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PIANTO ANTICO

L'albero a cui tendevi


la pargoletta mano,
il verde melograno
da' bei vermigli fior,

nel muto orto solingo


rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora
di luce e di calor.

Tu fior de la mia pianta


percossa e inaridita,
tu de l'inutil vita
estremo unico fior,

sei ne la terra fredda,


sei ne la terra negra
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.

[da Rime nuove, 1887]

METRO: breve ode in quartine di settenari, secondo lo schema ABBC (il quarto verso sempre C, e sempre tronco). In questa breve ed intensa
poesia, scritta nel 1871, Carducci esprime il dolore per la morte del figlioletto Dante, avvenuta l'anno precedente. L'aggettivo "antico" del
titolo sta a significare che lo strazio del poeta è lo stesso provato dagli uomini d'ogni tempo di fronte alla morte. Nonostante il coinvolgimento
emotivo, e senza tuttavia sottrarvisi, il poeta riflette sul rapporto antitetico fra la vita e la morte, associando la prima ad immagini chiare e
luminose ("luce", "calor") e connotando la seconda con motivi oscuri e dolorosi ("pianta... inaridita", "terra fredda", "terra negra"). Nelle
prime due strofe prevale l'aspetto vitale, rappresentato dalla "pargoletta mano" e da colori primaverili e solari; ma già l'espressione "muto
orto solingo" fa presentire lo sviluppo negativo della lirica, come effettivamente avviene nelle due strofe successive, dove l'immagine della
terra "fredda e negra" evidenzia una concezione decisamente materialistica della morte. L'andamento ritmico è quello di una nenia
struggente e malinconica, in linea col contenuto.

Questo cespuglio, che al termine dell'inverno appare secco e arido, tale da sembrare ormai morto, ecco che invece ricomincia a nascere al
calore del sole primaverile e a mettere quei bei piccoli fiori, di un rosso intenso come quello del sangue vitale, che la giovane vita del piccolo
Dante invano ha cercato di afferrare. Il melograno resusciterà a nuova vita non così il bambino ormai per sempre nella terra fredda e nera.
Il gioco dei termini usati nella poesia esprimono il netto contrasto tra la vita ("luce", "calor") e la morte ("pianta... inaridita", "terra fredda",
"terra negra") tanto più dolorosa quando coglie una "pargoletta mano" non più capace di trattenere nelle sue mani la vita.
Dante era stato l'ultimo, unico frutto, di una pianta, di quella ormai inutile vita che Carducci sente non più scorrere in lui: ormai non piange
neppure più , è completamente inaridito perché la sua vita è stata spezzata dalle radici.
Quel piccolo orto, prima luminoso e sonoro dei rossi colori del melograno e dei giochi del bimbo ora appare al poeta troppo silenzioso e
solitario ed ormai né il sole, né l'amore potranno farvi ritornare la vita.
Lo stesso ritmo infine della poesia sembra suggerire quelle nenie che si recitano ai bambini per farli addormentare ma qui non c'è gioco
fantastico, vi è tristezza, rassegnazione profonda: questa è una nenia per un sonno di morte.

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