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Schema di sintesi L’età giolittiana Marta Riotti

Giolitti è un liberale democratico e un riformista. Appartiene alla Sinistra del partito liberale. Aveva già dimostrato il suo programma quando era diventato Ministro tra il 1892 e il 1893. Secondo
Giolitti la novità del secolo è «il moto ascendente delle masse popolari». Questa frase sta ad indicare la crescita economica e sociale delle masse popolari. In Italia non ci sono ancora stati sviluppi
industriali, però, non mancano masse di lavoratori che si associano tra loro…. Lo stato deve invece cercare di essere neutrale in questi conflitti, deve conciliare gli interessi dei lavoratori con quelli
degli imprenditori e deve fare delle riforme per rendere democratica e moderna la società italiana, per il bene del paese e per evitare di favorire le forze dell’estrema Sinistra (soprattutto il Partito Socialista).
Per potere rafforzare questo, Giolitti ha bisogno di maggioranze in parlamento.

Il Partito Socialista Italiano (PSI)


Il PSI era nato nel 1892 a Genova. Il segretario è Filippo Turati.
Il PSI è un partito moderno, ben organizzato. Il PSI ha un programma di impronta Marxista, nel senso che voleva costruire una società senza differenze sociali, dove lo stato è il centro motore. Lo strumento è
la rivoluzione per creare una nuova società.: il partito si compone di due anime
– la parte radicale, massimalista che non è disponibile a nessuna collaborazione con il governo liberale e borghese;
– la parte riformista, composta da reazionari, vogliono la rivoluzione, Sono disponibili ad una collaborazione con il governo liberale e borghese, spingendolo a fare riforme utili per i lavoratori.
L’obiettivo delle due anime è lo stesso, ma cambia la strategia. Turati, appartenendo allo schieramento riformista, è disponibile ad una collaborazione con Giolitti.

Le riforme di Giolitti

Il periodo d’oro del riformismo giolittiano va dal 1904 al 1909, anche se le più grandi riforme sono del 1911 e del 1912. Nel 1904 Giolitti lascia che si svolgano liberamente i primi scioperi . Questa è una
novità importante perché lascia che i conflitti sociali si risolvano da soli. Con questo metodo, Giolitti vuole fare capire agli operai che non ce la possono fare da soli nella rivoluzione quindi decide di
sciogliere il Parlamento, vengono fatte nuove elezioni in cui c’è una grande vittoria dei liberali.. Giolitti voleva trasformare i socialisti da partito rivoluzionario a partito d’ordine. Con questo risultato Giolitti
può iniziare il periodo delle riforme, sostenuto anche da Turati, segretario del PSI. Vengono promulgate leggi a favore dell’invalidità, del riposo festivo, leggi per tutelare le donne e i bambini, viene creato un
ufficio dello Stato che coordini gli emigranti italiani, viene creato il Consiglio Superiore del Lavoro che aveva il compito, nei consigli sociali, di conciliare gli interessi dei lavoratori e degli imprenditori per
impedire scioperi e serrate (fabbriche chiuse per protesta). Le ultime due grandi riforme vengono fatte nel 1911 e nel 1912. Nel 1911 Giolitti crea l’INA, l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Viene creato
l’INA per difendere i soldi dei risparmiatori perché in questo periodo le banche non erano molto affidabili e molte fallivano. I soldi raccolti dall’INA venivano usati per riforme a favore dei lavoratori. Nel
1912 viene istituito il suffragio universale maschile nelle elezioni e il numero di votanti passa da 3 milioni a 10 milioni. Potevano votare tutti quelli che avevano compiuto i 21 anni e fatto il servizio militare.
Questa stagione delle riforme coincide con il primo vero decollo industriale italiano (dal 1904 al 1909). L’Italia rimane comunque un paese agricolo, ma a Milano, Torino e Genova si formano le prime
industrie. Lo sviluppo è generale e i settori più attivi sono: industria meccanica, automobilistica e siderurgica e grande slancio prende l’energia elettrica. Lo sviluppo interessa anche le banche. Anche
l’agricoltura conosce dei miglioramenti. Giolitti la rende più moderna, vengono fatte delle bonifiche e costruiti degli acquedotti.

Lo squilibrio tra nord e sud

L’aspetto più clamoroso che caratterizza l’età giolittiana è il forte squilibrio tra nord e sud. I segnali di questa crisi sono la miseria, i consumi molto bassi, l’arretratezza civile, l’analfabetismo ma soprattutto
l’emigrazione. Molti contadini in cerca di fortuna salpano su navi e sbarcano in America Settentrionale. L’emigrazione aveva anche risvolti positivi:– l’emigrazione era un po’ come una valvola di sfogo
perché serviva ad allentare la tensione sociale soprattutto dei disoccupati;– le “rimesse degli emigrati”, cioè i soldi che venivano spediti dagli emigrati in Italia e che servivano per elevare i consumi. Questo
fenomeno dell’emigrazione riguardava soprattutto il sud, che non ha conosciuto lo sviluppo del nord. Giolitti, non riesce a cambiare la struttura economica e sociale del sud che rimane arretrata e dominata dai
grandi proprietari terrieri.
Schema di sintesi L’età giolittiana Marta Riotti

La politica estera di Giolitti

Per Giolitti la politica estera è subordinata alla politica interna, perché per Giolitti erano più importanti le riforme e mettere in moto il paese.. Ma Giolitti ha dovuto fare i conti con un quadro internazionale di
grave crisi, molto irrequieto e puntellato da conflitti. L’Italia in questo periodo deve quindi prendere delle posizioni. Da una parte c’è la Triplice Alleanza, formata da Germania, Austria e Italia, dall’altra c’è la
Triplice Intesa, formata tra Inghilterra, Francia e Russia. Ci sono contrasti tra le due Alleanze, ma anche tra Inghilterra e Germania e la rivincita francese nei confronti della Germania. Questa rivalità è però di
tipo politico e militare e anche economico. A rendere più agitate le acque c’è la questione balcanica. Dopo la caduta dell’Impero Turco, sono nate nuove nazioni, la Serbia, la Bosnia-Erzegovina, la Bulgaria…, e
su queste nazioni soffiano le voglie di conquista della Russia e dell’Austria, la prima per la vicinanza con gli slavi, la seconda per allargare i propri confini e per far vedere la propria superiorità. L’Austria
occuperà poi i territori della Bosnia-Erzegovina nel 1908 In questo quadro internazionale di crisi, Giolitti non riesce a portare avanti una politica di pace e ordine e si rende conto che la Triplice Alleanza non
garantisce più l’Italia e vuole cercare nuovi rapporti politici con le altre potenze. Giolitti, anche se sarà accusato di fare una politica estera debole, si rende conto che l’Italia è cresciuta, anche se ci sono molte
ombre. L’Italia è diventata più forte e sente la pressione dell’opinione pubblica che viene dai settori nazionalisti e che spingono per una politica estera più forte. E allora la politica estera italiana si fa più libera,
intraprendente e ritorna la voglia di conquista, ritorna cioè la politica coloniale. Giolitti favorisce una ripresa di rapporti politici ed economici con la Francia e l’artefice di questo è il ministro Prinetti. Poi è la volta
della Russia, con il ministro Tittoni. Questi accordi sono di tipo economico e politico. L’Italia, senza rompere la Triplice Alleanza, cerca di avere delle garanzie su eventuali progetti italiani di tipo coloniale ed
espansionistico da queste potenze. In effetti, la Germania e l’Austria si sentono un po’ tradite .Nel 1911, Giolitti tradisce la sua logica di politica estera e lancia l’Italia in un’impresa coloniale in Libia.
Questo fatto rappresenta una svolta imprevista. Giolitti arriva a questa decisione per ragioni solo di politica internazionale, non per i nazionalisti. C’era stata una grave crisi politica in Marocco e la Francia voleva
conquistarlo. L’Italia aveva acconsentito questo anche per potersi permettere la conquista della Libia. La potenza che non ci sta è la Germania. Viene fatta una conferenza tra Francia, Germania e Italia in cui
l’Italia non muove un dito né per la Francia né per la Germania. La Germania, per questo gesto, rimane delusa e isolata. La Francia può aprire le porte per la conquista del Marocco. Una volta che la Francia ha
invaso il Marocco, Giolitti capisce che è il momento giusto (una fatalità storica) per avventurarsi e conquistare la Libia e poi ritornare in Italia per continuare a fare delle riforme. La guerra contro i turchi, in Libia,
dura circa un anno, nel quale l’Italia riesce a conquistare le regioni libiche marittime sul Mediterraneo. Con la pace di Losanna, la guerra finisce e l’Italia, oltre alla Libia, si impadronisce delle Isole del
Dodecaneso nel Mediterraneo orientale.

Il declino dell’età giolittiana

La guerra di Libia è stata vittoriosa ma il clima politico in Italia è ostile a Giolitti. La Destra (liberali, conservatori, nazionalisti) attacca Giolitti fortemente. anche i socialisti attaccano Giolitti perché non sono
soddisfatti della guerra in Libia. Prende il sopravvento la parte massimalista, pur rimanendo Turati come segretario. Turati è costretto anche ad espellere dal PSI due uomini dell’ala riformista (la stessa di Turati)
che avevano appoggiato Giolitti della guerra in Libia.. In questo periodo, la figura di maggior spicco dell’ala massimalista del PSI è Benito Mussolini, che è anche direttore del giornale socialista l’“Avanti!”.
Giolitti è quindi preso tra due fuochi: l’estrema Destra e l’estrema Sinistra. È in questo clima che Giolitti promulga le due più importanti riforme del suo governo: l’INA (Istituto Nazionale delle Assicurazioni) e il
suffragio universale maschile. Giolitti, gioca la carta delle elezioni. Nel 1913 vengono fatte nuove elezioni, in cui Giolitti, non potendo contare sull’aiuto dei socialisti, trova come fedeli i cattolici. Ancora, in questi
anni, era valido il “Non Expedit”, anche se il papa aveva mitigato i toni, nel senso che in parte lascia andare i cattolici a votare solo quei deputati che avessero nel loro manifesto punti favorevoli alla morale
cattolica. Questo accordo con i cattolici prende il nome di Patto Gentiloni. Nelle elezioni vince il partito liberale, grazie soprattutto ai voti dei cattolici. Questa vittoria è però solo apparente perché quando viene
convocato il nuovo Parlamento, Giolitti si rende conto che non è possibile creare una maggioranza per le sue riforme. Il partito liberale è ormai orientato verso Destra, verso idee conservatrici più che riformiste. E
allora Giolitti si fa da parte e lascia il posto ad un nuovo liberale: Antonio Salandra, liberale e conservatore, che porterà l’Italia in guerra.

Verso la prima guerra mondiale

Il programma del nuovo ministro Salandra, è simile a quello di Giolitti. Salandra è un conservatore: il suo scopo è quello di salvare la monarchia e l’ordine economico. La strategia però cambia, nel senso che lo
stato entra di più nella vita sociale ed economica diventando più autoritario e intervenendo anche nelle rivolte popolari. Il clima nel paese è molto teso; c’è una forte tensione sociale nella primavera del 1914.
Quando alcuni lavoratori vengono uccisi dalle forze dell’ordine, i sindacati dichiarano lo sciopero generale (giugno 1914). Lo sciopero interessa soprattutto il centro nord che conosce grandi agitazioni. Il
movimento di protesta prende un carattere anarchico e repubblicano più che socialista. Questo periodo è viene chiamato col nome di “Settimana Rossa”. L’opinione pubblica conservatrice accusa di questi fatti
Giolitti. Si pensa di essere anche ad un passo dalla rivoluzione. Si accusava ancora Giolitti della politica debole fatta negli anni prima. La repressione fu violenta, ma a questo punto si arriva al 28 giugno 1914,
giorno d’inizio della Prima Guerra Mondiale, con l’uccisione del duca Francesco Ferdinando a Sarajevo.

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