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BG Sadiki

Sadiki naque nel (24 anni prima di adesso) in una notte stellata d'estate, accompagnato dal
calore dei falò del villaggio, il padre Chandan quando vide il parto della amata Isà, prima si
mise a piangere per poi svenire quando vide la testa dël nascituro.
Il parto fu veloce ma doloroso e dopo un po' la coppia si riunì ad ammirare il piccolo Sadiki.
Isà quando lo prese tra le braccia, squadró il piccolo, osservando attentamente ogni
centimetro del suo corpo e sospirò, piena di sollievo: "Questo è proprio figlio tuo, ha la tua
stessa luce negli occhi!"
E Chandan rispose:"vispi e limpidi come la mia signora…"

Chandan era uno dei druidi del villaggio di Hafayah, saggio e colto, un maestro rispettato dal
villaggio per i suoi studi e per le sue idee stravaganti ma efficaci, si occupava della
agricoltura dei frutti del deserto e uno dei maestri dei ragazzi del villaggio.

Isà invece era una costruttrice, dalle ossa forti e la pelle spessa, una donna virile e partecipe
alla vita del villaggio, sempre disponibile ad andare a caccia o ad aiutare gli altri concittadini,
ma dolce e giusta in casa.

Sadiki ha anche un fratello e una sorella, rispettivamente Nimr e Sirin, due anni più grande e
un uno più giovane.

La vita fu tranquilla per i primi anni, il villaggio cresceva piano piano e i bambini correvano
per le strade lastricate di basalto, le torri delle mura spiccavano alte, ma ben inferiori a
quelle del tempio degli astri, le strette vie conducevano a piccoli anfratti dove la vita cittadina
procedeva serena, i negozi e i mercati si fondevano lungo le vie creando un miscuglio di
odori. Alzando gli occhi, le alte case del centro creavano lunghi canali dove era possibile
scorgere qualche nuvola, in alcune aree le vie si allargavano creando lunghi corridoi, dove
venivano fissati dei teloni triangolari in grado di far filtrare la luce del sole ma di non far
avariare la merce.
La città era un oasi di forma elittica a pochi kilometri dalle sponde del oceano, la zòna fertile
e divisa in due parti, un quinto viene utilizzato come giardino botanico, dove venivano
coltivate varie piante officinali raffinate all interno del tempio, mentre il restante kilometro
quadrato viene usato per coltivare vari tipi di culture, variando tra orti campi e frutteti.
Il tempio torreggia sul lato nord dell'oasi, la parte superiore, con i campi e l'orto botanico che
si estendevano a destra e sinistra accerchiando lo specchio d'acqua. Il centro cittadino
invece si sviluppa intorno all'oasi , principalmente sul versante nord.
Il villaggio di Hafayah è una congrega di 7000 anime che convivono sulla sponda che divide
l'oceano dal deserto, la tecnocrazia degli astri segna i sui sentieri del deserto intrecciandoli
con l'oasi rendendola uno snodo importante.
Sadiki visse la sua infanzia e l'inizio della adolescenza tra il villaggio e le colline della costa
frastagliata, Chandan insegnò ai figli come sopravvivere nel deserto con insegnamenti di
botanica e l'arte druidica, furono innumerevoli i pomeriggi passati sul bordo del deserto ad
osservare le pecore marittime che brucavano tranquille, e ancor di più le sere passate ad
osservare le stelle e gli astri.
Isà instillò nei figli la disciplina, la logica e la religione degli astri, segnandoli per un lungo
sentiero da studiosi al tempio, allontanandoli dalla città e sperando in un futuro prospero.
Nimr segui le tracce del padre, prediligendo l'agricoltura e le piante dopo aver dimostrato
una dote innata verso le arti druidiche, mentre Sirin fu interessata fin da piccola agli astri,
leggendo i libri del tempio e passando le notti all'aghiaccio, sotto le stelle.
Sadiki era un bambino timido e curioso, ma la sua curiosità gli faceva cambiare rapidamente
idea facendogli saltare scuola al tempio per passare il tempo nei campi o in giro per le
strade, molto spesso passava le giornate scolastiche sotto le fronde dei frutteti, i compagni
di classe e i/le maestri/e si chiedevano il motivo, ma sadiki non riusciva a stare in ambienti
chiusi, la sua mente viaggiava lontano e chiedeva la compagnia del corpo.
I genitori erano esasperati, la madre pregava ogni sera per il figlio, sperando che
incominciasse a rigare dritto, mentre Chandan cercava in ogni modo di insegnargli qualcosa,
riuscendo discretamente nell' arti druidiche, ma fallendo sulla costanza dello studio.

Una sera di primavera, all' età di 8 anni, dopo l'ennesimo litigio con i genitori, Sadiki uscì di
casa e come consueto si diresse sulla costa, verso un piccolo picco a strapiombo
sull'oceano chiamato picco di luna nuova (per le leggende funeste che gli girano intorno), si
mise seduto ad osservare la luna e incomincio a viaggiare con i pensieri dimenticando le
parole dei genitori, di li a poco senti le grida di Isà avvicinarsi, sadiki rimase seduto sulla
erba ad osservare la luna coperta dalle nuvole e i riflessi della marea, la madre lo vide e si
avvicinò, sadiki rapidamente si alzò e si mise sul bordo.
Isà arrivò a pochi metri dal figlio e gli chiese scusa per le parole dette ma sadiki non voleva
sentire ragioni, la madre fece un passo avanti e sadiki di impulso indietreggiò posando il
piede sul filo del rasoio, la madre si calmò, cerco di parlare, scusandosi ancora.
La luna si schiarì e in un attimo il bordo del picco franò trascinando con lui sadiki.
Isa vedendo la tragedia si precipitò sul bordo osservando l'oceano sotto, in cerca di qualsiasi
traccia del figlio, urlo il suo nome ma nessuno rispose, presa dalla preoccupazione e dalla
paura, torno indietro chiamando aiuto.
Sadiki non cadde direttamente, venne come inghiottito dalla terra, le ultime cose che vide
erano le nuvole e la luna, alzò il braccio come per aggrapparsi a qualche roccia, ma dopo di
che si fece buio.
Si risvegliò sdraiato per terra, impolverato, dalle urla della madre, Sadiki cerco di parlare, ma
tra le urla a casa e la polvere sembrava come avesse un tappo,cercò di schiarirsi la gola ma
non ci riuscì, a quel punto si alzò e vide che la luna filtrava dalle fessure della parete crollata
alle sue spalle.
Sadiki allora si voltò seguendo la linea di luce e piano piano si avvicinò a quella che
sembrava una lastra di pietra incisa, che riportava: "Colui che vede con occhio nuovo, un
nuovo sentiero s'intreccia d'inanzi a lui".
Sadiki alzò lo sguardo ed un enorme statua s'innalzava in mezzo alla stanza, si avvicinò e la
tocco.
(La stanza era circolare con una cupola in mattoni che si alzava più o meno 8 metri da terra,
con librerie alternate da bracieri che si aprivano a raggiera tutt'intorno, queste conservavano
numerose pergamene e libri e venivano illuminate dai bracieri spenti da tempo immemore)
Sadiki venne colpito al palmo da una scossa e venne respinto, un forte mal di testa gli
attanagliava la testa, ad un certo punto le grida della madre si fermarono.
Si voltò di scatto e si diresse verso la parte franata, un piccolo corridoio lungo 2 metri, e si
mise a spingere la terra giù, partendo dai buchi dove filtrava la luna e riuscendo a farsi
strada, a quel punto dopo aver liberato una buona parte osservo il mare più in basso e
aveva una strana sensazione, era come se sentisse il mare davanti a lui ai suoi piedi, Sadiki
si toccò le orecchie, già lunghe e piatte e noto che si erano allungate ancora.
Sul bordo del precipizio cercò di calmarsi, si voltò ad osservare la statua e capì subito che
questo era un segreto da conservare, poteva essere un ottimo posto dove passare i
pomeriggi, allora sposto di nuovo lo sguardo sul mare, anche perché era l'unica via di uscita,
che cercasse di arrampicarsi sopra o sotto, cerco di capire quanto fosse alto il salto e se
c'erano degli scogli più in basso, ma tra la luna e le onde era difficile distinguere qualcosa,
prese qualche metro di corsa, si fece coraggio e partì.
Sadiki cercò di correre il più veloce possibile per cadere il più lontano dalle possibili rocce
ma come poggiò il piede sul bordo, e la luna nefanda fa un altro sortilegio, e crolla.
Sadiki riesce ad ottenere un po' di spinta ma non abbastanza, cadendo in avanti, pochi
secondi e splash!
Sadiki cadde in acqua, utilizzando le braccia a scudo andò a sbattere qualche metro
sott'acqua contro uno scoglio.
Un braccio era andato e l'altro faceva a malapena a muoversi, con le gambe cerco di risalire
in superficie per dell'aria, l'acqua che aveva ingoiato, per quanto schifo faceva, gli sciolse il
pastone in gola, una volta a galla si guardò in giro e vide che non era troppo distante da dei
larghi scogli, cerco di nuotare per quanto possibile verso una roccia, l'alta marea rendeva le
cose difficili tirandolo indietro, ma la buona notizia è che se riusciva a salire su quella roccia
poteva stare tranquillo fino a mattina, allora si fece forza e dopo vari tentativi riuscì ad
aggrapparsi, per poi salire e cercare una qualche sorta di riparo, coprirsi con i vestiti e
cercare di dormire un po'.
Qualche ora dopo venne tratto in salvo da dei pescatori del villaggio che insieme ai
concittadini si erano messi a cercare il disperso, trovandolo in cattive condizioni ma ancora
vivo, fratturato ad entrambe le ulne, omero e clavicola sinistri, Sadiki venne portato a casa e
sottoposto a 6 mesi di cura, sotto tutela dei genitori e del tempio.
Poco dopo Sadiki, ripreso dall'incidente ricominciò a vivere normalmente, ma qualcosa era
cambiato, un nuovo posto, tutto suo, infinite possibilità, libri e pergamene antiche, si decise
di incominciare a frequentare la scuola, con l'impegno e le lacrime e migliorò, le mattinate le
passava a scuola e i pomeriggi metteva a posto il nascondiglio, col tempo imparo ad
accendere fuochi e a leggere i testi raccolti, molti parlavano di storie e leggende, magie e
rituali, particolari, la sua curiosità lo portava a leggere tutto quello che trovava ma senza
interesse.
Gli anni passarono e col tempo tentò di decifrare alcuni di questi libri così complessi,
passando notti in bianco e le pause scolastiche a studiare nella biblioteca, questi parlavano
di come la luna fosse un entità, ben diversa dal demone dipinto dalla religione degli astri, ma
a
Sadiki non importava, non credeva nella fede degli astri, poiché non era un argomento
tangibile, troppo volatile, ed essendo soggettivo aveva la sua idea discostante dalla visione
comune, la sua era pura curiosità, un frammento di un puzzle.
Sadiki passava i pomeriggi al tempio, esercitandosi e studiando con i suoi compagni, ma la
fatica e gli scarsi risultati andavano ad insospettire i maestri, le voci correvano per i corridoi
e i ragazzi parlavano di come sadiki non si trovasse da nessuna parte i pomeriggi, i fratelli
pensavano fosse ai frutteti, ma intorno ai 10 anni gli avvistamenti si facevano rari.
I maestri decisero un giorno di seguirlo, mandarono Aaftab un giovane apprendista
cosmonauta, Sadiki dopo essere ritornato a casa mise a posto un po' di scorte per il
weekend e partì, salutando i genitori, a quel punto si diresse senza indugio verso il
nascondiglio, passando per stretti corridoi, salendo le grondaie fino a spuntare fra i tetti,
camminava tranquillo e spensierato, con lo sguardo cerco un apertura più avanti, dove i tetti
combaciavano e andavamo a formare vari terrazzi aperti in alcuni punti dove le case si
aprivano per le vie e i cortili interni e senza indugio c

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