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APULEIO

È considerato uno dei più grandi oratori e lo spirito più avventuroso della letteratura latina. È
considerevole, nell’analisi dell’autore l’elemento fondamentale della magia per quanto riguarda le
poche notizie note sulla sua biografia: la fama di mago gli fu infatti rinfacciata fino a condurlo ad
un processo, attraverso l’autodifesa da questa accusa ci vengono riportate le notizie precedenti a ciò
riguardo la sua vita

LA VITA E LE OPERE
abbiamo così poche notizie che neanche il prea nomen è conosciuto con sicurezza (Lucio infatti si
potrebbe ricavare dal protagonista Asino d’oro delle metamorfosi). È nato intorno al 125 d.C., in
Africa (a Madanuro, attuale Algeria)e, dall’apologia di un’accusa si ricava che il padre, diunviro,
lasciò un’eredità di due milioni di sesterzi; compie i primi studi a Cartagine e poi ad Atene.

Egli volse con successo la tipica attività di letterato dell’epoca, del conferenziere, cioè di colui che
muovendosi da una città all’altra mostra la propria eloquenzaegli vuole quindi arrivare ad una
cultura enciclopedica (come gli antichi sofisti), aspirazione degli intellettuali del tempo, come
Plinio il vecchio. Parliamo in questo caso di seconda sofistica, essendo che il letterato e l’oratore
hanno posizioni favorevoli nella società. A stimolare l’intelligenza e la cultura dell’autore erano gli
interessi filosofico-misticheggianti, poiché voleva rispondere alla sua ansia religiosa e per riuscirci i
viaggiò dilapidando la sua fortuna arrivando a Samo, in Egitto, attratto dai culti esotici diventando
prima sacerdote di Alscepio, successivamente fu colpito dai misteri e le ----- del culto di Demetra e
quelli di Iside e Osiride.

All’inizio delle vicende che portarono al processo per magia, egli si trova in viaggio per
Alessandria, in seguito alla sua attività intellettuale; si fermò ad Oea, dove ritrova Ponzianoin
questo contesto egli conobbe la madre di Ponziano, Pudentilla, e la sposò nonostante l’età,
sollecitato dall’amico. In seguito alla morte improvvisa di Ponziano, i parenti di Pudentilla, non
volendo perdere l’eredità, intentano contro Apuleio l’accusa di aver utilizzato incantesimi per
adescare la donna (con filtri e formule magiche), per costringerla alle nozze al fine di carpirne le
ricchezze. Per questo ci fu un processo alla presenza del Console Claudio Massimo, l’orazione in
questa circostanza fu ripubblicata con il titolo di apologia. Fu poi assolto, anche se in maniera non
ufficiale, perché i suoi avversari non riuscirono a provare le accuse.

A parte ciò non conosciamo nulla della sua vita probabilmente dopo il processo tornò a Cartagine
e venne nominato sacerdote o sovrintendente di attività culturali. Si ipotizza sia morto verso il 170
proprio a Cartagine.

Aveva molti interessi ed era dotato di una grande vivacità intellettuale, infatti il suo enciclopedismo
si manifestò nella produzione di opere in prosa e in poesia di ogni generi, la sua produzione
attraversa i campi più disparati: gli sono associati scritti filosofici, scientifici, religiosi etc. (i suoi
interessi li conosciamo tramite citazioni di autori) in un passo dell’antologia Florida (la quale
contiene estratti dei suoi discorsi) dice di essere capace di dedicarsi ad ogni genere letterario (IX-
27) Questa versatilità è testimoniata da molte opere in versi come i carmina amatoria, la quale
rimanda a Catullo, i ludrica (scherzi), Inni (che risalgono ai tempi della sua attività di sacerdote)
etc. Ma a noi sono arrivate complete solo:

 due opere oratorie: Apologia (intitolata anche De Magia) e Florida (rispecchiano aspetti più
appariscenti dell’arte di Apuleio, collegati con la neosofistica)
 tre opere filosofiche: De mundo, De Platone et eius dogmate, De deo Socratis (in cui egli
parla del demone che, a detta di Socrate, stava sempre accanto al filosofo e lo ammoniva,
trattenendolo dal compiere passi falsi. Prendendo spunto da Socrate, l’oratore espone la
dottrina platonica dei demoni)il Platonismo di cui Apuleio si professa seguace, viene
contaminato con altre dottrine filosofiche e religiose, ed è inteso in senso mistico, secondo
le tendenze che sono proprie dell’epoca, e che più tardi sfoceranno nella creazione della
scuola neoplatonica; particolare sviluppo riceve la demologia, ovvero lo studio degli esseri
intermedi tra uomo e Dio: i demoni tutelano azioni e pensieri di ogni singolo uomo, e ad
essi sono attribuiti i miracoli della magia e della divinazione. I problemi filosofici sono
trattati avendo mira soprattutto la salvezza dell’anima e la sua ascesa alla divinità.
 le Metamorfosi in cui si parla del viaggio come metafora

L’apologia
è un’orazione giudiziaria che egli pronunciò per discolparsi dall’accusa di arti magiche, essa ci è
pervenuta in maniera più elaborata dopo il processo è colta dall’autore, specialmente nella prima
parte in senso epidittico, dispiegandosi la propria cultura e facendone sfoggio

L’argomento principale della difesa di Apuleio è l’esclusione dello scopo di lucro, dimostrata dal
testamento della stessa vedova che lasciava tutto ai figliastri. Le argomentazioni giuridiche
contenute nell’Apologia, pur essendo condotte con un’abilità e una sottigliezza che ricordano
l’oratoria ciceroniana (specialmente la Pro Caelio), passano quasi in seconda linea di fronte alla
difesa e all’esaltazione che Apuleio fa del suo tipo di vita, della sua cultura, del suo mondo
spiritualeall’ignoranza e alla bassezza d’animo degli accusatori si contrappone la raffinatezza
dell’oratore il quale fa sfoggio delle sue molteplici capacità e conoscenzeApuleio si presenta
come un uomo di studio e di scienza. L’apologia è divisa in 3 parti essendo che sono 3 gli
obbiettivi:

 il primo: si presenta come un intellettuale con cultura superiore per respingere l’immagine di
uomo frivolo in modo da liberarsi da accuse secondarietraccia una linea nette tra i
sostenitori dell’accusa, da una parte e , dall’altra, se stesso e il giudice Claudio Massimo a
cui lo uniscono l’onestà morale e la comunanza di interessi letterari e filosofici.
 il secondo: mostra di confutare l’accusa di arti magiche per aver sedotto Pudentillanon
nega l’interesse per l’occulto, ritenendo la magia una scienza gradita agli dei immortali; La
magia è quindi una scienza divina che da non confondere con la magia nerail mago,
dunque non è altro che un sacerdote che diffonde le leggi del culto. Egli si professa altresì
conoscitore e seguace dei vari riti misterici; quanto all'accusa di magia, nega sdegnosamente
di usare pratiche di bassa stregoneria, di invocare spiriti malefici e infernali ma non esita ad
elogiare la forma più elevata di magia che invoca le potenze divine a scopo benefico,
giustificandola sul piano scientifico e filosofico
 Terzo: ricostruisce il rapporto in maniera precisa con Pudentilla in maniera da ribaltare le
accuse. Per dimostrare che era stato proprio Porziano a persuadere Apuleio a sposarsi, legge
anche il testamento di Pudentilla, che mostra che era il figlio l’erede universale.

Il lessico è spesso poetico, con neoformazioni, parole rare e antiquate e le strutture ritmiche che
sono caratteristiche anche delle Metamorfosi

La Florida
Sono quattro libri di cui non si conosce la finalità: si pensa che volesse realizzare dei topoi oratori
per servirsene all’occorrenza, alcuni dicono che l’abbia fatto un compilatore posteriore. Si tratta
quindi di un’antologia riguardante molti brani e questioni politiche, religiose e moraliè
fondamentale per capire la sua posizione sulle questioni dibattute al tempo. Inoltre forniscono una
documentazione sulla sua attività di conferenziere. Il contenuto è quanto più varioApuleio,
secondo la tradizione dei sofisti, è in grado di parlare su qualsiasi argomento ed infatti ostenta
l’abilità tecnica e la cultura (in un passo dichiara di conoscere un’unica arte ovvero quella della
parola e di possederla in modo perfetto).

Le metamorfosi
Vediamo che nel suo capolavoro risultano confluiti tutti gli aspetti contrastanti della personalità e
dell’arte di Apuleiole Metamorfosi è dunque l’opera che corona la sua famaè un romanzo
simile al Satyricon in 11 libri con il narratore in prima persona. Il protagonista è Lucio, il quale
avendo ingerito un filtro si trasforma in asino e affronta molte sfide e peripezie prima di tornare ad
avere fattezze umane. L’opera è anche conosciuta come asinus aureus (titolo dato da Sant’Agostino
nel De civitate dei)non è chiara la funzione dell’aggettivo d’oro, forse potrebbe riferirsi alle doti
artistiche del romanzo, o alle doti morali del protagonista. Per quanto riguarda il genere bisogna
dire che il romanzo di Apuleio è in forma simile alla fabula Milesial’autore ha quindi inserito
nella trama principale una folla di novelle erotiche e di favole popolaresche.

Le metamorfosi non sono altro che uno dei tanti romanzi antichi sorti nel periodo della seconda
sofistica in cui si trovavano mescolati viaggi, avventure finalizzati ad uno scopo edonistico:
l’interpretazione in chiave edonistica è confermata nel prologo dove Apuleio, rivolgendosi ad un
immaginario lettore, prima gli promette che stuzzicherà il suo orecchio (parla di un lepido sussurro)
e dopo conclude affermando “stai attento, lettore, ti divertirai”, dunque il suo intento sarebbe stato
quello di comporre un’opera dilettevole.

Seppur nessuno neghi che le Metamorfosi si presentino con tutti gli ingredienti di un romanzo
d’avventura, e sia indubbio che l’autore talvolta si lasci prendere la mano da queste situazioni e si
abbandoni alla descrizione di un mondo fiabesco, tradendo l’intento edonistico vero e proprio, se
andiamo ad intendere la lettura dell’opera come una sequenza di dilettevoli avventure, risulta troppo
riduttivo, infatti la conclusione del romanzo che giunge a sorpresa, costringe il lettore a rileggerlo in
una chiave interpretativa nuova in cui la storia si chiarisce, questo perché essa appare finalmente nei
suoi risvolti allegorici, come una verità nascosta sotto una bella favola: essa altro non è se non la
vicenda dell’animo umano, degradato a livello di una bestia dalle passioni, ed in grado di riscattarsi
solo grazie all’intervento divino.

In questa ottica allegorica, quindi, le novelle che troviamo nel romanzo non sono più sganciate dalla
trama, non creano disorganicità ma servono a dare unità, non vanno allora esclusivamente viste
come elemento di diletto, allo stesso modo ogni avventura che vede come protagonista Lucio rivela
un aspetto del mondo corrotto in cui si trova ad operare, il suo diventa così un viaggio attraverso le
follie del mondo che lo circonda, un mondo in cui regnano la violenza, la sopraffazione, la
depravazione e, soprattutto, la spettacolarizzazione del vizio che non viene nascosto, ma ostentato.

Così Lucio sconta il suo peccato, ovvero la compromissione con la bassa sensualità e con la magia,
attraverso la sofferenza che lo purifica e lo rende degno di entrare in comunione con il dio. Il ritorno
in forma umana si configura così come la metafora della rinascita dell’uomo, sottratto ormai ai
capricci della dea fortuna, liberato dalle scorie del passato, entrato finalmente nel porto della quiete
e pronto a mettersi sotto la protezione del dio.

La figura di Lucio potrebbe essere messa sullo stesso piano di Renzo che attraversa proprio il
precipitare e il rinascere, il purificarsi. Inoltre Manzoni quando descrive la notte di Renzo, in cui
l’uomo tocca il fondo dell’aberrazione, lo paragona proprio ad Amore che dorme, mentre l’oste
tracagnotto viene paragonato a Psiche.

Al pari del Satyrikon di Petronio le Metamorfosi vanno lette anche come un romanzo iniziatico da
ascrivere all’ambito dei misteri isiaci (del culto di Iside), d’altronde lo stesso numero dei libri (11)
sembra avere un valore simbolico, difatti per questi misteri erano necessari ben 10 giorni di
preparazione ed 1 per lo svolgimento del rito d’iniziazione, inoltre Apuleio appare molto meticoloso
proprio nell’undicesimo libro, dove descrive tutta la liturgia misterica.

Dunque le Metamorfosi sono il romanzo in cui l’elemento avventuroso si collega con quello
filosofico-misterico e con quello autobiografico, senza però che uno prevalga sull’altro,
permettendo ai lettori di non valutare l’opera in un’ esclusiva chiave di lettura.

Nel Satyricon i personaggi erano chiamati a dibattere importanti questioni come l’oratoria, l’epica e
il rapporto tra prosa e poesia. Invece le digressioni inserite da Apollonio nelle Metamorfosi sono di
carattere erotico-avventuroso e vengono trattate con il tono tipico della fabula Milesiail fine del
romanzo è dunque educativo e propagandistico ma non sappiamo se lo scrittore sia riuscito nella
suo intento di propaganda religiosa (volta al culto di Iside ed Osiride).

Trama
Il giovane Lucio durante un viaggio in Tessaglia, terra famosa per le arti magiche, viene ospitato da,
Panfila (moglie dell’usuraio Milone) la quale a sua insaputa è una potente maga. Divenuto amante
dell’ancella di Panfila, Fodite, assiste alla trasformazione di Panfila (che si unge ogni sera con un
unguento) in un uccello per poi ritornare ad avere fattezze umane) egli è bramoso di tentare la
stessa esperienza, perciò Fotide lo spalma di un unguento magico ma commette un errore e lo
trasforma in asino anziché in uccello pur conservando tutte le sue qualità umane; da Fotide egli
apprende che potrà ritornare ad essere umano solo mangiando delle rose . La stessa notte Lucio
viene rapito da dei briganti. Quando giunge alla spelonca dei briganti, dove una vecchia custodisce
una fanciulla, Carite, rapita dalla banda. Per consolare la fanciulla la vecchia racconta la fiaba di
Amore e Psiche

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TRAMA AMORE E PSICHE la fabula di Amore e Psiche la ritroviamo nella serie di libri che
vanno dal VI e il VIII. Questa novella si è imposta sulle tante di questo romanzo perché il
significato che l’autore conferisce ha uno scopo consolatorio; l’incipit della novella è quello delle
fiabe popolari: c’era una volta un re e una regina che avevano 3 figlie delle quali l’ultima era la
più bella di tutte, da ogni paese vicino ci si recava alla reggia per ammirare questo prodigio.
Chiunque la osservava affermava che la dea della bellezza a confronto era scesa a livello dei
mortali. La bellissima Psiche, aveva perciò destato l’invidia di Venere che si sente subalterna a
confronto la dea per punirla ricorre a Cupido, suo figlio, imponendogli di farla innamorare
dell’uomo più brutto in assoluto. Lo stesso Eros però rimane soggiogato e invaghito da Psiche, e la
trasporta segretamente in un palazzo incantato, facendola sua sposa, senza però rivelarle il suo
vero essere, e standole accanto solo nel buioè fondamentale che la fanciulla non osservi mai
Amore. Psiche però, istigata dalle sorelle invidiose e dalla sua stesso curiositas, rompe il pattoe
contempla Amore addormentato alla luce di una lucerna, dalla lampada cade una goccia d’olio che
ustiona il dio gravemente, il quale fugge via. Venere adirata sottopone Psiche a durissime prove
che riesce a superare grazie ad aiuti magici: l’ultima prova, la più difficile, è cui scendere negli
inferi per farsi dare un vasetto da Persefone da consegnare a Venere ancora una volta la
curiositas la porta ad aprire il vasetto e, per punizione viene destinata ad un sogno mortale (la
curiositas è determinate come per Lucio il quale mosso dalla curiositas di trasformarsi come
Panfila, finisce per essere trasformato in asino ed affrontare peripezie prima di assumere di nuovo
sembianze umane); interviene ancora una volta Cupido salvandola e chiedendo a Giove, mosso da
compassione, di indurre Venere al perdono. Alla fine Venere concede ad Amore di sposare Psiche,
la quale viene assunta tra gli dei.

La favola si estende per ben 63 capitoli (dal IV al VI libro)e viene ad occupare una posizione
centrale nel romanzo questo dilungarsi si può spiegare solo in parte con la tendenza e il gusto di
Apuleio per le digressioni; non si lascia prendere solo la mano, com’è solito fare, ma questa novella
ha un valore ben diverso rispetto alle altre digressioni presenti nel romanzola fabula è un
allegoria nell’allegoria e rappresenta il destino dell’anima (Psiche infatti deriva dal greco e significa
anima) che per iubris tenta di penetrare un mistero che non le è riservato (apre il vasetto e scorge
Amore), deve quindi scontare la sua colpa con umiliazioni, afflizioni e sofferenze di ogni genere per
poi giungere alla salvezza tramite l’intervento divino.

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Lucilio viene liberato a seguito dell’arrivo del fidanzato di Carite, il quale fa strage dei briganti (si
sposano ma dopo alcune avventura muoiono tragicamente). Lucio passa a servizio di una serie di
padroni diversi, affronta molte disavventure e pericoli, è testimone dei più abietti vizi umani. Alla
fine trova riparo nella appartata spiaggia di Cencrea, dove si addormenta. Avvertito in sogno da
Iside interviene alla processione in onore della dea e mangia le rose che un sacerdote porta in mano.
Riacquista così forma umana. Il giovane riconoscente si fa iniziare al culto di Iside e Osiride e ne
diviene sacerdote.

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