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La Grande Guerra

La Tecnologia industriale
L’apparato industriale al servizio della guerra
Con la seconda metà del XIX secolo l’economia capitalista aveva toccato il proprio
punto di massimo splendore e per 25 anni la produzione del mercato mondiale
aveva conosciuto un’espansione senza confronto. Inoltre, venivano sperimentati
volumi di fuoco molto più importanti facendo accrescere il legame tra guerra e
apparato industriale: la guerra moderna mirava alla distruzione sistematica delle
risorse del nemico ed era quindi impossibile vincere un conflitto senza una forte
industria. Le potenze militari potevano mettere in campo un potenziale distruttivo
molto accresciuto: iniziarono a diffondere i meccanismi a retrocarica in tutti i tipi di
arma, furono sperimentate le prime mitragliatrici e il fucile fu dotato di una canna
rigata. In tal modo, le cifre dei caduti delle maggiori battaglie napoleoniche vennero
polverizzate scontri più limitati in quanti a truppe impiegate.

Le prime dinamiche del conflitto


L’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando
Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, lo studente nazionalista bosniaco Gavrilo Princip ,
riuscì ad avvicinarsi alla vettura imperiale sulla quale si trovava l’arciduca
Ferdinando: il terrorista lo uccise. L’arciduca aveva idee progressiste e coraggiose:
voleva trasformare la duplice monarchia asburgica in uno stato compiutamente
federale, dove gli slavi avrebbero avuto gli stessi diritti degli altri popoli: questo
avrebbe distrutto il sogno serbo di staccare tutti i territori dell’impero e di dare vita
alla Jugoslavia, uno Stato indipendente che comprendesse tutti gli slavi del Sud.
Guglielmo Orban, nel 1882, progettò un attentato all’imperatore Francesco
Giuseppe, che fu sventato dalla polizia: la differenza tra i due sta nel fatto che in
quest’ultimo all’Austria non conveniva accusare l’Italia di aver armato la mano del
terrorista perché in quell’anno era stato firmato il patto della Triplice Alleanza;
Gavrilo Princip apparteneva a una società segreta collegata a un partito politico
nazionalista, dietro al quale si celavano le gerarchie militari serbe.
Il sistema delle alleanze
Il gesto di Princip scatenò la Prima Guerra Mondiale : l’Austria avviò un’inchiesta sui
rapporti internazionali che avevano portato all’attentato e pose un ultimatum alla
Serbia, che accettò tutte le condizioni ma si rifiutò di autorizzare la polizia austriaca
a partecipare alle indagini. La Serbia poteva contare sulla protezione della Russia,
alleata con la Francia, a sua volta alleata con l’Inghilterra: questa diventerà poi la
Triplice Intesa. Il 21 luglio 1914 il governo francese ricordò all’Austria che la Serbia
poteva contare su amici potenti, mentre la Russia avvisò la Germania di essere
pronta ad entrare in guerra. Gli eserciti vennero così mobilitati e il 28 luglio la guerra
inizierà con il bombardamento di Belgrado da parte dell’Austria. Il 1° agosto la
Germania dichiarò guerra alla Russia e il 3 alla Francia , lo stesso giorno in cui l’Italia
rese nota la sua posizione di neutralità : il 4 agosto le truppe tedesche entrarono in
Belgio, causando la reazione inglese. Nei mesi seguenti entrarono in guerra il
Giappone contro la Germania e la Turchia contro il nemico russo; nella primavera
del 1915 fu il turno dell’Italia e poi degli Usa, con Inghilterra e Francia.

Le nuove esigenze belliche


La guerra di movimento
Tutti gli stati maggiori di tutti i Paesi belligeranti prevedevano una guerra breve, ma
tutti commisero un errore: sottovalutare le difese. La novità era l’enorme aumento
della potenza di fuoco e questo comportava il problema strategico di dispiegare la
propria potenza di fuoco contro le linee avversarie ponendole al riparo delle difese
nemiche: questo faceva assumere un’importanza decisiva la rapidità della
mobilitazione, l’efficienza dei mezzi e l’organizzazione logistica in generale. Era
fondamentale rovesciare contro il nemico tutta la potenza di fuoco prima che i fronti
si fossero stabilizzati e la difesa avesse preso il sopravvento. Da questi punti di vista
logistico i tedeschi vantavano una notevole superiorità : possedevano la più fitta
rete ferroviaria, i depositi dislocati meglio e la continuità territoriale con gli alleati
austriaci. La Germania aggirò le difese francesi andando in Belgio, per poi puntare
Parigi: sapevano che avrebbero provocato l’intervento inglese, ma pensavano di
piegare la Francia prima che arrivassero. Dall’altra parte l’Intesa dava per scontato
qualche iniziale successo tedesco sul fronte orientale, ma contava sul rullo
compressore russo. Questi piani fallirono a causa delle difese più attrezzate: nel
settembre 1914 la Francia fermava i tedeschi nella prima battaglia della Marna,
mentre i tedeschi fermarono nella battaglia di Tannenberg e dei laghi Masuri,
consolidando il fronte occidentale non lontano dalle frontiere politiche.

La guerra di logoramento
A causa della maggior bravura delle difesa, da guerra di movimento si passò ad una
di logoramento: era fondamentale per ogni Paese assicurarsi le maggiori risorse
possibili e sottrarle al nemico . La guerra divenne mondiale perché ognuno aveva
bisogno di alleati o altri luoghi in cui prevalere. Gli Imperi centrali non riuscirono a
far entrare in guerra l’Italia : questa rispettò il patto della Triplice Alleanza , che
sanciva un’alleanza di carattere difensivo e impegnava i tre Paesi a soccorrersi solo
in caso di aggressione. L’Italia sondava entrambi i campi belligeranti per capire quale
dei due offrisse di più, decidendo di scegliere l’intesa e dichiarando guerra
all’Impero asburgico nel maggio del 1915.

La moltiplicazione dei fronti bellici


Nell’autunno del 1914 Germania e Austria coinvolsero nel conflitto la Turchia e un
anno dopo la Bulgaria : la Serbia si arrese nel 1915. L’Intesa riuscì a trascinare dalla
sua anche Romania e la Grecia. La Gran Bretagna attaccò l’impero ottomano su due
fronti nel Golfo Persico e impegnò i Turchi in Palestina: questi fronti non si
stabilizzarono mai e rimasero di importanza secondaria rispetto al fronte
occidentale. Per spezzare l’accerchiamento di cui soffrivano gli imperi centrali, i
tedeschi investirono molte energie nella guerra sottomarina per bloccare gli
approvvigionamenti garantiti dalla flotta inglese ai vari fronti di guerra: il commercio
marittimo fu danneggiato gravemente, ma non decisiva perché la flotta britannica
riuscì a proteggerlo, tuttavia la Germania si inimicò il mondo intero attaccando le
navi mercantili e comportando l’entrata in guerra degli USA nel 1917.

L’opinione pubblica nei confronti della guerra


Il sostegno alla guerra e il disfattismo
Nessuna guerra può essere combattuta a lungo con prospettive di vittoria senza un
ampio sostegno popolare, soprattutto in una situazione così estrema come quella
che comportava la nuova guerra mondiale : per ottenere consenso i governi si
servirono soprattutto a partire dalla propaganda. Perfino i socialisti arrivarono a
schierarsi in maggioranza a sostegno dei rispettivi governi: la Seconda Internazionale
si dimostrò completamente incapace difendere quella costruzione del socialismo
nella democrazia e nella pace per la quale si era impegnata a fondo. La
socialdemocrazia tedesca votò per la concessione al governo dei crediti speciali per
lo sforzo bellico e, nonostante il gruppo dirigente dell’Internazionale provò a
proclamare uno sciopero contro la guerra in tutti i paesi coinvolti, questo fu
rapidamente dimenticato. La mobilitazione della sinistra per la guerra fu ancora più
forte in Francia, in nome dei principi di libertà, uguaglianza e fraternità minacciata
dai tedeschi. Jules Guesde , a capo della corrente marxista rivoluzionaria, entrò nel
governo di unità che doveva dirigere lo sforzo bellico: tutte le voci contrario furono
poche e vennero accusate di disfattismo. Fra questi c’era Jean Jaures, alla direzione
del Partito socialista francese: il 31 luglio 1914, dopo aver tenuto il suo discorso
contro la guerra, venne ucciso e il suo assassino fu assolto.

L’Italia in guerra
La guerra bella dei nazionalisti e dei futuristi
Dopo l’infausta avventura coloniale in Etiopia, in Italia le forze politiche che
volevano la guerra non si erano date per vinte: vi erano, infatti, le gerarchie militari,
la monarchia e il blocco dei grandi interessi protetti da un lato; dall’altro c’era una
componente nuova composta dall’estrema sinistra dei sindacati rivoluzionari e
dall’estrema desta dei nazionalisti che facevano leva su un opinione pubblica
frustrata dalle regole della politica e desiderosa di distruggere la società perbenista
e borghese. Il nazionalismo italiano proseguiva così sulla sua rotta di allontanamento
dalle tendenze democratiche risorgimentali e andava sempre più identificandosi con
le politiche di potenza delle grandi nazioni europee: questo portò all’esaltazione
della guerra bella, capace di ripulire la nazione dai compromessi e dai cedimenti
morali. Il fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, fu il massimo
interprete di questa mistica della guerra.

Pacifisti e interventisti
La guerra di Libia aveva suscitato una robusta opposizione: si trattava delle forze
schierate in favore del parlamentarismo e delle regole democratiche. Liberali e
socialisti erano consapevoli che tutta la politica in Italia soffriva di un altro tasso di
corruzione e di immoralità, ma credeva che sarebbe stata la pace a fare da
purificatrice. I socialisti si erano opposti alla guerra, compresi Mussolini e tutta l’aria
rivoluzionaria. Lo scoppio della guerra mondiale riportò la distanza tra pacifisti e
interventisti, con quest’ultimi che sostenevano di scendere in guerra per riunire alla
madrepatria le provincie di Trieste e di Trento.

Gli interventisti di sinistra e di destra


Capo del governo era Antonio Salandra, alla guida di una coalizione di destra
capeggiata da Sidney Sonnino, e al suo fianco agiva un gruppo composto dai liberali
di destra, i nazionalisti, che rivendicavano per l’Italia il ruolo di proletaria fra le
nazioni, e i sindacalisti rivoluzionari, che speravano che la crisi del conflitto portasse
alla rivoluzione. Vi erano poi gli interventisti democratici, che vedono l’occasione di
completare l’Unità d’Italia, i socialisti dissidenti e il sacerdote modernista Roberto
Murri. Mussolini, dapprima contrario al conflitto, passò ad un acceso interventismo
vicino alle posizioni dei nazionalisti. Nel novembre del 1914 fondò il quotidiano il
“Popolo d’Italia”, che portò alla sua espulsione al PSI. Quelli di destra, che dapprima
volevano onorare gli accordi con la Triplice Alleanza, cambiarono schieramento,
giudicando che un impegno a fianco dell’Intesa potesse procurare all’Italia maggiori
vantaggi . Erano pacifisti la maggioranza della vecchia classe politica liberale e i
socialisti. L’interventismo, però, si fece attivo con la propaganda e la mobilitazione di
massa : si trattava di un movimento vitale e vigoroso, che faceva appello
all’indignazione popolare contro le bassezze della politica.

I negoziati di Salandra per l’entrata in guerra dell’Italia


Salandra e Sonnino avviarono contatti diplomatici per far entrare l’Italia in guerra:

 Gli imperi centrali offrivano tutti i territori di lingua italiana del Trentino e del
Friuli e un protettorato sull’Albania;
 Inghilterra, Russia e Francia offrivano il Tirolo meridionale fino al confine con il
Brennero, tutta la Venezia Giulia e la Dalmazia; inoltre, il protettorato
sull’Albania, sulla base di Valona e sulla provincia turca di Adalia. Infine, l’Italia
avrebbe avuto un’ulteriore espansione coloniale in Africa orientale;

La discesa in guerra dell’Italia significava anche la sua proclamazione come grande


potenza europea.

Dal patto di Londra al governo di unità nazionale


Le trattative si conclusero nell’aprile 1915 a Londra, dove l’Italia si unì alla Triplice
Intesa. Nonostante le frontiere si fossero già stabilizzate, il governo italiano puntò
sulla guerra lampo, pensando che l’apertura di un’altra linea di fuoco facesse cadere
gli imperi centrali. Gli accordi di Londra rimasero segreti e il Parlamento italiano non
ne sapeva niente: lo Statuto Albertino non poneva il voto parlamentare sulla politica
del governo nel caso di una deliberazione di guerra. Sonnino non voleva però
procedere senza ricercare il consenso popolare e il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò
guerra all’Austria. L’esercito italiano attraversò il Piave e attaccò gli austriaci in
direzione del Carso e di Trieste, con le frontiere che si stabilizzarono in un paio
d’anni. Nel maggio 1916 gli austriaci sferrarono sull’altopiano di Asiago una
massiccia offensiva, volendo colpire l’alleato che aveva tradito: gli italiano risposero
a giugno, arrivando a prendere Gorizia. Il 18 giugno cadde il governo Salandra e fu
sostituito da un governo nazionale presieduto da Paolo Boselli, che il 27 agosto
dichiarò guerra alla Germania.

Lo Stato cliente dei grandi gruppi industriali


La guerra sortì conseguenze di grande rilievo sulla struttura industriale italiana:
l’industrializzazione era basata sul modello tedesco e questi ultimi erano il nostro
più importante partner commerciale ma ,la scelta di unirsi all’Intesa, impose la fine
di quei rapporti economici. Durante il conflitto, crebbe molto l’industria militare
italiano, la contrazione del mercato delle materie prime costrinse l’Italia a sfruttare
tutte le risorse minerarie nazionali e iniziarono a nascere interi settori dell’industria
per prodotti prima importati dalla Germania . Inoltre, lo Stato era l’unico cliente
dell’industria, costretto delle esigenze della guerra a pagare il prezzo richiesto e ciò
alterò molto le normali dinamiche di un libero mercato

La guerra di trincea
Le trincee e le perdite umane
Nella battaglia della Grande Guerra l’unico mezzo per difendersi dalla potenza di
fuoco nemica erano le trincee: i soldati vivevano in questi fossati, esposti alle
intemperie, infestati dai parassiti e privi di un pasto caldo. Ogni assalto veniva
preparato dall’artiglieria e poi, dopo diverse ore, la fanteria usciva allo scoperto a
ondate distanti un centinaio di metri tra di loro armati di fucile con baionetta
innestata. Molto spesso questi venivano falciate dalle mitragliatrici scampate al
fuoco dell’artiglieria e dai colpi dei fucili : queste sortite al massimo facevano
spostare il fronte di pochi chilometri in una direzione o nell’altra.
L’uso di gas letali
Nel 1915 presso la città di Ipres, i tedeschi sperimentarono l’impiego di un gas
mortale , che dalla città prese il nome di iprite: da questo momento gli eserciti
vennero dotati di maschere antigas. Nel febbraio del 1916 i tedeschi sferrarono un
violentissimo attacco a Verdun e il contrattacco degli anglo-francesi avvenne sul
fiume Somme: in queste due battaglie persero la vita circa due milioni di soldati.

Il coinvolgimento di tutte le classi sociali


Per la prima volta nella storia la civiltà industriale vene utilizzata per distruggere le
risorse e uccidere le persone; inoltre, questa guerra colpiva tutte le classi sociali e
,ovviamente, in particolare quelle più piccole.

L’apporto della società civile


La sottrazione di giovani uomini dal mondo del lavoro, portò al maggiore impiego
del lavoro femminile. Inoltre, la denutrizione, unita alle carenze di igiene, favoriva le
epidemie : il tasso di mortalità salì del 37% tra i civili, e la natalità del 40%. Per
definire il coinvolgimento della società civile nelle vicende belliche e il peso
crescente dell’opinione pubblica è stata usata l’espressione fronte interno: davanti a
costi umani così elevati è sorprendente come i sistemi sociali siano rimasti invariati.

La grande stanchezza
Insubordinazioni e diserzioni
Con il protrarsi delle operazioni belligeranti, l’adesione dell’opinione pubblica alla
guerra veniva a mancare: innanzitutto quello dei soldati, che si sentivano traditi
dalla patria che li aveva abbandonati . Questo senso di appartenenza alla comunità
di soldati traditi e abbandonati, generò un forte senso di rivolta all’interno delle
trincee: vi furono unità decimata dall’eccessivo zelo nell’applicare la disciplina da
parte dei superiori, altri soldati si mutilavano per sfuggire alla trincea e altri
disertavano consegnandosi al nemico come prigionieri

La crescita del pacifismo


Anche la comunità civile cominciava a dare segni di stanchezza e di sfiducia e il
pacifismo si fece sempre più strada: i primi a muoversi in questa direzione furono
alcuni socialisti che si riunirono a Zimmerwald nel 1915. Lì emersa una sinistra
socialista guidata dai bolscevichi russi che denunciò il fallimento della Seconda
Internazionale. La posizione dei bolscevichi puntava a trasformare la guerra
mondiale in una rivoluzione mondiale, e questa posizione fu sostenuta allla
Conferenza di Kienthal dell’aprile 1916. In Germania, inoltre, una ventina di deputati
socialisti uscirono dal partito e fondarono la Lega di Spartaco.

La pace di Brest-Litovsk e la disfatta italiana di Caporetto


Nel febbraio 1917, gli operai di Pietroburgo scesero in sciopero e costruirono di
nuovo i soviet, a cui si unirono anche i soldati presenti nella capitale : lo zar abdicò e
il potere venne assunto da un governo provvisorio. Quest’ultimo voleva continuare
la guerra ma sia i soldati, sia l’esercito, sia la propaganda contro la guerra dei
bolscevichi ebbe la meglio. Nel marzo 1918 fu siglata la pace di Brest-Litovsk, che
ratificava la sconfitta: le conseguenze più gravi dell’uscita dalla Russia le subì
dall’Italia , che subì la disfatta di Caporetto le cui linee furono sfondate nell’ottobre
1917.

L’inutile strage
Nella ritirata dopo la disfatta, intere unità si rifiutarono di combattere per un senso
di rivolta contro il generale Luigi Cadorna , che aveva condotto la guerra senza
curarsi dei costi umani. Il fronte arretrò fino al Piave e il Veneto sembrò perduto : si
formò però un governo di un’unità nazionale presieduto da Vittorio Emanuele
Orlando. Il comando militare passò al generale Armando Diaz, che promise terra ai
militari contadini: la nuova linea difensiva sul Piave bloccò l’avanzata austriaca. In
Italia, Francia, Inghilterra e in Germania, gli scioperi illegali avevano cominciato a
danneggiare la produzione e nel 1918 in Germania si arrivò ad una vera e propria
insurrezione. La guerra si avviava al termine per l’estremo disgusto e per lo
sfinimento dei popoli.

L’intervento degli Stati Uniti


L’appoggio degli Stati Uniti all’Intesa
La Germania aveva affrontato la flotta britannica in mare aperto una sola volta nel
corso della guerra, nella battaglia del Jutland nel 1916. A partire dal 1917, la
Germania mise in atto la guerra sottomarina illimitata, con lo scopo di affondare le
navi mercantili di qualunque Paese appoggiasse l’Intesa. Questo comportò l’entrata
in guerra degli Usa: nonostante il presidente Thomas Woodrow Wilson era stato
eletto con un programma pacifista ma il continuo affondamento delle navi
americane fece cambiare idea all’opinione pubblica e al contempo la caduta dello
zar rese plausibile l’entrata in guerra degli Usa a fianco delle democrazie europee.
Gli Usa entrarono in guerra il 6 aprile 1917 e arrivarono oltre l’Atlantico nella
primavera del 1918 . Le loro perdite furono molto ridotto rispetto a quelle patite
dagli altri Paesi.

La fine di un conflitto
Tra il marzo e il luglio del 1918 i tedeschi passarono all’offensiva sfondando le linee
nemiche fino alla Marna, ma non riuscirono ad andare oltre. I francesi iniziarono
quindi a contrattaccare, avviando l’offensiva finale dell’Intesa sul fronte occidentale.
Gli sfondamenti delle linee francesi e italiane, i soldati austriaci e tedeschi si resero
conto che le retrovie dei paesi dell’Intesa erano ricche in confronto alle loro. Una
novità degli ultimi mesi del conflitto fu l’impiego dei carri armati, insieme al
perfezionamento degli aerei . Ai primi di settembre, la Germania avviò trattative per
l’armistizio, firmato l’11 novembre. Il 4 novembre era sta siglato quello fra l’Italia e
l’Impero austro-ungarico, dopo la decisiva vittoria nella battaglia di Vittorio Veneto.

I quattordici punti del presidente Wilson


Gli Stati Uniti furono il vero vincitore della Prima Guerra Mondiale:

 Aveva prestato capitali necessari alla vittoria: i paesi vinti erano distrutti e i
vincitori indebitati;
 Gli USA si erano schierati dalla parte delle democrazie contro i regimi
autoritari: la vittoria del bene sul male, di un capitalismo democratico mirato
alla convivenza pacifica delle nazionalità e al progresso al vecchio
autoritarismo illiberale.

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