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Mammella

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Profilo della mammella in una donna
Mammelle in una giumenta

La mammella (IPA: /mamːˈɛlːa/) è un organo ghiandolare che nelle femmine di


mammifero secerne il latte dopo il parto di uno o più neonati.

Si tratta di una struttura caratterizzante la classe dei mammiferi, in particolare


gli euteri, l'unico gruppo con evidenti mammelle esterne, presenti peraltro anche
nei metateri all'interno della sacca marsupiale.

Nel genere umano l'organo femminile, oltre che strumento di nutrizione, a seguito
dello sviluppo nel telarca, è anche una caratteristica sessuale secondaria nella
donna e può essere visto anche nella sua valenza simbolica. In italiano, tale
organo viene comunemente e meno precisamente chiamato seno.
Indice

1 Filogenesi
2 La mammella in diversi ordini
3 Anatomia comparata
4 Anatomia umana
4.1 Sinonimi
4.2 La mammella femminile
4.2.1 Struttura
4.2.2 Vasi sanguigni e linfatici
4.2.3 Modificazioni fisiologiche della mammella
4.3 La mammella maschile
5 Patologia umana
5.1 Anomalie e patologie della mammella
5.2 Indizi e sintomi nella storia della patologia della mammella
6 Chirurgia plastica del seno
7 La mammella come alimento
8 Note
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni

Filogenesi
Mammelle di una scrofa

La presenza della ghiandola mammaria secernente latte distingue la classe dei


mammiferi. Fu ereditata dai cinodonti della fine del triassico[1]. Nei mammiferi
euplacentati, o euteri, queste ghiandole sono organizzate a formare le mammelle
propriamente dette, mentre nei marsupiali la forma assume aspetti caratteristici
per nutrire un piccolo con un grado di sviluppo ancora arretrato. Le mammelle sono
un organo pari e simmetrico, da due come in genere nei primati, fino a 20. I
monotremi non possiedono mammelle organizzate, ma il latte, proveniente da
ghiandole tubolari, viene sorbito dai cuccioli nella zona cutanea sovrastante lo
sbocco dei dotti galattiferi. L'assenza di labbra e vestibolo boccale non
permetterebbe in ogni caso la suzione da un eventuale capezzolo. Nei marsupiali i
capezzoli sono presenti all'interno del marsupio[2].
La mammella in diversi ordini

Nei teri le ghiandole mammarie sono tubulari-acinose e si differenziano lungo due


direttrici, dette linee del latte, sul lato ventrale del feto in sviluppo. Tali
linee procedono dalle ascelle all'inguine, ed in tutta la zona, di formazione di
parenchima mammario, si potranno sviluppare, nell'individuo adulto le mammelle. La
zona di localizzazione può essere tutta la linea, con elevato numero di mammelle
come in molti insettivori (Soricomorpha), roditori, suiformi, carnivori. Possono
altresì essere localizzate, inguinali in molti ungulati, ascellari nei chirotteri,
pettorali nei sirenii, proboscidati e primati. Il numero e la posizione delle
ghiandole mammarie, complesse o semplici varia quindi notevolmente nei diversi
mammiferi ed è, in genere, proporzionato al numero dei neonati che ciascuna specie
può partorire. I capezzoli e ghiandole possono svilupparsi ovunque, per ogni
singola specie, lungo le linee di latte e in generale la maggior parte dei
mammiferi sviluppano le ghiandole mammarie a coppie lungo queste linee. Il numero
di capezzoli varia da 2 nella maggior parte dei primati e nei proboscidati a 16 nei
suiformi. L'Opossum della Virginia ne ha 13, uno dei pochi mammiferi con un numero
dispari.
Anatomia comparata
Nei mammiferi acquatici, come le foche, generalmente la mammella ha una elevata
componente adiposa

Una forma particolare di mammella è quella che presenta una componente prevalente
di tessuto adiposo rispetto alla controparte ghiandolare. Tale tipo di mammella si
individua nei mammiferi acquatici quali i cetacei e i focidi. Anche l'uomo presenta
una mammella di tal fatta: secondo studi evoluzionistici, pare che l'uomo rientri
in questi casi differenziandosi, quindi, da altri primati. Oltre che per la
mammella, anche l'assenza della pelliccia, viene considerato altro segno
particolare di evoluzione nell'habitat acquatico. Secondo studi recenti fatti
all'Università della Pennsylvania, la mammella maschile differisce da quella
femminile anche in senso neurologico. Infatti, secondo questi studi, lo strofinio
del capezzolo e della mammella femminili stimolerebbero il ragionamento e
l'introspezione[senza fonte].
I seni costantemente sporgenti della donna, insolitamente grandi rispetto alle
dimensioni del corpo, sono un unico sviluppo evolutivo il cui scopo non è ancora
completamente noto, se non per l'aspetto relativo all'evoluzione in ambiente
acquatico. Altri mammiferi tendono ad avere ghiandole mammarie meno cospicue che
sporgono solo quando effettivamente è in atto il riempimento col latte.
Anatomia umana

La mammella umana è un rilievo cutaneo pari (essendocene due) e simmetrico, una


destra ed una sinistra, posto nella regione anteriore del torace, ai lati della
linea mediana, localizzate tra la terza e la settima costa. L'organo è costituito
in parte da tessuto adiposo, in parte da strutture ghiandolari che costituiscono la
ghiandola mammaria. La mammella poggia su due strutture muscolari: muscolo grande
pettorale e muscolo dentato anteriore (infero-lateralmente).

Fino al periodo della pubertà, le mammelle sono poco sviluppate in entrambi i


sessi. Nella pubertà lo sviluppo della mammella maschile si interrompe, mentre la
mammella femminile, sotto l'influsso degli estrogeni, subisce un notevole sviluppo,
sia nella componente adiposa che in quella ghiandolare. La dimensione e la forma
dell'organo femminile sono molto variabili, ciò è principalmente dovuto alla
quantità di tessuto adiposo presente e alla sua localizzazione.
Sinonimi

Con il termine "seno" ci si riferisce allo spazio compreso tra le mammelle. Nel
linguaggio comune, questo termine viene spesso usato in riferimento all'organo
stesso. Va però precisato che tale termine, in riferimento alla mammella femminile,
risulta essere errato, poiché il termine indica una concavità (come si può intuire
da espressioni come in seno a, oppure insenatura, le quali indicano entrambe
qualcosa che sta dentro, all'interno); il lemma deriva infatti dal latino sinus,
-us cioè sinuosità, in particolare la sinuosità concava formata dalle pieghe di una
veste. Parimenti il termine "petto", utilizzato come sinonimo di mammella nel
linguaggio comune, indica il torace nel suo insieme.
La mammella femminile

La mammella femminile può essere idealmente suddivisa in quattro quadranti,


costituiti da due linee perpendicolari che si intersecano presso il capezzolo.
Struttura
Vista in sezione della mammella femminile
1. Cassa toracica
2. Muscoli pettorali
3. Lobuli
4. Capezzolo
5. Areola
6. Dotti
7. Tessuto adiposo
8. Pelle

Più nel dettaglio, il tessuto mammario è composto da:

una componente ghiandolare, (15-20 lobi), ognuno dei quali ha uno sbocco verso
il capezzolo attraverso un dotto galattoforo;
una componente adiposa, in cui sono inserite ed immerse le strutture
ghiandolari;
una componente fibrosa di sostegno, che genera suddivisioni tra le diverse
appendici ghiandolari.

Presso l'apice della mammella si trova il capezzolo, sporgenza esterna di forma


conica, nella cui regione apicale presenta 15-20 forellini (pori lattiferi) che
costituiscono lo sbocco dei dotti galattofori. Il capezzolo è circondato
dall'areola, una regione circolare pigmentata avente diametro medio che varia dai 3
agli 8 cm. L'areola è caratterizzata da piccole sporgenze (tubercoli di
Montgomery), dovute alla presenza sottostante di ghiandole sebacee, dette anche
ghiandole areolari, esse sono considerate ghiandole mammarie rudimentali. Sia il
capezzolo che l'areola sono dotati di fibre muscolari lisce, disposte sia
circolarmente che radialmente, che ne permettono la contrazione, formano strutture
che prendono il nome di muscoli areolari. La contrazione genera l'erezione del
capezzolo ed il corrugamento dell'areola, nonché la contrazione dei dotti
galattofori. Ciò permette, nel periodo dell'allattamento, un agevole deflusso del
latte. Il latte è il nutrimento che, in seguito al parto, la madre fornisce al
neonato. Il secreto della ghiandola mammaria è, nei primi giorni, una sostanza
amarognola povera di grassi ma particolarmente ricca di proteine e immunoglobuline,
detta colostro. Il colostro quindi trasferisce al lattante una sorta di immunità
passiva, ha anche proprietà lassative. Successivamente ha inizio la secrezione di
latte vero e proprio.

I fasci fibrosi della mammella, talvolta detti retinacoli, si portano in profondità


e dividono il parenchima ghiandolare in lobi e lobuli.

Ogni lobulo comprende gli alveoli che fungono da unità secernenti. Gli alveoli sono
rivestiti da epitelio semplice poggiante su una membrana basale in cui sono
intercalate cellule mioepiteliali che favoriscono la progressione del secreto
attraverso dotti di calibro progressivamente crescente. Si comincia con i dotti
alveolari per continuare in quelli lobulari ed arrivare ai dotti galattofori. Ogni
lobulo ha il suo dotto galattoforo che sbocca lateralmente al capezzolo in
un'ampolla, che prende il nome di seno galattoforo, questa ha la capacità di
accumulare il secreto prodotto. L'epitelio da cubico semplice dei dotti alveolari
diventa pluristratificato non cheratinizzato nei dotti galattofori.
Vasi sanguigni e linfatici

L'arteria mammaria esterna (o toracica laterale), ramo dell'arteria ascellare, è


responsabile della vascolarizzazione della regione superficiale della mammella e
dei quadranti laterali (supero-laterale ed infero-laterale) della ghiandola
mammaria. Le regioni profonde ed i quadranti mediali (supero-mediale ed infero-
mediale) della ghiandola mammaria sono vascolarizzati da rami perforanti
dell'arteria mammaria interna (o toracica interna), ramo dell'arteria succlavia. La
mammella è inoltre raggiunta da rami mammari laterali delle arterie intercostali
posteriori da II a VI.

Le vene fanno capo alle vene cefalica, giugulare esterna, mammaria interna e
intercostali.

I linfatici posteriori e laterali fanno capo ai linfonodi ascellari, quelli mediali


drenano nei linfonodi mammari interni. Si hanno inoltre anastomosi fra i linfatici
delle due mammelle e con i linfatici addominali. Il drenaggio della linfa si deve
inoltre ai linfonodi interpettorali di Rotter.
Modificazioni fisiologiche della mammella
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Ormoni e
Sistema endocrino.

La mammella subisce notevoli modificazioni durante la gravidanza. Durante la prima


metà della gravidanza la secrezione di estrogeni e progestinici induce ipertrofia
alveolare e sviluppo di tutti i componenti della mammella, fatta eccezione del
tessuto adiposo interstiziale, la cui massa diminuisce. L'areola, infatti, assume
una colorazione più scura ed aumenta di diametro. Ciò è legato essenzialmente
all'azione degli ormoni gonadotropi e, successivamente, dalla prolattina. La
consistenza, poi, aumenta notevolmente in seguito al parto, dove l'ossitocina
prodotta dall'ipotalamo induce la contrazione delle cellule mioepiteliali e quindi
la secrezione di latte durante il periodo dell'allattamento.

Le mammelle divengono più turgide durante il periodo mestruale e, in maniera più o


meno evidente, in seguito all'eccitazione femminile. L'invecchiamento porta invece
ad un progressivo calo di volume della mammella con riduzione della ghiandola e
aumento del tessuto adiposo.
La mammella maschile

L'organo maschile è decisamente meno sviluppato di quello femminile. Nel maschio la


mammella è costituita da un piccolo rilievo, con una piccola areola ed un piccolo
capezzolo (silloide). La struttura ghiandolare sottostante è composta da un numero
ridotto di strutture alveolari prive di lume. Esistono dotti lattiferi, ma sono
brevi e privi di vere e proprie ramificazioni. Durante l'adolescenza, in ogni caso,
può esserci un aumento anche delle dimensioni della mammella maschile (ginecomastia
puberale). Tale aumento, in realtà, è seguito solitamente da una regressione in un
tempo breve (uno-due anni).
Patologia umana
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Mastopatia e
Senologia.
Anomalie e patologie della mammella
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Autoesame
della mammella, Tumore della mammella e Mastectomia.

Tra le patologie che colpiscono la mammella figurano patologie genetiche e


patologie legate allo sviluppo.
Tra le patologie genetiche figurano la politelia (la presenza di un soprannumero di
capezzoli) o la polimastia (soprannumero di ghiandole mammarie). Sono in genere
formazioni poco evidenti, non secernenti, che possono essere confuse con un lipoma
se si tratta di ghiandola o con macchie cutanee o nei in caso di capezzoli
rudimentali. Hanno la caratteristica di presentarsi costantemente lungo una linea
ideale che va dalla cavità ascellare alla radice interna della coscia, la
cosiddetta linea del latte, milk line degli autori anglosassoni e che coincide con
quella presente in alcuni mammiferi.

Tra le patologie legate allo sviluppo, si può verificare nei maschi uno sviluppo
volumetrico mono o bilaterale, detto ginecomastia. La mammella femminile, invece,
nel corso dello sviluppo può andare incontro ad un numero maggiore di anomalie, tra
cui:

il mancato sviluppo nel periodo della pubertà, solitamente legato a casi di


agenesia delle ovaie o di deficienza ovarica;
l'ingrossamento prematuro dell'organo, spesso correlato ad una sindrome di
pubertà precoce;
l'ipertrofia dell'organo (detta anche macromastia).

Possono anche verificarsi casi in cui una o entrambe le mammelle siano mancanti
(amastia), sebbene anomalie di questo tipo siano spesso correlate a malformazioni
sistemiche ben più gravi, generalmente incompatibili con la vita.

In ogni caso, le patologie vere e proprie sono legate a problemi nel delicato
equilibrio degli ormoni provenienti essenzialmente da surrene e, soprattutto,
ipofisi. Altri fattori determinanti lo sviluppo di patologie sono eventuali lesioni
traumatiche a cui la mammella viene sottoposta o processi infiammatori cronici, che
possono sfociare o complicare le forme tumorali (vedi mastopatia).

Una patologia infiammatoria dovuta a traumi o iatrogena è la malattia di Mondor.


Indizi e sintomi nella storia della patologia della mammella

Della patologia delle mammelle si parla nel più antico documento medico
dell'umanità in nostro possesso, ossia il papiro egizio di Edwin Smith. In questo
papiro a contenuto prevalentemente chirurgico, vi sono otto riferimenti alle
malattie delle mammelle e, in particolare, nel caso 45 descrive per la prima volta
nella storia della medicina un tumore della mammella. La presentazione dei casi
presentava uno schema ben definito. Alcuni casi esposti nel papiro si riferiscono
ad ascessi, traumi e ferite infette, probabilmente dovute piuttosto ad infezioni
della parete toracica.

È documentata un'autopsia fatta negli anni sessanta su una mummia egiziana su cui è
stata riscontrata la presenza di una formazione mammaria che potrebbe essere
riconducibile ad un adenoma calcifico. Ippocrate scrive poco sui tumori. Fu il
primo ad abbozzare una generica distinzione fra tumori duri e tumori molli, inoltre
egli si rivelò scettico sul loro trattamento:” è meglio evitare ogni trattamento;
poiché se trattato il paziente morirà presto, se lasciato solo può perdurare per un
lungo tempo”

Riferendosi specificatamente al tumore alla mammella, Ippocrate descrive un


emblematico caso clinico:”in una donna, ad Abdera, si produsse un carcinoma alla
mammella; si presenta così: dal capezzolo scorreva un licore sanguinolento; una
volta cessato lo scorrimento ella morì”. A parte i sintomi generali di una malattia
avanzata, i dati clinici di rilievo del tumore sono la consistenza dura, l'assenza
di fenomeni infiammatori e, nel caso della donna di Abdera, la secrezione ematica.

M. Porcio Catone nel De re rustica parla del cancro distinguendone tre varietà: il
cancro nero, quello bianco detto anche purulento e quello fistoloso. Una
distinzione che non facilita molto la diagnosi, almeno quella di una possibile
malignità. Per tutte le forme di cancro, soprattutto nella mammella, Catone
consiglia applicazioni esterne di cavolo; a suo dire era una vera panacea.

A livello diagnostico il significato del termine cancro fu coniato da Galeno di


Pergamo asserendo che “essi provengono dalla bile nera, ma da una specie di bile
nera che non bolle: se questo umore presenta un eccesso di acidità, si formano dei
carcinomi ulcerati: per questa ragione sono di colorito più nero che i prodotti
flogistici, e non sono caldi: su questi tumori le vene sono ancora piene e più tese
che sui tumori infiammatori: questi vasi non sono già più rossi, come
nell'infiammazione, ma il loro colore corrisponde a quello dell'umore donde i
carcinomi hanno origine. Per la densità di questo umore, il cancro è incurabile,
perocché esso umore non può essere né deviato né tolto via, non cede ai purganti
generali, si ride dei medicamenti più o meno dolci che si possono applicare, mentre
sotto l'influenza dei rimedi più attivi subisce a volte delle esacerbazioni”.

Secondo Ambroise Paré: “Tra le specie di cancri ve ne sono due principali, ossia
uno non ulcerato, volgarmente chiamato apostematoso e quasi da tutti gli antichi
cancro occulto o larvato, l'altro ulcerato e manifesto. Infine vi sono dei cancri
che hanno sede nelle parti interne, come intestini, mesentere, matrice, retto ed
altre parti interiori. Le femmine ne sono affette più degli uomini. Ogni cancro è
quasi incurabile, o difficilissimo da guarirsi. Quando ha sede nella mammella,
apporta spesso infiammazione sotto le ascelle o tumefazione delle ghiandole di
questa regione.”

Egli fu il primo ad aver riconosciuto la relazione tra il tumore primitivo e la sua


diffusione ai linfonodi. Una più accurata distinzione fra tumori benigni e tumori
maligni della mammella si deve a Marco Aurelio Severino che nella sua opera
descrive il primo adenoma che chiama Glandula. Ritiene, inoltre, che l'asportazione
dei tumori benigni può prevenire una loro possibile trasformazione maligna.

Dopo una prima fase antica della medicina, quasi interamente ipotetica dal punto di
vista patogenetico, subentra una fase di transizione, rinascimentale, in cui i
metodi di osservazione sono ancora embrionali, ma in cui si sviluppano
modificazioni essenziali per la conoscenza pratica delle malattie e sulla loro
interpretazione teorica. Anche la diagnosi fa piccoli, ma costanti progressi.
Giovanni Battista Morgagni descrive alcuni tumori benigni della mammella che
manifestano dolori e sintomi congestizi nel periodo mestruale e un tumore
comprendente un piccolo pezzo di osso.
Chirurgia plastica del seno
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Chirurgia
della mammella, Mastopessia e Mastoplastica.

La chirurgia plastica è in grado di rimodellare il seno, a scopo di miglioramento


estetico oppure per riparare i danni indotti da interventi quali l'asportazione di
un tumore. Di frequente, vengono utilizzate protesi in silicone o altro.

Tali protesi però presentano aspetti controversi, in parte discussi ed esaminati


nelle relative voci.
La mammella come alimento

L'uso alimentare delle mammelle era in passato diffuso ed è per esempio


testimoniato in libri di cucina romani quali il celebre De re coquinaria (L'arte
culinaria) di Marco Gavio Apicio. Ai tempi dei romani le mammelle di scrofa,
denominate sumen, erano molto apprezzate e venivano in genere sbollentate e poi
grigliate, oppure farcite in vari modi.[3]

Attualmente nella macellazione degli animali di allevamento le mammelle vengono


invece spesso considerate un sottoprodotto e asportate prima della scuoiatura[4];
esse possono poi essere smaltite come rifiuti oppure utilizzate nella preparazione
di mangimi per animali o di fertilizzanti.[5]

Esistono comunque ancora aree dove vengono prodotti alimenti a base di mammella
bovina destinati all'alimentazione umana come il salume valdostano teteun o la
tétine fumée, oggi tipica del cantone di Friburgo ma che un tempo era molto più
diffusa almeno nell'ambito della Svizzera.[6]
Note

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