L’OSSERVATORE ROMANO

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GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

Unicuique suum Non praevalebunt
Anno CLXI n. 294 (48.917) Città del Vaticano martedì 28 dicembre 2021

Nel martoriato Yemen

Sopportare Ripresi
i voli
la violenza umanitari
SAN’A, 28. Piccoli spiragli

e l’odio
per riportare la pace nel mar-
toriato Yemen, travolto da
sette anni di sanguinosa
guerra tra i ribelli huthi e la
coalizione militare araba a

predicando
guida saudita. Gli insorti
hanno permesso la tempora-
nea ripresa dei voli delle Na-
zioni Unite e delle altre orga-
nizzazioni umanitarie dall’ae-

la speranza
roporto della capitale, San’a,
da loro controllata. Lo rende
noto l'emittente televisiva al-
Masirah, gestita dagli stessi
ribelli
Nelle scorse settimane i
La risposta dei cristiani indiani di fronte voli erano stati interrotti per-
ché lo scalo era stato chiuso
all’ondata di aggressioni subite nei giorni di Natale a causa dei ripetuti raid della
coalizione militare a guida
saudita. In una nota, la coa-
lizione aveva replicato di
condurre «raid precisi contro
obiettivi militari legittimi, in
risposta alla minaccia rappre-
sentata dall’uso» di infra-
strutture dello scalo da parte
dei ribelli come «sito per
lanciare attacchi oltreconfi-
di PAOLO AFFATATO ne». Da settimane, le parti
combattono per il controllo

R
ispondere al male con il
bene. Sopportare la vio-
lenza e l’odio, predican-
do la speranza e testimo-
niando la carità nella società. Scos-
sa dalle aggressioni subite, ma sal-
da nella fede, la comunità cristiana
in India replica con mitezza evan-
gelica all’ondata di violenza che
l’ha colpita negli ultimi giorni, pro-
prio in concomitanza con la festivi-
tà del Natale, in diversi territori
della vasta nazione asiatica.
«Il Natale è la nostra certezza, la
compagnia di Dio che cammina
SEGUE
di Maarib, strategica città a
est di San’a, al centro di una
ricca regione petrolifera. Se-
condo fonti delle Nazioni
Unite, lo Yemen è attualmen-
te la «peggiore catastrofe
umanitaria al mondo». E mi-
lioni di abitanti, ormai allo
stremo delle forze, dipendo-
no dagli aiuti umanitari.
A tre anni dagli accordi di
pace di Stoccolma, che
avrebbero dovuto rappresen-
tare una prima base su cui
costruire in seguito significa-
tivi progressi verso una solu-
A PAGINA 7 zione politica, la situazione
(Arun Sankar/Afp) di un intero popolo peggiora
giorno per giorno.

LA BUONA NOTIZIA • Il Vangelo della II Domenica dopo Natale (Giovanni 1, 1-18)

ALL’INTERNO

1941: l’anno che ha

La luce del Verbo
segnato una svolta cito queste tracce, ma è molto chiaro to, la rugiada del mattino, il parto esperienze ne rivelano le tracce in
di LUCIA VANTINI
nella storia del cinema nel mostrarne l’incertezza del destino: delle cerve, il vigore dei cavalli, lo modo particolare: sono quelle in cui

C
i vuole un po’ d’incoscienza fin troppo facili da rifiutare, da stru- sparviero che migra verso il sud, il amiamo in modo sconfinato e gratui-
NELLE PAGINE 2 E 3 a commentare il Prologo mentalizzare e persino da cancellare, canto del gallo che annuncia il gior- to, attraversiamo o incrociamo il do-
del vangelo di Giovanni, eppure estremamente potenti per chi no; così noi vogliamo guardare gli uc- lore senza maledire la vita, speriamo
L’«Ulisse» di Joyce tradotto, introdotto
perché ogni sua parola spri- le riconosce e vi si affida. Lo si può celli del cielo e i gigli del campo, il nella pace dentro i conflitti o scom-
e curato da Enrico Terrinoni
giona mistero. Se ci si libera della intuire da ciò che è accaduto storica- sole che sorge sui buoni e sui cattivi e mettiamo sulle possibilità di chi non
Nuove simmetrie preoccupazione di spiegarlo o di ren- mente al Verbo incarnato. la pioggia che bagna i giusti e gli in- ha credenziali. Questi vissuti ci acco-
derne conto in modo completo, è il Guardando alla vicenda di Gesù, si giusti, il granello di senapa da cui na- munano, in un modo o nell’altro. Le
e nuovi abissi testo stesso a venirci incontro con una può dire che i semi del Verbo si tro- sce una pianta enorme e ogni seme tracce del Verbo si presentano dun-
buona domanda: “Dove credevi che vino in tutti i processi in cui la vita che muore portando frutto. que come passaggi capaci di avvicina-
ALESSANDRO CLERICUZIO
fosse e cosa pensavi che facesse il Ver- nasce, si riprende o si sbilancia verso Se ne fa esperienza vivendo. La luce del re gli esseri, come sorgenti di prossi-
NELL’INSERTO «QUATTRO PAGINE»
bo prima di farsi carne e di venire ad un bene appena sbocciato. Verbo, infatti, illumina ogni essere mità.
Una direttiva pubblicata
abitare in mezzo a noi?”. Se ne fa esperienza contemplando la natu- umano che viene nel mondo e ci rag- In questo senso il Verbo — in cui il
Nel Prologo si trova la risposta: il ra nella sua forza vitale: così Mosè ha giunge singolarmente, nella contin- cristianesimo riconosce il volto fem-
y(7HA3J1*QSSKKM( +=!#!$!$!}

dal cardinale arcivescovo di Chicago

Verbo lasciava delle tracce di luce nella crea-
Per l’attuazione zione. Secondo Giovanni, infatti, il
di «Traditionis Verbo si trova in mezzo alla tempesta
del gesto creativo di Dio e vi si trova
custodes» coinvolto in modo così stretto che
nulla al mondo può dirsi estraneo al
BERNADETTE MARY REIS suo influsso.
A PAGINA 8
Il testo non descrive in modo espli-
guardato il fuoco del roveto, Elia ha
avvertito il mistero di un vento legge-
ro, Geremia ha visto il ramo di man-
dorlo, Agar si è accorta della sorgente
d’acqua in mezzo al deserto; così
Giobbe ha provato a ri-vedere le sor-
genti del mare, l’aurora che esce dal
buio della notte, la pioggia sul deser-
genza spirituale, culturale, sociale e
affettiva delle nostre piccole storie.
Un elemento di grazia viene inscritto
in noi fin dall’inizio e fa sì che ogni
nostro vissuto sia già una risposta —
consapevole o inconsapevole — alla
sua presenza.
Dai vangeli impariamo che alcune
minile della Sapienza ebraica e l’iden-
tità originaria del Cristo incarnato —
brilla come raggio vivo in tutte le re-
ligioni e in tutte le culture. È questa
meravigliosa e affidabile presenza dif-
fusa a farci sperare che possiamo dav-
vero essere fratelli e sorelle in un
mondo da abitare con cura.
pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO martedì 28 dicembre 2021

Oggi in primo piano - 1941: l’anno che ha segnato una svolta nella storia del cinema

Critica della società del tempo in contrasto con l’epica western

John Huston e la nascita

del noir americano
di EMILIO RANZATO boom che il genere visse in passare del tutto in secondo umano, raccontando storie
particolare nella stagione 1944, piano la soluzione del mistero non più dal punto di vista del

O
ttant’anni fa, con
l’uscita di The Malte-
se Falcon di John
Huston, non sol-
tanto aveva inizio la carriera di
un grande regista, ma nasceva
il noir cinematografico ameri-
cano. Come quasi ogni punto
di riferimento stabilito dalla
critica, tuttavia, anche questo
rappresenta poco più d’una
convenzione. Prima del film di
Huston, infatti, c’erano stati
dei prodromi del genere tanto
seminali da poter essere consi-
derati a loro volta dei caposti-
piti — Stranger on the Third Floor,
High Sierra, The Letter sono sol-
tanto alcuni — e persino un’al-
tra versione dell’omonimo ro-
manzo di Dashiell Hammett,
firmata da Roy Del Ruth nel
lontano 1931. Allo stesso mo-
do, poi, l’esordio del noir po-
trebbe viceversa essere postici-
pato di qualche anno, visto il
con dei capolavori che avreb-
bero segnato un notevole salto
di qualità sia dal punto di vista
formale che tematico: Double
Indemnity, Laura, The Woman in the
Window, Phantom Lady.
A far convergere le attenzio-
ni dei critici sul film di Huston
è sempre stata soprattutto l’og-
gettiva, cruciale importanza
che ha rivestito per la genesi
del genere la letteratura hard
boiled, di cui l’opera di Ham-
mett rappresenta una delle vet-
te. Questo tipo di romanzi co-
niugava inizialmente il gusto
per l’enigma del mystery euro-
peo alla Sherlock Holmes con
le storie criminali dei pulp ma-
gazines autoctoni, da cui mu-
tuava il linguaggio schietto e
soprattutto la propensione al-
l’azione del detective di turno.
Gradualmente, queste ultime
caratteristiche sarebbe poi di-
venute preminenti, facendo
in favore del disegno dei per-
sonaggi, dei dialoghi fulmi-
nanti, di un panorama sociale
dipinto apertamente nei suoi
aspetti più abietti e di un’at-
mosfera di violenza cui il pro-
tagonista contribuiva senza
troppi scrupoli. E se The Maltese
Falcon del 1931 attenuava tutti
questi elementi, finendo in una
innocua terra di nessuno fra il
mystery classico e addirittura la
commedia, la versione del 1941
viceversa li enfatizza. Soltanto
qui la ricerca del tanto agogna-
to falcone, prezioso reperto
storico, mette in luce l’avidità
dei personaggi con una valen-
za quasi metafisica, tanto da
conferire alla reliquia un alone
di simbologia totemica. È un
vitello d’oro capace di ottun-
dere la mente e di inquinare ir-
rimediabilmente la morale del-
le persone. Eppure, il Sam
Spade interpretato dalla star in
vertiginosa ascesa Humphrey
Bogart sarà capace di mettere
ordine in quel marasma di im-
moralità, e ristabilire, pur con
il suo carattere cinico e metodi
a loro volta violenti, il trionfo
della giustizia e del senso mo-
rale in un consesso di individui
pronti a sbranarsi fra loro. E le
stesse, rassicuranti caratteristi-
che il pubblico le troverà nel
Philip Marlowe di Raymond
Chandler, che sullo schermo
avrà i suoi momenti migliori in
Murder My Sweet e The Big Sleep.
Il vero noir, però, sarà quel-
lo che avrà l’arditezza di spro-
fondare del tutto in questo
cuore di tenebra dell’animo
detective moralizzatore, ma da
quello dei criminali. A diffe-
renza però del gangster movie,
che aveva avuto un clamoroso
e per certi versi preoccupante
successo negli anni Trenta, nel
noir il protagonista tipico non
è un boss della malavita, ma
un pesce piccolo che cerca, in-
vano, di rifarsi una vita rispet-
tabile, oppure addirittura un
borghese finito in un guaio più
grande di sé per aver ceduto
alla tentazione di un’esistenza
più comoda o di una passione
sentimentale. Nasce, così, una
forma di tragedia tutta ameri-
cana in cui confluiscono sicu-
ramente le paure e i traumi do-
vuti alla guerra mondiale, co-
me confermano i nomi d’origi-
ne germanica di alcuni registi
impegnati nel genere — Wil-
der, Preminger, Siodmak,
Lang — ma in cui si fa largo,
soprattutto, un forte attacco
alla stessa società statunitense,
di cui si denuncia in particola-
re l’impostazione individuali-
sta.
Sotto questo profilo, il noir
si presenta come il perfetto
contraltare dell’altro grande
genere americano dell’epoca,
il western. Se nelle storie della
Frontiera l’iniziativa privata è
raccontata in un’ottica epica,
come fenomeno dialettico ma
nient’affatto in contraddizione
con la dimensione sociale, e
anzi come momento fondante
della vita di una comunità, nel
cinema nero mostra al contra-
rio il suo aspetto meschino,
fatto di egoistici tornaconti e
di raggiri che incontrano fre-
quente successo proprio per-
ché messi in pratica sul terreno
molle di un tessuto sociale già
in partenza sfiancato dai parti-
colarismi. Ecco dunque che
nel noir alla gang si sostituisce
il criminale solitario, e al poli-
ziotto il detective privato se
non addirittura l’agente assi-
curativo, figura che abbando-
na anche gli ultimi strascichi di
romanticismo morale del de-
tective hammettiano o chan-
dleriano in favore di una pre-
mura della ricerca della verità
che è di stampo meramente
burocratico e contabile.
Ma gli intenti morali delle
sceneggiature noir si sostan-
ziano in modo ancora più evi-
dente nel concetto che il crimi-
ne non paga, mai. E se il gan-
gster degli anni Trenta, prima
di imboccare la parabola di-
scendente, si concede un eufo-
rico vitalismo, l’antieroe noir
sa che farà una pessima fine
già dal primo passo compiuto
in direzione contraria alla le-
galità. In questo senso di ine-
luttabilità di un destino avver-
so confluiscono una morale di
stampo protestante, venti lon-
tani delle correnti esistenziali-
ste europee — non a caso sa-
ranno i francesi a dare il nome
al genere americano nel dopo-
guerra, dopo averlo per altri
versi anticipato con film come
Pépé le Moko o Le quai des brumes
— ma anche strascichi dell’e-
spressionismo tedesco, che la-
scerà tracce di sé anche e so-
prattutto in un impianto lumi-
nistico fatto di ombre che av-
volgono i protagonisti e che ta-
gliano diagonalmente le in-
quadrature. Emblematica, in
tal senso, è la presenza di un’i-
cona dell’espressionismo come
Peter Lorre — il “mostro” di
Düsseldorf dell’omonimo ca-
polavoro di Lang — non solo
in The Maltese Falcon, ma anche
nel sopracitato Stranger on the
Third Floor.
Un’influenza, quella dell’e-
spressionismo, che dominerà il
noir in particolare nei suoi pri-
mi anni, ma che rimarrà un suo
marchio di fabbrica anche
quando, dalla fine degli anni
Quaranta, il genere comincerà
ad avere un taglio estetico più
realistico. Tanto che sarà più
difficile parlare ancora di noir
con il cinema a colori.

L’importanza del surreale film di Potter «Helzapoppin»

Quando saltò la grammatica del cinema

di CRISTIANO GOVERNA film vanta una sorta di invisibile primo- meaning of life o Brian di Nazaret (la canzo-
genitura rispetto un nuovo modo di fa- ne del finale Look at the bright side of life con

«A
ny similarity between
Helzapoppin and a
motion picture is pure-
ly coincidental…».
Forse poteva bastare questa scritta che
compare in coda ai titoli di testa per av-
vertirci; quello strano film chiamato Hel-
zapoppin (diretto da H.P. Potter), al tempo
della sua uscita (1941) non somigliava a
nient’altro in circolazione. Era quel che si
di dice un “pezzo unico”.
Ma in questa pellicola c’è qualcosa di
più dell’unicità, del mai visto prima, c’è
un tratto seminale, Helzapoppin è un se-
me felicemente folle e (apparentemen-
te) sconclusionato che ha consentito a
una nuova possibilità di linguaggio ci-
nematografico di mettere le radici e suc-
cessivamente germogliare. Probabil-
mente, come spesso la natura si diverte
a fare, offrendo creature più belle di
quella “pianta madre” dalla quale han-
no preso linfa vitale.
Lo avremmo, in futuro, definito in
diversi modi “nonsense” o magari “ci-
nema demenziale” fino a quando fu la
parola stessa stessa Helzapoppin a venir
utilizzata per descrivere l’anima o la for-
ma di alcune opere. Quando un titolo
di un film diventa un aggettivo usato
per descriverne altri è chiaro che quel
re cinema e, cosa molto importante, di
guardare il cinema.
Il film di Potter infatti non muta solo
lo sguardo degli autori bensì chiede an-
che allo spettatore una sorta di felice
flessibilità, di disponibilità a vedere co-
se “surreali”, ad accettare (narrativa-
mente parlando) conti che non tornano
perché, in qualche modo, sono ancora
in viaggio.
Ispirato direttamente all'omonima
rivista messa in scena a Broadway, il
film è interpretato dagli stessi Ole Ol-
sen e Chic Johnson, protagonisti della
rivista originale, con Martha Raye e
Shemp Howard, ed è come dicevamo
un susseguirsi di situazioni al limite del-
l'assurdo e del non senso.
Il film in realtà ha una trama delinea-
ta e racconta la storia di un regista che
illustra a due noti attori il soggetto di
una rivista: mentre parla, indica gli atto-
ri chiamati a interpretarla, descrive gli
ambienti, di modo che, al suono della
sua voce, la rivista prende forma e vita.
Succede però che un operatore, conti-
nuamente distratto dalla presenza
(nemmeno lieve) della fidanzata, tra
una parola d’amore e un bacio, sbaglia
la messa in macchina, scambiando un
film con l’altro. In tal modo egli crea
delle situazioni illogiche, assurde, get-
tando nella disperazione Jeff e Kitty, i
protagonisti della rivista. Per i due gio-
vani il successo della rivista, che metto-
no in scena nella villa della figlia di un
ricco banchiere, significherebbe il rea-
lizzarsi del loro sogno d’amore. Ed ora,
per tutta la serie di equivoci, ogni spe-
ranza dovrebbe essere perduta. Ma non
è così: la rivista, che sembrava destinata
ad un fiasco madornale, in seguito ad
una serie di trovate esilaranti, ottiene
uno strepitoso successo. I due innamo-
rati sono felici: c'è qualcuno però che
non condivide il loro entusiasmo. È il
regista, il quale sente soltanto il deside-
rio di metter le mani al collo del folle au-
tore del soggetto.
Anche se non lo avete mai visto, Hel-
zapoppin (quantomeno il suo stigma) lo
avete già incontrato.
Tantissime infatti sono le fonti d’ispi-
razione che il cinema in qualche modo
deve a questo film, per limitarci alle più
evidenti basterà pensare all’opera del
combo britannico denominato Monthy
Phyton, a quell’incastro di comicità fol-
le e surreale alla base di opere come The
Brian crocifisso insieme ai due ladroni è
qualcosa di irripetibile). Ma è, proba-
bilmente, il grande Mel Brooks che col
suo lavoro ha raccolto e sviluppato (me-
glio dell’originale stesso peraltro) la le-
zione del film di Hopper. Viene in men-
te, certo, Frankestein jr ma soprattutto La
pazza storia del mondo, Balle spaziali, Mezzo-
giorno e mezzo di fuoco e Robin Hood - Un uo-
mo in calzamaglia.
Alla base della lezione di Helzapoppin
c’è una felice intuizione di destruttura-
zione del linguaggio che, nelle mani di
autori intelligenti e disposti a sperimen-
tare, altro non è che il primo passo di
una nuova costruzione narrativa, un
nuovo modo di raccontare e soprattutto
di “montare” il film nella testa e negli
occhi dello spettatore.
Come ogni cosa che ne genera altre
anche Helzapoppin, probabilmente, deve
qualcosa della sua gioiosa follia a qual-
cun altro. In natura ogni padre è stato
figlio. E allora concludiamo ipotizzan-
do che, sia pur ricalibrata in modo di-
verso, crediamo (per citarne una) che la
lezione dei fratelli Marx non sia andata
smarrita... Che qualcosa di grande e
luccicante, resti per sempre a disposi-
zione (magari trasformato) di quelli che
verranno.
martedì 28 dicembre 2021 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 3

L’eterno messaggio
biblico
Borges analizza il capolavoro di Welles «Citizen Kane»
della fratellanza
Un viaggio nell’anima universale
segreta di un uomo di ABRAHAM SKORKA Isaia 2, 1-4; Michea 4, 1-4).
Questa visione dei profeti

Prima di perdere del tutto l’uso della vista, Jorge
Luis Borges frequentava le sale cinematografiche
da appassionato del cinema come dimostrano an-
che le sue leggere quanto taglienti recensioni che
sono state raccolte dalla casa editrice Novecento
nel volume «Film». Una delle più geniali e acute
è quella relativa al capolavoro di Orson Welles
«Quarto Potere» (Citizen Kane), che uscì proprio
nel 1941 segnando una svolta nella storia del ci-
nema. Ne riproponiamo il testo.
Santo) scopre che queste miscellanee e
pletore sono vanità delle vanità e solo va-
nità; al momento di morire, desidera un
solo oggetto al mondo, una slitta, rigoro-
samente povera, con cui ha giocato nella
sua infanzia!
Il secondo è molto più elevato. Unisce
al ricordo di Koheleth quello di un altro ni-
chilista: Franz Kafka. Il tema (metafisico
e politico insieme, psicologico ed allego-
rico allo stesso tempo) è l’analisi dell’ani-
I
l capitolo 5 del libro
della Genesi inizia con le
parole: «Questo è il
molteplicità, della sconnessione, abbon- libro della genealogia
dano: le prime scene esaminano i tesori di Adamo». Mentre tutti gli
accumulati da Foster Kane; in una delle esegeti concordano che
ultime, una povera donna, ricca e scon- queste parole servono a
solata, gioca sul pavimento di un palaz- introdurre i nomi e le storie
zo, che è pure un museo, con una grande dei discendenti di Adamo ed
scacchiera. Alla fine ci rendiamo conto Eva narrati nei capitoli
che i frammenti non sono legati da una successivi, il rabbino
segreta unità: l’odiato Charles Poster Ka- Nachmanide (1194-1270) ha
ne è un simulacro, un caos di apparenze suggerito, per mezzo di
(corollario possibile, già previsto da Da- un’analisi linguistica, che
d’Israele, condivisa dalle tre
religioni abramitiche, nel
nostro tempo tormentato è
stata espressa nuovamente
nell’enciclica Fratelli tutti. È
una visione che anno dopo
anno, nelle rispettive feste,
esige sia dagli ebrei sia dai
cristiani di riconciliarsi e
riunirsi con parenti e
conoscenti, nonché di
superare i conflitti. Pertanto,
Rosh Ha Shanah, il
capodanno ebraico, richiede

C
itizen Kane (il cui titolo nella
Repubblica Argentina è El ciu-
dadano) ha almeno due temi. Il
primo, di una stupidità quasi
banale, vuole suscitare l’applauso dei più
distratti. È così riassumibile: Un futile
milionario accumula statue, orti, palazzi,
piscine, diamanti, macchine, biblioteche,
uomini e donne: come un collezionista
d’arcaicità (le cui osservazioni sono tra-
dizionalmente da attribuire allo Spirito
La redenzione della gente comune
Vista attraverso «Il Sergente York» di Howard Hawks e «Arriva John Doe» di Frank Capra
di MASSIMILIANO MEUCCI
ma segreta di un uomo, attraverso le cose
che ha costruito, le parole che ha pronun-
ziato, i numerosi destini che ha infranto.
Il procedimento è quello di Conrad in
Chance (1914) e del bel film The power and
the glory, una rapsodia di scene eteroge-
nee, senza ordine cronologico. In manie-
ra schiacciante, sconfinata, Orson Wells
esibisce frammenti della vita dell’uomo
Charles Foster Kane, ci invita a metterli
insieme ed a ricostruirli. Le forme della
vid Hume, da Ernst Mach e dal nostro l’intera Torah può essere
Macedonio Férnandez: nessun uomo sa intesa anche come
chi è, nessun uomo è qualcuno). In uno descrizione della vita di
dei racconti di Chesterton — The Head of Adamo e dell’umanità in
Cesar, credo — l’eroe osserva che niente è generale. Il lettore attento
più terribile di un labirinto senza centro. può constatare la saggezza
Questo film è esattamente tale labirinto. dell’intuizione di
Tutti sappiamo che una festa, un pa- Nachmanide in tutta la
lazzo, una grande industria, un pranzo di Bibbia. Per esempio, i
scrittori o giornalisti, un cordiale am- racconti biblici descrivono
biente di sincero e spontaneo camerati- l’intera gamma delle
smo, sono sostanzialmente orribili; Citizen emozioni umane e i conflitti
Kane è il primo film che lo dimostra con che queste possono creare in
una certa coscienza di verità. ogni persona, con i suoi
La realizzazione è, in generale, degna parenti, con i vicini e con
del vasto argomento. Ci sono fotografie Dio. Rabbeinu Bahye ben
di un’ammirevole profondità, fotografie i Asher ibn Halawa (Spagna
cui ultimi piani (come nelle tele dei pre- 1255-1340) amplia
raffaelliti) non sono meno precisi e defi- l’osservazione di
niti dei primi. Nachmanide, affermando
Mi azzardo a prevedere, tuttavia, che che in quel versetto la parola
Citizen Kane durerà nel tempo, come “du- “libro” non si riferisce solo
rano” certi films di Griffith o di Pudov- alla vita di tutti gli esseri
kin, il cui valore storico nessuno nega, umani, ma anche alla
ma che nessuno si rassegna a rivedere. saggezza che si può acquisire
Soffre di gigantismo, di pedanteria, di attraverso lo studio delle
noia. Non è intelligente, è geniale: nel narrative bibliche sulla
senso più notturno e più tedesco di que- natura umana, narrative che
sto brutto termine. giungono da una sapienza
celeste che ci è stata rivelata.
Uno dei temi centrali della
Genesi è quanto sia difficile
per gli uomini costruire una
realtà di armonia e
comprensione con i propri
parenti e i propri vicini.
Caino ha ucciso suo fratello
Abele, la generazione di Noè
gh, “crea” John Doe, l'aspirante ha suscitato l’ira di Dio con
suicida, e realizza uno scoop la sua malvagità e la civiltà di
a ogni ebreo di risolvere le
proprie dispute con i suoi
prossimi. Non è possibile
iniziare un nuovo ciclo di vita
annuale rimanendo
aggrappati alle dispute
divisive del passato. È il
tempo riconciliatorio
trascorso con la famiglia e i
conoscenti.
Qualcosa di analogo lo si
trova a Natale nel mondo
cristiano, quando vengono
narrate tante storie che
esaltano la riconciliazione e
la solidarietà. Tra le più
famose c’è il Canto di Natale
(1843) di Dickens, che
rispecchia il sentimento che
la notte di Natale dovrebbe
riunire le famiglie e la gente
in generale.
Oggi la pandemia del
coronavirus ha messo in
evidenza l’indifferenza che le
persone e gli Stati tendono
ad adottare dinanzi al dolore
e alla sofferenza altrui. È un
tempo in cui l’individualismo
egoistico abbonda ovunque,
diventando la misura del
successo. Tuttavia, le nostre
rispettive feste sono pietre
miliari sul calendario, che
possono servire a risvegliare
le nostre coscienze e a
riorientarci verso le sfide che
la Bibbia pone dinanzi a ogni
essere umano.
Malgrado gli enormi sviluppi

I
l 1941 è l’anno di Gary
Cooper: l'attore america-
no è infatti protagonista di
due grandi classici, Il Ser-
gente York di Howard Hawks e Ar-
riva John Doe di Frank Capra, film
differenti tra loro nella struttura e
nella forma, ma che affrontano
tematiche simili, legate in parti-
colare al sentimento politico, re-
ligioso e sociale statunitense.
I lungometraggi sono esem-
plificativi del turbamento e del-
la disconnessione della società
americana all’avvento della se-
conda guerra mondiale, dopo le
atroci devastazioni prima della
Grande Guerra e poi della
Grande Depressione. Entrambi
riescono perfettamente a foto-
grafare le istanze e i pensieri del
cittadino medio americano, a
fronte di un profondo scettici-
smo diffuso nel popolo nei con-
fronti delle istituzioni e delle
forze aristocratiche, denotando
una profonda fiducia nella ca-
pacità di riscatto e redenzione
della gente comune.
La religione, all’interno di
questa doppietta filmica di
grande spessore e impatto emo-
tivo, gioca un ruolo fondamen-
tale: è la scintilla invisibile che
avvia la trasformazione dei due
protagonisti, che da semplici
uomini diventano dei punti di
riferimento del popolo america-
no. Nell’opera di Howard Ha-
wks, vincitrice di due premi
Oscar nel 1942, si celebra l'eroe
della prima guerra mondiale
Alvin York. La sequenza crucia-
le del lungometraggio mostra il
risveglio religioso del protago-
nista, che il regista rappresenta
come una moderna riscrittura
della conversione di San Paolo
sulla via di Damasco. Come
Saulo, anche Alvin viene sve-
gliato dal torpore con un evento
improvviso, un fulmine che lo
colpisce. Da quel momento in
poi, dopo un periodo di srego-
latezza, l’uomo semplice del
Tennessee raggiunge una di-
mensione spirituale forte e ma-
tura che lo cambia radicalmente
e, passo dopo passo, lo consacra
ad eroe pluridecorato degli Sta-
ti Uniti.
Anche l’improvvisa chiamata
alle armi è paradossalmente
parte del disegno divino. Le ul-
time parole della pellicola pro-
nunciate dal sergente saranno:
«Le vie del Signore sono davve-
ro infinite».
Rispetto a Il Sergente York, l’ap-
proccio di Frank Capra con il
suo Arriva John Doe si muove in
un'altra direzione: per nulla
propagandistico e convenzio-
nale, ma anzi controcorrente e
coraggioso, vede il solito splen-
dido Gary Cooper questa volta
nei panni dell’eroe popolare
quanto leggendario, John Doe.
Lo sapeva bene John Ford
(«print the legend» è la battuta fi-
nale del capolavoro L'uomo che
uccise Liberty Valance) che in Ame-
rica la finzione è superiore alla
verità storica. Qui la leggenda è
quella inventata ad arte dalla
giornalista Anna Mitchell (Bar-
bara Stanwyck) che, ingaggian-
do il vagabondo John Willou-
giornalistico che ha un profon-
do impatto sulla popolazione
americana. Il personaggio è un
rappresentante della gente co-
mune, provata dalle miserevoli
condizioni sociali e diventa,
sotto le luci dei media, un sim-
bolo rivoluzionario che rivela
anche un forte legame con la re-
ligione: la sua figura viene para-
gonata a Gesù Cristo in quanto
portatrice di un messaggio di
uguaglianza e trasformazione
sociale.
All’interno della pellicola
frequenti sono i riferimenti alle
Sacre Scritture, sia negli avveni-
menti veri e propri che nelle ci-
tazioni nei dialoghi e monolo-
ghi dei personaggi. Capra sem-
bra suggerire, in maniera più
sottile rispetto a Il Sergente York,
che una trasformazione politica
può avvenire unicamente pas-
sando attraverso la religione,
usando l’idea e il simbolo dietro
un uomo incorruttibile che no-
nostante i tentativi di strumen-
talizzazione, è a tutti gli effetti il
rappresentante di una nuova
America.
Due film a modo loro cristo-
logici, con un forte anelito reli-
gioso, che aprono al trascen-
dente e al tempo stesso affonda-
no le radici nella storia, nei sen-
timenti e nei costumi del popo-
lo americano.
Babele non è riuscita a
costruire la città che avrebbe
unito tutti a causa dei suoi
spregevoli valori etici.
Abramo, il primo patriarca,
non ha potuto vivere nello
stesso territorio di suo nipote
Lot, e anche i suoi figli,
Ismaele e Isacco, si sono
stabiliti in luoghi diversi. I
figli di Isacco, Esau e
Giacobbe, hanno
attraversato un drammatico
processo di odio e
riconciliazione, arrivando a
vivere in pace, ma non
insieme. Solo i figli di
Giacobbe, avendo vissuto
numerosi conflitti,
specialmente con Giuseppe,
finiscono col diventare
un’unica famiglia. È ciò che
ha consentito il successivo
dialogo tra Dio e i
discendenti di quei fratelli,
che avevano imparato come
condividere insieme la vita.
L’analisi dei libri dei profeti,
seguendo la traiettoria
iniziata nella Genesi, insegna
che il fine dell’umanità deve
essere la costruzione di una
realtà in cui la coesistenza
all’interno delle famiglie,
delle nazioni e dell’umanità
nel suo insieme sia
caratterizzata da armonia,
comprensione e affetto (p. es.
tecnologici, la
frammentazione che
attualmente divide le
persone è travolgente. Il
futuro ultimo previsto dal
profeta Sofonia, secondo cui
tutte le persone staranno
l’una accanto all’altra a
invocare Dio con una sola
voce (cfr. Sofonia 3, 9) è
ancora assai lontano dalle
labbra di molti.
Secondo i saggi del Midrash
(Bereshit Rabba 11, 6) l’opera
creatrice di Dio non è
terminata il settimo giorno;
ha bisogno degli sforzi
dell’uomo per essere
completata. Gli esseri umani
devono esercitare il loro
libero arbitrio per scegliere
ciò che è buono e
misericordioso. È così che la
creazione di Dio verrà
ultimata. Secondo la Bibbia
è questo l’impegno che Dio
si aspetta dall’umanità. Ciò
consentirà a coloro che Dio
ha creato di ottenere la
redenzione che il Redentore
vuole offrire loro.
Possano queste riflessioni
essere gradite a Dio (cfr.
Salmi 19, 15) e fornire alcuni
spunti di riflessione mentre i
nostri fratelli e sorelle
cristiani celebrano la nascita
di Gesù. Buon Natale!
pagina 4
Il quattordicesimo dall’inizio dell’anno
Ucciso un sacerdote
in Nigeria
ABUJA, 28. Un sacerdote ni-
geriano, Luke Adeleke, di 38
anni, è stato ucciso a colpi
di arma da fuoco mentre
tornava a casa dopo avere
celebrato la Messa della vigi-
lia di Natale. L’agguato ha
avuto luogo a Ogunmakin,
nel Consiglio locale di Oba-
femi-Owode dello Stato su-
doccidentale di Ogun. Lo
hanno confermato fonti di
polizia locali riprese dal
quotidiano britannico «The
Mentre due navi attendono un porto sicuro
Altri 15 migranti
morti nel Mediterraneo
TRIPOLI, 28. Ennesima tragedia
del mare ieri al largo della Libia,
dove 15 persone hanno perso la
vita. Un barcone con a bordo 35
persone si è improvvisamente
rovesciato a poche miglia dalla
città costiera di Khoms, vicino a
Tripoli. Tra le vittime c’è un mi-
nore e il bilancio potrebbe esse-
re più pesante.
Intanto, prosegue l’attesa a
bordo della Geo Barents e della
Sea Watch 3. Sulle due navi
umanitarie oltre 1.000 persone,
tra cui donne, minori e persino
un neonato, aspettano, alcuni
da 13 giorni, l’indicazione di un
porto sicuro. «Mentre 558 so-
pravvissuti a bordo di Geo Ba-
rents stanno aspettando un luo-
go sicuro per sbarcare — si legge
in un tweet dell’ong — numerosi
cadaveri sono stati trovati a ter-
ra in Libia, dopo diversi naufra-
gi nei giorni scorsi. E tempo che
l’Ue si assuma le proprie re-
sponsabilità nel Mediterraneo
centrale». Sulla nave di Medici
senza frontiere, che si trova
L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO
Unicuique suum Non praevalebunt
Città del Vaticano
www.osservatoreromano.va
Guardian», precisando che il
sacerdote è stato colpito da
una raffica di proiettili
esplosi da una banda di uo-
mini armati non ancora
identificati. Nello Stato di
Ogun, riferiscono i media
nigeriani, non è diffuso il
terrorismo come in altre zo-
ne del Paese africano, ma c’è
comunque una forte crimina-
lità. Questa potrebbe essere
la responsabile della morte
del sacerdote.
adesso al largo delle coste cata-
nesi, molti presentano ustioni
da carburante, infezioni respi-
ratorie e ferite legate alle violen-
ze subite.
A bordo della Sea Watch, in-
vece, il naufrago più giovane ha
appena due settimane di vita.
In totale sono 446 i migranti
soccorsi in tre giorni in cinque
operazioni. Due di loro, una
donna al nono mese di gravi-
danza e la figlia di 3 anni, sono
state evacuate per motivi medi-
ci e condotte nell’isola di Lam-
pedusa. Altri 444 restano sul
ponte, esposti «al freddo, al
vento, al mare mosso», afferma
l’ong, spiegando che «hanno
bisogno e diritto di sbarcare su-
bito in un porto sicuro».
Secondo l’O rganizzazione
internazionale per le migrazio-
ni, le vittime nel 2021 lungo la
rotta tra la Libia e l’Italia, sono
più di 1530. Quella del Mediter-
raneo centrale si conferma, sen-
za alcun dubbio, la rotta più pe-
ricolosa.
ANDREA MONDA
direttore responsabile
Piero Di Domenicantonio
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
L’OSSERVATORE ROMANO
Sono 170 milioni nel mondo secondo un rapporto dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni
di ANNA LISA ANTONUCCI
I
l numero dei lavoratori im-
migrati nel mondo è tripli-
cato negli ultimi dieci anni
e le rimesse inviate da que-
sti lavoratori ai Paesi d’origine
superano ormai di gran lunga gli
aiuti allo sviluppo. È quanto rile-
va il nuovo rapporto del Global
Migration Data Analysis Centre
dell’Organizzazione internazio-
nale per le migrazioni (Oim), se-
condo cui il ruolo dei migranti
nella forza lavoro e nello svilup-
po globale è sempre più “vitale”.
L’agenzia delle Nazioni Uni-
te stima che i migranti costitui-
scono oggi il 5% della forza la-
voro globale, rispetto a meno
del 2% nel 2010. In tutto il mon-
do, secondo le ultime stime del-
l’Organizzazione internaziona-
le del lavoro (Ilo), ci sono quasi
170 milioni di lavoratori immi-
grati, rispetto ai 53 milioni di la-
voratori stranieri nel 2010. Più
di sei migranti su 10 vivono e la-
vorano in Europa (24%), Nord
America (22%) e Paesi arabi
(14%). Negli Stati arabi, oltre il
41% della forza lavoro totale è
rappresentata da migranti e ciò
rende quest’area la regione con
la più alta percentuale di lavora-
tori immigrati. «Ma mentre l’e-
conomia globale continua a fare
molto affidamento su questa
forza lavoro, le persone conti-
nuano ad affrontare rischi terri-
bili quando non possono acce-
dere ai canali legali nella ricerca
di migliori opportunità di vita»,
riferisce il rapporto.
Secondo le Nazioni Unite, il
numero di persone che vivono
al di fuori del loro Paese di na-
scita o cittadinanza ha raggiun-
to i 281 milioni nel 2020, rispet-
L’Onu chiede una tregua
nel Myanmar
NAYPYIDAW, 28. All’indomani
della terribile notizia della
strage di civili avvenuta nel
giorno di Natale nell’est del
Myanmar, l’inviata speciale
delle Nazioni Unite per il Pae-
se asiatico, la sociologa di Sin-
gapore Noeleen Heyzer, si è
detta «profondamente preoc-
cupata» per l’escalation della
violenza e ha chiesto un cessa-
te il fuoco per il nuovo anno
tra i militari e gli oppositori
del regime
Secondo un gruppo di mo-
nitoraggio locale, le ripetute
violenze perpetrate dalla
giunta militare — che ha preso
il potere il primo febbraio
scorso — hanno provocato ol-
tre 1.300 morti. Intanto, si re-
gistrano pochi progressi negli
sforzi diplomatici guidati dal-
l’Onu e dall’Associazione del-
le Nazioni del sudest asiatico
(Asean) per risolvere la grave
crisi, poiché i generali si rifiu-
tano di trattare con gli opposi-
tori del regime.
Le sofferenze della popola-
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Triplicati in dieci anni
i lavoratori immigrati
to ai 173 milioni del 2000 e ai 221
milioni del 2010. E poiché il nu-
mero di migranti internazionali
è cresciuto più velocemente del-
la popolazione mondiale, la
percentuale di chi migra è au-
mentata dal 2,8% nel 2000, del
3,2% nel 2010 per arrivare al
3,6% nel 2020.
Un mondo che si sposta alla
ricerca di migliori condizioni di
vita, ma che deve, in base al rap-
porto, «affrontare pericoli
sconcertanti». In particolare,
sono a grave rischio, ha dichia-
rato Ugochi Daniels, vice diret-
tore generale dell’Oim, «le per-
sone più vulnerabili, come le
vittime della tratta, le donne e le
ragazze». Dunque, a fronte
«del contributo inestimabile
dei migranti nelle nostre comu-
nità ed economie» è necessario
mettere in atto «azioni concrete
per aumentare i canali legali e le
zione del Myanmar erano sta-
te ricordate da Papa Francesco
proprio nel giorno di Natale,
nel Messaggio «Urbi et Or-
bi». «Re delle genti — aveva
invocato il Pontefice — aiuta le
autorità politiche a pacificare
le società sconvolte da tensio-
ne e violenze. Sostieni il popo-
lo del Myanmar, dove intolle-
ranza e violenza colpiscono
non di rado anche la comunità
cristiana e i luoghi di culto, e
oscurano il volto pacifico della
popolazione».
In una dichiarazione rila-
sciata il 26 dicembre, il cardi-
nale Charles Bo, arcivescovo
di Yangon e presidente della
Conferenza episcopale del
Myanmar, ha duramente con-
dannato il massacro di almeno
35 civili innocenti nel giorno di
Natale. «Fratelli che uccidono
fratelli, sorelle che uccidono
sorelle: questa non potrà mai e
poi mai essere una soluzione ai
nostri problemi. Pistole e armi
non sono la risposta», ha di-
chiarato il cardinale.
Tipografia Vaticana
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Aziende promotrici
della diffusione: Intesa Sanpaolo
misure di protezione per minare
le reti di contrabbando e traffi-
co», ha aggiunto Daniels.
E l’aumento della domanda
di manodopera immigrata non
si fermerà, come dimostrano i
numerosi migranti in posti di
lavoro considerati “essenziali”
durante la pandemia di covid-
19. Secondo i dati dell’O rganiz-
zazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico (Ocse), i
medici stranieri rappresentano
un terzo del totale nel Regno
Unito. La dipendenza da pro-
fessionisti sanitari stranieri è si-
mile in altri Paesi ad alto reddi-
to, tra cui Stati Uniti, Germa-
nia, Francia, Spagna e Italia. E
a questa importante crescita del
numero di lavoratori immigrati
nel mondo corrisponde, dun-
que, un aumento delle rimesse
da questi inviate ai Paesi d’ori-
gine.
Il parlamento libico rinvia
la decisione sulla data del voto
TRIPOLI, 28. Il parlamento
libico, convocato ieri per de-
cidere sulla nuova data delle
elezioni presidenziali, ha rin-
viato la seduta chiedendo al-
l’Alta commissione elettorale
di fornire maggiori elementi,
sia di natura tecnica che in
materia di sicurezza.
La commissione aveva
proposto il 24 gennaio 2022
come nuova data, dopo il fal-
limento dell’impegno delle
parti a tenere la consultazio-
ne il 24 dicembre. In base alla
proposta, le presidenziali sa-
rebbero seguite dalle elezioni
parlamentari un mese dopo,
il 15 febbraio. Ma alcuni de-
putati, riferisce l’emittente Al
Arabiya, sarebbero propensi
a un rinvio di 6 mesi.
Le elezioni hanno affron-
tato diversi ostacoli, come le
controverse candidature alla
presidenza, dispute sulle leg-
gi che regolamentano il voto,
scontri fra gruppi armati. La
Lega araba ha esortato i par-
titi a difendere l’interesse na-
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 225; annuale € 450
Europa: € 720;
Africa, Asia, America Latina, America Nord,
Oceania: € 750;
Abbonamenti e diffusione (dalle 9 alle 15):
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martedì 28 dicembre 2021
Secondo l’Oim, almeno 540
miliardi di dollari sono stati in-
viati dai migranti nei paesi in
via di sviluppo nel 2020. E seb-
bene le rimesse siano diminuite
a causa della pandemia da coro-
navirus, secondo le stime della
Banca mondiale, questi flussi
sono rimasti superiori agli inve-
stimenti diretti esteri e agli aiuti
allo sviluppo. Nel 2020, con 83
miliardi di dollari, l’India è in
cima ai primi cinque paesi desti-
natari di rimesse al mondo.
Nuova Delhi è stata la più gran-
de destinataria di rimesse dal
2008. Seguono Cina (60 miliar-
di), Messico (43 miliardi), Filip-
pine (35 miliardi) ed Egitto (30
miliardi). In alcuni Paesi — tra
cui El Salvador, Libano, Kir-
ghizstan, Tadjikstan e Tonga —
queste rimesse hanno rappre-
sentato oltre il 25% del prodotto
interno lordo totale nel 2020.
zionale e a far sì che «le ele-
zioni possano aver luogo il
prima possibile in modo da
incontrare gli interessi del
suo popolo».
Anche la consigliera spe-
ciale delle Nazioni Unite per
la Libia, Stephanie Williams,
ha chiesto ai deputati di «af-
frontare con urgenza» le sfi-
de lanciate dall’Alta commis-
sione per le elezioni naziona-
li e «di portare avanti il pro-
cesso elettorale».
Sempre ieri, alcune decine
di persone hanno protestato
davanti alla sede del parla-
mento a Tobruk, chiedendo
di tenere il voto il prima pos-
sibile.
Nel report consegnato ai
parlamentari, la commissio-
ne incaricata di monitorare il
processo elettorale ha racco-
mandato di riscrivere la co-
stituzione in coordinamento
con il Consiglio Supremo di
Stato e ha suggerito inoltre
di tracciare una «roadmap
pratica» per le elezioni.
Per la pubblicità
rivolgersi a
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Q
martedì 28 dicembre 2021
quattro pagine
A P P R O F O N D I M E N T I
L’«Ulisse» di James Joyce tradotto, introdotto e curato da Enrico Terrinoni
P
di ALESSANDRO CLERICUZIO
er gli amanti della letteratura è
una lettura imprescindibile,
ancorché impegnativa, esigen-
te. C’è chi aspetta di andare in
pensione per leggersi tutti e
sette i volumi di Alla ricerca del
tempo perduto di Proust, o chi
aspetta le vacanze per (ri)leg-
gere Moby Dick (altra opera-
mondo come questa), per af-
frontare per la prima volta i
classici russi, o i capolavori
delle sorelle Brontë. Insomma,
l’appuntamento con l’Ulisse di
James Joyce aspetta al varco il
lettore più sofisticato e, chi si
sentisse pronto al mitico in-
Una narrazione che, nel suo logorroico
magma verbale controlla, ordina
e dà forma e significato alla futilità e all’anarchia
costituita dalla storia contemporanea
contro dovrebbe senza esita-
zione sfruttare l’occasione di
questa nuova edizione (Mila-
no, Bompiani, 2021, pagine
2.080, euro 45).
Con testo a fronte in inglese
Un’odissea qualunque
per gustare la lingua joyciana,
tradotto, introdotto e curato
da Enrico Terrinoni, attual-
mente tra i maggiori esperti al
mondo dell’autore irlandese, è
il romanzo dei romanzi, la pie-
tra miliare del modernismo,
un testo in grado di fondere
sperimentazione e tradizione
in una fantasmagorica opera
romanzesca.
Ambientato a Dublino, co-
m’è noto, in un solo giorno
nella vita di Leopold Bloom,
Ulisse ha fatto sì che il giorno
in questione, il 16 giugno, sia
celebrato non solo in Irlanda,
bensì in buona parte del mon-
do occidentale. E questo è so-
lo uno degli esempi possibili
che conferma una affermazio-
ne molto profonda che prendo
a piene mani dall’introduzio-
ne: diversamente da Oscar
Wilde, che faceva della pro-
pria vita un’opera d’arte, Jo-
yce fa dell’opera d’arte una vi-
ta. Perché, come accade a po-
chissimi tra i grandi scrittori,
Joyce (come Melville? come
Proust?) sovrasta la letteratu-
ra, la trascende. E la cambia,
per sempre, con questo ro-
manzo.
Accusato di blasfemia, di
turpitudine, di bassezze inno-
minabili, censurato e poi, gra-
dualmente, compreso, meta-
bolizzato e infine osannato co-
me il romanzo novecentesco
per antonomasia, con una fitta
rete di rimandi all’epopea
omerica e alla cultura contem-
L’OSSERVATORE ROMANO
La riscoperta del pensiero di Nicola Chiaromonte
Tra i paradossi della Storia
D I
Nuove simmetrie
e nuovi abissi
poranea, l’Ulisse è una narra-
zione che, nel suo logorroico
magma verbale controlla, or-
dina e dà forma e significato
alla futilità e all’anarchia costi-
tuita dalla storia contempora-
nea.
Leopold è un Ulisse moder-
no, ebreo irlandese, tradito
dalla moglie Molly Bloom,
Penelope riveduta e corretta, e
a sua volta intenzionato, anzi
impegnato a tradirla. Nel suo
peregrinare tra le strade della
capitale irlandese finirà con
l’incontrare, in una casa per
appuntamenti, il Telemaco
che prende le sembianze di
Stephen Dedalus, in qualche
modo anche alter ego dello
stesso Joyce. Nelle centinaia
di pagine che separano l’inizio
del romanzo dalle fine, l’odis-
sea quotidiana di Leopold è
un viaggio nella città, nel cor-
po umano e nella cultura occi-
dentale. Senza sconti per nes-
suno, nemmeno per quel cat-
tolicesimo da cui l’autore si
era allontanato formalmente
ma forse non sostanzialmen-
te.
Il romanzo, infatti, ha una
struttura (tra le tante, poiché è
iper-stratificato) tripartita, con
un richiamo alla trinità che è
sicuramente parodistico, ma
segnala anche una impossibili-
tà di prescindere dalle capaci-
tà della religione di dare ordi-
ne e forma al caos del quoti-
diano. Un caos che parla an-
che attraverso il corpo, sezio-
nato e reso letteratura, come
nel settimo episodio (il ro-
manzo non ha capitoli ma epi-
sodi come l’epopea classica),
che, nella struttura “corporea”
del tutto, è l’episodio dedicato
pagina I
Un saggio di Luigi Marfè sulla fotoletteratura In «Africani europei» di Olivette Otele
Lo scatto e la penna Esclusione e integrazione
CAROLA SUSANI ALLE PAGINE II E III GABRIELE NICOLÒ A PAGINA III GIOVANNI CERRO A PAGINA IV
C U L T U R A S O C I E T À S C I E N Z E E A R T E
ai polmoni. E, magicamente vi voli pindarici ma anche, per l’arte della memoria e per
(uso un termine così poco inutile negarlo, nuovi abissi. la funzione creativa dell’im-
scientifico, me ne vorranno i «Ho gli occhi stanchi», scrive- maginazione.
critici puristi, ma è vera ma- rà al figlio Giorgio nel 1935, La potenza letteraria di
Jacques-Emile gia), il testo, come ricorda Ter- «da più di mezzo secolo scru- questo romanzo risiede anche
Blanche, rinoni, respira, tramite la sin- tano nel nulla, dove hanno nella sua capacità di stravolge-
«Portrait tassi, che si muove con un rit- trovato un bellissimo niente». re un concetto universale co-
of James Joyce» mo che replica l’andirivieni Corpo, religione, mito, ma me il realismo letterario. Se da
(1934) del fiato. anche la filosofia ha un suo giovane (in un saggio del
1900) aveva definito la lettera-
tura una forma d’arte inferio-
re, forse lo fece perché sapeva
di doverla rivoluzionare. Il
realismo tradizionale non di-
ceva nulla, a suo avviso, e l’au-
tore fu presto pronto (già nei
magistrali racconti di Gente di
Dublino, del 1914) a sperimen-
tare una lacerazione di quello
La pietra miliare
del modernismo
Un testo in grado
di fondere
sperimentazione
e tradizione
in una fantasmagorica
opera romanzesca
schermo visivo che va sotto il
nome di realtà. Con la sua tec-
nica dell’epifania, Joyce con-
fermava che il dato realistico
non poteva esaurirsi in sé e
portava inevitabilmente a una
manifestazione di altro, di un
significato più profondo di ciò
che appare in superficie, di
una connessione spirituale al-
trimenti ignorata. Da qui an-
che l’accumulo di oggetti, det-
tagli, descrizioni apparente-
mente ridondanti nell’Ulisse,
che offrono «versioni assai mi-
gliorate del reale di tutti i gior-
ni».
Non c’è in commercio un’e-
dizione migliore del romanzo
Così come un corpo uma-posto nella fitta tessitura di joyciano di questa (che prean-
no, l’Ulisse di Joyce è un uni-
quest’opera. L’ossessivo biso- nuncia il centenario della pri-
verso incommensurabile, ogni
gno di catalogare il mondo ma pubblicazione, avvenuta il
cellula-parola imprescindibile
reale e lo scibile, nonché di ri- 2-2-22 del secolo scorso, caba-
per l’organismo totale, e chi di
produrre mondi infiniti è una la docet): con un apparato cri-
qualità che ha le radici tico ricchissimo che compren-
nell’interesse di Joyce nei de, tra l’altro, il famoso “sche-
confronti dei filosofi rina- ma Linati”, ovvero uno scritto
Così come un corpo umano, scimentali. Radici che ar- dello stesso Joyce inviato a
il romanzo è un universo incommensurabile rivano fino a piazza Cam- Carlo Linati, scrittore e tra-
po dei Fiori a Roma, do- duttore comasco, nel quale
ogni cellula-parola imprescindibile ve, nella lunga e intensa spiegava alcune delle com-
per l’organismo totale storia d’amore culturale plesse corrispondenze testuali
tra Joyce e l’Italia (inse- dei vari episodi (omeriche, lin-
gnò inglese a Trieste, do- guistiche, cromatiche). Com-
ve ebbe Italo Svevo tra i pletano il volume le mappe
suoi allievi), lo scrittore urbane e quattro saggi critici
noi non è un anglista joyciano nel 1907 partecipò a una mani- estremamente puntuali e indi-
non può fare altro che invidia- festazione in ricordo di Gior- spensabili per inserire il ro-
re gli specialisti che lo leggono dano Bruno. Educato dai ge- manzo nel contesto culturale
e lo rileggono negli anni e gli suiti, Joyce fu avido lettore irlandese dell’epoca, e per per-
dedicano tali e tante energie delle opere di Ignazio di Lo- mettere al lettore di districarsi
da scoprire sempre nuove sim- yola e dell’eretico di Nola, con tra micro e macrocosmo ulis-
metrie, nuove sfumature, nuo- il quale condivideva passione siano.
pagina II martedì 28 dicembre 2021 L’OSSERVATO

Ingres e la spalliera coniugare la signorilità della figura e la sua

carica seducente. Ingres non faceva mistero
del fatto che si ispirava — con tenace
Della bellezza femminile Jean-Auguste- costanza e aperta gratitudine — a Raffaello,
L’arte
dalle dinamiche mondo reale. Il peculiare
merito di Ingres fu quello di
gioco di curve, evidenziato dal giro della
spalliera a cui è appoggiata la
realizzare tele in cui l’eleganza del donna, giro che “prosegue” nella
tocco mai si traduce nel posa del suo braccio sinistro:

Dominique Ingres fu sublime e sensibile
interprete, come esemplarmente testimonia il
ritratto di Madame Duvaucay (1807). Attraverso
forme che spiccano per serica delicatezza,
l’artista francese riesce in questa tela (la
prima del suo soggiorno romano) a
nel quale riconosceva il modello insuperabile
per raggiungere l’obiettivo che si era
prefissato: creare un’arte in grado di superare
la “volgarità terrena” per attingere una
dimensione spirituale immune da brutture,
ruvidezze e grossolanità. Il rischio legato a
compiacimento del proprio una folgorante intuizione che
talento, e in cui la grazia del esalta — con garbo ed efficacia —
soggetto mai svapora in un fiacco la purezza della linea e della
e languido estetismo. Nel ritrarre forma, che è dato di constatare e
Madame Duvaucay, l’artista — uno di apprezzare anche nella collana
dei massimi esponenti della pittura che adorna, impreziosendolo, il

Q
tale impostazione era di forgiare un neoclassica — realizza un fine candido collo della signora.
linguaggio pittorico astruso, troppo lontano ricamo consistente in un sapiente (gabriele nicolò)
quattro pagine

«IL MAIALINO DI NATALE» DI J.K. ROWLING Nicola Chiaromonte

Se la perdita
nel 1968

fa parte della vita

di SILVIA GUSMANO dente non le trova»), fino alla Città dei Rim-
Tra i paradossi
della storia
pianti e all’Isola dei Diletti.

«A
quest’ora avrebbe dovu-
to essere molto emozio-
nato. Avrebbe appeso la
calza con la mamma e la-
sciato una carota per Rudolph la renna…
ma non questa vigilia di Natale. Essere
Correndo moltissimi rischi (soprattut-
to perché nessuno deve sapere che Jack è
un bambino vero), lui e il Maialino di Na-
tale incontreranno i personaggi più diver-
si: oggetti dimenticati e considerati inuti-
li, oggetti velocemente sostituiti, oggetti La riscoperta del pensiero di Nicola Chiaromonte

emozionato sarebbe stato un tradimento
verso Lino, che era più importante di tutto
il Natale messo insieme».
Da quando è nato, Jack è sempre stato
inseparabile dal suo amato maialino di
pezza, Mimalino, detto Lino. Vicini nei
giorni belli e nei giorni brutti (come quelli
della separazione dei genitori), hanno im-
parato a soffrire e gioire insieme, ad af-
frontare novità e imprevisti, finché una vi-
gilia di Natale irrompe la tragedia: duran-
te un litigio, la sorellastra di Jack lo getta
dal finestrino dell’auto in corsa e così, no-
Particolare da una tavola di Jim Field
nostante mille ricerche, di Lino si perdo-
no definitivamente le tracce. Quando i
nonni gli portano un nuovo pupazzetto
M
cercati dai proprietari o rimpianti senza
sosta. Oggetti buoni, solidali, empatici e
coraggiosi che lottano per la libertà e il ri- di CAROLA SUSANI tuali si avvertono costrette a
spetto, e oggetti collaborazionisti, vili, modellare in vita la statua par-
prevaricatori, meschini — perché le analo- erita gratitudine Raffaele Ma- lante di sé stesse, la generosità
gie tra la Terra dei Perduti e la Terra dei nica che curando il Meridiano gratuita di Chiaromonte scon-
Vivi sono veramente tante. Mondadori dedicato a Nicola certa e attrae. La cronologia,
Su quel mondo oscuro attraversato da Chiaromonte (Lo spettatore criti- una vera e propria biografia
Jack regna, come si diceva, il terribile Per- co. Politica, filosofia, letteratura, della vita intellettuale, curata si. Se c’è un’eredità vitale del
dente, un mostro fatto di rottami che si ci- Milano, 2021, pagine 1984, eu- con devozione, ha il merito di Novecento, attrezzi che vale la
ba di oggetti smarriti. «Era difficile capire ro 80) ha fatto risuonare fra rivelarci la rete impressionante pena di tenerci cari perché so-
se fosse un uomo enorme o un robot. Non noi la voce di una delle perso- di relazioni nutrienti a cui Ni- no lucidi e funzionano per
aveva piedi per camminare, ma punte di nalità più cristalline e lucide cola Chiaromonte diede vita e smontare e rimontare la condi-
acciaio, come un ragno a due zampe. Il del Novecento, con una scelta a cui prese parte. zione attuale ancora opaca e
suo corpo, le braccia e le gambe erano di testi che ci permette di se- Esule e viaggiatore, fre- prepararci a leggere il futuro,
coperti di milioni e milioni di Cose rot- guirne lo sviluppo e di tenere quentò e considerò maestro l’hanno messa insieme in buo-
te, tanto che scintillava di molle, ingra- davanti agli occhi la mappa Andrea Caffi, che gli era stato na parte gli irregolari, credenti
naggi, maniglie, antenne, bottoni, co- delle sue riflessioni storiche, presentato da Alberto Mora- e non credenti, quelli che non
perchi e altri pezzi delle Cose che aveva politiche, letterarie, di critica via (sull’incontro fra Moravia, si sono fatti spazio sgomitan-
distrutto prima di mangiarsele. Il Per- teatrale. Caffi e Chiaromonte si può do per salire sul carro romban-
dente emise un terribile grido che scos- Già da qualche anno la fi- leggere il breve saggio, a ope- te della Storia, che sia il comu-
se la terra e i massi, era un grido pieno gura di Chiaromonte è riemer- ra della curatrice del volume nismo o qualsivoglia illusione
di rabbia anche di angoscia, come se sa, come un oracolo rimasto in Alessandra Grandelis, nella di destino necessario, e non
avesse perso qualcosa di caro e che non ombra che ritrova ascolto: nel raccolta di lettere di Moravia: sono però scivolati dalla parte
avrebbe riavuto mai, mai più». 2013, sono usciti due libri, Il Se questa è la giovinezza vorrei che dei costruttori di fortezze, dei
Tra echi di fiabe, pagine di letteratu- tempo della malafede e altri scritti (a passasse presto. Lettere 1929-1940, terrorizzati o degli oppressori,
ra e Storia sapientemente condite e cura di Vittorio Giacopini, Bompiani 2015). Chiaromonte quelli che hanno trovato una
amalgamate da Rowling, Il Maialino di Edizioni dell’Asino) e la rac- fece parte di Giustizia e Liber- strada «tra l’astratta giustizia
Natale è tante cose. È una fiaba sul con- colta delle lettere a Muska, Fra tà, ne uscì. Conobbe Camus, dei rivoluzionari e la bieca ce-
sumismo, sulla gente che perde di tutto me e te, la verità (Una città) a cu- conobbe Malraux e combatté cità del potere»: tra costoro,
con assoluta noncuranza, perché tanto con lui in Spagna. insieme a Simone Weil, Albert
qualsiasi cosa può essere sostituita sen- Dopo il 1941 fu ne- Camus, Orwell e alcuni altri,
za fatica e lo spreco sembra essere la so- gli Stati Uniti dove Chiaromonte ha la sua catte-
la, grande virtù. È una fiaba che rac- Il testo che introduce il Meridiano frequentò Mary dra nell’aria, discreta e altissi-
conta gli odori (dall’odore di buono e ha il pregio di restituirci McCarthy, Hannah ma.
di casa di Lino al fetore che emana il Per- Arendt e altri intel- «Non si può essere superio-
dente) perché anche loro hanno molto da la coerenza, l’organicità lettuali del loro cir- ri ai propri contemporanei»,
dirci e da insegnarci. È una fiaba sul biso- colo. Di ritorno in scrive nei taccuini dal titolo
Saggi e carteggi

nel tentativo di lenirne il dolore, il bambi-
no — protagonista dell’ultimo libro di J.K.
Rowling, Il Maialino di Natale (Milano, Sa-
lani 2021, traduzione di Valentina Danie-
le, illustrazioni di Jim Field) — si infuria
ancora di più: nessun rimpiazzo potrà
mai e poi mai usurpare il posto di Lino.
Siamo comunque nella notte di Natale,
tempo per eccellenza di miracoli, sorprese
e cause perse, quando persino i giocattoli
possono prendere vita. Da quelli della sua
stanza Jack scopre così che l’amato pu-
pazzetto è finito nella Terra dei Perduti,
governata dal terribile sovrano chiamato
Perdente. Divenuto delle stesse dimensio-
ni dei suoi giocattoli (al punto che le pie-
ghe delle lenzuola gli sembrano «enormi
distese di neve mossa dal vento») e ac-
compagnato dal Maialino di Natale, il
bambino abbandona la Terra
dei Vivi per un folle e pericolo-
so viaggio alla ricerca dell’ami-
co smarrito. È l’inizio di una se-
rie di avventure attraverso mon-
di dai nomi eloquenti, come
Fuori Posto, Usa e Getta, Dove sarà
mai? e la Landa degli Illacrimati
(«È dove finiscono quelli Di
Troppo: Cose che non sono
amate, volute, roba inutile. Non
hanno nemmeno un riparo. Va-
gano per la Landa finché il Per-
e la ricchezza di un pensiero
gno di guardare veramente chi ci circon- Italia, nel dopo- Che cosa rimane, «Si può avere
da, di apprezzarlo al di là dei nostri pre- che non si fa mai monumento guerra, diresse con coscienza della corruzione, ma
concetti: in questo difficile viaggio, Jack Ignazio Silone la coscienza non cambia nulla
scoprirà che la strafottenza del Maialino «Tempo presente» della natura dei fatti: (…)
di Natale nasconde in realtà coraggio, al- che aveva nelle in- mantiene tutt’al più il ricordo
truismo e la capacità di affrontare situa- ra di Panizza e Karpinski. tenzioni «contribuire ad aiuta- e l’esigenza di un mondo al-
zioni difficili. E così il compagno di av- Muska, la cosmopolita Mela- re gli uomini colti del nostro tro».
venture cesserà di essere un anonimo nie von Nagel, poetessa e tra- Paese a rendersi un po’ meglio Assetato di libertà e giusti-
Maialino di Natale per diventare Nat (un duttrice, nel 1957 dopo la mor- consapevoli del mondo d’og- zia, se c’è una consapevolezza
po’ come l’altro era diventato Lino), per- te del marito scelse la vita mo- gi». che si porta dietro e via via
ché — gli spiega e ci spiega Jack — le cose nastica, a Bethlehem nel Con- Ho citato giusto una scelta rende più matura è che la li-
amate hanno un nome. necticut, e si mantenne in cor- fra gli innumerevoli contatti, bertà viene prima, la libertà è
Soprattutto però questa fiaba di J.K. rispondenza con Nicola Chia- relazioni, conversazioni, trava- la radice del bene, solo la li-
Rowling, dal finale per nulla scontato, è romonte fino alla morte di lui
una preziosa riflessione, profonda e deli- nel 1972. Più di recente è usci-
cata, su sofferenza, senso di perdita e si- ta la biografia di Filippo La
gnificato della parola “cura” («“la perdita Porta, dal titolo moraviano
fa parte della vita” gli sussurrò Lino nel- Eretico controvoglia (Bompiani
l’orecchio, strofinandogli il muso sui ca- 2019). Questa piccola costella-
pelli. “Ma alcuni di noi vi- zione di volumi ha prodotto In dialogo con Albert Camus e Hannah Arendt
vono nonostante siano stati un’attesa che il Meridiano va a
persi. È tutto merito dell’a- colmare. Nicola Chiaromonte (Rapolla, Potenza, 1905 - Roma 1972) è
more”»). Ricordando sem- Il bel saggio introduttivo di stato una delle figure di spicco tra gli intellettuali del Nove-
pre la forza deflagrante del- Manica, Nicola Chiaromonte e i cento. Amico e corrispondente di scrittori e filosofi come
la speranza: «Jack sapeva paradossi della storia, ha il pregio Hannah Arendt e Albert Camus, nel dopoguerra partecipò al
cosa era successo. Aveva da- di restituirci la coerenza, l’or- dibattito culturale e politico collaborando con le principali te-
to a quelle Cose una speran- ganicità, la ricchezza estrema state italiane e straniere, e dirigendo con Ignazio Silone la ri-
za, che nessuna serratura di un pensiero che non si fa vista «Tempo presente». Critico teatrale del «Mondo» e de
poteva contenere». È la ri- mai monumento, non diventa «L’Espresso», riunì i suoi scritti teatrali in La situazione dramma-
voluzione della cura e della mai sistema. tica (1959), quelli letterari in
solidarietà in cui fine ultimo In un tempo come questo Credere e non credere (1971).
è rendere felice il prossimo. in cui le personalità intellet-
ORE ROMANO martedì 28 dicembre 2021 pagina III

La profezia di Koltès nazionalpopolare come Sanremo.

Il suo nome — Bernard-Marie Koltès —
probabilmente non dice molto agli spettatori
Il teatro
Nell’edizione 2018, Pierfrancesco Favino ha
recitato un brano tratto da La notte prima delle
foreste di Koltès. «Sono innamorato di questo
testo — aveva detto Favino all’indomani della
non avere un posto nel mondo. L’opera
omnia di Bernard-Marie Koltès raccolta in
tre volumi (a cura di Arcadiateatro Libri) è
stata presentata il 16 dicembre scorso al
Teatro Valle Franca Valeri di Roma;
(1973), unica opera cinematografica del
drammaturgo francese. Un’occasione per
riscoprire il testi di uno degli scrittori che
con maggiore forza ha modellato il
linguaggio della scrittura teatrale, dedicando

italiani, ma una sua opera, tre anni fa, ha
ottenuto una grandissima diffusione. E in
modo del tutto inaspettato; non in seguito a
un convegno per addetti ai lavori, o a una
rassegna dedicata al teatro francofono del
sua esibizione sanremese — perché racconta
una storia che riguarda tutti, il bisogno
estremo degli altri, dello stare insieme e, al
tempo stesso, l’insofferenza dello stare
insieme». Un monologo dolente ma sobrio,
un’analoga presentazione, nell’ottobre scorso,
è stata ospitata dal Piccolo Teatro di Milano.
Al termine dell’incontro è stata inaugurata
una mostra a cura di François Koltès,
cineasta, fratello dello scrittore, che sarà
una speciale attenzione agli “invisibili”,
«anticipatore — si legge nel comunicato
stampa diffuso dal Valle — dei temi e delle
tensioni del nostro presente». (silvia guidi)

Q
secondo Novecento, ma grazie a un luminoso proprio grazie alla sua totale aperta fino al 30 gennaio 2022. Fa parte
programma simbolo della tv generalista e assenza di retorica, che racconta l’angoscia di dell’esposizione anche il film La nuit perdue
quattro pagine

Lo scatto e la penna
Un saggio di Luigi Marfè sulla fotoletteratura

di GABRIELE NICOLÒ arti del tempo e dello spazio si apre a un va- talvolta per avallare tesi propagandistiche»
sto raggio di sperimentazioni intermedie, osserva Marfè aggiungendo che la forza di

L
a ricerca del vero in Giovanni Verga
si è espressa anche attraverso centi-
naia di scatti di pescatori e contadi-
ni; stesso metodo fu adottato da
Emile Zola nella meticolosa perlustrazione di
Parigi; Jack London si rese protagonista di av-
venturosi reportage con la sua Kodak, assurta
a strumento funzionale alla stesura dei suoi
romanzi. Questo scenario serve a testimonia-
re, in modo significativo e probante, che la re-
lazione tra letteratura e fotografia è sempre
rappresentato una realtà concreta nonché una
questione lungamente dibattuta, come ricor-
da Gloria Manghetti, direttore del Gabinetto
Viesseux, nella premessa al coinvolgente libro
di Luigi Marfè Un altro mondo da raccontare. Poeti-
che e percorsi di fotoletteratura (Firenze, Leo S. Ol- Poe, sono rimasti affascinati dalla forza visi-
bertà ferma la forza e permette Che cosa potrà fare l’oppresso schki, 2021, pagine 193, euro 22). «Oggi che la
la giustizia. per rimanere fedele al Dio pa- nostra vita — rileva Manghetti — è incalzata da
Non credente, critico verso dre di tutti gli uomini nel qua- un continuo, spesso assillante, susseguirsi di
la Chiesa come istituzione, nel le crede? Non resistere al male immagini, e che la comunicazione visiva s’im-
saggio dedicato a Violenza e non (…). Il gesto di porgere l’altra pone sempre più forte-
violenza uscito nel 1968 per guancia a chi vi colpisce sarà mente nei nostri pro-
«Tempo presente», ragionan- appunto testimonianza visibi- cessi cognitivi, ecco rin-
do di Tolstoj, di Gandhi, del- le ed esempio di tale separa- novarsi la necessità di La classica opposizione
l’efficacia della non violenza, zione e distanza. Ed esso non comprendere più a fon- tra le arti del tempo e dello spazio
si ritrova a riflettere sulle paro-
vorrà dire lasciare campo libe- do come funziona an-
le di Cristo riportate da Mat- ro al male, anzi fermarlo lì, che la stretta interrela- trova nella fotoletteratura
teo nel Sermone della Monta- non perpetuarlo opponendo- zione tra le due discipli- un fecondo terreno di incontro
gli altro male, altro ne artistiche».
odio, altra violenza». È in tale prospettiva
Questo gesto, che che si inserisce il sag-
Tra i suoi scritti più interessanti non cerca efficacia, testi- gio di Marfè, ricerca-
c’è il carteggio con Muska, monia di una libertà che tore di critica letteraria e letterature compa-
per darsi si permette la rate all’università di Padova. Letteratura e
una poetessa che fiducia, la consapevo- fotografia sarebbero dunque alleate nel rap-
dopo la morte del marito lezza del fatto che il presentare il reale in forma narrativa. Tale
mondo, così come lo co- assunto, rileva l’autore, contesta la distin-
scelse la vita monastica nosciamo, non è tutto. zione tradizionale (da Plutarco ad Orazio)
La ricchezza, la limpi- tra le arti figurative come “arti dello spirito”
dezza della scrittura di e la poesia come “arte del tempo”: l’affinità
Chiaromonte è tale da tra i due linguaggi non si baserebbe solo sul-
gna: «Se qualcuno ti percuote farne un libro da leggere più la capacità mimetica di entrambe, ma sul
la guancia destra, volgigli an- volte, di corsa e poi con cal- potere di suscitare un percorso immaginati-
che l’altra». Scrive Chiaro- ma, chiosando, sottolineando, vo. Come scrive Roland Barthes ne La camera
monte: «L’oppressore oppri- con il taccuino aperto accan- chiara (1980), una foto è «sempre invisibile»
merà finché ne avrà la forza. to. e ciò che si vede dietro ogni scatto sono «in-
finite trame di romanzi». L’opposizione tra
che trova nella modalità fotoletteraria un fe-
condo terreno di incontro. Si tratta, in so-
stanza, nella definizione del critico d’arte
John Berger, di «un altro modo di
raccontare», con un proprio lin-
guaggio specifico, che intreccia let-
teratura e fotografia, arricchendo,
valorizzandole, le possibilità di si-
gnificazione di entrambe.
Marfè puntualmente ricorda che
fin dal XIX secolo la fotografia è sta-
ta tra i temi più ricorrenti dell’im-
maginario letterario. Gli scrittori
hanno guardato al suo potere di ri-
produrre la realtà in maniera ambi-
valente. Alcuni di essi, come Edgar Allan
va della nuova arte. Altri, come Charles
Baudelaire, vi hanno visto insidie e pericoli.
Ma tutti, «presto o tardi», sono corsi dai fo-
tografi per farsi ritrarre. E in anni recenti l’e-
splorazione di
«possibili ibrida-
zioni» tra letteratu-
ra e fotografia è di-
ventata costante.
Numerosi scrittori
— da Michel Tour-
nier a Julio Corta-
zar, da Bruce Chat-
win a Paul Auster —
hanno inserito im-
magini fotografi-
che nei propri testi, «scoprendo nei modi in
cui la fotografia cattura il visibile e l’invisibi-
le un tema essenziale della loro scrittura».
Allo stesso modo, fotografi come Henri
Cartier-Bresson, Alfred Stieglitz, Paul
Strand, August Sander, hanno trovato nel
linguaggio letterario «nuove prospettive
per il loro lavoro».
Uno dei capitoli del libro si concentra sul
ruolo del fotoreportage nella rappresenta-
zione della società contemporanea. Dalla fi-
ne del XIX secolo la scrittura giornalistica si è
servita di immagini fotografiche per rendere
visibili le notizie. Al tempo stesso, «la pre-
sunta oggettività della fotografia ha finito
persuasione del fotoreportage ha spinto
scrittori e fotografi a servirsi di questo gene-
re per esprimere istanze di critica o rinnova-
mento sociale. Tuttavia «l’este-
tizzazione del reale ha spesso
sollevato dubbi sulla rappre-
sentabilità artistica del dolore».
Un altro capitolo è dedicato al-
lo studio dell’impiego di retori-
che fotoletterarie nella rappre-
sentazione degli eventi della
grande storia, con particolare
riferimento alla tragedia del-
l’Olocausto. Da Dora Bruder
(1993) di Patrick Modiano fino
ad Austerlitz (2001) di Winfried George Se-
bald il rapporto tra visione e memoria è sta-
to occasione di riflessione da parte di nume-
rosi scrittori che si sono interrogati sul trau-
ma, pur non avendolo vissuto in prima per-
sona. «La scrittura letteraria, come un archi-
vio — afferma l’autore —, è capace di riporta-
re indietro le ombre della memoria. A volte
preserva il passato, a volte lo trasforma in
ciò che non è mai stato, aprendo false piste
“postmemoriali”. In questa prospettiva,
l’immagine fotografica, invece di essere pro-
va di verità, racconta allora l’assenza, il vuo-
to, che può essere solo circuito, attraversato,
ma mai colmato una volta per tutte».
C’è chi, come Thomas Bernhard, prova-
va avversione per la fotografia. «Fotografa-
re è una passione abietta, è una malattia da
cui è colpita l’intera umanità e da cui non
potrà mai essere guarita» dichiara lo scritto-
re austriaco in Estinzione (1986). Ma ci sono
anche coloro, nell’empireo letterario, che
verso la fotografia, quale depositaria di me-
moria, hanno coltivato un atteggiamento di
ammirazione e di gratitudine, come Marcel
Proust e Vladimir Nabokov. E riguardo al
valore del recupero memoriale legato all’at-
to del fotografare spicca l’affermazione del-
la scrittrice inglese Angela Carter. «Le foto-
grafie — dichiara — sono grossi brandelli di
tempo che puoi tenere in mano». Ovvero
«tracce visive — chiosa Marfè —, fragili e per-
sistenti, di ciò che è stato».

di GIULIA ALBERICO «La biblioteca dei sussurri» di Desy Icardi ironia che l’autrice ci accompa-
gna nella crescita di Dora nel

A
Torino, in una dimora
sul fiume, vecchiotta e
campagnola, circon-
data da palazzi che
crescono di anno in anno, vive,
insieme a una famiglia numerosa
e bizzarra, la bambina protagoni-
sta del libro, Dora. Sono di fatto
tutti ospiti della anziana prozia
vedova che, generosamente e con
molta disinvoltura, ha aperto le
porte di casa a nipoti e
pronipoti, è detta Dori-
na «degli spifferi» per-
ché ha il misterioso po-
tere di liberare le abita-
zioni di chi si rivolge a
lei dagli «spifferi» ossia
da presenze inquietan-
ti, rumori sinistri. Sono
le case «lamentose».
In casa vige un allegro e cao-
tico modo di vivere, caratteriz-
zato soprattutto da una gran
Maurits Cornelis Escher, «Giorno e notte» (1938, particolare) quantità e varietà di suoni: por-
I suoni della lettura
te che sbattono, radio che grac-
chiano, rumore di tegami, passi
cadenzati, oggetti che cado-
no….
La bambina Dora — perso-
naggio centrale dell’ultimo ro-
manzo di Desy Icardi, La biblio-
teca dei sussurri (Roma, Fazi,
2021, pagine 360, euro
16) — ha un rapporto
speciale con la prozia
di cui porta lo stesso
nome e da cui è affa-
scinata per via di quel
potere magico che
possiede.
A un certo punto la
baraonda rumorosa
dell’abitazione cessa di colpo
perché muore una della fami-
glia, la zia Maddalena, e in casa
piomba un silenzio cupo e op-
primente che Dora patisce. Pe-
rò presto scoprirà un altro tipo
di silenzio: seducente, caldo,
protettivo, quello delle bibliote-
che. Lì nasce un suo amore pro-
fondo per i libri e la lettura che
coltiva con l’aiuto dell’anziano
avvocato Ferro, lettore incallito,
conosciuto proprio nelle sale di
lettura e che la guida nelle scel-
te.
Una improvvisa offerta di la-
voro a Zurigo per il padre di
Dora interrompe la vita torinese
della ragazza. Assisteremo negli
anni zurighesi alla sua crescita
in un mondo completamente
diverso dalla casa sul fiume, in
una dimora linda, alto borghe-
se, in una Svizzera che sa di or-
dine e precisione.
È sempre con una sana e lieve
nuovo mondo, la segue nella
piena giovinezza, nei primi tur-
bamenti e infine in un grande
amore corrisposto.
Icardi, come nei lavori prece-
denti, compone una storia che,
specie nella prima parte, è ricca
di realismo magico, narrata con
allegro umorismo e tratti fiabe-
schi, attraverso il personaggio
di Dora ci racconta un percorso
di formazione tutto legato all’a-
more per la lettura.
La protagonista, guidata an-
che da lontano dal mentore av-
vocato Ferro, una sorta di spiri-
to guida, si addentrerà pian pia-
no nel mondo della letteratura e
questo le permetterà di vivere
tante vite, di conoscere meglio
sé stessa e i suoi moti del cuore,
di fare scelte consapevoli grazie
alla solida ricchezza di senti-
menti che dalla lettura le è arri-
vata.
pagina IV L’OSSERVATORE ROMANO martedì 28 dicembre 2021

Q Variazioni su Dostoevskij
Cos’è l’inferno?
quattro pagine
Padri e maestri, io penso:
«Cos’è l'inferno?». E ragio-
no così: «L'’nferno altro non
è che la sofferenza non di es-
sere più capaci di amare».
I fratelli Karamazov, PSS 14,292
****
dell'inferno dantesco. Per esempio il critico
letterario E. Markov nel 1879 in un articolo dal
titolo significativo Romanziere – psichiatra, dopo
aver definito Delitto e castigo «uno dei più seri,
profondi e originali romanzi di Dostoevskij»,
scrive dei Demoni come di un’opera dove
lettore un aldilà più pauroso di ogni altro aldi-
là, un inferno che nasce nell’animo umano in-
sieme con una coscienza sensibile e cultural-
mente sviluppata», aggiungendo che nell’ope-
ra dello scrittore russo «vengono presentati
non tormenti esteriori, non danteschi, ma inte-
che troviamo inserita in un taccuino dello sta-
rec Zosima alla fine della seconda parte dell'o-
pera (PSS 14,292). Qui infatti il monaco argo-
menta sull’inferno immateriale e su quello ma-
teriale e chiarisce che le fiamme vere di questo
non «potrebbero che rallegrare un peccatore
giacché tali tormenti fisici almeno per un atti-
mo farebbero dimenticare l’aspetto terribile
del tormento spirituale».
Ed è proprio a questo punto che Dostoev-

Q
Nell’anno che si sta chiudendo si è celebra-
ta la cifra tonda di due anniversari importanti,
quattro
gli pagine
ottocento anni della morte di Dante e i
duecento anni di quella di Dostoevskij. Fin da
quando lo scrittore russo era in vita la critica a
lui contemporanea ha trovato dei parallelismi
con l’opera del poeta fiorentino. Proprio le
tante atmosfere cupe della San Pietroburgo
che fa da sfondo ai suoi romanzi, oppure le os-
sessioni e i lucidi deliri di molti suoi personag-
gi a buon diritto hanno alimentato l'impres-
sione di trovarsi di fronte a paesaggi e figure
«pianto e stridore di denti riempiono una pec-
caminosa valle di dolore dove si agitano “i de-
moni”. Ed è esattamente come sfogliare un te-
tro album di Gustave Doré dell’inferno di
Dante» (Letopis' žizni i tvorčestva F.M.D., t.3,
p.329).
Non mancano però i distinguo. Un altro
critico, N.I. Solov’ev, riprende un giudizio in
cui Dostoevskij viene
definito «uno scrittore
terribile in quanto ha
spalancato davanti al
riori, chiusi nel profondo» (Letopis', cit., t.2,
p.281). Stando a questa affermazione in Do-
stoevskij si è di fronte più a un inferno psico-
logico che fisico, come è testimoniato dalle os-
sessioni di Raskol’nikov in Delitto e castigo, op-
pure dai febbricitanti deliri di Kirillov e Sta-
vrogin nei Demoni, o dalla lucida follia di Ivan
nei Fratelli Karamazov.
Proprio in questo suo
ultimo romanzo Dostoev-
skij si sforza di dare una
definizione dell’inferno,
skij offre un saggio formidabile di quello che
potrebbe essere questo inferno non come luo-
go fisico — capace, per la durezza in cui preci-
pitano le anime, di far rimpiangere qualsiasi
reale o immaginaria balza e girone infernale —,
quando, assegnandogli un posto che può esse-
re anche qui e un tempo che può essere anche
ora, afferma che «l’inferno altro non è che la
sofferenza non di essere più capaci di amare».
A cura di Lucio Coco • continua

In «Africani europei. Una storia mai raccontata» di Olivette Otele

Sulla frontiera tra esclusione e integrazione

C
di GIOVANNI CERRO
he cosa unisce san Maurizio,
il quale secondo la tradizione
sarebbe stato un soldato ro-
mano di origini egizie marti-
rizzato per la sua fede cristia-
na sotto l’imperatore Massi-
miano, al musicista e schermi-
dore Joseph Boulogne, figlio
di una donna senegalese e so-
stenitore degli ideali della ri-
voluzione francese? Quale filo
rosso lega lo scrittore nigeria-
no Olaudah Equiano, che nel-
la seconda metà del Settecen-
to si batté per l’abolizione
della schiavitù, al politico ca-
merunense Manga Bell, che si
oppose all’occupazione tede-
sca del proprio Paese, pagan-
do con la vita nell’anno dello
scoppio della Grande guerra?
A svelarlo è la storica Oli-
vette Otele, che nel volume
Africani europei. Una storia mai
raccontata (Torino, Einaudi,
2021, pagine 216, euro 27, tra-
duzione di Francesca Pe’) of-
fre un amplissimo repertorio
di vite di uomini e donne di
origine africana che trascorse-
ro tutta o parte della propria
esistenza in Europa, a cavallo
tra mondi diversi, talvolta
rompendo i ponti con la cul-
tura di provenienza, talaltra
provando a creare collega-
menti più solidi tra i due con-
tinenti.
Tra pregiudizio razziale e accettazione
dell’altro, i racconti mostrano
come l’identità personale
sia un concetto molto insidioso,
che vorrebbe fissare in modo univoco
ciò che è mutevole
e che si trasforma continuamente
Uno dei nomi in cui ci si
imbatte, proprio all’inizio del
volume di Otele, è quello del
primo duca di Firenze, Ales-
sandro de’ Medici, che sareb-
be nato nel 1510 da una rela-
zione tra Lorenzo de’ Medici,
duca di Urbino, e un’inser-
viente africana. Nonostante le
reali origini di Alessandro sia-
no ancora oggetto di discus-
sione tra gli studiosi, numero-
si ritratti cinquecenteschi (dal
Bronzino a Vasari, a Girolamo
Macchietti) insistono sulla sua
carnagione bruna o comun-
que sui suoi lineamenti non
europei e alcuni letterati e cro-
nisti contemporanei lo descri-
vono come «moro», associan-
do a tale carattere un’accezio-
ne negativa. Fatto sta che, nel
1537, Alessandro fu assassinato
dal cugino Lorenzino de’ Me-
dici (il “Lorenzaccio” dell’o-
monima opera teatrale di Al-
fred de Musset), forse per mo-
tivi politici, come sostiene lo
stesso attentatore nella sua
Apologia, in cui accusa Alessan-
dro di essersi comportato da
tiranno, molto più probabil-
mente per questioni di eredi-
tà.
Se Alessandro de’ Medici
raggiunse posizioni di potere,
altri «africani europei» di cui
parla Otele riuscirono a rita-
gliarsi un ruolo nell’Europa
del Cinquecento, come accad-
de all’umanista Juan de Sessa,
di origini etiopi.
Schiavo al servizio di Luis
Fernández de Córdoba, conte
di Cabra, Juan poté compiere
i propri studi a Granada, do-
ve, ottenuta la libertà, insegnò
per vent’anni lingua latina, di-
venendo presto noto con il
nome di Johannes Latinus,
per un gioco di parole insieme
elogiativo e denigratorio: se è
vero che Latinus faceva riferi-
mento alla sua padronanza
della lingua degli antichi ro-
mani, è indubbio che doveva
suonare anche come un’allu-
sione diffamatoria alle sue ori-
gini servili (“ladino” era infatti
il termine usato per indicare
Jaspar Beckx, gli schiavi che parlavano casti-
«Don Miguel gliano). Menzionato persino
de Castro, nel Don Chisciotte di Cervantes,
Emissary Juan sposò una dama spagno-
of Congo» la e compose diverse opere en-
(Statens Museum comiastiche in onore di Pio V,
for Kunst, di Filippo II e di Giovanni
Copenaghen, d’Austria, il condottiero vinci-
1643) tore della battaglia di Lepanto
e incaricato della repressione
dei moriscos. Per essere accetta-
to dall’alta società del suo
tempo, Juan de Sessa divenne
cantore dei potenti, prenden-
do a modello, non solo per lo
stile, il Virgilio dell’Eneide, da
cui molti suoi scritti traggono
ispirazione.
Mentre la storia di Juan de
Sessa costituisce un caso riu-
scito di assimilazione (ma
molte sono le zone d’ombra
che accompagnano la sua vi-
tein, un buon cristiano avreb-
be accettato la propria condi-
zione, giudicando egoistica e
futile qualsiasi richiesta di
emancipazione. Com’era pre-
vedibile, la tesi di Capitein fu
accolta con favore dall’élite
schiavista della Repubblica
delle Province Unite, tanto
che si decise di inviarlo di
nuovo in Costa d’Oro, ad El-
mina, al fine di convertire la
popolazione locale. Tuttavia,
l’ambiente nel quale svolse la
propria opera missionaria gli
si rivelò ostile: da un lato, do-
vette scontrarsi con la resisten-
za opposta dai nativi, poco di-
sposti ad accettare la predica-
zione di quello che avvertiva-
no come un europeo; dall’al-
tro, dovette fare i conti con la
diffidenza dei colonizzatori,
che lo ritenevano ancora trop-
po legato alla cultura africana.
Provò a sposare una donna
ghanese, ma gli fu impedito
dalla Chiesa olandese, che lo
spinse a unirsi a un’europea.
cenda), la traiettoria biografi- Morì nel 1747 pieno di debiti,
ca del ghanese Jacobus Capi- in parte contratti con il suo
tein, di due secoli posteriore, è vecchio “padrone”, a confer-
l’emblema di una disfatta nel ma che alcuni vincoli in età
tentativo di unire due conti- moderna erano difficili da
nenti. spezzare.
Costretto a trasferirsi, anco- Le storie prese in esame da
ra giovanetto, dalla Costa Otele si giocano sulla frontie-
d’Oro all’Europa al seguito ra tra esclusione e integrazio-
del mercante olandese Jacob ne, tra pregiudizio razziale e
van Gogh, Capitein si formò accettazione dell’altro, e mo-
strano quanto
l’identità perso-
nale sia non sol-
Un amplissimo repertorio di vite tanto una “fin-
di uomini e donne di origine africana zione”, ma an-
che un concetto
che trascorsero tutta o parte insidioso, che
della propria esistenza in Europa, vorrebbe fissare
in modo univo-
a cavallo tra mondi diversi co ciò che è mu-
Talvolta rompendo i ponti tevole e che si
trasforma conti-
con la cultura di provenienza, nuamente.
talaltra provando a creare Le esistenze
dei protagonisti
collegamenti più solidi del libro di Ote-
tra i due continenti le — punteggiate
di ambiguità,
come tutte le vi-
te degli esseri
umani — sfuggo-
come pastore della Chiesa ri- no infatti alla presa di quelle
formata a Leida, dove nel 1742 categorie limitanti e pericolo-
discusse una dissertazione in se con cui siamo ancora soliti
cui difendeva la legittimità interpretare il mondo. Occor-
della sottomissione umana ri- re liberarsi al più presto di
chiamandosi ad argomenti bi- questi carichi ingombranti e lo
blici e soprattutto sostenendo studio di Olivette Otele è un
che la libertà spirituale dei cri- passo verso una più matura
stiani, garantita dal battesimo presa di coscienza riguardo a
e dalla conduzione di una vita una delle gravi questioni che
retta, fosse più auspicabile caratterizzano il nostro pre-
della libertà fisica. Per Capi- sente.
martedì 28 dicembre 2021
Diversi movimenti accusano il presidente Biden di immobilismo
Sempre più minori vittime
delle armi negli Stati Uniti
WASHINGTON, 28. Quasi millecinquecento,
tra bambini e ragazzi fino a 17 anni, sono
morti negli Stati Uniti quest’anno a causa del-
le armi. Più di quattro al giorno. I bambini da
0 a 11 anni uccisi sono stati 305, quelli feriti
735. Le vittime tra i 12 e i 17 anni sono state
1.194, quelle rimaste ferite 3.311. Numeri, ri-
portati dall’organizzazione no-profit Gunvio-
lencearchive.org, che confermano, ancora una
volta, le dimensioni della strage silenziosa di
giovani, ma che mettono in luce anche l’as-
senza di una risposta politica all’emergenza
sociale.
E ieri una quattordicenne è rimasta uccisa
da un colpo sparato da un agente durante
un’operazione di polizia in un negozio di Los
Angeles. La ragazza stava provando degli abi-
ti per una festa in un camerino quando è stata
colpita accidentalmente dal poliziotto, inter-
venuto per un’aggressione a mano armata.
I movimenti a sostegno del controllo delle
armi si sono detti delusi dal mancato attivi-
smo del presidente statunitense. «Biden ave-
va fatto molte promesse, avevamo grandi spe-
ranze», ha commentato il vice direttore di
March for Our Lives, Zeenat Yahya. I movi-
DAL MOND O
Stati Uniti e Russia a colloquio
sull’Ucraina il 10 gennaio
Stati Uniti e Russia avvieranno il pros-
simo 10 gennaio negoziati sulle tensioni
in Ucraina e sul controllo delle armi
nucleari. Lo ha confermato all’agenzia
Afp il portavoce della Casa Bianca per
le Questioni di sicurezza.
Veto del presidente polacco
alla controversa legge sui media
Il presidente polacco, Andrzej Duda,
ha posto il veto ad una controversa leg-
ge sulla proprietà dei media che, secon-
do alcuni critici, mirava a mettere a ta-
cere il canale d’informazione Tvn24, che
appartiene al gruppo americano Disco-
very.
Comunità andina elimina
dal 2022 il roaming telefonico
A partire dall’1 gennaio 2022, gli utenti
di telefonia cellulare dei Paesi della Co-
munidad Andina (Perú, Bolivia, Ecua-
dor e Colombia) non dovranno più pa-
gare alcun supplemento aggiuntivo per
il servizio di roaming internazionale. La
misura interessa 11 milioni di persone.
Piogge torrenziali
in Brasile
Sono almeno venti le vittime delle forti
piogge e delle inondazioni che stanno
sferzando da giorni lo Stato brasiliano
nordorientale di Bahia. Gli sfollati sono
ora quasi 63.000. Colpiti oltre 115 Co-
muni, di cui almeno 100 sono attual-
mente in stato di emergenza.
L’OSSERVATORE ROMANO
Un pallone
e dei fiori
come omaggio agli
studenti uccisi
da un quindicenne
il 30 novembre
in una scuola
del Michigan
menti si aspettavano dalla Casa Bianca una
maggiore pressione sul Congresso perché ap-
provasse leggi più restrittive, ma al Senato,
con una maggioranza bloccata sul 50-50, non
può esserci margine per andare avanti.
«Il punto — ammette Peter Ambler, co-fon-
datore di Giffords, gruppo per il controllo
delle armi — è che, nonostante le difficoltà, ci
piacerebbe vedere di più dall’amministrazio-
ne Biden».
A maggio il dipartimento Giustizia ha lan-
ciato la politica della «tolleranza zero» che
prevede il ritiro immediato della licenza ai
commercianti che vendono armi a persone a
cui è vietato l’acquisto. Dopo la strage in Mi-
chigan, quando uno studente ha ucciso 4
compagni e ferito 7 persone, i democratici al
Senato hanno provato a far passare una legge
che prevedesse un maggiore controllo sugli
acquirenti di armi, ma i repubblicani hanno
bloccato tutto. Biden ha chiesto ai conserva-
tori di fare un passo avanti, ma non è stato
ascoltato. Nel 2021 sono morte a causa delle
armi 44.076 persone, di cui 20.760 per suici-
dio. Nel 2019, prima della pandemia, le vitti-
me totali erano state 39.000.
Drastico aumento della violenza
in Colombia
BO GOTÁ, 28. Tra il primo gennaio e il
24 dicembre 2021, in settanta comuni
colombiani sono avvenuti 91 massacri
in cui sono morte 326 persone. Lo
rende noto un nuovo rapporto della
organizzazione non governativa uma-
nitaria Indepaz, che mostra un bilan-
cio degli episodi più significativi di
violenza avvenuti nel corso dell’ultimo
anno nel Paese sudamericano.
Qui gli omicidi sono cresciuti ri-
spetto al passato, sia per quantità sia
per gravità. In più di cento località,
ad esempio, sono stati uccisi 162 atti-
visti, leader sociali e difensori dei di-
ritti umani.
Tra le categorie sociali più colpite ci
sono i civili attivi nell’ambito comuna-
le, i membri della comunità indigena
Nel 2022 il Pil globale
supererà i 100.000 miliardi di dollari
LONDRA, 28. Nel 2022, per la prima volta,
l’economia mondiale supererà i 100.000
miliardi di dollari. È quanto emerge da un
nuovo studio del Centre for Economics
and Business Research (Cebr).
La ripresa del Pil mondiale è legata agli
stimoli elargiti dai Paesi per far fronte alla
crisi economica innescata dal covid. La fi-
ducia, garantita soprattutto dalla distri-
buzione dei vaccini, ha garantito una ri-
presa a V così forte da aver innescato un
fenomeno sepolto da anni: l’inflazione.
Ed è proprio a causa dell’inflazione che
il 2022 resta, comunque, un anno di inco-
gnite. Lo stesso Cebr parla del rischio di
Spunti di riflessione di attiviste e premi Nobel per la pace
Il ruolo delle donne
per consolidare la democrazia
di D ORELLA CIANCI
C
ome ha ricordato
più volte Noam
Chomsky, quando si
parla di democrazia
bisogna stare attenti a non ca-
dere nella facile tentazione
della banalizzazione, della fal-
sa propaganda e della finta
convinzione di avere raggiun-
to vette assolute, mentre la de-
mocrazia ha bisogno di conti-
nue verifiche del suo stesso
stato di salute. Anche per que-
sto, all’inizio del mese, come
noto, ha avuto luogo il summit
globale per la democrazia,
convocato dagli Usa con l’idea
di riflettere su alcuni valori de-
mocratici, indirizzandosi so-
prattutto intorno a dei punti
chiave: la lotta alla corruzione
globale, l’impegno a favore dei
diritti delle donne, la tutela
della libertà di stampa.
Al centro di questi microte-
mi c’è stata la grande riflessio-
ne sul ruolo della donna per il
potenziamento delle società
democratiche. Joe Biden e Ur-
sula von der Leyen, aprendo
ciascuno una delle due sessioni
di dialogo, si sono trovati an-
che a fronteggiare delle pole-
miche internazionali, che sono
proseguite anche nei giorni
successivi. Non sono mancate,
infatti, nel post summit, criti-
che da parte di voci femminili
prestigiose e autorevoli, che
hanno ricordato come le rifles-
sioni geopolitiche emerse al-
l’interno del vertice non sono
state poche e non di certo faci-
locale e gli ex membri delle Forze ar-
mate rivoluzionarie della Colombia
(Farc). Nel 2021 sono stati 48 gli ex
guerriglieri delle Farc vittime di omici-
dio. Così, nel complesso, il bilancio
degli ex combattenti delle Farc uccisi
tra il 2016 e il 2021 sale a circa 300.
La degenerazione della violenza in
Colombia è stata segnalata anche dal-
l’ufficio dell’Alto commissario delle
Nazioni Unite per i Diritti dell’uomo.
Analizzando le denunce ricevute nel
corso dell’anno, l’ufficio ha notato che
il 75% degli omicidi sono stati com-
messi in otto dipartimenti, fra cui
quelli di Antioquia, della Valle del
Cauca e di Chocó. Questa è una delle
aree più colpite dalla recrudescenza
della violenza.
una recessione nel 2023 o nel 2024 se il ca-
ro prezzi dovesse continuare a diffonder-
si. Sotto questo punto di vista, bisognerà
tenere d’occhio soprattutto alcuni fattori:
l’andamento della pandemia, la transizio-
ne energetica, la carenza di materie prime,
le tensioni geopolitiche e le strozzature
delle catene di approvvigionamento.
Altro problema è quello del debito. Il
Fondo monetario internazionale (Fmi) ha
infatti evidenziato che, nel 2020, il debito
globale ha raggiunto la cifra record di
226.000 miliardi di dollari: Si tratta del
maggiore aumento in un anno dalla se-
conda guerra mondiale.
li, né la strada dell’autoelogio,
per il futuro, sarà la migliore
da perseguire per rinsaldare la
visione democratica del pote-
re. In queste settimane, hanno
preso la parola sul tema alcune
grandi donne Nobel per la pa-
ce come Shirin Ebady (pacifi-
sta iraniana), Leyman Gbowee
(attivista per i diritti delle don-
ne liberiane), Tawakkul Kar-
man (pacifista yemenita), Ri-
goberta Menchú Tum (attivi-
sta per la giustizia sociale del-
l’etnia guatemalteca k’iche) e
Jodi Williams (anche fondatri-
ce della Campagna internazio-
nale per il bando delle mine
antiuomo). In particolare, l’i-
raniana Ebady ha sottolineato:
«Noi, come attiviste contro la
guerra, avevamo bisogno della
pace per arrivare alla democra-
zia. E poi avevamo e ancora
abbiamo tanto bisogno della
vera democrazia per arrivare ai
diritti delle donne. Ciò che i
molti sconvolgenti eventi nel
progresso democratico, in tut-
to il mondo, hanno dimostra-
to, tuttavia, è che le democra-
zie hanno bisogno dell'attivi-
smo delle donne se vogliono
sopravvivere. Si tratta di una
pretesa necessaria, visto che
anche le democrazie più im-
portanti non sono riuscite an-
cora a determinare una vera
svolta nel riconoscimento pie-
no e autentico dei diritti fem-
minili. Le democrazie, è dove-
roso ricordarlo, hanno perpe-
trato, a volte, anche altre esclu-
sioni, negando uguali diritti ai
neri e ad altri gruppi razziali e
privilegiando la voce politica
dei cittadini più ricchi. Dun-
que, anche l’ordinamento de-
mocratico deve saper attuare
una fase di riflessione e auto-
correzione, con un serio sguar-
do sia alla storia che al futu-
ro».
Le donne Nobel hanno an-
che dichiarato che sullo sfon-
do di questo importante sum-
mit globale, ma non di certo a
margine, c’è implicitamente il
tragico fallimento collettivo,
anche democratico, del non
avere saputo vaccinare ampia-
mente — per diritto alla salute
— il mondo più povero contro
il covid e quest’aspetto sembra
essere una pesante macchia su
tutte le istituzioni democrati-
che. Non è mancata, in tal sen-
so, l’autocritica dei leader del
vertice, che, secondo Biden,
sarebbe dovuto servire almeno
a chiarire come la sfida del fu-
turo si può vincere solo con i
valori democratici, lottando
contro le autocrazie spesso
violente.
Biden ha poi aggiunto, in
risposta alle donne Nobel,
che, sebbene la democrazia
possa naturalmente avere di-
fetti, essere fragile e difficile da
mantenere, occorre anche che
sia «intrinsecamente resisten-
te» e capace di «correzione e
miglioramento», invitando la
comunità globale a «difendere
i valori che uniscono», tra cui
la libertà di parola, la libertà di
riunione, la libertà di religio-
ne, i diritti delle donne. L’atti-
vista guatemalteca ha eviden-
ziato che oggi solo il 25% dei
parlamentari nazionali sono
donne, anche in Occidente. Le
leggi e le politiche per le don-
ne, secondo i dati, sono ecce-
zionalmente contrastate. I par-
titi politici evidentemente
pagina 5
sembrano ritenere che le pro-
poste per la ridistribuzione del
potere tra donne e uomini non
siano vincenti, quindi rara-
mente offrono agli elettori una
piattaforma politica al femmi-
nile da sostenere e scegliere.
La Nobel Williams ha aggiun-
to: «Questa avversione alle
proposte femminili di cambia-
mento sociale ci ha lasciati an-
che impreparati a gestire l'at-
tuale pandemia in rapporto al
ruolo della donna nella società
e nel lavoro, per non parlare
dell'incombente crisi del cam-
biamento climatico. Entrambe
le sfide richiedono un sano uso
del potere pubblico per con-
trollare gli eccessi di sfrutta-
mento del capitale e per saper
investire in economie di tutela:
obiettivi fondamentali della vi-
sione sociale perseguita glo-
balmente dalle donne».
Hélène Landermore, illustre
docente di Teoria politica a
Yale, dopo questo vertice, ha
voluto ribadire pubblicamente
che l'evidente erosione delle
nostre istituzioni politiche è
solo l'ultima prova che è passa-
to il momento di discutere che
cosa significhi effettivamente
“democrazia” e perché, invece,
dovremmo preoccuparcene
maggiormente, in concreto, a
iniziare dalla marginalizzazio-
ne del ruolo femminile anche
nella classe dirigente. «Dob-
biamo chiederci — ha detto la
studiosa — se valga la pena re-
staurare tali e quali i sistemi
politici che abbiamo, nella
prossima era post pandemica,
o se modificarli in modo più
sostanziale, anche attraverso
profonde e serie riforme costi-
tuzionali, più attente ai diritti
umani e alle donne di tutte le
aree del mondo. In pieno as-
senso con le Nobel per la pace,
ricordo che la discussione in-
torno a questi temi non è mai
stata più vitale e attuale». Ha
anche commentato che i siste-
mi democratici in vigore oggi,
un tempo rappresentavano
molto di più un chiaro miglio-
ramento rispetto ai regimi pre-
cedenti, quali monarchie, teo-
crazie e altre tirannie. «La pa-
rola democrazia — ha precisato
— si traduce approssimativa-
mente dal greco come potere
del popolo, ma ovviamente le
persone non detengono il po-
tere in questi sistemi, che si in-
deboliscono non nel nobile
esercizio della politica attra-
verso l’impianto democratico,
ma andando dietro agli inte-
ressi delle singole élite». Que-
ste parole, così come quelle
delle note attiviste, trovano
conferma in un famoso studio
— citato nel summit — dei poli-
tologi Martin Gilens e Benja-
min Page, pubblicato a Cam-
bridge, con il titolo Testing
Theories of American Politics:
Elites, Interest Groups, and
Average Citizens. I due ricer-
catori hanno pienamente con-
fermato le perplessità delle
donne Nobel, ricordando che,
per esempio, questa pandemia,
anche in Paesi di notevole e
salda tradizione democratica,
ha amplificato il fatto che non
esiste davvero un welfare suffi-
ciente per tutelare il ruolo e i
diritti della donna né la società
complessa attuale è riuscita a
fornire risposte adeguatamen-
te “complesse” per la questio-
ne femminile nel mondo.
pagina 6 L’OSSERVATORE ROMANO martedì 28 dicembre 2021

Da Bibbia e «ubuntu» i principi ispiratori di Desmond Tutu Il Wcc rilancia il programma elaborato cinquant’anni fa

Si è persona Xenofobia e discriminazioni razziali

solo se si è con gli altri pandemie da combattere
di GIOVANNI ZAVATTA africano di ubuntu, secondo il quale, in lin- di ROSARIO CAPOMASI ciso intervento. Basti pensare a Un pensiero condiviso piena-
gua bantu, «una persona è una persona esempio quanto accade ogni gior- mente da Olav Fykse Tveit, segre-

«S
e si vuole sottomettere e
opprimere qualcuno, l’ulti-
ma cosa da mettergli in
mano è la Bibbia. È più ri-
voluzionaria, più sovversiva di qualunque
manifesto o ideologia politica. Perché?
Perché la Bibbia afferma che ciascuno di
noi, senza eccezioni, è creato a immagine
di Dio. Che sia ricco o povero, bianco o
nero, istruito o analfabeta, maschio o fem-
mina, ciascuno di noi è creato a immagine
di Dio e questo è meraviglioso, entusia-
smante». In uno dei suoi ultimi libri, In
God’s Hands, tradotto in italiano da Emi
nel 2015 con il titolo Il mio Dio sovversivo,
l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu —
Desmond Tutu (a sinistra) con Nelson Mandela
morto ieri l’altro, all’età di 90 anni, a Città
del Capo — osservava che basterebbe leg-
gere la Bibbia per trovare l’antidoto all’in-
giustizia, alla discriminazione, alla sopraf-
fazione. Nel passato, scriveva, il tradimen-
to del principio dell’uguaglianza ha porta-
to alla Shoah, con milioni di ebrei uccisi
in nome della presunta superiorità della
razza ariana, o, in Sud Africa, al sistema
dell’apartheid con i nativi, i “neri”, «trat-
tati come e peggio dei cani». Crimini
aberranti che, come altri nel corso della
storia, non sarebbero perpetrati «se cre-
dessimo veramente che ciascuno di noi è
un portatore di Dio e un tempio dello
Spirito Santo».
Tutu — premio Nobel per la pace nel
1984, grande amico di Nelson Mandela,
propulsore per il suo Sud Africa dell’idea
di Rainbow Nation, alla guida, dopo la fine
tramite altre persone». A spiegare questo
vero e proprio stile di vita è lui stesso nella
prefazione al libro Ubuntu. La via africana al-
la felicità, scritto dalla nipote Mungi Ngo-
mane e pubblicato nel novembre 2019 da
Rizzoli: «Significa che tutto ciò che impa-
riamo e sperimentiamo nel mondo si deve
alle nostre relazioni con gli altri. Per que-
sto motivo siamo chiamati a esaminare i
nostri pensieri e le nostre azioni non tanto
in un’ottica di vantaggio personale, ma
dal punto di vista dei loro effetti sulle per-
sone con cui veniamo in contatto». Ubun-
tu, quindi, come modo di essere, sempre
attento al prossimo, soprattutto al più de-
bole e indifeso, come via per costruire
ponti, per contribuire all’edificazione di
una società umana e solidale.
Non stupisce allora se Papa Francesco,
alla fine dell’enciclica Fratelli tutti, rivela di
essersi sentito motivato, «in questo spazio
di riflessione sulla fraternità universale»,
specialmente da san Francesco d’Assisi e
«anche da altri fratelli che non sono catto-
lici: Martin Luther King, Desmond Tutu,
il Mahatma Gandhi e molti altri» (286).
Tanti i punti in comune fra il magistero
del Pontefice e la filosofia di azione del-
l’arcivescovo anglicano: dalla lotta per la
giustizia sociale ed economica all’attenzio-
ne verso gli emarginati (siano essi migran-
ti, rifugiati, poveri, detenuti), dall’impe-
gno per la pace nel mondo alla tutela del-
l’ambiente («Dio ci ha affidato la sua
creazione ma anziché proteggere la Terra e
le risorse naturali le stiamo sprecando e
distruggendo», afferma Tutu), dalla con-
danna del razzismo, della violenza in no-
me della religione, della corsa agli arma-
menti alla non discriminazione per l’o-
rientamento sessuale, alla dignità di ogni
persona. Soprattutto, in entrambi, la cer-
tezza che l’esegesi delle sacre Scritture
non può non interagire con la risoluzione
“laica” delle grandi questioni del nostro
tempo.
Commosso il ricordo dell’arcivescovo di
Canterbury, Justin Welby, primate della
Comunione anglicana: «È stato l’amore di
Gesù che abbiamo visto nei suoi occhi, la
compassione di Gesù che abbiamo sentito
nella sua voce, la gioia di Gesù che abbia-
D
al Ghana all’Indonesia,
passando per Inghil-
terra e Canada: gruppi
di esperti e professioni-
sti del settore provenienti da tutto
il mondo hanno preso parte al we-
binar in modalità mista organizza-
to dal World Council of Churches
a Ginevra per ricordare e rilanciare
il programma contro la discrimi-
nazione razziale e la xenofobia che
lo stesso organismo aveva elabora-
to cinquant’anni fa, nel pieno svi-
luppo delle politiche dell’apar-
theid in Sud Africa. Un fenome-
no, il razzismo, che non è però ini-
ziato nel 1971, si è sottolineato nel-
la conferenza, come non è finito
con l’abbandono di tali politiche
alla fine del ventesimo secolo, no-
nostante il grande impegno del-
l’arcivescovo anglicano Desmond
Tutu e di Nelson Mandela, en-
trambi premi Nobel per la pace.
Tra le finalità dell’incontro, l’ana-
lisi e la valutazione di strategie,
suggerimenti, iniziative e attività
passate e presenti per contrastare
un fenomeno che non accenna a
diminuire, con dibattiti arricchiti
da testimonianze di chi ha subito
sulla propria pelle palesi o sottili
forme di razzismo. Una parte delle
conclusioni del gruppo di lavoro
sarà oggetto di un ulteriore discer-
nimento in occasione dell’undice-
sima assemblea del Wcc prevista a
Karlsruhe, in Germania, nel 2022.
«Gli eventi dell’ultimo decen-
nio — ha affermato il segretario
generale del Wcc, reverendo Ioan
Sauca, che ha rammentato il lun-
go impegno in materia dell’orga-
nismo — hanno particolarmente
imposto a tutti noi la necessità di
sforzi concertati per mitigare al-
meno questo peccato ma anche,
idealmente, per superarlo», con
la consapevolezza che il razzismo
e la xenofobia sono vere e proprie
pandemie che esistono da molto
tempo e si stanno manifestando
no, ha precisato Sauca, a persone
di origine africana o asiatica, a po-
poli indigeni, ai rom, ai dalit, i
quali subiscono costantemente
discriminazioni razziali in ambito
politico, economico, religioso e
sociale, o alla continua diffusione,
da parte di movimenti politici na-
zionalisti e populisti di estrema
destra, di ideologie razziste e xe-
nofobe.
Riconoscendo gli sforzi fatti
dalle Chiese e dalla società civile
di tutto il mondo, con «speciali
capacità, impegno e passione»,
per combattere ogni atto contro la
persona motivato dal diverso co-
lore della pelle, il segretario gene-
rale ha auspicato un prosieguo
sulla stessa strada, magari facen-
do tesoro degli approfondimenti
emersi nel webinar; e agire per far
meglio comprendere la gravità di
tali comportamenti, sviluppando
strumenti per intervenire ancora
più efficacemente. Era questo, del
resto, l’intento con cui nacque il
programma nel 1971, ha osservato
il moderatore del comitato cen-
trale del Wcc, Agnes Abuom, fi-
nalizzato a «liberare tutte le na-
zioni» dal giogo dell’odio razzia-
le. Un traguardo complesso ma
per il cui raggiungimento finale
ognuno deve dare il proprio con-
tributo, ha puntualizzato, soprat-
tutto ora che, in seguito alla pan-
demia, i problemi connessi al raz-
zismo sono riemersi in un modo
diverso a causa anche di situazio-
ni diventate sempre più critiche in
ambito economico, climatico e
sociale. «Alla fine se non cambia-
mo — ha ammonito il moderatore
— non sarà nemmeno il razzismo a
ucciderci: sarà il nostro modo di
relazione con la creazione e con il
pianeta Terra a far scomparire tut-
ti noi. Abbiamo bisogno pertanto
di una trasformazione e di un rin-
novamento delle nostre menti»,
chiedendo scusa all’O nnipotente
tario generale del Wcc dal 2010 al
2020, che ha parlato di problema
comune a «tutti i continenti e a
tutte le Chiese», evidenziando
come molteplici e importanti ini-
ziative di sensibilizzazione sul te-
ma siano giunte da varie regioni
degli Stati Uniti d’America, ma
anche dal Sud Africa e dall’India.
«La sfida di oggi è che si tratta di
una questione estremamente am-
pia che colpisce tante parti del
mondo», ha dichiarato Tveit, non
riguardante solo l’appartenenza
etnica o il colore della pelle ma
anche la parità tra uomo e donna
e la tutela della salute: a esempio
nella distribuzione ineguale dei
vaccini.
Nel corso del webinar sono sta-
ti ricordati eventi drammatici a
sfondo razziale come il massacro
nella chiesa episcopale metodista
africana di Charleston, nella Ca-
rolina del Sud, quando, nel giu-
gno 2015, Dylann Roof, un supre-
matista bianco di 21 anni, uccise
nove cristiani afroamericani riuni-
ti nel luogo di culto per uno stu-
dio biblico. Dopo quel tragico
giorno, in cui «le persone si sono
rese conto di quanto il razzismo
violento stesse prendendo piede
in tutto il mondo», è stato ricor-
dato durante l’assemblea, il Wcc,
invitato dal National Council of
Churches of Christ negli Stati
Uniti, si è recato sul luogo per una
visita di solidarietà e per riaffer-
mare la propria vicinanza a questa
emergenza.
C.U.C.TRASPARENZA
per conto del Comune di Rende
Bando di gara - CIG 9025522060
È indetta procedura aperta per l’affidamento Progettazione
Definitiva, Direzione lavori, attività tecnico-amministrative connesse
alla Direzione Lavori nonché Coordinamento della sicurezza in fase
di Esecuzione per la realizzazione dell’intervento di “Efficientamen-
to Energetico dell’Impianto di Illuminazione e Servizi di Smart Cities
nella Città di Rende”. Importo a base di gara: € 415.238,28 oltre
oneri ed IVA. Termine ricezione offerte: 26.01.22 ore12:00.
Apertura: 27.01.22 ore 9:30. Documentazione su: https://cuctra-
sparenza.traspare.com. Inviato in G.U.C.E. il 22.01.21
Il Responsabile della CUC Ing. Francesco Minutolo

dell’apartheid, della Commissione per la
verità e la riconciliazione — credeva che la
convivenza pacifica e armoniosa andasse
ricercata nel principio dell’Imago Dei pre-
sente nella Bibbia e nel concetto tutto
mo udito nella sua risata, il volto di Gesù
che abbiamo visto nel suo volto. Siamo
grati oggi per una vita così ben vissuta,
anche se proviamo dolore per una perdita
così grande».
in tutte le regioni del mondo, cau-
sando molte sofferenze a tante co-
munità del popolo di Dio che
proseguiranno su un cammino di
dolore se non si realizzerà un de-
e manifestando un pentimento
«che riconosca la creazione di
Dio nella sua totalità. Ecco per-
ché oggi tale questione è molto
più di un imperativo».
COMUNE DI MELZO
Esito di gara - CIG 885371900E- CUP B93H 19000180004
Q uesto ente ha aggiudicato, con procedura aperta, la
progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori di realizzazio-
ne di nuova scuola in Viale Gavazzi, 17 Melzo. Criterio di
aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa.
N ome contraente: Techne s.p.a. – Dal Corso e Scapin Architetti.
Valore del contratto € 4.265.922,70 oltre IVA. Inviato in G.U.C.E.
il 22.12.21
La responsabile del settore lavori pubblici
Arch. Giovanna Rubino

Per pianificare azioni concrete a favore dei più vulnerabili UFFICIO SPECIALE RICOSTRUZIONE
POST SISMA 2016 DELLA REGIONE LAZIO
Esito di gara - CIG 880230323A – CUP C79J21038280001

Diritti umani e giustizia climatica in tre incontri online della Chiesa luterana in America Latina Oggetto dell’appalto: Procedura negoziata ai sensi dell’art. 8, comma 1,
lettera e), dell’Ordinanza speciale n. 2 del 6 maggio 2021, per l’affidamento
della progettazione di fattibilità tecnico economica, progettazione definitiva,
direzione lavori, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed
esecuzione dell’intervento denominato “Municipio - Palazzo del Reggimento”,

di CHARLES DE PECHPEYROU ne causata dagli uragani Eta e Iota nel rina Dölker, responsabile esecutivo del osservato che il lancio della Nota è nel Comune di Amatrice (RI) - Codice Opera: OOPP_M_001_2021.Importo

2020. «Quel lavoro congiunto è stato programma per la Diaconia e lo svi- coinciso «con la firma di un nuovo
complessivo dell’appalto: € 290.990,28 oltre IVA e oneri di legge Criterio di

D
aggiudicazione: minor prezzo. Impresa aggiudicataria: AI PROGETTI S.R.L.,

iritti umani, giustizia di ge- utile anche per conoscersi. Se non ci luppo della Flm, ha sottolineato quan- memorandum d’intesa tra Flm e Alto di Venezia Mestre (VE), che ha offerto il ribasso del 55,55%. Importo
complessivo di aggiudicazione: € 129.345,18 oltre IVA e oneri di legge.
nere e climatica, migrazio- fossero le Chiese, il World Service non to il World Service e i rappresentanti commissariato delle Nazioni Unite Il direttore - Ing. Wanda D’Ercole

ni, sviluppo e lavoro uma-
nitario: in America Latina
non mancano i campi in cui la Chiesa
luterana offre il proprio contributo a
servizio delle persone più vulnerabili
nella società. Un’azione che deve mol-
to della sua efficacia alla collaborazio-
ne con il Dipartimento di aiuto uma-
nitario e di sviluppo internazionale,
noto anche come World Service, che
rappresenta il braccio diaconale della
Federazione luterana mondiale (Flm),
un insieme di 148 Chiese diffuse in un
centinaio di Paesi. Questo principio,
sviluppato nella Nota di orientamento
pubblicata a maggio dall’organizza-
zione internazionale, è stato al centro
di una serie di tre incontri online orga-
nizzata dal ramo latinoamericano del-
la federazione.
Durante il workshop, César Cabel-
lero, presidente della Chiesa luterana
in Honduras, ha fatto riferimento a ta-
le approccio comune nella risposta
umanitaria in seguito alla devastazio-
esisterebbe. La parte più importante è
lavorare come fratelli e sorelle», ha di-
chiarato il pastore. Dal canto suo, Vic-
toria Cortez Rodríguez, vescovo della
Chiesa luterana nicaraguense, ha rite-
nuto fondamentale continuare a co-
struire sulla base del dialogo reciproco
stabilito da molti anni. «Abbiamo cer-
cato di avvicinarci al World Service in
diversi modi e ci siamo riusciti, ma ci
sono ancora cose su cui lavorare. È im-
portante tenere seminari su come
comprendere il lavoro diaconale per
scoprire i limiti e le attività che possia-
mo fare insieme», ha osservato. Diver-
si partecipanti ai tre incontri online
hanno affermato che è fondamentale
concentrarsi sulla conoscenza recipro-
ca e sulla comprensione dei valori con-
divisi. «La comunicazione è una delle
dinamiche più importanti. Le linee
guida ci fanno riflettere su come vivia-
mo», ha affermato Ana Mendivelso,
project manager presso la Chiesa
evangelica luterana in Colombia. Ma-
delle Chiese locali abbiano accolto
con favore la Nota di orientamento, consi-
derata «uno strumento rilevante e uti-
le per approfondire il loro impegno
congiunto». In effetti, ha affermato
Dölker, i tre workshop regionali han-
no evidenziato che il documento non
è il risultato ma il punto di partenza
per conversazioni più significative e
per una pianificazione di azioni con-
crete: «Attendiamo con ansia come
questo strumento prenderà vita men-
tre proseguiamo insieme in tale pro-
cesso», ha aggiunto Dölker, il quale ha
elaborato il testo insieme a Allan Cal-
ma, global humanitarian coordinator della
Federazione luterana mondiale. Un
testo presentato ufficialmente il 3
maggio durante un webinar con la
partecipazione di un centinaio di per-
sone: leader delle Chiese luterane di
tutto il mondo, rappresentanti delle
organizzazioni partner e di organismi
ecumenici. In quell’occasione l’allora
segretario generale Martin Junge ha
per i rifugiati, un partner di lunga da-
ta».
Lungo una quarantina di pagine, il
documento contiene cinque capitoli: il
primo riguarda le fondamenta dell’im-
pegno congiunto fra il World Service
e le Chiese che fanno parte della Fede-
razione mentre il secondo mira a
esplorare le convergenze tra i due or-
ganismi e il valore aggiunto di ognuno
di essi. Il terzo capitolo è dedicato in-
vece ai possibili ostacoli alla collabo-
razione tra Flm e World Service, do-
vuti alle loro identità. I modelli esi-
stenti e le buone pratiche in ogni con-
tinente sono presentati nel quarto ca-
pitolo, mentre l’ultimo propone una
decina di consigli pratici. Elaborata
innanzitutto come risorsa per la Chie-
sa luterana, la Nota, viene precisato,
«può anche fornire una guida ai pro-
grammi del World Service che funzio-
nano in collaborazione con altri grup-
pi cristiani e non cristiani di ispirazio-
ne religiosa».
GIUNTA REGIONALE
ESTRATTO DI AVVISO
DI AGGIUDICAZIONE
Giunta Regionale Lombardia - Piaz-
za Città di Lombardia, 1 - 20124 Mi-
lano; 2. Procedura Aperta; 3. Ogget-
to: assistenza tecnica per lo sviluppo
di politiche di sostegno alle attività
degli Enti del Terzo Settore e per la
gestione della funzione dell’Ufficio
regionale del Registro Unico Na-
zionale del Terzo Settore (RUNTS)
- Numero di riferimento: GECA
11/2021; 4. Data aggiudicazione:
03/12/2021; 5. Offerte ricevute: n. 3;
6. Aggiudicatario: costituendo RTI
Archidata-Intellera Consulting; 7. Im-
porto aggiudicazione: € 443.400,00
IVA esclusa; 8. Data invio avviso
GUUE: 13/12/2021.
IL DIRIGENTE
DELLA STRUTTURA
PROGRAMMAZIONE ACQUISTI
E GESTIONE APPALTI
Dr.ssa Monica Muci
martedì 28 dicembre 2021
Il Natale delle comunità cattoliche nell’Asia centrale
Germogli nella steppa
di PAOLO AFFATATO
U
n germoglio nasce
nella steppa. È un
virgulto delicato e
fragile, ma destinato
a portare frutto. Usa un’immagi-
ne tratta dal mondo della natura
il gesuita Anthony James Corco-
ran, amministratore apostolico
del Kyrgyzstan, per descrivere
come le piccola comunità cattoli-
che sparse nelle nazioni dell’Asia
centrale, a larga maggioranza
islamica, hanno celebrato il Na-
tale. «Come piccola Chiesa, sia-
mo come una pianticella in una
grande distesa, siamo una realtà
così piccola da essere quasi sco-
nosciuta, ma ciò non vuol dire
che la venuta di Cristo non porti
frutto».
In Kyrgyzstan — nazione di
sei milioni di abitanti al 90%
musulmani — vi sono attual-
mente tre parrocchie nelle città
di Bishkek, Jalal-Abad e Talas, e
altre piccole comunità distribui-
te nelle zone rurali, per un totale
di circa 1500 cattolici. Gli opera-
tori pastorali sono in tutto sette
sacerdoti, un religioso e cinque
suore francescane. In questo
contesto, spiega il religioso, vi-
vere il mistero del Dio che si fa
uomo significa testimoniare il
ministero della consolazione,
soprattutto verso poveri, soffe-
renti, malati, persone nel disa-
gio o disperate. «Pregando e ri-
flettendo su cosa significhi por-
tare la luce di Cristo in una real-
tà simile, abbiamo compreso
quanto sia importante partire
dall’amicizia e dall’esperienza
della consolazione: si tratta di
una dimensione interreligiosa,
perché Gesù non consola solo
noi cristiani. Quest’opera è im-
portante soprattutto con i gio-
vani, perché se questi riescono a
concentrarsi sull’esperienza del-
la consolazione possono comin-
ciare a chiedersi da dove essa
venga, e scoprire così Cristo».
Il Natale è un tempo speciale
di solidarietà per la Chiesa nel
vicino Tajikistan, una minusco-
la comunità di cento fedeli in
tutta la nazione, che si prendo-
no cura dei bambini di donne
detenute, nell’ambito della pa-
storale carceraria. Attraverso la
Caritas e il sostegno della rete
delle Pontificie opere missiona-
rie, la Chiesa locale ha infatti
preso in carico la cura di un asilo
presso il carcere femminile al-
l’interno di un istituto peniten-
ziario nel distretto di Norak. Es-
so accoglie un numero di bam-
bini e giovani dai 3 ai 20 anni,
mentre l’età dei piccoli va da 0 a
3 anni: alcuni di loro, infatti, na-
scono in carcere. Anche qui, in
un contesto sociale al 98 per
cento musulmano: i fedeli sono
distribuiti tra le due parrocchie
di Dushanbe e di Qurgonteppa
e vivono la loro fede «nella cer-
tezza che il Signore è con noi e
non ci abbandona, come abbia-
mo celebrato nel mistero del
Natale e come cerchiamo di te-
stimoniare nella nostra realtà»,
osservano i sacerdoti dell’Istitu-
to del Verbo incarnato, che vi-
vono nella nazione.
Il fatto di essere «un piccolo
gregge molto umile in una terra
a maggioranza islamica, non
rappresenta un limite per l’an-
nuncio del regno di Dio che nel
Natale si fa presente nella vita
umana», riferisce padre Andrzej
Madej, missionario degli oblati
di Maria Immacolata, superiore
della missio sui iuris del Turkmeni-
stan. «La celebrazione della li-
turgia del Natale in varie lingue
— rimarca — è un aspetto impor-
tante. Nella nostra cappella di
Ashgabat, abbiamo celebrato
l’eucaristia in lingua russa e in
lingua inglese ma leggiamo an-
che il Vangelo in turkmeno. In
questo tempo abbiamo consoli-
dato un percorso di catecume-
nato, che a volte dura anche tre
o quattro anni, accompagnando
le persone verso il battesimo. E
il Natale è occasione per orga-
nizzare incontri nelle abitazioni
delle famiglie cattoliche, visitare
le persone negli ospedali e nelle
case di riposo. Ci rechiamo an-
che nelle altre città e nei paesini,
talvolta anche solo per fare ami-
cizia. Natale è per noi essere una
presenza di gioia e carità».
«In Uzbekistan, dove resiste
la tradizione sovietica, che rico-
nosce nel Capodanno la festa
più importante, abbiamo cerca-
to di trasmettere e vivere l’im-
portanza del Natale preparando
al meglio la veglia del 24 e la
messa del 25 dicembre. Guar-
diamo al futuro con grande spe-
ranza, anche se serviamo una
comunità di trenta parrocchia-
ni», rileva padre Ariel Álvarez
Toncovich, sacerdote dell’Isti-
tuto del Verbo incarnato e par-
Quei giovani che commossero i torinesi
Il piccolo miracolo della canzone per il Bambinello scritta da san Giovanni Bosco
di ROBERTO CUTAIA
«A
h! Si canti in
suon d’amor.
O fedeli, è na-
to il tenero
Nostro Dio Salvator», è il ritor-
nello di una canzoncina che san
Giovanni Bosco preparò per i
suoi ragazzi per il Natale del
1842. Quel dicembre fu, pur nel-
la inconsapevolezza di don Bo-
sco, l’inizio del suo “O ratorio”,
inaugurato qualche anno dopo
a Valdocco (Torino) il 5 aprile
1846. In quei giorni d’inverno
sibilava un gelido vento nelle
strade di Torino e la principale
preoccupazione nel cuore del
sacerdote era proprio per i ra-
gazzi poveri e sbandati. Sentiva
di dover fare qualcosa per tutti
loro, soprattutto la domenica
quando le famiglie in qualche
modo si riunivano e molti ra-
gazzi rimanevano emarginati
per le strade della grande città
piemontese. «Egli sapeva suo-
nare discretamente l’organo ed
il pianoforte», raccontano le Me-
morie biografiche di san Giovanni Bo-
sco (Giovanni Battista Lemoyne,
1901, volume 2, pagine 586).
«Aveva studiato per intero alcu-
ni metodi dei più rinomati per
imparare il suono ed il canto, e
la sua voce si prestava a qualun-
que parte salendo armoniosa fi-
no al secondo “do” della secon-
L’OSSERVATORE ROMANO
roco della chiesa di San Giovan-
ni Battista a Samarcanda. «L’e-
siguo numero di fedeli non rap-
presenta affatto un motivo di
scoraggiamento: l’aver celebra-
to nel 2021 ben quattro battesi-
mi ci dà il segno di una comuni-
tà piccola ma viva, che crescerà
ancora, perché il Signore, come
abbiamo proclamato a Natale,
cammina accanto a noi»; nella
nazione, cioè, in cui si contano
in tutto cinque parrocchie e cir-
ca tremila battezzati.
Anche in Mongolia, mentre il
termometro segnava meno tren-
ta, «la luce e il ca-
lore del Natale
hanno portato la
pienezza della
gioia: il Signore
Gesù è venuto a
donarci la sua in-
carnazione», rac-
conta il prefetto
apostolico di
Ulan Bator in
Mongolia e mis-
sionario della
Consolata, Gior-
gio Marengo. Lo
spirito dei cattoli-
ci mongoli, 1,300 in tutto, in un
territorio sconfinato con popo-
lazione in prevalenza buddista,
è quello «dello stupore, di pro-
fonda adorazione verso il Si-
gnore Gesù, l’Emmanuele, in
una festa vissuta con grande in-
tensità spirituale, in estrema
semplicità e con molta discre-
zione». Catechisti, animatori ed
operatori pastorali delle otto
parrocchie della Mongolia si so-
no radunati sotto la gher, la tradi-
zionale tenda trasformata in
chiesa, dove è stata celebrata
l’eucaristia e dove tutti hanno
potuto sostare in preghiera da-
vanti alla Natività, allestita al-
l’interno.
da ottava. Avvicinandosi per-
tanto il santo Natale, volle pre-
parare una canzoncina in lode
del Divino Pargoletto». Il testo
di quella poesia fu composta e
scritta sul davanzale di un coret-
to della chiesa di San Francesco
a Torino. E poi lo stesso santo
sacerdote la mise in musica. I
caldi versi dell’intera canzone fi-
lano lisci: «Ah! Si canti in suon
di giubilo / Ah! Si canti in suon
d’amor. / O fedeli, è nato il tene-
ro Nostro Dio Salvator. / Oh co-
me accesa splende ogni stella: /
la luna mostrasi lucente e bella /
e delle tenebre squarciasi il vel. /
Schiere serafiche, che il ciel dis-
serra / gridan con giubilo: sia
pace in terra! Altre rispondono:
sia gloria in ciel/ Vieni, vieni, o
pace amata, / nei cuor nostri a
riposar. / O bambino in mezzo a
noi / ti vogliamo conservar!».
I cristiani indiani di fronte alle aggressioni subite durante le festività
Sopportare la violenza
predicando la speranza
CONTINUA DA PAGINA 1 ryana, la notte della vigilia,
con noi. Il Signore ha già
vinto e consola gli uomini
nella sofferenza, scaccia ogni
tristezza. Il Natale è la scon-
fitta del male», commenta il
gesuita indiano Cedric Pra-
kash, attento osservatore del-
la condizioni in cui vivono i
fedeli in quella che orgoglio-
samente si definisce «la de-
mocrazia più grande al mon-
do», con oltre 1,3 miliardi di
cittadini. Padre Prakash, che
da anni monitora i casi di vio-
lenza sui cristiani indiani, cir-
ca il 2 per cento della popola-
zione, rileva che «negli ultimi
tempi soprusi sulle comunità
di fede sono avvenuti con
spaventosa regolarità in tutta
l’India, in particolare negli
Stati governati dal Bharatiya
Janata Party».
Tra gli episodi più scioc-
canti, ad Agra, nello Stato di
Uttar Pradesh, alcuni estre-
misti indù hanno bruciato
immagini natalizie all’esterno
di una scuola cristiana. E nel
centro di preghiera Matri-
dham Ashram, nella diocesi
cattolica di Varanasi, sempre
in Uttar Pradesh, un gruppo
di militanti ha assediato e in-
timorito una celebrazione na-
talizia gridando slogan come
«morte ai missionari». In As-
sam, Stato dell’India orienta-
le, la notte di Natale due
estremisti hanno fatto irru-
zione in una chiesa presbite-
riana, interrompendo le cele-
brazioni e chiedendo a tutti
gli indù, presenti per spirito
di condivisione interreligiosa,
di lasciare l’edificio. Nello
Stato settentrionale di Ha-
Ora la canzone era compo-
sta, ma la parte più importante
e difficile stava per arrivare e
cioè occorreva farla imparare ai
ragazzi. Scrive Lemoyne: «La
musica non era secondo le re-
gole del contrappunto, ma riu-
sciva così affettuosa da strappa-
re le lacrime. La fatica più dura
era farla imparare ai quei ragaz-
zetti, privi di ogni istruzione e
ignari di canto corale e di genti-
lezza con la melodia». Ma ecco
il miracolo, la solita perseve-
ranza di don Bosco superò ogni
ostacolo. Le prove di canto con
gli otto ragazzi non si svolsero
in un locale apposito ma sem-
plicemente per le vie del centro
di Torino, tra via Doragrossa e
piazza Milano. «Nonostante le
indicazioni che don Bosco da-
va loro, stavano maltrattando le
note della composizione. I pas-
santi guardavano stupiti quel
sacerdote che, tra risate e burle,
ripeteva il ritornello».
Ed ecco arrivato il giorno di
Natale e in don Bosco cresceva
il timore di un disastro canoro
annunciato. «Con tutto il suo
coraggio e la sua faccia tosta,
don Bosco portò i suoi ragazzi
nella chiesa della Consolata
(l’esordio era avvenuto dai do-
menicani), la più importante in
quel momento a Torino». I gio-
vani si portarono sul coro, «e
qui successe qualcosa di ina-
un concerto natalizio di ra-
gazzi è stato interrotto con
l’accusa di usare i tradizionali
carols come “strumento di
conversione religiosa”. Nel
medesimo Stato, il giorno di
Santo Stefano, una statua di
Cristo è stata distrutta e la
chiesa cattolica del Santo Re-
dentore ad Ambala è stata
oggetto di atti vandalici, con
grande sconcerto dei padri
redentoristi. Questi ed altri
casi di aggressioni, secondo
padre Prakash danno la cifra
di «una campagna ben or-
chestrata per denigrare e de-
monizzare i cristiani, spesso
condotta con finalità politi-
che». La campagna, rileva il
gesuita, ha il pericoloso effet-
to di «polarizzare la società
su base religiosa, dividendo
la maggioranza indù dalle al-
tre comunità di fede, come
quelle cristiane o musulma-
ne».
Alla radice vi è lo spaurac-
chio delle cosiddette “conver-
sioni forzate”, del presunto
proselitismo condotto da co-
munità cristiane che vivono
la loro vita di fede alla luce
del sole, che agiscono per il
bene della società con opere
di carità senza alcuna discri-
minazione o distinzione di
casta. È il caso delle missio-
narie della carità, la congre-
gazione religiosa fondata da
Madre Teresa di Calcutta,
che due settimane fa hanno
subito una denuncia con l’ac-
cusa di «aver attirato ragazze
al cristianesimo e ferito senti-
menti religiosi indù», e che
hanno visto non ancora rin-
novata l’autorizzazione ad
spettato. Quei ragazzi, dopo
aver spolverato con attenzione
le proprie giacche sgualcite,
con in mano i loro cappelli da
manovali, stavano cercando di
mantenere saldi i nervi e dall’al-
to guardavano con un po di ap-
prensione la chiesa affollata di
gente manierosa ed elegante».
Don Bosco sedeva all’organo.
«Finita la comunione, guardò i
ragazzi, fece un piccolo sorriso
di complicità, alzo le braccia e
iniziò ad appoggiare le dita sui
tasti dell’organo». Dopodiché
essi cominciarono a esibirsi. Te-
mendo il peggio, il sacerdote
chiuse gli occhi. «Sbagliava. Le
voci di quei ragazzi — riporta
ancora Lemoyne — s’innalzaro-
no chiare e sicure e si potevano
capire tutte quante le parole. I
torinesi, non assuefatti allora
ad udire le voci bianche dei fan-
ciulli, ne furono entusiasmati,
poiché solo i maestri, con le lo-
ro voci robuste e talvolta poco
simpatiche, a quei tempi canta-
vano nelle funzioni di Chiesa».
Le voci di quei ragazzi di “stra-
da” riempivano a festa l’intera
chiesa tant’è che «i fedeli che
assistevano alla messa si volta-
rono, stupiti, verso il coro. E
negli occhi di alcuni di loro fio-
rirono le lacrime. Quei ragazzi,
con le loro voci, avevano fatto
qualcosa di più di un semplice
canto di Natale».
pagina 7
operare a livello economico e
finanziario come ente di cari-
tà riconosciuto. Rileva per-
plesso padre Prakash che «tra
l’altro si fomentano timori in-
fondati, sostenendo che la
popolazione cristiana sia in
aumento mentre le statistiche
lo smentiscono», osserva. E
mentre lo Stato del Karnata-
ka nei giorni scorsi ha appro-
vato una legge per vietare le
conversioni religiose, tale
provvedimento rischia di pro-
vocare ulteriori tensioni in-
terreligiose. In tali difficoltà,
i cristiani continuano ad an-
nunciare e vivere il Vangelo
di Cristo, il Dio-con-noi.
†
La Segreteria di Stato comuni-
ca che è deceduta la
Signora
GRAZIELLA
LACCETTI
madre di Monsignor Piero Gal-
lo, Officiale della Segreteria di
Stato
Nell’esprimere a Monsignor
Piero Gallo sentita partecipa-
zione al suo dolore, i Superiori
e gli Officiali della Segreteria
di Stato assicurano la loro pre-
ghiera di suffragio e invocano
dal Signore conforto per tutti i
familiari della cara defunta.
†
L’Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù partecipa al dolore del
Consigliere Reverendo Monsi-
gnore Piero Gallo, sempre vici-
no all’Ospedale, per la perdita
della cara
MAMMA
La sofferenza dei piccoli si
trasformi in preghiera.
IN.VA S.p.A.
BANDO DI GARA
LOTTO 1 CIG 9015653038 – LOTTO 2 CIG 90156605FD
LOTTO 3 CIG 9015670E3B – LOTTO 4 CIG 9015715361
LOTTO 5 CIG 90157239F9
La società in epigrafe in qualità di Stazione Unica
Appaltante ha indetto una gara d’appalto per l’affidamento
della fornitura di derrate alimentari per un periodo di 36 mesi
per l’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona – Casa di
Riposo J. B. Festaz – Plurilotto - Per info sulla procedura di
gara https://inva.i-faber.com. Invio in GUCE: 13/12/2021.
IL DIRETTORE GENERALE DOTT. ENRICO ZANELLA
IN.VA S.p.A.
AVVISO RELATIVO ALL’APPALTO AGGIUDICATO
CIG 8890324F70
La società in epigrafe ha aggiudicato in data
13/12/2021 la procedura telematica aperta per
l’affidamento dei servi i di gestione dei sistemi
informativi per l’Unit des Communes vald tain-
es Grand- aradis - er info sull’aggiudica ione:
https://inva.i-faber.com. Invio GUUE: 1 /12/2021.
Il Direttore Generale Dott. Enrico ZANELLA
IN.VA S.p.A.
AVVISO RELATIVO ALL’APPALTO AGGIUDICATO
CUP B69J21007560002 - CIG 8868392C95
Q uesto ente ha aggiudicato in data 17 /11/2021 la
procedura telematica aperta per la fornitura di n.
6 pick -up con cabina doppia allestiti antincendio
da assegnare in dotazione alla componente vo-
lontaria del Corpo V aldostano dei V igili del fuoco.
I nfo: https: //inva.i-faber.com. I nvio G UUE : 14 /12/2021.
Il Direttore Generale Dott. Enrico Zanella
IN.VA S.p.A.
AVVISO RELATIVO ALL’APPALTO AGGIUDICATO
CUP B69J21007340002 - CIG 8861528C3B
La società in epigrafe ha aggiudicato in data
15 /11/2021 la procedura telematica aperta per
l’affidamento della fornitura di n. 1 autopompaserbatoio
per uso urbano di grandi dimensioni da assegnare in
dotazione alla componente professionista del corpo
valdostano dei V igili del fuoco - Per info sull’aggiudicazione:
https://inva.i-faber.com. Invio GUUE: 1 /12/2021.
Il Direttore Generale Dott. Enrico ZANELLA
IN.VA S.p.A.
AVVISO RELATIVO ALL’APPALTO AGGIUDICATO
CIG 88104640E6
La società in epigrafe ha aggiudicato in data
13/12/2021 la procedura telematica aperta per
l’affidamento del servi io sostitutivo di mensa
per i dipendenti dell’Amministra ione egionale
della alle d’Aosta mediante l’utili o di buoni
pasto elettronici - er info sull’aggiudica ione:
https://inva.i-faber.com. Invio GUUE: 1 /12/2021.
Il Direttore Generale Dott. Enrico Zanella
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Una direttiva pubblicata dal cardinale arcivescovo di Chicago
Per l’attuazione
di «Traditionis custodes»
di BERNADETTE MARY REIS
D
ue giorni dopo
Natale, nella festa
di san Giovanni
Evangelista, il
cardinale Blase Cupich, ar-
civescovo di Chicago, ha
diffuso una direttiva che re-
gola la celebrazione dei riti
preconciliari nell’arcidiocesi.
Questa policy segue il do-
cumento del 18 dicembre
della Congregazione per il
culto divino e la disciplina
dei sacramenti che risponde
alle domande ricevute dalla
pubblicazione, a luglio, del
motu proprio Traditionis cu-
stodes con cui il Papa ha re-
stituito agli ordinari locali
la responsabilità di gover-
nare le celebrazioni della li-
turgia che usano il Messale
del 1962 nelle proprie dio-
cesi. Chicago diventa così
la prima diocesi degli Stati
Uniti a fornire direttive
concrete sulle nuove norme
stabilite dal Papa. Il 25 gen-
naio 2022 è la data di en-
trata in vigore.
Frutto di consultazione
Il cardinale Cupich spiega
in una lettera di accompa-
gnamento di aver iniziato un
processo di consultazione
non appena pubblicato Tra-
ditionis custodes. «I liturgisti,
così come i sacerdoti e i capi
delle comunità religiose»
che si occupano di comunità
che «assistono alla messa ce-
lebrata nella forma prece-
dente» sono stati tra quelli
consultati, spiega Cupich.
La maggior parte dei sacer-
doti e dei fedeli dell’arcidio-
cesi «celebrano sempre la
messa» con il nuovo rito, af-
ferma il porporato che, tut-
tavia, chiede ai parroci di
Chicago di «essere consape-
voli degli sviluppi che cir-
condano Traditionis custodes»,
in modo da essere in grado
di rispondere alle domande
sul motu proprio.
Rinnovamento eucaristico
e liturgico
In continuità con il desi-
derio di Papa Francesco, il
cardinale esprime la speran-
za che queste regole aiutino
a promuovere una rinnovata
comprensione dei «fonda-
menti del rinnovamento li-
turgico». E spera anche che
i sacerdoti condividano que-
sto con le rispettive comuni-
tà parrocchiali. Il porporato
collega poi la riscoperta del
«valore della riforma liturgi-
ca» alla rinascita eucaristica
lanciata dai vescovi statuni-
tensi nella loro plenaria di
novembre. A tal fine, sottoli-
nea che l’ufficio liturgico
dell’arcidiocesi di Chicago
fornirà materiali e supporto
ai sacerdoti per «catechesi e
formazione liturgica» di mo-
do che i fedeli «possano
giungere a una migliore
comprensione e a una più
profonda accettazione della
liturgia restaurata e rinnova-
ta che è parte della preziosa
eredità del concilio Vaticano
II».
Il culto come corpo di Cristo
Nel concludere la sua let-
tera di accompagnamento,
Cupich rammenta ai sacer-
doti che espressione dell’a-
more per il Corpo di Cristo
è di «aderire fedelmente alle
norme liturgiche». In questo
modo, «il nostro culto può
sempre arricchire e mai di-
minuire la fede del nostro
popolo», scrive. L’arcivesco-
vo chiude poi la sua lettera
con una «perspicace osserva-
zione di Papa Benedetto», il
quale ha notato che la litur-
gia post-concilio sarà amata
se celebrata «con grande ri-
verenza in armonia con le
direttive liturgiche». «Que-
sto — scrive — farà emergere
la ricchezza spirituale e la
profondità teologica del
Messale”.
Esprimere l’unità
Nel preambolo della di-
rettiva di attuazione di Tradi-
tionis custodes, viene chiara-
mente sintetizzata l’intenzio-
ne del motu proprio: «Rista-
bilire in tutta la Chiesa di ri-
to romano un’unica e identi-
ca preghiera che esprima la
sua unità, secondo i libri li-
turgici promulgati dai santi
Papi Paolo VI e Giovanni
Paolo II, in conformità ai de-
creti del concilio Vaticano
II».
Accompagnamento
Ciò richiede che i pastori
accompagnino le persone a
comprendere «il legame tra
il modo in cui si pratica il
culto e ciò che si crede».
Una raccomandazione speci-
fica riguarda il fatto che i sa-
L’OSSERVATORE ROMANO
cerdoti visitino coloro che
frequentano regolarmente la
liturgia preconciliare «per
aiutarli a comprendere i
principi essenziali del rinno-
vamento richiesto dal conci-
lio Vaticano II e apprezzare
come la messa riformata li
introduca a un maggiore uso
della Scrittura e delle pre-
ghiere della tradizione roma-
na, così come un calendario
liturgico aggiornato delle fe-
ste che include i santi recen-
temente canonizzati».
In linea con la succitata
osservazione di Papa Bene-
detto XVI, il preambolo del
documento ricorda ai sacer-
doti che alcuni elementi del
Messale preconciliare sono
ancora un’opzione nel Mes-
sale attuale: ad esempio, il
canto gregoriano, il latino,
l’incenso. I sacerdoti che
chiedono l’autorizzazione ad
usare il Messale preconcilia-
re sono anche invitati ad ac-
compagnare i fedeli che vo-
gliono continuare a parteci-
pare alla messa celebrata in
quel rito. Si chiede loro di
discutere la «possibilità di
utilizzare i riti liturgici rifor-
mati» che possono essere ce-
lebrati in latino. In questo
modo, il sacerdote stesso
mostra che mentre «cerca il
bene di coloro che sono ra-
dicati nel rito precedente», li
sta anche «accompagnando
verso l’uso comune dell’uni-
ca lex orandi del Rito Roma-
no».
Nuove indicazioni
In gran parte, i dieci pun-
ti della nuova direttiva riba-
discono i contenuti di Tradi-
tionis custodes con i recenti
chiarimenti forniti dalla
Congregazione per il culto
divino e la disciplina dei sa-
cramenti. Quindi la necessa-
Giunto al “Montréal-Pierre
Elliot Trudeau Internatio-
nal Airport” di Montréal il
27 agosto scorso, l’arcive-
scovo Ivan Jurkovič è stato
accolto dall’incaricato d’Af-
fari ad interim della nunzia-
tura apostolica, monsignor
Matjaž Roter, dal vescovo
di Saint-Jérôme e di Mont-
Laurier monsignor Ra-
ymond Poisson, allora vice-
presidente della Conferenza
episcopale del Canada (Cc-
cb), e da monsignor Frank
Leo, allora segretario gene-
rale della Cccb.
Il 9 settembre il nunzio
apostolico è stato chiamato
dal capo del Protocollo del
ministero degli Affari esteri,
Stewart Wheeler, che gli ha
offerto il consueto benve-
nuto da parte del Governo
canadese. Nella giornata se-
guente il rappresentante
pontificio ha consegnato le
copie delle lettere creden-
ziali al ministero degli Af-
fari esteri.
Dal 20 al 24 settembre
2021 si è tenuta l’assemblea
plenaria della Cccb, a cui
ria autorizzazione richiesta
per celebrare con il Messale
preconciliare, la modalità
con cui può essere richiesta
all’arcivescovo e le norme
specifiche riguardanti l’uso
di testi biblici, la celebrazio-
ne degli altri sacramenti, il
luogo in cui può essere cele-
brata la messa con il rito an-
tico, la binazione (la facoltà
concessa ai sacerdoti di po-
ter celebrare due volte nello
stesso giorno la messa). Su
quest’ultimo punto, la nuova
policy afferma che la «regola
che vieta la binazione deve
essere osservata»; in una ra-
ra occasione in cui ci può
essere una giusta causa per
la possibilità che un sacerdo-
te celebri due messe la do-
menica, «l’arcivescovo può
concedere il favore della bi-
nazione».
Esprimere l’unità
della Chiesa locale
Tuttavia, i cattolici di rito
latino di Chicago si uniran-
no per celebrare la liturgia
«esclusivamente» secondo il
Novus ordo Missae in giorni
specifici durante l’anno litur-
gico: la prima domenica di
ogni mese, Natale, il Triduo,
la domenica di Pasqua e la
domenica di Pentecoste. La
direttiva indica che in questa
liturgia, che può essere cele-
brata in latino, il sacerdote
deve essere rivolto verso il
popolo. L’intenzione di que-
ste nuove indicazioni è
«promuovere e rendere ma-
nifesta l’unità di questa
Chiesa locale, così come for-
nire a tutti i cattolici dell’ar-
cidiocesi l’opportunità di of-
frire una manifestazione
concreta dell’accettazione
dell’insegnamento del conci-
lio Vaticano II e dei suoi li-
bri liturgici».
Inizio della missione
del nunzio apostolico in Canada
monsignor Jurkovič ha pre-
so parte salutando i presuli
canadesi ed esprimendo il
desiderio di incontrarli nel-
le rispettive sedi per com-
prendere la realtà pastorale
delle provincie. Ha succes-
sivamente consegnato la
lettera commendatizia del
segretario di Stato all’arci-
vescovo Richard Joseph
Gagnon, allora presidente
della Cccb.
A causa delle restrizioni
per il Covid-19 e dell’assen-
za di un governo fino al 26
ottobre, ha infine presenta-
to lo scorso 2 dicembre le
lettere credenziali al gover-
natore generale del Cana-
da, la signora Mary J. May
Simon, presso la sede uffi-
ciale Rideau Hall. Durante
il consueto colloquio, sono
state trattate tematiche co-
me la riconciliazione nazio-
nale. Alla cerimonia di pre-
sentazione erano presenti:
monsignor Roter, il vescovo
Poisson, dal 27 settembre
scorso nuovo presidente
della Cccb; il reverendo
Jean Vézina, nuovo segreta-
martedì 28 dicembre 2021
Tweet nella festa dei Santi Innocenti
Difendere i piccoli
dai nuovi Erode
«I nuovi Erode dei nostri con forza da Francesco in
giorni spezzano l’innocenza una lettera ai vescovi firmata
dei bambini sotto il peso del nel 2016, proprio nel giorno
lavoro schiavo, della prosti- dei Santi Innocenti. In quel
tuzione e dello sfruttamento, testo il Papa denunciava ap-
delle guerre e dell’emigrazio- punto le tragiche conseguen-
ne forzata. #Preghiamoinsie- ze sui piccoli provocate dal
me oggi per questi bambini e lavoro clandestino, dalla
difendiamoli». Con l’ha- prostituzione, dallo sfrutta-
shtag #SantiInnocenti il Pa- mento, dai conflitti, dall’e-
pa ha lanciato questo tweet migrazione. «Migliaia di no-
sull’account @Pontifex_it stri bambini — scriveva — so-
nella mattina di oggi, marte- no caduti nelle mani di ban-
dì 28 dicembre, giorno in cui diti, di mafie, di mercanti di
la Chiesa celebra appunto la morte che l’unica cosa che
festa dei Santi Innocenti fanno è fagocitare e sfruttare
martiri. E anche con il tweet i loro bisogni». E, senza
diffuso ieri, lunedì 27, il Papa mezzi termini, il Pontefice
aveva suggerito, per vivere al esortava ad ascoltare «anche
meglio il tempo di Natale, il pianto e il lamento della
una particolare attenzione nostra madre Chiesa, che
proprio ai più fragili: «Ab- piange non solo davanti al
bracciamo Gesù nei piccoli dolore procurato nei suoi fi-
di oggi, amiamolo negli ulti- gli più piccoli, ma anche per-
mi, serviamolo nei poveri. ché conosce il peccato di al-
Sono loro i più simili a Gesù, cuni dei suoi membri: la sof-
nato povero. Ed è in loro che ferenza, la storia e il dolore
Lui vuole essere onorato». dei minori che furono abusa-
Il monito contro i «nuovi ti sessualmente da sacerdoti.
Erode dei nostri giorni» rie- Peccato che ci fa vergogna-
cheggia quello già espresso re».
rio generale della Cccb; il tions” della Cccb.
signor Thomas Chirayil, Durante questi primi me-
collaboratore locale della si di missione, monsignor
nunziatura; madre Elvia Jurkovič ha inoltre parteci-
Catalina Alvizurez Ortega, pato all’intronizzazione di
superiora della comunità monsignor Milad El Jawi-
delle religiose Marta y Ma- sh, vescovo eparchiale dei
ría; il signor Robert Di Pe- greci-melchiti del Canada,
de e la signora Trace Blain, e all’insediamento di mon-
rispettivamente “Assistant signor Robert Saeed Jarjis,
General Secretary” e “Advi- vescovo eparchiale dei cal-
sor for Indigenous Rela- dei cattolici del Canada.
NOSTRE INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al go-
verno pastorale dell’Arcidiocesi Metropoli-
tana di Nagasaki (Giappone), presentata da
Sua Eccellenza Monsignor Joseph Mitsuaki
Takami, P.S.S..
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo
Metropolita di Nagasaki (Giappone) Sua
Eccellenza Monsignor Peter Michiaki Naka-
mura, finora Vescovo titolare di Fessei ed
Ausiliare di Nagasaki.