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Developers Italia si definisce come: "il punto di riferimento per lo sviluppo dei
servizi pubblici italiani, che vuole aiutare a costruire una PA digitale collaborativa
e indipendente, che aiuti il Paese a generare innovazione e che possa concentrarsi
sull'erogare servizi ai cittadini grazie a soluzioni software sicure, riutilizzabili e
tecnologicamente eccellenti".
La guida, che fa parte di questi strumenti, è una raccolta di buone pratiche per lo
sviluppo e la gestione del software e delle politiche a esso connesse per realizzare
servizi pubblici di alta qualità a un costo minore, il cui sviluppo rispetti i principi
imposti dal CAD o Codice dell'Amministrazione Digitale (Decreto Legislativo n°
82/2005, Capo VI, Art. 67 - 70) in termini di economicità, efficienza, tutela degli
investimenti, riuso e neutralità tecnologica.
In primo luogo, la guida dovrebbe chiarire la relazione tra CAD e FOSS, la cui
conoscenza non è affatto scontata. L'Articolo 68 del CAD, infatti, impone alle PA
di adottare il FOSS ogni qual volta sia possibile, e di motivare adeguatamente una
eventuale non adozione con un documento di "valutazione comparativa" che
spieghi perché nessun software FOSS rispondeva alle esigenze della PA, per cui è
stato necessario acquisire – a spese dei contribuenti – le licenze dell'equivalente
software proprietario.
Il fatto che la valutazione comparativa venga fatta solo in una minoranza dei casi,
e risulti credibile – in quanto affidata a un ente competente e super partes – solo in
una piccola percentuale dei casi, è sufficiente per comprendere quanto il CAD sia
poco conosciuto, ignorato o addirittura snobbato in quanto privo delle necessarie
sanzioni amministrative verso chi non ne rispetta il dettato.
Addentrandosi nella guida, il CAD viene citato più volte, per cui alla fine i lettori
più attenti riescono a ricavare le informazioni necessarie, ma manca proprio quella
sintesi iniziale che avrebbe chiarito in modo inequivocabile i termini del problema
soprattutto nei confronti dei politici e dei funzionari, le due figure che decidono a
chi affidare e quanta importanza dare alla valutazione comparativa.
Segue un'introduzione al FOSS nella PA, che si concentra sulle licenze certificate
OSI e sul nuovo modello di riuso introdotto dalla revisione del CAD del 2017, che
semplifica ulteriormente il processo di adozione del FOSS e trasforma il software
sviluppato per conto della PA in una risorsa per tutto il sistema Paese.
La parte più corposa della guida è composta dai capitoli che declinano i contenuti
per i tre pubblici che abbiamo citato all'inizio: i politici, i funzionari pubblici, e gli
sviluppatori software.
Ogni capitolo ha contenuti diversi in funzione del pubblico, per cui nel caso dei
politici viene illustrata la differenza tra FOSS e software proprietario, e gli aspetti
del ciclo di vita del FOSS e di come contribuire allo sviluppo, mentre nel caso dei
funzionari vengono analizzate le fasi di acquisizione del software, di sviluppo e
riuso – con il contributo di alcune immagini – e di rilascio, dove si parla in modo
abbastanza approfondito – forse persino troppo approfondito – delle piattaforme
di code hosting, e in quello degli sviluppatori vengono affrontate tematiche più
tecniche legate alla creazione e alla manutenzione del codice.
Nel capitolo dedicato ai funzionari della PA c'è una sezione piuttosto importante,
legata alla relazione con Developers Italia, a cui avrei dedicato un capitolo a parte,
in quanto si tratta di tutte quelle informazioni che permettono di facilitare la
condivisione del software all'interno di un catalogo nazionale del software a riuso,
una risorsa di cui si avverte l'assenza e che la comunità FOSS richiede da tempo.
Un catalogo del software sviluppato dalla PA con licenza FOSS e pronto per il
riuso da parte delle altre PA, a livello sia centrale che locale, eliminerebbe infatti
la maggior parte delle "giustificazioni" che vengono addotte per la difficoltà a
trovare i programmi da installare avendo la certezza della licenza e della proprietà
del codice sorgente. Per questo motivo, probabilmente, sarebbe stato più efficace
un capitolo specifico, indirizzato a tutti i pubblici.