili alle scatole, scrigni non viene detto se
sono pieni o vuoti, ma si pensa vuoti e anche le conchiglie saranno senza mollusco—si richiamano
esperienze che si sono consumate—Venezia ritratta a mosaici, qui il tratto non è la morte, ma la
falsificazione, come i frutti di marmo—riproduzione non magnifica e veritiera. Acquerelli un po’
scialbi—ricordano i fiori in cornice, il tempo li ha consumati, stampe—riproduzioni, cofani di nuovo
le scatole, albi dipinti—come gli acquerelli scialbi. Miniature—falsi, dagherrotipi=foto=qualcuno che
è stato in quel modo in passato e ora non è più così—si intuisce che questo qualcuno sia morto o
invecchiato—è un qualcosa di reale però, la foto ha qualcosa di mortuario, la foto è un linguaggio
della realtà perché dice qualcosa che c’è stato, però non c’è più—linguaggio di un passato che è
scomparso. Figure sognanti in perplessità—probabilmente non in posa naturale, fanno i poeti e i
pensatori—tratto di simulazione nel modo in cui si sono messi. Dagherrotipi—parlano di un
passato che non c’è più e sono anche soggetti che simulano--ritorna questo tratto. Altro elemento
che ritorna—immillare=riprodurre mille volte, gioco di riproduzione, cose riprodotte
specchiandosi nel lampadario. Cucù delle ore che canta—tempo che passa, cucù richiama il
pappagallo, ma questo cucù è falso è solo un automa, una statuetta di legno che imita un
uccelletto senza esserlo. In realtà in questa descrizione ritornano pochi elementi comuni—vita che
c’è stata e non c’è più—o cose che sembrano vita, ma non lo sono perchè è una riproduzione, in
realtà sembra casuale, ma non lo è per niente. Vita passata e vita finta è il vero tema di questa
poesia.

Lezione 7    7 ottobre 
Come si agisce facendo un’analisi tematica di questo tipo?—indicazioni date in un testo famoso di
Roland Barthes—critico e saggista del 900. S/Z—titolo allude a un racconto di Balzac—
Sarrasine. Barthes individua 5 codici in questo testo. Un codice è un insieme di leggi implicite
che spiega il funzionamento di un linguaggio, Barthes si chiede come funziona un testo, lo
divide in lessie=unità di lettura e individua 5 codici che secondo lui operano nella decifrazione
che diamo del testo. 1) codice ermeneutico, ermeneutica=interpretazione, questo codice si fonda
su una domanda—il testo va avanti perché uno si fa una domanda—esempio del giallo—il testo
va avanti per rispondere alla domanda chi è stato?—questo codice fa progredire il testo perché
bisogna avere una risposta a una domanda, anche se alla domanda può anche non esserci
risposta. Meccanismo che può riguardare non solo un testo narrativo, ma anche altri tipi di testi. 2)
codice semico, semantica=studio del significato, sema=significato—codice semico non riguarda
solo il linguaggio verbale, ma tutto. Il sema si trova in qualunque oggetto significante (ex.
Semaforo, bandiera bianca ecc)—ma come si arriva al sema? Ex. espressione Loreto impagliato—
andare dal concreto all’astratto—generalizzazione. Loreto=animalità=pappagallo, volatile,
esotismo, animale addomesticato—tema della domesticità—questi elementi di significato servono
per interpretare il testo. Impagliato=tema della morte perché si può impagliare solo se è morto, lo
si impaglia per conservarlo—conservazione. Tutti questi oggetti sono conservati perché hanno un
valore affettivo—tema della memoria/ricordo, tema dell’affettività—rimanda alle buone cose di
pessimo gusto—buone perché c’è un legame—pessimo gusto ci sta con l’essere impagliato di
Loreto perché impagliare non è un gesto di eleganza—tema del cattivo gusto. In più, i pappagalli
essendo variopinti non sono animali tanto eleganti, in più non sono considerati intelligenti perché
ripetono—partire dalla denotazione per arrivare alla connotazione. Busto di Alfieri—busto=tema
della memoria, busto è una commemorazione, ma diversa da Loreto—quella è una cosa solo
affettiva, qui il busto si fa delle persone importanti—tema di
celebrazione/monumentalizzazione, c’è anche il tema della riduzione però—duplice perché c’è
solo il busto e non tutta la persona e perché il busto di solito è più piccolo rispetto alla persona
vera, è una riproduzione della persona vera—riproduzione anche nei ritratti, miniature, quadri con
acquerelli, frutti di marmo ecc. Alfieri=è un grande poeta tragico, ma anche una gloria locale—
poesia, celebrità/gloria, ma anche localismo—di Asti—qui siamo in Piemonte. In Napoleone—
tema della celebrità e della gloria, ma anche storia—lui è un grande personaggio della storia. Si
parte da elementi concreti e individuati per risalire a indicazioni di significato generiche.
Fiori in cornice=conservazione, morte (secchi), di solito si mettono i fiori in cornice per
decorazione=decorazione, bellezza che serve ad abbellire un ambiente—tutte le cose che stanno
qui sono messe per decorare—finalità pratica. Il caminetto tetro=centro simbolico della casa, il
focolare, la famiglia—sema=affettività, domesticità, il caminetto indica proprio la casa—luogo
dove ci si riunisce per stare insieme intorno al calore—allude anche al calore dei rapporti umani,
ma tetro=sema della morte—dovrebbe essere acceso invece è spento—estrarre il codice
semico=rendere più palese la coerenza del testo. Scatole senza confetti,
scatole=conservazione, confetti=sema della festività, ma sono senza confetti=fine, vuoto
(morte). Frutti di marmo protetti dalle campane di vetro—conservazione, riproduzione con
connotazione diversa anche falsità—sono oggetti ingannevoli che non sono quello che sembrano
—campana di vetro—in genere vi si metteva dentro una statua di santi—sema della religione,
ma privata, affettiva, qui non c’è un vero santo—tutte queste cose sono conservate come si
conservano delle reliquie—oggetto appartenuto a un santo o parte del corpo di un santo—venerati
pubblicamente—quelle di questo salotto sono tutte reliquie private—reliquia=le cose che restano,
ciò che resta di un’occasione privata, messe nel salotto come se si venerassero privatamente
queste cose, frutto=vita vegetale, marmo=minerale—temi contrapposti. Instaurare relazioni
estraendo i semi, ci sono semi che continuano a tornare. Raro balocco=tema della festività,
rarità—tutti oggetti che vogliono essere un po’ rari, sema della vita che non c’è più—non sono
oggetti di gioco in uso, valve=esotismo ecc ecc. Capire le relazioni tra i singoli semi—secondo
Barthes questa relazione deriva da un altro codice 3) codice simbolico—raggruppa i semi in
grandi opposizioni elementari, ex alto basso dentro fuori, vicino lontano, vita morte. Opposizioni
simboliche di questo testo=dialettica fuori dentro perché sono oggetti che stanno all’interno, ma
alludono ad un esterno—si suppone che qualcuno abbia viaggiato e portato a casa dei souvenir ex
immagine di Venezia, anche tema vicino lontano—domesticità-esoticità, vita morte, anche alto
basso (ex. lampadario e oggetti sotto, anche nel busto—oggetti che vorrebbero essere decorativi,
ma agli occhi di Gozzano sono di cattivo gusto—non così prestigiosi)—leggere il testo per
opposizioni tematiche—Barthes insiste sulla semplicità delle opposizioni. Codice simbolico non è
un codice solo narrativo, in qualunque comunicazione c’è il codice simbolico, anche ex. il modo di
vestirsi 4) codice proairetico/delle azioni—greco proairesis=scelta—si parla di azioni che
derivano da una scelta—la scelta è importante perché ci sono delle possibilità di scelta e questa
scelta permette al testo di diramarsi in due possibilità e poi imbocca una certa strada—codice
delle azioni deve essere identificato da un verbo—qui rinasco è l’unica azione—questo codice si
presenta molto debolmente—questo è il codice per eccellenza della narrazione. 5) codice
culturale/di riferimento/delle citazioni—rimanda ai saperi culturali, essendo una persona colta
riconosco questi riferimenti grazie all’epoca ecc. Questo codice convoca il nostro sapere.
Buone cose di pessimo gusto—oggetti kitsch tema importante nella cultura dell’800—oggetto che
nella mente di chi lo sceglie è elegante, ma per gli altri risulta di cattivo gusto. Oggetto
kitsch=riproduzione non come tante altre, ma seriale—non oggetto artigianale autentico e vero,
ma la riproduzione seriale o industriale—ce ne sono tanti di oggetti così, in più kitsch sono oggetti
miniaturizzati (ex. busto), con funzione decorativa, altro elemento del kitsch=incongruo (cose
che non hanno senso messe insieme), vuole avere una funzione decorativa, ma anche pratica,
serve a qualcosa e ha una funzione di ricordo—classico souvenir. La decorazione è di tipo
eccessivo nel kitsch—il cattivo gusto sta anche in questo—riproduzione, serialità, funzionalità
pratica, memoriale, affettiva, miniaturizzazione, eccesso di decorazione. Testo di Gozzano—
cercare altri testi in cui questo tema è presentato—approccio filologico—testi che Gozzano ha
letto e che hanno lasciato delle tracce in questo testo, cercare poi altri testi che non hanno
lasciato tracce evidenti—approccio tipologico. D’Annunzio—poeta che suggestiona Gozzano,
ma che Gozzano anche capovolge—testo segnalato da Sanguineti. Testo=fatti mitologici
rappresentati in maniera troppo umile, noce di cocco, venere di gesso, caminetto, campana di
cristallo, canestro di frutti di cera, casetta svizzera di legno al posto del cucù, conchiglie—anche
d’Annunzio fa dell’ironia, è kitsch quello di d’Annunzio che prende in giro questa cantante e così
c’è anche l’ironia in Gozzano, ma l’atteggiamento non è proprio lo stesso perché l’unico punto in
cui d’Annunzio fa trapelare un giudizio=francescanamente—ironico, il giudizio implicito però è
che queste cose sono di pessimo gusto, per d'Annunzio però non sono buone, sono prive di
significato affettivo. In d'Annunzio c’è solo la denuncia del kitsch—ma palesemente Gozzano
aveva in testa questo brano. L'atteggiamento nei confronti del kitsch cambia—in d’Annunzio si
ridicolizza implicitamente perché lui suppone che il suo pubblico sia solidale e non abbia bisogno
di sentire che queste cose siano brutte perché lo sa già—il tema del kitsch è importante perché si
riesce a collegare questo tema specifico a qualcosa di più vasto. Altro brano con lo stesso tema—
tratto da Madame Bovary—festa di nozze tra Emma e Charles alla fattoria di papà Rouault—
descrive la torta di nozze. Urla di ammirazione per la torta—gente grezza. Si tratta di una torta
parecchio kitsch, clima di ironia perché si cita il pasticcere come se fosse chissà chi e la
reazione esagerata della gente—questa torta è un’accozzaglia di cose molte disparate—tipico
del kitsch. Eterogeneo=elemento dominante del kitsch. Gusto=capacità di scegliere, qui il gusto
manca completamente—è ridicolo, ogni piano della torta imita delle cose diverse—primo
piano=tempio con i portici, fa riferimento a un tempio classico, arte classica, torrione di savoiardi
cinto di fortificazione—mondo medievale, prateria verde con laghi ecc.—specie di parco—
giardino all’inglese, arte 7-800esca—accozzati diversi tipi di arte e diverse epoche, elementi
eterocliti. Il pasticcere ha inserito queste cose perché sono tutti elementi culturali—fa uno sfoggio
di cultura, ma troppo, cose che hanno un prestigio culturale e artistico, kitsch è una cosa che
vorrebbe essere prestigiosa, ma non ce la fa. Eteroclito e incongruo. Ciò che emerge è che c’è
una denuncia culturale, gente che cerca di fare sfoggio di cultura non essendone in grado—usa
le cose in maniera impropria e le ridicolizza, il kitsch è la degradazione dell’arte nel momento in
cui la società borghese si impossessa degli oggetti d’arte per decorare le proprie case—far
vedere quante cose prestigiose ho—ma si dimostra di essere culturalmente sprovveduti e di non
avere minimamente il senso dell’arte. La torta è una cosa che si mangia—finalità pratica—tema
del kitsch—prostituzione dell’arte percepita come qualcosa di sacro, ma per il pubblico borghese
è strumentale per affermare il proprio prestigio—anni dell’arte per l’arte (1856)—idea che l’arte
sia un’esperienza suprema quasi religiosa—rovescio di questo. Solo quando una società
borghese vuole avere arte in casa anche prodotta in serie, allo stesso tempo nasce l’idea di arte
sacra, invece la maggior parte di questi oggetti che abbiamo visto sono merci—problema—
relazione tra arte e mercato. Qui il tema della merce è evidente—è una torta. 

Lezione 8    12/10/2020
Studio dei rapporti diretti tra un testo e l’altro=intertestualità—da un testo si passa a un altro
mostrando che c’è un debito. Ipotesto=testo di partenza (d’annunzio), ipertesto (Gozzano)—ma
ora questa parola non si usa più.
Altro passo da Madame Bovary—descrive le illustrazioni dei libri che Emma legge quando è in
convento. Nei libri antichi le stampe erano coperte dalla carta velina. Descrive le illustrazioni che
Emma vede su questi libri—verone=un tipo di balcone—lo cita perché richiama Romeo e
Giulietta—tragedia famosa—segnale di una notorietà consumata, ragazzo vestito secondo lo
stereotipo medievale—moda romantica che riprende il medioevo—altro elemento del kitsch=si
riduce la cultura a stereotipo, luogo comune, banalità, non un balcone comune, ma il verone. Lady
non donna inglese qualunque, bionda con i riccioli e gli occhi chiari e grandi—immagine più ovvia
che si possa avere di una donna inglese attraente—aria da donna angelica confermata dal
cappello di paglia—andava di moda. Parco=elemento tipico delle grandi ville inglesi. Biglietto
d’amore e guardano dalla finestra la luna. C’è una tortora=un uccello simile a un piccione, sono
bianche e uccelli sacri a Venere nella tradizione, non c’è solo una gabbietta, ma è gotica—moda
medievale del romanticismo—neogotico, nella 1 metà dell’800 ci sono scrittori che ritrovano il
gusto neomedievale—Walter Scott—si fece addirittura costruire una casa in stile neogotico. Fin qui
l’immaginario di Madame Bovary ha connotato il cliché, l’ovvio, un medioevo di cartapesta finto
agli occhi di Flaubert—ora vedremo il kitsch di nuovo come accozzaglia di elementi eterogenei.
Prima l’ambiente era tendenzialmente nordico, ora esotico, ci sono i sultani, tra le braccia delle
baiadere=amanti, donne dell’harem nell’impero ottomano—tipo concubine, giaurri—ufficiali
dell'impero ottomano, col berretto greco, ora siamo ancora nel clima dell'impero ottomano.
Paesaggi con palme e abeti—questi due alberi non possono convivere nello stesso paesaggio,
una ha bisogno di caldo e l’altra di freddo—trapela l’incongruenza—poi tigre e leone—neanche
questi due animali convivono insieme, tartari che stanno in Russia, ruderi romani, cammelli—
scena incorniciata da una linda foresta vergine=pulita, ma è definita anche selvaggia. Cigno—
tipico elemento romantico, ma dietro una foresta vergine non ci sta—anche qui il kitsch è fatto di
elementi eterogenei, vuole produrre il sogno romantico, la fuga, ma anche una certa
nobilitazione culturale—promozione culturale e estetica della piccola borghesia—questo tema
è importante perché è il rovescio di un clima culturale che si afferma soprattutto in Francia—l’arte
è una religione che non deve essere toccata dall’utilità, sacerdote dell’arte pura non è interessato
a valori utilitari, no preoccupazioni morali, ma persegue la bellezza in se stessa anche come
pericolosa—religione dell’arte=contestazione sdegnosa di una società mercantile che pensa
solo al soldo e all’utilità come è la società borghese—Flaubert condanna il kitsch perché è
un'offesa a ciò in cui lui crede—kitsch=arte degradata e venduta a borghesi che ne hanno
bisogno per metterla in salotto—questa è un’offesa per artisti come Flaubert. L’atteggiamento di
Gozzano è diverso da quello di Flaubert—per Gozzano sono le BUONE cose di pessimo gusto—
lui guarda questi oggetti con distacco e ironia, ma è come se attraverso questi oggetti tornasse al
mondo della nonna—kitsch guardato con una certa ironica simpatia, non con disprezzo. Altro
modo di vedere il kitsch—camp (abbreviazione di campus)—modo di vedere in kitsch in maniera
divertita, non solo la condanna, ma anche il divertimento di usare l’oggetto di cattivo gusto.
Importante definire bene il proprio tema che non crei confusione con cose che gli stanno vicino.
Cercare un tema che sia esplicito nei testi che si scelgono—qui il kitsch è sempre volontario e
denunciato ironicamente in qualche modo. Distinguere dove c’è un rapporto diretto tra testi e dove
no, ma il tema deve essere sempre ben delimitato. Scegliere anche un tema che abbia un senso
(consiglio per la tesi).
Forma della poesia di Gozzano—versi più lunghi di un endecasillabo—di solito ci si chiede se
sono versi composti da due emistichi che a loro volta sono versi di senso compiuto—versi
doppi, ci sono intanto delle rime=Napoleone, buone; gusto busto, confetti protetto, balocco cocco,
musaici arcaici, tutte rime molto ricercate e a volte difficilissime—contrasto evidente tra delle
rime ricercatissime e immagini di poco conto. La cesura non rispetta l’unione naturale delle
parole, non corrisponde con la pausa sintattica (la cesura è dove c’è la rima). 1
emistichio=ottonario, 2 emistichio=novenario, 9nario, 8nario—si va contro la regola che si
possano mettere in una stessa poesia dei versi che però devono essere tutti parisillabi o tutti
imparisillabi—ma a lui non interessano gli emistichi, ma tutto il verso insieme. 8nario, 9nario,
9nario 8nario ecc—c’è una qualche regolarità però, sono sempre 9nari e 8nari però poi se li gioca
un po' come vuole—gli acquerelli un po’ scialbi potrebbe essere un 7nario perché il verso
precedente è un novenario sdrucciolo—con quella sillaba in più diventerebbe un 8nario.

C’è una qualche regolarità?—c’è un altro modo di costruire i versi, col numero degli accenti—6
nel primo verso, 6 nel secondo, anche nel 3 ecc—tutti versi con 6 accenti tendenzialmente—qual
è il significato? Richiamano gli esametri latini—inizio dell’Eneide, noi non abbiamo l’attenzione dei
latini e dei greci alla quantità—questa era una metrica quantitativa—le sillabe potevano essere
brevi o lunghe e per un latino c’era molta differenza, per esempio cambiava il tempo verbale—
sensibilità per la lunghezza delle sillabe che distingue parole diverse, in italiano è l’accento o
l’apertura della vocale che distingue parole diverse. Esametro è un verso costruito su sei piedi
(loro chiamavano così le unità del verso). Sillaba lunga + 2 brevi=dattilo, si potrebbe avere
anche due lunghe=spondeo, si chiamano di solito esametri dattilici però perché la penultima
sede ha sempre un dattilo, noi non sappiamo come leggerlo e quindi abbiamo sostituito la sillaba
lunga con l’accentata e leggiamo per esempio canò—quello che conta non è il numero delle
sillabe, ma il numero degli accenti, ci deve essere un accento forte e poi due sillabe. Fino alla
penultima sede si può avere un dattilo (una lunga e due brevi) o uno spondeo (due lunghe), nella
penultima sede però non si possono sostituire—nell’ultima sede per regola non si può avere un
dattilo (?) noi nella lettura abbiamo deciso di sostituire le sillabe lunghe con quelle accentate e
quelle brevi senza accento 

È un sistema barbaro=in italiano quando si cerca di riprodurre versi latini si mescolano versi
brevi italiani in modo da costruire versi lunghi che abbiano 6 accenti come l’esametro latino—
metrica barbara lanciata da Carducci—invenzione recente—2 metà dell’800—Gozzano
conosceva questo metodo e quindi questi versi sono esametri barbari—la cosa che però
Gozzano fa e che Carducci non faceva è usare le rime e per di più rime difficilissime. 

Due possibilità di scandire questi versi, ma la prima è più fattibile perché troviamo versi già trovati
nella poesia, quello che ci orienta nelle decifrazione è il sistema, se c’è una regolarità la si segue,
nonostante dia vita a un verso strano perché pone un accento forte dove non ci sarebbe motivo di
metterlo—ma in un poeta che fa cose di questo tipo c’è del virtuosismo metrico quindi è normale
che faccia cose un po’ strane—rima ipermetra quando una parola rima con un’altra che ha
qualche cos'altro dopo—ex. Verrà, torneranno. Versi barbari dove la cosa importante è che torni il
numero dei 6 accenti, ma a volte l’accento cade anche dove non dovrebbe cadere (ex. Gli,
d’A’zeglio)—eccezioni. Sembrava una poesia con uno stile così naturale, ma in realtà è
estremamente lavorata, non sono in realtà versi che vanno avanti in maniera prosaica. Viene
fuori il contrasto tra qualcosa di estremamente raffinato e uno stile che sembra prosaico—
metrica con il tema di cui parla—ciarpame del salotto di nonna. Stile classico come l’esametro
insieme a una materia contemporanea—classicismo moderno—adattato a qualcosa di del tutto
contemporaneo, non è così rigido e parla della vita del tutto prosastica—la critica tematica ha
molte legittimazioni teoriche, il contenuto non è terminologia della critica letteraria—tema sì. 
Parte 2—fino a questo punto Gozzano parlava di sé—rinasco rinasco—ora lui scompare e dice
cosa è successo quel giorno 28 giugno 1850—giorno in cui Speranza e Carlotta che hanno fatto
esame di stato tornano dal collegio, il salone è la sala di rappresentanza—si coprivano i mobili
perché non si impolverassero, si tolgono perché ci sono ospiti, ma i fratellini entrano nel salone
allegramente, è arrivata in vacanza Speranza insieme ai compagni—frase che segnala lo stile
indiretto libero—è giunta è giunta in vacanza ecc—potrebbe essere pronunciata dai fratelli—
segni che sia una frase orale=punto esclamativo, come se l’autore si appropriasse delle parole
di un personaggio, ma non gliele fa pronunciare direttamente, ma le riscrive lui—qui la
focalizzazione, il punto di vista è quello dei fratelli, ha 17 anni la nonna—lo dice Gozzano,
sempre indiretto libero, però cambia il punto di vista—Gozzano non è sulla scena, ma in quanto
narratore è come se prendesse la parola. Abito 800esco—vita molto stretta e una gonna molto
ampia. Carlotta e Speranza hanno uno scialle e i capelli divisi in due bande che scendono giù
coprendo le orecchie. Hanno fatto l’esame più bello di tutta la classe, che fatica, ma hanno lasciato
per sempre il collegio—silenzio bambini—chi parla? Le amiche suonano al piano e probabilmente
sono i genitori a dire questo. Musica barocca.

Lezione 9  13/10
Frattura—nella prima sezione io lirico del poeta, nella 2=vicende a cui il narratore non era
presente. Le due ragazze tornano dall’esame, fanno festa, si mettono a suonare e cantare. Si
mettono a suonare melodie arzigogolate e barocche. I temi di queste arie sono innamorati che si
sono allontanati, pene d'amore e cantate da Giordaniello in versi dolci e bruttissimi. Core e
augello sono in corsivo perché è il linguaggio convenzionalmente poetico—poetic diction—
arcaismi che sono rimasti in poesia, vuole sottolineare che non sono parole sue, ma parole
arcaiche di uno stile antico. Perché ospita nella sua poesia parole non sue e che giudica dolci e
bruttissime? Stesso atteggiamento che aveva nei confronti degli oggetti di casa—corsivo segnala
anche che è un linguaggio estraneo al suo. Dal punto di vista linguistico e lessicale si tratta di
plurilinguismo—accogliere in una scrittura parole che vengono da lingue diverse—qui la lingua
letteraria arcaica che sopravvive anche fino all’800. Però, siccome qui non è solo materia
linguistica, ma si porta addosso un punto di vista che non è quello di chi scrive, si può parlare di
pluridiscorsività (Bachtin)—parole non sono solo materiali lessicali di provenienza diversa, ma si
portano dietro una storia che non rappresenta l’autore—di solito non si manifesta in poesia—di
solito chi parla si appropria della tradizione come fosse la sua lingua, invece qui non succede
questo—Gozzano usa parole che non sono sue e nelle quali non crede—a lui fanno sorridere
queste parole—pluridiscorsività si realizza di solito nel romanzo, nella narrativa—fino a che punto
questa poesia è lirica? Ha un intento narrativo forte—forse l’idea di lirica da cui si parte non è
più molto adeguata. Cita i dolci bruttissimi versi—sono diversi dal resto dei versi che usa
Gozzano perché sono tutti quinari tronchi—tutti tronchi cosa che prima non accadeva, non sono
brevi, ma brevissimi—quinario è il più breve che possa avere una certa dignità—queste due
caratteristiche sono specifiche dei testi per musica—la metrica per musica è fatta per essere
cantata, c’è bisogno che a un certo punto le parole abbiano accenti forti—parole tronche per
chiudere la frase musicale, parola tronca per concludere una parte della melodia, non funziona con
una piana—tronche per concludere l’arco melodico—questo non c’è nella metrica non per
musica (vedi esempio di opera di Mozart), versi tronchi in musica continuano anche dove uno non
se l’aspetterebbe—ex Vasco Rossi—Come nelle favole—pronuncia tronche anche le parole che
non lo sarebbero, ci sono molte rime, tutte facili, versi costruiti in maniera parallelistica, dal punto
di vista stilistico questi versi non sono eccezionali, non devono poi valere in se stessi, ma hanno
significato solo se cantati—scritti per la musica. I versi citati nella poesia di Gozzano, non hanno
caratteri di originalità—sono versi banali, per Gozzano sono dolci bruttissimi versi—se fosse
poesia sarebbe povera, piena di cliché e di stereotipi. Alle origini la poesia per musica è una
poesia abbastanza facile e ha il suo senso solo per la musica—la metrica per musica ha leggi
proprie che la rendono adatta al canto, in particolare parole tronche (unico genere in cui le parole
tronche non sono così importanti è il rap—è una specie di declamato), nella metrica italiana questo
—poi è un linguaggio estremamente convenzionale, poesia per musica va intesa in questa sua
specificità—non si possono paragonare versi di poesia per essere letti a versi scritti per musica. 
Carlotta canta, speranza suona, la vita si schiude al canto della breve romanza dolce e fiorita di
mille promesse—disposizione delle parole molto artefatta, verso doppio Carlotta-vita, è tripartito,
tra sintassi e metro c’è uno sfasamento, la sintassi è divisa in 3 mentre la metrica in due. Mentre
loro cantano sembra che immaginino la loro vita che si apre, dolce ecc. O musica dolce e leggero
sussurro—aria con momenti leggeri e già nella parte più nascosta dell’animo, sorride il promesso
sposo (l’uomo che immaginano di sposare)—principe azzurro, o margherite a cui facevano
m’ama non m’ama—sortilegio, cosa fatta per capire la sorte futura, lo fanno mentre leggono i
versi di Prati—poeta contemporaneo—romantico sentimentale e lacrimevole—a Gozzano
faceva ridere. Queste due ragazze hanno un rapporto strano con l’arte. L’aria la cantano per
intrattenimento. Però loro ci credono e si bevono queste scemenze sentimentali—altra fonte
letteraria delle loro fantasie sono le favole—principe azzurro è in cenerentola. Il loro uso dell’arte
non è solo di intrattenimento, ma alimentano le loro fantasie—loro ci credono al principe azzurro—
distanza forte tra Gozzano che racconta e Carlotta e Speranza. Gozzano però guarda queste
ragazze con simpatia—stesso atteggiamento duplice nei confronti delle buone cose di pessimo
gusto—distacco ironico, ma anche malinconia e non dico invidia per queste ragazze, per i loro
sentimenti c’è una qualche simpatia che lui prova. Sentimenti dettati dall’arte, la letteratura gli ha
messo in testa questi sogni—hanno imparato dalle letture a pensare in questo modo—piano in cui
non si può più distinguere cosa è nei nostri sentimenti e cosa impariamo dalla cultura e
plasma i nostri sentimenti—siamo in piena età romantica 1850—i sentimenti romantici sono
culturalmente costruiti ci dice Gozzano—Emma Bovary è una così—si riempie la testa di
fantasie che la portano ad essere una fedifraga—i sentimenti non sono il luogo in cui il cuore
esprime se stesso, non autentici, ma prendono una forma poco autentica dettata da versacci e
favole—i nostri sentimenti sono culturalmente condizionati—si dà a i nostri sentimenti delle forme
culturali apprese da fuori, all’epoca erano i versi e i romanzi. Gozzano vede una cosa vera,
l’autenticità—grande mito del romanticismo, non esiste, perché i sentimenti prendono una
forma culturale—questo avrà conseguenze sulla poesia lirica? Gozzano dice che l'auto
espressione non è autentica perché è sempre condizionata dalla cultura—Gozzano fa una
critica.
René Girard—Menzogna romantica e verità romanzesca—desiderio triangolare=non si
desidera immediatamente un oggetto, una cosa o una persona, ma perché sappiamo che
culturalmente o per qualche motivo è desiderabile—abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica
che quella cosa è desiderabile—il desiderio non è quindi autentico, c’è una mediazione, un filtro
culturale, qualcuno ci ha insegnato a desiderare le cose. Stessa cosa che succede alle due
ragazze. 
Nel salotto arrivano altri ospiti—zii di nonna Speranza, zio=un uomo molto rispettabile virtuoso e
legato al passato—viene dal Lombardo Veneto—legato ad esso e all’imperatore (austriaco), la
zia, ligia al passato, ma un po’ innamorata del re di Sardegna (Vittorio Emanuele 2)—quello che
guiderà l’unità nazionale—sta entrando la grande storia del risorgimento—da una parte il regno
di Savoia e dall’altra gli Asburgo a cui Vittorio Emanuele fa la guerra—la storia entra in modo un
po’ buffo. Dialogo con battute senza essere introdotte, zio parla lentamente e con la stessa
come i gesuiti, ho conosciuto un Capenna alla corte di Vienna (capitale impero asburgico)—questi
versi sono brutti, continua a scrivere esametri barbari con rime difficili, ma zeppi di banalità e
impoetici—banale conversazione di salotto, versi di estrema arte, ma con materiale di
un’assoluta povertà. Padrona chiede se vogliono bere vino moscato—certo volentieri e con un
sorriso sereno si siedono con belle conversazioni—ironizza su queste conversazioni tutto è vuoto
e fasullo e lo fa sorridere pensando al mondo di quegli anni. La brambilla—soprano dell’epoca—
troppo grassa per cantare nell’Ernani—opera di Giuseppe Verdi—la Scala non ha più soprani—
mette in scena conversazione banale e ironizza sulla banalità—luoghi comuni privi di significato.
Rigoletto di Verdi—grande arte dell’epoca introdotta in maniera buffa. Gli argomenti sono la
grande storia, la grande arte del tempo e ora ne abbiamo un altro—la moda parlando di gioielli e
vestiti, novità della moda viene da Parigi. L’argomento poi è la politica. Profezia sul Rigoletto è
giusta, sul mantenimento della pace no—sarebbero scoppiate altre guerre di indipendenza—
uomo di giudizio che non farà scoppiare la guerra—non sarà così (riferito a Vittorio Emanuele 2)—
le ragazze si allontanano perché il discorso si fa scabroso. Struttura teatrale, povertà dei
materiali—toccati grandi temi ma degradati a chiacchiericcio di salotto—i versi costruiti con la
solita perizia di Gozzano, rime difficili, esametri barbari—materiali poveri per costruire versi
lavorati. Forte contrasto, anche perché le cose di cui parla potrebbero essere veramente grandi
invece le riduce a chiacchiericcio—figura della parodia—ha un meccanismo duplice—banalizzare
cose importanti, parlare di una cosa bassa in termini alti—la parodia in realtà non ha a che
fare con la poesia lirica. Forse non siamo più in questo ambito, ma stiamo andando da un’altra
parte.
Racconto costruito per scene—4 scena si svolge in giardino, scende la sera, perdono la palla del
volano e contemplano il paesaggio notturno. Raccontare in versi è diverso dalla prosa—mancano
connettivi, scene isolate. Ritmo 800esco dato dalle scene che nel grande romanzo 800esco
sono collegate dai sommari (specie di connessioni). Qui non c’è un sommario—Gozzano
destruttura le forme del racconto 800esco classico, prima non diceva chi pronunciava le
battute—1 grado di destrutturazione, poi rompe l’equilibrio del sommario, abolisce il sommario e
passa direttamente alle scene. In questi anni rivoluzionano il romanzo anche i grandi modernisti
europei—si tace il tempo che passa. Grandi narratori inglesi tra 1890-1940 (Joyce, Woolf, Foster,
ecc.)—1 effetto=reinventare e rivedere il racconto naturalista, con tagli violenti, flusso di
coscienza l'abbiamo quasi visto qui—indiretto libero—quindi ci sono somiglianze tra loro e
Gozzano—Germania=Kafka, Mann e Mϋsil, Italia=Svevo, Pirandello, Gadda, Tozzi—Francia=
Proust, Gide. Gozzano fa già in versi ciò che faranno i grandi scrittori modernisti—come se
presagisse le innovazioni letterarie. 
La poesia del 900 mette in crisi l’idea di poesia che c’era fino a Leopardi. Poeta lirico va ascoltato
perché ha vissuto la condizione umana con più profondità—nel 900 l’eccezionalità dell’io non è la
cosa più importante—Saba per esempio si mostra un uomo come tanti, la persona del poeta è un
po’ come tutti anche se vive in maniera più intensa. Come se i poeti scendessero dal
piedistallo, non hanno più il privilegio assoluto e sono come gli altri uomini.
Lezione 10      14/10
Riassunto—Metrica per musica—caratteristiche. In italiano c’è stata una censura vs rime tronche
nella tradizione poetica—vengono riprese nella metrica per musica—si iniziano poi a usare anche
in poesia lirica—ex gli Inni sacri di Manzoni—infatti alla fin fine non è proprio poesia lirica, però
nel 7-800 queste rime tronche arrivano anche nella poesia lirica, sdoganate proprio dalla poesia
per musica. Analisi di queste due sezioni del racconto—elementi del romanzo modernista—
montaggio per scene tagliando i sommari, montaggio delle battute di dialogo in modo
straniante—non si dice da chi vengono pronunciate a volte, uso dell’indiretto libero—nel
modernismo esso può spingersi e diventare monologo interiore o flusso di coscienza, però
questa pratica è molto meno diffusa di quanto si dica (ex. in Joyce e Woolf, ma non in tutte le
opere)—molto infrequente negli altri grandi narratori europei modernisti (no in Proust e Kafka né
nei grandi italiani)—La coscienza di Zeno non è un monologo interiore. 
Altro elemento importante—battute del dialogo degli zii accolti dai genitori parlano di grandi cose,
ma come una conversazione da salotto—conversazione anche ridicola—sperano che la pace
tra Austria e Sardegna sia costante, mentre si sta preparando il cataclisma del risorgimento—versi
di Gozzano sono poveri—parole brutte e luoghi comuni—contrasto tra arte di Gozzano (perizia
dei versi, arte metrica) e la povertà a cui si riferisce. Ci sarà un altro grado di inautenticità della
conversazione—Ragazze mandate fuori perché si parla di cose scabrose, vanno nel parco a
giocare a volano. Una palla si impiglia nell’ippocastano e loro si mettono a guardare il paesaggio.
Terrazza con una ringhiera di marmo—sognano l’amore immaginato, non reale, nei loro sogni
trilustri—stile altisonante per dire una cosa banale—hanno 17 anni—stile parodico. Fatto che
abbiano bei denti—sottolineato perché a quell’epoca non era da tutti. Dialogo montato senza
l’attribuzione delle battute. Frequenta il salotto della contessa Maffei—lei era una nobildonna che
aveva un salotto frequentato da intellettuali ed artisti a Milano—anche Mazzini e Verdi, era un
salotto anche politico perché accoglieva patrioti—uomini che lavoravano per l’unità d’Italia.
Speranza chiede a Carlotta se il ragazzo di cui si è innamorata è un poeta, perché? Per il
romanticismo che intride i pensieri—non solo poeta, ma patriota—il romanticismo in Italia è stato
soprattutto patriottico—nella sua scelta amorosa hanno pesato i gusti artistici e letterari—testa
piena di fantasie romantiche e si è innamorata della persona più simile ai sogni romantici che lei
ha. Ha scelto la cosa più scontata per una ragazza di 17 anni che ha fatto quelle letture. Già in
questo dialogo si vede che i desideri sono permeati di cultura e pieni di stereotipi—il poeta che
frequenta questo salotto è proprio uno stereotipo, altro elemento che rende questo amore sospetto
—caratteristica sociale—ha un certo prestigio sociale—sospetto perché è come se uno si
innamorasse di qualcuno per la sua ricchezza—in questo caso dal punto di vista sociale. Prototipo
del personaggio che si innamora per il prestigio sociale e per le fantasie=Madame Bovary—
bovarismo cercare una vita superiore rispetto alla propria, in luoghi riconosciuti—avere una
promozione sociale—Emma Bovary è molto suggestionata dai nobili, sceglie Rodolphe come
amante anche perché ha un certo prestigio sociale. Questi tratti connotano l’amore di Emma come
fasullo e inautentico. Si sente messa nella schiera delle fedifraghe—a lei non importa chi è il suo
amante, ma poter dire di averlo—Flaubert fa una critica implicita e spietata—per Gozzano non è
così spietato, lui prova una certa simpatia, ma c’è la critica e la demistificazione. Lei è una
ragazzina che fa simpatia, ma ha la testa popolata di fantasie assurde. Il giorno sembra che non
voglia morire (languire)—perché? Le giornate sono lunghe il 30 giugno—il tramonto si accende
ancora più di rosso, come se fosse un’aurora macchiata di sangue—stigmatizzata=macchiata
come una ferita di sangue—monti diventano bruni come se fossero un coro—coro delle chiese
paragonate ai monti perché le alpi sono messe a semicerchio—stessa posizione del coro.
Descrizione troppo romantica del tramonto per Gozzano—non va presa sul serio, ma con ironia
—espressioni troppo forti per descrivere il tramonto—lui giocosamente ribadisce un luogo
comune infantile—stile sublime della poesia romantica trovato ridicolo da Gozzano—chiama la
luna romantica, non in senso generico. Si diverte a usare immagini stucchevoli e fa capire anche
da dove le ha prese—romanticismo. Occupa il cielo con i sogni del passato—chi è che guardando
il cielo lo riempie dei propri sogni? Le ragazze. si esplicita il fatto che nei sogni di queste ragazze
ritorna un immaginario vecchio—convenzionale immagine romantica cavata fuori da un mensile
regionale—Emma Bovary vedeva nei libri coperti da una carta velina i nobili ecc.—quelli che
sembrano i grandi sogni degli individui in realtà vengono dalla cattiva letteratura—questa
descrizione così accesa e tutte queste metafore sono estremamente convenzionali e vengono
fuori da una rivista di bassa qualità—Gozzano continua a parlare alla luna—come fa il grande
poeta, ma non lo fa con lo spirito di Leopardi—sta assumendo la posa del poeta lirico in cui non
crede. Chiede alla luna se ha visto delle case che non esistono (di Byron)—queste ragazze non
vedono la luna com’è ma vi proiettano un immaginario letterario—la testa di queste ragazze è
invasata di letteratura—lui inzeppa questo paesaggio di espliciti riferimenti letterari a posta. Cita
I dolori del giovane Werther—prototipo del romanticismo—non sei la stessa luna che amava
Werther? Smaschera la posa del poeta romantico—voi poeti romantici eravate anche voi pieni di
letteratura e vi facevate il verso l’uno con l’altro. C’è una rima difficilissima—deserte, werther—
lievemente ipermetra anche—complicata perché con parola italiana e straniera—lui era un
maestro in questo—rima famosa—camicie e Nietzsche—effetto parodico e desublimante, ma
estrema abilità tecnica—virtuosismo metrico—qui la grafia di Werther non collima perfettamente
con la grafia di deserte—si parla di rime all’orecchio—suono simile, ma grafia diversa—artificio
tipico di Gozzano—Carlotta dice che i suoi sogni sono di là da venire, ma per Gozzano sono
vecchi come il cucco. Il lago riflette le stelle—la notte è sempre più buia, che pensi? Speranza,
Carlotta risponde: non penso—ti piacerebbe morire? Punto più comico—fasulla convenzionalità
del loro atteggiamento—Gozzano non crede che Carlotta vorrebbe morire—momento più ironico in
cui si svela la fasullaggine di queste due ragazze. Il cielo stellato rivela nell’acqua del lago un
numero maggiore e più numeroso di stelle—non è possibile come fenomeno ottico—queste
sono così imbambolate dai sogni romantici che vedono cose che non ci sono. Inchinati sulla
balaustra verso il lago—sognammo tra due cieli—quello vero e quello del lago—sono in una
posizione onirica e perdono il contatto con la realtà—mi libro nell’alto—volo nell’alto dei cieli—
situazione allucinatoria. Il 28enne è amato perché conosce Mazzini. E l’ami? Risponde che versi
divini—si tradisce, lei rovescia su di lui le sue fantasie e i suoi pregiudizi sociali, questo amore
è proiettivo non è lui che lei ama, ma il fatto che sia un poeta. Werther si suicida per una che si
chiama Carlotta (Lotte)—poeta 28enne ha regalato a Carlotta il romanzo che narra come uno si
suicidi perché ama sventuratamente una Carlotta, però qui tutti recitano una posa romantica, tutti
ci credono, ma Gozzano si diverte a smascherare la comicità e fasullaggine, nessuno qui vuole
veramente morire—sezione che demistifica i personaggi in modo più pungente—fa vedere quanto
il loro mondo interiore sia colonizzato dalle convenzioni—ma un poeta lirico non può trattare così i
sentimenti—Gozzano è un poeta antilirico—di solito esso parla di sè—lui non lo fa, in più
contesta l’immaginario lirico—finto e fasullo—critica molto fortemente l’immaginario romantico.
Svela che l’idea romantica di lirica è convenzionale e falsa, però non è tutto qui—ultima sezione
—cambia il passo della poesia—si torna al presente—in salotto e parla di sè—da eterodiegesi a
autodiegesi—1 e ultima sezione sono la cornice in cui Gozzano parla di sè—Carlotta è un nome
troppo pienotto, ma anche dolce e resuscita il passato (scialli e crinoline—cose che al suo tempo
non andavano più di moda)—il semplice nome di Carlotta fa resuscitare il passato. Amica di
nonna, io le conosco le aiole del parco dove tu hai letto le Ultime lettere di Jacopo Ortis—altro ex
di letteratura romantica—nasce tutto da questa foto che lui vede dove Carlotta ha scritto una
dedica per l’amica—c’è la data 28 giugno 1850—giorno segnato sulla foto, la guarda con
tristezza lui perché questo passato è inattingibile—Carlotta si mette in posa non solo davanti al
fotografo, ma nella vita—quando parlava del poeta 28enne. Reciti la parte della romantica
credendoci. Quel giorno che malinconia, avevi un abito rosa per farti fare ritrarre in una foto. Vedo
la foto, ma non rivedo te nel fiore degli anni, dove sei tu ora che sei la sola che forse io potrei
amare davvero? Gozzano sembra tornare a essere poeta lirico, parla della propria interiorità.
Carlotta o è morta o è molto vecchia, comunque lui non la conosce più, non l’ha mai vista perché
chiede dove sei—pare che sia irraggiungibile—donna che pur essendo esistita per lui è
immaginaria perché comunque non sarebbe più così—questo amore che potrebbe essere il suo
unico vero amore è un amore impossibile—l’amore vero per Gozzano è impossibile—ci mette
anche il forse—l’unico amore che potrebbe forse avere è quello per una che ormai non c’è più—
chi è che amava qualcuno che non esisteva come lo vedeva lei—Carlotta, il suo amore è
immaginario—rapporto segreto di complicità tra Gozzano e Carlotta 17enne—amori immaginari.
Carlotta crede veramente nei suoi sogni, mentre Gozzano no—lui non la prende solo in giro, ma
malinconicamente la invidia perché riesce a credere ai sogni letterari—lui non riesce più a
credere ai sentimenti autentici—si distacca da se stesso—è modernista perché la poesia non è
mai staccata dalla critica alla poesia—mondo di immaginazioni romantiche è per lui
completamente perduto—prende le distanze e guarda con affetto quel mondo, ma lui come poeta
non ci crede—il vero oggetto della sua poesia è la malinconia. Parallelismo tra Gozzano e
Carlotta fa capire che lui parla di lei perché c’è identificazione e distanza—non solo poeta
antilirico, conserva della lirica l’idea che sia poesia autobiografica—qui abbastanza particolare
come se avesse delegato a Carlotta la vita che lui non può vivere—si mette in scena l’io o vicari
dell’io—operazione modernista grazie alla distanza—anche Leopardi fa questo, ma la differenza è
che Leopardi a questi personaggi fittizi attribuisce questo mondo interiore senza distanza,
Gozzano pende distanza ironica—nella poesia romantica non c’è questo smascheramento ironico
e questo vedersi da fuori—corrosione dell’amore anche e destrutturazione di esso, non si può
credere all’amore, il suo unico amore potrebbe forse essere quello per una che forse non esiste
più. Rapporto di messa in crisi e per questo Gozzano è un poeta lirico.
Altro testo di Gozzano=Invernale. Poesia narrativa. Io del poeta è anche personaggio—più lirica
in senso tradizionale. Gozzano è un grande narratore in versi. Scena si svolge in un parco con
laghetto ghiacciato. Palentini a Torino probabilmente—poeta e donna che ama pattinano sul lago
però si incrina e minaccia di spaccarsi—gli altri fuggono, ma la donna invita il poeta a fare
qualcosa.
Versi endecasillabi. Schema rimico ABBA AB—non è uno schema consueto—metro simile per la
poesia narrativa—sestina si usa per la sestina lirica—ritornano le stesse parole rima in uno
schema complicato—retrogradatio. Sestina narrativa sarebbe ab ab cc, ma lui usa la sestina che
esiste come metro narrativo, ma la reinventa, schema non tradizionale, modo di fare modernista.
Rime difficili, sonore, consonanza e assonanza. Gozzano quando deve usare le rime le fa
difficilissime. Stessa dialettica qui che nell’Amica di nonna Speranza—si parla di un giorno festivo
—cosa normale ma raccontata con stile che dimostra maestria. Il primo verso è un verso solo, ma
con uno SCALINO, un verso solo, ma diviso in due. Scalino usato spesso nella poesia del ‘900, va
contato come uno. Primo verso sembra un decasillabo, ma c’è un errore di stampa, manca una i,
con una i in più è un endecasillabo perfetto, di sesta. Onomatopea—si elimina l’arbitrio del
linguaggio—si cerca di riprodurre un suono naturale—onomatopea=grado zero del linguaggio,
poeta fissato con onomatopee=Pascoli, le usa perché ha l’idea di una magia dei suoni—
linguaggio naturale—vicino alla poesia simbolista. L’incrinatura arabescò il ghiaccio era stridula e
viva—arabesco=disegno particolarmente arzigogolato—segno che fa il ghiaccio quando si incrina
—la gente scappa e va a raggiungere la riva—anche qui dialoghi senza introdurli. La paura fa
scappare tutti e la brigata si disperde e raggiunge la riva, la donna con cui è il poeta però gli dice di
restare—la donna lo tiene per un braccio e intreccia le dita alle sue dita—vivi legami perché sono
le mani di una donna—resta qui sfidando il pericolo e la morte. Vanno molto veloci e tracciano una
specie di cerchio sul ghiaccio, loro sono ubriachi d’immensità, perché sono soli, ma continuano a
pattinare vorticosamente, in più sfidano la morte perché se il ghiaccio si fende loro fanno una
brutta fine. A questo punto l’atteggiamento di lui e di lei cambia più radicalmente, io diventato
leggero come un fantasma mi abbandonai con lei nell’accordo folle (irrazionale), tracciano larghe
ruote. tetro=sinistro, cupo, qualcosa che porta male. 

Lezione 11    19/10


Disegnando con larghe ruote il vetro e dall’orlo il ghiaccio fece cricch in maniera più sorda.
Materialmente lui vede i loro volti riflessi nel ghiaccio e immagina che siano già morti—vede una
cosa reale, però diventa una prefigurazione della morte. Come stretto alle dita della ragazza
iniziai a immaginarmi morto e rimpiansi la mia vita terrena. Nomina le cose che lo rivestono da
questo folle accordo—voce imperiosa dell’istinto (di sopravvivenza), o infinito piacere della vita—la
vita ci ispira un piacere senza termine e allora perché rinunciarvi?—vinto—sconfitto perché la
donna lo ha sfidato e lui non è stato in grado di affrontare la sfida. Lei restò sola sul ghiaccio, le
amiche la chiamano ma lei fa finta di non sentire, continua a pattinare nel suo regno solitario
perché sul lago c’è solo lei, alla fine si compiace come una regina di ritoccare la terra, arriva con la
capigliatura scomposta e in affanno, ma palpitante di vita come questo uccello che chiude le ali per
scendere a terra. Sfatta le chiome=costrutto classicista—accusativo alla greca—le chiome come
se fosse un complemento oggetto retto da sfatta—costrutto aulico. Sceglie la procellaria tra i
volatili perché il nome suggerisce qualcosa—come la procellaria sfida le tempeste così questa
donna ha sfidato la morte. Senza curarsi dell’affanno né dei rimproveri dell’insieme di donne che
sono lì. Gaietto=allegro, ragazze sono allegre perché l’amica è arrivata salva, ma nel linguaggio
letterario compare gaietto nella Divina Commedia—primo canto dell’inferno—la lonza è
maculata, gaietto=variopinto, sono vestite tutte di colori diversi. Mi cercò e mi raggiunse tra le
file degli amici con una risata cortese—ridere=sorridere perché il riso è il sorriso, ma qui è
pensabile che la donna veramente rida—gli dà la mano piccola o per un piccolo momento
sussurrando vigliacco. Poesia lirica in cui l’io si rappresenta e parla della propria esperienza,
sembra anche alludere ad un tema amoroso, però succede una cosa inedita nella tradizione—il
poeta si fa dare del vigliacco. Lui è stato vinto e quindi si fa dare del vigliacco, si rappresenta in
maniera svilita e questo è del tutto conforme al modo in cui Gozzano si rappresenta nelle sue
poesie—riprende il tema amoroso, ma si rappresenta come uno sbugiardato e preso in giro dalla
donna che lui ama. Tema chiaro e inedito perché i poeti lirici di solito non si rappresentano in
questa chiave svilita—c’è veramente questa contrapposizione che vede al polo positivo la
donna e a quello negativo l’uomo—questa opposizione non è così netta perché nel testo i
motivi per cui il poeta scappa non sono solo la vigliaccheria, ma lui spiega che scappa perché
rimpiange il mondo e la sua dolce vita—lui è consapevole di essere mortale, è consapevole del
pericolo, mentre la donna sfida il pericolo e non è consapevole della morte, sembra che questa
cosa non la sfiori minimamente—noi conosciamo i pensieri del poeta, ma non quelli della donna
perché la focalizzazione è dal punto di vista del poeta, il poeta sa che cosa pensa lui, ma non può
sapere cosa pensi lei, il poeta lirico parla di sé, ma sugli altri ha un ostacolo—la focalizzazione
interna sbilancia molto le parti—dalle cose che lei dice e fa si capisce che non sembri percepire il
rischio di morire—la donna sembra non avere la consapevolezza del poeta che ha qualcosa in più
—consapevolezza della mortalità è una cosa umana, ma l’istinto di cui si parla qui è una cosa
umana e anche animale, ma non c’è nessun momento in cui si percepisca la consapevolezza di
lei—lei non ha nemmeno questo istinto, sembra accecata rispetto a questo. Non siamo solo
animali che pensano e ragionano, ma hanno anche istinti. Lui riconosce che la vita è un valore,
mentre morire sotto il ghiaccio no—valore chiamato voluttà infinita—è qualcosa di non solo
animalesco, ma un valore meditato, la vita va tutelata—lei sembra essere priva di ragione e del
minimo istinto e anche del piacere di vita—ha qualcosa di non legato alla vita—viene fuori
l’immagine femminile—topos della misoginia—donna=solo caratteri positivi e uomo solo caratteri
negativi, ma scavando si vede che questi tratti si invertono perché l’uomo ha delle qualità di cui
la donna è priva—le donne sono scriteriate e non hanno intelletto—istinto distruttivo, c’è anche
una connotazione più contemporanea—questo personaggio femminile non è tradizionale—per
la tradizione la donna non è attiva, è oggetto passivo di contemplazione tendenzialmente. Qui è
attiva, è sportiva ed è lei che ha l’iniziativa—anche da questo punto di vista una poesia
inconsueta—altra figura tipica dell’immaginario dell’Europa tra 800 e 900 che richiama questa
poesia è quella della femme fatale—donna mortifera che rischia di condurre il poeta alla morte, in
più è bella, coraggiosa e irriverente nei confronti dell’uomo—aggiorna la lirica a una sensibilità
contemporanea, anche se stesso è rappresentato con un linguaggio inedito, no amante devoto,
ma vigliacco—poesia molto nuova, lui mette in poesia cose inedite, ma in modo sottile e ironico
—la donna ride e lo prende in giro e lui si fa dare del vigliacco—c’è anche un’operazione antica—si
attribuisce al maschile e al femminile che sembravano opposti, solo apparentemente, connotazioni
inverse, ma la poesia conferma il topos delle donne irrazionali scriteriate e prive di lucidità. Poesia
molto nuova per certi aspetti, ma anche antica perché conferma pregiudizi vecchi. Pregiudizio
misogino ritorna in maniera sottile ma velenosa, scatenato dal fatto che la donna minaccia la virilità
del poeta—sentendosi minacciati dalle donne gli uomini scatenano la misoginia—la donna si
attribuisce dei caratteri virili negando la propria femminilità—donna virilizzata che qui diventa
pericolosa perché è in atto un mutamento sociale reale che per ex. con Clorinda non c’era—sta
nascendo un reale movimento femminista. Le donne sempre più acquistano uno spazio nella
società che sembra minacciare i ruoli del maschile e femminile—Gozzano si guarda bene
dall’aggredire la donna, ma la scredita—ciò che provoca la misoginia, però, è il fatto che l’uomo
si sente minacciato nel proprio ruolo tradizionale di egemone. Poesia=registra un movimento
sociale e aggiorna il linguaggio della poesia lirica. 
Riflessioni formali—onomatopee=stadio più elementare del linguaggio, non solo nel linguaggio
letterario—lingua instaura rapporti arbitrari tra significante e significato—niente lega la parola alla
referenza, mentre ciò che lega l’onomatopea al suono reale è la somiglianza—un conto è la parola
onomatopeica ex. sbattere e un conto l’onomatopea vera e propria che è uno stato inferiore
perché sembra trascrivere il suono della natura—grado più elementare del linguaggio che cerca di
far parlare le cose con la loro naturalezza—Gozzano in realtà non sembra amare la regressione
infantile—è troppo ironico e colto per questo, Pascoli al contrario persegue il recupero del
sentimento infantile di stupore e meraviglia di fronte alla realtà—un conto è se usa l’onomatopea
Pascoli, diverso è se lo fa Gozzano—si vede che lo fa con altro spirito perché questa
onomatopea in realtà non l’ha inventata lui—lo prende dal 32 canto dell’inferno—sul fondo di
esso c’è il cocito—lago ghiacciato, c’è perché sbattendo le sue ali immense lucifero fa ghiacciare
l’acqua—da qui è stato ispirato Gozzano—fenomeno di intertestualità—domandarsi se nel testo
di arrivo non abbia preso qualcos'altro dall’ipotesto—auterlicchi=osterreich, tanau=don, nell’inferno
c’era una coltre di ghiaccio così spessa che non ce l’ha nessun fiume in inverno, questo ghiaccio
non si sarebbe mai incrinato. Anche l’idea del vetro è venuta da Dante perché la usa lui. E come
sta la rana a gracidare col muso fuori dall’acqua quando la contadina raccoglie la messe—in quello
stesso modo c’erano spiriti dei dannati nel ghiaccio, lividi, conficcati nel ghiaccio fino a quel
punto. Il conte Ugolino ecc—siamo nel canto precedente. Mettendo i denti in nota di cicogna—le
cicogne sbattono il becco, quindi loro battono i denti per il gelo come le cicogne sbattono
fortemente il becco l’uno contro l’altro. Gozzano immagina se stesso e la donna sepolti sotto il
ghiaccio—un po’ come questi dannati, prende sia parole sia immagini—Gozzano prima di
immaginare loro stessi abbassa lo sguardo—non prende precisamente le parole di Dante, ma ne
riprende il tema—il freddo dà testimonianza di sé dalla bocca—emettendo vapore acqueo mentre
dagli occhi dà testimonianza la malvagità e la pena del loro cuore—dagli occhi questi dannati
emettono lacrime e siccome c’è il gelo si solidificano in ghiaccio e quindi tengono gli occhi sbarrati
—quando io mi guardai intorno vidi questi due vicini l’uno all’altro, sono attaccati per i capelli che
sono congelati—dopo che ebbero alzato il viso verso di me i loro occhi che prima erano umidi di
lacrime gocciarono su per le labbra e il gelo solidificò le lacrime tra di loro e li costrinse in questa
posa innaturale—oggetti di legno venivano collegati tramite delle spranghe—erano stretti tra di loro
come le doghe di una botte. Due becchi che cozzano tra di loro—questi due sono dei dannati
furibondi e quando il ghiaccio gli serra le labbra ecc si scontrano l’uno con l’altro. A uno dei due
aveva perso le orecchie dal freddo—hanno il viso coperto dal ghiaccio quindi se Dante li guarda
si specchia in loro e lui quindi gli chiede perché li guarda così a lungo—anche Gozzano china la
testa per immaginare lui e la donna supini sepolti—in più lui chiama specchio il lago
ghiacciato—legame tra commedia e Gozzano—Gozzano attinge da questo passo dantesco
diversi elementi lessicali e immagini, poi li usa a suo fine—nella memoria intertestuale ciò che
importa non sono solo elementi fisici e di contenuto, ma si può prendere elementi formali e
trasformarli a propria necessità—contenuto e forma—ex trasformare un verbo specchi in un
sostantivo—specchio. Ma lui non ha preso solo questo da Dante. Una delle anime dannate della
fredda coltre di ghiaccio gridò o anime malvagie poste nel posto più basso dell’universo—il lago
dov’è conficcato lucifero—il luogo più lontano da Dio—lui pensa che Dante e Virgilio siano lì
perché sono talmente malvagi che sono nel punto più dannato dell’inferno, dice toglietemi dal viso
questa dura coltre di ghiaccio perché possa piangere di nuovo prima che le lacrime si solidifichino
—Gozzano da qui ha preso la crosta perché lui parla di una crosta di ghiaccio—altro elemento,
non solo ma anche altri elementi, non più da questo episodio, ma—un soffio di paura disperse la
brigata fuggitiva—3 canto del purgatorio, anche alcune rime vengono da Dante, rime difficili,
conserto aperto, rima dantesca anche aperto diserto—spetro vetro tetro—poesia di Pascoli che ha
la stessa rima—Pascoli ha in mente Dante e Gozzano mescola il tutto—folle accordo ricorda il
folle volo di Ulisse—Gozzano definisce volo lui e la donna sul ghiaccio—da una parte il volo e
dall’altra il folle accordo—anche le larghe rote viene da Dante (e Orlando Furioso)—rimpiansi il
mondo e la mia dolce vita—lirica così piena di ricordi di Dante allora forse anche gaietto va inteso
nel senso di variopinto. Poesia piena di elementi danteschi—parlare di una gita domenicale
facendo ricorso a questi ricordi danteschi che senso ha? Rapporto di sproporzione tra questo
laghetto e i lago infernale—raccontare una cosa fatua usando parole del più grande poeta italiano
in un terribile momento—si tratta di una parodia parlare di una cosa comune con termini terribili,
non si tratta però di prendere in giro Dante, anzi ha ammirazione spropositata per Dante, lui fa sul
serio quando descrive la situazione infernale, non la prende in giro—la funzione della parodia qui è
di ridicolizzare il poeta stesso—si ridicolizza letteralmente, la donna gli dice sibilando vile con
riso cortese—la parodia va intesa in senso ironico—ironizza sottilmente sulla sua condizione
usando un registro alto per parlare della propria viltà—ironia che, però, è puramente formale e
ricade sul poeta e non sul modello dal quale ha tratto i suoi materiali—forma di ironia anche
nell’Amica di nonna speranza—immilla=linguaggio eletto per descrivere le buone cose di pessimo
gusto—cose del tutto normali con linguaggio alto. In più Gozzano qui ha in testa il lago
infernale, ma poi riprende un serie di materiali che in realtà non alludono al contesto dal quale
sono presi, la memoria intertestuale può agire su diversi livelli—non sempre ci sono riferimenti
tematici. A volte la memoria intertestuale è puramente formale non bisogna per forza trovare un
tema che faccia convergere i due testi. Repertorio di forme dal quale attingere. Autonomia del
significante—le forme non devono sempre essere gravate dal peso di un significato. 
Qui c’è un’Idea di lirica in discontinuità con l’idea tradizionale di lirica—spirito di discontinuità e
continuità con la tradizione, si può chiamare modernismo—si piega la tradizione a intenti
completamente contemporanei—Rimbaud diceva il poeta è assolutamente moderno—Gozzano
lo è—esperienza e condizione sociale contemporanea—donne mettono in crisi l’immaginario
maschilista, ma lo fa con parole della tradizione col senso che vuole lui—classicismo moderno è
la stessa cosa—in Gozzano questo uso è ironico—altro elemento da mettere a fuoco—uso del
linguaggio—Gozzano usa spesso le parole degli altri—di Dante o facendo parlare i personaggi col
loro linguaggio banale (ex gli zii di speranza)—Gozzano trasforma il linguaggio lirico da
monologico—che sembra appartenere alla parola che parla a una tradizione, pluridiscorsività,
plurivoca—usa linguaggi diversi perché dà voce a punti di vista diversi—poesia dialogica,
non solo perché ci sono i dialoghi, ma anche perché il linguaggio è usato come risorsa sociale,
parlano personaggi diversi con diversi punti di vista—il romanzo è il genere per eccellenza che fa
questo—Bachtin dice che nel romanzo mette a punto proprio questo sistema—Gozzano qui
produce quello che Bachtin chiama romanzizzazione della lirica—la lirica come in un romanzo fa
parlare i diversi linguaggi sociali—se cito il Giordanello proprio lo cito, metto in evidenza che non
sono parole mie—la lirica fa vedere che il poeta non parla solo per se stesso, ma fa parlare
anche attraverso altri linguaggi. 

Lezione 12     20/10
Riassunto: Linguaggio depurato nel caso di Gozzano non c’è—esibisce l’estraneità degli elementi
linguistici. Romanzizzazione della lirica—Michail Bachtin—romanzo fa fruttare la pluralità
sociale dei linguaggi, non solo connotazione linguistica, ma anche psicologica. Bachtin
contrappone il linguaggio del romanzo a quello della lirica che era privato di connotazioni gergali,
sociali ecc—Gozzano lo fa in modo ironico ma manifesta l’accesso alla poesia del linguaggio
prosastico e occasioni di vita banali—scelta di classicismo moderno—usa le forme della
tradizione, versi elaborati per parlare di cose quotidiane e contemporanee. Dante—il linguaggio è
tutto depurato—in Gozzano no, ci sono le parole di persone diverse. Si usano anche categorie di
ordine generale—plurilinguismo ecc, ma anche di ordine storico—non considerare un testo come
l’esemplificazione di una categoria generalizzata—modernismo di Montale è diverso da quello di
Gozzano—categorie servono per analizzare i testi, ma non per confinarli in quella categoria e via—
far risaltare l’individualità di ogni testo. Invernale pone un rapporto inedito tra io lirico e donna
—io lirico è svilito e la donna attiva e motore dell’azione, sportiva, latentemente questa
inversione viene capovolta perché l’io lirico si attribuisce delle virtù che la donna non ha.
Altro testo che ha una relazione con Invernale—Testo di Montale tratto da Ossi di seppia—1
raccolta di Montale—rapporto conflittuale con Gozzano—debito non è propriamente intertestuale,
ma dal punto di vista strutturale c’è qualcosa di profondo che li lega. 
Titolo: Falsetto—quando una voce maschile tendenzialmente canta in acuto imitando la voce
femminile—cantare in sovracuto. Questo titolo è rematico—falsetto è un modo espressivo, se
una contraffà la propria voce non sta parlando sinceramente, non va preso sul serio—ironia.
Elemento che ci indirizza verso Gozzano che è un poeta ironico—questa ragazza Esterina Rossi
—i 20 anni ti minacciano—stanno per arrivare, ironia già qui. Apposizione del soggetto—
grigiorosea nube—aggettivo gozzaniano—(tra bande verdigialle)—i 20 anni sono una nube
griogiorosea perché sei nel fiore della giovinezza, grigia perché i problemi comunque ci sono,
ma non ne hai paura—ti vedremo sommersa nel profumo che il vento lacera spezza o addensa
nella sua violenza—fumea—maraglia—metafora—il vento lacera la fumea—si vede il sole, se la
addensa invece diventa nuvoloso—situazione in cui c’è la gioia o il dolore, poi uscirai dal flutto di
cenere—immagine collegata al fumo, alla nuvola—come se lei emergesse dalla cenere e lei lo farà
adusta più che mai= usto=collegato a ustione, combustibile—dal latino—bruciata, consumata dal
fuoco—leggenda dell’araba fenice—uccello che risorgeva dalle proprie ceneri—parla in realtà del
flusso del tempo—sarai rigenerata come l’araba fenice—abbiamo usato il codice culturale/ di
riferimento—se uno non coglie la citazione, non capisce—con il viso assorto proteso verso
un’avventura ulteriore—futuro—viso intento che somiglia a quello di Diana cacciatrice—dea della
caccia—arciera perché è rappresentata con arco di frecce—lei aveva la caratteristica—non usa
Venere perché Venere non era vergine—Diana sì, Diana inoltre è una sportiva, Esterina è una
nuotatrice—cita una dea sportiva, non Venere—temi che richiamano Invernale—salgono i venti
autunni—crescono venti autunni—se compi 20 anni—può voler dire anche che salgono i venti
autunnali—sono passate le tue primavere e anche i venti dell’autunno e sei avvolta dalle
primavere trascorse e miracolosamente per te si sente un presagio—premonizione che annuncia
il futuro—risuona per te nelle sfere elise—secondo la cosmologia antica la terra è avvolta dalle
sfere dei cieli e quella più alta e sublime è l’eliso—dove sono i beati—non ti renda questo rintocco
del cielo sopra di noi un suono simile a quello di una brocca incrinata e colpita—un suono sordo,
negativo—spero che sia per te un suono squillante come quello delle campanelle piuttosto. Non si
desume che sia la donna di cui è innamorato, la rappresenta, temi principali—scorrere del tempo
a cui Esterina non dà molta importanza, anzi sembra rigenerarsi da esso, soprattutto il poeta le
augura un destino felice. L’immagine della brocca—quadro di Greuze—donna che porta con sé
una brocca rotta e in grembo dei fiori—è incinta—ha perso la verginità—la brocca rotta è un
simbolo della perdita della verginità—codice culturale. L’altro elemento che ci fa capire che si
parla di questo è il fatto che si dice perderai la verginità, ma speriamo che questo non sia per te un
trauma. Usa un linguaggio molto elevato per parlare di cose scabrose—connotazione ironica—
titolo si capisce—non è lo stile consueto di Montale, la fa più letteraria per prenderla leggermente
in giro. Il domani dubbioso non ti spaventa, tu bella ti distendi sugli scogli lucenti di sale—
paesaggio marino e bruci le tue membra al sole—Esterina prende la tintarella, clima di
classicismo moderno—lessico colto e letterario, ma occasione di vita assolutamente
contemporanea—solo qui essere abbronzati e sportivi è un tratto di bellezza, prima non era così
—essere pallidi=belli e non era richiesto essere sportivi. Mutamento del costume—cambia
l’immagine della donna che diventa attiva e sportiva, va al mare e prende il sole—Ossi di seppia
sono nel paesaggio ligure. Donna che si tuffa—immagine nuova che crea un contraccolpo
nell'immagine maschile. Mentre stai al sole mi ricordi una lucertola su un masso senza
vegetazione—particolare realistico. Tu sei insidiata dal fatto che il tempo scorre invece quella—
la lucertola è insidiata dal laccio del ragazzino. Però c’è una forza che ti dà vigore—nell’acqua tu
rinnovi te stessa—l’idea di fare qualcosa per allenare il fisico è contemporanea—lei nell’acqua
scopre se stessa ha un rapporto particolare con la natura—il mare è un’immagine stereotipata
dell’infinito nella sua vastità—lei ha un rapporto immediato con l’infinità della natura.
Rapporto con la natura che rigenerava l’individuo anche in d'Annunzio—Alcyone—panismo
dannunziano—fusione infinitiva con la natura in cui si diventa più che se stessi—lei non ha paura
perché si sente eterna e infinita. Noi=non c’è solo lui che parla, tra questo noi e la donna c’è un
rapporto distaccato, non di fusione—lui ammira questa donna, ma sta da un’altra parte—noi
pensiamo a te come se tu fossi un’alga, un ciottolo—pietra modellata dal mare—come una
creatura equorea=viene dal latino significa marino—come una creatura del mare che la salsedine
non intacca perché torni alla spiaggia più pura—la salsedine non ti consuma, ma ti purifica. Hai
ragione tu non turbare con dei pensieri fastidiosi il presente che ti sorride, la tua allegria di ora
sembra già obbligare il futuro ad essere gaio lui, allora uno scrollo di spalle distrugge i fortini del
tuo domani oscuro—basta che tu faccia un gesto di menefreghismo e farai scomparire tutti i
drammi che il futuro ti può riservare, ti alzi e vai avanti su questo piccolo ponte, sopra il trampolino
(gorgo che stride. Ponticello esiguo=figura retorica=perifrasi per trampolino—molto classicista
perché non si usano parole volgari della vita quotidiana. Lei è pronta a tuffarsi, il cielo è così
luminoso da sembrare bianco—spiccata da un vento—ti abbatti nelle onde del mare un amico
divino che ti afferra (in senso metaforico), lei si è buttata in mare, si capisce meglio il noi—lei si
tuffa nel mare mentre coloro che osservano rimangono a terra—questi che rimangono a terra
hanno una connotazione negativa—ricorda invernale—i maschi che rimangono a terra e invece
le donne ardite che sfidano la morte ed hanno un contatto con la natura. Uomo=posizione un
po’ vile, puramente contemplativa. Però dietro questa opposizione per cui il polo femminile è
attivo e quello maschile è passivo, può esserci invece un’inversione dei ruoli come in Gozzano?
Esterina non vuole fare i conti con lo scorrere del tempo—pur nei suoi tratti positivi di vitalità, forse
anche lei è un po’ troppo inconsapevole—non basta scrollare le spalle perché il futuro sorrida, ora
è giovane, ma il tempo passerà—topos misogino per cui le donne sono tutto istinto e non
pensano tanto. Ossi di seppia—restare a terra vuol dire fare i conti con il fatto che siamo esseri
mortali—fare grandi voli è un’evasione—noi siamo creature terrene—essere pronti al proprio
destino e rivendicare in questo la propria dignità—sezione Mediterraneo—sogno di fondersi con
il mare infinito non riesce a compiersi e alla fine diventa una conquista—si riconosce che c’è più
dignità nell’essere persone che sanno il proprio destino. Quindi in questa poesia a un livello
superficiale la donna rappresenta la vitalità e l’uomo è svilito, mentre a un livello più
profondo l’uomo è consapevole della mortalità—privilegio di conoscenza mentre la donna è
inconsapevole e ubriacata dalla propria giovinezza. Lo stesso bersaglio polemico di Montale e
Gozzano è d'Annunzio per il quale c’è la possibilità di fondersi con il cosmo. Lei ha il privilegio
di fondersi con la natura e questo le viene riconosciuto, ma questo privilegio non è più valido per
chi sta a terra—si celebra e si ammira questa vitalità però allo stesso tempo si sa che se perdura
questa è illusione e si rivendica in questo modo la dignità etica—si fa i conti con la propria
condizione reale. Tutto il testo ha una struttura ironica—la razza di chi rimane a terra—
sembra uno svilimento e invece è una rivendicazione. Il debito con Gozzano non è letterale.
Ridiscussi i generi, la figura del poeta e tentativo di riabilitare la figura maschile messa in crisi da
quella femminile.
Stile—lessico usato è pieno di parole letterarie (paventi, intento, assembra, elisi=grecismo,
sonagliere, qual=apocope letteraria). Qui si sta usando uno stile letterario, classico, riferimenti al
mondo classico, latino e greco, ma non fa sul serio perché parla anche di cose scabrose.
Accosta poi il linguaggio letterario con oggetti della vita quotidiana e del paesaggio ligure.
Scelta delle perifrasi è classicista, ma l’occasione di vita è contemporanea—classicismo
moderno ironico. Lezione anche di Gozzano perché anche in lui succede la stessa cosa.
Metrica—1 verso=endecasillabo sdrucciolo, 2 settenario con dieresi per scandirlo, 3 novenario o
endecasillabo (con dielefi), 4 settenario, 5 settenario, 6 settenario, 7 ottonario—lo si può far
diventare novenario, ma bisogna fare sinalefe e dialefe. Questo caso metrico è diverso da quelli
visti, ci sono casi non sicuri—sistema metrico strano, non c’è una regola—andare avanti e vedere
se c’è una regolarità. 8 endecasillabo, 9 settenario, 10 endecasillabo, 11 ottonario/novenario, 12
quinario—caso di polimetria—versi di diversa misura e in più non sembra che Montale sia attento
alla regolarità, unisce alla tradizione misure che stonano un po’—modernismo—si prendono le
forme della tradizione e si incrinano un po’. Nel presente moderno non torna tutto, c’è sempre
qualcosa di stonato—la metrica non dice nulla sul senso di un testo, ma ci fa capire come è
orientato—il presente è un'epoca di fratture e di cose che non tornano, il presente è un po’
azzoppato rispetto al passato.

Lezione 13     21/10
Intertestualità non tramite riprese precise, ma omologia strutturale tra Gozzano e Montale.
Entrambi costruiscono testi ironici (omaggio a Gozzano perché Montale non è solito fare questo).
Caratteristica principale del testo è la polimetria—versi di misure varie endecasillabi e settenari
che consentono ogni tanto delle deroghe. C’è una certa regolarità che viene spezzata da versi
che non si sa bene come si debbano scandire. Verso 13 settenario, 14 endecasillabo di sesta (ab
maiore), 15 settenario, 16 endecasillabo con dieresi, 17 settenario, 18 settenario, 19 settenario, 20
ottonario sdrucciolo, 21 quinario. Prima strofa costruita su endecasillabi e settenari
essenzialmente—canzone petrarchesca e leopardiane si mescolano questi tipi di versi, ma lui
usa anche dei quinari che ci potrebbero stare, poi però ci sono versi di scansione dubbia. Come
se si fosse dato una regola, ma con delle eccezioni. C’è poi un endecasillabo di quinta—accento
sulla quinta non ci potrebbe stare—si chiamano endecasillabi sbagliati—è però coerente con
quello che sta facendo, si capisce che è una scelta voluta e coerente con il resto perché riprende
la tradizione, ma a modo suo. Verso 3 della strofa 2—decasillabo—rispecchia le regole del
decasillabo più tradizionale—accento di sesta (3 6 e 9)—si ha l’impressione che sia un
endecasillabo a maiore perché inizia nello stesso modo—usa delle astuzie per rompere
uniformità metrica, ma anche per continuare a conservarla. Altro verso—che la salsedine non
intacca—decasillabo non regolare accenti sulla 4 7 e 9, l’inizio potrebbe sembrare un
endecasillabo a minore, si può pensare che sia un endecasillabo ipometro—gli manca una sillaba.
Verso iniziale della strofa successiva, Hai ben ragione tu! Non turbare—decasillabo accenti sulla 2
4 6 e 9—anche questo endecasillabo ipometro—potrebbe aggiustarlo con una sillaba in più ma
non lo fa—vuole proprio fare qualcosa di storto. T’alzi e t’avanzi sul ponticello—endecasillabo
ipometro/ endecasillabo sbagliato perché di quinta—con dialefe. Esiti a sommo del tremulo asse
—endecasillabo. Il tuo profilo s’incide/ contro uno sfondo di perla—ottonari. Bisogna vedere com’è
fatta tutta la poesia per rendersi conto se certe scansioni vanno bene o no. Lui è un poeta
modernista—ha bene in mente la tradizione, ma ci mette dentro qualcosa che rompe. 
Rime—minacciano=sdrucciola non rima con niente—nube chiude=rima imperfetta—stessa
vocale tonica e post tonica (non assonanza), paventi—rima imperfetta con vento e violento,
vedremo—assonanza ex con violento, uscirai rima con mai, lontana diana, assembra con rima con
nulla—verso irrelato (senza rima). Autunni non rima con nulla, primavere sfere sonagliere,
rintocca brocca—anche nello schema rimico a volte sono perfette altre volte imperfette o
sostituite da altre soluzioni come il verso sdrucciolo. Altra strofa Paura rima con creatura,
distendi con nulla, sale con nulla, membra tempra—rima imperfetta (sopra c’era anche assembra
—non si sente ma la rima c’è), lucertola nulla, brullo fanciullo, giovinezza no, ecc—mette rime
lontane a patto che siano tre—c’è sempre una regola, le rime sono disposte in modo libero,
ma non a caso—perché abbiano un senso e rimangano nell’orecchio. Turbare futuro—
consonanza, futuro rima con oscuro, presente rima imperfetta con vento, spalle consonanza con
ponticello, fortilizi no, stride incide, perla afferra—rima imperfetta. Terra con afferra–legame
interstrofico–tra una strofe e l’altra–lega la fine di una con la fine dell'altra–c'è un senso. Misura
dei versi è abbastanza libera e diversa–antico sistema metrico–spesso nella canzone c’era un
congedo–ripensa la canzone classica a modo suo–innova ma l’ascia l’idea di un numero
ristretto di versi alla fine–congedo. Braccia-razza=consonanza–come se ripetesse lo schema AB–
rima imperfetta e un certo studio.
Primo testo in cui la metrica è sperimentale ma con senso della tradizione–nella storia di
Montale gli Ossi sono un momento sperimentale–la fase delle avanguardie conclusa da poco,
dopo è molto più regolare–nelle Occasioni–A Liuba che parte era più regolare–no versi ipometri
o di dubbia scansione–gioco delle rime=più classico–qui c’è più libertà.
Altro testo–si accosta a questo per motivi metrici, ma anche parallelo con Gozzano–Corazzini–era
un crepuscolare come Gozzano–ma sono molto diversi–analizzare categorie di uso generale.
Poesia=Desolazione del povero poeta sentimentale–divisa in strofe di misura molto diversa–
caso ancora diverso rispetto a Gozzano (metricamente regolare) e di Montale (usava strofe
diverse, ma non così tanto). 
Parafrasi molto facile–è talmente piano che sembra un discorso in prosa–problema che se scrivo
dei versi che potrebbero sembrare prosa come si indica che sono versi? 1 verso è novenario, 2
settenario–cesura nel primo verso tra piccolo e fanciullo, 2 tra lagrime e da–la cesura è un fatto
metrico e non sintattico. 1 emistichio del 2 verso=settenario sdrucciolo e senario, 3 verso ottonario
sdrucciolo e senario–ma questi che versi sono? Non possono essere ricondotti a nessuna misura
riconoscibile–verso dopo, cesura dopo povere, torna bene perché il primo emistichio è sdrucciolo
come il caso sopra (novenario sdrucciolo+senario), anche se continua a confondere le idee, il
secondo rimane sempre un senario–ombra di regolarità–però questi versi in loro stessi non
hanno un nome–si sta inventando una sua cosa–primo emistichio sdrucciolo e il secondo
sempre senario, ma questi versi non esistono nella tradizione. Verso dopo–1 emistichio
novenario sdrucciolo+senario. Semplici così ecc.–decasillabo (non
tradizionale)+decasillabo/novenario–non sembrano più esserci relazioni con i versi precedenti.
Oggi io penso a morire-settenario+8nario–ma non ha senso qui cercare la misura dei versi–
tendenzialmente qui si predilige il primo emistichio sdrucciolo. Si può dire che questi sono versi
liberi–non ha senso cercare di ricondurli a delle misure tradizionali–non c’è una misura
riconoscibile e ricorrente, le strofe anche si dividono come gli pare. Nella prima strofe c’è una
rima identica=parola che rima con se stessa, ma la rima identica è una rima facilissima. Non si
trovano neanche assonanze e consonanze, se non molto deboli. Poesia con versi liberi! Guardare
se c’è un sistema e qui il sistema è la libertà.
Linguaggio–dal punto di vista lessicale sembra tutto piano, c’è qualche piccolo elemento che
non corrisponde all’italiano di oggi ex. lagrime (lagrima è la forma meno colta perché in latino si
diceva lacrima–sono colte le forme più vicine all’etimologia)—lagrima è la versione del parlato. È
una forma ambigua. 
Figure retoriche–anafora, ripetizione–io non sono–è la più semplice delle figure retoriche.
Personificazione del silenzio. Deflazione della retorica che compare nelle forme più semplici o
tende a scomparire. Poetica molto chiara di abbassare drasticamente il livello della poesia che
crolla verso il basso. In realtà, però, c’è una sua figuralità che non è quella della poesia della
grande tradizione, però si percepisce una poeticità–connessioni semantiche tra le parole ecc.
Con questa povertà di mezzi come fa? Questione in sospeso. È poesia, ma non più nel senso
della poetic diction. Parallelismo contrappositivo tra tristezza e gioia–epanafora=ripetizione. Oggi
io penso a morire–improvviso elemento drammatico. Chi è il tu a cui si rivolge? Imprecisato ed
essendo una poesia viene in mente la donna amata. Jauss parlava di orizzonte d’attesa–nei
generi letterari ci sono delle regole–si sa che cosa aspettarsi. I generi inducono delle attese e
quindi il testo gioca a confermare o smentire le vostre attese. Un genere letterario ha dentro di
sé delle regole–orizzonte d’attesa può essere confermato o in parte smentito dal testo–noi ci
aspettiamo che questo testo lirico faccia come tutti i testi lirici–il tu è la donna, però vediamo,
potrebbe anche essere il lettore. Io voglio morire–ripresa immediata. Il tono s’innalza un po’—dal
punto di vista tematico va sottolineato. Lui vuole morire solo perché è stanco, non c’è solo una
deflazione del linguaggio della lirica, anche il grande topos della morte viene banalizzato–
vuole morire per stanchezza. Innalzamento–angioli al posto di angeli, sule vetrate non sulle,
catedrali e non cattedrali (latino catedra)—lui desidera morire vedendo queste cose perché–vuole
raggiungere gli angeli, li vede e nutre desiderio di raggiungere quella condizione, ma gli angeli lo
fanno anche tremare d’angoscia che sembra contraddire questo. Il linguaggio della poesia non
è propriamente razionale–infatti, introduce elementi non razionali–linguaggio che non è puramente
ragionativo. Rassegnato come uno specchio=similitudine–figura classica–gli specchi sono
rassegnati perché riflettono e basta, non fanno nulla, sono passivi–richiama l’idea della
riflessione anche dal punto di vista di pensiero, lui è uno che di fronte alla vita non fa più nulla, la
rispecchia e ci riflettere, ma non è attivo. Non sono un poeta, sono un fanciullo triste che ha voglia
di morire–epanortosi=correzione. Ripete le stesse cose come una persona stanca e
malinconica.  

Lezione 14      26/10 


Un testo che riflette su se stesso si definisce metapoetico o metaletterario (vedi anche
metapoetico e metaletteratura). Nella 4 sez. abbiamo ancora versi liberi, assenza di retorica e di
rime. Le parole sono vane, vuote, inutili; il tono non è aulico, ma l’inserimento dell’imprecazione
è simbolo dell’oralità. Sgranare un rosario di tristezza–metafora: elencare le cose che rendono
triste il poeta. Comincia a definirsi un lessico religioso es. Dio, angeli, rosario. La Madonna è
trafitta da sette spade che rappresentano i dolori: è un’immagine oggetto della devozione
popolare, quindi non si tratta di un riferimento colto o raffinato. Si respinge il topos del poeta che
soffre per ordine eccezionale: Corazzini paragona il suo dolore a quello di un ragazzino comune,
ordinario, con niente di speciale. Nella 5 sez. il poeta si comunica con il corpo di Gesù, ossia
entra in rapporto con il suo corpo prendendo l’ostia; in realtà qui il poeta si avvicina a Dio non
tramite la comunione ma attraverso il silenzio. I sacerdoti del silenzio sono i rumori: egli accosta
due concetti completamente opposti; è un’esperienza mistica. I sacerdoti non hanno l’ostia ma
il silenzio; i rumori danno il silenzio. Egli non ha bisogno di andare in chiesa perché non cerca
l’ostia consacrata ma il silenzio, che trova dentro di lui; i rumori rappresentano la vita, tutto quello
che lo circonda. Se non ci fosse stato rumore intorno, non avrebbe dovuto cercare il silenzio, e
quindi non avrebbe mai scoperto il suo valore spirituale luogo privilegiato della poesia lirica è
l’interiorità. La condizione è quella della morte in vita, è una dimensione di abbandono della vita,
deserta: egli cerca la morte. Nella 6 sez. il poeta tende alla morte: evoca l’immagine di un uomo
morto nella tomba. Egli dipinge un’attitudine psicologica masochista: desidera di essere venduto
come gli schiavi, percosso per continuare a piangere, per poter provare ancora dolore. Romori:
sostituire una parte al tutto, sineddoche. C’è un innalzamento del tono: ci sono rime facili
grammaticali con materiali poveri ma dense es. venuto/venduto/battuto. Nella sez. 7 il primo verso
ricorda Pascoli nella poetica delle semplici cose e del fanciullino; mentre Pascoli vuole la
consacrazione, Corazzini si allontana da essa. Corazzini si definisce un malato—
abbassamento, degrado della sua situazione; egli non crede alle passioni perché le ha viste andar
via. Il poeta parla con qualcuno che non lo capisce, ma capisce che egli è malato, e lo
riconosce anche lui. Nell’ultima sezione il poeta ammette di essere malato e dà ragione al suo
interlocutore. Corazzini si degrada al livello delle cose sottoposte al tempo: anche lui come
queste morirà. Egli non vive passioni che gli altri non vivono, non si definisce poeta: prende le
distanze dai poeti contemporanei come D’Annunzio. Dio mio: vocativo. Siamo nell’ambito della
preghiera es. amen. Ci sono due tu diversi nella poesia: un interlocutore umano che non lo
capisce e sorride di lui, e Dio. Il testo inizia come un testo lirico ma gradualmente prende le
caratteristiche di un testo rivolto al Padre Eterno. È un testo di meditazione che ha uno spirito
religioso. Soltanto alla fine il testo diventa una preghiera, è ispirato ad essa. Salmo De
profundis—I salmi sono un libro della Bibbia attribuiti al re Davide, preghiere da recitare
collettivamente. Il lessico di entrambi i testi è semplice, povero: non è fastoso come nella
letteratura classica perché lo scopo è quello di parlare a tutti, al popolo d’Israele. Le similitudini
e le metafore che ci sono, sono del tutto comuni al lettore perché sono paragoni quotidiani.
Entrambi i testi sono ripetitivi, costruiti sulle ripetizioni di immagini e parole. I versi sono liberi: la
metrica libera si ispira spesso allo stile biblico dei salmi; altra caratteristica che si riprende dai
salmi è proprio la figura retorica della ripetizione. In Corazzini lo stile è avvilito, stanco, privo di
slancio e di volontà, ridotto ai minimi termini. Chi scrive in versi liberi ha il problema di far capire
che si tratta di poesia e non di prosa; l’arte è impoverita, ma trova la sua poeticità nella fonte
biblica religiosa. Corazzini è un poeta crepuscolare. Questi versi sono però lontani dai
preziosismi di Gozzano: quindi, cosa accomuna i due poeti non è la forma ma piuttosto la
tematica; il tema della malattia c’è anche in Gozzano (egli dichiara di avere la tabe-malattia,
ossia la malattia per la letteratura). La corrosione dell’immaginario lirico e del poeta lirico
accomunano entrambi: la malattia è un’incapacità, un’insufficienza; Corazzini non vuole essere
definito un poeta vero come Pascoli. Inoltre, al linguaggio della poesia si inserisce quello della
prosa, quotidiano, di tutti i giorni, comune: ci si allontana dalla poesia altisonante di Pascoli e
D’Annunzio.
Palazzeschi, Chi sono? in Poesie—È un’autodefinizione del poeta dubitosa ed alla fine
negativa. Il titolo è strettamente collegato al testo, a ciò di cui si parla: è una poesia metapoetica.
Il poeta non ha un armamentario da usare, ma scrive soltanto una parola, strana, sempre la
stessa. La penna, la tastiera e la tavolozza dell’anima mia sono metafore facili. I saltimbanchi
sono gli acrobati del circo: l’accezione è negativa, nostalgica, triste, malinconica (vedi i
saltimbanchi di Picasso); la connotazione non è quindi allegra. Il tema della follia è antico: deriva
dai greci, ma qui la connotazione non è il genio, ma la malattia. La malinconia oggi è la
depressione: anche questa è una malattia, non un’eccezionalità del poeta. La nostalgia è il
rimpianto: non viene utilizzato un immaginario romantico. Il poeta utilizza i topoi della poesia
romantica svuotandoli. Qui non esiste il tema mortuario, inoltre non c’è una connotazione
religiosa. C’è anche il tema del mettere a nudo il proprio cuore di Baudelaire; si vede ben poco
del cuore del poeta, ossia che è nostalgico, malinconico e folle. Palazzeschi si prende in giro: egli
è un giocoliere malinconico che gioca con la propria anima, non la prende sul serio. La figura che
regge la poesia è la ripetizione: c’è sempre una domanda; i gruppi di versi sono costruiti allo
stesso modo attraverso un parallelismo. La risposta è sempre con una negazione. Si ripete
sempre una sola parola es. follia, malinconia, nostalgia. La struttura è semplice ma rigorosa. Le
domande sono senari, le risposte sono ternari. I versi composti dalle parole chiave sono
composti da una sola parola, sono messe tra virgolette e sono in rima. Queste parole sono
sempre precedute da mia; inoltre c’è la ripetizione di un interno sintagma. Le rime sono
pittore/colore, lente/gente. Le strofe sono costruite in modo parallelo. I versi che si ripetono sono
ternari, endecasillabi, senari e novenari. La costruzione è semplice, le rime sono uguali e
facili, ritornano; la poesia ricorda una filastrocca. Egli si fa gioco della poesia: svuota i temi lirici
romantici giocando con la sua anima, ma si fa gioco della poesia anche con le forme es. figure
retoriche. Palazzeschi dice di non essere un poeta ma non gli importa di questo: è giocoso, poco
preoccupato della situazione in quanto non c’è una situazione realmente grave. Lo stesso tema di
Corazzini dell’avvilimento del poeta va qui in direzione dello sberleffo; lo spirito è lungi dal
commiserare se stesso: il poeta prende in giro non solo se stesso ma anche i lettori e le loro
aspettative. C’è un’idea di regressione e di infantilizzazione: il poeta non vuole crescere e si
prende gioco dei lettori. Figure di clown e di saltimbanchi sono molto diffuse alla fine dell’800. Il
circo è una condizione eccezionale nel mondo borghese: è nomade, vaga di piazza in piazza
spostandosi, rompe le regole ossessive della vita quotidiana. Questa figura eccezionale, ma
triste è il corrispettivo di come si sentono gli artisti ed i poeti nella società borghese; inoltre la
figura del saltimbanco è sospesa tra la terra e l’aria, cammina su un filo teso sul vuoto:
aspirazione del poeta è quella di librarsi in aria, di non voler stare con i piedi per terra, di
liberarsi dal peso della carne. In Palazzeschi ritorna la figura di un uomo da cui tutti si
aspettano qualcosa, ma in realtà non dice niente. La condizione del poeta è frustrata: si ride
dei poeti—vedi L’albatro di Baudelaire ne Les fleurs du mal. L’idea è quella di un poeta fuori
posto che fa ridere, che aspira all’alto ma che poi viene disconosciuto dai suoi simili. La
connotazione di Gozzano è ironica, malinconica e depressiva è quella di Corazzini, mentre
quella di Palazzeschi è irridente.

Lezione 15     27/10
Palazzeschi, E lasciatemi divertire–Canzonetta—È un testo teatrale, dove l’elemento della
recitazione è molto forte; viene definita canzonetta perché prende in giro la canzone. Abbiamo
onomatopee che però non imitano suoni naturali come il verso degli animali; successivamente
troviamo suoni come le vocali oppure parole inventate senza senso che sembrano giapponesi.
Le onomatopee regrediscono ma il significato rimane: qui invece il significato non esiste; il poeta
sta dicendo cose senza significato, facendo la cosa più grave che possa fare rispetto allo scopo
dei poeti. Egli sta dicendo cose insensate: sta compiendo l’azione più violenta e rivoluzionaria
contro la poesia ed il linguaggio. I versi sono pieni di rime es. pazzamente/smisuratamente,
bisbetiche/poetiche: rima difficile, insolentire/divertire, grullerie/poesie: rima antisemantica=si
accostano due parole di significato opposto, poveretto/diletto, cantare/volgare/fare, dire/dire:
rima identica, poco/foco: rima antica con un suo lustro, sbizzarrisca/finisca: rima difficile,
caro/somaro, così/oggidì: rima tronca. Troviamo rime facili, difficili, difficilissime, tronche,
sdrucciole. Nell’ultima strofa c’è un’assonanza infine/divertire ed alcune consonanze, ma non ci
sono rime. L’intenzione stilistica del poeta è giocosa, si diverte a giocare con il linguaggio, con i
suoni e poi con i significati come se fosse una filastrocca; sembra imitare i versi dei bambini o di
un pagliaccio. Pazzamente e smisuratamente sono due avverbi. Abbiamo un ottonario–
quaternario–senario–ottonario–quaternario–decasillabo irregolare–senario; novenario–settenario
sdrucciolo–senario–senario sdrucciolo–settenario. Decasillabo di terza e di settima–ottonario–
quaternario–endecasillabo–ottonario–novenario–endecasillabo di quinta, quindi errato. Alterna i
versi con estrema libertà. I versi non suonano come poesia, non hanno qualità, non hanno un
ritmo, sono come parole quotidiane dette oralmente. Non è una metrica libera ma piuttosto
liberata dalla struttura costante e dal rispetto delle regole del verso: non c’è un’anarchia come in
Corazzini, ma conserva qualche debito ridicolo del passato es. endecasillabi sbagliati. Si
isolano le parole a cui si vuole dare rilievo. Ci sono domande compiute: si riprende una stessa
struttura. Sono le parole ripetute il mattone del testo es. licenza. La metrica è costruita sul
ritorno delle parole, non sul ritmo né sulla musica del verso. Una strofa è composta da settenari
tronchi, ma quello che interessa al poeta è il gioco di parole, non la metrica; non ha nessun
significato contare le sillabe dei versi. Si tratta di un esercizio che prende in giro la metrica e la
poesia. Il poeta si diverte pazzamente e smisuratamente. Non state a prenderlo in giro, lasciatelo
divertire, poveretto: queste piccole scemenze sono il suo divertimento. Che cosa sono queste cose
indecenti, queste strofe pasticciate? Licenze, licenze poetiche, la mia passione. Sapete cosa sono
queste parole? Sono qualcosa di avanzato, non sono stupidaggini, ma sono la spazzatura delle
altre poesie. Non è vero che non vogliono dire niente, vogliono dire qualcosa: è come quando uno
si mette a cantare senza sapere le parole. Ma giovanotto, diteci una cosa, la vostra non è solo
l’atteggiamento di voler tenere alimentato un fuoco così grande con parole da poco? Corbellerie
sono una cit. molto famosa di Ariosto—riferimento ad uno screditamento della poesia. Il poeta
parla ad onomatopee, a suoni; c’è un commentatore che osserva il poeta e lo difende dagli
ascoltatori: in questo modo si delinea un’azione teatrale. L’osservatore lo giustifica come un
pazzo, come un bambino. Il titolo è pronunciato dal poeta, mentre il v. lasciatelo divertire è
pronunciato dall’osservatore. C’è uno scambio di battute: qualcuno infastidisce il poeta
giudicandolo negativamente, e lui risponde. Ci sono diverse voci nella poesia, distinte ma non
precisamente. Il processo è quello di straniamento: il materiale linguistico viene straniato, tolto
dal suo contesto, e quindi non immediatamente comprensibile. Palazzeschi continua un processo
già iniziato, la romanzizzazione della lirica: plurivocità, assente nella poesia lirica, e funzione
anti-lirica molto violenta in cui si contesta il senso vero della poesia. L'assenza di virgolette,
presenti invece in Gozzano, è decisiva. Il poeta si sta giustificando: non sono scemenze, non
sono cose stupide, ma sono spazzatura, cose che i veri poeti non usano. Qualcuno insulta il
poeta; c’è un continuo scambio di battute. Il poeta sembra che si stia giustificando, ma in realtà
ammette che le sue parole non vogliono dire niente: il significante c’è, ma il significato no; è
spiazzante dal punto di vista logico. Egli sta sabotando il linguaggio, sta pronunciando parole
senza senso: c’è una riflessione sulla natura del linguaggio; al poeta non interessa il significato,
soltanto i suoni. Il suo atteggiamento è provocatorio, si rifiuta di fare quello che si richiede ai
poeti, ma anche alle persone che comunicano: l’intenzione è quella di innervosire; inoltre c’è
dell’ironia, della gioia, del divertimento dietro. Colui che parla è un anziano es. giovinotto, sì
gran foco. Il gran fuoco che dovrebbe animare il poeta è l’ispirazione artistica, la poesia
tradizionale. Si utilizza la poetic diction per parlare: il parlante è un vecchio professore che usa il
linguaggio della tradizione e che non insolentisce il poeta. Quest’ultimo non lo prende sul serio,
non gli risponde nemmeno. Palazzeschi fa parlare il professore con parole adeguate, antiche,
colte: il linguaggio è connotato socialmente e psicologicamente; questo non accade mai in
poesia, solo a teatro. Il linguaggio utilizzato definisce la psicologia del personaggio come fa
Gozzano quando fa parlare gli zii di nonna Speranza. Il poeta parla in giapponese, poi in arabo.
Un altro personaggio parla fornendo un punto di vista diverso. Un altro personaggio sembra
avere paura del giudizio del professore. L’ultima strofa è pronunciata dal poeta: qui sta
facendo sul serio, ed elimina le rime perché non le prende sul serio; il tono cambia. Le parole
sono comuni, puerili e volgari. La voce del poeta sta sbugiardando i suoi ascoltatori: pensa
che siano dei borghesi ottusi, che non gli importi della poesia, che la considerino come un
passatempo; il poeta è peggio di un clown, è un rivoluzionario che fa crollare le pretese dei
suoi ascoltatori. Il valore è profondamente provocatorio: quello che viene affermato è la
rivendicazione della sua libertà antisociale, a cui non importa degli altri. Alla fine, il poeta ride, ci
sono delle risate; egli comunica ma non vuole comunicare, finge che ci sia un significato ma
prende in giro di nuovo perché in realtà non c’è. Si va contro il linguaggio umano, la società e
l’istituzione della poesia. Si rifiuta di avere un posto nella società, di comunicare con gli uomini.
Corazzini e Gozzano avevano una certa comunicazione con il lettore, in Palazzeschi invece
questa manca: è un poeta violento, di avanguardia, futurista perché disprezza tutti; uno dei
principi di Marinetti è la voluttà di essere fischiati, ossia la provocazione, la distruzione violenta
da parte del poeta es. l’incendiario. C’è una grande gioia nel distruggere: Palazzeschi è
gioiosamente un nichilista scettico. Egli abbatte qualsiasi convenzione dei poeti, della poesia e
del linguaggio come elemento fondamentale nei rapporti umani. I tempi sono cambiati a causa
della società di massa: in una società mercantile la poesia viene degradata ad un puro
divertimento oppure screditata; se al poeta viene detto che la poesia non ha più senso, egli
dimostra che è il linguaggio umano usato dai suoi lettori e ascoltatori a non avere alcun senso.
Da Baudelaire in poi, i poeti europei non si sentono al proprio posto nella società: hanno perso la
gloria ed il loro ruolo sociale; la poesia ha perso il suo riconoscimento sociale che Palazzeschi
usa contro i lettori: in questo egli è un poeta avanguardista. La poesia è pura contestazione o
insieme di versi che non servono a niente. O si ritorna alla poesia tradizionale, oppure si smette
di scrivere: l’avanguardia tende ad una contestazione dell’arte della poesia, finendo per
renderla impossibile. Molti debiti a Palazzeschi e all’avanguardia li deve Ungaretti, che riparte
proprio da questo poeta per creare una nuova poesia.
Ungaretti—Mattina M’illumino d’immenso. I versi sono un ternario sdrucciolo ed un ternario. Le
parole usate risuonano poeticamente (vedi la rinuncia alla poetic diction di Leopardi); la singola
parola è completamente accampata nel vuoto, non ci sono segni d’interpunzione. La parola da
sola irraggia potenza e significato. C’è un’assonanza ed un’allitterazione della m: i suoni i, m,
n, o ritornano; c’è una musica, un ritmo. Si arriva alla musicalità perché la parola in sé irraggia
potenza espressiva. È una poesia lirica: parla un io autobiografico determinato, a Santa Maria la
Longa la mattina del 26 gennaio 1917; c’è una localizzazione geografica. Questa è una vera
poesia: Ungaretti è un poeta lirico. La poesia è monologica, ossia c’è una voce che parla di
un’esperienza personale. Ungaretti spesso non utilizza la punteggiatura. Non ci sono rime, i versi
sono liberi; basta una sola parola per fare un verso. Il poeta ha attraversato l’avanguardia, ha
preso il rifiuto della punteggiatura, della rima, della struttura dei versi e della strofa, ma
rifonda la poesia lirica: per lui ha ancora ragione di esistere, rivendica il compito della poesia di
dire cose vere. La poesia è stata scritta sul fronte di guerra; l’esperienza di morte, l’esperienza
autobiografica forte fonda la verità delle sue parole. Ungaretti restituisce alla poesia il suo
significato decisivo, ultimo, vero: è una poesia simbolica, dell’illuminazione, dell’immenso;
immediatamente il poeta capisce tutto attraverso un’epifania, un’esperienza mistica e religiosa
in quanto si viene illuminati da Dio. Egli non aderisce al cattolicesimo, ma cerca il sacro, l’eterno e
l’immenso nel momento in cui la sua vita rischia di essere negata; questa religione è vitalistica.
C’è volontà di reinventare dalle origini il linguaggio della poesia e farne un linguaggio sacro che
sta al di là del reale: rifondare la lirica quando essa vive in pessime acque è l’ambizione di
Ungaretti.

Lezione 16    28/10


Palazzeschi–lasciatemi divertire–canzonetta–forte presenza di rime, ma difficoltà nell’individuare
misura, rime anche difficili ci gioca come nelle filastrocche–a esse rimandano anche i versacci
pronunciati dal poeta. Talvolta versi più o meno regolari però a volte sono endecasillabi
sbagliati o non decasillabi, ma endecasillabi ipometri. Palazzeschi non è preoccupato della
lunghezza dei versi, ma non sono solo versi iberi–metrica liberata–allenta con la tradizione, ma
non la recide. È un testo plurivoco–parlano voci diverse. Quando parla in 1 persona finge di
giustificarsi, ma in realtà parla in modo irrazionale–lui fa un atto eversivo–non dà al pubblico
quello che chiede–poesia solenne o profonda, gli dà la spazzatura delle altre poesie–poesia che
sembra sciocca. Non usa onomatopee, ma si diverte a creare suoni che non significano nulla–
scolla significanti da significati–linguaggio può non voler dire nulla–nichilista–giocosamente crede
che la poesia non abbia senso e non è suo compito crearne una che ne abbia–rovesciare la realtà
dei fatti–ha ragione, gli uomini se ne fregano dei poeti–processo iniziato con Baudelaire e poeti
maledetti–Rimbaud e Verlaine e poi avanguardie (Futurismo in Italia a cui è vicino)—poeta ha
perso il suo mandato–no rapporto organico col pubblico. Baudelaire rimane classico nella forma–
processo per immoralità e deve escludere dai Fiori del male alcune poesie sul lesbo–frattura tra
poeta e pubblico–perdita d’aureola–poeta che fa cadere la propria aureola nel fango–segno che i
poeti sanno di aver perso un mandato sociale, ma rivendicano la posizione di estraneità
all’ipocrisia borghese–contestano quel mondo–dandy rifiuta di comportarsi come gli altri–uso
delle droghe—no perbenismo, albatros dice che il poeta è un uccello che in aria è il re, ma a terra
è ridicolizzato e appare goffo, poeti maledetti introducono innovazioni tecniche–Rimbaud
unisce prosa e verso ex, avanguardie sono ancora più provocatorie–andare di fronte al pubblico a
teatro e fare cose così incomprensibili che il pubblico ti fischia–Palazzeschi–plurivocità che porta
all’estremo la romanzizzazione della lirica che prende elementi tipici del discorso romanzesco–
linguaggio connotato dal punto di vista sociale che identifica i personaggi–non succedeva nella
tradizione lirica–poeta parla un linguaggio depurato, non voci contrastanti–già in Gozzano, ma
qui più intenso–non si capisce chi pronuncia, testo montato in modo straniante. 
Ungaretti–Mattina. Testo di un poeta passato attraverso l’avanguardia–ne ha imparato alcune
cose. Conosce Marinetti che lo promuove, conosce ance le grandi avanguardie pittoriche di Parigi
e poetiche francesi come Apollinaire–Ungaretti impara una pratica di verso liberistica–
m’illumino d’immenso scritto staccato–non voleva fare un settenario anche se avesse potuto. Altro
principio estetico imparato da Marinetti–anche la rima è assente. Non ha atteggiamento di
sberleffo dissacratorio di Palazzeschi. Lui reincanta la poesia–esperienza decisiva–lirica restituirle
la centralità. Poesia autobiografica segna anche luogo e giorno in cui concepisce questo testo
come un pagina di diario, più esibizione dell’io–mi illumino–Corazzini, Gozzano e  Palazzeschi—
io c’era, ma svilito e incompreso–qui è portavoce di un’esperienza religiosa dell’assoluto–sulla
terra, ma tende a qualcosa di assoluto, l'immenso. Rilegittimazione della lirica–elementi
cardine= autobiografismo, io e autoespressività–è lui che si deve inventare i suoi versi e la sua
musica che è seria, non irridente–allitterazioni e assonanze–ricerca di musicalità e di sonorità.
Idea poetica che fonda la poesia sulla parola, basta essa per fare un verso, non schema
azzardato–non è una parola letteraria, ma anche di uso comune, viene scavata nel silenzio–
ridato un significato profondo. Riprende la lezione di Leopardi–emanciparsi dalla poetic diction,
no convenzioni–Ungaretti prosegue su questa strada, ma fa tabula rasa di tutta la poetic diction
che scompare. Idea simbolica di poesia–non è un discorso con procedimenti mentali razionali, ma
immediatamente cerca di esprimere qualcosa al di là della razionalità–illuminazione improvvisa.
Non è una poesia oscura, ma vicina ad essa perché non è ridotta alla razionalità, no parafrasi
complicata, ma lo spirito è quello di comunicare in maniera illuminata delle esperienze
decisive come nella poesia oscura. 
Poesia lirica è sinceramente autobiografica? Confessarsi è mentire. Idea del 900 che quando
uno si racconta inizia a mentire–psicoanalisi dice che la verità sta nell’inconscio, ma per quanto
ci sia sospetto–quando l’autobiografia nasce–nel 700 è detto che l’autore è sincero–si mente, ma
si mente di nascosto–patto col lettore–dirò la verità su me stesso–Philippe Lejeune stipula
questo patto. Devi credere se no fatti tuoi. Il piano delle sincerità autobiografica non è referenziale,
è un piano di persuasione retorica. Definizione di Montale–io empirico (persona reale che ha
fatto certe cose) e io trascendentale (immagine dell’io che è qualcuno in cui qualunque lettore si
potrebbe riconoscere). C’è sempre nella poesia lirica un radicamento nell'esperienza
autobiografica, ma non chiede di essere verificata e poi ci sono delle convenzioni letterarie che
chiunque usa–nessun discorso è immediatamente sincero. Ma il discorso autobiografico non è
meno costruito di qualsiasi altro tipo ex romanzesco, non vuole essere preso sul serio, questo sì,
ma non esiste nessun discorso neutro.
Ungaretti–ultimo poeta popolare–quasi tutti conoscono qualche verso di questo poeta–volontà
comunicativa molto ampia.
Veglia–L’Allegria, Il porto sepolto–hanno tutte il luogo e la data–durante la guerra. Che
rapporto ha con l’avanguardia? Non ha completamente cancellato punteggiatura (crea anche
sorpresa perché succedono cose che uno non si aspetta) versi. 
Metro–verso 1 settenario, 2 senario, 3 quinario/quaternario–ma non ha senso contare i versi così–
non ha senso perché ciò che costituisce il verso sono le parole, oppure espressioni–il principio
metrico non è quello del verso, ma la parola che da sola viene enfatizzata nel suo significato. La
semantica costruisce i versi e non il principio metrico. 
Rime–nottata rima con digrignata, prima ancora massacrato–rima imperfetta, perfetta con buttato.
Vicino non rima con niente. Compagno con niente. Bocca neppure. Plenilunio nemmeno.
Congestione nemmeno, mani nemmeno, penetrata richiama nottata ecc–c’è qualche rima molto
facile qua e là. Ma la vera questione forse qui non sono le rime, ma fatti fonici di altro tipo–
allitterazione sulla t (nottata buttato intero), compagno digrignata–allitterazione gn, massacrato
parola estremamente sonora e pesante dal punto di vista, non solo semantico, ma anche fonico
congestione–parola sonora ecc ecc. Quello che conta non è la rima, ma le figure di suono che
attraversano tutto il testo. Rete di suoni che si richiamano. Questo testo si può accostare
all’espressionismo–movimento propriamente tedesco, ma rappresentazione che punta sulla
violenza, la distorsione della percezione, soggettivismo ecc–testo espressionista da questo
punto di vista. 
1 stanza=monoperiodale–unico periodo–proposizione principale=ho scritto lettere piene d’amore–
contrapposizione, è una cosa inattesa di fronte a questo massacro=aprosdoketon=inatteso–
inizia con descrizione spaventosa e poi dice una cosa inattesa. Ho passato un’intera nottata
buttato–di solito si dice degli oggetti–abbandono e quasi rinuncia allo stato di essere umano.
Compagno che ha la bocca stretta in una smorfia e la bocca volta verso la luna piena. Elemento
dell’immaginario espressionista–Munch–Urlo–simile smorfia di dolore insostenibile. 
Con la sua bocca ecc.–il con è ambiguo–ci si aspetterebbe che parlasse di se stesso, invece la
bocca non è la sua, sembra che la bocca del compagno sia anche la sua, grammaticalmente è la
cosa più ovvia che uno si aspetterebbe. Confusione di soggetti–rapporto quasi di fusione con il
compagno. Plenilunio in questo tipo di scenario–si può intendere che lo fa contro il plenilunio,
come se guardasse con odio il plenilunio, ma non convince, la luna piena nella poesia lirica di
solito è connotata positivamente–oggetto di contemplazione poetica. Codice simbolico di
Barthes–opposizioni semplici e elementari–qui opposizione tra luna in cielo e loro due per terra,
probabilmente nella trincea scavata nella terra–alto-basso–plenilunio come se facesse uno
strano cortocircuito con l’orrore della condizione terrena e brutalità della guerra e la bellezza della
luna. (aprosdoketon anche qui). Opposizione anche tra natura che non viene toccata e gli uomini
che fanno parte della storia e si ammazzano selvaggiamente. 
Testi scientifici sono senza equivoci e tendono all’univocità, ma nell'interpretazione di un testo
poetico che è ambiguo e in cui si fa fruttare l’ambiguità, bisogna essere orientati e trovare le cose
che compongono coerenza generale di senso. Collegarlo anche ad altri testi, magari dello stesso
autore–rintracciare dei motivi ricorrenti. Bocca digrignata volta al plenilunio–sofferenza in cui si
cerca qualcosa di bello e che dà senso alla vita che esiste. Con la congestione delle sue mani
penetrata nel mio silenzio. Congestione=anche in un poeta come Ungaretti le parole non sono
usate a caso–lui è massacrato ed ha il ristagno del sangue nelle mani. Penetrata nel mio silenzio–
metafora. Idea della morte che penetra nel mio silenzio–silenzio indica la condizione spirituale
in cui lui si trova in quel momento–solitudine. In questo silenzio lui trova le parole d’amore–
aspetto decisivo, Ungaretti usa parole abbastanza comuni, ma le trova dentro di sé nel proprio
silenzio, parole intorno alle quali c’è il vuoto, il silenzio, in esso riscopre dentro di sé il
significato profondo delle parole. C’è bisogno di silenzio per riscoprire il significato vero e
profondo delle parole. Nel rumore della vita quotidiana le parole si perdono e sono prive di
significato. Le parole vanno rivissute intimamente. Ungaretti usa il linguaggio comune, ma
bisogna dare loro un senso nuovo che si trova dentro se stessi. Non usa parole rare, ma non
basta usarle comuni perché sono quelle che più di tutte si sviliscono, bisogna riattribuirgli
significato. Mallarmé diceva di “donner un sens nouveau aux mots de la tribu”–la società
guardata con disprezzo. Qualcosa di magico nel dare un senso nuovo alle parole di esistenziale e
religioso, parla con parole di tutti, ma in senso più profondo e più vero.
Ho scritto lettere piene d’amore–per la vita, nel momento in cui essa è cancellata e offesa,
minacciata, lui ne capisce il valore e il significato. Capisco che c’è un motivo per esservi attaccati.
Ma il passaggio da una all’altra strofa avviene senza nessun nesso logico–principio che collega
le due strofe non è logico, ma analogico–due cose si somigliano, non viene detto dove, ma per
analogia si accostano due cose che hanno una parentela. Analogia altro principio della poesia
simbolista–Ungaretti accosta per analogie. Cogliere intuitivamente qualcosa. Testo
lessicalmente semplice, ma rapporto non chiaro col pensiero logico. Scopre l’amore per la vita
quando essa è offesa e degradata. Piano intuitivo.
Altro testo–I fiumi–16 agosto–caldo 
Testo costruito con strofe tutte irrelate–no punteggiatura. Come costruire un testo lungo per
uno che pensa la poesia come illuminazione? Notte d'estate è al fronte e si spoglia dell’uniforme di
soldato immergendosi nell’acqua dell’Isonzo. Lui si riconosce come una docile figura dell’universo–
sentimento di comunanza con la natura perché si è tolto uniforme di guerra. Poi percorso
memoriale–Serchio–Lucca, la sua famiglia era lucchese, Nilo–Egitto–Alessandria è dove è nato,
Senna–Parigi periodo prima che scoppiasse la guerra. Momento presente–acque Isonzo e poi va
con il pensiero ai fiumi del suo passato. 
Stile–1 verso endecasillabo di 5 (sbagliato), 2 verso decasillabo accento di 4–inizia come
endecasillabo a minore (4, 6) e poi manca una sillaba–endecasillabo ipometro. Quinario, ternario,
ottonario sdrucciolo–non ha senso contare le sillabe, metrica libera–versi non hanno nessuno
schema riconoscibile–strofe di misure tutte diverse, rime interne–mutilato con abbandonato=facile,
poche altre–è il peso della parola a fare il verso. Mutilato–si dice di solito per gli uomini, significa
devastato, spezzato–per l’albero, si tiene ad esso perché vi sta aggrappato, quasi forse
abbracciato, è in una dolina–concavità del terreno scavate dalla terra, non c’è l’acqua–è un atto
simbolico–attaccamento alla vita, perché l’albero è una forma di vita vegetale, si attacca ad
esso, ma è un albero mutilato, fratellanza con tutte le forme di vita, anche le più elementari.
Senso di abbandono, ricerca di contatto con la vita, senso di vita offesa, cerca una fratellanza nel
dolore con tutte le forme di vita, anche le più elementari–tentativo di contatto con la natura,
quando gli uomini sono barbari e sanguinari. La dolina ha il languore=clima di debolezza e
malinconia–l’albero è mutilato–ambiente naturale indebolito–di un circo–dolina è una concavità
circolare–forma della dolina richiama un circo prima o dopo lo spettacolo–malinconia. Circo–ci
si va per divertirsi, occasione festiva, ma è uno spettacolo che in questo momento non
c’è=metafora della vita del poeta. Condizione in cui la vita o non c’è più o non c’è ancora.

Lezione 17     2/11
Romanzizzazione della lirica—Bachtin lo fa in Estetica e Romanzo. Nella poesia del 900 la
poesia lirica perde la sua purezza linguistica e si commistiona con la parola plurivoca del
romanzo. 
Continua–I Fiumi–Ungaretti. 
Ungaretti non è un caso di romanzizzazione della parola lirica, ma riassolutizzazione–si
confronta con le avanguardie–cerca di restituire, al contrario di esse, al linguaggio la purezza lirica.
Scava ogni parola dal silenzio e attribuisce la capacità di illuminare sulla realtà esistenziale del
vissuto. I fiumi–ha una struttura più complessa che mette insieme cose diverse–come viene
costruita una poesia di questo tipo?—metrica libera senza rime o facili e grammaticali, lo interessa
un altro tipo di sonorità o fare della singola parola un verso. Mi aggrappo a quest’albero distrutto
dalla guerra abbandonato in una dolina dalla tristezza di un circo prima o dopo che lo spettacolo
inizi–lui è in un momento di sospensione dove la vita è minacciata e non la vive davvero, e
osservo il tranquillo passaggio delle nuvole che velano la luna. Circo ricorda il poeta come
saltimbanco–immaginario tardo 800esco–poeta=personaggio spaesato ed eccentrico di fronte
alla norma borghese–qui attesa di una festosità che ora non si può avere–immagine consueta del
paesaggio lunare testimonia che anche per Ungaretti come per Leopardi la poesia può essere
fatta di cose evocative in sé e non di cose inconsuete e auliche–qui però guardare in alto la
luna vuol dire cercare di andare oltre la brutalità della storia–cercare qualcosa di oltre nella natura
—attraversa tutto questo testo. Urna=richiama l’ambito funebre–urna cineraria, in genere ha un
connotato religioso–vi si protegge qualcosa di religioso, reliquia–anche qui connotazione
religiosa–oggetto o parte del corpo appartenuto ai santi. Urna d’acqua=metafora. Lui stesso come
una reliquia ha riposato nell’acqua–al proprio corpo lui attribuisce un valore di sacralità, ma
anche residuo, reliquia è quello che rimane–corpo consumato dalla guerra conserva tuttavia
qualcosa di sacro–la vita, il corpo che esprime la vita è qualcosa di sacro che va protetto davanti
alla barbarie degli uomini. La sua religiosità è non confessionale–individua nella semplice vita
naturale qualcosa di sacro che va protetto. L’acqua lo leviga come un suo sasso–rapporto con la
natura non di fusione panica come d’Annunzio, il sasso acquisisce una propria forma dall’acqua–
vicinanza, ma sono due cose distinte che non si fondono–momento di contatto e armonia tra le
forme naturali, ma non un momento di indistinzione. Primo passo in cui non c’è fusione.  Idea del
corpo ridotto a residuo–4 ossa–quello che rimaneva di me–espressione di registro informale, del
parlato, ma viene riscattata perché acquista il suo significato pieno, è il corpo ridotto allo stremo–
area metaforica del circo–acrobata=colui che fa qualcosa di eccezionale, qui cammina
sull’acqua come Gesù–aurea religiosa–quello che gli interessa è ridurre immagini religiose
alla concretezza dell’esperienza, non si paragona a Cristo, ma rimane l’aurea religiosa. Mi sono
chinato, raggomitolato–come un animale, vicino ai miei panni sudici di guerra–uniforme–rende
tutti uguali–spogliandosi di essa lui è ridiventato un individuo e si spoglia dell’appartenenza alla
massa e della sporcizia della guerra e i panni di guerra sono segno dell’umanità abbrutita, si
spoglia della corruzione umana cercando un contatto con la natura–come un beduino si china a
ricevere sole–posizione della preghiera islamica–altra immagine religiosa–ha vissuto in Egitto e
gli viene in mente un elemento della vita del Nordafrica–primo implicito ricordo dell’infanzia–poi
ricevere il sole è un atto che riporta alla vita, ma anche religioso, non cattolico, ma anche un
elemento della religione islamica. Questo è l’Isonzo e qui mi sono riconosciuto una docile fibra
dell’universo–per lui non rappresenta uno scenario di guerra, ma ricorda il momento in cui si è
immerso in quell'acqua e gli dà una connotazione positiva, docile=che non oppone resistenza–
una fibra è qualcosa che docilmente fa parte dell’universo precisamente perché si piega alle leggi
della natura–armonia con la natura=stare nelle sue leggi che sono opposte a quelle dell’uomo–
Isonzo=polo positivo. Fibre si piegano secondo le leggi dell’organismo vivente. Rinuncia alla
propria caratteristica di uomo in divisa, stare alle leggi della natura gli permette l’armonia. Questo
è l’Isonzo–usa il presente, mentre prima usava il passato perché ricordava quello che era
successo nella mattinata–torna poi al momento in cui parla, la notte, momento in cui sta parlando.
Ma l’espressione che usa, questo presente ha un valore diverso–tempo definito da Weinrich un
tempo commentativo–presente che riguarda una verità di ordine assoluto–ambiguità tra il
momento in cui parla e il tempo commentativo, ma poi si capisce perché dice il mio supplizio ecc.
ecc.–gioca con i tempi in modo ambiguo–verbo può essere inteso in diversi modi. Dialettica tra
tempo presente e passato ricordato–coordinate sembrano essere prima chiare, ma poi ci si inizia
un po’ a confondere–il mio supplizio è quando non mi sento in armonia–con la natura o con se
stessi–armonia anzitutto con sé–quando è una docile fibra dà a se stesso un posto nell’universo.
Ma quelle mani segrete mi regalano la rara felicità–intridere=si dice dei liquidi–liquido permea un
corpo poroso–verbo che ci fa capire che le mani di cui parla sono quelle dell’acqua dell’Isonzo–
come una carezza, ma essendo l’acqua liquida è intriso, ma ora è come se fosse attraversato da
essa, non più levigato–perde i confini del proprio io–rara felicità–senso dell’armonia col
mondo–altra cosa strana che succede–si usa il presente di nuovo, ma non sta succedendo ora–
ora è notte, non è intriso d’acqua–strano slittamento temporale–la cosa che ha vissuto nella
mattinata diventa di nuovo presente, come se la felicità della mattinata perdurasse tutt’ora–
unica felicità che può avere al fronte mentre combatte. Presente in cui le esperienze del passato
vivono e sono presenti alla sua coscienza–ma non è il tempo esteriore, storico, materiale, è il
tempo della coscienza, tempo interiore in cui presente e passato possono coincidere–nel
ricordo–ricordo vissuto. Memoria involontaria ci dà il senso del tempo vissuto–Proust. Qui
condizione analoga=tempo interiore diverso da quello cronologico–c’è qualcosa che ha a che
fare con l’epifania. Passato e presente si incollano e diventano una cosa che viene vissuta in quel
momento, si capisce dall’uso dei tempi verbali. Ho ripassato–ho ripensato a tutto il mio passato–
anche qui il tempo è un po’ sospeso. Questi sono i miei fiumi–fa un’operazione di porre
un’identità–Serchio, Nilo e Senna sono i miei fiumi–sono l’Isonzo, sono lì presenti nell’Isonzo–
non gli fa venire in mente i fiumi, ma è i fiumi, sono presenti–cose distinte
coincidono=procedimento non logico, va contro il principio di non contraddizione che regge la
logica diurna, non siamo in un regime di linguaggio logico, adotta un principio di tipo analogico–
perché sono tutti fiumi anche se diversi però ci scorre dell’acqua e poi l’altro elemento che li
accomuna è il fatto che sono legati alla sua esperienza di vita–l'analogia è un principio puramente
soggettivo. Soggettivismo, si costruisce la poesia secondo associazioni soggettive. Il principio è
analogico perché per la logica le cose che dice sono insensate. Questo è il Serchio–al quale
hanno attinto=preso l’acqua–forse dei miei antenati di campagna mio padre e mia madre–dal
punto di vista della memoria però questi fiumi non stanno tutti sullo stesso piano–al Serchio per ex.
non c’è stato–è una memoria familiare, la memoria non è più soggettiva e individuale–secondo
molti è il fondamento dell’identità, l’identità deriva dalla nostra memoria, ci ricordiamo di essere
noi stessi, ma qui la memoria diventa non soggettiva, è coerente col resto del testo? Allargarsi
del soggetto, ha senso perché si sente in armonia con le entità naturali–non è più così chiuso su
se stesso–si sente in comunione con la natura e può farlo anche con gli antenati, si sbiadisce
la sua soggettività–la sua coscienza non è più solo se stesso, ma anche il ricordo–senso
dell’identità e della comunanza con gli altri che va al di là della soggettività. Estese pianure–
intorno al Nilo c’è un’enorme piana alluvionale–geografia dell’Egitto viene designata–ardere
d’inconsapevolezza=riferimento all’infanzia–non siamo consapevoli di noi stessi e non ci
facciamo problemi–visto come un aprirsi alla vita in modo pulsionale–non si sa quale sarà il
destino, però si ha molta vita in se stessi. Mi sono rimescolato–sono cambiato, mi sono messo in
discussione, mi sono rifatto, ho riconsiderato me stesso e mi sono conosciuto–ha capito chi era, ha
capito di essere un poeta–le prime poesie le scrive in francese–identità di Ungaretti è fortemente
legata all'essere un poeta–legato all’aver trovato la propria autentica dimensione esistenziale.
Rimescolato–l’identità non è una cosa pura, ha conosciuto se stesso vivendo delle esperienze e
mescolandosi in un atto di impurità. È come se tutti i tempi del passato e della mia famiglia fossero
tornati e io stamattina ho avuto consapevolezza di chi fossi in questo momento minacciato dalla
guerra. Poi ritorna alla notte da cui tutto è partito. Tornato al presente della notte, ma questo
processo al presente è fuori dal tempo cronologico–presente commentativo si sottrae al tempo
preciso, dimensione psichica interiore. Questa è la mia nostalgia–questa=questi ricordi che mi
hanno attraversato–ognuno=ogni fiume–nostalgia che mi appare in ognuno dei fiumi di cui vi ho
parlato–ora che la sua vita sembra una corolla di tenebre, corolla=petali del fiore–ciò che
protegge pistillo e stami che servono alla riproduzione. La sua vita gli pare una corolla di tenebre–
la corolla è circolare come la dolina–in più è bella–e serve a proteggere–idea di protezione–altra
connotazione dei fiori=fragilità, la sua vita sembra qualcosa di bello che lo protegge, ma anche
estremamente fragile, di tenebre–poesia che tende non al difficile (razionale), ma all’oscuro
(irrazionale)—allude a qualcosa, ma non vuole essere fino in fondo spiegata, vengono fuori
determinazioni anche in contraddizione. Corolla di tenebre=oscurità=mortalità, fragilità della
condizione umana–tendenza a fondersi con la natura, però che è anche una tendenza a voler
vincere la mortalità–allude a una condizione in cui scopre le ragioni della vita quando essa è
minacciata dalla morte. Tenebre hanno anche la connotazione di mistero–della vitalità, di
riconoscersi nelle cose esistenti–non si trova comunque un senso univoco–in Montale si andava
in una certa direzione pur dicendo tante cose insieme–qui, però, i sensi sono veramente troppi–
espressione volutamente misteriosa–mistero della scoperta di se stessi e della propria vita–non
solo la sua, vita degli antenati, ridotta allo stremo–scoperta di sé e apertura del sé a tutto quello
che lui ha intorno. 
Altro testo–In memoria–da L’Allegria–in ricordo di un amico suicida–successo a Parigi prima della
guerra. Data delle poesie di guerra, ma non sta ricordando una cosa di guerra–amico Mohammed
Sceab–discendente di emiri e nomadi, emiri=principe di un paese della cultura araba, non è
letterale–dimensione favolosa–figura alonata di leggenda–mondo favoloso. Nomadi–condizione
tipica di molte tribù dell’africa settentrionale–suicida perché non aveva più patria–con p
maiuscola–concetto di patria collegato–oggi è una parola di ordine politico o etnico–momento
storico in cui si parte a parlare di patria=800, siamo durante la 1 guerra mondiale–patria–
connotazione politica molto grave e forte, maiuscola–si va al di là di queste connotazioni,
anche se lui è andato in guerra per sua volontà e scelta, è amico di Mussolini, crede in una
ideologia nazionalista–promuove concetto etnico politico. In questa patria sono in gioco molte
altre cose se uno si suicida per essa–è qualcosa che riguarda l’identità non solo singola–collega
l’identità del singolo a quella degli altri della patria–non solo valore politico, ma esistenziale,
Mohammed non aveva più questo radicamento nella patria con la p maiuscola, non perché aveva
lasciato uno stato. Si dà un nome francese, ma non era francese–spaesamento–cerca una nuova
identità del paese in cui va, ma non ce la fa–non è francese con la f maiuscola–essere
francese=aderire a un mondo. Era incapace di vivere nella tenda dei suoi–viene da una tribù
nomade—patria non è un concetto politico statuale–nomadi vivono una vita al di là dei confini
degli stati–idea di patria è un concetto spirituale identitario e collettivo, ma lui non sa più vivere
nella tenda dei suoi. Cantilena del corano–sure=capitoli del corano, vengono cantati in modo
salmodiante, pronunciato cantato. Cantilena del corano–allude al canto che i fedeli intonano.
Gustando un caffè–un tempo la patria per Mohammed era insieme ai suoi–legame di sangue con
le persone con le quali era, anche legame religioso, legati dalla stessa fede e cultura, tema del
caffè–dimensione del quotidiano. Identità non è solo fatta di grandi valori, ma anche di banalità,
gesti comuni. Cita il caffè anche perché è molto radicato nella cultura araba. Aspetto etnico,
comunanza, sangue, spiritualità, quotidianità–tutte queste cose fanno la patria, non stare in un
posto, ma stare in una tradizione con gli altri–venendo in Francia lui perde i costumi, la cultura
di quella comunità e diventa solo. Non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono–canto=le
sure del corano, abbandono=in cui lui abbandonava se stesso. Canto del corano in cui ci si
abbandona perché ci si abbandona a dio–Mohammed ha perso non solo la fede, ma non era più
in grado di avere assoluta confidenza nei valori della sua comunità, di condividere i valori della
propria comunità di origine. Idea del canto può richiamare anche la poesia–si suggerisce un
parallelo tra Mohammed e Ungaretti che è un poeta, anche Ungaretti non era francese e non
aveva patria–da un certo punto di vista in Mohammed Ungaretti ha visto qualcosa di sé, lascia
luogo di origine, va in Francia, ha a che fare col canto. 

Lezione 18   3/11
In memoria–continua–Mohammed Sceab=identità minata dallo spaesamento–non riesce ad
essere francese o conservare un legame con la propria patria=valori di ordine religioso culturale,
legami affettivi e sociali. Parallelismo e contrapposizione col poeta–incapacità di cantare e
trovare rifugio nella parola. Appassito vicolo in discesa–prima di questo sembra non ci sia nulla
che distingua i versi dalla prosa–numeri e indirizzi nella poesia–viene dall’avanguardia. Poesia
di Palazzeschi–La passeggiata–poesia fatta dalle insegne dei negozi, o le cose che lui legge,
reclame, avvisi dei giornali ecc. Accogliere in poesia materiali banali—ma l’intento di Ungaretti è
diverso da quello di Palazzeschi. In Palazzeschi la sequela di indirizzi voleva avere un effetto non
poetico, non voleva essere un esempio di stile alto e sublime–lui voleva prendere in giro e
dissacrare la poesia. Ungaretti non vuole svilire la poesia, ma usa questi materiali banali in
senso poetico, perché il soggetto si presenta e l’indirizzo è caricato di pathos (mentre in
Palazzeschi non c’è pathos) perché lo accompagna dalla casa al cimitero–loro abitavano in un
albergo e accompagna le spoglie al cimitero insieme alla padrona di casa–lui parla di un evento
tragico–non ha nessun altro Mohammed a parte lui e la padrona–espressione poetica=appassito
vicolo in discesa–rue des Carmes esiste veramente a Parigi ed è veramente in discesa–
appassito–come un fiore appassendo si china, questo vicolo è in discesa e questo scendere ha
qualcosa di mortuario. Immagine del circo che si ritrovava nei fiumi–vita che se ne va, c’è stata la
vita, la fiera, rimangono banchi gente che raccoglie le cos e immondizia per strada–vita
abbandonata e degrado–corrispettivo di Mohammed che si suiciderà–sistema di metafore che
ritornando spesso fanno lo stile del poeta–non aveva più nessuno e forse ci sono solo io a
ricordare la sua esistenza. Mohammed non sapeva più sciogliere il canto del suo abbandono
mentre Ungaretti trova la forza di scrivere versi e di scrivere poesia, mentre Mohammed non ha
la forza di cantare–scrivere versi per salvare il ricordo di Mohammed–cantare ha una funzione
profonda, se lui non ne parlasse, Mohammed sparirebbe dalla faccia della terra. –tema della
tradizione–I sepolcri di Foscolo–solo la poesia salva dalla morte–idea laica. Poesia si incarica
di tutelare la memoria. Poesia scritta per un morto=epitaffio–genere funerario. Scritta in ricordo di
qualcuno, ma qui “in memoria” vuol dire contro la cancellazione totale degli individui. Ungaretti
ha una grandissima fede nella poesia–dire le cose che salvano la vita dalla totale distruzione.
Mohammed è morto perché non aveva più una patria–Ungaretti si salva trovando una patria=la
poesia stessa–lui si è fatto soldato per trovare un senso di appartenenza nazionale, ma il luogo in
cui veramente dà senso alla sua esistenza è la poesia–dà un significato decisivo. Mettere in
relazione tra loro le poesie di Ungaretti–anche questa poesia, molto radicata nell’esistenza,
presuppone sempre un discorso sulla poesia–metapoeticità–e non sapeva sciogliere il canto del
suo abbandono–senso che ha la parola nella vita degli uomini. Sembra una poesia che si avvicina
alla prosa come non mai, ma allo stesso tempo Ungaretti ha una profonda fede nella parola
poetica, lo capiamo da un altro testo. Cercare ricorrenze metaforiche o tematiche.
Girovago–titolo che allude al tema dell'esilio–vagare senza meta, estraneità, essere senza patria
e ricerca di una patria ideale. Sintatticamente disarticolata. Non posso trovare casa in nessun
luogo della terra. Versi più brevi incontrati. Poesia prosciugata, una minima parola fa l’intero
verso. A ogni nuovo clima che incontro mi trovo indebolito, senza forze (languente), mi pare che mi
manchi qualcosa, che–no pronome relativo, non funziona sintatticamente, anche se sembra
leggendolo che lo colleghi a clima, non è una congiunzione dichiarativa, neanche valore causale–
non gli si attribuisce un significato specifico, è un che vuoto–assolve a una funzione di connettivo
un po’ vaga–è tipico del parlato, abbassamento del linguaggio poetico, ma anche il fatto che
spariscano i nessi logici–lui non vuole nessi logici troppo netti–il che è un collante sintattico di
cui non si chiarisce il significato logico, perché Ungaretti non lo vuole. E me ne stacco sempre
straniero ecc.–anche qui c’è un gerundio e participio passato, si può immaginare che vada
collegato alla frase precedente, ma non si può appianare ad un linguaggio prosastico. Participio e
gerundio sono modi indefiniti, non hanno persona. È chiaro che lui si riferisce a se stesso, ma usa
forme verbali astratte. Potessi godere anche un solo minuto di vita iniziale=nell’inizio della vita
c’è l’idea di purezza–vita di un bambino, vita non corrotta. Cerco un paese innocente–senza
colpe. Poi sigla–l’innocenza è contrapposta alla colpa della guerra, la storia, condizione umana
che lui sta vivendo–quello di cui parla è un paese di sogno e di nuovo l’unico luogo in cui si può
accasare e trovare l’innocenza è la poesia–unica patria possibile–non ti puoi accasare in terra,
ma forse c’è un luogo in cui ci si può accasare. Eco della tradizione religiosa cristiana per cui la
vera patria è il mondo ultraterreno–in questa tradizione è esistito un mondo innocente–il paradiso
terrestre in cui Adamo ed Eva vennero creati innocenti–c'è questo immaginario, ma per lui è la
poesia l’unica patria, innanzitutto nell'immaginario religioso l’innocenza è perduta–lui declina
questo immaginario in un senso suo–l’eden è recuperabile nella dimensione della poesia e non
della realtà. Non sacralità dei corpi e della vita primigenia–sacralità che si dischiude nella poesia,
per Mallarmé la poesia è una specie di atto magico e sacro che dà significato alla vita–qui c’è un
po’ lo stesso concetto. Qui nella sigla finale c’è una piccola differenza rispetto alle altre poesie.
Nella data non c’è il giorno=campo in termine militare è quello di detenzione dove vengono
tenuti i nemici, non è il fronte di battaglia–non allude a un momento specifico, ma a una
condizione più lunga di stazionamento in questo campo. 
Ultimo testo–non più da L’Allegria, ma dal Sentimento del tempo–L’isola.
Rispetto alle altre poesie ci sono più rime–più poetic diction, è ritornato indietro. Le due strofe
sono di misura quasi uguale, versi=1 della 1 strofe endecasillabo di sesta, 1 della 2 strofa
endecasillabo di sesta–ci sono tantissimi endecasillabi. E lo richiamò un rumore di penne–
endecasillabo sbagliato, ma sempre endecasillabo. Sono comparsi versi della tradizione che
nell’allegria schivava. Verso 2 novenario, 5 novenario sdrucciolo, 6 novenario sdrucciolo, 3 della 2
strofe=novenario, 7 novenario, 8 endecasillabo–pieno di versi tradizionali, dalle vergini
come=settenario, settenario, settenario ecc., quinario tronco, quinario sdrucciolo ecc.–clima di
restaurazione della metrica. Metà anni 20-30 ritorno all’ordine anche se con una certa
libertà–tutti versi dispari, ci mette qualcosa di sbagliato, ma c’è una restaurazione della metrica,
in più c’è qualche rima–tendenzialmente recupera delle figure della poeticità classica.
Dal punto di vista linguistico usa delle parole che non avrebbe mai usato nell’Allegria. Ove–poetic
diction per dove che gli serve per far tornare l’endecasillabo, non l’avrebbe mai fatto prima.
Anziane selve=antiche–significato prezioso. Apostrofo–ch’erasi. Clima mitologico–ritorno alle
convenzioni della poesia–ritorno all’ordine. Soggetto=il pastore, dove uno non se lo aspetta. Il
pastore scese alla riva dove c’era un’eterna sera di selve/boschi antiche ed assorte. Eterna
sera=c’è una continua penombra. Le selve sono assorte=silenziose, fisse, immobili. E si inoltrò nel
bosco–se è sulla riva tipo una pineta. E lo richiamò un battito d'ali, acqua del mare torrida–non
può esserlo, può essere calda, ma non torrida, clima mediterraneo dove l'acqua è calda, ma lo
enfatizza. Stridulo batticuore dell’acqua torrida=rumore delle onde accostato al batticuore perché
è un suono alternato precisamente com’è alternato il battito delle onde del mare–discontinuità,
stridulo perché è un rumore argentino, questo rumore di penne si è sciolto dal rumore delle
onde=si è liberato, uccello che si alza dall’acqua e si sente lo sbattere delle ali che prima non
c’era, ma ora si distingue dal rumore delle onde. E ritornando a salire vide che l’apparizione era
una ninfa. Larva–dal latino vuol dire fantasma–e vide un’apparizione che appare e scompare–
languiva=si indeboliva e poi ritornava a vederla, sciolto, languiva, languente–ossessioni
lessicali conservate da Ungaretti, ma in un sistema linguistico diverso rispetto a quello
dell’Allegria. Dormiva ritta e abbracciata ad un olmo–immagine già incontrata ne I fiumi–lui si
teneva ad un albero mutilato–immagine cambiata, non è più un albero mutilato, ma un olmo e non
è più un soldato, ma una ninfa. L'Isola non è reale, ma mitica, ambiente mitico. Ci sono elementi
reali trasfigurati in un clima mitico. Nell’Allegria c’erano luoghi molto precisi o citati esplicitamente,
qui ci sono luoghi di sogno. In tutta la prima strofe il soggetto è sottinteso–seconda strofe,
giunse, soggetto=pastore, non è cambiato, pastore arriva ad un prato risalendo,
errare=vagare/sbagliare–allude a un atto mentale perché lui erra dentro di sé da
simulacro=statua, riproduzione, cosa falsa, a fiamma vera–opposti, lui sta dubitando e si sta
chiedendo se la ninfa che ha visto esiste davvero. Chiama l’altra cosa fiamma–se la ninfa fosse
vera avrebbe a che fare col fuoco perché come una fiamma si accende e si spegne questa
apparizione può essere considerata una fiamma, ma anche perché tradizionalmente i pastori
sono attratti eroticamente dalle ninfe, domandandomi se fosse stata un’illusione oppure una vera
creatura vivente che ispira a lui un desiderio, giunse a un prato dove la sera si addensava ai piedi
degli ulivi come l’ombra agli occhi delle vergini. Lui in realtà vede l’ombra ai piedi degli ulivi–è una
descrizione onirica–reale immaginario sono confuse, per questo inverte la similitudine, vede
vergini là dove ci sono alberi. I rami facevano stillare una pioggia lenta di frecce–i rami lasciavano
scorrere un filtrare lento di raggi luminosi che fanno una pioggia pigra perché come la pioggia cade
dal cielo in terra questi raggi filtrano dall’alto verso il basso pioggia pigra perché è una pioggia
immobile, i raggi di luce in realtà non si muovono, non scorrono. Le pecore si erano appisolate
sotto il liscio tepore=all’ombra, altre brucano la coltre luminosa–sotto i raggi del sole, liscio
tepore=sinestesia–accosta due sfere percettive, campi sensoriali diversi–se una cosa è liscia è
costante, immobile, uguale, perché mitigato dagli alberi. Brucavano la coltre luminosa–brucavano
l’erba illuminata dai raggi del sole. Le mani del pastore erano un vetro reso liscio da una debole
febbre=la febbre viene dalla visione della ninfa che infatti aveva definito fiamma, debole febbre
che ha in sé rappresenta il desiderio nei confronti della ninfa. Lui ha le mani come vetro perché
sta diventando fragile e trasparente–c’è qualcosa che lo sta trasformando–non ha più un corpo
fisico–larva spettro–colpito da questa visione e non capiva se fosse vera o no, ma ora lui stesso
sta diventando uno spettro. Fenomeno che nella cultura antica si chiama metamorfosi (Ovidio)—
lui subisce il destino della ninfa, lui stesso preso dal desiderio si scorpora, siamo un clima
classicheggiante ed ha senso perché sembra che stia raccontando una metamorfosi. 

Lezione 19   4/11
Poesia della seconda fase di Ungaretti–L’isola–ritorno alla metrica tradizionale, lessico=netto
mutamento, recupera forme arcaiche e letterarie che prima evitava e compaiono rime anche rare.
In più–tema mitico. 1 stanza–apparizione della ninfa al pastore, 2 strofa pastore si trasforma in uno
spettro lui stesso. Resta da capire di che si parla–tema qual è? Non è una poesia incentrata sul
paesaggio, né l'amore, più che amore–desiderio. L’effetto del desiderio è quello di far perdere
l’identità del pastore, è consumato dalla febbre e le sue mani sono come vetro, trasparenti e
fragili. Come la ninfa non si capisce se sia vera o illusione, anche lui perde la concretezza fisica
diventando una specie di spettro. Desiderio per qualcosa che ci priva di noi, ci rende uguali a
questo sogno antico che ci è apparso. Anche questa è una poesia metapoetica–questo amore
per qualcosa di antico che fa entrare in una dimensione di sogno, può essere la stessa poesia. 
Confronto con un altro testo=Il pomeriggio d’un fauno=creatura mitologia, metà essere umano e
metà capro–ispirano i demoni cristiani–Mallarmé=simbolista che ha una grande influenza anche
su Ungaretti. Egloga–forma della poesia greco-latina, dimenticata, ma recuperata da Mallarmé.
Egloga pronunciata dal fauno in un pomeriggio caldo e assolato. No parafrasi–troppo difficile.
Dice che al fauno sono apparse delle ninfe e lui le vorrebbe rendere eterne, può farlo attraverso
l’arte. La poesia di Mallarmé è metapoetica–attitudine del poeta nei confronti della realtà. Le ninfe
che ho visto erano reali e hanno suscitato un desiderio, ma erano un sogno? Il dubbio si diffonde
in me ed è quello che resta di una notte molto passata, si diffonde in tante idee sottili che provo
che solo io offrivo a me stesso in trionfo l’apparizione di qualcosa di bello=rose che però è svanito.
Queste fronde hanno lasciato la realtà concreta in cui lui si trova. Punti di contatto con l’Isola–
perpetuare=rendere eterno, accostata a perenne di Ungaretti—non si riprende solo il significato,
ma anche il suono. Per posizione anche–questa parola lascia tracce nel testo di Ungaretti. Ninfe
che hanno carni chiare e sembrano librarsi nell’aria con sogni irrazionali–per Ungaretti è una
larva–no corpo fisico, fantasma che appare e scompare e da come si comporta e come è descritta
lo è anche in Mallarmé. Forse amai un sogno?—stessa domanda che si fa Ungaretti. Fronde
sottili e bosco vero ricordano i rami e le fronde attraverso cui trapela la pioggia di raggi del sole. Il
bosco vero–la fiamma vera–stesso dubbio. Rete di relazioni tra questi due testi, lessicale=alcune
parole di Mallarmé si sono sparse nel testo di Ungaretti. Come se avesse in testa questa lirica e
l’avesse riscritta nell’Isola. Poesia metapoetica–allora ci permette di capire anche il testo di
Ungaretti–stesso intento. Il legame intertestuale serve a capire la poesia, leggendo Mallarmé si
ha la conferma che il testo sia metapoetico. Dimostrare l’intertestualità–non ipotesi campate in
aria. 
Altro poeta–Dino Campana–poesia in Canti orfici–poesia simbolica–idea che il poeta debba
produrre una creazione orfica della terra–Campana mette nel clima simbolista un turbamento
perturbante. Testo=L’invetriata. Metro=1 novenario, 2 cesura dopo invetriata–senario e ottonario–
incontrati versi lunghi divisi in due versi diversi–in Gozzano l’Amica di nonna Speranza–lui
mescolava ottonari e novenari e voleva creare degli esametri barbari=con 6 accenti, ma qui non ci
sono 6 accenti, verso successivo, cesura dopo cuore–settenario e senario–non può essere
esametro barbaro–somiglia al settenario doppio=alessandrino–verso della tradizione francese–
sarebbe ipometro perché al secondo manca una sillaba. Verso successivo–si può pensare che la
cesura spezzi la parentesi, potrebbe essere dopo fiume e sarebbero decasillabo+decasillabo–ma
non ha gli accenti nelle posizioni giuste–endecasillabo ipometro, ma non è nemmeno questo. In
realtà non è chiaro dove questo verso abbia la cesura. Sono versi liberi, non ha senso cercare
uno schema né le misure, non è questo che cerca Campana. L’ultimo verso è un decasillabo, ma
nemmeno vero, sono proprio versi liberi! Anche quando può farli di una misura tradizionale, non lo
fa. Non si può riconoscere un ritmo prefissato. Ma allora è costruita a caso? Ci sono delle
ricorrenze che permettono di scandire il testo?—"c’è” si trova sempre alla fine del verso=epifora,
ma sono rime identiche, altre rime–ardente, languente, languente–rima facile, desinenziale.
Qualche rima c’è, ma sono molto facili. Ma non ritorna solo la rima, ritorna proprio tutta
l’espressione–intero sintagma, specie di ritornello, non è l’unica volta che succede, nel cuore un
suggello ardente–collegato con finale, nella stanza ecc. Tutto fatto per riprese, ripetizioni molto
forti. “C’è” continua a essere ripreso, anche chi è. Il testo è stato costruito con parole come
mattoni–sintagmi o parti intere di verso che ritornano e il testo è una specie di puzzle con questi
pezzi che ritornano. Principio di costruzione di metrica verbale–non è il ritmo che costituisce il
testo, ma la ripetizione di alcuni sintagmi. Scandito in 3 momenti, verso da 1 a 3, da 4 a 7 e da
8 a 11–che finiscono in modo analogo–questa partizione aiuta anche a capire il senso.
Invetriata=vetrata che separa un edificio dall’esterno. Parafrasi=mesce=versare–si dice dei liquidi,
la sera fumosa d’estate riversa dall’alta vetrata chiarori=luci chiare nell’ombra e mi lascia nel cuore
un suggello=sigillo–avere un sigillo nel cuore=il sigillo è una specie di marchio, ha una specie di
marchio dentro il cuore, sera fumosa d’estate=afa, nuvolaglia umida che opprime, la sera afosa
d’estate riversa nell’ombra di cosa? Il poeta sta al chiuso, in una stanza in ombra con in alto una
grande vetrata e dalla vetrata cade della luce che viene da fuori, della sera, ma sarà la luce della
sera? La luce potrebbe venire dai lampioni. Questa luce gli imprime nel cuore un marchio
bruciante, è come se lo colpisse in maniera intensa. Non dice chiaramente il sentimento però.
Perché sente questo? Non c’è niente che lo spieghi. Siamo in ambito di poesia oscura,
razionalmente difficile. Guarda fuori, vede che sul terrazzo sul fiume è accesa una lampada, chi ha
acceso questa lampada alla madonnina del ponte?—riferimento a Marradi dove c'era un ponte
con un’edicola della madonna–chi l’ha accesa, domanda posta con tono ansioso e angosciato–
domande che rivelano qualcosa di lui, c’è un tono di ansia e poi determinazione più forte–nella
stanza c’è un odore di marciume, nella stanza c’è una ferita rossa languente–ci si aspetta che la
ferita sia nel suo cuore, la ferita è metaforica come il suggello e non è nella stanza, ma nel cuore,
progressione, dal suggello nel cuore si passa  a una piaga rossa nella stanza–incremento di
significato ed espansione. Dai primi 3 versi c’è un’espansione perché si precisa la sensazione
emotiva e si passa dal suo mondo interiore allo spazio che lo circonda e poi il tratto disgustoso
della putredine. A questo punto guarda fuori e vede il cielo stellato, le stelle sembrano bottoni di
madreperla. Stelle=bottoni–le stelle non possono sembrare bottoni, è un’immaginazione del
tutto soggettiva–non è una descrizione realistica, ma persino un po’ allucinata, la sera si veste di
velluto=di velluto perché la sera è fumosa, il velluto anche se è nero ha quel vago colore un po’
argentato–velluto indica la bellezza della sera ed essendoci un clima di nebbiosità piò richiamare
la consistenza del velluto, la seta per esempio è lucida e non ha queste caratteristiche. Testo
piuttosto complicato. E tremola la sera fatua=superficiale, inconcludente–immagina la sera come
una donna–personificazione, è anche un po’ misogino, donna elegante e superficiale,
leggera, svagata, tremola perché le stelle tremolano, le stelle hanno una luce intermittente. Nel
cuore della sera c’è sempre una piaga rossa languente–mette il ma perché sembra che sia
qualcosa di piacevole, ma invece qualcosa cambia, riprende l’immagine della piaga che non è più
né nel suo cuore né nella stanza, ma nel cuore della sera. Ulteriore espansione, un allargarsi, si
cresce via via–figura del climax (=in greco scala) testo che ha una logica per quanto oscuro,
progressiva determinazione di quello che lui sente. Di cosa sta parlando? Senso doloroso che
non riguarda solo il soggetto, ma anche il resto che lo circonda, non è depressione, è qualcosa di
più forte, è una sensazione di angoscia. Come se lui registrasse il crescere dell’angoscia che
prima nasce in modo non chiaro, poi sembra che colonizzi lo spazio intorno e tutto il resto. L’altra
cosa è che non c’è nemmeno una motivazione per la nascita di questi sentimenti, la luce perché
dovrebbe lasciargli il suggello ardente–perché le cose che descrive dovrebbero essere così
angosciose? È irrazionale. Il punto più alto di questa angoscia la trova nella bellezza della sera–
emerge l’opposizione–gruppi di versi costruiti secondo la logica di un fatto fisico accostato alla
piacevolezza eppure questa luce non rischiara, ma si oppone a un sentimento di angoscia
montante. Testo che ha una logica, ma rimane profondamente perturbante, niente basta a
placare l’angoscia. Esperienza autobiografica–parla di una madonnina che c’è a Marradi–in più
lui soffre di disturbi psicotici–disagio così violento che nulla al di fuori di lui riesce a placare.
Testo simbolico ed espressionista perché non segue una logica razionale e la rappresentazione
della realtà è violentemente deformata, anche nel senso della sgradevolezza. Odore di marcio–
corrispettivo del suo disagio, testo espressionista e simbolico. Diverso da Ungaretti che è tanto
essenziale e scarnificato quanto Campana ha uno stile più immaginoso.
Altro testo di Campana–Notturno teppista–succede qualcosa di losco. Poesia estremamente
violenta–testo inconsueto–simile a Rimbaud–poesie oscene con immaginario aggressivo–poeta
maledetto, questa poesia va in questa direzione.
Analisi metrica–più regolare–esametro barbaro (6 accenti forti), senario novenario ecc–c’è
anche nel finale una figura ritmica molto sensibile=parole di ritmo uguale, tutte sdrucciole,
ansimano addirittura bisdrucciola. Parole con ritmo ritornante. D’Annunzio amava inanellare
versi sdruccioli, ma il tema di bellezza non c’è. Vede Firenze dal Piazzale Michelangelo. Era un
gorgo di luci e di rumori sordi–da lì uno ne sente i rumori, si allude ad una cosa precisa–ali di
fuoco che sembra avere il tram sono le scintille che i tram producevano perché erano legati con
un filo all'elettricità oppure per il metallo delle rotaie–visione allucinata, ma prende spunto dalla
realtà. Parla di un fiume mostruoso=Arno torpido=un po’ addormentato–scorre lentamente e di un
serpente a squame–perché ha una forma curva come un serpente, le squame per le piccole onde
del fiume con le luci che si riflettono, tutti elementi realistici, ma tutto è trasfigurato con un
immaginario mostruoso, ali di fuoco come un drago, serpente. È la prima volta che si incontra un
oggetto tecnologico della contemporaneità, del progresso, raffigurato come una bestia
mostruosa. 

Lezione 20    9/11 


Difficoltà sintattiche del testo.  Parafrasi–lui sta guardando una sera Firenze dall’alto–Firenze
laggiù in fondo era un vortice di luci e di rumori sordi i lunghi rumori delle ali del tram si
diffondevano (scintille, o rotaie) metamorfosi dell’oggetto tecnologico in una specie di drago–
metamorfosi che avveniva già nell’Inno a satana di Carducci. Primo oggetto tecnologico che
vediamo nelle poesie studiate–spesso è connotato in modo inquietante. Procede il fiume
impetuoso torpido risplendeva come un serpente con le sue squame–similitudine–
Arno=serpente. Da qui in poi è più complicata. Verbo sottinteso, c’erano blabla ed io ero/stavo
blabla–in un circolo non ben delineato/visibile c’erano le inquiete facce beffarde dei ladri ed io ero
tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente. Al centro di questo cerchio composto dai ladri–
doppi lunghi cipressi uguali–sia da una parte che dall’altra–viale alberato, cipresso=albero di
forma allungata, fiaccole spente=lampioni spenti–clima inquietante, anche i cipressi richiamano il
cimitero perché le radici di essi si estendono in lunghezza non in larghezza quindi non intralciano
le tombe. Più aspro–potrebbe essere collegato al cuore, ma sintatticamente è un po’ duro–oppure
amore, più papabile–altra ipotesi=io–pronome, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali tra i lampioni
spenti, io più aspro ai cipressi le siepi=potrebbe essere il secondo termine di paragone, io più
aspro di quanto fossero le siepi ai cipressi (sottintendere un verbo essere)—le siepi sono fatte di
bussi (bossi)—pianta più comune per fare le siepi–aspro perché?—non sono foglie pungenti,
ma tondeggianti, forse aspro va inteso in modo metaforico–sono sgradevoli per i cipressi, ma
perché? È oscuro, forse li soffocano ecc.–io ero più aspro di quanto fosse il premere, lo scuotersi
per il vento dei bussi–perché il suono prodotto dai bussi dovrebbe essere aspro?—bo. Che dal mio
cuore il mio amore–che=potrebbe introdurre un termine di paragone, più aspro che il mio amore
dal mio cuore=complemento di moto da luogo, il mio amore che proveniva dal mio cuore–ma che
vuol dire io più aspro dell’amore che proveniva dal mio cuore? Lui sente in sé un amore che però
non riconosce–ma è strano sia nella sintassi che nel significato, in più ci sono due termini di
paragone uno introdotto dal di e uno dal che–non torna in italiano. Che dal mio cuore, non è una
frase semanticamente conclusa–frammento del verso precedente, ma quello prima aveva una
vaga parvenza di significato, questo è inconcluso, ha tolto il mio amore, che lo faceva stare in
piedi. Verso che non può essere ricondotto alla regolarità sintattica=asintassia, frase asintattica–
per quanti sforzi si facciano, non si riesce a dare un ordine sintattico. Probabile che gli aggettivi
siano riferiti ad io, ma anche così sintatticamente il periodo non regge, lui non vuole che stia in
piedi e si vede perché ripete una parte di verso priva di completezza semantica. L’amore un
ruffiano=l’amore come un ruffiano/l’amore era un ruffiano che intonò e cantò–tutto disposto in
modo disordinato. Amo le vecchie prostitute gonfiate di sperma che cadono come rospi a 4 zampe
sopra la coperta rossa (coltrice per motivi di ritmo) flaccide come mantici. Coperta rossa perché il
rosso richiama il sangue–immagine estremamente violenta. Cadono come i rospi a 4 zampe=sta
designando un rapporto al modo degli animali–immagine profondamente misogina–violenza e
sgradevolezza–rapporto sessuale rappresentato in maniera spiacevole, aspettano che lui salga
addosso a loro, sbuffano e ansimano, ma sono flaccide come mantici, quelli che si alzano e si
abbassano per soffiare sul fuoco–ha una doppia valenza metaforica, serve per attizzare il fuoco–
fuoco come eros carnale brutale, ma anche immagine medioevale che vede le donne come
mantici del demonio. Poesia immediatamente comunicativa per la violenza di immagini, anche se
non si capiscono precisamente alcune espressioni i temi principali emergono aggressivamente–
triplice inimicizia tra il poeta e gli altri esseri umani, inimicizia anche tra lui e l’eros–
eros=passione carnale degradante–si possono trovare immagini del genere in Rimbaud
apprezzato da Campana–per essere italiana è una poesia inconsueta per la rappresentazione del
paesaggio urbano invernale–Firenze diventa una metropoli moderna, e la rappresentazione
dell’amore in maniera volgare ed aggressiva–volutamente trasgressiva–notturno teppista
allude anche al fatto che lui stesso scrive una poesia ambientata di notte in maniera aggressiva e
provocatoria, titolo sia rematico che tematico (incontra i ladri teppisti). 
Altro testo di Campana–tratta da un quaderno, Tre giovani fiorentine camminano. Tono diverso
dalle altre poesie, anche metricamente diversa. Verso 1=endecasillabo, endecasillabo di sesta,
tutti endecasillabi. Potrebbe essere letta come poesia in due quartine, in realtà lui la scrive in
modo continuo. Rime disposte AAB sola e sole=rima imperfetta–cambia solo la vocale finale, poi la
rima sola ritorna, ma c’è un elemento asimmetrico perché quello che doveva essere l’ultimo verso
della quartina è invece il penultimo, militare–rima imperfetta con musicale, verginale–spiazzante
perché è come se fosse lo schema AABA e non AABB come sopra–grande insistenza quasi
ossessiva sulle rime, le rime sono facili, ma le dispone con uno schema che allude alla
simmetria–sembrano quartine AABB con rime baciate, ma poi rompe la simmetria–la rima B è
imperfetta e negli ultimi due versi inverte lo schema–regolarità che a un certo punto viene
spezzata. Parafrasi=la chioma (delle tre ragazze fiorentine) musicale=sonora, produce un suono,
frusciante–non è un’osservazione realistica, non si sente davvero la chioma che fruscia.
Immagine trasfigurata subito. La chioma frusciante si scuoteva al passo delle tre vergini nello
splendore del sole tiepido erano 3 vergini e una sola grazia–hanno tutte e tre la stessa grazia–
sembrano una sola creatura–altro riferimento–codice culturale–tre grazie, 3 dee della divinità
classica–immagine classica trasportata in un clima contemporaneo–portare nella quotidianità
urbana il classicismo è nella poetica del classicismo moderno. Ma si parla di una sola chioma
perché? Sembrano una sola creatura–ma l’immagine risulta perturbante se ci si immaginano 3
corpi, una sola testa–le tre fanciulle sono indistinte, une e trine, 3 creature, ma sembrano una
sola–questo attribuisce loro un carattere spaventoso. Altro elemento–lui dice una cosa che non
può sapere, se sono vergini o no–ma la scena è molto proiettiva, potrebbe essere realistica, ma
viene trasfigurata immediatamente dalla sua soggettività. Insiste sul fatto che ci sia solo una
chioma e questa è crespa e nera–tratto inquietante–nero=negativo, crespo–in italiano letterario
vuol dire ricciuto, ma qui sembra usato in senso contemporaneo–acuisce i tratti perturbanti delle
figure. Camminano in marcia militare–corto circuito tra bellezza seducente e immagine di
aggressione guerresca–riferimento all’eros come battaglia c’è, ma queste fanciulle non hanno
più il tratto aggraziato che si vedeva prima. Marziale significa duro. Sei piedini–nell’immaginario
erotico evoca il feticismo l’attenzione ai piedi–la chioma viene sempre cantata anche se nell’800
assume connotazioni più inquietanti, ma l’insistenza su sei piedi rivela una declinazione perversa
del desiderio e anche una creatura mostruosa. Sei piedini e una sola chioma–creatura
minacciosa. Anche in questa poesia che sembrava più tradizionale, ci sono asimmetrie formali,
dal punto di vista dell’immaginario erotico è sempre molto perturbante, la verginità si accosta a
qualcosa di minaccioso. Riferimenti classici–la chimera, medusa–creatura con capelli minacciosi
era vergine–corto circuito tra immaginario classicheggiante e scenario contemporaneo, ma
immaginario perturbante del femminile–immagine della donna minacciosa e attraente è un po’
quella della femme fatale di Gozzano che aveva, però, un tono più composto.
Testo che condivide delle caratteristiche con Campana: versoliberismo/mistione di principi metrici
eterogenei, logica del discorso frantumata, asintassia, scelta di una poesia oscura mette in
scena collegamenti analogici o temi psichici di disturbo. 
Poesia di Amelia Rosselli–donne poeta sono molto poche in Italia nel ‘900–problema della
presenza delle donne nella cultura–due problemi–presenza di esse (sono meno) e problema della
canonizzazione–i poeti scelti da Mengaldo sono giudicati eccellenti e degni di memoriabilità–scelte
in parte obbligate e altre sue più specifiche (ex. poeti dialettali), ma pochissime donne–chiedersi
quante poetesse vengano accolte nel canone–molte donne scrivono poesie nel 900, ma meno
degli uomini, ancora l’accesso delle donne alla cultura è ostacolato–condizionamento nelle
stesse donne–Pierre Bourdieu l’ha chiamato il Dominio Maschile–aggressività che le donne
subiscono da parte degli uomini, forza sociale per cui i maschi sono avviati verso certe scelte e le
donne verso altre–tendenzialmente di subordinazione–di solito i lavori delle donne sono lavori di
cura. Difficile trovare donne che hanno ruoli alti–la presenza delle donne si restringe man mano
che si sale di grado persino in ruoli che sono considerati eminentemente femminili. Sin da bambine
le donne sono scoraggiate dal prendere certe strade. Altra ipotesi–quando le donne fanno
letteratura, la fanno avendo introiettato un senso di inferiorità che le fa produrre una poesia
minore, la Rosselli si ribella al dominio maschile con l’atto di essere poetessa e fa una poesia
sperimentale, molto alta e tesa che rompe questa idea. Cos’è che le ha consentito questo?
Veniva da una famiglia estremamente colta e in vista–era figlia e nipote di due grandi antifascisti
assassinati a Parigi, famiglia colta e progressista molto importante per la repubblica. La posizione
familiare la tutela e anche la formazione culturale è molto alta–viaggia e ha delle possibilità
culturali superiori alla media. Si può esprimere perché le condizioni sociali glielo consentivano. Per
capirla è essenziale–Campana era malato di mente, viene internato in manicomio e vi muore–
anche lei è stata violentemente colpita da una malattia mentale, ma la relazione tra produzione
artistica e malattia è da chiarire, lei non scrive in un modo perché è matta, ma per delle deliberate
scelte poetiche, anche se la loro storia influenza la poesia. Michel Foucault–saggio dedicato a
Van Gogh che spiega come in lui–artista folle alla fine dell'800–quando lui stava male non
prendeva il pennello in mano–quando c’è la malattia non c’è possibilità di arte, anche la loro
poesia fa i conti con la malattia, ma lucidamente–scelte espressive, no espressione della
malattia di mente. Volontà di Campana e della Rosselli di rompere convenzioni del linguaggio
poetico che pur facendo i conti col loro disagio esistenziale non si spiega con esso. 
Poesia=da un lato affanno nel fare i conti col disagio e al tempo stesso costruzione poetica e
scelta di stile enormemente calcolata e deliberata, poesia senza titolo. Metrica–versi–lei ha
parlato di cubi, lei scriveva con la macchina da scrivere dei versi sul foglio e in essa tutti i
caratteri si equivalgono, scriveva un verso e continuava in modo da non oltrepassare la misura del
primo, componeva quindi un quadrato, ma lei parla di un cubo, c’è una dimensione in più, quella
del tempo–come tempo (musicale, vissuto/trascorso, della lettura) del ritmo, ma anche come
tempo vissuto e anche come tempo che ci vuole per leggerla–aveva studiato musica, scelta
meditata, quasi intellettualistica, si può accostare alla neo avanguardia–ex. Sanguineti va più o
meno in questa direzione–riformulare la metrica. Metrica per l’occhio–non ha più principi sillabici
o accentuativi–modo nuovo di pensare la metrica, anzitutto pensarla visivamente. Con questo
schema interferisce un altro principio di costruzione–poesia fatta di riprese. Espressioni riprese dal
primo verso, come se tutto il testo fosse un puzzle fatto con materiali verbali, incollati a volte in
maniera simmetrica e altre asimmetrica (come nell’Invetriata di Campana–ma qui più sistematico).
2 forze–1 ripetizione e costanza, 2 variazione o ambiguità, le stesse parole ripetute vogliono
dire cose diverse. Parafrasi–tutto il mondo è vedovo–fa supporre che sia morto qualcuno a cui lei è
legata, la sensazione di lutto sembra riguardare tutto il mondo, evidentemente lei era la moglie,
poiché usa la parola vedovo, però lei non si è mai sposata–forse uomo con cui aveva relazione
sentimentale–c’era un uomo–Rocco Scotellaro–poeta che morì e per lei questo fu un trauma
violento. Se tu cammini ancora–lui non può camminare perché è morto–può essere la dimensione
del ricordo o comunque un’altra dimensione allucinatoria, ci si apre a qualcosa di diverso–ci si
sposta nella sua vita interiore, vedovo=privo, privo di senso, se tu che sei morto appari a me
come se tu camminassi ancora. Se lei lo ricorda in qualche modo la sua presenza c’è, se lei
invece lo vede camminare la dimensione è allucinatoria e il mondo è privo di senso. Tutto il
mondo è privato di te/di senso se pur essendo tu morto io immagino che tu stia ancora
camminando. Tutto il mondo è vedovo se è vero–se tu sei morto, allora tutto il mondo è vedovo,
privo di senso/oppure se è vero il mondo. Dice due cose diverse e opposte: Lei immagina che la
realtà è priva di senso perché vede l’uomo morto di fronte a sé, nell’altro caso è privo di
senso se non lo vede più di fronte a sé–la prima esperienza è allucinatoria, le allucinazioni sono
forme deliranti, lei è stata in ospedale psichiatrico e sta parlando di un'esperienza psicotica–
psicosi=perdita del senso della realtà (veder camminare uno che non c’è), ma anche perdita
del senso di sé (pericolo anche per l’io). Probabilmente la forma di psicosi della Rosselli era
schizoparanoide–queste forme si mescolano, anche se lei sembra essere più schizofrenica che
paranoide–aggressività anche nei confronti di se stessi (?). Logica diurna viene spazzata via–
esposizione di un vissuto irrazionale che comporta una frattura nel linguaggio–il linguaggio
dice cose ambigue, si usano le stesse parole per dire cose completamente diverse–lavoro sul
linguaggio poetico che dice cose che il linguaggio ordinario non può dire. Introiezione di schemi
culturali e di una tradizione poetica simbolista molto forte. 

Lezione 21      11/11


Lei non riesce a fare i conti con la morte dell’uomo e lo vede in maniere allucinata. Tutto il mondo è
vero se è vero che tu cammini ancora–tutto il mondo ha senso se è vero che tu sei ancora
presente. Tutto il mondo è vedovo se tu non muori–perché io non faccio i conti con la realtà. Tutto
il mondo è mio se è vero che tu non sei vivo–allora se lui è vivo il mondo non è di lei perché con
lui lei non è padrona della sua vita–rapporto di dipendenza–il rapporto che lei ha con l’uomo è
ambivalente, ci sono elementi positivi e negativi, affezione e ostilità–lei parla del lutto di una
persona dalla quale non riesce a staccarsi veramente–non è solo una poesia d’amore o di lutto.
L’elaborazione del lutto è faticosa perché la relazione non è solo d’amore, ma anche di
dipendenza e quindi c’è una qualche ostilità–elaborare il lutto per Freud è un lavoro psichico che
richiede molte energie–fase di rifiuto, lavoro per accettare il tutto, ma anche conservare
qualcosa della persona, qualcosa di positivo–legame e ostilità con questa persona. Tu sei solo
una lanterna per i miei occhi obliqui–la lanterna rappresenta la luce e quindi una specie di guida,
ma gli occhi di lei sono obliqui–non guardano dritti alla realtà, la guardano di traverso perché
non riescono a fare i conti con essa–dice tutto il mondo è mio se è vero che tu non sei vivo, ma sei
solo qualcosa che mi guida quando io non riesco a guardare la realtà come si deve, ma questa
guida sta dentro la poetessa, non nella realtà–è un tentativo di elaborare il lutto, qualcosa che
è dentro di lei e la può guidare, solo una lanterna, una specie di guida spirituale dentro di sé. Lei
sta attribuendo all’uomo che amava una sorta di accusa–tu mi hai impedito di vedere dalla tua
nascita, però ci si può accecare per diversi motivi, anche per eccesso di luce, quindi potrebbe
essere anche in senso amoroso–sono stata accecata dall’amore che avevo per te–negatività e
positività. Dalla tua nascita–si immagina una relazione quasi tra madre e figlio–pone comunque
una differenza di età perché parla della nascita–o nascita va inteso in senso metaforico (difficile)
oppure lei immagina la relazione con quest’uomo come quella tra una madre e un figlio–una
relazione amorosa può prendere la forma di un rapporto tra madre figlio/padre figlia, cura da
una parte e infantilizzazione dall’altra–relazione para incestuosa. Qui però siamo in una
situazione talmente delicata e strana che si può pensare che la relazione possa essere pensata in
termini di madre e figlio, la parte dominante in questo caso è quella femminile–si trova per la
prima volta il punto di vista di una donna che parla delle sue relazioni amorose assumendo la
parte dominante–non ci sono tante testimonianze in letteratura di come le donne vivono le relazioni
amorose. Le bambine di solito vengono educate con favole con eroi maschili e le donne hanno
quasi sempre un ruolo passivo. L’importanza del nuovo giorno non è che notte per la tua
distanza–il nuovo giorno è trasformato in notte dall’assenza dell’uomo amato. Cieca sono che tu
cammini ancora–io sono cieca perché tu ancora cammini–dice l’opposto, sono accecata ora
perché mi sembra che tu sia vivo–non riesco a vedere le cose come sono. Il mondo è privato di
senso e buio (cieco) se tu cammini ancora aggrappato ai miei occhi celestiali–qui è l’uomo che
è dipendente dalla donna, gli occhi non sono più obliqui, ma celestiali=angelici, legati al cielo
come dimensione paradisiaca, lei esercita sull’uomo una funzione salvifica e lo salva dalla
morte con il ricordo–idea che la poesia con il ricordo salvi dalla morte=idea tradizionale. Il
mondo è cieco se tu cammini bla bla bla–perché il mondo è cieco se lui si aggrappa a lei per
continuare a esistere, gli occhi sono anche quelli con cui guarda il cielo, segni della sua capacità
poetica–se lui cammina aggrappato agli occhi di lei lui non si vuole staccare da lei, non vuole
morire, aggrappato–idea di qualcuno che cerca di sovrastarti, in qualche modo nuoce anche a
lei, ma c’è anche l’idea opposta che lei è l’unica che può tenerlo in vita–ambivalenza–liberarsi
da questa presenza oppressiva, ma anche necessità di salvare qualcosa dell’uomo scomparso in
modo da elaborare il lutto. L’ambivalenza rimane, non c’è una conclusione e la forza del testo è
proprio l’ambivalenza–relazione che non riesce a trovare uno scioglimento, la relazione è tutta
segnata dall’ambivalenza–così è vissuto l’amore da questa donna. Elaborare il lutto e accettare la
realtà così com’è è una cosa molto difficile. La poesia non può sciogliere questa contraddizione
perché secondo la poetessa, la poesia è questa contraddizione, i suoi occhi sono obliqui e
celestiali–vogliono guardare la realtà, ma non riescono a sopportarne il peso e vogliono guardare
anche qualcosa di ulteriore. 
Altra raccolta–Documento–raccolta precedente–serie ospedaliera. Documento–tendenza parlare
di cose che ci sono state. Parafrasi–I fiori vengono in dono e poi si dilatano–i fiori sbocciano,
occupano lo spazio–i fiori lo fanno spandendo il loro profumo–abbiamo un’immagine di vita, i fiori
si aprono e sono arrivati in dono. Una sorveglianza acuta li silenzia–in ospedale sorvegliati da
medici e infermieri–parla di una camera di clinica psichiatrica–silenziare (udito) espandersi
(vista e udito)–sinestesia–la condizione in cui lei sta vivendo le impedisce di godere del dono e
della gioia dei fiori, sorveglianza acuta–pungente, dura, medici e infermieri rappresentati come
nemici–topos frequente nella rappresentazione della medicina psichiatrica-i manicomi erano
come reclusione. Persona malata veniva reclusa o sedata–medici e psichiatri visti come
carcerieri. Lei oppone a questo il non stancarsi mai dei doni=essere legati alla vita contro
l’inimicizia che le viene dimostrata, mai stancarsi del contatto con gli altri esseri umani che gli è
negato. Ma è un montaggio senza punteggiatura che ci ricorda quello che fa Ungaretti. La
Strofa seguente ha un’ambiguità sintattica. Il mondo è un dente strappato non chiedetemi
perché, ma poi la frase continua. Dente strappato–vengono tolti perché sono malati e un dente
che vien strappato è ancora un dente vivo, strappandolo muore, il mondo era malato ed è stato
tolto dal corpo e quindi è morto–il mondo è strappato dalla sua persona stessa–noi
immaginiamo noi stessi come appartenenti al mondo, qui l’immagine è opposta, è il mondo la
parte appartenente, la parte più piccola, il mondo era dentro di lei e le è stato strappato–perché
è stata ricoverata nel manicomio–lei è più grande del mondo perché lei come poetessa contiene
in sé il mondo–c'è anche una rivendicazione di orgoglio–il corpo dà vita al dente, lei dà senso
al mondo. Non chiedetemi perché mi sembra di avere tanti anni perché mi sento talmente stanca
e malata, non so nemmeno io spiegare cosa mi accade. La pioggia è sterile–la pioggia richiama
i fiori–alimentati da essa, invece ora la pioggia è sterile, non riesce a far vivere i fiori, ci
sarebbero elementi che permettono che la vita continui, però non più–la pioggia è sterile, stato
di privazione e distanza dalla vita. Area semantica dei fiori–puntando ai semi distrutti eri
l’unione appassita che cercavo–parla ad un uomo col quale si immagina una relazione
sentimentale che non funzionava, era appassita, ma lei la cercava, quindi lei era connivente
con questa relazione che non funzionava. Puntando ai semi distrutti–i semi rappresentano la
nascita di qualcosa, invece erano distrutti–lui sapeva che da quell’amore non sarebbe nato
niente, e lei stessa sapeva che questa unione era appassita. Rubare il cuore d’un altro per poi
servirsene–relazione malata, qualcuno avrebbe usato la vita dell’altro–problema sintattico–c'è
l’infinito–modo indefinito, ma chi è il soggetto? Questo dubbio non si può sciogliere, dal punto di
vista del senso si può distinguere–è un’accusa rivolta a entrambi–riconosce che in questa
relazione ciascuno cercava di rubare all’altro il cuore per poi servirsene, ma non ci sono riusciti. La
speranza è un danno definitivo–richiama il non stancarsi mai dei doni e i semi che sono
un’immagine di vita futura–non devo avere speranza–dice una cosa e poi l’opposto, si
contraddice–tu puntavi su semi distrutti e allora non occorre sperare, ma la speranza è un danno
definitivo, perché è più un’illusione che altro, la speranza in un amore–meglio smettere di
sperare perché si continua a farci del male ed è qualcosa che potrebbe nuocerci per sempre. Le
monete risuonano crude nel marmo della mano–marmo in senso metaforico freddezza e il
candore della mano, ma anche la durezza. Monete messe nella mano–gesto di elemosina, gesto
di amore, affetto e carità–gesto d’amore che però non funziona perché le monete risuonano
crude nel marmo della mano dura e fredda. I gesti di carità non hanno più efficacia–come delle
monete in una mano fredda e dura che non esprimono umanità. Convincevo il mostro ad
appartarsi–mostro=malattia mentale stessa, le stanze pulite di un albergo immaginario in questo
senso sarebbero quelle dell’ospedale psichiatrico–pulite perché l’ambiente è igienico–
l’albergo è immaginario perché non è un vero luogo dove il mostro si possa appartare, è
sognato, ma non funziona, lei sperava che facendosi ricoverare potesse guarire. V’erano nei
boschi piccole vipere imbalsamate–le vipere sono connotate negativamente–pericolo–
opposizione per il fatto che il pericolo permane anche se lei cercava di curarsi, non ce la faceva a
curarsi. Nei boschi piccole vipere imbalsamate–sognare piccoli animali–sognare parti istintive
di se stessi–il bosco potrebbe essere la sua psiche–luogo oscuro pieno di pericoli (vipere),
imbalsamate=quindi non vive, vengono rese innocue, vipere imbalsamate–pericoli tenuti a bada,
stordite dai farmaci, però c’erano–da qualche parte cova una malattia–mummificazione perché
tenere a bada e non rendere eterne? Si può anche pensare che i problemi rimangono lì in eterno
anche se inattivi, però in quel momento essendo imbalsamate non sono in grado di nuocere. Mi
truccai a prete della poesia–la poesia quindi è sacra e lei diventa una specie di sacerdotessa–vi
cerca una risposta ai problemi dell’esistenza, ma non trova salvezza in questo perché si trucca da
prete–dice di aver cercato una via di salvezza nella poesia, ma non la trova, in più la posizione
non è reale, perché non è nemmeno una sacerdotessa, ma un prete–ho cercato una risposta, ma
non l’ho trovata perché era morta alla vita–la uccide la malattia stessa, o il fatto che sia lì
rinchiusa. Le viscere che si perdono in un tafferuglio=uno scontro–le lotte della vita, le viscere
si perdono in esso–la parte più profonda della sua identità non riesce a sostenere le lotte della
vita. Ne muori spazzato via dalla scienza–ne=riferito alle viscere che si perdono nel tafferuglio/il
tafferuglio–spazzato via dalla scienza=la medicina che stanno usando per curarla–lei allora è
morta alla vita sia per la sua malattia che per le cure che subisce. Il mondo è sottile e piano–le
cure che sta subendo hanno prodotto un effetto di assottigliamento del mondo e di appianarlo,
schiacciarlo–non vive più una vita reale, ma diminuita. Pochi elefanti vi girano ottusi–elefanti
ottusi producono un effetto di distruzione–dice pochi elefanti, ma forse perché tanto è stordita
che anche le difficoltà si riducono a poco–comunque è un’immagine misteriosa e onirica, a
meno che non alluda al fatto che nella stanza avesse un elefantino portafortuna. Immagine
ambigua di una vita che non è più ricca e piena di cose, ma che si è assottigliata. Prende inoltre
animali che hanno qualcosa di esotico e minaccioso. Versi liberi, non ci sono rime, le strofe
sono libere e il linguaggio è tutto dell’uso comune, ma poesia intensamente lirica perché anche le
parole più comuni sono completamente trasfigurate. Lei arriva a una poesia così intensa anzitutto
per effetto sintattico–sintassi priva di legami+metaforizzazione=parole non hanno il loro
significato letterale, effetto di accostamento di alcune parole e uso di parole con un significato che
non sarebbe il loro significato reale–materiali che sembrano molto poveri, ma danno vita a una
poesia intensa–riesce a dire molte cose, ma non sono di ordine razionale–poesia oscura e
difficile da decifrare, ma per questo è estremamente comunicativa. 

Lezione 22    16/11


Principi della metrica italiana sono sillabico-accentuativi. Sistema che verso la metà dell’800
entra in crisi. Verso-liberismo da una parte e tentativo di metrica barbara–portare nella metrica
italiana i principi della metrica latina e greca dove quello che conta è la quantità delle sillabe che
in italiano non viene distinta–allora si decide di far corrispondere alle sillabe lunghe dei piedi
latini una sillaba accentata–ex esametro=6 accenti forti–ma è troppo libero allora Carducci
usa un verso doppio costituito per lo più da ottonari e novenari in modo tale da costruire un
verso con 6 accenti forti. Ci sono diversi metri barbari. Barbaro perché rifà la metrica classica in
una metrica italiana che non segue quei principi–trasferire l’idea che il verso sia costituito da un
certo numero di accenti e non di sillabe. Rispondere alla crisi della metrica tradizionale in questo
modo. 
Poeti diversi da Amelia Rosselli–Umberto Saba–testo=Eros: regime di metrica tradizionale.
Riferimento psicoanalitico nel titolo, non è un testo propriamente autobiografico, non è
immediatamente l’io poetico il protagonista della vicenda. Metro=1 endecasillabo, endecasillabo
ecc. tranne l’ultimo=settenario. Rime–leggera altera guerriera, assonanze e consonanze, rima
identica=severi. Rime vere e proprie solo alla fine–retaggio della canzone libera leopardiana. 
Parafrasi=siamo in un cinema e tra una proiezione e l’altra venivano fatti dei piccoli numeri, sul
palco una donna dopo la trasmissione del film fa il suo numero, applausi verso di lei ripetuti a
presa in giro (non è una gran ballerina), in piedi in un angolo del loggione (posti più economici), un
ragazzino mezzo spinto al di fuori la guarda con occhi severi che ogni tanto abbassa. È attrazione
è disgusto o entrambi? Chi può dirlo? forse lui pensa a sua madre e si chiede se questo possa
essere chiamato amore, le paillette lo abbagliano con il gioco vario delle luci e non rivolge più gli
occhi, li ha chiusi e ascolta la musica leggera e da trivio–incontro di tre strade,
triviale=volgare–perché sulla strada ci stanno le prostitute–i trivi hanno la fama di cattivi posti.
Si parla di una donna volgare che ispira fascino e disgusto–quindi c’entra–lui ascolta questa
musica anche a me (poeta) a volte cara–diventata nella sua anima fiera una marcia altera. Tipica
poesia di Saba–ha una griglia metrica rigorosa e classica–endecasillabi sciolti tranne la fine, il
lessico mescola parole contemporanee (cine, numero, loggione, palcoscenico, lustrini) con una
compostezza classicheggiante che viene più dalla disposizione delle parole che non dal
lessico, scena molto verisimile. Situazione iniziale–ballerina sul palco ragazzo in alto sul loggione
che la guarda e lui che guarda il ragazzo e la ragazza–poeta è come un osservatore,
protagonista=ragazzo, clima iniziale di discredito sulla ballerina, poi viene presentato il ragazzo
come un giovanetto–adolescente–proteso per guardare meglio a guarda con occhi severi–
perché la guarda con una certa censura, il pubblico la schernisce e lui la giudica male–un po’
corrucciato–prova sentimenti opposti, fascino e disgusto, o una mescolanza di
essi=ambivalenza–si oscilla tra due pulsioni opposte che non prevalgono mai l’una sull’altra,
fascino e disgusto rimandano alla sfera della sessualità (titolo porta su questa direzione)--non si
capisce perché fascino e disgusto, poeta non sa spiegare cosa avvenga in lui, ma propone che
forse pensi a sua madre–non capisce quale sia la natura della sua attrazione per la ballerina, si
chiede se questa sia l’attrazione fisica, l’amore, ma perché pensa alla madre–Saba era un
conoscitore di Freud e si sottopone a una terapia psicanalitica con Edoardo Weiss–uno dei
primi a introdurre Freud in Italia–connazionale di Freud–complesso edipico–per Freud gli esseri
umani sono spinti dalla libido–forza istintuale che ispira la sessualità, ma in forme diverse a
seconda dell’età–prima cosa quando si prende il latte dal seno materno–piacere legato alla
fisicità e sessualità–fase anale, bimbo controlla lo sfintere e poi attività genitale–piacere sessuale
finalizzato alla riproduzione. Per il bimbo la madre non è solo quella che gli permette di esistere e
gli dà un’identità, ma anche un corpo da cui trae piacere–attaccamento del bambino per la madre
fa sì che il bimbo veda nel padre un rivale–se questo non si scioglie allora si fissa in un
complesso–groviglio di pulsioni e sentimenti che bloccano il soggetto–il bambino però dovrebbe
spostare la sua attenzione dalla madre a un’altra donna, padre non è più un rivale, ma un
modello positivo per conquistare una donna. Modello positivo anche perché gli impedisce di
toccare la madre sessualmente–il padre ha castrato il desiderio del figlio e anche per questo
diventa un modello positivo–rappresenta una serie di norme che il figlio deve rispettare–modello
del super io–insieme delle norme e dei divieti che il soggetto introietta–costitutive della nostra
identità–norme sociali e culturali. Super io deve regolamentare una serie di pulsioni profonde che
hanno luogo nell’inconscio (inconsapevole)—l’es è anarchico come un bambino, ma il super io lo
blocca–conflitto tra queste due forze, in mezzo c’è un’altra zona psichica che cerca di portare un
equilibrio–io/ego–modo nuovo di vedere l’individuo. Ragazzo allora pensa alla madre perché per
lui il primo esempio di donna attraente è stata la madre, ma non prova solo fascino, anche
disgusto–sempre collegato alla madre perché non dovrebbe provare fascino dato che è la
madre, non può desiderare una donna che gli ricorda la madre–allontanare questo desiderio, ma
anche gli viene in mente la madre perché lei gli direbbe “ma è questo l’amore?” la madre
disapproverebbe–funzione di censura esercitata dalla madre–non puoi desiderare questa donna–
istanza psichica che censura le funzioni è il super io e di solito è il padre, ma qui sembra essere la
madre–interpretazione di Saba–lui ebbe una madre ebrea e padre cattolico che lo abbandonò
prima che nascesse, la madre era molto severa e dura–nel suo immaginario la figura della madre
si sdoppia–figura dura della legge (di solito paterna) e figura accogliente e benevola=balia, da
una parte figura di cura e dedizione, se Saba deve immaginare una figura materna come la vuole
Freud, quella per lui è la balia, invece le parti del super io le attribuisce alla madre biologica. Effetti
sull’individuo di queste due immagini femminili–dolore, lui ha una nevrosi piuttosto grave e
confusione sessuale–lui era bisessuale–romanzo autobiografico–Ernesto ne parla. Da questa
nevrosi Saba è spinto verso la psicoanalisi ed è uno dei primi a capirla. Madre rappresenta una
struttura di legge e castrazione–ma è pur sempre l’elemento sul quale si apprende la sessualità.
Gran corpo di lei–della ballerina–corpo grande e accogliente è quello della madre–per il
ragazzo perturbante il corpo della ballerina richiama l’esperienza infantile–i lustrini sul gran corpo
di lei col gioco delle luci lo abbagliano=accecano per eccesso di luce, richiama il mito edipico
perché quando Edipo scopre che l’uomo che ha ucciso è il padre e la donna sposata è la madre,
lui si acceca, simbolicamente accecarsi significa castrarsi–visto che ha peccato nella sessualità
mi punisco in un ordine che richiama la sessualità. Ragazzo punisce se stesso perché sente di
osare troppo–senso di colpa perché attratto dalla ragazza. Cerca di allontanare da se stesso la
seduzione non guarda più la ragazza, ma non ha smesso di desiderarla, ascolta la
musichetta triviale, leggera e questa musica è diventata per lui una marcia guerriera–sia parla
della guerra tra es e super io e tra la ballerina e la madre (desiderio sessuale e super io)—lui
combatte con la ballerina perché è attratto ma la respinge e con la madre perché ubbidisce al
divieto, ma continua a essere attratto–idea freudiana che l’identità sia fatta di conflitti. Poesia
freudiana–ragazzo cerca di superare la fase edipica e di superare l’antico desiderio della madre
e desiderare un’altra donna, ma è freudiana anche perché dà l’idea freudiana dell’individuo.
Anche al poeta la musichetta da trivio talvolta è cara–ci fa capire la relazione tra il poeta e il
ragazzo–simpatia e rispecchiamento in esso–forte proiezione in lui, ma in modo teatrale perché
l’io riversa la propria emotività sul giovinetto, ma Saba non è ora come è il ragazzino, ma vi
rivede il se stesso di un tempo. Come se assolvesse una funzione paterna verso il ragazzino,
come se volesse risarcire se stesso dall’assenza del padre che ha vissuto da ragazzino. Saba
cerca di curare il se stesso ragazzino. Lui non ha avuto un padre ed è come se cercasse di
essere il padre di se stesso. Questo accade nella psicanalisi–uno si prende cura di se stesso.
In questa poesia è come se Saba raccontasse il suo tentativo di uscire dalla nevrosi. Tentativo
di curare se stesso–tentativo che Saba esplicitamente attribuisce alla poesia. Poesia deve essere
onesta e curare i traumi del passato. Lui cerca di essere paterno con se stesso e curare le ferite
del suo passato. 
Altro testo di Sandro Penna–influenzato da Saba, non ha interessi però psicoanalitici, ma mette al
centro scenari quotidiani ed è esclusivamente un poeta amoroso–unico tema della sua
poesia=desiderio–in forme così chiare e popolari che ha qualcosa di molto scabroso nell'Italia
fascista in cui nasce. Versi=endecasillabo di sesta, endecasillabo, endecasillabo, tutti e 3 di sesta,
endecasillabo di 4, parte da un endecasillabo classico, ma poi mette qualcosa che rompe
quest’equilibrio–idea molto cantabile e canonica della metrica, ma ogni tanto ha strane
deviazioni. Molti enjambement–usa un verso canonico, ma spezza costantemente il ritmo. In più
è come se spezzasse i versi mettendo pause forti ed è come se ci fosse la metrica del verso e
quella sintattica che però non coincide–anafora messa alla fine del verso. Endecasillabo
spezzato in una misura incompleta. Metrica regolare spezzata con tensioni continue–frase non
coincide con verso. Lessico=semplice–parole comuni. Poesia né oscura né difficile.
Estremamente piana. Spessore della poesia è nel piano non della parafrasi–come in Saba è
una poesia cantabile con lessico semplice di ambientazione realistica quotidiana nelle forme
della tradizione, ma fino a un certo punto–strofe di 5 versi non comuni. Parafrasi=che cos’è la
vita la vita è ricordarsi del risveglio triste in un treno all’alba–metafora protratta–poesia con
andamento allegorico. Metafora dichiarata–le immagini che cita le cita per spiegare cosa sia la
vita, non è complicato o oscuro. Aver visto la luce incerta che viene da fuori e aver sentito nel
corpo rotto–perché stato scomodo, ha dormito seduto in treno. La malinconia vergine aspra
dell’aria pungente–è come se sentisse il rimpianto, desiderio che non può appagare dell’aria fresca
di fuori perché lui è chiuso nello scompartimento–vergine e aspra si riferiscono a malinconia, ma è
l’aria a essere aspra e vergine–ipallage parte del discorso riferita a qualcosa grammaticalmente,
ma logicamente a qualcos’altro. L’aria lì è viziata e lui avrebbe bisogno di respirare aria pura.
Aspirazione frustrata a una condizione migliore–desiderio che non si riesce a soddisfare.
Come se uno fosse privato della vera vita, in più tutto questo è un ricordo–duplice privazione
della vita. Però è ancora più dolce ricordarsi improvvisamente una liberazione–si sveglia e vede
vicino a sé un giovane marinaio–vestito di bianco e azzurro che richiamano il cielo e il mare–la
divisa richiama il paesaggio di fuori il mare fresco di colore–sinestesia. Dà l’idea del carattere
rigenerante del mare–collegamento tra marinaio e mondo di fuori, come se il marinaio con la
divisa bianco azzurra fosse un emissario del mondo fuori lo scompartimento. Il poeta per il
marinaio prova qualcosa per il marinaio–Penna è omosessuale e dà voce a un desiderio
omosessuale–siamo nell’Italia fascista e non si può fare esplicitamente–desiderio erotico. Per lui
il marinaio rappresenta le forze della natura. Lui patisce un senso di esclusione perché il
desiderio che prova non è socialmente consentito. Si limita a guardare il marinaio e il suo
desiderio non è soddisfatto–senso di piacere che prova è puramente contemplativo. Desiderio
frustrato di vitalità–non può essere soddisfatto. Apparentemente poesia piana e con
immaginario convenzionale–paesaggio ridotto ai minimi termini e viaggio in treno è un
topos. Ma in questa semplicità (anche se molto calcolata) c’è qualcosa di completamente
estraneo, primo poeta esplicitamente omosessuale della poetica italiana–in un modo occulto
perché c’è il fascismo e perché l’allusione e l’autocensura sono propellenti al desiderio, ma non
lo stroncano. 
Altro testo di Penna–Il mare è tutto azzurro–4 versi semplici, talmente elementari quasi
scandalosi, ma lui ci mette qualcosa di inconsueto. Versi=settenari–verso da cantare, settenari
molto scanditi e poesia di musicalità molto accusata. Primi due versi sono elementari e uno il
calco dell’altro–parole ovvie e banali–simmetria interrotta con un verso con un violento
enjambement–riprende questo è tutto calmo alla fine. Poesia con un’economia estrema di mezzi
stilistici e lessicali. Rime=calmo identica, azzurro urlo rima imperfetta–rime difficili allude a un tipo
di rima che in Dante c’è ed è difficilissima–dialettica di semplicità, ma arte nascosta. Relazione
tra azzurro e calmo, ma urlo di gioia–antitesi violenta–pace serenità ovvietà e poi gioia che è un
urlo–elemento di tensione logica semantica e metrica molto forte. Qualcosa di inatteso–urlo di
gioia da dove viene? Bo. paragone con altra poesia di Saba–da L’amorosa spina–Guarda là
quella vezzosa–smorfiosetta, ragazza che finge di fare la ritrosa–costruita su due versi uno la
variazione dell’altra. Versi=tutti ottonari–costruiti in modo parallelistico e rima difficile spalle scialle.
Stessa struttura di Penna–prossimità di Penna a Saba è evidente–tipo una riscrittura di Saba, ma
quella di Penna è ancora più semplice–in Saba gli aggettivi non sono così ovvi, in Penna c’è un
oltranzismo della semplicità–poesia è ancora più elementare–poeta manierista, arriva alla
semplicità per un di più di arte–si ostina a essere il più semplice possibile, partendo da Saba. 

Lezione 23    17/11


Poesie di Penna–linguaggio depurato con metrica regolare, ma introduce elementi di tensione–nel
metro si rompe con enjambement o rime non banali, temi–scabrosi=desiderio omosessuale. 
Altro testo–è l’ora in cui si baciano i marmocchi–problema sintattico–ora in cui i ragazzini
assonnati vengono baciati sui caldi ginocchi–marmocchio=registro del parlato, parola marcata,
non neutra–produce una rima difficile in occhi. Ultimo verso è in rima (al mezzo) con inutilmente. 1
verso=endecasillabo, tutti endecasillabi–regolarità metrica. É sera–lui è fuori, guarda dentro le
case e vede che c’è una scena di intimità domestica–caldi ginocchi dei genitori–manca però il
verbo, si può sottintendere un verbo come camminare, andare. Lui è in strada cammina e alzando
lo sguardo vede nelle case questo rito di intimità–esclusione fisica perché lui è per strada e
anche affettiva, perché lui è escluso da questa scena di affetto. Coi miei occhi
inutilmente=perché non può fare niente per essere incluso in questa scena–senso di esclusione,
loro si vogliono bene, lui non è ammesso in questa intimità familiare, c’è qualcosa di strano in
questo inutilmente–uno non se lo aspetterebbe–cammino inutilmente–vado senza nessuno
scopo–lui si designa come un mostro da niente perché è diverso da queste persone–lui in
quanto omosessuale, non può avere figli e essere in questo clima familiare–quando dice mostro è
perché lui è giudicato come un mostro–mostro da niente=innocuo–non è veramente un mostro,
non è in grado di nuocere–allo stesso tempo si scagiona da questo giudizio. Emerge il desiderio
omosessuale, anche se qui non è suscitato da nulla, a meno che non si pensi che lui vaghi per le
strade di sera alla ricerca di incontri sessuali–Pasolini scrive una poesia in cui fa questo. Allude
all’omosessualità–guarda l’affetto domestico che non lo potrà mai coinvolgere. Aspetto
ambiguo–guardando la scena l’occhio di lui cade sui ginocchi–vaga connotazione di qualcosa di
più fisico–scena resa un po’ ambigua–ma lui comunque non ha fantasie pedofile, per penna gli
oggetti del desiderio sono giovani, ma mai bambini–nelle poesie di Pasolini emerge l’attrazione
per ragazzi minorenni. Scena in cui c’è, però, questa connotazione fisica, ma non giustifica
un’interpretazione sopra le righe–mostro da niente=condizione non nociva, non provoca pericolo.
Designazione di mostro è molto forte per la condanna sociale. Tema=esclusione collegata
all’identità omosessuale del poeta. Tema più generale=difficoltà di scrivere poesia d'amore nel
900–perché questo tema è quasi consumato, per troppi secoli si è fatta poesia d’amore–i modi che
i poeti del 900 hanno sono molti–ex. portare nella tradizione lirica l’eros in senso fisico, oppure
portare un amore trasgressivo o non socialmente consentito, oppure trasfigurare l'amore
facendone un’allegoria–metodo antico–da Dante si parla d’amore per parlare anche di altro. Su
questa strada si mette anche Montale. Penna introduce un amore proibito–omosessuale.
Montale parla d’amore, ma anche di qualcos'altro–testo–Cigola la carrucola del pozzo–la
carrucola del pozzo cigola, l’acqua sale alla luce, la luce si riflette nell’acqua e acqua e luce si
confondono. Trema un ricordo nel secchio pieno d’acqua–ricordi stanno nella testa, non dentro i
secchi–ricordo=immagine che gli ricorda qualcosa. Trema=tremolio dell’acqua che fa tremare
l’immagine–ricordo non è ben saldo nella sua memoria–incerto. Nel puro=perfettamente
circolare–centro del secchio, un’immagine ride=sorride come nel linguaggio letterario della
tradizione. Evanescente=che sta per scomparire, ma se io guardo l’acqua dovrei vedere me
stesso (mito di Narciso che si accosta per baciarsi, ma cade in acqua e affoga)—lui non vede se
stesso, ma un’altra persona–dice che sia un ricordo. Immagine sorride e ha labbra evanescenti–si
può immaginare che sia una donna che ha conosciuto e forse amato–usa labbri e non labbra per
una scelta di registro–stile più aulico. Passato che si deforma–immagine che ha detto essere un
ricordo si deforma letteralmente perché nell’acqua mentre lui si accosta l’immagine si
scompone–metaforicamente vuol dire che lui questa figura non la riconosce più bene–il passato
si fa sempre più lontano, appartiene ad un altro–un ricordo non può però appartenere ad un altro–
l’identità non si fonda sul corpo, ma proprio sui ricordi. Legame tra identità e memoria–ma lui
sperimenta una condizione in cui gli sembra che i suoi ricordi non siano suoi. Gli sembra
un’immagine estranea–ahimè perché il secchio ritorna nel fondo. Ti=riferito a visione che è un
vocativo–restituisce all’atro=aggettivo latineggiante–nero cupo buio. Una distanza ormai ci
divide. Tira su l’acqua guarda nel secchio e invece di vedere se stesso vede un’immagine
femminile, si avvicina per baciarla ma l’immagine si deforma e ripiomba nel pozzo e scopare per
sempre–lui la sente perduta. 
Che esperienza descrive? Epifania–lui non insiste sul fatto che quest’immagine venga dalla sua
testa, fisicamente viene dal pozzo e ritorna in esso, pozzo buio, richiama un clima mortuario, è
come una specie di spettro, fantasma. Negli Ossi di seppia c’è una creatura femminile–
Arletta/Annetta–donna amata in passato che muore in gioventù e qui ricompare come uno
spettro–cosa non del tutto certa–lui parla di questa figura femminile negli Ossi e qui sembra che ci
siano tutti i tratti. In più, lui in un’altra poesia la definisce il mio specchio, infatti vede lei dove
dovrebbe vedere se stesso–se lui si rispecchia in lei questa donna può essere vista come una
figura di rispecchiamento–può essere visto come un amore fondato sulla somiglianza–sembra
un amore simbiotico e viene richiamato anche il mito di Narciso–amore dettato dalla
identificazione che non rende l’identità del poeta più forte–si rispecchia in uno spettro e vede in lei
un’immagine di sé precisamente per questo–immagine è indebolita–negli Ossi il tema dell’identità
incompiuta del poeta è ricorrente–collegare questo testo ad altri della stessa raccolta–temi
ricorrenti–debolezza dell’identità, tema che appare in modo esplicito quando dice che il ricordo
appartiene a un altro–senso di estraniazione di sé. Non si tratta di un amore propulsivo è solo
nel ricordo e segnato dalla morte, dell'incompiutezza dell’io–nell’Amica di nonna Speranza il
tema era lo stesso–amore che indebolisce l’identità. Epifania–sensazione fisica che suscita un
ricordo che dovrebbe aprire ad una dimensione totalizzante–esperienza fisica=vista–acqua che
si fonde con la luce–è una cosa inattesa e forte, che scuote. Spesso legata al passato.
Sensazione anche legata all’udito–cigolare della carrucola–suono sinistro che preannuncia il
tema della morte–le due sensazioni fisiche in realtà pongono un’ambiguità. Epifania che non si
realizza, non c’è la rivelazione–l’immagine scompare e viene risucchiata dalla morte–epifania
mancata–qualcosa che sembra stia per accadere, ma non accade–anche nei Limoni–sembra che
debba vedere qualche divinità, ma non la vede. Presenza femminile, non è la donna angelo che
porta un messaggio di salvezza. Qui è una figura simile a lui–di gemellarità nella mancanza–tutto
sembra preannunciare l’epifania che non si compie e questa presenza scompare. Ossi di seppia
sono una specie di romanzo di identità fallito–ricerca che non riesce a compiersi veramente. 
Altro testo–Montale costruisce una specie di alter ego in cui questi temi ritornano–in questa
raccolta il tema amoroso è rivisto alla luce del tema della definizione di sé e della propria
identità.
Arsenio–Montale si chiamava Eugenio–Arsenio–ars=arte–lui è un poeta–tema anche dell'arsura
del paesaggio ligure, alcuni vi hanno visto le prime lettere del nome di Arletta, in realtà lei si
chiamava Annetta degli Uberti–lui si infatua di lei, ma questo amore non va in porto perché lei era
lì solo in vacanza–lui la rappresenta sempre come morta anche se non lo era, la trasfigura
attraverso uno schema poetico mitico. Arsenio sta passeggiando sul lungo mare all'orizzonte
arriva una tempesta, poeta lo esorta a camminare verso il mare–piedi scricchiolano sulla ghiaia–
andare incontro sperando che succeda qualcosa di prodigioso, ma non accade–immagina una
presenza accanto a sé, ma non basta per dare un senso alla propria vita. Tantissimi versi
sdruccioli–scelta stilistica deliberata–endecasillabi raffinati. Poesia difficile–lessico non
ovvio, diverso da Penna, metricamente e sintatticamente complesso. Stile con parole sia
comuni sia molto rare–parole tecniche e impoetiche, gergali e poi parole del tutto letterarie–
effetto di stile alto–tono piuttosto sostenuto–lui trascina verso l’alto anche parole di uso comune–
Saba fa una cosa analoga, ma lui non è così sostenuto come Montale che è più alto e difficile.
Maestro=Dante, da lui prende l’idea di poesia plurilinguistica–fondere il tutto. I turbini di vento
sollevano la polvere e la sollevano sugli spiazzi dove i cavalli che hanno un cappuccio annusano la
terra–si mettono ai cavalli dei cappucci per farli riposare. Siamo in Liguria in una località
turistica–Fermi davanti ecc. Sul lungomare tu Arsenio stai scendendo–dai colli per arrivare in
spiaggia, in questa giornata a tratti piovorna–minaccia pioggia–aggettivo letterario raro,
dannunziano e a tratti soleggiata, in cui sembra che a sconvolgerne le ore uguali strette come nella
trama di un tessuto, pare che scatti un ritornello di castagnette–strette in trama=idea di un tempo
compatto e chiuso come una rete stretta e anche tutto uguale–idea monotona della vita
umana, ma anche come se fosse una prigione–realtà come una rete che ci stringe, tempo come
prigione e lui cerca qualcosa che scappi per sconvolgere il tempo tutto uguale–aspetta
un’epifania, questo segno epifanico c’è perché sembra che stia scattando un ritornello di
castagnette–fa pensare che si tratti di musica–nacchere=castagnette, c’è infatti un’orchestrina
di zingari–ma castagnette può voler dire anche petardi–allude comunque a un suono fragoroso e
secco–potrebbe essere un tuono–due interpretazioni che si confondono perché la stessa
immagine vale per entrambi. Questo suono sembra qualcosa che rompa la vita nella sua
monotonia e schiuda un nuovo orizzonte–è il segno di un’altra orbita=come se provenisse da un
altro pianeta–è il segno di un’altra vita, diversa, più piena. Discendi all’orizzonte ecc.–tromba di
piombo=soggetto, ha il colore del piombo, una tromba marina, discendi verso l’orizzonte che è
sovrastato da una tromba marina–gli dice di andare incontro al temporale–come se ci fosse la
ricerca di qualcosa che lo scuota da una vita inerte. Alta sui flutti del mare, più vagabonda dello
stesso mare. Nembo=nuvola carica di pioggia, salso=salmastro, nuvola tempestosa e salmastra e
vorticante, salsa perché il vortice ha risucchiato l’acqua marina–designazione molto onirica, ma
precisa. Soffiata verso le nuvole dell’elemento ribelle=vento. Vento fa agitare la tromba d’aria. Fai
in modo tale che il passo ti scricchioli sulla ghiaia–lui scende sul pietriccio della spiaggia. E il
groviglio delle alghe ti faccia inciampare–cercare un contatto fisico con questo mondo naturale.
Questo è forse quel momento che tu attendi da molto e che ti salvi da una morte (spirituale),
dall’andare avanti in una dimensione in cui non sei libero. Ossimoro–immoto andare, credi di
andare avanti, ma in realtà sei sempre fermo–delirio di immobilità, anello di una catena–tutto
questo si riferisce al viaggio, viaggio costretto, è un procedere immobile ed è come se fosse un
delirio, un affanno. A questo punto deve guardarsi indietro e ascoltare tra le palme cosa? Suono
dell’orchestrina allude al suono della pioggia–ascolta tra le palme il getto tremulo dei violini
sovrastato quando il tuono rotola, romba con il fremere di lamiera percossa–se si mette a suonare
il tuono è più forte del getto dei violini. Lamiera percossa–confonde natura con cultura–a teatro
si emette con la lamiera percossa questo suono che sembra un tuono–mescola suoni artificiali
con suoni naturali. La tempesta è gradevole quando c’è il caldo torrido dell’estate–temporale a
cui si invita ad avvicinarsi è un momento di rigenerazione–la tempesta inoltre sembra qualcosa
che lo possa scuotere. La tempesta è gradevole quando splende l’astro della canicola—estate e
quando la sera vicina sembra lontana–le giornate sono più lunghe. Se il fulmine la incide–la sera–
si staglia nel cielo della sera, il fulmine si dirama come un albero prezioso–il fulmine sembra
espandersi con le sue diramazioni, come un albero d’oro, nella luce che diventa rosa–tramonto. E
il tamburo degli zingari è un rombo silenzioso=non si sente quasi perché è sovrastato dal suono
del temporale–scendi nel buio che cala della notte e trasformerebbe il mezzogiorno in una notte
fatta di globi accesi che dondolano in riva al mare–lampade di carta che oscillano vorticosamente
per il vento, dove una grande penombra, il buio copre tutto il paesaggio e dalle lampade brilla
l’acetilene–combustibile per far accendere le luci delle imbarcazioni, finché non inizia a piovere con
violenza–il suolo che si abbevera fuma–per la violenza delle gocce che si vaporizzano o che
alzano la polvere, tutto intorno a te ti scuote, per il vento furibondo, i tendoni sbattono, ecc. le
lanterne di carta si afflosciano e cadono giù sul selciato. Temporale=qualcosa di terribile che
scuote la vita e annuncia un mutamento quasi cosmico–allegoria, e qui sembra che Arsenio
possa trovare qualcosa che gli faccia riscoprire la vita. 

Lezione 24      18/11


Montale–tema amore collegato ad altri temi–Cigola la carrucola del pozzo. Arsenio–poesia più
ambiziosa–Montale si rivolge al proprio alter ego.
Il temporale scoppia, inizia a piovere e le lampade di carta cadono a terra e si afflosciano. Così tu
smarrito tra i vimini e le stuoie grondanti di pioggia–stuoie per stendersi sulla spiaggia o per
riparare con l’ombra le finestre degli alberghi, di vimini si fanno anche le sedie e i tavolini–
grondanti, e tu sei come un giunco–pianta flessibile, che trascina con sé le radici viscide che non
è mai riuscito a strappare (da svellere). È una persona con una certa debolezza (nel purgatorio il
giunco è emblema di umiltà)—non è una persona di carattere forte, ma l’immagine di queste
radici mai strappate può essere il fatto che lui è sempre rimasto attaccato alle sue origini, non
si è mai staccato da sé stesso e dal suo passato–immagine ambigua–lui ha memoria del proprio
passato e finge di essere un altro da quel che è, ma anche immagine negativa perché sono
viscide–connotate negativamente, ma in un atto di onestà–fedeltà al passato (altra poesia–
L’agade nello scoglio–essere radicati è positivo)—lui riguadagna una sua dignità etica
nell’essere fedele a se stesso. La razza di chi rimane a terra–finale di Falsetto–era connotato
positivamente. Tu vorresti una vita più piena della tua e ti protendi a un vuoto risonante di lamenti
soffocati–indica la tempesta–vuoto perché non c’è più nessuno intorno poi sta andando verso il
mare quindi non c’è nessuno+tutto il fragore della tempesta–scena realistica con significato
allegorico–lui cerca qualcosa intorno a sè, ma trova solo dei segni di una vita che non riesce
davvero ad affermarsi. La cresta dell’onda antica che ti ha sempre avvolto ti inghiotte–lui in realtà
ritorna al passato, la realtà non gli schiude un orizzonte nuovo–come se cercasse di uscire dalla
staticità, ma non ci riesce, torna indietro. E ancora ti riprende tutto quello che è intorno a te, torni
allo stato precedente–descrive il paesaggio urbano che gli impedisce di fuggire verso la natura e
ti conficca in un’unica moltitudine ghiacciata di morti–ci riporta a Gozzano Invernale collegato al
cocito dell’inferno–traditori vs patria–immagine mortuaria che rappresenta non i traditori della
patria, ma la morte–immagine riferita alla sua condizione di vita–gli uomini non vivono
veramente–la vera vita per lui è la vita consapevole di se stessa–la massa degli uomini non
sono veramente vivi–sono conficcati in quella trama delle ore tutti uguali da cui non cercano
nemmeno una fuga (che Arsenio aveva almeno cercato)—Eliot descrive la città e usa immagini
dantesche per descrivere gli uomini nella loro vita falsa–posizione di Montale–lui è un poeta non
popolare come Saba o che cerca un contatto diretto con i fratelli come Ungaretti–è un poeta
aristocratico–distingue l’umanità tra morti in vita e quelli che sono consapevoli del loro destino–
ghiacciata ecc.–endecasillabo con 3 accenti forti–sembra conficcare gli individui in una condizione
irrevocabile. Ma se ti sfiora un gesto, se vicino a te qualcuno pronuncia una parola Arsenio forse
quello è il cenno di una vita strozzata sorta per te–qualcosa che gli sta accanto e sembra dargli un
cenno positivo, come un conforto o addirittura una salvezza–potrebbe essere la persona amata–
vita strozzata=morta, una vita stroncata–immagine che viene da un’espressione che Benedetto
Croce usava per Giacomo Leopardi (stroncato dalla malattia e pessimista) una giovane vita che
ha visto qualcosa di profondo, ma poi è stata soffocata, potrebbe essere Anna (Arletta)—questa
vita sorta per te il vento la porta via–cenere degli astri=come gli astri bruciano e si consumano, la
cenere è il prodotto della combustione–espressione metaforica=pulviscolo della pioggia portato
via dal vento come la vita strozzata–riferirsi a un elemento concreto del paesaggio che poi viene
trasfigurato metaforicamente, porta=la porta via, non che la conduce–il vento porta via questa
cenere degli astri. Nell’ora che si scioglie=immagine del tempo che si dissolve (ha detto che il
tempo sembrava essere sconvolto)/nell’ora in cui il tempo viene meno (sera)/ nell’ora in cui la
pioggia cade e va via tutto. La presenza femminile di cui si parla comunque non è reale, sembra
piuttosto un’apparizione e non riesce a salvarlo e portarlo in un’altra dimensione–lui sente una
profonda comunanza con la figura femminile, ma proprio perché è così simile a lui non lo può
salvare (come in Cigola la carrucola del pozzo)—ricerca della salvezza ritorna nelle Occasioni in
modo diverso–Arletta continua ad apparire, ma c’è anche un’altra figura.
Struttura del libro delle Occasioni. Prima poesia=introduttiva, 1 sezione, poesia 1 vecchi versi–
poesia ponte collegamento tra una raccolta e l'altra, poi Buffalo, Keepsake (=souvenir), ecc. tutti
titoli che rimandano al tema del viaggio–località e indicazioni di viaggio–ex. verso, altra cosa
che ritorna nei titoli è la presenza di nomi femminili–figure femminili tra le quali compare anche
una donna indicata come la dedicataria delle Occasioni–Irma Brandeis–studiosa americana di
Dante che negli anni 30 viene a Firenze e già conosceva Montale grazie a un professore di New
York  e lei lo incontra a Palazzo Strozzi a Firenze e i due si innamorano–ostacoli=relazione di
Montale con una donna–Drusilla Tanzi gelosa e possessiva (la sposerà negli anni ‘60)—Irma era
più giovane–Drusilla era arguta intelligente e anche un po’ cattiva, mentre Irma era affascinante e
intelligente, autrice di racconti–altro ostacolo=Irma era di famiglia ebraica e quando verranno
promulgate le leggi razziali lei non potrà fare ritorno in Italia (1939)—sta anche per scoppiare la
2gm–Montale pensa a raggiungerla negli USA, ma Drusilla lo ostacola e lo minaccia di spararsi
e di buttarsi dalla finestra–lo costringe a scrivere una lettera a Irma in cui scrive che non la vuole
più vedere lui lo fa e poi ne manda un'altra in cui dice di non aprirla–per Montale Irma rappresenta
un mondo diverso rispetto a quello italiano–possibilità di poter andare in America in un momento
in cui c’era il fascismo e lui era antifascita–America=universo di valori diverso dal suo–figura di
Irma si carica di valori interiori–Irma=guida spirituale rappresenta un mondo di libertà politica,
ma anche di cultura, libertà spirituale=opposto di quello dove lui vive–Irma si trasforma in una
specie di donna angelo–relazione descritta come interamente spirituale–quello che la rende più
attraente è la separazione–poi quando loro sanno che non si potranno rivedere l’amore diventa
una dimensione anche totalizzante–Montale la idealizza–anche il fatto che lei sia ebrea e quindi
minacciata, il fatto che porti valori salvifici la fa trasformare ai suoi occhi trasfigurandosi in una
specie di donna angelo. Montale nella seconda lettera che manda ad Irma si sente vile–come se
lui sentisse l’insufficienza rispetto a se stesso e a lei e si sentisse svilito–Montale parte da
un’identità incompiuta, quando conosce Irma inizia a pensare che la sua vita possa avere dei
momenti di pienezza, quando si devono separare per colpa sua (mancanza di coraggio)—lui
sembra ripiombare nella disperazione–lontananza da lei soprattutto nella Bufera. Lui fa una vera
allegoria di questa figura e quando non riesce a seguirla tutti questi valori lo mettono in crisi
perché non è stato all’altezza del tutto. Trasformazione di Irma in figura angelica–nella
seconda sezione–Mottetti–testi tutti dedicati ad Irma (i primi 3 per un’altra donna inizialmente)—
piccolo canzoniere dentro le Occasioni. Nella prima sezione donne che cercano una salvezza
per loro stesse–mentre Clizia porta la salvezza a Montale–prefigurano l’avvento di Clizia. Terza
sezione–specie di poemetto Tempi di Bellosguardo–Firenze minacciata da una tempesta
imminente–Firenze rappresenta tutti i valori in cui Montale e Clizia credono–luogo dell’arte e
cultura minacciato. Ultima sezione–testi di maggior impegno–presenza di Clizia=molto forte
esercita funzione di donna salvifica–dimensione allegorica. Montale trasforma un amore privato
in una cosa che sembra ripetere il destino di Dante e Beatrice, perché lui sente il peso della
storia. 
Dalle Occasioni–Verso Capua–compare Clizia–tema del viaggio–capire che figura è Clizia
all’inizio e come si trasforma. Stile–versi endecasillabi e settenari–metricamente regolare–da
Ossi a Occasioni si va verso una progressiva regolarizzazione del metro–Falsetto era
polimetrica, nelle Occasioni c’è più regolarità–anni 30=ritorno all'ordine. Rime–cavalli
sonagli=imperfetta, agitavi insabbiava–imperfetta–spesso le rime compaiono alla chiusa di una
poesia, per il resto libertà. Figure di suono, ma non necessariamente rime–versi sciolti. Volturno
soggetto calò predicato–Volturno=fiume campano–il Volturno superato il limite della sua curva
con le acque che fanno un salto scese giù, giallo=acque fangose del fiume in piena–fece
rovesciare la propria piena fra gli scopeti–gruppi di arbusti, disperse la propria piena nella terra
argillosa. Immagine violenta–esondazione. Là lontano in movimento al di là delle siepi si vedeva
un postiglione–uomo che guidava un carro dedicato al trasporto di persone e di merci–lui è
vicino al fiume–c’è una separazione, lui vede da lontano. Apparì su cavalli, ha fermato il carro e il
carro ha lasciato una polvere anche sui sonagli–le campane al collo dei cavalli–li arrestò per pochi
secondi–i cavalli scuotevano le criniere perché erano stati fermati e tutt'intorno svolazzavano delle
piccolissime farfalle. Sembra una scena che preannuncia qualcosa di straordinario–un raggio
che non si capiva da dove venisse incendiò di colpo il sughereto scotennato–senza la corteccia–
alberi da sughero senza la corteccia–il raggio di sole illumina questo sughereto improvvisamente–
semantica dell’improvviso–furtivo, di colpo, incendiò–forse c’è un’epifania–la vettura
faticosamente inizia a ripartire c’eri tu in fondo che agitavi a lungo una tua sciarpa e intanto il fiume
ingordo si insabbiava. Clizia agita una sciarpa–sta salutando dal carro, la bandiera
stellata=sciarpa, bandiera stellata è quella americana–stelle e strisce, Clizia non aveva una
sciarpa così, era invece blu scura e con pois bianchi che può ricordare le stelle della bandiera
americana–non dice questo però solo così a caso–rappresenta tutto quello che per lui e lei ora gli
USA sono–patria di lei e paese libero mentre in Italia c’è il fascismo. Le cose in Italia non
vanno bene–piena del Volturno. Improvvisa illuminazione che rimanda a tutto quello che per lui
Clizia e gli USA rappresentano–punto esclamativo e raggio di luce che incendia–epifania
realizzata e creata da una figura femminile–i segni precedenti annunciavano l’arrivo di lei e il suo
gesto. Fiume ingordo=divora tutto, si insabbia perché l’acqua entra nel terreno e crea fango,
sabbia perché è un terreno argilloso. Immagine del fiume che si insabbia smentisce l’epifania di
Clizia–lui è stato illuminato, ma lei si allontana e il fiume continua la sua devastazione–qui
l’epifania c’è (con Arletta no), ma il tempo intorno a lei la nega–cosa nuova, la donna riesce a
produrre l’epifania–Clizia dà il messaggio di un altrove di una vita piena–Clizia è sensibilmente
diversa da Arletta, Clizia inoltre sta in alto, Arletta veniva dal basso o accanto a lui. 
Mottetti–titolo spiegato in modo reticente. Disse che veniva da un genere di poesia 2/300esca a
due voci in due tempi–genere minoritario, primo significato che viene in mente è una
composizione sacra. Aspetto sacrale c’è–quasi sempre hanno due stanze che rappresenta 2
momenti diversi (per questo a 2 voci). Sezione articolata in 2 parti e vagamente allude alla
separazione dei due amanti e poi a lui che pensa a lei. Inizia con la separazione–momento in cui
Montale prende atto del congedo–la poesia dei mottetti è poesia dell’assenza. Esergo=frase che
si mette all’inizio di un libro, prima che inizi–sopra il vulcano il fiore=loro amore minacciato da
qualcosa che sta per esplodere=2gm (in Italia scoppia nel 1940 in Europa nel 1939). Questa prima
poesia è quella della separazione. Poesie metricamente elaborate, simile a A Liuba che parte.
Versi=endecasillabi settenari quinario ternario, versi dispari, senario finale può diventare quinario
con una sinalefe col verso precedente. Rime=sottoripa straripa, aperto certo–non tante, ma con
certo studio. Parla a Clizia–lo sai devo riperderti e non posso (non ce la faccio)—lei veniva in
vacanza, ennesima separazione che però sembra definitiva. Per quanto ci siano soggetti plurali il
verbo è singolare–ogni opera, gridi ecc. mi sommuovono=scuotono, Sottoripa–quartiere del porto
di Genova–lei parte in nave. Come un tiro aggiustato=indirizzato verso il bersaglio–come un tiro
che va giusto al bersaglio, come se qualcuno mi colpisse, perché soffro della tua partenza. E
anche il soffio salino=brezza che viene dal mare (profumo salmastro) che viene fuori dai moli (dal
mare verso la città) del porto e che dà il suo tono alla primavera buia–l’oscura primavera, lì ci sono
i portici, era un quartiere buio–tutto è preciso in Montale e fa riferimento a un piano di realtà.
Lessico e sintassi di registro alto, sintassi non è semplice–tre soggetti hanno un verbo al
singolare–calco dal latino–figura alta sintatticamente–schema metrico elaborato e anafora.
Questo è un paese di ferraglia e di alberi stretti come in un bosco (porto–alberi delle navi) nella
polvere della sera–paesaggio connotato negativamente–paesaggio della separazione. Un lungo
ronzio (suono di una nave) viene dal mare aperto e mi tormenta come un’unghia sui vetri–
straziante. Pegno=oggetto per scambiarsi una promessa/in cambio di soldi che poi verranno
riscattati–l’unico oggetto che mi hai dato come segno d’amore sono le tracce fisiche dell’amore tra
i due–lui cerca qualche segno fisico dell’amore tra i due, ma non trova questi segni materiali del
contatto–ora che non ci sei più e non trovo più segni della tua presenza mi trovo in una condizione
di devastazione. 

Lezione 25     24/11
Le Occasioni–struttura quadripartita. Sempre nei Mottetti–sempre riguardo al momento
dell’addio–struttura narrativa dei Mottetti è molto esile–5 testi, c’è una debole intenzione
narrativa–modello del canzoniere di Petrarca–sonetti datari–sonetti in cui Petrarca ricorda le
ricorrenze dell’incontro con Laura in un giorno di venerdì di pasqua–debole richiamo a questo
da parte di Montale–esperienza petrarchesca di diretto contatto con la figura femminile, ma il
suo vero modello è più che altro Dante per una scelta di plurilinguismo e anche per la figura
allegorica della donna. Poesia in 2 tempi–2 strofe (2 voci)—rivolta al tu femminile. Metrica–
endecasillabi e settenari, rime–tosse rima imperfetta con forse, appaiono sdrucciolo, come il
penultimo verso (sdrucciolo a volte sostituisce la rima in Montale), murati rima con abbassati–
rima facile, ma al mezzo (nascosta), fioca rima con carioca–rima difficile, carioca=parola
straniera. Siamo alla stazione la donna sale sul treno e si separano–puntini–sospensione e
domanda rivolta alla donna. Nel primo periodo manca il verbo quindi. Addii, fischi del treno o del
capostazione, buio=forse la sera/tunnel in cui i treni entrano immediatamente partendo, stazione
di Genova ce l’ha queste gallerie. Cenni–di saluto delle persone che partono, colpi di tosse per
il fumo e la polvere, sportelli=finestrini che si tirano giù per salutare–verbo sottinteso=ci
sono/verbo di percezione, quindi queste cose possono essere soggetto o complemento oggetto,
colui che percepisce queste cose è il poeta–effetto di un elenco frastornante–cose che vanno
addosso, effetto più intenso se si vede come un verbo di percezione–qualcuno sommerso da
questi dati sensoriali che non riesce ad organizzare–ma scompare il verbo, quindi viene messo
lontano dalla scena il soggetto, non dice io, ma si mette in disparte–ipotesi probabile perché
Montale si rappresenta con riserbo nelle Occasioni. È l’ora–della partenza–significato di questa
frase solenne e minaccioso–la partenza della donna rappresenta una crisi esistenziale
violenta. Sintassi franta–1 verso e mezzo periodo ellittico del verbo proposizioni staccate in due
versi differenti–frantumazione che dà senso di smarrimento e frattura esistenziale. Forse gli
automi hanno ragione–automa=macchina che si muove automaticamente–robot, simula di
essere una creatura vivente non essendola–sono le persone che ci sono intorno, poeta e la
donna sono staccati da tutti gli altri–dall’altra parte gli uomini che sembrano esseri viventi, ma
non sono realmente vivi, gli manca la consapevolezza (non si tratta di felicità) differenza di ordine
spirituale–poeta e la donna sanno cosa sta accadendo, hanno ragione=la massa si comporta
tutta nello stesso modo, ma continua a fare la loro vita, la massa ottusa segue gli ordini del duce
e loro due che si distaccano sono sconfitti perché costretti a separarsi–aspetto storico e
politico, ma soprattutto esistenziale–tutti si adeguano alle leggi della vita mentre il poeta e la
donna no, Montale non tara la sua poesia esclusivamente sulle contingenze storiche–loro si fanno
delle domande che non danno felicità, ma almeno guardano alla realtà come essa è. La dignità
della vita per Montale sta nell’essere consapevoli. Massa anonima–come appaiono dai corridoi
murati–corridoi del treno–lui è a terra mentre Clizia sul treno lui vede sfilare le carrozze e le
persone infilate nei corridoi di fronte ai finestrini, murati=sepolti–come se fossero nei loculi–
carattere mortuario perché sono automi e in più murati–sembrano vivi ma in realtà non lo sono,
non hanno una vera vita spirituale. Vita vera–Montale l’ha avuta da Clizia attraverso l'amore–
amore non solo carnale o sentimentale, ma l’insieme di valori che condividono. Puntini di
sospensione–come se ci fosse una lacuna e poi una domanda–Litania=lunga preghiera
ripetuta—metafora, rapido=tipo di treno, orrida e fedele cadenza di carioca=ballo brasiliano
identificato dal ritmo delle maracas. Presti=attribuisci anche tu questo ritmo di carioca orribile e
fedele al suono lungo, lamentoso e ripetuto del tuo treno rapido? Suono del rapido=litania perché
anch’esso è ripetuto, lo compara proprio a una preghiera perché Clizia diventa una figura quasi
sacra, sacro è l’amore che li lega, connotazione religiosa che si collega alla natura del loro
legame se non a quella di lei, suono del treno=orribile perché il treno porta via la donna–le chiede
se il momento della separazione si terribile per lei come per lui. Fedele=in questo contesto–
costante, ripetuto ossessivamente, ma questo aggettivo richiama anche la richiesta di fedeltà–
anche nella separazione continueremo ad amarci. Ma perché fa riferimento a una danza allegra?
Carioca–di solito le danze in Montale hanno connotati negativi–rappresentano il disordine dei
corpi–ma qui c’è l’ambivalenza–separazione non è totale e per sempre–c’è la possibilità che la
loro unione spirituale rimanga costante. Domanda fatta non a voce alta, è una domanda
mentale–siamo su un piano spirituale. È una domanda retorica–chiaramente la risposta è sì, ma
anche una domanda che cerca un’identità spirituale, anche tu vivi questo momento come lo vivo
io. Ciò che è stato taciuto è il momento della separazione tra loro due Montale è restio a
parlare di un mondo sentimentale, degli affetti semplici che per lui diventano un po’
imbarazzanti, in più atteggiamento modernista nei confronti della poesia lirica–poesia d'amore si è
trasformata–pone un legame allegorizzato–spirituale tra lui e lei che li separa da tutti gli altri e
ha un significato anche politico perché loro nell’Italia fascista si trovano di merda–sovrappone al
piano autobiografico immediato quello più alto della storia e ancora più alto di spiritualità che
pone lui e la donna al di sopra degli altri–poeta aristocratico o elitario. La poesia e i valori sono
per pochi eletti–amore di uno che in una condizione esistenziale di disagio (Arsenio)—si sente
visitato e trova qualcosa che dà senso alla propria vita, ma questo mondo di libertà spirituale e
dignità è per pochi–gli altri uomini sono automi–sembra che siano loro, però, a vincere sulle cose
in cui Montale e Clizia credono. 
Altro testo–separazione, ma possibilità di comunicare con lei lontana–La speranza di pure
rivederti–poesia che si potrebbe dividere in 3 momenti, invece la divide in 2 per lasciare l'idea
dei mottetti a due voci. Metro=endecasillabi, quinari, settenari–clima di regolarità metrica senza
stranezze–versi tradizionali–poesia che allude vagamente alla ballata–ritornello di 2 versi e una
stanza–ma per ballata dovrebbero rimare primi due versi e finale (?)—rima difficile (barbagli), più
varie uscite sdrucciole anche se poche rime. Altre raffinatezze–rivederti distorto=consonanza,
morte distorto–rima imperfetta, senso segni. Versi di Montale=molto densi fonicamente, non
necessariamente rime. Parafrasi--la speranza di rivederti ancora mi stava lasciando e mi chiesi se
questo schermo d’immagini=dal mondo del cinema che era in bianco e nero negli anni 30 e
sonoro–in uno schermo la realtà è piatta e in bianco e nero=questo schermo di immagini è tutto
quello che lui ha intorno a sé e sembra piatto e in bianco e nero perché non c’è più la donna che
lui ama–metafora che viene dal cinema e designa una realtà anche finta, schermo–in senso
proprio=Dante–la donna dello schermo–Dante finge di guardare un’altra donna per non far
capire che guarda Beatrice–schermo=ostacolo che si frappone fra qualcosa e qualcos’altro–qui
Montale sta in Italia e lei in America–realtà=ostacolo che impedisce il rapporto con lei, negli Ossi
la realtà=carcere, nelle Occasioni—carcere perché lo separa da lei–che mi preclude ogni senso
di te–senso=percezione, come i 5 sensi, non significato–lei è lontana e non la può vedere, né
sentire o toccare–ha i segni della morte=la realtà ha i segni di una morte metaforica–spirituale,
si chiede se la separazione non comporti la fine del loro amore,  oppure dal passato c’è in
esso=nello schermo di immagini, ma distorto e fatto labile, un tuo barbaglio=specie di piccolo
lampo=effetto di luce improvviso–bagliore, si chiede se in questo che lui vede intorno a sé c’è un
segnale luminoso di lei che viene dal passato ed è distorto e fugace, è tutto finito tra noi o tu mi hai
mandato un segnale luminoso che mi dice che però tu ci sei? Due punti–spiega dove potrebbe
essere questo segnale di lei. A Modena tra i portici–particolare realistico, sciacalli al
guinzaglio–è un canide con una brutta fama, gli sciacalli mangiano le carcasse già cacciate–
animali mortuari–sciacalli approfittano di bestie massacrate dagli altri–gli sciacalli non si trovano
in Italia, ma in Africa–un servo gallonato–ha i galloni sulla divisa, li hanno i militari di solito
(nappe di decorazione delle alte uniformi)—servo in un livrea che ricorda i militari che trascina per i
portici due sciacalli–immagine bislacca, ma vera–Montale spiega di averlo visto davvero, scena
vera. Divisa rimanda ai militari–a Modena c’è una prestigiosa accademia militare–ma gli sciacalli
cosa ci fanno? Guerra d'Etiopia del 1936 che produce l’autarchia–la Società delle Nazioni
sancisce l’isolamento internazionale per l'Italia perché aveva aggredito un paese per una guerra
coloniale. C’era un razzismo fascista e la guerra d’Etiopia lo dimostra. Servo gallonato era di un
ufficiale italiano che aveva riportato gli sciacalli come trofeo di guerra–Montale vede questa
scena e si interroga se sia un barbaglio di clizia o sia un segno di morte. Mettere dopo qualcosa
che logicamente è prima–hysteron proteron (dopo prima)—preposte ratio, dire dopo quello che
cronologicamente viene prima–decifrazione della poesia ancora più complicata. Come fa a
pensare a lei vedendo gli sciacalli? Interpreta questa scena come fosca–sono animali mortuari–
forse è un segno che tra noi è tutto finito–lui immagina che la donna in una maniera magica gli
lanci messaggi–comunicazione che va al di là della razionalità–non creatura semplicemente
umana–potere di comunicazione non umano, questa che lui ha è un’epifania–prodotta però da
qualcuno, come se la donna la producesse. Di solito non era una persona a produrla, qui si
collega al potere salvifico e magico di questa donna, poi si chiede se questo non sia un
barbaglio che viene dal passato–distorto e diventato debole, però un segnale positivo–luce,
collega qui positivamente gli sciacalli a lei–perché? Lui spiegò che Clizia amava gli animali buffi e
le circostanze inconsuete–legame del tutto arbitrario e soggettivo–fa capire che
l’allegorizzazione di queste scene è arbitraria, sta nell’invenzione di Montale e nelle sue
esperienze private–le allegorie di Dante non erano arbitrarie, ma culturalmente codificate, c’è
sempre dietro un sistema di riferimenti culturali che permettono di codificare il messaggio, qui no.
Differenza tra allegoria dei moderni–arbitraria–legame tra segno e significato ulteriore lo pone il
poeta e quella antica–culturalmente codificata. Inoltre, nella religione egizia, il dio dei morti
aveva la testa di sciacallo e portava all’aldilà–quindi anche figura della resurrezione, non solo
della morte. Passato–tipico dell’epifania–tipo specifico di episodio=ricordo del passato, legare
epifania e memoria involontaria–Proust, madeleine–risorge il passato. Epifania=illuminazione
improvvisa e totale, ma questa non è una rivelazione totale improvvisa e assoluta–lui dubita e
interpreta in due modi opposti–epifania dubbiosa, aperta a interpretazioni divergenti. Epifania
comunica qualcosa di chiaro, invece qui ci si interroga e si dubita senza risposta, interpretazione
razionalistica che non scioglie il dubbio–in Cigola la carrucola del pozzo non si compiva fino in
fondo, qui si compie, ma rimane lì a metà. Dimensione precaria–lei è lontana e questo fa sì che
non sia ben chiaro cosa pensare della realtà.
Ultimo mottetto che leggiamo–Ti libero la fronte dai ghiaccioli, Clizia descritta in modo nuovo.
Struttura metrica regolare con endecasillabi sdruccioli. Rime=ghiaccioli, sole=rima imperfetta,
alte soprassalti, lacerate alte–assonanza e stessa dentale. Qui finale rima con mezzodì–struttura
calibrata–immagine onirica, lui è nella sua casa e immagina che lei sia giunta a visitarlo sfidando
le tempeste e lui la accoglie curandola delle ferite procurate nel volo–lei è diventata un angelo–
finora Clizia aveva poteri non umani, ma era una persona, qui è diventata un angelo–processo
graduale, lei diventa un angelo, acquisisce poteri ulteriori e solo alla fine Montale la rappresenta
come un angelo–prima è una donna e diventa un angelo, la trasforma in una angelo la distanza
tanto più è lontana più lui la trasfigura. Parafrasi–alte nebulose=sistema di stelle, non nuvole, ma
ammassi stellari, siamo in una dimensione sovrasensibile, lei non è nemmeno in cielo, ma al di
sopra dei cieli, siamo al di là dell’immaginabile e del fisico. Particolare realistico–ghiaccioli sulla
fronte–perché in alto fa freddo, Clizia aveva la frangia–tratto richiamato spesso da Montale–lei
trasvolando si è trovata incrostata sulla frangia questi ghiaccioli–compongono degli spunzoni
appuntiti–corona, come una corona di spine, lui glieli toglie perché le farà male–legame tra la
donna angelo e cristo–già Dante rappresentava Beatrice nella vita nuova come un alter
Christus–come Cristo è Dio incarnato, così la donna angelo è l’incarnazione di un valore
assoluto e spirituale–è possibile portare valori eterni nella storia degli uomini? La religione
cristiana dice di sì–Cristo è Dio che si fa uomo. Questa corona fa venire in mente anche quella
della statua della libertà–questa associazione può essere legittima perché in Verso Capua–la
sciarpa è la bandiera stellata degli USA–non solo legame topografico, ma Montale e Clizia sono
antifascisti e vedono negli USA un luogo di libertà contrapposto al mondo in cui siamo–collega
Clizia a valori di libertà contro la tirannide del fascismo.

Lezione 26    24/11


Mottetti–Ti libero la fronte dai ghiaccioli. Immagine di una Clizia realmente trasfigurata in angelo
che viene a visitarlo nella sua casa fiorentina–nel suo volo lei esprime i tratti della natura più che
umana e della sofferenza–ghiaccio–corona dolorosa–corona di spine–secondo
Cristo=incarnazione di valori assoluti e trascendenti che a causa del peso della carne soffrono–ma
può ricordare anche la statua della libertà–allegoria metafisica, ma anche politica–USA vs
nazifascisti. Lui libera la fronte dai ghiaccioli perché sono il segno dei valori, messi in
discussione da tutto ciò che c’è intorno. 1939–la guerra sta per scoppiare. Hai le penne lacerate
dai cicloni–nel volo le ali sono state ferite dalle tempeste che ha affrontato–ti risvegli a soprassalti–
immagina di accoglierla nella sua casa e lei febbricitante si risveglia dopo la traversata–ma è una
donna angelo inconsueta, è ferita e lui se ne prende cura–i valori in cui loro credono e che lei
rappresenta sono feriti, lui se ne prende cura per proteggere i valori negati da tutto quello che
hanno intorno–mezzogiorno–momento in cui tutto è chiaro invece il nespolo allunga nel riquadro
la sua ombra nera–riquadro=finestra–costruzione spaziale abbastanza comune–loro due in un
interno e poi fuori un mondo ostile da cui sono accerchiati e cercano riparo nella casa. A
mezzogiorno d’inverno le ombre iniziano ad allungarsi. Sole freddoloso–non è in grado di
riscaldare, Clizia è la ninfa che guarda sempre il sole–figura legata al sole, anche se qui è
inefficace perché fa allungare le ombre, ma non riesce a riscaldare–altre ombre=c’è quella del
nespolo e ce ne sono anche altre–uomini che girano l’angolo e non sanno che lei è lì–gli uomini
però non hanno ombre, ma sono diventati delle ombre–se sono delle ombre vuol dire che non
sono veramente vivi–ombre come l’ombra nera del nespolo. Da una parte Montale e la donna–
vivi, gli altri sono ridotti a pure ombre–estranei al mondo di valori che lei rappresenta–poesia
allegorica, ma con elemento visionario non presente in altre poesie (diverso dal volto di Arletta
in Cigola la carrucola del pozzo–qui è proprio visione della donna che lo visita)—allontanamento
dalla vita reale permette la trasformazione di Irma in donna angelo–ma questo è graduale.
Altro testo–inizia la metamorfosi–Nuove stanze–qui Irma si sta mutando in qualcosa che non è più
una semplice donna, ma non è ancora un angelo–figura intermedia. Titolo–altra poesia si intitola
Stanze nelle Occasioni–dedicata ad Arletta, questa dedicata a clizia. Stanze=strofe. Doppio
senso perché la scena si svolge in una stanza chiusa. Montale e Irma giocano a scacchi in casa,
lontano, però, si vede un altro stormo–si è formata una specie di nuvola di fumo che viene
spazzata via quando si apre la finestra, solo gli occhi di acciaio di Clizia potranno permettere di
resistere–da una parte lui e lei in un interno che condividono dei valori e tutti gli altri stanno
fuori. Endecasillabi regolari e solenni, settenari, quinari–gesto tradizionale–stanze che si
somigliano, ma non sono rigidamente uguali. Rime–tabacco scacchi–rima imperfetta, tabacco
piatto–assonanza, anelli. 2 strofa–liberava non rima, sparita con dita, si allude ad una regolarità
metrica, ma giocata in maniera libera. Poiché=dopo che gli ultimi fili di tabacco della sigaretta,
perifrasi–piatto di cristallo=posacenere, al tuo gesto si spengono nel posacenere, verso il
soffitto sale lentamente la spirale della tua sigaretta. Gli alfieri e i cavalli del gioco degli scacchi è
come se si animassero e si stupiscono guardando la spirale di fumo–lei ha compiuto come un
incantesimo, e nuovi anelli di fumo seguono la spirale, siamo passati da un clima realistico a uno
magico–lei non è semplicemente una donna, ma è in grado di compiere un prodigio, maga.
Paragona gli anelli di fumo a quelli che Irma ha alle proprie dita–monili, segni della sua eleganza,
bellezza e regalità, legami anche che la legano alla terra, mentre gli anelli di fumo che vanno
verso l’alto, sono il segno che Irma c’è una duplice natura–bellezza corporea e tipicamente
femminile, ma anche una spirituale e sovrasensibile, più mobile–il fumo è un segno
dell’incantesimo che lei produce, spesso nell’antichità si compivano riti con il fumo–specie di
profetessa e maga dell’antichità. Hysteron proteron–lei dice prima quello che viene dopo e poi il
prima, morgana–effetto ottico, un po’ l’opposto del miraggio, per la morgana quello che sta in
basso si proietta in alto e proietta in cielo torri e ponti, si è aperta la finestra e il fumo si è agitato,
scomposto e quindi questa immagine che si è creata in alto scompare, questa morgana comunque
sembra stare dentro la stanza, fuori dalla stanza se si prende cielo in senso letterale, ma sarebbe
scollegato con il resto della scena–ma cielo può essere metaforico–nella stanza c’è la morgana
di torri e ponti sparita perché il fumo si agita, si apre la finestra e l’aria entra nella stanza. Così le
due parti del discorso sono più collegate. Cielo=aria in alto nella stanza–Montale gioca sulla
confusione di piani, è molto concreto, ma anche ambiguo per dare valore alla poesia. Questa
immagine di torri e ponti è di una città, morgana–in realtà proiettata dalla scacchiera che
suggerisce tipo lo scenario di una città–la scacchiera si anima e Clizia col fumo crea una specie di
proiezione di essa, altrimenti se si interpreta come il cielo di fuori, la città proiettata in alto sarebbe
Firenze, dove si svolge la scena–elemento che ce lo fa capire–martinella–campana di Palazzo
Vecchio. Firenze infatti è una città di torri e ponti. Interpreti si interrogano su quale città si veda–di
sogno o allude a una città vera? In ogni caso dentro o fuori la domanda vale, potrebbe essere
Firenze, ma  una città ideale e sognata, non la Firenze vera di quel momento storico, città di
fumo=Firenze idealizzata–e scompare quando la realtà di fuori entra nella stanza, la Firenze
reale ora è una città fascista, Firenze aveva accolto Hitler, rappresenta i valori ideali della
bellezza, città piena di cultura umanistica, storia, arte, culla della grande civiltà europea–Firenze
sognata che rappresenta tutte le cose in cui loro credono ed è spazzata via dalla realtà–le cose in
cui loro credono si rivelano inconsistenti. Altra spiegazione possibile=città di New York–torri e
ponti. Rappresenta la civiltà liberale, valori politici che i nazifascisti stanno per combattere e una
possibilità di vita concreta che sta per sfumare–via di fuga per compiere il loro amore che non
compiranno. Altra ipotesi–semplicemente un’astratta città ideale–specie di repubblica platonica
spazzata via dalle contingenze, ma Montale è sempre molto concreto quindi è difficile. Macchine
allegoriche plurisense messe in piedi da Montale. Là in fondo–fuori dalla finestra si muove un
altro stormo=come Sturm in tedesco=gruppo d’assalto, altro rispetto all’esercito della
scacchiera–una tregenda=ballo infernale fatto per evocare satana, d'uomini che non sa questo
tuo incenso–fumo della sigaretta si è trasformato in incenso perché esso ricorda l’entrata del
sacerdote alla messa e quando viene consacrata l’ostia–momenti liturgici più importanti–
momento in cui pane e vino diventano corpo e sangue di Cristo–momento della
transustanziazione, incarnazione, Dio diventa mortale e pane e vino diventano sangue e carne di
cristo–allude alla sacralità e rito miracoloso di Irma, ma anche alludono al suo legame con la
divinità–possibilità che i valori eterni trovino incarnazione nella storia–l’uomo e la donna sono
sempre nell’unità domestica e fuori tutti gli altri che non capiscono nulla, di fronte alla scacchiera di
cui solo tu puoi intendere il significato–scacchiera può rappresentare la guerra che si sta per
scatenare, ma perché solo Irma può capire cosa sta accadendo nella storia? Montale poi ci fa
capire che solo ora Irma ha capito davvero cosa sta per succedere nella storia–tutti gli altri
ignorano l’incenso di lei–vivono nella storia in maniera inconsapevole, lei in quanto ebrea sarà
coinvolta in modo particolarmente tragico. Situazione di difformità nel sapere–massa degli
uomini che non sa nulla–ignara del destino e Irma che finalmente ha capito cosa sta per
accadere–lei è come una profetessa, una sibilla–nel medioevo le sibille erano considerate
profetesse dell’avvento di Cristo–Irma=specie di profetessa che vede il futuro per gli eventi
storici e dell’umanità in generale oltre che del mondo ebraico. Io un tempo mi sono chiesto se tu
veramente capissi cosa stesse per accadere–non conoscessi il gioco che si svolge sul quadrato, la
guerra che sta per scoppiare e questo gioco degli scacchi ora è una tempesta che si sta per
abbattere sulle tue porte–immagine che designa non solo la sua identità singola, ma la famiglia–
rappresenta il popolo e la propria gente–gli ebrei–Montale sta dicendo che non sa se lei avesse
capito un tempo che cosa stesse per accadere, la minaccia che si sta per abbattere sul popolo
ebraico–è pensabile che lei non avesse capito cosa stesse per succedere, non è strano, non
l’aveva capito nessuno, gli ebrei americani fecero fatica a convincere il loro governo a fare
guerra vs Germania hitleriana, le persecuzioni degli ebrei erano pubbliche, ma fino ad un certo
punto. Irma ha capito l'intenzione del nazifascismo con la pubblicazione delle leggi razziali, per
Montale forse lei all’inizio non aveva capito ma ora se ne è resa conto. Follia di morte=di Hitler
non si placa a poco prezzo–per metterla a tacere non basta poco, ma richiede altri fuochi=quelli
delle armi della guerra, se poco è il lampo del tuo sguardo=ricorda lo sguardo di Beatrice–
Dante non riesce a guardare lo spettacolo divino se non prende forza dagli occhi di Beatrice–
contatto della donna con la divinità. Metafora–forza di lei risiede nelle cose in cui crede, valori
in cui lei ha fede. Queste sono le cose che fanno il lampo del suo sguardo. Sono valori
antifascisti, non sono poco, ma non bastano a sconfiggere Hitler–la follia di morte hitleriana non
viene sconfitta con poco, i nostri valori non sono poco, ma non bastano, ci vuole che qualcuno
prenda le armi contro di lui. Tema dell’incarnazione–valori sono veri, ma non bastano–qualcuno
deve combattere concretamente e portare testimonianza attiva dei valori nella storia–qualcuno
deve realizzarli. Al di là delle fitte cortine che il dio del caso fomenta per te quando ti assiste,
cortina=riparo–fitto che il dio del caso=caso favorevole a lei, benevolo accresce per te delle
fitte cortine, il caso ti protegge, ma questo non basta per salvare gli ebrei–siccome è americana
lei può andare in America, ma perché è fortunata, tutti gli altri no, fitte cortine–fumo da cui è
avvolta che sono un riparo magico contro la storia, ripercorre la storia personale di Irma ma la
trasfigura, quando lei arriva in Italia non capisce cosa accade. poi la frequentazione di Montale e
antifascisti le fa capire che c’è una minaccia–lei potrà scappare, ma questo non basta ci vuole una
guerra–allegoria politica e storica, giovane americana che apre gli occhi su nazifascisti e
nazismo, ma anche allegoria esistenziale–la possibilità che per un individuo dei valori assoluti
combattano il male–nazifascismo accostato al maligno, non basta credere perché il demonio
venga sconfitto, ci vuole un'azione concreta nella storia. Valori assoluti devono incarnarsi–non solo
guerra storica, ma anche guerra cosmica tra bene e male che coinvolge tutti gli umani. Oggi so
ciò che vuoi–ti si sono aperti gli occhi, Martinella=campana di Palazzo Vecchio per annunciare
pericoli imminenti, fioco battere di essa=annuncia un pericolo–scoppio imminente della 2gm, e
impaura=spaventa le sagome d’avorio=sagome della scacchiera (nere di ebano) in una luce
spettrale–luce fredda, mortifera che non dà la vita ma sembra inquietante, spaventa solo le
pedine bianche e non quelle nere perché quelle nere sono i cattivi (nazisti e fascisti con camicie
nere–colore del male), solo gli innocenti sono spaventati, ma sono come pedine–stato di
passività, uomini stanno per essere travolti dalla storia, una massa inerte, pedine mosse dagli
altri, non sono cattivi, ma non riescono a fare nulla, ma=opposizione. Qualcuno conduce una
solitaria veglia=si fa di notte, attesa che passi la notte e si prega per un defunto o perché si
attende che passi la notte, attesa che scoppi la guerra e che poi passi–il poeta aspetta, solitaria
perché tutti sono fermi, c’è qualcuno che resiste e attende il premio della veglia solitaria=il
poeta è capace di resistere perché è sorretto da ciò che la donna rappresenta, chi può con te–chi
ti è fedele potrà resistere, chi crede nei valori che rappresenti perché oppone gli occhi di acciaio
che tu hai=occhi grigio chiari, ma simbolicamente la forza di Irma delle cose in cui crede e anche
la sua capacità di vedere, intelligenza–trasfigura i dati biografici, occhi chiari sono un segno di
qualcos’altro, specchi ustori=invenzione di Archimede=arma di guerra, specchi concavi per
concentrare raggi del sole e far bruciare qualcosa di infiammabile, Archimede le usa per le vele di
nemici–fuoco distruttore della guerra che accieca le pedine–guerra distrugge fisicamente gli
uomini che sono ancora prima però ridotti a pedine dall’ideologia nazifascista, priva gli uomini di
volontà, e privati della facoltà di comprendere, da una parte gli illuminati e dall’altra la massa di
pedine della storia–ciechi, non vedono nulla, resistenza=spirituale, ma destinata a pochissimi, i
più sono già travolti dalla guerra e destinati ad essere sconfitti. Oggi mi rendo conto di quello che
tu vuoi e so cosa vuoi da me, la martinella–campana sta battendo il suo rintocco fioco e spaventa
le pedine bianche della scacchiera in una luce fredda e mortifera che fa sembrare tutti dei
fantasmi, però riesce a resistere alla catastrofe e a vincere il premio che gli sarà dato alla fine della
veglia solitaria colui che può opporre i tuoi occhi d’acciaio agli specchi ustori che invece accieca le
pedine. Aristocrazia di pochi illuminati e massa dei morti in vita. Irma è una specie di
profetessa in contatto col divino, ma ancora una donna, non si è trasfigurata in angelo come in Ti
libero la fronte dai ghiaccioli, anche qui dell’amore di Montale non è rimasto nulla dell'aspetto
carnale, è tutto spirituale e di salvezza–tema amoroso trasfigurato.
La primavera hitleriana–concepito nel 1938 quando Hitler visita Firenze che lo acclama e si narra
la metamorfosi di Irma in donna angelo–es anche Elegia di Pipo Farnese–sotto gli occhi di Montale
per prodigio Irma diventa un angelo. Nella primavera hitleriana si parla di amore. 

Lezione 27    25/11


La primavera hitleriana–La Bufera. Titolo tematico. Maggio 1938–Hitler visita Firenze, fa varie
visite in Italia in quegli anni, accolto trionfalmente da Mussolini, assiste a vari spettacoli in giro per
la città–cena di gala al teatro comunale di Firenze dove c’era un’opera di Verdi, viene ricordato
anche il giro in macchina che Hitler fa acclamato dalla folla. Siamo a maggio–primavera–come un
ossimoro perché Hitler è demoniaco mentre la primavera è positiva–gioco ossimorico che è in
tutto il testo–citazione attribuita a Dante, da un sonetto che non si sa però se sia veramente suo,
per questo il punto interrogativo. Né colei che si gira a vedere il sole–ninfa Clizia mutata dal dio
Apollo in girasole. 2 momenti–prime 2 strofe descrivono l’arrivo di Hitler. La seconda parte è un
momento in cui Montale si rivolge a Clizia (viene chiamata così qui e nell’Ombra della
magnolia). Analisi metrica–1 verso doppio–cesura dopo bianca, doppio ottonario, 2 cesura (non
necessariamente coincide con le unità di senso) dopo scialbi, altro ottonario doppio, però non ci
basta sapere questo, versi doppi spesso non si accontentano di mettere insieme due versi della
tradizione italiana, ma hanno un altro principio–vogliono riprodurre gli esametri latini, la prima
sillaba è accentata, perfetto calco di un esametro latino–questi due ottonari doppi sono due perfetti
esametri, non solo hanno 6 accenti, ma anche lunga breve breve, lunga breve breve ecc, stende a
terra ecc.–verso endecasillabo, come su zucchero ecc–verso doppio (ottonario e novenario)—
esametro, ora il gelo notturno che capiva=endecasillabo, nelle cave segrete della stagione
morta=settenario doppio (alessandrino/martelliano), negli orti ecc=verso doppio
ottonario+novenario (esametro) si forza un po’ l’accentazione regolare, ma siamo spinti a
pronunciarlo così per lo schema ritmico–scelta di solennità, sceglie versi lunghi–testo improntato
a una certa altezza–elegia=metro latino in esametri e pentametri, qui rivisitato, Elegie Duinesi
di Rilke–Montale le conosceva (anni 30)—idea di poesia solenne con andamento esametrico.
Parafrasi–esergo=Montale arriva a questo sonetto perché Gianfranco Contini dedica saggi a
Dante e a Montale–si occupa del commento delle rime di Dante e lo fa leggere a Montale.
Sonetto dello pseudo-Dante=niente mi è mai sembrato più crudele di questa donna per servire la
quale rischio di abbandonare la vita (devozione amorosa dell’amante alla propria amata), perché
il suo desiderio si posa su un lago congelato mentre il mio sta sul fuoco dell’amore, io mi
accontento semplicemente di contemplare la grande bellezza di una donna così spietata e
sdegnosa e sono talmente preso dal mio tormento che nessun'altra cosa ha il coraggio di
presentarsi ai miei occhi, né colui che si gira per vedere il sole e conserva pur trasfigurata
immutato il proprio amore ebbe una sorte crudele come la mia–ninfa Clizia mutata dal dio Apollo
in girasole–volge la testa per vedere il sole e lei continua ad amare il dio Apollo–lei non ha avuto
un destino tremendo quanto il mio, poiché è necessario che io ami questa donna finché sono
vivo, amico mio (Giannin), sospira con me un po’ per pietà. Interessante non solo la frase citata,
ma il secondo verso e il non mutato amor ecc–inserito nella poesia, quindi in realtà ci sono 2
citazioni, inoltre la nota che Contini scrive–Montale da questa nota trae il nome di Clizia, è
trasformata in girasole per punirla e amore non corrisposto per Apollo–la trasformazione nel mito
è una punizione, in Montale no, Clizia in Montale ama il sole essendone riamata e il sole non è
Apollo, ma il Dio cristiano–Montale trasforma il mito classico in modo dantesco–in un modo
tutto suo, fa dire agli antichi cose che loro in realtà non avevano in mente–come Dante riusa i miti
classici con intenzione tutta sua–invito a farlo perché Contini ricorda tutti i casi in cui Dante
riprende Ovidio, come se si invitasse a riusare il mito classico come Dante lo faceva e Montale lo
fa, in più cita Eliot–poeta modernista–suggerisce a Montale una strada per la poesia–andare
avanti sulla strada del modernismo. Tutto questo serve quindi anche a capire le intenzioni di
Montale, anche la parola eliotropio è ripresa da qui(=girasole) l’ipotesto di Montale non è solo
quello dello pseudo Dante, ma anche il commento di Contini. Caso di intertestualità
interessante–agisce anche sul commento di un filologo. Parafrasi=La nuvola bianca delle falene
impazzite folta turbina intorno a scialbi fanali e sulle spallette–sulle spallette del lungarno a
Firenze=muretto, argini dell’Arno–si chiamano così in Toscana–grande esattezza in toponimi e
indicazioni geografiche–ricostruito la sera dell’8 maggio–primavera, ma c’è uno strano
fenomeno–avevano montato sulle spallette dell’Arno dei fanali per fare giochi di luce in onore di
Hitler. E questi attirarono le falene–farfalle con corpo un po’ grassoccio–se si toccano rimane in
mano una specie di polvere–animali un po’ inquietanti–loro sbattevano contro i fanali e anche per
il freddo cadevano morte a terra–particolari realistici veri, ma anche scena onirica, creano un
tappeto di falene. Fanali=erano stati montati per fare giochi di luce, la luce è scialba, pallida, ma
mortifera perché le falene vi sbattono contro, in più le farfalle diventano qualcosa di terribile e
disgustoso. L’ammasso di falene stende a terra una specie di tappeto come il piede sullo
zucchero–stesso scricchiolio–rumore sinistro e scena disgustosa messa al pari dello
zucchero–mescolanza di elementi opposti–estate imminente fa uscire il gelo della notte che
capiva=stava dentro (contenere)—colli di Firenze tra i quali c’è Maiano e tra i colli di Firenze ci
sono degli orti–parchi alberati, su questi colli ci sono delle cave da cui venne tratta l’arenaria di
alcuni palazzi di Firenze–sono cave vere, segrete–nascoste dalla vegetazione–rifugio della
stagione morta (inverno)—ora il freddo notturno che stava nella cave nascoste dell’inverno–il vento
viene da lì è freddo e sembra che si fosse nascosto in queste cave e ora ne riuscisse in questa
primavera piagata da Hitler. Indicazione topografica esatta–vicino a Ponte alle Grazie ci sono
dei banchi di sabbia (renai) nei giardini che dai colli scendono fino all’Arno–Ponte alle Grazie–
scena iniziale funesta e serale–falene si schiantano. Ora analessi–ricorda la giornata il
pomeriggio trascorso. Da poco–va indietro, messo=inviato, inviato dal demonio=Hitler che è
passato a grande velocità sul corso–scherani–nazifascisti che gridano alala saluto dei fascisti
che acclamano Hitler–sul corso–Hitler fece un giro della città e passò da l’attuale Corso Italia–
vero percorso che fecero Hitler e Mussolini sulla macchina–immagine concreta trasfigurata in
maniera allucinata–golfo mistico=buca dell’orchestra–teatri d’opera può essere all’italiana o
alla tedesca–invenzione di Wagner a Bayreuth–orchestra sprofondata in un emiciclo ribassato,
golfo perché semicircolare, mistico perché la musica viene fuori da lì senza vedere
l'orchestra–quella sera Hitler andò al teatro comunale di Firenze (alla tedesca) a vedere l’opera,
ma Montale immagina questo golfo con le croci ad uncino–bandiere naziste, svastica nera in un
cerchio bianco inscritto in un rettangolo rosso fuoco, pavesare=imbandierare–teatro comunale di
Firenze era stato adornato di bandierine naziste–acceso perché erano rosso fuoco, tetro=scena
infernale, preso e inghiottito dal golfo–come se andasse nell’inferno–la cava dell'orchestra lo
ha preso e lo ha fatto scendere dentro di sé–vetrine si chiudono perché è giorno di festa–vetrine
normali, ma i commercianti fiorentini avevano nelle vetrine dei giocattoli di guerra per Hitler, per
celebrare la potenza militare italiana, il beccaio=macellaio, ha chiuso la saracinesca del negozio,
nella vetrina c’erano dei capretti uccisi–perché proprio capretti? capra=mito ebraico del capro
espiatorio e agnello di Dio–Cristo= agnello sacrificale, agnelli=animali innocenti, vittima di
un  sacrificio cruento, in realtà prefigurano l’intera guerra mondiale–la sagra dei miti carnefici,
sagra=festa popolare–modo sprezzante per definire i festeggiamenti dei fiorentini per Hitler e
Mussolini–organizzano anche un partita un'esibizione e una celebrazione del gioco del ponte per
celebrare il tutto–miti carnefici che ancora ignorano il sangue=no Hitler e Mussolini–non erano
miti, sono tutti quelli che si renderanno complici del nazifascismo–persone comuni (miti),
diventano carnefici perché cooperano, ignorano tutto ora, ma nel momento in cui celebrano questi
carnefici diventano loro complici, i festeggiamenti si sono trasformati in una sudicia danza di ali
che si abbattono e si schiantano a terra (ali delle falene), trescone=ennesima danza citata in
senso deprecativo, danza pesante e volgare, golene= approdi delle barche che un tempo
c’erano lungo l’Arno, larve=stadio precedente della farfalla–stanno morendo per il freddo–
acqua dell’Arno continua a corrodere le cose–il tempo va avanti (l’Arno a Rovezzano–fiumi
immagine del tempo) e chi ha celebrato Hitler non può essere considerato inoffensivo, ma è
complice, le vetrine sono povere perché nel 1936 guerra d’Etiopia–per reazione la Società delle
Nazioni fa un embargo contro l’Italia–autarchia, non venivano importate più le merci–periodo di
crisi economiche–esattezza ai dati cronachistici e reali, ma trasfigurati in modo allucinato.
Tema della colpa e complicità con il male, da una parte la massa, dall’altra il poeta e Clizia–
cambiamento rispetto alle poesie precedenti=massa di colpevoli che si sono macchiati di
compromissione col demonio–peggioramento. Stacco–cambio di strofe, inizia dialogo con
Clizia/Irma–tutto per nulla? Tutto quello in cui abbiamo creduto, rappresentato dal nostro amore
non valeva niente? Era l’opposto del nazifascismo, ma sembra che stia trionfando il male–ricorda
le occasioni in cui si è cimentato il loro amore–ricorda le candele romane–fuochi d'artificio a San
Giovanni–giorno importante=santo patrono–24 giugno, cadendo lentamente verso l’orizzonte lo
illuminavano con una luce chiara–sempre questo tema (scialbi fanali)—i pegni amorosi che ci
siamo scambiati, lunghi addii–lei andava e tornava dall’Italia–addi forti come un battesimo–
Montale ha vissuto il rapporto con Clizia come, battesimo=rito di rinascita–tu mi hai fatto
rinascere–valore allegorico, mi hai ridato la vita, nel battesimo si impone al bambino un’identità
mi hai fatto capire chi sono–si dà un nome, inoltre si accoglie nella comunità cristiana, lei ha stretto
con lui un patto sacro–linguaggio religioso che dà alla donna un potere salvifico, tutto avviene
nella luttuosa attesa della devastazione della 2gm che stava per arrivare–dialogo non in presenza
di Clizia, è mentale, ha improvvisamente una visione. Ma una gemma ecc-scena onirica,
immagina che cosa stia accadendo ora nella terra di Clizia, gemma=pietra preziosa–stella
cadente che riga l’aria–immagine dantesca–Cacciaguida è come una gemma (15 canto
paradiso), ma un atomo splendente solcò l’aria, stillare=far piovere una specie di polvere
luminosa–scia luminosa che compone miracolosamente delle immagini–Clizia è a New York,
tendenzialmente fa freddo d'inverno e Clizia viene accostata al freddo per i il carattere duro e
anche perché negli USA sono luoghi molto freddi–stella cometa fa ricadere sui ghiacci e fiumi
delle sue terre–fiume Hudson–crea immagini tratte dall’antico testamento–lei è ebrea–libro
sacro di ebrei e cristiani, omaggio all’ebraismo, ma lei è anche trasfigurata in una figura
cristiana, degli angeli di Tobia–Raffaele risana la vista di Tobia–uno dei 7 angeli che siedono al
cospetto di Dio–potere risanatore di Dio, 7=doni dello spirito santo e semina dell’avvenire–
talenti che rendono uomini virtuosi–segni di rigenerazione di Dio–contrapposizione tra scena
dove lui è e luogo miracoloso in cui Clizia è–luogo immaginario dove per prodigio succede questo,
eliotropi nati dalle tue mani. Ma un astro solcò l’aria facendo ripiovere sui ghiacci e i fiumi delle tue
terre queste immagini. Eliotropi=girasoli, scena dove ricorda che lei aveva questi fiori che
sembravano fioriti dalla sue mani oppure come se lei aprendo le mani ricordasse un girasole
che si schiude–legame comunque tra lei e questi fiori perché rappresenta il contatto con Dio che
dà la vita, anche primo elemento della sua metamorfosi—sembra che diventi una pianta–fa fiorire
i girasoli–allude a una metamorfosi di questa donna in creatura vegetale–ricordi che ora in questa
sera di maggio sembra bruciato e risucchiato da una specie di polline che stride come il fuoco che
scoppietta e ha in sé delle punte di sinibbio–vento freddo che porta il nevischio–gelo notturno
che viene sprigionato–è la polvere delle falene, carcasse delle falene–polvere delle falene giallina
come il polline–tutte le cose in cui abbiamo creduto sembrano spazzate via da questa orribile
polvere delle carcasse delle falene che scoppietta ecc. e ha in sé delle punte di gelo–scena di
morte che nega tutto quello in cui abbiamo creduto. Carcasse delle falene mortifere evocate come
polline–positivo, perché? Opposizione, e anche il fuoco messo insieme al gelo–accosta fuoco e
gelo per il cognome di Irma=Brandeis, Eis=ghiaccio, Brand=incendio, lei aveva nel suo nome
queste due cose opposte–omaggio alla sua duplice natura, figura fredda, incrollabile e glaciale,
ma anche  di fuoco–amore spiritualizzato, innalzamento del tono=primavera ferita dall’avvento di
Hitler, è una festa se uccide con il gelo questa morte=miti carnefici, morte delle falene–
nazifascismo. Clizia–guarda ancora in alto–verso il sole (girasole), ma anche guardare a Dio e
valori spirituali, verso dello pseudo Dante ripreso–tu che conservi il tuo amore immutato finché
il cieco sole che porti in te stessa si accechi nell’altro sole (Dio) e questo ecc. Lei è mutata perché
guardando in alto diventa una creatura spirituale che rinuncia a se stessa e si fonde con Dio–
l’amore che lei ha non è solo per Montale, ma anche per il resto dell'umanità–figura di salvezza
che si sacrifica per tutti=Cristo, diventa un alter Christus, diventa una figura che si spiritualizza
e compie un sacrificio mistico per salvare l’umanità e redimerla dai suoi peccati–progresso
vertiginoso–Montale trasforma una vicenda d’amore privata ed anche illecita in una vicenda
riguardante la lotta cosmica tra il bene e il male e la possibilità per gli essere umani di essere
salvati–per lui è poesia metafisica–vicende storiche e tendenza a qualcosa di ulteriore–destino
assoluto degli esseri umani. Cieco sole che lei porta in se stessa e si deve abbacinare=accecarsi
per eccesso di luce, ha in sé qualcosa di luminoso che al cospetto di Dio rinuncia alla propria
natura umana e mortale per redimere l’umanità, trasumanarsi e diventare una creatura
salvifica–cieco sole che lei porta in se stessa=la fede, ciò che la mette in contatto con Dio,
potrebbe anche essere la carità, una virtù teologale, lei è cieca nel senso che non si vede
nient’altro che quello, anche segreto (ebrea), ma più latamente è un amore totale che non
permette di vedere nient’altro. Clizia perde qualunque contatto con la terra, rinuncia alla sua
natura terrena per salvare tutti–ha perso ogni connotato umano, il loro amore reale e concreto
è scomparso–infatti loro sono lontani da 8 anni (1946)—la lontananza fa sì che Montale idealizzi
così tanto Clizia da farla diventare disumana–Clizia è così sublime da diventare irraggiungibile–
fuggo questa creatura spirituale perché non sono più all’altezza di quello che rappresenta–la
celebra a patto che lei sia così alta da non essere più umana ma quindi è irraggiungibile ormai per
Montale, celebra la sua altezza a patto di accettare la sua perdita, lei non è più in una dimensione
terrena. Nel libro della Bufera–l’ombra della magnolia–lui prende congedo da lei perché è
lontana in tutti i sensi–quindi ci sta con il senso generale–lei è per tutti ora, mentre prima era una
solitaria veglia–lei ora salva l’intera umanità. Questo testo è l’unico momento in cui Montale
pensa che i valori che Clizia rappresenta possano salvare l’umanità–smetterà però di crederlo,
qui però ci crede perché è il momento in cui più ne ha bisogno, vedendo Hitler vede questi
valori troppo minacciati. Però viene meno l’incarnazione di cui lui sapeva di aver bisogno, Irma
e i valori stanno in un’altra dimensione. Forse le sirene, i rintocchi delle campane che salutano i
mostri nella sera della loro danza infernale già si confondono con un suono diverso che scende dal
cielo e vince questi altri suoni, forse si confondono con il respiro di un’alba che arriverà per tutti,
sarà bianca non per le falene e quest’alba si affaccerà ai letti dei fiumi bruciati del sud–greti del
sud–allusione storica forse–sbarco in Sicilia/greti dei fiumi liguri, allusione al paesaggio
familiare a Montale e indicare l’ita come sud rispetto al nord di Clizia–continue opposizioni però
di cose opposte–in questo momento in cui tutto sembra distrutto, forse si nascondono i semi
della rigenerazione–specie di profezia–in realtà quindi lo sa già, siamo nel 1946–ma la logica
della poesia è cercare di vedere nei segni della morte la rigenerazione, ma Clizia è anche in
crisi perché lei perde la sua umanità–infatti, lui perderà poi la fiducia nel fatto che i valori possano
salvare tutti. Poesia difficile, ma comunque il testo non si può ridurre alla parafrasi la poesia non
si può sciogliere del tutto in prosa.

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