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Tetrarchia

Tetrarchia= governo dei 4 suddiviso tra 4 persone, Precisamente due Cesari e Due Augusti.

La tetrarchia porterà ad una riforma costituzionale verso la fine delle persecuzioni.

Diocleziano impone la tetrarchia perché vuole risolvere due problemi:

 La vastità del territorio, perché è molto vasto, difficile da gestire ed è pressato ai confini dagli
invasori.
 Potere dell’esercito, l’esercito aveva assunto un potere tale da eleggere e spodestare dal trono un
imperatore.

La tetrarchia nasce proprio per risolvere questi problemi.

Si suddivide in 4 aree il territorio dell’Impero romano in modo da essere più difendibile.

Per quanto riguarda il secondo punto toglie il potere all’esercito.

Originariamente la tetrarchia era formata da:

 Massimiano I DUE AUGUSTI


 Diocleziano
 Costanzo Cloro I DUE CESARI
 Galerio

Quando il territorio venne diviso i due augusti e i due cesari andarono a stabilizzarsi nelle rispettive
“Capitali”, che erano per gli augusti Nicomedia e Milano mentre per i due cesari erano Treviri e Sirmio.

La Tetrarchia inoltre riporta “a galla” il criterio di scelta del migliore come proprio successore che avevamo
già visto nel Principato Adottivo.

Diocleziano apporta anche una riforma amministrativa, L’impero viene diviso razionalmente, viene diviso in
4 prefetture che sono sotto il controllo dei Tetrarchi con 4 capitali burocratiche(Nicodemia, Milano, Treviri
e Sirmio).

Abbiamo 12 diocesi che vengono governate dai vicari del prefetto (i due augusti e i due cesari) e controllate
militarmente dai duces.

Duces= colui che comandava 2 o più legioni.

Abbiamo poi le 104 province che serviva per controllare meglio il territorio.

Abbiamo anche i municipi ossia una suddivisione amministrativa più piccola, retta dai consigli dei curiales.

La riforma dell’esercito e quella burocratica hanno portato ad un aumento delle spese dello stato, questo
ha portato ad una riforma del conio della moneta e visto che erano aumentate le tasse ad una riforma dei
privilegi straordinari ed imposizioni delle tasse gestita centralmente e Nel 301 d.C. Diocleziano emanerà
l’editto dei prezzi e degli onorari(stipendi) che stabilizza un prezzo sul mercato massimo in base alla merce.

Tutto questo nasce per provare ad indebolire il poverimento generale, purtroppo non si ottengono risultati
desiderati ma si forma bensì il mercato nero, In pratica i mercanti nascondevano le merci e le rivendevano
ad un prezzo più alto al mercato nero, rischiando addirittura la morte.

Viste le conseguenze negative l’Editto verrà ritirato nel 302(l’anno successivo).

Vengono create due nuove istituzioni: il censimento ed il catasto.

Il censimento era l’individuazione di tutte le attività artigianali e agricole da tassare.

Il catasto serve ad inventariare le terre coltivabili in base al numero di contadini che lavorano quella terra e
la ricchezza che quella terra può produrre. Sulla base di queste due istituzioni vengono imposte due nuove
tasse: la iugatio e la capitatio.

La iugatio è un’ imposta fondiaria ovvero basata sulla proprietà inoltre su un’unità di calcolo chiamata
iugum, quest’ultima non è altro che la quantità di terra che una coppia di buoi può arare in un giorno.

La capitatio è basata sul caput ovvero la persona, e viene calcolata in base alla manodopera, ma basata
anche sugli individui presenti nella proprietà che il catasto aveva già indicato, lo Stato ogni cinque anni
conteggia le entrate e le uscite. In questo modo a fine anno le spese saranno ricoperte dalle uscite. Le
conseguenze non erano nelle intenzioni di Diocleziano, te tasse rimangono alte nonostante la crisi, i
contadini vengono colpiti maggiormente dalla crisi.

L’ereditarietà dei mestieri


Troviamo l’aumento della pressione fiscale, una crisi economica e un’inflazione. La condizione delle classi
sociali più basse, porta all’abbandono del loro lavoro, facendone un altro come l’esercito o addirittura
elemosinando. I contadini decidono di mettersi al servizio degli imprenditori, lo Stato impone inoltre
l’ereditarietà del mestiere, cioè se qualcuno è contadino suo figlio farà lo stesso. I servi della gleba erano
legati alla terra come i loro beneficiari.

Diocleziano dà vita ad una nuova struttura sociale chiusa.

Il commendatio è la pratica di cedere le proprie terre vendendole ad un proprietario terriero e allo stesso
tempo lavorandoci, così da ottenere protezione e diminuire l’abbandono delle campagne.

Diocleziano inoltre divide la popolazione in:

Clarissimi: sostituiscono l’aristocrazia senatoria

Perfettissimi: la classe più influente e ricca

Curiali: nuovo ceto borghese, ovvero benestanti che riscuotono le imposte

Artigiani e Contadini che come i Curiali sono obbligati a ereditare l’attività del padre.

A partire dal 4 secolo l’emigrazione di barbari aumentarono. I barbari erano coloro che vivevano oltre i
confini dell’impero, ed erano alla ricerca di terre fertili e una vita migliore. La struttura sociale e politica
divenne complessa, ma non c’era un’organizzazione statale centralizzata.
I visigoti e la sconfitta di Adrianopoli
I Visigoti erano i Goti dell’ovest, mentre gli Ostrogoti i Goti dell’est.

Valente permise loro di stanziarsi nei confini dell’impero, precisamente in Emmesia, in cambia del
pagamento dei tributi poi la popolazione era sempre in conflitto aperto; nel 378 Valente venne sconfitto dai
Visigoti ad Adrianopoli. La sconfitta fu un duro colpo per i romani.

Teodosio e i visigoti
Attuò una politica di mediazione e la politica fu:

La concessione di alcuni territori in Illiria, uno Status di federati e un aiuto all’impero per i militari con lo
scopo di fortificare e difendere i confini.

Le conseguenze furono:

La pacificazione delle frontiere orientali, e il favoreggiamento dell’imbarbarimento dell’esercito (quando i


barbari prendono parte all’esercito).

Teodosio e il cristianesimo
Nel 380 Teodosio e Graziano proclamarono l’editto di Tessalonica, Il cristianesimo divenne religione di
stato, e ci fu l’abolimento dei culti precristiani o pagani, prevedendo la confisca dei beni o degli antichi
templi a favore del clero.

Teodosio e il Vescovo Ambrogio


Il Vescovo Ambrogio fu una guida spirituale e ispiratore di molti provvidenti;

L’autorità religiosa parve più importante di quella civile;

Nel 390 a seguito della repressione troppo dura, Teodosio fu scomunicato da Ambrogio;

A Natale dello stesso anno l’imperatore voleva essere reintegrato nella comunità cristiana;

Nel 392 venne proclamato l’editto di Costantinopoli che conferma le misure adottate con l’editto di
Tessalonica;

Nel 395 Teodosio muore e lascia il suo potere ai suoi due figli Onorio (Occidente) e Arcadio (Oriente).

La morte di Teodosio
Nel 395 Teodosio dispose che l’impero doveva essere diviso tra i suoi due figli.

Stilicone
Stilicone, di padre Vandalo e di madre romana, era diventato capo delle truppe Imperiali (Magister Militum)
ed entrò nelle grazie di Teodosio che lo scelse tutore dei suoi figli.

Nel 395 Onorio era molto giovane e Stilicone assume la sua guida dell’Impero di Occidente.

Si attirerà un’invidia da parte dell’aristocrazia romana, che egli rimproverava un’eccessiva indulgenza verso
i Germani. Egli era favorevole a trattare con i loro capi e ad introdurli nell’esercito.
I Germani premono
Visigoti: re Alarico. Partono dalla Tracia(Bulgaria), attraversano la Dalmazia(Croazia) ed invadono il nord
Italia.

Nel 402 Stilicone li ferma in Piemonte, precisamente a Pollenzo, e li respinge al di là delle alpi.

Sempre nel 402 la capitale d’Occidente viene trasferita da Milano a Ravenna.

Nel 407 Vandali, Svevi e Burgundi pressati all’est dagli Unni, penetrano in Gallia, oltrepassando il limes
segnato dal Reno.

Nel 408 Stilicone viene arrestato e giustiziato a Ravenna.

Il Sacco di Roma 410


Nel 410 i Visigoti guidati da Alarico scendono a Roma e la saccheggiano per 3 giorni.

Era dal 390 che Roma non veniva violata.

I Visigoti proseguono verso l’Italia Meridionale.

Gli Unni di Attila


Nel 423 muore Onorio e il potere passa alla sorella, Galla Placidia e poi a suo figlio, Valentiniano III.

Ezio, consigliere militare dell’Imperatore, gestisce il potere mantenendo buone relazioni con i Germani.

Nel 451 Ezio affronta gli Unni di Attila presso i Campi Catalunici e lo sconfigge.

Nel 452 Attila attacca di nuovo entrando nell’Italia di nord est, sempre in quell’anno Attila si incontra con
Papa Leone I sul fiume Mincio.

Un nuovo sacco di Roma 455


Nel 455 Genserico, re dei Vandali, dall’Africa attacca Roma oramai indebolita. (Nel 429 aveva conquistato
Cartagine).

Sbarca con la sua flotta ad Ostia e ottiene dal Papa il via libera al saccheggio, in cambia dell’incolumità della
popolazione, il sacco durerà due settimane.

La deposizione dell’ultimo Imperatore 476


L’autorità della corte di Ravenna si limita alla Penisola Italiana, l’esercito è ormai formati da mercenari
barbari, gli imperatori sono deboli figure nelle mani dei loro capi-militari.

456-472: Ricimero

Nel 475 Oreste un patrizio barbaro, pone sul trono suo figlio Romolo detto Augustolo

Nel 476 Romolo Augustolo viene deposto da Odoacre, re degli Eruli, il quale rimanda le insegne imperiale a
Zenone, l’Imperatore d’Oriente e ottiene da lui il diritto di governare l’Italia con il titolo di REX GENTIUM.
Le cause della caduta
Non fu ne una fine improvvisa ne un evento traumatico.

Tacito già più di tre secoli prima, guardava i Germani come un popolo giovane, carico di quelle energie che
lo storico paragona alla tenacia dei romani, della prima repubblica.

Dal IV secolo i romani avevano iniziato a delegare il mestiere delle armi ai barbari, sempre più numerosi
nelle legioni romane.

Ad intere tribù germaniche era stata delegata la difesa delle frontiere.

Gli ultimi imperatori erano incapaci ed inetti (svolgere approssimativamente un proprio compito).

L’aristocrazia, gelosa delle proprie prerogative, e miope ai cambiamenti, si era chiusa nella difesa del suo
prestigio di casta, senza avere un potere reale.

L’economia era al collasso a causa della burocrazia e della distribuzione disuguale delle imposte (più sulla
popolazione rurale, più sui poveri).

I regni romano barbarici


I regni romano barbarici sono i regni che si vanno a fondere con l’insediamento dei barbari all’interno della
civiltà romana.

Regni romano germanici: caratteristiche

Nei Regni romano-germanici o romano-barbarici la convivenza tra Barbari e Romani non fu semplice. Dove
però essa si realizzò, i regni prosperarono.

I Germani detenevano il potere militare, i Romani, invece, controllavano l’amministrazione civile.

A lungo, la religione fu un elemento di divisione perché i Germani erano quasi tutti fedeli all’arianesimo,
considerato eresia dalla Chiesa cattolica. Quest’ultima però riuscì a convertire diverse popolazioni, a partire
dai loro re.

Anche il diritto, scritto per i Romani, orale e consuetudinario per i Germani, rendeva difficile l’integrazione:
ogni popolo rispondeva al proprio codice legislativo.

Dal punto di vista sociale, l’aristocrazia fondiaria germanica si fuse, con il tempo, con quella romana,
mentre le classi popolari e servili continuarono a essere sottomesse ai loro padroni, nuovi e antichi.

Infine, i centri urbani conobbero un’ulteriore decadenza, spopolandosi e rarefacendosi, così come il sistema
fiscale e la scuola.

Il Medioevo
Il Medioevo è un periodo storico che va dal 476 al 1492, ed è diviso in alto Medioevo e basso Medioevo, il
basso va dal 476 al 1000 e l’alto dal 1000 al 1492. La parola Medioevo viene definita dagli storici un’età di
mezzo, e possiede un significato storico dispregiativo. Il Medioevo ad oggi risulta molto importante per vari
motivi, ovvero la nascita del concetto di Europa, prima del Medioevo inesistente, perché le più grandi civiltà
si stanziarono nel Mediterraneo. Nel corso del basso Medioevo prendono forma gli stati moderni, ovvero
Francia, Inghilterra e Spagna. La cultura inoltre non perde valore, anzi comincia maggiormente a
diffondersi. Dopo il 476 c’è anche un periodo di crisi causata dalla confusione delle popolazioni scese verso
Sud, che hanno modificato il modo di vivere delle precedenti popolazioni, i Visigoti ad esempio scendono
verso Sud, i Franchi nell’attuale Francia, gli Ostrogoti in Italia e i Vandali che arrivano fino al Nord
dell’Africa. Tra il 450 e il 500 si sviluppa una situazione che impedisce attività agricole, commercio e viaggi. I
capi di queste popolazioni, dovevano affidarsi all’esercito e ad amministratori di cultura Romana, per avere
un governo vasto ed eterogeneo, da ciò nascono i regni Romano-Barbarici.

I Franchi
Arrivano i germani, popolazioni barbare, che entrarono spesso in conflitto con i latini, e i loro rapporti erano
condizionati da: le unioni matrimoniali e questioni religiose.

I Germani costituivano una minoranza ed erano comunque decisi a mantenere la propria cultura e separarsi
dai latini.

I Germani erano cristiani però nella forma dell’arianesimo(come i tedeschi), perché loro negavano la trinità
e avevano proprie chiese e propri vescovi.

Questo problema di integrazione tra i popoli spinse i Romani a guardare l’imperatore d’Oriente (Arcadio)
colui che li avrebbe liberati dai barbari.

Tutti questi fattori portarono alla scomparsa in breve tempo delle popolazioni barbare. L’unico regno ad
avere vita lunga erano i franchi.

I Franchi guidati dal re Clodoveo (appartenente alla dinastia dei merovingi) cominciarono una notevole
espansione territoriale che li portò ad occupare tutta la Gallia.

I Franchi si convertirono, insieme al loro re, al cattolicesimo, ciò favorì l’integrazione tra Franchi e Latini,
anche perché fu annullato il divieto dei matrimoni misti, possiamo infatti ricordare che Carlo Magno
(Franco) per espandere il suo impero si sposò con Lavinia (proveniente dalla popolazione latina).

Nell’esercito dei Franchi furono ammessi anche i latini, ciò favorì l’integrazione.
L’integrazione fra i popoli rese solido il regno dei Franchi. Il regno prese oltre alla Gallia, i Burgundi e la
Germania.

La Gallia iniziò ad essere chiamata Francia.

Gli Ostrogoti in Italia (pag.242-245)


Come arrivarono gli Ostrogoti in Italia?
Gli Ostrogoti si erano stabiliti all'interno del territorio dell'impero romano d'Oriente con il permesso del
sovrano.

Costantinopoli, però, divenne ben presto un obiettivo di conquista dei barbari che cominciarono a
rappresentare una minaccia per i Bizantini.

Allora, l'imperatore Zenone suggerì loro di trasferirsi in Italia.

Qual era l'intento di Zenone con questa mossa?

Con questa mossa Zenone pensò di raggiungere due obiettivi:

da una parte quello di liberarsi degli Ostrogoti e del rischio che essi occupassero Costantinopoli;

dall'altra, quella di liberarsi di Odoacre che non era mai stato ben visto dall'impero romano d'Oriente.

Cosa fecero gli Ostrogoti?

Gli Ostrogoti, guidati da Teodorico si spostarono verso l'Italia dove giunsero nel 489.

Qui iniziarono una serie di scontri tra l'esercito di Teodorico e quello di Odoacre, scontri che si conclusero
nel 493 con la vittoria degli Ostrogoti.

Cosa accadde in seguito?

Teodorico promise ad Odoacre la spartizione del potere. Questo spinse Odoacre a consegnarsi
spontaneamente, ma Teodorico non rispettò i patti ed uccise personalmente il nemico.

Nel 494 Teodorico fu proclamato sovrano.

Nel frattempo, nell'impero romano d'Oriente, Anastasio I, divenne il nuovo imperatore succedendo a
Zenone. Egli riconobbe Teodorico come il legittimo rappresentante dell'autorità dell'impero romano
d'Oriente.

Dove venne stabilita la capitale del regno degli Ostrogoti?

La capitale del regno degli Ostrogoti fu mantenuta a Ravenna, dove era già stata fissata da Odoacre.
Morto Teodorico nel 526, il regno fu sconvolto da disordini culminanti nell’uccisione della regina
Amalasunta (figlia di Teodorico). Con la Guerra greco-gotica (535-553) Giustiniano cacciò gli Ostrogoti
dall’Italia.

Giustiniano:
Dal 527 al 565, anno della sua morte, fu a capo dell’impero romano doriente, noto anche come impero

bizantino, con riferimento a Bisanzio, antico nome della capitale Costantinopoli. Giustiniano era stato

adottato e associato nell’opera di governo dallo zio, l’imperatore Giustino I. Quando questi morì, nel 527,

Giustiniano gli succedette e come imperatore cercò di realizzare il suo sogno di dare unità territoriale e

uniformità religiosa all’Impero. 

Giustiniano era sposato con Teodora, nata attorno al 502 e proveniente da una famiglia di bassa estrazione

sociale. La donna, nota per la sua intelligenza, detenne il titolo di imperatrice d’Oriente ed ebbe un ruolo non

secondario nell’influenzare e sostenere la politica di governo del marito. 

la politica estera di Giustiniano


Durante il suo governo, Giustiniano condusse una ambiziosa politica estera volta a rafforzare
i confini e a ridare unità all’Impero. Per questa ragione, Giustiniano rafforzò notevolmente
l’esercito, assoldando numerosi mercenari, soprattutto tra le popolazioni germaniche e
illiriche, e intraprese una serie di azioni militari e di guerre. 
1) GUERRA CONTRO I PERSIANI SASSANIDI: è il conflitto che, durato tra il 526 e il
532, vide contrapposti l’Impero d’Oriente e gli eserciti dei Persiani sassanidi, una
popolazione che premeva da Oriente sui confini dell’Impero. A sancire la fine della guerra
fu una “pace eterna” e il pagamento di ingenti somme di denaro da parte dell’Impero
d’Oriente. 
2) GUERRA CONTRO I VANDALI. Belisario, forte di un esercito di 15mila uomini, guidò
l’assalto al regno dei Vandali, capeggiato dal re Gelimero. Lo scontro, avvenuto tra il 533 e il
534, si risolse con la vittoria dell’esercito inviato da Giustiniano e la riconquista della
Sardegna, delle Baleari, della Corsica e dei territori nell’Africa settentrionale. Il re vandalo
Gelimero, sconfitto, venne fatto sfilare a Costantinopoli durante la celebrazione del
trionfo. 
3) GUERRA GOTICO BIZANTINA. Tale guerra fu estremamente complessa e il suo esito
ebbe le maggiori conseguenze per l’Italia. La spedizione, volta a riportare l’Italia sotto il
dominio imperiale, fu affidata nuovamente da Giustiniano al generale Belisario.   
Questi sbarcò in Sicilia e, occupata l’isola nel 535, cominciò la risalita della penisola.   
Prima Napoli, poi Roma furono occupate e conquistate dall’esercito imperiale. 
Baduila, noto come Totila. Re degli Ostrogoti — Fonte: Getty-Images
Gli ostrogoti, guidati dal re Vitige, organizzarono un fortissimo esercito, ma nel 539 le
truppe bizantine entrarono a Ravenna e nel 540 catturarono Vitige che morì poi a
Costantinopoli. In Italia, intanto, l’imperatore aveva realizzato una politica di tassazione
estremamente gravosa che aveva generato un diffuso malcontento, soprattutto tra le classi
più povere.  
Gli Ostrogoti sfruttarono questa situazione e provvidero a riorganizzarsi sotto la guida del
nuovo re Baduila, noto come Totila. Totila raccolse così le sue forze tra tutti coloro che,
schiavi, coloni, contadini poveri, erano stati vessati dal potere bizantino, formò un esercito
e partì al contrattacco, conquistando prima Napoli, poi l’Italia centrale. Roma venne
assediata nel 545, conquistata poi da Belisario nel 547, rioccupata da Totila nel 549.
In campo bizantino, Belisario fu sostituito da un altro generale, Narsete. Egli vinse gli
Ostrogoti nel 552 nella battaglia di Tagina, nei pressi di Gualdo Tadino in Umbria, nel corso
della quale morì Totila; Narsete riuscì infine a riportare la definitiva vittoria anche
contro Teia, l’ultimo re degli ostrogoti combattendo contro di lui alle pendici del Monte
Lattaro nel 553. Con questo atto ebbe fine la guerra gotico-bizantina, sebbene fossero
sopravvissute alcune sacche di resistenza ostrogota, abbattute solamente nel 555. 
L’Italia, concluso il conflitto, versava in pessime condizioni: estrema povertà, città
distrutte, fiscalismo esoso, epidemie e pestilenze, crollo della produzione agricola e forte
calo demografico furono tra le cifre distintive di questo periodo. L’Italia, ridotta a
provincia, venne suddivisa in circoscrizioni territoriali guidate da un esarca. Ravenna, che
era stata la capitale del regno ostrogoto, divenne la sede della prefettura e poi dell’esarcato.
La città fu impreziosita da opere dall’alto valore artistico, come la basilica di San Vitale,
nota per i suoi pregevoli mosaici.
4) GUERRA CONTRO I VISIGOTI. L’esercito dell’Impero romano d’Oriente riportò un
grande successo contro i Visigoti tra il 552 e il 554, riducendo nuovamente a provincia i
territori della Spagna Meridionale. 

La politica economica di Giustiniano


 Tutelò la piccola proprietà terriera contro i grandi latifondisti.
 Diede un forte impulso alsettore manufatturiero: la lavorazione dei metalli, della ceramica, della seta
furono notevolmente sostenute dalla politica economica imperiale.
 La posizione di Costantinopoli e dell’Impero permisero a Giustiniano di incrementare gli scambi
commerciali. Egli si prodigò inoltre per migliorare la rete stradale per consentire la circolazione delle merci
e gli scambi con l’Oriente.
 Di fronte alle diffuse disoccupazione e miseria, caratterizzanti la vita di diverse popolazioni dell’Impero,
Giustiniano investì nella costruzione di numerose opere pubbliche. Trassero giovamento da tale politica
solo alcune aree dell’Impero.

Il Corpus iuris civilis


Tra le opere più note di Giustiniano vi fu la grandiosa opera di riorganizzazione del diritto,
per mezzo della stesura del Corpus iuris civilis, noto anche come codice giustinianeo.
Recuperare, ordinare e valorizzare la giurisprudenza classica, nonché fornire le basi per
uno studio del diritto romano, furono tra gli obiettivi che Giustiniano si era prefissato
ispirando e ordinando la stesura di questa ambiziosa opera. Sedici esperti di diritto, guidati
dal giurista ed erudito Triboniano compilarono tale raccolta di diritto pubblico e privato
finalizzata a raggruppare in un unico testo tutte le leggi e i provvedimenti che avevano
segnato la storia del diritto romano e imperiale.
Tale opera di riordino e stesura, risultò alla fine costituita da quattro parti:
1. Digesto o Pandette: nel 533 vennero pubblicati in 50 libri tutti i giudizi e i pareri espressi dai giuristi romani
più noti; il Digesto è una dunque una sintesi preziosissima della giurisprudenza di epoca classica.
2. Codice: in dodici libri, compilato a partire dal 528 e sottoposto a una riedizione nel 534; raccoglie in un
unico codice tutte le leggi promulgate a partire da quelle elaborate sotto l’impero di Adriano.
3. Istituzioni: in quattro libri, raccoglie i principi fondamentali del diritto e della giurisprudenza. Tale sintesi
era indirizzata principalmente a un uso scolastico. Venne completata nel 533.
4. Novelle: il testo raccoglie tutte le leggi emanate da Giustiniano a partire dal 534 soprattutto nell’ambito del
diritto pubblico ed ecclesiastico.
Passo successivo fu l’emanazione nel 554 di un editto – la Prammatica Sanzione – in base al
quale si stabilì l’estensione del Corpus Iuris Civilis anche all’Italia. L’impero dunque venne
unificato dal punto di vista legislativo.

La morte di Giustiniano
Giustiniano morì a Costantinopoli nel 565 e insieme a lui perì la possibilità di unificare tutto
l’Impero. Dopo di lui, infatti, molti territori faticosamente conquistati furono nuovamente
perduti.

Quando inizia il medioevo?


Il Medioevo inizia nel 476, anno della caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Questa data è entrata
nell’uso comune e quindi possiamo accettarla e ricordarla come una data importante.

Nei primi decenni del Medioevo, ovvero il tardo antico, periodo di cui ci fu il passaggio dalla civiltà greco
romana alla medievale.
Attualmente gli storici sostengono che la spaccatura tra il mondo antico e quello medievale avvenne nella
seconda meta del VI secolo e non nel 476.

Nel 569 avverrà l’invasione longobarda.

La mentalità e la visione del mondo dell’uomo medievale


La civiltà greco-romana era fiduciosa che l’uomo dominasse la natura, grazie alla sua intelligenza.

I Greci e i romani credevano all’esistenza di creature mostruose che popolavano i luoghi più remoti, la
natura era vista come madre dell’uomo.

Nel Medioevo questa visione della natura non venne meno all’uomo.

Anche le selve dell’Europa vennero viste come luoghi abitati dalle creature mostruose.

Sulla base di alcuni passi evangelici tratti dall’Apocalisse di San Giovanni, gli uomini medievali erano
convinti che il giorno del giudizio universale fosse vicino: Fenomeni naturali, come terremoti.

Ancora nel tredicesimo secolo, in Europa furono identificati i mongoli come popoli di Gog e Magog
menzionati nell’Apocalisse.

L’uomo: un peccatore che deve fuggire dalle tentazioni


Nel passaggio dell’epoca tardoantica al Medioevo la concezione della natura della vita umana furono
oscurate. L’uomo altomedievale, scrisse lo storico francese Jacques Le Goff, è essenzialmente un peccatore
che rinnegherebbe Dio.

L’esistenza terrena che attende l’anima dopo la morte era considerata una prova di Dio per verificare la loro
fedeltà, Perciò i valori mondani andavano rigettati e all’apprezzamento dei piaceri della vita, tipico della
civiltà greco-romana, si sostituì il loro disprezzo, così per esempio l’amore per il cibo e il vino erano dei
piaceri della vita, fu associato al peccato della gola, uno dei sette peccati capitali, che portano alla
dannazione dell’anima.

Anche il modo di intendere la sessualità mutò profondamente, a partire dall’età tardoantica venne
considerata lecita solo quando veniva realizzata la procreazione, in caso contrario si cadeva nel peccato
della lussuria.

Il monaco che rinunciava ai piaceri dedicandosi esclusivamente a Dio, divenne un esempio per l’intera
società.

LA DONNA FONTE DI PECCATO


la nuova considerazione della sessualità comportò un diverso modo di intendere la donna e fu considerata
come uno strumento per indurre l’uomo al peccato, le donne erano infatti le discendenti di Eva, colei che
introdusse Adamo a peccato. le donne erano considerate deboli ed incapaci di difendersi dalle tentazioni: il
loro amore per i begli oggetti, la cura eccessiva del corpo e la tendenza di innamorarsi facilmente.

si riteneva necessario isolare le donne dagli estranei sottoponendole alla sorveglianza dell’uomo come il
padre il marito o il fratello che ne moderasse gli eccessi. proprio perché cadevano facilmente in tentazione,
le donne dovevano evitare l’ozio ed essere occupate nei lavori femminili o nella preghiera. ciò valeva anche
per le ragazze di stirpe regale (come le figlie di Carlo Magno) educate in modo diverso ma comunque
abituate a lavori femminili.

LE CITTÀ ’ E L’ECONOMIA
durante il medioevo l’Europa si spopolò, secondo alcuni dati la popolazione passò dai 32 milioni ai 27 fino ai
18 milioni del settimo secolo. il calo demografico fu particolarmente forte in Italia infatti la popolazione
diminuì del 62%. una conseguenza del calo demografico fu l’abbandono dei campi coltivati che portò
all’avanzamento delle zone incolte, l’Europa occidentale tornò a coprirsi di selve e foreste, grandi spazi
disabitati che vennero raffigurati dall’uomo come zone abitate da demoni o creature mostruose.

i boschi continuavano ad essere una grande ricchezza per l’uomo del medioevo. per le popolazioni rurali
erano un'enorme ricchezza perché fornivano selvaggina: frutti spontanei e legna da ardere o da usare come
materiale da costruzione. in questi luoghi i porcari portavano a pascolare i maiali.

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