Bokuju rispose:
"Ci vestiamo, mangiamo"
Bokuju rispose:
"Se non capisci, indossa i tuoi vestiti e mangia il tuo cibo".
Si racconta che, sulla via del ritorno, Bodhidharma incontrò due viandanti.
Questi, saputo chi era quell'uomo, gli posero due domande.
Il primo gli chiese: "Che cos'è un illuminato?"
E Bodhidharma rispose: "Tre libbre di lino".
Il secondo gli domandò: "Che cos'è lo Zen?".
E Bodhidharma rispose: "La vita di tutti i giorni".
... è un po' ermetica? Forse sì, ma siamo o non siamo viandanti "in
cerca"?
Gandalf
Come lo prenderò?
Non prenderlo.
Quello che rimane quando non c'è più avidità è il Sé.
Panchadasi
La Perfezione
"Quando si è vuoti di ogni illusione si è perfetti. Non è così?" chiese un
giovane monaco.
"Non si è perfetti" rispose Joshu.
"In che cosa consiste allora la perfezione?".
"Nel dimenticare anche la possibilità dell'illusione" disse Joshu.
Siediti su una sedia ancora calda e finirai con il litigare con quello che
c'era seduto prima.
Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko di Engaku, per molto
tempo non riuscì a raggiungere i frutti della meditazione.
Finalmente, in una notte di luna, stava portando dell'acqua in un vecchio
secchio tenuto insieme con una cordicella di bambù.
Il bambù si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel momento Chiyono
fu liberata!
Per commemorare l'evento, scrisse una poesia:In questo modo e in quello
cercai di salvare il vecchio secchio,
In una sutra, il re Hashinoky chiese alla regina: "C'è qualcuno sulla terra
che tu ami più di te stessa?".
"Vorrei tanto rispondere che ti amo più di me stessa, ma in realtà è me
stessa che amo di più di ogni cosa" rispose la donna.
Il re riprese: "Anch'io amo me stesso più di ogni altro".
Decisero allora di far visita a Buddha Sakyamuni, per sottoporgli quel
problema.
"Le vostre rispettive risposte non sono erronee" rispose il Buddha. "In
definitiva, ognuno ama se stesso. Così facendo non arreca danno agli altri.
E tuttavia, nell'amar se stesso, l'uomo reca danno agli altri".
E', questo, un grande koan.
Maestro Taìsen Dashimaru
Prima che una persona studi lo Zen, le montagne sono montagne e le acque
sono acque;
dopo una prima impressione nella verità dello Zen, le montagne non sono
più montagne e le acque non sono più acque;
dopo l'illuminazione, le montagne sono di nuovo montagne e le acque di
nuovo acque.
Se il cielo vuol far piovere o tua madre vuole sposarsi di nuovo tu non puoi
farci proprio nulla.
Il Cielo facendo venire alla luce il genere umano dà agli uomini un corpo e
una regola di vita.
Gli uomini, mantenendo questa legge esterna, sono buoni, amano e
apprezzano il meraviglioso coraggio dell'anima.
Shogen domandò:
«Perché l'uomo illuminato non si alza in piedi e spiega?»
E disse anche:
«Non è necessario che il discorso venga dalla lingua».
Quando mangi o bevi,
diventa il sapore del cibo o della bevanda,
e sii sazia.
Due insegnanti di Zen, Daigu e Gudo, furono invitati a far visita a un gran
signore. Appena giunti, Gudo disse al signore:
«Tu sei intelligente per natura, e hai una innata predisposizione a
imparare lo Zen».
«Sciocchezze» disse Daigu. «Perché stai adulando questo stupido? Sarà
un signore, ma di Zen non sa proprio niente».
Così, invece di costruire un tempio per Gudo, il signore lo costruì per
Daigu e studiò lo Zen con lui.
«Maestro, insegnami a parlare con i miei sogni. Voglio che rispondano alle
mie domande» chiese qualcuno.
«I sogni sono soltanto domande» rispose Joshu.
«E dov'è la risposta?» chiese quello.
«Se tu sapessi dov'è la risposta, non la cercheresti nei sogni» disse
Joshu.
«Perché rido quando dovrei essere serio?» chiese un giovane monaco.
«Perché sei un bambino» disse Joshu.
«E quando sarò uomo?»
«Allorché ti accorgerai di essere serio anche quando ridi.»
«Ma sarà un bene questo?»
«Di quale bene parli?» disse Joshu.
Sulla strada per il monte Tai c'era un bambino seduto col capo curvo sulle
ginocchia.
Joshu gli si avvicinò e gli chiese: «Ti sei smarrito?»
«No, non mi sono smarrito, ti aspettavo» rispose il bambino.
«Aspettavi me ?» esclamò Joshu
«E perché mai?»
«Accompagnami a casa» pregò il bambino.
«Ma tu hai una casa?»
«No».
«Se è così» disse Joshu «posso provare ad accompagnarti».
«A casa?» disse il bambino
«Sì a casa» rispose Joshu.
«Cosa intende dire il poeta Kanzan nei suoi versi: “Legge i Sutra ma non
comprende il significato”?» chiese qualcuno.
«Prova a leggere i Sutra» disse Joshu.
Un uomo aveva piantato dei piccoli salici nel suo giardino e temendo che
qualcuno andasse a rubare le piantine incaricò un ragazzetto di stare lì a
fare la guardia.
Dopo una decina di giorni non era stato rubato nessun salice.
«Bravo!» disse il padrone al ragazzo.
«Devi aver fatto proprio buona guardia!»
Il ragazzetto tutto contento per l'elogio decise di rivelare il suo sistema
e raccontò:
«Avevo paura che qualcuno di notte potesse venire a rubare le piantine
così ogni sera le tiro fuori dalla terra e le metto tutte in casa, al mattino
dopo le pianto di nuovo. Come vedete è un sistema che funziona!»
Xiao Fu, Feng Meng Long
Un uomo audace, nobile e coraggioso, rese visita a quattro grandi maestri
di tiro con l'arco, che vivevano insieme in un luogo appartato.
«Voi siete quattro» disse loro. «Ciascuno di voi si incammini in una delle
quattro direzioni, poi, volgendosi verso di me, scocchi la propria freccia.
Le fermerò tutte prima che mi raggiungano».
«Non è possibile» commentò uno dei maestri.
«Quanto dev'essere veloce!» commentarono gli altri.
«Certo è dotato di un magico potere».
Allora il Buddha Sakyamuni, che era presente, commentò:
«C'è ancora qualcosa di più veloce di quest'uomo audace e coraggioso: la
corsa del sole e della luna e del lampo.
E c'è qualcosa di ancor più veloce del sole, della luna e del lampo...».
Maestro Taìsen Dashimaru
Quella sera, all'ora giusta, il piccolo Toyo si presentò alla porta della
stanza Sanzen di Mokurai.
Batté il gong per annunciarsi, fece tre rispettosi inchini prima di entrare,
poi andò a sedersi in riguardoso silenzio davanti al maestro. «Tu puoi
sentire il suono di due mani quando battono l'una contro l'altra» disse
Mokurai.
«Ora mostrami il suono di una sola mano».
Toyo fece un inchino e se ne andò nella sua stanza per riflettere su
questo problema. Dalla sua finestra poteva sentire la musica delle geishe.
«Ah, ho capito!» proruppe.
La sera dopo, quando il suo insegnante gli chiese di illustrargli il suono di
una mano sola, Toyo cominciò a suonare la musica delle geishe. «No, no»
disse Mokurai. «Questo non serve. Questo non è il suono di una sola mano.
Non hai capito niente».
Invano Toyo meditava per sentire il suono di una sola mano. Sentì il
respiro del vento. Ma quel suono venne respinto.
Sentì il grido di un gufo. Anche questo venne rifiutato.
Più di dieci volte Toyo andò dal Mokurai con suoni diversi.
Erano tutti sbagliati. Per quasi un anno si domandò quale poteva essere il
suono di una sola mano.
Finalmente il piccolo Toyo entrò nella vera meditazione e superò tutti i
suoni. «Non potevo mettere insieme nient'altro», spiegò più tardi «così ho
raggiunto il suono senza suono».
Toyo aveva realizzato il suono di una sola mano.
Un giorno, Hui-neng si recò al tempio vicino dove trovò due monaci che
discutevano di filosofia riferendosi a una bandiera che sventolava al
vento.
«E' la bandiera che si muove» sosteneva il primo.
«No» ribatteva il secondo «è il vento che la fa muovere».
Hui-neng tagliò corto:
«Non è né la bandiera né il vento, ma è la mente che si muove!».
Inayat Khan racconta una storia indù di un pesce che andò da un pesce
regina e gli domandò: «Sento sempre parlare del mare, ma che cos'è
questo mare? Dov'è?».
Il pesce regina spiegò: «Tu vivi, ti sposi, e hai la tua esistenza nel mare. Il
mare è dentro di te e fuori di te, e tu sei fatto di mare, e finirai nel mare.
Il mare ti circonda come il tuo proprio essere».
Settantasei: ho chiuso con questa vita.
Non ho cercato il cielo, non temo l'inferno.
Lascerò queste ossa al di là del Triplice Mondo, non asservito,
imperturbato.
Fuyo-Dokai
«Quella donna che ho molto amato, tutte le volte che la incontro per la
strada non mostra in alcun modo di riconoscermi.
Com'è possibile? Anche lei certamente mi ha amato» chiese un giovane.
«Come può riconoscerti?» disse Joshu «le stelle muoiono sull'orlo dei
prati».
Io faccio un pisolino,
facendo delle montagne d’acqua battendo il riso.
I piaceri sono come i funghi: senza radici, senza fiori, crescono veloci
dappertutto.
Shinkichi Takahashi
Una sera s'inerpicò sino alla cima solitaria; di fra le nuvole gli si scoprì la
luna, e come rise di cuore!
Yao-shan
Quando aveva ormai più di sessant'anni e stava per lasciare questo mondo,
Eshun, la monaca Zen, pregò alcuni monaci di fare una catasta di legna nel
cortile.
Poi si sedette risolutamente nel mezzo della pira funebre e ordinò che vi
appiccassero il fuoco tutt'intorno.
«O sorella!» gridò un monaco «c'è caldo, lassù?».
«Soltanto uno stupido come te potrebbe preoccuparsi di una cosa simile»
rispose Eshun.
Le fiamme divamparono e lei morì.
Il Sovrano Giallo passeggiava a nord del fiume Rosso.
Salì sul monte Kun-lun, e mentre si preparava a tornare verso sud, si
accorse di aver perduto «Perla oscura».
La fece cercare da Intelligenza e questa non la trovò; mandò allora
Perspicacia e anche lei fallì; provò quindi con Analisi e neppure lei riuscì.
Fu infine Senza-immagine a trovarla.
Il Sovrano Giallo disse:
«Non è strano che sia stata proprio Senza-immagine a poterla trovare?»
Chuang-Tzu
O mia gentile, fingi che l'universo sia una conchiglia vuota in cui la tua
mente scherza all'infinito.
Queste tracce spiccano ben visibili come il tuo naso rivolto verso il cielo.
Kakuan
Non appena hai l'impulso di fare qualcosa, fermati.
Quando ti senti ben disposta o mal disposta verso qualcuno, non riversare
il tuo stato d'animo su quella persona, ma resta equilibrata.
Cosa preferisci?
La sicurezza dell'infelicità familiare
o l'infelicità dell'insicurezza ignota.
"Per quelli che non si lasciano abbindolare dai venditori di fumo, è giunta
l'ora di prendere la Via del Bosco"
Ernst Junger
"L'acqua pura penetra nel profondo della terra e quando il pesce nuota in
quest'acqua ha la libertà del vero pesce. Il cielo è vasto e trasparente
fino ai confini del cosmo: l'uccello che vola nel cielo ha la libertà di un
vero uccello. A spirito libero, universo libero."
Taisen Deshimaru - Zen e arti marziali
L'esortazione iscritta sul tempio dell'Oracolo di Delfi è un motto greco (Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi
seautón),