Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Introduzione
• La disabilità oggi.
Conclusione:
Bibliografia
Come gli eroi di Francesco Guccini , gli dei greci non “son tutti giovani e
belli”. Nell’Iliade Efesto con altri dei prende parte alla guerra tra Greci e
troiani. Efesto è zoppo e si trascina a fatica su gambe sottili. Non è
specificato se la sua disabilità sia causata da una caduta o se sia congenita.
Nel canto diciottesimo dello stesso poema era Era a buttare giù
dall’olimpo Efesto, volendolo nascondere perché zoppo. Su un
bassorilievo del secondo secolo dopo Cristo proveniente da Ostia, sopra
Efesto che precipita sono raffigurati Zeus ed Era ma non è chiaro se a
buttarlo giù sia stato il padre o la madre. Anche Afrodite, la più bella fra le
dee tratta molto male Efesto, lo tradisce intrecciando una relazione con
Ares, che è il più veloce tra gli dei (vv. 266-366 Odissea). Avvertito dal
Sole Efesto che è un fabbro abilissimo prepara una trappola per i due
amanti e li intrappola con catene. Tutti gli dei accorrono a vedere la scena
e qualcuno dei presenti sentenzia: “Le azioni cattive non fruttano.” Il lento
prende il veloce: così anche ora Efesto che è lento ha catturato Ares, il più
veloce fra gli Dei che abitano l’Olimpo. Dagli esegeti dell’antichità “il
lento prende il veloce” è diventato proverbiale. Gli dei greci sono
accomunati all’umano. Efesto è accomunato nella disabilità, nel lavoro e
nel sudore. La disabilità non compromette il valore di un individuo.
Paragrafo 2
1 In merito ai Telchini, Seutonio riferisce di creature indefinibili, partecipi della natura umana, di quella ittica e di
quella rettile; per alcuni essi erano sforniti di arti, per altri potevano dirsi palmipedi, insomma erano esseri fantastici
e plastici, innescati da realtà zoologiche come le foche, i siluri, il dugongo. D. Musti in “telchini e sirene” cita a
pagina 29 che “sulla scia di Detienne e Vernant ne enfatizza il legame come elementi primordiali della terra, cioè
del suolo e del sottosuolo, nonché il collegamento con il mare e con il sole, e perciò con le sirene, aloro volta a
lternanti varianti iconografiche, ittiomorfe o alate”.
2 M.Delcourt, Stèrilitè mystèrieuse et naissances malèfiques, cit., alla quale, oltre al citato studio su Efesto, si
debbono altri saggi significativi, come (Edipe ou la lègende du conquèrant, Bibliothèque de la Facultè de
Philosophie et Lettres de l’Universitè de Liège, Liège 1944, e Hermaphrodite, mythes et rites de la sexualitè dans
l’Antiquitè classique, Presses Universitaires de france, Paris 1958.
A Sparta, quando nasceva un bimbo, il padre doveva portarlo in un edificio
pubblico, la lesche, dove una commissione di anziani della tribù esaminava
attentamente il neonato e permetteva l’allattamento solo se totalmente sano
e vigoroso. Se il bimbo aveva qualche difetto veniva abbandonato in un
luogo chiamato Apothetai, sul monte Taigeto, vicino ad un dirupo. Questo
gesto era ritenuto buono, sia per il bimbo che non aveva ricevuto fin
dall’inizio quanto necessario per la vita, sia per la città stessa. Aristotele ,
delineando nel settimo libro della “Politica” la propria pilteia, o
costituzione ben temperata, affermava: “Quanto all’esposizione e
all’allevamento dei piccoli nati sia legge di non allevare nessun bambino
deforme, mentre le disposizioni consacrate dal costume impongono di non
esporre nessuno a causa dell’elevato numero dei figli; si deve però fissare
un limuite alla procreazione e se alcune coppie sono feconde oltre tale
limite bisogna procurare l’aborto prima che nel feto siano sviluppate la
sensibilità e la vita, perché è la sensibilità e la vita che determinano la
consapevolezza e la non consapevolezza dell’atto”.3
3 Da Politica, Costituzione degli Ateniesi, Aristotele, Laterza 1972 e traduzione di R.Laurent; in precedenza il
filosofo si sofferma sull’età, i requisiti della coppia e perfino la stagione ottimale per la procreazione 8ideale il
tempo dei venti da nord); indugia poi sul comportamento e la cura del corpo delle donne incinte (dieta equilibrata,
moto quotidiano accompagnato da visite di culto agli altari di Artemide e Ilizia,dee preposte alla nascita) e ,
rinviando ad altra opera sull’allevamento del bambino per altro non pervenuta delinea l’alimentazione più indicata
per i piccini, sconsigliando l’uso di vino, di fasce troppo costrittiveper i neonati (diversamente da Platone che ne
proponeva l’uso sino ai tre anni.
Paragrafo3
“Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a
Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle pecore vi è una
piscina chiamata in ebraico betzatà, con cinque portici, sotto i quali
giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava
lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e
sapendo che da molto tempo era così gli disse: “Vuoi guarire ?” gli rispose
il malato: “ Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando
l’acqua si agita. Mentre infatti sto per entrarvi, un altro scende prima di me
“. Gesù gli disse: “ Alzati, prendi la tua barella e cammina” e all’istante
quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
“Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: <<Ecco, sei guarito ! Non
peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio>>”.
Paragrafo 1
I disabili e i totalitarismi
9 E.DE CRISTOFARO,C. SALETTI (a cura di)Precursori dello sterminio, binding e Hoche all’origine
dell’”eutanasia” dei malati di mente in Germania, Ombre Corte, Verona 2012
10 L. SCARAFFIA, Se la vita è “indegna di essere vissuta”, <<L’osservatore Romano>>, 5 maggio 2012.
genocide: From Euthanasia to the Final Solution” 11 possiamo ricostruire le
tappe attraverso le quali è stata portata avanti l’eliminazione dei disabili,
degli Ebrei e degli zingari. L’autore ricostruisce una delle più orrende
tragedie del Novecento e dimostra come l’eutanasia “dei disabili e dei
malati di mente” fornì il modello all’assassinio di massa degli Ebrei: i
centri nei quali i disabili venivano eliminati con il sistema delle camere a
gas divennero successivamente i campi di sterminio. All’indomani
dell’ascesa di Hitler al potere una legge del 1933, “Legge sulla
prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie”,
prevedeva la sterilizzazione forzata di persone affette da malattie ereditarie
(i documenti ufficiali parlano di 375000 persone tra Tedeschi e Austriaci).
Nel 1935 la legge per “la salvaguardia ereditaria del popolo tedesco”
legalizzava l’aborto nel caso in cui uno dei due genitori fosse sospettato di
essere portatore di malattie ereditarie. Il Reich propagandava , attraverso
manifesti, opuscoli e filmati, quanto costasse allo stato una persona affetta
da disabilità. Si evidenziava il grande peso economico che la comunità
tedesca era condannata a sopportare. Furono istituiti “centri di consulenza
per la protezione del patrimonio genetico della razza”. Nel 1939 una legge
obbligava i reparti di ostetricia degli ospedali e le levatrici ad informare i
medici dei centri di consulenza della nascita di bambini con malformazioni
o malattie psichiche e o fisiche. I medici informati convocavano i genitori
dei disabili e, magnificando i progressi della medicina tedesca, li
inducevano al ricovero dei propri figli in centri specializzati, cliniche che
in realtà provvedevano alla soppressione di quei neonati. Tale sorte
spettava spesso anche a fanciulli ebrei, indipendentemente dalle loro
11 H. FRIEDLANDER , The Origi8ns of Nazi Genocide: From Euthanasia to theFinal Solution, The North Carolina
University Press, Chapel Hill, NC 1995.
condizioni psico-fisiche e perfino a ragazzi “ariani” ritenuti disadattati”.
Sul finire del 1939 vennero inviati agli ospedali psichiatrici questionari che
intendevano censire le capacità lavorative dei ricoverati al fine di eliminare
i soggetti “improduttivi”. Le schede frettolosamente compilate portarono a
morte parecchie migliaia di ricoverati. I malati venivano portati, con
grandi pulman dai finestrini oscurati, in centri di eliminazione con camere
a gas camuffate da docce e i cadaveri venivano eliminati in forni
crematori. l’operazione detta “Aktion T4” era segretissima ma avolte
qualcosa trapelava e suscitava le proteste dei settori sia della Chiesa
protestante che di quella cattolica, ma tali proteste non potevano essere di
impedimento alla tristissima e tragica operazione. Il fascismo non presenta
inizialmente connotazione razzista e per tutto il corso degli anni Venti non
si intravvede svolta anti-semitica. Successivamente il colonialismo
cominciò ad alimentare il razzismo con il divieto delle unioni miste
introdotta dalla legislazione italiana. La svolta decisiva avviene nel 1938
con l’imitazione del potere alleato tedesco, frutto della logica del
totalitarismo che vede l’idea della razza pura con l’emarginazione e
l’eliminazione del diverso. La collaborazione con i nazisti vede l’invio nei
campi di concentramento di cittadini italiani di origine ebraica. Con la
sconfitta del nazi-fascismo si mette fine alla persecuzione antiebraica e alla
purificazione della razza attraverso l’eliminazione di portatori di malattie
ereditarie e dei disabili.
Nella Russia sovietica, a partire dal 1919, all’interno del sistema
concentrazionario, non è stato ancora accertato se siano esistiti campi di
lavoro per i disabili ma all’interno della grande massa di cittadini inviati
nei campi di lavoro vi sono un gran numero di ribelli a”asociali” e un
considerevole numero di disabili, i primi a soccombere nell’impossibile
vita dei campi. Nella costruzione del socialismo non c’è posto per il
disabile. Nella logica dei totalitarismi non c’è posto per il “diverso”. Il
progetto di una società perfetta prevede l’emarginazione, l’occultamento e
l’eliminazione del disabile. E’ doveroso ricordare sempre alle giovani
generazioni quanta ingiusta e grande sofferenza hanno vissuto “gli ultimi”
durante quel terribile periodo di storia.
Capitolo 3
Paragrafo 1
Basil Mitchel è uno studioso che ha affermato che coloro che vorrebbero
asserire la tesi tradizionale secondo cui tutti gli esseri umani hanno un
valore intrinseco e di conseguenza vanno protetti contro il pregiudizio e lo
sfruttamento, sarebbero intellettualmente imbarazzati da tale asserzione se
non abbracciassero una metafisica teistica. Egli nota che il nostro intenso
sentimento circa il valore della personalità individuale non ha avuto lo
stesso sviluppo in altre tradizioni. Questo non ci deve sorprendere,
continua nella tradizione cristiana si può dar ragione del perché l’individuo
sia così degno di valore morale. La tradizione offre un’antropologia
metafisica per cui ogni essere umano, senza distinzione di qualità
personale e status sociale, gode di un’unica relazione con Dio. Ciascun
essere umano ha un destino eterno in virtù di questa relazione. Dio offre la
salvezza a ogni essere umano in quanto tale e in quanto tale ogni persona
ha un valore incondizionato. Non siamo amati da Dio in virtù di qualità o
meriti che possediamo, dal momento che questi renderebbero l’amore
divino condizionato. Se esso fosse tale, verrebbe meno qualora perdessimo
queste qualità o meriti. Al contrario solo un valore e un amore
incondizionati possono essere universali. Nessuno di noi merita un amore
incondizionato più di un altro. Molti autori secolari vorrebbero conservare
un senso dell’universalità e incondizionatezza del valore dell’essere
umano. Una via seguita per realizzare questo è espressa da Kant. Si legge
negli scritti etici di Kant, secondo Mitchell, un tentativo di sostituire la tesi
cristiana della relazione umano-divina con la dignità di ciascun essere
umano come creatura razionale, in possesso della consapevolezza della
legge morale e della conseguente abilità di perseguire la felicità tramite la
virtù. La nostra relazione con la legge morale e il destino si troverebbe al
posto del disegno religioso della nostra relazione con Dio e della nostra
vita ulteriore con Dio. Secondo Mitchell ci sono due problemi con la
ricostruzione kantiana del disegno teologico: per prima cosa Mitchell nota
che la sua enfasi sul possesso universale della ragione dà un ritratto della
natura umana che è troppo dualistico e intellettuale; secondo osserviamo
che il possesso di una ragione pratica come Kant la definisce non è una
proprietà universale e invariante delle specie e non costituisce perciò un
supporto alla credenza nella santità incondizionata e universale della vita
umana. La linea di ragionamento sopra esposta dà origine a ciò che
Mitchell chiama “il dilemma della coscienza tradizionale”. Questo è il
dilemma formato dai desideri congiunti di mantenersi attaccati a una
tradizionale credenza nella santità della vita umana e contemporaneamente
di rigettare il fondamento religioso di tale credenza. I due desideri non
possono essere mantenuti assieme in modo consistente. I secolaristi
consistenti sono coloro i quali non cercano di sostenere la dignità di
ciascun essere umano. Mitchell avvalora la propria tesi adducendo il
tentativo cristiano di sostenere che ogni essere umano va amato in sé. Egli
nota che molti hanno trovato questo tentativo molto strano da mettere in
pratica. Al di fuori della cristianità o della religione teistica, è sempre
sembrato più naturale che le persone vanno amate per i loro meriti. Egli
cita Freud nel senso che se io amo qualcuno lui o lei devono essere degni
di tale amore, o per meriti intrinseci o per qualche stretta relazione con me.
Al contrario il comandamento cristiano di amare tutti gli uomini si basa
non sul distinguere i meriti individuali ma sul fatto che tutti gli esseri
umani sono amati da Dio. Ciò si accompagna ad altre conseguenze: gli
uomini sono redenti dall’opera salvifica di Dio, sono portatori
dell’Immagine di Dio e così via. Siamo tutti sotto il comandamento divino
di amare il nostro prossimo come noi stessi e questo comandamento si
appoggia sul fatto che tutti sono oggetto di una considerazione divina che è
propria della condizione umana.